Inaugura oggi 19 Settembre presso il Cinema Teatro Gobetti, in Via Martiri della Libertà 17, alle 18 la mostra fotografica sulla Siria della reporter Ansa Jessica Pasqualon.
Jessica Pasqualon è una fotoreporter e quello che inaugura al Cinema Teatro Gobetti di San Mauro è un viaggio per immagini del reportage realizzato in Siria per l’Agenzia Ansa, con cui collabora.
Lo scopo del viaggio era quello di documentare gli effetti del terremoto del febbraio 2023 che ha colpito Turchia e Siria. Le stime ufficiali parlano di 57.000 morti a causa del sisma, 7.250 solo quelli in Siria. Le aree più colpite dal sisma sono state nella zona nord occidentale. Aleppo ha contato oltre 4.000 decessi e Latakia, a 15 km dal confine con la Turchia e da Ankara, il suo epicentro. Il terremoto è stato devastante, ma altrettanto devastanti le successive scosse di assestamento che hanno raggiunto picchi di 6 gradi di magnitudo. Anche queste hanno provocato morti, soprattutto per infarto a causa della paura o per schiacciamento dovuto a nuovi crolli. Degli effetti e delle vittime sappiamo molto poco a causa di una dittatura che rende impossibile il passaggio di informazioni e soccorsi.
Stiamo parlando di un Paese già compromesso dalla guerra, che ha fatto 610 mila morti in dieci anni di conflitto civile. Sono 4 mila i bambini curati ad Aleppo nell’ospedale dove hanno aperto una campagna di aiuto alle famiglie per i bambini malnutriti. A raccontarcelo è la stessa Jessica.
Quando sei stata in Siria e come hai fatto ad arrivarci?
In tanto siamo partite in due grazie all’ONG Terre des Hommes Italia, lo scorso aprile 2023.
Loro conoscono bene quelle zone e dunque mi hanno aiutato a partire e poi mi hanno anche ospitato. Della Siria sappiamo davvero poco. Io stessa prima del viaggio ho fatto fatica a documentarmi.
Perché hai deciso di partire?
L’intento del mio viaggio era quello di raccontare il terremoto in un paese dove i soccorsi non sono arrivati a causa delle sanzioni e della dittatura. Anche se loro non vogliono che si parli di dittatura. Subito dopo il sisma la gente ha letteralmente scavato con le mani per tirare fuori dalle macerie quante più persone possibili senza avere un supporto da nessuno e sentendosi abbandonati dal momento che non potevano sapere perché nessuno arrivasse in loro soccorso.
Volevo capire cosa fosse successo e capire come fosse la situazione e invece ho raccontato molto altro.
E com’è la situazione?
Molto complessa perché hanno una situazione politica di rapporti con i paesi limitrofi che cambia nel giro di quarantott’ore. Lì ogni giorno è diverso da quello precedente perché saltano gli accordi, gli eventi si susseguono velocemente e al paese non viene garantita nessuna stabilità nonostante la dittatura vada avanti da 50 anni. La sensazione che ho avuto è che lì si compie la storia tutti i giorni.
Quali sono i temi ricorrenti di questo lavoro?
Ho cercato di documentare la guerra. Un conflitto lungo di cui ora non si riesce nemmeno più a ricordare come sia scaturito. Quella che doveva essere una grande ribellione iniziale non è andata in porto. I piani non sono andati come previsto. Dal 2018 non ci sono bombardamenti ma la situazione è tutt’altro che tranquilla.
La guerra ha decimato vite, ha devastato e distrutto città e chi prima si è trovato senza casa a causa della guerra ora si ritrova senza casa per via del terremoto.
Ma c’è anche chi è tornato a vivere in edifici pericolanti. Dunque vedi condomini giganti senza mura ma con le luci di coloro che ci vivono.
Te lo aspettavi?
No, affatto. Sono cose che se non le vedi, difficilmente riesci a immaginarle. È una situazione davvero complessa.
Nel viaggio ho visitato la parte nord ovest del paese. Siam partiti da Damasco e siamo stati ad Aleppo. Abbiamo anche attraversato zone in mano all’Isis. E infine siamo stati a Latakia, a soli 15 km dall’epicentro del terremoto, in zona turca.
Ad Aleppo cos’avete trovato?
Ad Aleppo abbiamo visitato un ospedale gestito dalla Croce Rossa Internazionale. Lì curano bambini mal nutriti. Questi bambini, che giungevano con le famiglie dalle zone rurali, oltre ai traumi riportati dal terremoto, dai crolli, presentavano forte malnutrizione.
Ho scattato foto a questi bimbi per documentare come vengono curati, a partire dalla terapia intensiva sino alle dimissioni. Il primario mi ha detto una frase che descrive in pieno il dramma di questo paese. Mi ha detto che quei bimbi non sanno sorridere. Sono talmente affamati che tendono a mordersi le labbra e le tengono serrate. Quando vengono nutriti e curati, e riprendono le forze, ecco che imparano a sorridere. Imparano a curvare le labbra.
Ho la pelle d’oca a raccontartelo. Ci sono foto di un bimbo molto piccolo nel letto con la mamma e poi ne ho una dello stesso bimbo che sorride poco prima di essere dimesso.
Immagino che sia stato anche pericoloso.
Si, siamo entrati a Ma’aarrat, una città deserta e i militari dei presidi ci hanno esortato a non scendere per via di possibili mine inesplose. È stato impressionante sentire che, nonostante i bombardamenti siano finiti nel 2018, si sente ancora chiaramente odore di bruciato in quegli edifici dove circola meno aria. Siamo entrati in una moschea e abbiamo visto dei corani abbandonati. Io non sono religiosa ma sono stata colpita dal fatto che nonostante le macerie quei corani sono rimasti intatti. La nostra guida si è fiondata a toccarli e baciarli. Sono rimasta toccata e profondamente colpita.
La mostra comprende 10 fotografie e racconta intensamente con altrettante didascalie il racconto di Jessica. È patrocinata dal comune di San Mauro Torinese e vede la collaborazione di E20inscena e Un sasso nello stagno, associazioni culturali locali. L’ingresso è libero e la mostra resterà aperta un mese, salvo proroghe.
In esposizione è possibile trovare anche “Aleppo: nonostante la guerra un mercato”, un dipinto della pittrice sanmaurese Tina Iuorio. Alcuni anni fa, ispirata dalle cronache in arrivo dalla Siria è rimasta colpita da alcune immagini in cui si vedevano spiragli di vita “normale” in scenari imbruttiti dalla guerra e ha deciso di interpretare le sue sensazioni nel suo stile artistico. Appena ha saputo della mostra di Pasqualon si è data disponibile per mettere in mostra il suo dipinto.
Cinema Teatro Gobetti, in Via Martiri della Libertà 17, San Mauro Torinese.
Gli orari:
Martedì dalle 16 alle 19
Mercoledì dalle 17.30 alle 19.30
Giovedì dalle 19 alle 22
Venerdì e sabato dalle 17 alle 22
Domenica dalle 15 alle 20.
Lori Barozzino
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