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Libri e libri nel segno dei colori nel Medioevo

A Saluzzo, motori accesi per la IV edizione “tutta a colori” della “Festa del libro medievale e antico”

Dal 25 al 27 ottobre

Saluzzo (Cuneo)

Quarta edizione e nuova curatela che passa da Marco Piccat (medievista, tra gli ideatori e fondatori della manifestazione e ottimo lavoro nelle precedenti edizioni) a Beatrice Del Bo (docente all’“Università degli Studi” di Milano)  che affianca Marco Pautasso (segretario generale del “Salone Internazionale del Libro” di Torino”). Nuovissimo anche il tema “I colori nel Medioevo” e l’immagine – guida firmata dall’illustratore bolognese Daniele Castellano che, a grafica rappresentazione del tema, ha voluto illustrare, attraverso un’icona fortemente associata al Medioevo, la diffusione dei colori in quell’epoca: “Un drago variopinto– spiega – che custodisce come un tesoro i pigmenti che si trasformeranno in colori … colori che si spargono nel mondo, dando vita a quella rivoluzione colorata che partì proprio dal Medioevo”. E con una vitale “esplosione di colori” si appresta, dunque, a partire, per il suo quarto anno consecutivo, la “Festa del libro medievale e antico” di Saluzzo (Cuneo), in programma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre, promosso dalla “Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo” e dalla “Città di Saluzzo”, in collaborazione con il “Salone Internazionale del Libro di Torino” e la “Fondazione Amleto Bertoni”.

Cuore della Festa, “Il Quartiere – Casa della Partecipazione” (principale polo socio-culturale della Città), in piazza Montebello 1, dove, al ricchissimo programma di appuntamenti e ai tantissimi ospiti che interverranno (con spazi dedicati alla presentazione di libri, a lezioni magistrali, a spettacoli e performance fino a concerti, mostre, laboratori e proiezioni cinematografiche), si affiancherà, sabato 26 e domenica 27, la “parte espositiva” con “case editrici” specializzate e generaliste e “librerie antiquarie”, provenienti da tutta Italia, che offriranno al pubblico il meglio delle uscite editoriali che raccontano il Medioevo. Foltissimo il gruppone degli ospiti, che intratterranno il pubblico su temi improntati all’“Età di Mezzo”. Ricordiamone solo alcuni: da Licia Troisi (nota scrittrice di fantasy) a Nicola Campogrande (già direttore di “MiTo”) ad Anthony Bale (docente all’“Università di Cambridge”) via via fino al francese Jean-Claude Maire Vigueur (che tratterà dei colori delle città italiane medievali), al medievista spagnolo Igor Santos Salazar, a Marco Piccat e ad Amedeo Feniello (con un thriller ambientato nella Londra medievale), per chiudere, lunedì 28 ottobre (alle 21), con la scrittrice Chiara Valerio, che al Teatro “Magda Olivero” terrà una lezione su Marco Polo e “Il Milione”, a 700 anni dalla morte del grande viaggiatore scrittore ambasciatore e mercante veneziano. E poi ancora: concerti, sfilate in costume e a colori nel centro città, sbandieratori, la proiezione del film cult “Non ci resta che piangere” a trent’anni dalla scomparsa dell’indimenticato Massimo Troisi, mostre, caccia al tesoro digitale (realizzata da “CircolArte”) in giro per il centro storico saluzzese fino all’allestimento, sotto gli spazi dell’“Ala di Ferro” in centro città, dedicato alle “false credenze” sul Medioevo, per sfatare errati luoghi comuni e credenza su quell’epoca. Il tutto sotto il segno di una “Saluzzo a colori”, di un “Medioevo a colori”“Finalmente!”, sbotta compiaciuta la curatrice Beatrice Del Bo“Il verde della Fortuna, del veleno e dell’instabilità; il giallo dei discriminati e dello zafferano; il nero dei lupi e degli omicidi; il rosso delle eretiche, del kermes e delle vesti dell’aristocrazia; l’azzurro dell’acqua, del guado e del manto della Madonna; il bianco della castità e dell’unicorno. Di questo sentiremo parlare nella variopinta Saluzzo”.

Anche quest’anno, alla Festa parteciperanno anche gli “esercizi commerciali” della città esponendo nelle proprie vetrine titoli di libri selezionati sul “tema dei colori”: una “bibliografia medievale” che, a fine manifestazione, confluirà nel “Fondo del libro medievale” in continua espansione, nato nel 2021 con la prima edizione della Festa, custodito dalla “Biblioteca Civica” di Saluzzo “Lidia Beccaria Rolfi” per la fruizione libera e gratuita. Interessante anche la collaborazione stretta, quest’anno, con la “Fondazione Artea” all’insegna della Fotografia. I primi visitatori della “Festa” che acquisteranno libri presso gli espositori al “Quartiere” riceveranno un voucher per un ingresso ridotto alle mostre della “Fondazione” dedicate a due grandi maestri del bianco e nero: “Elliott Erwitt. L’ideale fuggevole” alla “Castiglia di Saluzzo” e “Robert Doisneau. Trame di vita” al “Filatoio di Caraglio”.

La maggior parte degli appuntamenti sono a ingresso libero e gratuiti. Per info e programma in dettaglio: www.salonelibro.it e www.visitsaluzzo.it

Gianni Milani

Nelle foto: Immagine guida di Daniele Castellano; Beatrice Del Bo e immagini di repertorio (ph. Marco Isaia)

La vita operaia di Giuseppe Granelli

Una vita operaia, libro scritto da Giorgio Manzini e pubblicato da Einaudi nella collana degli Struzzi Società nel 1976, non è evidentemente un libro nuovo e nemmeno si può dire sia stato all’epoca un bestseller anche se vendette parecchie copie. E’ comunque un libro importante e molto attuale. Giuseppe Granelli, classe 1923 (morto a novant’anni nel dicembre di dieci anni fa), colto operaio dell’acciaieria Falck di Sesto San Giovanni, era il protagonista di questo libro-inchiesta di Giorgio Manzini, giornalista mantovano prematuramente scomparso che fu per oltre trent’anni responsabile della redazione milanese di Paese Sera, storico quotidiano progressista romano. Granelli, cresciuto nel villaggio Falck divenne, grazie a Una vita operaia, l’emblema della condizione dei lavoratori metalmeccanici nell’Italia del secondo dopoguerra. Manzini lo interrogò a lungo dopo averlo scelto tra decine di migliaia di operai di Sesto San Giovanni perché era conosciuto come uno stimato sindacalista di fabbrica e una persona libera e intelligente. La sua era una vita come tante, chiusa in un giro ristretto ma anche investita “dai bagliori dei grandi avvenimenti politici”: la Resistenza, le illusioni dopo il 25 aprile del 1945, le difficoltà economiche del dopoguerra, la rottura del fronte operaio, la restaurazione, la caduta del mito di Stalin, la lenta riscossa sindacale che portò all’autunno caldo. Questo libro di Giorgio Manzini che potremmo definire allo stesso tempo un saggio, un’inchiesta o un romanzo verità – ripubblicato nel 2014 da Unicopli – assume oggi un significato ancora più profondo perché racconta di un uomo, quel Giuseppe Granelli, che per quarant’anni lavorò alla Falck di Sesto San Giovanni, acciaieria simbolo di una fase dell’industria italiana. La sua esistenza fu indissolubilmente legata a quella della città dove visse, ribattezzata la “Stalingrado d’Italia”, tra gli stabilimenti dell’acciaieria e il villaggio operaio al Rondò da dove partivano le grandi marce solidali. Vicende che sono diventate una parte della nostra storia nazionale: un simbolo altalenante di conquiste, di sconfitte, di risalite e di cadute, un microcosmo che può rispecchiare la vita dell’intero Paese. La fabbrica amata e odiata – il pane, la fatica, il conflitto – non c’è più. I resti dei vecchi capannoni (Concordia, Unione, Vittoria: si chiamavano così i vecchi stabilimenti della Falck), le fonderie, i laboratori, l’altoforno sono come ombre e fantasmi di un passato. Resta però la memoria di quella “vita operaia”, di Giuseppe Granelli che, una volta andato in pensione, diventò la “voce degli operai” e raccolse le biografie di quasi 490 sindacalisti della Fiom, militanti e semplici operai che avevano speso la vita in fabbriche come l’Alfa Romeo, la Falck, l’Innocenti, la Breda, la Pirelli, la Richard Ginori, la Magneti Marelli e tante altre di cui non ci si ricorda nemmeno più il nome. Un lavoro prezioso, svolto con una pazienza certosina, con la lucida coscienza che quelle vite raccolte a una a una, catalogate nell’Archivio del lavoro di Sesto San Giovanni, erano la sua eredità, la medaglie al valore che nessuno gli ha mai messo sul petto. Il padre di Granelli, Tone, aveva lavorato anche lui alla Falck Concordia per quarant’anni, manutentore al laminatoio. Lui, Giuseppe (detto Giuse, Tumìn, Granel) cominciò a faticare da ragazzo di fabbrica a 14 anni, per 84 centesimi l’ora a portar l’olio, scopare i trucioli di ferro, allungare gli stracci ai compagni alla macchina. Manzini con quel libro seppe fare di Granelli il simbolo di milioni di uomini di un passato ormai morto e sepolto. Questo libro appartiene, come scrisse Corrado Stajano, “alla letteratura industriale”, quella dei Carlo Bernari, Ottiero Ottieri, Paolo Volponi, Primo Levi, Vittorio Sereni. Granelli conservò nel portafoglio per anni una fotografia di Stalin, per lui l’uomo della guerra patriottica, il vincitore delle armate naziste. Il ventesimo Congresso del Pcus lo visse come un trauma, la rivolta di Budapest del 1956 come un colpo al cuore. Ma Granelli non indulgeva in nostalgie e tenne sempre fede ai suoi principi di giustizia sociale: tolse dal portafoglio la foto di Stalin e non ne rimise altre. Amava il dubbio e il confronto. Aveva un grande rispetto per il sapere ed era curioso, frequentò a Milano la Casa della Cultura diretta da Rossana Rossanda, fu attratto dal fascino di Cesare Musatti e lesse i grandi libri della storia e della letteratura. Il libro di Manzini lo rese felice. Gli fece capire che una vita come la sua, simile a quella di tanti altri, poteva e doveva essere ricordata. Le ultime tre righe del libro raccontano la sua pazienza, la tenacia e la saggezza di quest’operaio che sapeva fare “i baffi alle mosche”: “L’importante è continuare il rammendo, sostiene Granel, e avere fiducia. Se non si avesse fiducia si starebbe qui a diventar matti tutti i giorni?”. Manzini è morto giovane nel 1991. Granelli da due lustri non c’è più : è sepolto nel silenzio del cimitero del paese dei suoi genitori, a  Moio De’ Calvi in alta val Brembana, nella bergamasca. Rimane questo libro, Una vita operaia, troppo bello e troppo importante per non essere ripreso in mano, leggerlo e riflettere su cos’è stata e cos’è tuttora la “condizione operaia”.

