Persone in difficoltà, siglato protocollo Comune-Arcidiocesi

Siglato a Palazzo Civico il protocollo fra la Città di Torino e l’Arcidiocesi che riconferma la collaborazione attraverso un protocollo per lo sviluppo e la qualificazione dei programmi di welfare. Il Protocollo, che ha validità triennale, è stato firmato dalla Vicensindaca e Assessora al Patrimonio, Michela Favaro, dall’Assessore al Welfare, Jacopo Rosatelli e dal Direttore dell’Ufficio Pastorale della Salute della Diocesi di Torino, don Paolo Fini.

Le iniziative riguarderanno la popolazione in situazione di vulnerabilità sociale e socio-sanitaria per il recupero della loro autonomia sociale, economica, abitativa e lavorativa, secondo i principi di integrazione, affiancamento, sussidiarietà con particolare attenzione per nuclei familiari sottoposti a sfratti esecutivi, persone in condizione di senza dimora specie se anche gravati dalle conseguenze di problematiche sanitarie, uomini o donne abbandonati e soli, rifugiati e richiedenti asilo. In particolare la concessione di 20 unità abitative di proprietà della Città per continuare le sperimentazioni di forme di accoglienza diffusa residenziale e temporanea in grado di fornire la necessaria vicinanza ed il supporto utile per sostenere un percorso di autonomia. Il protocollo valorizza gli apporti della Arcidiocesi di Torino degli enti collegati tra cui la Fondazione Don Mario Operti Onlus, l’Associazione Insieme per Accogliere Onlus, l’Associazione TOmeforwe onlus, la Comunità Sant’Egidio.

La Città e l’Arcidiocesi di Torino – sottolinea la Vicensindaca Michela Favaro – condividono strategie per affrontare, ridurre ed eliminare le condizioni di bisogno e disagio che derivano da difficoltà sociali e condizioni di non autonomia dei più fragili e vulnerabili.

Nel tempo sono stati sperimentati percorsi di collaborazione per lo sviluppo ed è intenzione dell’amministrazione creare ulteriori punti di intesa per lavorare in sinergia per il bene dei torinesi, soprattutto dei più bisognosi”

Quando si parla di grave marginalità, le soluzioni semplici non esistono e vanno disegnate con cura e attenzioni ai bisogni di ciascuno. Ogni persona e ogni nucleo ha bisogno di percorsi di accompagnamento specifici per superare, ad esempio forme di dipendenza da sostanze, da accumulazione seriale oppure la fine di una relazione violenta. Per questo è così necessario il coordinamento con le altre progettualità del Piano di Inclusione Sociale e con i distretti territoriali dal Dipartimento Servizi Sociali, Socio Sanitari, Abitativi e Lavoro” –  aggiunge l’Assessore Jacopo Rosatelli.

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