Mercoledi 26 ottobre, alle 18.30, l’autrice presenterà il volume edito da Hoepli alla Feltrinelli di Piazza Cln. Moderano: Marta Pettolino e Domitilla Ferrari.
Molti hanno un libro nel cassetto, sognano di pubblicarne uno o forse lo hanno già fatto. Di sicuro, nell’era dei social, siamo tornati alla scrittura. Scriviamo su Facebook, contribuiamo alle discussioni sull’argomento del giorno, ci indigniamo, litighiamo, postiamo le nostre foto su Instagram e le corrediamo di aneddoti, storie, racconti più o meno lunghi.
Sono persino nate nuove professioni, figure che scrivono per conto terzi, che gestiscono le pagine social di enti, aziende, vip o politici. Li chiamano social media manager. Ma si parla anche di content writer, ghost writer, copy writer. E se serve un aiutino per migliorare nella scrittura, ecco che il mercato editoriale ci offre corsi e libri. Manuali, per la precisione. Chi vi scrive però si è imbattuta in un qualcosa che sembrerebbe l’esatto opposto. Il titolo è “Scrittura Ribelle. Antimanuale di scrittura creativa” di Ella Marciello, direttrice creativa, copywriter e communication strategist. La casa editrice è Hoepli e mercoledi 26, alle 18.30, il libro verrà presentato alla Feltrinelli di Piazza CLN.
Ho fatto due chiacchiere con l’autrice per cercare di capire di cosa si tratta.
Ella in che senso “antimanuale”?
Nel senso che di manuali per imparare a scrivere sono piene le librerie e in un’epoca in cui chiunque sembra avere la guida definitiva per ogni cosa, la cosa migliore mi sembrava quella di sedersi un momento e fare una specie di re-start.
Questo saggio non ha la presunzione di insegnare regole, ma modi di essere rispetto al mestiere stesso di scrivere. Insomma, è tutto ciò che non dovrebbe essere un prontuario: fisso, immutato, valevole per ogni persona.
E poi nella forma: a metà tra un saggio, un’autobiografia, un paper. Tocca ambiti insoliti (la musica rock, il punk, l’arte performativa, la riscrittura) e si interroga sull’essere umano scrivente e su come diventare un essere umano scrivente migliore.
Insomma, se i manuali ti sembrano tutti uguali e una sequenza di regole da tenere a mente, da questo anti manuale ti puoi portare a casa un approccio diverso non solo allo scrivere in sé, ma allo scrivere “in te”. Qualcosa di connaturato con la tua esperienza di vita. Perché scrivere è solo una delle forme del creare e non credo sia possibile “impacchettare” la creatività senza pensare a cosa ci muove, a cosa ci affama, a chi siamo e a cosa facciamo nel mondo.
Questo libro è solo per gli addetti ai lavori, ossia coloro che scrivono per mestiere?
È pensato per chi scrive per mestiere e per chi vorrebbe. Per chi ha sempre scritto ma non ha mai pubblicato. Per chi sta per scrivere qualcosa di nuovo. Tutto ciò che vediamo, da uno spot pubblicitario, un cartellone, un post social, da una sceneggiatura a un volantino o una newsletter fino ad arrivare ai libri, è scritto da qualcuno. Certo, sono scritture differenti con obiettivi differenti ma hanno il loro comune denominatore: comunicare, arrivare a un pubblico definito.
Oggi si sta molto attenti quando si scrive di tematiche LGBT o che possono sfociare nel body shaming, nel sessismo. Ma non è che scrivere sta diventando un campo minato?
Si dovrebbe stare molto attenti sempre, quando si decide di scrivere. Perché l’atto dello scrivere implica quello più esteso di creazione della realtà: quando uso le parole per descrivere o immaginare do un senso molto alto alla mia creatività. Decido consapevolmente di operare delle scelte, dando vita a questo o quello scenario, prediligendo questa o quella prospettiva.
Non si scrive mai a cuor leggero benché si possa scrivere con molta leggerezza, senza opprimere chi legge. Chi ha paura di incappare in body shaming o nel sessismo, insomma, chi teme il famigerato “politically correct” e si trincera dietro al “non si può più dire niente” sta semplicemente ammettendo di occupare e di aver occupato una posizione di privilegio (perché poter condurre il dibattito e decidere chi possa esser oggetto di oppressione- anche linguistica o narrativa- è avere in mano un potere enorme, decidere in sostanza le sorti di chi è altro da te) e che quel privilegio ha paura di perderlo.
Scrivere non è un campo minato, è un campo esteso in cui convivono tantissime soggettività. E scrivere senza ledere la dignità di nessuna soggettività è una sfida che si può vincere solo con una postura di un certo tipo: comprendendo che non siamo noi il centro del mondo.
Oltre a incappare in una valanga di insulti quando si scrive toccando le corde sbagliate, quali sono oggi i rischi di comunicare male sui social?
Qui si aprirebbe una parentesi grandissima che ha due scenari differenti: comunicare come utente o comunicare come marchio. Di nuovo, che tu sia una persona o un’azienda devi tenere a mente la responsabilità che le tue parole hanno, chi vanno a toccare, quali immaginari decidono di aprire, consapevolmente o meno.
Usiamo le piattaforme social come amplificatori del nostro sé e questo non è sbagliato a prescindere ma le conseguenze sono diverse, perché diversa è la moltitudine di persone che puoi raggiungere. Saperlo, fa tutta la differenza del mondo.
E credo dovremmo investire qualche minuto ogni volta che ci accingiamo a scrivere qualcosa e farci alcune domande: posso urtare la sensibilità di qualcuno? Quali conseguenze possono arrecare le mie parole? Sto raccontando tutta la storia o deliberatamente uso il mio scrivere per generare sdegno, indignazione o fomentare sentimenti d’odio? Non fa differenza che tu usi i social per svago o per lavoro perché essere online non è un via libera all’esternazione dei nostri istinti più beceri. Tendenzialmente, se mi trovassi in difficoltà a comunicare un mio certo pensiero nei modi, nei toni e nelle argomentazioni in una conversazione di persona, perché dovrei farlo attraverso un mezzo digitale?
Per una ecologia comunicativa, varrebbe la pena ripartire da qui.
E se non sono in grado di comunicare senza ferire, qualche domanda su me stesso o me stessa sarebbe ora di farsela.
Confesso, ho mentito quando ho detto che ho intervistato Ella Marciello per sapere di cosa tratta il suo libro. Io l’anti manuale di Scrittura Ribelle l’ho già letto. Si tratta di un testo da leggere, rileggere e da mettere in pratica. Numerosi sono infatti gli esercizi proposti.
Samuel Beckett ha cercato in tutti i modi di farci capire che siamo perché comunichiamo. Oggi, con i social, assistiamo a un’ondata di scrittura di ritorno come non succedeva da decenni. E allora forse siamo ciò che scriviamo, per tanto vale la pena porre l’attenzione su come lo facciamo, senza mai dimenticare quello spirito di ribelli che accompagna i curiosi, i creativi e i rompiscatole che vogliono cambiare il mondo.
Lori Barozzino
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