Marco Travaglini

L’isola del libro: personaggi famosi

 

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

 

 

Robert Jobson “Catherine Principessa di Galles” -Rizzoli- euro 20,00

E’ bellissimo il ritratto di Kate Middleton tracciato dal biografo reale (da 35 anni) Robert Jobson in “Catherine Principessa del Galles”.

E giusto per chiarire subito un punto: la commoner che sarà futura regina d’Inghilterra non corrisponde minimamente all’immagine velenosa delineata dai Sussex.

Jobson ripercorre la vita della Principessa, a partire dall’ infanzia felice in una famiglia accudente e solida, che ha saputo forgiare la giovane donna empatica e sensibile che oggi affronta la sfida peggiore, dimostrando una forza d’animo che ha incantato il mondo.

La biografia si legge con la scorrevolezza di un romanzo e si affaccia dietro la banale immagine della favola reale. Jobson sfata alcuni preconcetti e mette in chiaro delle nozioni fondamentali.

Kate non è affatto l’arrampicatrice sociale millantata da voci malevole; ha sposato William per amore e poi si è impegnata a fondo, con intelligenza e serietà, nel duro lavoro che le impone il suo importantissimo ruolo a corte.

E’ la donna che ha saputo dare stabilità e una famiglia al principe William, del quale non è gelosa; anzi, da creatura superiore e sicura di sé, ignora i vari pettegolezzi su eventuali infedeltà.

Altro dato importante, ha cercato di fare riappacificare William con il fratello Harry e la moglie Meghan; però dopo i loro vari colpi bassi ora la fiducia è venuta meno.

Poi la tempra della sua personalità è stata lampante nell’ultimo anno in cui ha combattuto con un tumore e la chemioterapia. Al primo posto mette sempre i figli e il marito; ma non dimentica certo gli impegni reali e la fedeltà nei confronti di re Carlo, che la stima profondamente e la ama come una figlia.

Lascio a voi lettori scoprire pagina dopo pagina chi è veramente questa splendida e straordinaria donna dal carattere pacifico, calmo e sempre disponibile verso gli altri; capace di trovare sagge soluzioni ai vari problemi che via via le intralciano il cammino. E non si può che amarla e tifare per lei.

 

 

Ursula Beretta e Maria Vittoria Melchioni “John Kennedy Jr. & Carolyn Bessette. Due icone immortali” -Minerva Edizioni- euro 23,00

Belli, ricchi, talentuosi, di successo; ma anche travolti da un destino tragico. Il 16 luglio del 1999 il Piper guidato da John F. Kennedy Jr. precipita al largo di Martha’s Vineyard e si inabissa con a bordo la moglie Carolyn Bessette e la sorella di lei Lauren. Un volo disgraziato e una morte prematura che li catapulta direttamente nel mito.

L’erede maschio della dinastia più famosa d’America e la bellezza magnetica che riuscì a portarlo all’altare furono la coppia più amata, glamour e sofisticata del jet-set negli anni ’90. Le loro vite e il loro matrimonio, 25 anni dopo, sono ora raccontati in questa biografia che finalmente mette ordine nel mare magnum dei pettegolezzi e pseudo scoop che li circondarono.

Le autrici hanno letto e scandagliato ogni informazione su di loro e si sono divise i compiti. Maria Vittoria Melchioni ha curato la parte dedicata a John Kennedy Jr.; mentre Ursula Beretta si è concentrata su quella di Carolyn Bessette.

Il risultato è questo libro che li racconta attraverso le loro biografie, scritto con ritmo incalzante, perfetto anche come sceneggiatura per un biopic.

Ci si ritrova dietro le quinte della leggenda e si scopre che, al di là della fiaba, la coppia stava scricchiolando.

Lui abituato alla ribalta e ai riflettori fin dal primo respiro. Entrato nel cuore di tutti con l’immagine del bambino che saluta la bara del padre, il Presidente degli Stati Uniti d’America assassinato a Dallas. Poi adulto impegnato nella complicata sfida editoriale di “George”.

Lei alta, magrissima, pelle diafana, occhi di un azzurro quasi alieno, niente trucco, solo il rossetto. Eleganza innata e uno stile minimalista, con una carriera di successo nel mondo della moda. Carattere affabile e disponibile, benvoluta da tutti quelli che incrociavano il suo tragitto.

Però soffriva moltissimo per l’esagerata esposizione mediatica: inseguita dai flash appena metteva piede fuori dal lussuoso loft di Tribeca, si sentiva braccata e dolorosamente esposta.

Nel libro scoprirete le loro vite, come Carolyn sia riuscita a tenere sulla corda il golden boy e a farlo capitolare; luci e ombre del loro amore. Furono l’emblema di uno stile che ancora oggi sembra un modello a cui ispirarsi.

 

 

Sunita Kumarnair “C B K. Carolyn Bessette Kennedy. A life in fashion” -Abrams. The Art of Books- U.S. $ 65,00

Questo libro fotografico ci consegna l’immagine glamour di Carolyn Bessette Kennedy e testimonia la sua classe innata, il suo fascino particolare e inimitabile.

L’autrice del volume, Sunita K. Nair, ha raccolto una messe di scatti dei fotografi che hanno immortalato Carolyn in diverse occasioni. Spesso mentre cammina semplicemente per strada, da sola o con il marito; immagini che anticipano quello che oggi è diventato di moda, ovvero lo street style.

Carolyn Besssette, figlia di un medico, dopo gli studi da maestra elementare, inizia a lavorare nel campo della moda a New York. Gli inizi professionali sono alla corte dello stilista Calvin Klein del quale cura le pubbliche relazioni con notevole successo. Quella di Pr è la professione in cui eccelle, perché le permette di esprimere il suo innato buon gusto, miscelato ad un notevole savoir faire.

Sale alla ribalta delle cronache quando lega il suo destino a quello di John Kennedy Jr. che ha da poco perso la madre Jackie, il cui ascendente su di lui era fortissimo. E alcuni aspetti accomunano le due donne così importanti nella sua vita. Mentre sua sorella Caroline non entrò mai in grande sintonia con la cognata.

Sfogliando le pagine del libro rivediamo in tutto il suo glamour, il minimalismo che contraddistinse lo stile inimitabile di Carolyn, Moltissime donne all’epoca tentarono di emularla, senza mai riuscirci; perché la sua classe non si poteva insegnare, imparare e tanto meno imitare. Su di lei un semplice paio di jeans diventava alleato di una bellezza senza sbavature.

Emblematica della sua allure è la foto del matrimonio blindatissimo, il 21 settembre 1996, sull’isola di Cumberland in Georgia. Per l’occasione sfoggia un abito sottoveste semplicissimo e raffinato, disegnato apposta dall’amico Narciso Rodriguez. E su di lei ogni capo di abbigliamento diventa subito iconico.

