CANALIS, MAZZÙ E TAMIATTI (PD): NON VA MESSO A RISCHIO CON UN’APERTURA INDISCRIMINATA AD ENTI CON SCOPO DI LUCRO.
In un periodo storico in cui c’è un’inedita quantità di denaro per la formazione, ci preoccupa la volontà della Giunta Cirio di modificare un sistema che funziona (83.094 allievi nel 2022) e che è da sempre riservato agli enti no profit.
Il Piemonte ha una storia di successo per quanto riguarda la capacità di spendere le risorse del Fondo Sociale Europeo (FSE). Siamo primi in Italia, grazie alla capacità di programmazione della nostra classe politica e dei funzionari dell’assessorato regionale, ma anche grazie alle agenzie formative accreditate che, negli anni, hanno costruito un sistema efficiente e capace da un lato di far scendere la dispersione scolastica al di sotto del 10% e dall’altro di fare formazione per gli adulti, mentre la maggior parte delle Regioni italiane ne era priva.
Un sistema che solo nel 2022 ha coinvolto 83.094 allievi in Piemonte per più tipologie di corso (formazione iniziale, formazione superiore, apprendistato, formazione per l’inclusione, formazione per il lavoro, formazione continua e formazione socio-assistenziale) secondo la fonte IRES Piemonte.
Non si comprende, pertanto, la volontà della Giunta Cirio di “smontare” un sistema così serio, performante e caratterizzato dalla natura no profit, introducendo un forte elemento di discontinuità come l’apertura indiscriminata agli enti con scopo di lucro.
La formazione professionale è di esclusiva competenza regionale, quindi abbiamo il diritto di salvaguardare la nostra eccellenza, senza inseguire i modelli liberisti di altre Regioni.
Si coglie, sotto traccia, quasi un attacco alle realtà piemontesi, raccolte nelle associazioni FORMA e CENFOP, che in questi anni hanno retto e dato lustro al nostro sistema e che, in molti casi, hanno letteralmente “inventato” le tipologie di formazione (si pensi ad esempio all’apprendistato, nato proprio in Piemonte nell’800 grazie a soggetti no profit).
Il Fondo Sociale Europeo nel settennato 2021-2027 porterà in Piemonte 1 miliardo 318 milioni di euro, ampiamente destinati alla formazione. Nel settennato precedente erano molti meno, 872 milioni. Oltre al Fondo Sociale Europeo sono, inoltre, disponibili le ingenti risorse PNRR del programma GOL (Garanzia Occupabilità dei Lavoratori). Si tratta, quindi, di un periodo di “vacche grasse” per la formazione, che espone il sistema ad un rischio di assalto alla diligenza.
Basteranno gli stringenti criteri di accreditamento promessi dall’assessore Chiorino, per salvaguardare la formazione piemontese da manovre opportunistiche? Lo speriamo, ma restiamo convinti che i soggetti no profit diano più garanzie all’ente regionale erogatore dei fondi, in quanto reinvestono gli utili della loro attività e così facendo accrescono gli standards di qualità del servizio e il benessere di utenti e lavoratori.
La riserva no profit per gli ITS, gli IFTS, la IeFP e la formazione per persone svantaggiate non basta. Nel disegno di legge dell’assessore Chiorino, attualmente in discussione, bisogna estendere la riserva.
A fronte dei risultati eccezionali della formazione piemontese, ci aspettiamo una conferma dell’impianto e non una netta modifica con i relativi rischi.
Purtroppo, come sul gioco d’azzardo, sugli affidi e sulla sanità, la visione liberista e privatizzatrice della giunta Cirio sembra stia prevalendo su tutto il resto.
Monica CANALIS – vice presidente terza commissione consiliare regionale
Marcello MAZZÙ, segretario Pd Torino
Massimo TAMIATTI – responsabile lavoro e formazione professionale PD Torino
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