Pare che avesse la dote innata di riuscire a raggiungere una sorta di perfezione senza neanche truccarsi, solo esaltando la sua bellezza con un rossetto che la illuminava; sempre ligia alla regola aurea del “less is more” (“meno è meglio”).

Tanta bellezza ed eleganza in una vita tanto breve: Carolyn Bessette Kennedy aveva solo 33 anni quando l’aereo privato su cui viaggiava con il marito e la sorella scomparve in fondo al mare in una tragica notte.

 

 

Iris Apfel “Colourful” -Hoepli- euro 50,00

Ha salutato per sempre il mondo l’immensa Iris Apfel, morta il 2 marzo di quest’anno a 102 anni appena compiuti. Di lei sono rimaste tantissime cose, in primis l’insegnamento che tutti dovremmo cogliere: attraversare la vita come una grande avventura.

La famosissima “starlette geriatrica americana”, che ha firmato il suo primo contratto da modella a 97 anni, ci lascia questo libro-testamento: 288 pagine ridondanti di piume, colori, stoffe, bracciali e collane vistosi, e molto altro. La sua vita in technicolor è qui racchiusa e si snoda anche attraverso la professione di celebre arredatrice e designer di interni.

Un lavoro creativo e prestigioso che la sguinzagliò in giro per il mondo alla ricerca di meraviglie con cui arredare la Casa Bianca nell’arco di ben 9 presidenze (da Truman in poi), le sontuose dimore di dive hollywoodiane -come Greta Garbo- e altri personaggi illustri.

La sua vita è stata una corsa a perdifiato della quale ha assaporato ogni istante. Figlia di immigrati russi del Queens, pochi soldi in tasca ma talento da vendere a profusione. Una passione sfrenata per i colori e un gusto impeccabile nell’abbinarli, sempre rincorrendo la ridondanza. Un occhio unico, fin da giovane, nello scovare monili nei mercatini, contrattando sempre sul prezzo.

 

“In mezzo alle montagne c’e’ il lago d’Orta…”

Tra le più felici invenzioni del grande scrittore per l’infanzia, questa storia è ambientata nei luoghi cari alla memoria della sua infanzia

In mezzo alle montagne c’e’ il lago d’Orta. In mezzo al lago d’Orta, ma non proprio a meta’, c’e’ l’isola di San Giulio”. Così comincia uno dei più bei racconti di Gianni Rodari, “C’era due volte il barone Lamberto”. Tra le più felici invenzioni del grande scrittore per l’infanzia, questa storia è ambientata nei luoghi cari alla memoria della sua infanzia: il lago d’Orta e l’isola di San Giulio.

Infatti, Gianni Rodari, nacque ad Omegna, all’estremità nord del lago, il 23 ottobre del 1920. Lì, suo padre – originario della Val Cuvia, che domina la sponda “magra” del lago Maggiore – aveva un negozio di commestibili e gestiva un forno da pane, svolgendo il mestiere del prestiné, del fornaio. La casa e la bottega erano vicine al lago che, come ricordava Rodari, «giungeva a pochi metri dal cortile in cui crescevo». Leggendone le pagine prende forma l’immagine del più occidentale fra i laghi prealpini, originato dal fronte meridionale del ghiacciaio del Sempione. Che s’accompagna alla sua singolarità. Infatti, contrariamente a quanto accade con molti laghi alpini, che hanno un emissario a sud, le acque del lago d’Orta escono dal lago a nord. Attraversano la città di Omegna, dando vita al torrente Nigoglia che confluisce nello Strona il quale, a sua volta, sfocia nel Toce e quindi nel lago Maggiore.

E al centro del lago dove, dalle opposte sponde si guardano, una in faccia all’altra, Orta e Pella, si trova l’isola di San Giulio. Nel medioevo il lago era noto come “lago di San Giulio” e solo dal XVII secolo in poi cominciò ad essere conosciuto con l’attuale nome di “lago d’Orta”, acquisito dalla località di maggior prestigio e risonanza. La storia, se non vogliamo risalire al neolitico o all’età del ferro, quando il lago era abitato dai celti, ci dice che – alla fine del IV secolo – i due fratelli greci Giulio e Giuliano, originari dell’isola d’Egina fecero la loro comparsa sul lago e si dedicano con un certo accanimento(con il beneplacito dell’imperatore Teodosio)alla distruzione dei luoghi di culto pagani e alla costruzione di chiese. E qui la leggenda vorrebbe che San Giulio, una volta incaricato il fratello di edificare a Gozzano, all’estremità sud del lago, la novantanovesima chiesa, si mise alla ricerca del luogo più adatto per erigere la centesima. La scelta cadde sulla piccola isola ma, non trovando nessuno disposto a traghettarlo, Giulio avrebbe steso il suo mantello sulle acque navigando su di esso. Sull’isola dovette misurarsi con focosi draghi e orribili serpenti. Sconfitte e cacciate per sempre le diaboliche creature (ma erano poi così diaboliche? Mah…) , gettò le fondamenta della chiesa nello stesso punto in cui oggi si trova la Basilica di San Giulio. La storia s’incaricò poi di far passare molta acqua sotto i moli dei porticcioli del lago d’Orta. Dai longobardi fino all’assedio dell’ isola di San Giulio – in cui si era asserragliato Berengario d’Ivrea – furono secoli di guerre. Nel 1219 dopo una contesa ventennale tra il Vescovo e il Comune di Novara, nacque il feudo vescovile della “Riviera di San Giulio”. E ,più di 500 anni dopo, nel 1786, il territorio cusiano passò sotto la casa Savoia ( che videro riconosciuto il loro potere solo 31 anni dopo, nel 1817), trasmigrando così dalla Lombardia al Piemonte. Ma, vicende storiche a parte, il lago d’Orta – “ il più romantico dei laghi italiani” – è davvero un gioiello che ha sempre fatto parlar bene di se. Gli abitati rivieraschi d’Orta, Pettenasco, Omegna, Nonio, Pella, San Maurizio d’Opaglio, Gozzano.

O l’immediato entroterra di Miasino, Ameno, Armeno, Bolzano Novarese, Madonna del Sasso, sono state località meta di viaggi ed oggetto di cronache e racconti. Non è un caso che nell’Ottocento fosse quasi d’obbligo considerarlo come una delle più suggestive tappe del “Grand Tour” di molti aristocratici d’Oltralpe. Honoré de Balzac, che c’era stato, lo descriveva così nella “Comédie humaine”: “Un delizioso piccolo lago ai piedi del Rosa, un’isola ben situata sull’acque calmissime, civettuola e semplice, (…). Il mondo che il viaggiatore ha conosciuto si ritrova in piccolo modesto e puro: il suo animo ristorato l’invita a rimanere là, perché un poetico e melodioso fascino l’attornia, con tutte le sue armonie e risveglia inconsuete idee….è quello, il lago, ad un tempo un chiostro e la vita….”. E’ il lago che, soprattutto in autunno, riflette i colori della stagione e diventa un po’ malinconico, suggerendo a poeti come Eugenio Montale di dedicargli delle composizioni o ad Ernesto Ragazzoni di scrivere questi versi: «Ad Orta, in una camera quieta / che s’apre sopra un verde pergolato, / e dove, a tratti, il vento come un fiato / porta un fruscio sottil, come di seta, / c’e’ un pianoforte, cara, che ti aspetta, / un pianoforte dove mi suonerai / la musica che ami, e che vorrai: / qualche pagina nostra benedetta». Territorio ricco di fascino e di riferimenti letterari, meta ideale di artisti e scrittori, le località attorno al lago appaiono sovente nelle opere di altri importanti autori. Per Mario Soldati, grande regista e scrittore, Orta è uno dei luoghi di riferimento, visto che sul lago – nella frazione di Corconio –  iniziò a scrivere i suoi primi libri importanti come “America primo amore” e “L’amico gesuita”, oltre ad ambientarvi alcune pagine de “I racconti del maresciallo”.

Per non parlare poi d’Achille Giovanni Cagna ( con il romanzo “scapigliato” dedicato agli “Alpinisti Ciabattoni”), Mario Bonfantini( La tentazione ), Carlo Emilio Gadda (Viaggi di Gulliver), Laura Mancinelli con il suo dolcissimo “La musica dell’isola”, Carlo Porta, Friederich Nietzsche. Un altro “scrittore di lago”, ma di un lago “diverso” come il Maggiore – il luinese Piero Chiara – scrisse: “Orta, acquarello di Dio, sembra dipinta sopra un fondale di seta, col suo Sacro Monte alle spalle, la sua nobile rambla fiancheggiata da chiusi palazzi, la piazza silenziosa con le facciate compunte dietro le chiome degli ippocastani, e davanti l’isola di San Giulio, simile all’aero purgatorio dantesco, esitante fra acqua e cielo“.  Il lago d’Orta è un piccolo gioiello azzurro in mezzo ai monti, chiuso ad est dal Mottarone e riparato ad ovest dalle cime che dividono il Cusio dalla Valsesia. Certe mattine, appena s’accenna l’alba, la nebbiolina sospesa sull’acqua lo rende misterioso, affascinante. Tanto quanto se non addirittura più di quelle giornate d’autunno, nitide e terse, quando riflette i mille colori dei boschi nello specchio delle sue acque tranquille.

Marco Travaglini

Paula Hawkins, autrice del successo planetario La ragazza del treno, alle Gallerie d’Italia

Per presentare il suo ultimo romanzo L’ora blu e raccontare come nascono i suoi romanzi

 

Ieri pomeriggio nella Sala Immersiva delle Gallerie d’Italia si è tenuto l’evento di chiusura di Portici di carta con la scrittrice Paula Hawkins, autrice de La ragazza del treno, bestseller mondiale da 25 milioni di copie vendute in tutto il mondo. In dialogo con la giornalista Alessandra Tedesco, la Hawkins ha presentato il suo ultimo romanzo uscito il 15 ottobre edito da Piemme L’ora blu. Un altro thriller che questa volta ruota intorno all’enigma di un’opera d’arte e all’artista di fama mondiale che l’ha creata, Vanessa Chapman. La storia prende il via da una terribile scoperta alla Tate Modern di Londra: un antropologo sostiene che una delle sculture della Chapman esposta in questa galleria d’arte è stata realizzata usando un osso umano anziché animale, così come dichiarato dall’artista.

Da qui James Becker, curatore della fondazione artistica a cui Vanessa Chapman ha lasciato le sue opere d’arte, decide di incontrare Grace, migliore amica ed esecutrice testamentaria dell’artista. Grace vive nella dimora appartenuta a Vanessa a Eris, un isolotto sperduto tagliato fuori dalla terraferma scozzese per dodici ore al giorno per via delle maree. Becker vuole indagare sulla vita artistica e non solo di Vanessa ed è convinto che entrando in possesso dei suoi diari possa ricostruire la genesi dell’opera d’arte che ha suscitato scalpore e risolvere alcuni misteri che si è portata via con sé, alla sua morte cinque anni prima, come la scomparsa dell’ex marito in circostanze mai chiarite. Vanessa, attraverso le sue pagine di diario e la ricostruzione del rapporto che aveva con ognuno dei personaggi, sembra essere un fantasma che aleggia su quest’isola-non isola.

E l’ambientazione scelta dalla Hawkins è cruciale in questa storia e l’autrice riferisce che “è da lì che sono partita, mi è venuta l’idea di ambientare la storia in un’isola che è soggetta alle maree e quindi se c’è bassa marea puoi tranquillamente raggiungerla, se la marea invece è alta resti imprigionato o sull’isola non ci puoi arrivare e questo, capite bene, è uno spunto interessante per uno scrittore di crime perché apre tutta una serie di possibilità. E poi mi sono chiesta un’altra cosa: chi potesse voler vivere su un’isoletta che due volte al giorno è isolata completamente dal resto del mondo. È importante non solo per la storia, in termini di quello che accade, ma anche come va a influenzare gli esseri umani che ci vivono, in primis Grace, che vive qui da vent’anni e che riesce a dormire solo quando la marea è alta e lei sa che nessuno potrà sbarcare sull’isola e sorprenderla nel mezzo della notte.” La solitudine è un tema importante che emerge in questo romanzo, la solitudine cercata ma anche quella subita, non a caso il sottotitolo del romanzo è “Non è il momento di stare da soli”.

Nella seconda parte dell’intervista si entra nella vena creativa della scrittrice.

Alessandra Tedesco: “Qual è la tua scintilla creativa, da dove parti per raccontare un storia?”

Paula Hawkins: “Ci sono diversi spunti che possono alimentare la mia vena artistica. Ad esempio vi posso dire che un bel giorno mi trovavo in vacanza in Francia e, guarda un po’, mi sono ritrovata vicino ad un isolotto soggetto alle maree. E poi ci sono personaggi che all’improvviso mi arrivano in testa e me li porto in giro, avevo questa artista, Vanessa, che mi ronzava nella testa, ma ci ho messo un po’ prima di scrivere di lei. Incontro, parlo con qualcuno e salta fuori qualcosa che mi annoto qualcosa mentalmente e so che la utilizerò per creare i miei personaggi. In sostanza cosa faccio? Tutto parte dal personaggio e quando l’ho trovato gli costruisco intorno un ambiente particolare, lo metto in un isolotto sperduto o su un treno e poi aspetto di vedere dove mi porta.”

  1. Tedesco: “La cronaca nera ti ha mai ispirato qualcosa o preferisci agire totalmente di fantasia?”

P. Hawkins: “Ci sono degli eventi di cronaca nera da cui posso trarre ispirazione, ma in un modo molto specifico, nel senso che non ho mai utilizzato un delitto in quanto tale per poi farlo mio e presentarlo in uno dei miei romanzi. La cosa che mi affascina però è considerare i vari aspetti che riguardano quello che è accaduto, cioè comincio a farmi delle domande: ma come si è arrivati a questo? Cosa è successo prima, che ha portato a questo delitto? E poi mi chiedo: e dopo? Quindi, molto spesso quello che accade è che rifletto su quello che è uno spunto per me, comincio a sviscerare diversi aspetti legati a quell’atto di violenza che poi inserisco in uno dei miei romanzi.”

A. Tedesco: “Ovviamente non esiste la ricetta del giallo perfetto, ma ci sono degli errori che non vanno commessi. Quando leggi i libri degli altri, cosa ti fa veramente arrabbiare in un giallo o in un thriller mal riuscito, qual è insomma l’errore da evitare?”

P. Hawkins: “Innanzitutto comincio con il dire che se chi scrive di crime scrivesse quello che fa veramente la polizia sarebbe una noia mortale, perché i poliziotti passano buona parte del loro tempo seduti al computer, capite bene che non sarebbe un libro appassionante. Se devo dire quello che proprio non mi piace è quando ti rendi conto che stai leggendo e ogni cosa che accade, ogni svolta dell’indagine, ogni momento topico della storia è forzato, ti rendi conto che non è credibile, te lo stanno facendo andare giù per traverso e l’autore non è proprio ispirato. La bellezza di una storia sta quando si crea la suspense che prepara il terreno, disseminando indizi qua e là, ma tu non ti puoi aspettare che succeda questo o quell’altro, anche se arriva ad un certo punto la sorpresa e il colpo di scena e a quel punto, se il libro è scritto bene, torni indietro e dici: ah però effettivamente era così! Perché sono stati disseminati buoni indizi che hanno preparato il terreno.”

A. Tedesco: “Un’ultima domanda. Abbiamo fatto cenno all’inizio a La ragazza del treno: 25.000 milioni di copie nel mondo, un successo internazionale incredibile. Sono passati quasi dieci anni dalla pubblicazione di quel romanzo, che rapporto hai con quel romanzo. Perché venire da un successo del genere non deve essere stato facilissimo scrivere gli altri romanzi. Quel romanzo ti è servito o ti è stato anche un po’ di peso?”

P. Hawkins: “Se devo essere sincera un po’ entrambe le cose, nel senso che un successo del genere naturalmente ti cambia la vita, la rende più facile i un certo senso, quindi non posso che essere felice del modo in cui è stato accolto, però va anche detto che poi è stato molto difficile scrivere il secondo. Questa ansia da prestazione l’ho avvertita perché ci sono molte aspettative da parte degli altri nei tuoi confronti, quindi dopo dieci anni ho un rapporto migliore con quel libro, ho cominciato a sentirmi più a mio agio rispetto a quel libro. Lo so che vi potrà sembrare ridicolo, ma all’inizio il rapporto con quel libro non è stato così semplice, adesso ho fatto la pace con quel libro, gli voglio bene e che oggi il mio rapporto con Rachel (la protagonista de La ragazza del treno) è molto migliorato rispetto ai tempi.”

L’autrice al termine dell’incontro si è fermata per incontrare il pubblico intervenuto per il firmacopie.

GIULIANA PRESTIPINO

Teresa Maresca, “Il primitivo del sogno” 

Domenica 3 novembre verrà presentato l’evento dal titolo “Rock Art- Il primitivo del sogno” in cui Teresa Maresca, l’artista e autrice del libro intitolato “Il primitivo del sogno”, dialogherà con il poeta Gian Giacomo Della Porta sui temi della sua opera.

L’appuntamento avrà luogo alle ore 19, presso Diagon Hall, in via San Domenico 47 a Torino, e prevederà anche l’esposizione di alcune opere pittoriche e materiche di Teresa Maresca.

Teresa Maresca vive e lavora a Milano. Dopo gli anni di formazione a Roma, dal ’92 ha iniziato ad esporre in mostre collettive e personali presso istituzioni museali e gallerie in Italia e all’estero. La sua pittura figurativa e visionaria è stata accostata a maestri come Munch, Nolde, De Pisis e Carrà. Ha esposto alla Biennale d’Arte di Venezia, alla Galleria d’Arte Moderna di Genova, al Museo Diocesano di Milano, al Museo Marino Marini di Pistoia, in ex fabbriche come la Falk di Sesto San Giovanni e i Musei dell’Industria e del Lavoro di Brescia. Da tempo lavorava a un progetto sulla Rock Art del Paleolitico Superiore.

Teresa Maresca, originale e libera pittrice, dà vita a quadri di ammaliante bellezza misterica, ed è un’artista di colta sensibilità antropologica, orientata sulla perpetua e ipnoticamente enigmatica energia degli archetipi. In questo suo libro rivolge i propri sentimenti ai miti, alle visioni del mondo, ai riti delle popolazioni indigene polinesiane e di alcune etnie nordamericane (struggente la sua devozione a Wounded Knee) amazzoniche. Con frequenti richiami alla poesia, non solo di Whitman, ma anche, tra gli altri, di Byron, Kinsella e altri artisti della scena contemporanea, Teresa Maresca ha scritto un libro dedicato alla natura ed esalta la dimensione del sogno, scorrendo in essa, sciamanicamente, l’essenza inspiegabile dell’umano, e affidandosi alla sequoia di Whitman vede una campaniana prateria senza fine dove le orme dei bisonti sono le tracce dell’assoluto.

Rock Art – Il primitivo del sogno

3 Novembre, ore 19

Diagon Hall, via San Domenico 47, Torino

Per prenotazioni: infoeventi@larteficio.com

 

Mara Martellotta

A/R Andata e racconto, proclamati i vincitori

“18.12-Pisa Centrale” di Flavia Forestieri, “Commedia all’italiana” di Jacopo Milani e “Nanosomia le dimensioni dell’amore” di Carlo Junior Desdro. Sono loro i tre racconti vincitori della seconda edizione del concorso letterario A/R Andata e racconto. In viaggio…. con amore. Un’iniziativa lanciata, dopo il successo della prima edizione, dal Salone Internazionale del Libro di Torino e del Gruppo FS con l’obiettivo di premiare racconti inediti di scrittori e scrittrici esordienti dai 16 anni in su.

Un modo per rimarcare la vicinanza del Gruppo FS al mondo della cultura, ai suoi territori e ai suoi prodotti. Cultura che non è solo quella dei grandi eventi, dei grandi personaggi, ma anche quella che vede protagonisti scrittori e autori in erba che con le loro parole e i loro messaggi sanno restituire il romanticismo intramontabile del viaggiare e il fascino del treno, inteso non solo come mero mezzo di spostamento, ma anche come eccezionale veicolo di conoscenza, cultura e incontro con il mondo.

Gli autori sono stati premiati sabato da Alessandra Calise, responsabile comunicazione esterna e media del Gruppo FS. La cerimonia è stata introdotta dal Presidente del Salone del Libro Silvio Viale e si è tenuta nell’ambito della manifestazione Portici di Carta.

Nelle motivazioni della premiazione c’è tutto il significato dell’iniziativa e dei suoi valori più intimi. Come quelli che si rintracciano nel racconto classificatosi primo, quello di Flavia Forestieri. Secondo la giuria (composta da noti scrittori e scrittrici italiane e da un rappresentante del Gruppo FS), si tratta “un racconto preciso, un racconto che sa di cosa sta parlando, un racconto che ti tiene seduta sul posto accanto – quello che di solito si vorrebbe vuoto, ma con questo bravo modo di descrivere il mondo si resta accanto a te volentieri”.

Milani, invece, secondo la giuria, “con pochi tratti, un tocco umoristico stralunato e lieve, e soprattutto uno sguardo di assoluta tenerezza verso le debolezze che ci rendono umani, Milani racconta senza mai cedere alla tentazione della retorica la verità più semplice – e più complicata da mettere in parole – degli amori che durano quanto la vita. Cioè che il viaggio è lungo e complicato, e che è impossibile, umanamente impossibile, arrivare preparati all’ultima fermata”.

Le motivazioni del successo di “Nanosomia”  di Carlo Junior Desdro, infine, prendono le forme di uno scambio tra due giurati Valentina Farinaccio e Guido Catalano che discutono sulla qualità dell’opera. Per Farinaccio emerge subito “la grazia con cui è scritto (un corpo piccolo, una piccola stazione e così via: tutto sembra combaciare con la prosa minima, gentile e precisa utilizzata). Mi è piaciuto il viaggio di una vita raccolto in poche pagine”, mentre Catalano prima scettico, alla fine ammette: “la cosa che più mi piace di questo racconto è la magia che pervade tutta la storia, potrebbe diventare un cartone animato in stile giapponese, credo si chiamino “Anime”. Proprio quella stessa magia che solo il legame tra cultura, letteratura e il tema del viaggiare riescono ieri come oggi perfettamente a restituire.

L’sola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Simona Dolce “Il vero nome di Rosamund Fisher” -Mondadori- euro 19,50

E’ possibile amare profondamente il proprio padre -attento e affettuoso- senza accorgersi che è uno dei peggiori mostri del nazismo? E’ esattamente quello che ha vissuto la piccola Inge Brigitte, figlia di Rudolph Höss, comandante della più atroce ed efficiente macchina di morte per lo sterminio degli ebrei (e non solo), il campo di concentramento di Auschwitz. E una volta scoperta la verità, come è possibile convivere con un tale fardello nell’anima? La verità è quello che viviamo o quello che accade alle nostre spalle?

Per capire l’enigma un aiuto arriva da questo romanzo, basato su una storia vera, frutto dei ricordi della figlia dell’aguzzino. E’ Rosamund Fisher, ha 80 anni, è vedova e vive ad Arlington in Virginia. Ma il suo vero nome è Inge Brigitte, nata in Germania, ed è la figlia del mostro. Incalzata dal giornalista Thomas Harding, (discendente di Hanns Alexander, l’uomo che arrestò Rudolf Höss) finisce per farsi convincere a rilasciargli un’intervista esclusiva in cui racconta la sua vita.

Ed ecco riaffiorare i ricordi di bambina. Dal 1940 al 1944 la sua famiglia visse nella lussuosa villa il cui muro confinava con l’orrore del campo. A un passo dalle camere a gas e i crematori, e pare non sospettasse neanche lontanamente che il padre era colui che ordinava e assisteva personalmente all’eliminazione di milioni di prigionieri.

Il comandante era semplicemente Vati per i suoi 5 figli, padre amato e rispettato. All’epoca Brigitte aveva 7 anni e in casa transitavano domestiche, giardinieri, operai che in realtà erano prigionieri del lager. Tutto quello che serviva alla villa arrivava direttamente dal “Kanada”, ovvero il deposito in cui venivano ammassate le proprietà requisite agli internati. Insomma un’infanzia agiata e protetta, nessun sospetto che al confine ci fosse l’orrore.

Poi la fuga nel 45. Il padre si separa dalla famiglia e si nasconde fino all’arresto e alla condanna. I primi ad essere trovati sono i figli e la moglie che, per salvare il primogenito, consegnerà il marito.

In esilio e con un’altra identità, Brigitte fugge dapprima a Parigi, poi a Madrid dove diventa la modella prediletta di Balenciaga. Infine sceglie una vita normale, sposa un Americano e con lui crea una famiglia oltreoceano. Ma per tutta la sua lunga vita farà i conti con quel segreto inconfessabile.

 

Rudolf Höss “Comandante ad Auschwitz” -Einaudi- euro 13,00

Questa è l’agghiacciante autobiografia scritta da Rudolf Höss, che comandò il campo di sterminio di Auschwitz dal 1940. In fuga nel 44 venne infine scoperto e arrestato. La Corte Suprema di Varsavia lo giudicò colpevole di crimini contro l’umanità e lo condannò all’impiccagione, eseguita nel cortile del campo di Auschwitz il 16 aprile 1947.

Scrisse queste memorie in carcere, mentre attendeva l’esecuzione. Pagine in cui per la prima volta si scopre la psicologia e la mentalità di uno dei nazisti più spietati. Un vero e proprio squarcio nell’orrore di un’anima nera priva di pietà, che giustificò la morte di milioni di persone in nome dell’ideologia nazista.

Sono un viaggio all’inferno le sue descrizioni dello smistamento dei deportati, le camere a gas in cui stipava e gasava masse di bambini, donne, vecchi.

Non c’è mai neanche l’ombra di un vago pentimento da parte del comandante che descrive, senza emozione, le fosse comuni, le morti per asfissia, l’estrazione dei denti e il taglio dei capelli dai cadaveri, la cremazioni dei corpi.

Racconta anche la vita e i rapporti nel lager, il dividi et impera per cui le lotte interne tra i prigionieri facevano buon gioco alla gestione delle SS. Emerge il disprezzo per i deportati che descrive mettendo in risalto solo patologie e difetti caratteriali.

Si assolve sostenendo di avere semplicemente eseguito gli ordini di Himmler; anzi è fiero di averli portati a termine brillantemente. Neanche vede la mostruosità dello sterminio di massa.

 

 

Katja Petrowskaja “La foto mi guardava”

-Adelphi- euro 24,00

La giornalista e scrittrice tedesca di origine ucraina che ha già rivelato la sua profondità di pensiero nel bellissimo “Forse Esther”, ora entra nell’essenza di 57 fotografie, scelte tra ricordi di famiglia, scatti di fotografi famosi –come Robert Capa, Josef Koudelka, Francesca Woodman- oppure scovate nei mercatini, su Internet, in mostre, libri e archivi storici.

Immagini che in qualche modo l’hanno chiamata a gran voce, per qualche dettaglio o per emozioni e ricordi che smuovono i pensieri. Da ogni scatto parte una micro narrazione che scandaglia a fondo luci, ombre, profili, scenari e altri particolari percepiti da una sensibilità acuta. Poi c’è la scrittura alta e raffinata tipica della Petrowskaja. Fondamentalmente sono racconti in miniatura contro le guerre, la solitudine, la disperazione e le pagine buie della Storia.

Tra le tante immagini, alcune sono indimenticabili. Come l’impatto emotivo della snella silhouette di una donna (della quale non compare il viso) che accarezza la testa di un cigno. Lo scatto è della 18enne Francesca Woodman; figlia di artisti, dotata di talento straordinario, si suicidò a 22 anni… e quel cigno senza zampe sembra quasi averne presagito la morte.

Tra le altre foto da segnalare: le macerie rimaste nella piazza dell’Indipendenza a Kiev occupata dalla Wehrmacht, che rimandano all’orrore della guerra.

Quella dell’autrice bambina che disegna con alle spalle il padre in tenero atteggiamento; e il racconto di come e perché ritrovare questa scheggia della sua infanzia sia stato uno shock.

Poi, la buia immagine degli ombrelli e della folla di newyorkesi sotto la pioggia per le vie di Manhattan durante funerali di 7 bare che racchiudevano le vittime non identificate tra le 146 operaie bruciate nel rogo di una fabbrica tessile nel 1911, quando si moriva spesso per le pessime condizioni di lavoro.

 

 

Roberto Emanuelli “Ora amati” -Feltrinelli- euro 19,00

Questo romanzo nasce dal vissuto in prima persona dell’autore, che ha attraversato entusiasmi e dolori di una relazione tossica che rischiava di rovinargli la vita. Lui è riuscito a smarcarsi dal pericolo, ha fatto tesoro della sua esperienza e ha scritto il libro.

Protagoniste due donne diverse per età anagrafica, formazione e latitudine, ma travolte entrambe da passioni altamente nocive.

Clara vive a Roma, dirige una libreria e adora il suo lavoro.

Da tre anni ha una relazione con un uomo sposato che dichiara di amarla e voler lasciare la moglie per lei; di fatto è un’altalena di false promesse e tentennamenti all’idea di far soffrire i figli. Forse più che altro è determinante la paura di perdere l’agiatezza nelle mani della consorte che detiene soldi e potere.

A Milano c’è Anna, studentessa di Economia alla Bocconi, spinta dalle aspettative dei genitori che le hanno programmato il futuro a capo dell’azienda di famiglia in Calabria. E’ infelice, in una città che sente estranea e costretta a studi che non le interessano.

L’ orizzonte sembra aprirsi quando incontra Francesco e si innamora. Peccato lui si riveli un egoista di prima grandezza, troppo preso da stesso; un giorno c’è e quello dopo scompare, centellinando il tempo concesso ad Anna.

Due storie personali, ma universali, vissute da chi si appoggia a pseudo amori tossici: quelli che divorano l’anima, logorano la vita, promettono e non mantengono, catapultano in cima a vette di felicità e poi fanno sprofondare in baratri di dolore.

Ma, dopo la sofferenza e la solitudine, nel romanzo ci sono anche riscatto e rinascita, quando le protagoniste riescono a sganciare le zavorre di compagni narcisisti e nocivi.

Il pane di Predrag Matvejević

Pane nostro, libro di Predrag Matvejević, è stato il frutto di un lavoro lungo vent’anni.

Quella del pane è una grande storia che viene da lontano, scorrendo dal tempo in cui i nostri antenati si stupirono per la simmetria dei chicchi sulla spiga fino a oggi, dove miliardi di esseri umani ancora soffrono la fame e sognano il pane mentre altri lo consumano e lo sprecano nell’abbondanza. Nato migliaia di anni fa in Mesopotamia, nominato con molteplici nomi fin dall’antichità, riportato nelle memorie incise sulle tavolette di terracotta, scritto sulle pergamene, nei poemi orali e nei testi religiosi, il pane è l’architrave del Mediterraneo. Per secoli è stato l’unico contraltare a carestie, epidemie, alle morti per inedia, l’unico elemento ( tra l’altro, comunitario) in grado di separare la sopravvivenza dal baratro della fame. Per questa ragione è stato anche uno straordinario simbolo in tutte le religioni. Ha accompagnato, assumendo la forma e la sostanza della galletta, della focaccia o del biscotto, innumerevoli viaggiatori e pellegrini, marinai e nomadi. Si è ritrovato, suo malgrado, al centro di dispute sanguinose e interminabili: le guerre per procacciarsi il cibo, ma anche le lunghe controversie sul pane lievitato oppure azzimo, da usare per la comunione. E’ stata una disputa inevitabilmente infinita perché il pane è anche un simbolo posto al centro del rito eucaristico. Lo si ritrova, nelle sue mille varietà, in molte opere d’arte dall’antico Egitto fino alla pop art. Raccontando questa saga sul pane, Matvejević  ( uno dei più grandi intellettuali balcanici, nato nel 1932 a Mostar e morto sei anni fa a Zagabria) ci parla di Dio e degli uomini, della storia e dell’antropologia, della fame e della ricchezza, della guerra e della pace, della violenza e dell’amore. Un libro importante, denso di significati, dove la saggezza spesso è temprata nel dolore ma è pur sempre piena di speranza. Con la prefazione di Enzo Bianchi e la  postfazione dello scrittore Erri De Luca, Pane nostro è una opera ricchissima di riferimenti storici e letterari, di citazioni. Un libro potente che rappresenta un omaggio poetico all’alimento più semplice inventato dall’uomo.

Marco Travaglini

A Torino la cultura è una passeggiata. Torna Portici di carta

17ª EDIZIONE sabato 12 e domenica 13 ottobre 2024

A Torino la cultura è una passeggiata”: con 2 chilometri di libreria lungo i portici del centro, tra piazza Castello e Porta Nuova, e oltre 120 appuntamenti legati al libro, sabato 12 e domenica 13 ottobre 2024 brillerà a Torino la diciassettesima edizione di Portici di Carta con i suoi Mini Portici per i più piccoli: manifestazione letteraria che trasforma il capoluogo piemontese in una delle librerie all’aperto più lunghe del mondo e in una straordinaria festa della lettura. Con un’anteprima venerdì 11 ottobre, che accoglierà Matteo Bussola, e un pomeriggio speciale venerdì 18 ottobre, che vedrà ospite Paula Hawkins (UK), autrice del best seller internazionale La ragazza del treno (Piemme), che presenterà il suo nuovo thriller psicologico.

Il centro di Torino e i suoi eleganti portici (tra via Roma, piazza San Carlo, piazza Carlo Felice, fino a Porta Nuova), patrimonio architettonico della città piemontese, nel fine settimana ospiteranno 68 librerie torinesi, fra indipendenti, di catena, remainders, antiquarie e bouquinistes, 62 case editrici e 41 espositori “Il libro ritrovato” (libri antichi e fuori catalogo), pronti ad accogliere lettrici e lettori di ogni età, oltre che turisti e visitatori . Proporranno un percorso di lettura caratterizzato da 16 aree tematiche per ogni gusto e passione: dalla narrativa alla saggistica, dai gialli ai fumetti, dai viaggi alla spiritualità e cultura orientale, dalla poesia alla storia e società, dalla scienza alle storie di genere, dalle letture per bambini, bambine, ragazze e ragazzi ai gialli, dall’arte alle lingue, alla storia locale, ai racconti.

Il programma culturale vedrà la presenza di ospiti italiani e internazionali, per tutte le età, tra cui (in ordine alfabetico): Marco Balzano e Marco Revelli; Rosi Braidotti e Giorgia Serughetti; Matteo Bussola e Fabio Geda; Cristina Cassar Scalia e il nipote Giulio; Diego De Silva e Luciana Littizzetto; Beatrice Del Bo con Marco Pautasso; Francesco Filippi e Gianni Armand-Pilon; Carlotta Fruttero e Teresa Cioffi ; Paula Hawkins (UK); Björn Larsson (Svezia); Antonella Lattanzi; Andri Snær Magnason (Islanda) e Laura Pezzino; Rocco Papaleo; Luīze Pastore (Lituania); Stefano Tacconi e Maurizio Crosetti. E con la partecipazione di Stefania Bertola, Guido Catalano, Valentina Farinaccio e Ester Viola, giurati del concorso A/R Andata e racconto organizzato dal Salone Internazionale del Libro e Gruppo FS.

A loro si aggiungono librai e libraie, bibliotecarie, bibliotecari, insegnanti e volontari da tutta Italia. Un caleidoscopico calendario di appuntamenti, caratterizzato da incontridialoghicelebrazioni editorialidediche autorialipasseggiate e degustazioni letterarielaboratori per bambine e bambini, azioni pittoriche in piazza, letture ad alta voce.

La casa editrice ospite di quest’anno sarà Iperborea, che ha fatto conoscere e amare a lettrici e lettori italiani la letteratura dell’area nord-europea e recentemente si è aperta al mondo delle riviste culturali con The Passenger e Cose, spiegate bene , a quello dei festival con I Boreali e alla letteratura per ragazzi con la collana I Miniborei. Tra gli appuntamenti a Portici di Carta, Iperborea organizza la messa in scena dello spettacolo per bambine e bambini Tuono, il mio vicino gigante, tratto dal libro dello scrittore svedese Ulf Stark e ideato dalla compagnia teatrale Orto degli Ananassi , e porterà in Italia lo scrittore e poeta islandese Andri Snær Magnason, oltre che l’autore svedese Björn Larsson , tra le firme simbolo del catalogo Iperborea.

Contraddistinta in ogni sua ogni edizione da una dedica speciale a una personalità significativa del mondo letterario, Portici di Carta omaggerà la scrittrice, poetessa e attrice Goliarda Sapienza (1924-1996), a cent’anni dalla sua nascita, amata in particolare per il capolavoro postumo L’arte della gioia (1998), che ha esordito con Lettera aperta (1967), romanzo sulla sua infanzia catanese, e che in L’università di Rebibbia (1983) narra il periodo trascorso nel carcere romano a seguito di un arresto per furto.

Gli appuntamenti per i più piccoli con il programma Mini Portici e il ciclo Portici a Scuola, pensati per bambine e bambini, ragazze e ragazzi, avranno il fulcro in Piazza san Carlo e nelle scuole, con incontri, laboratori, letture e azioni pittoriche in collaborazione con le Biblioteche civiche torinesi, TorinoReteLibri Piemonte e il Dipartimento Educazione Castello di Rivoli.

Tornano le proposte all’insegna della consapevolezza green al Gazebo Sambuy, grazie a Il Giardino Forbito con il mercato della Biodiversità Googreen, e gli incontri letterari nell’ambito del progetto Il giro del mondo in 40 libri per un confronto su temi quali intercultura, inclusione e migrazioni grazie al Centro Interculturale della Città di Torino. Rinnovata per il secondo anno la collaborazione con le Giornate della Legalità della Fondazione per la Cultura della Città di Torino.

luoghi degli incontri saranno: l’Oratorio San Filippo Neri, la Sala Immersiva e la Sala Turinetti di Gallerie d’Italia – Torino di Intesa Sanpaolo, la Sala Gonin della stazione di Porta Nuova (grazie alla collaborazione con Esselunga), Piazza San Carlo con lo spazio Mini Portici con i punti del Centro Interculturale della Città di Torino e dei Portici della Legalità, Piazza Carlo Felice.

Sei passeggiate letterarie e un itinerario editoriale, attesissimi ogni anno da lettrici e lettori, sono in programma domenica 13 ottobre (sei curate da Alba Andreini e una da Roberto Cicala e Paolo Verri). Attraverseranno i principali quartieri del centro di Torino, per far scoprire la bellezza nascosta della città che ha ispirato tanti scrittori e case editrici.

Portici di Carta si conferma così la manifestazione di promozione del libro e della lettura capace di coinvolgere tutti i soggetti della filiera, dagli editori ai librai, dalle biblioteche alle scuole.

Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito, con prenotazione consigliata sul sito del Salone salonelibro.it.

>> Programma completo e aggiornato su salonelibro.it.

>> Cartella stampa (comunicato, logo, foto, schede, ecc.): QUI

IL PROGRAMMA

Autrici e autori

Il programma di Portici di Carta si apre con un’anteprima speciale venerdì 11 ottobre alle ore 18.30 alla Sala Gonin della Stazione di Porta Nuova, grazie alla collaborazione con Esselunga, Main partner del Salone Internazionale del libro di Torino. Matteo Bussola, in dialogo con Fabio Geda, presenta il suo nuovo libro La neve in fondo al mare (Einaudi), in cui racconta la fragilità adolescenziale e l’amore incondizionato di padri e madri alle prese con la malattia dei propri figli. Introduce l’incontro Annalena Benini, direttrice del Salone Internazionale del Libro di Torino.

Ricchezza, qualità e varietà caratterizzeranno il programma culturale che nei giorni di sabato 12 e domenica 13 ottobre porterà a Torino riflessioni sui temi della contemporaneità e della storia, nuove uscite editoriali e momenti di festa, sempre partendo dal libro. Gli appuntamenti si svolgeranno all’Oratorio San Filippo Neri e alle Gallerie d’Italia – Torino , grazie alla collaborazione con Intesa Sanpaolo, Main partner del Salone Internazionale del Libro di Torino.

Tra gli ospiti di sabato 12 ottobre:

Antonella Lattanzi, scrittrice e sceneggiatrice (autrice di Cose che non si raccontano, Einaudi), con una lectio magistralis su Goliarda Sapienza , a cui Portici di Carta dedica l’edizione 2024 a cent’anni dalla nascita; Diego De Silva, in dialogo con Luciana Littizzetto, che tralascia per ora le avventure dell’avvocato d’insuccesso Vincenzo Malinconico, per essere in libreria con il romanzo I titoli di coda di una vita insieme (Einaudi), storia di un uomo e una donna che si sono molto amati, e tra poco, senza quasi sapere il perché, si diranno addio; l’autrice bestseller Cristina Cassar Scalia e suo nipotino Giulio, autori a quattro mani di Il ladro dei ricordi (Piemme – Il battello a vapore), in un laboratorio dalle tinte gialle, per bambini da cinque anni in su, realizzato con insieme con le Merende Selvagge Domitilla Pirro Claudio Gallo; lo scrittore Björn Larsson (Svezia), con Pietro Biancardi ed Emilia Lodigiani , rispettivamente editore e fondatrice nel 1987 di Iperborea, in dialogo con Arianna Cavallo, per ripercorrere la storia della casa editrice che ha avuto il merito di portare in Italia la letteratura del Nord Europa; il regista e musicista Rocco Papaleo, con il nuovo libro Perdere tempo mi viene facile (Mondadori), raccolta di riflessioni, aneddoti e canzoni con cui dà libero sfogo alla creatività e racconta anche un po’ di sé; lo storico Francesco Filippi, intervistato da Gianni Armand-Pilon, con il nuovo libro Cinquecento anni di rabbia (Bollati Boringhieri), in cui indaga come le agitazioni popolari abbiano sfidato il potere o ne siano diventate strumento inconsapevole, dalle rivolte di Thomas Müntzer nella Germania del Cinquecento all’assalto di Capitol Hill; Beatrice Del Bo , medievista e saggista, con il suo nuovo lavoro Arsenico e altri veleni. Una storia letale nel Medioevo (Il Mulino), dedicata alle sostanze letali nell’Età di mezzo, che anticipa la IV edizione della Festa del libro medievale e antico di Saluzzo (25-27 ottobre) di cui è la nuova curatrice; Marco Agosta, editor di The Passenger, la fotografa Laura Cantarella e Antonio De Rossi per raccontare il numero della rivista di Iperborea, dedicato alle Alpi, catena montuosa che si sta riscaldando più velocemente di altre parti del mondo; i giurati Stefania BertolaGuido CatalanoValentina Farinaccio Ester Viola per la premiazione dei tre vincitori della seconda edizione del Concorso nazionale A/R Andata e racconto , dedicata al tema In viaggio con amore e organizzata dal Salone Internazionale del Libro e Gruppo FS (interverrà Alessandra Calise, Responsabile Comunicazione Esterna e Media).

Tra le autrici e gli autori di domenica 13 ottobre:

lo scrittore e poeta islandese Andri Snær Magnason, attivista ambientale a fianco di Björk, ospite a Portici di Carta con Iperborea, con la sua nuova raccolta di racconti La pietra del gigante, in cui evidenzia le contraddizioni del suo Paese – i ghiacciai e le colate di lava, le case di legno e gli edifici brutalisti – in bilico tra un passato di ristrettezze e un presente florido (in dialogo con Laura Pezzino); lo scrittore Marco Balzano, con il nuovo romanzo Bambino (Einaudi), storia che attraversa il fascismo, raccontata in prima persona, in cui il protagonista è stato una spietata camicia nera triestina, in dialogo con Marco Revellinuovamente Cristina Cassar Scalia, questa volta per raccontare, in dialogo con Monica Acito, il suo ultimo bestseller (Einaudi), nuova avventura in giallo per la protagonista vicequestore Vanina Guarrasi, le cui vicende sono raccontate anche nella serie tv Vanina, un vicequestore a Catania su Canale 5; Rosi Braidotti, autrice del memoir Il ricordo di un sogno (Rizzoli), filosofa, teorica femminista e del soggetto nomade, in dialogo con Giorgia Serughetti, per ripercorrere il suo lavoro nel campo delle teorie femministe e la sua storia famigliare di migrazioni in giro per il mondo; Stefano Tacconi, storico portiere della Juventus e della Nazionale, in dialogo con Maurizio Crosetti sul suo libro L’arte di parare (Rizzoli), storia di sport, rinascita e coraggio nel fronteggiare e parare anche i tiri della vita; Carlotta Fruttero , con il suo primo romanzo Alice ancora non lo sa (Mondadori), in cui dà voce a donne giudicate sprovvedute dalla società, in realtà imprigionate tra i fili della manipolazione psicologica.

Sempre domenica 13 ottobre, la casa editrice ospite Iperborea porta a Torino lo spettacolo teatrale per bambine e bambini dai 7 anni Tuono, il mio vicino gigante, una produzione Orto degli Ananassi, storia di coraggio e amicizia e contro ogni pregiudizio, ispirata al libro di Ulf Stark

Il programma si conclude con un pomeriggio speciale venerdì 18 ottobre alle ore 18.30 alle Gallerie d’Italia – Torino di Intesa Sanpaolo. Paula Hawkinsautrice de La ragazza del treno, uno dei più rilevanti bestseller planetari degli ultimi anni (ha venduto 28 milioni di copie dei suoi libri nel mondo ed è pubblicata in 50 paesi), torna in libreria in contemporanea mondiale con L’ora blu (Piemme). Ambientato in un’isola scozzese inaccessibile per dodici ore al giorno, il nuovo romanzo è un mix di mistero e suspense che esplora l’ambizione, il potere e la percezione.

Mini Portici e Portici a scuola

Piazza San Carlo sarà il crocevia di incontri, letture, laboratori del programma Mini Porticidedicato a bambine e bambini ragazze e ragazzi. Avrà tre spazi specifici (Spazio Laboratori, Spazio Nati per Leggere, Spazio Arte) per tre tipologie di attività differenti, realizzate in collaborazione con l’editore ospite Iperborea, le Biblioteche civiche torinesi, i Laboratori di lettura dei servizi educativi della Città di Torino, la Biblioteca pedagogica e il Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino Cambia le Biblioteche, Fondazione Torino Musei (GAM Torino, Mao, Palazzo Madama).

L’appuntamento con Cristina e Giulio Cassar Scalia sarà invece in Sala Turinetti alle Gallerie d’Italia – Torino di Intesa Sanpaolo, dove la giallista che scala le classifiche a ogni nuova uscita editoriale e il suo giovane nipote terranno un laboratorio ispirato al loro poliziesco per bambini Il ladro dei ricordi (Piemme, l battello a vapore), regalando un kit per le indagini al giovane pubblico presente.

Nello Spazio Laboratori delle attività per bambini con l’editore ospite, la casa editrice Iperborea, con la sua collana  I Miniborei, porterà incontri, attività, letture e workshop, dando vita a fiabe, classici e opere contemporanee del Nord Europa, per avvicinare i più piccoli alle atmosfere, la letteratura, le musiche, l’arte e la cultura dei Paesi boreali. Tra le letture e i laboratori: La danza del topino della foresta, a cura degli artisti de Le mele volanti Nils Karlsson Pirolino: fiabe dal nord Europa con Martina FolenaLa piccola violinista, con la partecipazione della Scuola Popolare di Musica Baretti;  Tutte le cose perdute, a cura della Scuola Teatro Baretti. Lo spettacolo teatrale per bambine e bambini Tuono, il mio vicino gigante, ideato dalla compagnia Orto degli Ananassi e tratto dal libro Tuono dello scrittore svedese Ulf Stark , è in programma domenica 13 ottobre all’Oratorio San Filippo Neri. Lo spazio sarà affiancato da una libreria che proporrà i diversi titoli della collana I Miniborei, a cura della Libreria dei Ragazzi.

Sempre nello Spazio laboratori, le Biblioteche civiche torinesi, anche con la partecipazione delle volontarie e dei volontari del Servizio Civile Universale, proporranno letture ad alta voce sui temi degli affetti, della crescita e dell’ambiente, anche prendendo ispirazione dai libri pubblicati da Iperborea.

Lo Spazio Nati per Leggere (0-6 anni), aperto tutto il giorno, offrirà alle famiglie un luogo morbido e accogliente e tanti libri da leggere con i propri bambini (tra cui i titoli vincitori delle diverse edizioni del Premio Nati per Leggere) e la possibilità di richiedere letture personalizzate, a tu per tu, grazie ai volontari e agli addetti delle Biblioteche civiche torinesi e dei Laboratori di lettura della Città di Torino.

In piazza, all’aperto, nello Spazio Arte, il Dipartimento Educazione Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea come sempre coinvolgerà il pubblico durante il weekend di Portici di Carta, con una tripla proposta che comprende workshop e azioni collettive per bambine e bambini dai 6 ai 12 anni e la realizzazione di serigrafie speciali in omaggio alla manifestazione. Le attività per le famiglie MimETICA: vivere la natura attraverso l’arte, MimETICA: esplorare la natura attraverso l’arte e Animali fantastici avvicineranno i più piccoli alla scoperta del regno animale e vegetale, con i suoi simboli e significati complessi, attraverso lo sguardo dell’arte, per riflettere sulla relazione uomo-natura nelle diverse culture, dalla preistoria alla contemporaneità.

Torna Portici a Scuola, gli incontri di Portici di Carta negli istituti di Torino – realizzati in collaborazione con TorinoReteLibri Piemonte, Iperborea, ed Emons. Quattro appuntamenti lunedì 14 ottobre per un totale di 15 classi coinvolte, dalla 3^ primaria alla 1^ secondaria di I grado: Luīze Pastore ( Lettonia), autrice di libri per l’infanzia e per giovani adulti che hanno ricevuto diversi riconoscimenti, tradotti in francese, inglese ed estone, racconta il suo Jēkabs e i cani di Riga (Emons). Andri Snær Magnason (Islanda) presenta il libro per bambini La storia del pianeta blu (Iperborea) in due classi, preceduto da un incontro propedeutico, prima di Portici, con il divulgatore scientifico Andrea Vico. Anche nelle scuole sarà proposto lo spettacolo Tuono, il mio vicino gigante, ispirato al libro Tuono di Ulf Stark, edito da Iperborea, a cura della Compagnia Orto degli ananassi, con l’attore Andrea Gambuzza.

Approfondimenti, progetti speciali e convegni

Portici di Carta sarà anche l’occasione per presentare e confrontarsi su progetti di promozione alla lettura, con approfondimenti, convegni, progetti speciali e tappe di percorsi che si concludono, prendono il via o proseguono. L’Independent Book Tour, ideato da Hangar del Libro – Regione Piemonte e Salone Internazionale del Libro di Torino, in collaborazione con Fondazione Circolo dei lettori e Exlibris20, per promuovere la ricca realtà editoriale e libraria indipendente piemontese, fa tappa a Torino sabato 12 ottobre (dopo la partenza da Novara). La seconda edizione del Concorso letterario A/R Andata e racconto, dedicata al tema In viaggio con amore e organizzata dal Salone Internazionale del Libro e Gruppo FS, premia i vincitori dei tre migliori racconti inediti, che verranno successivamente pubblicati (domenica 13 ottobre), alla presenza delle giurate e dei giurati Stefania Bertola, Guido Catalano, Valentina Farinaccio e Ester Viola. IConcorso letterario nazionale Lingua Madre incontra le autrici vincitrici della XIX edizione, Man Azadam, Sonia Canu, Marinella Dela Rosa e Maryame El Qabach, in dialogo con l’ideatrice Daniela Finocchi (domenica 13 ottobre). TorinoReteLibri Piemonte, la rete di coordinamento delle biblioteche scolastiche che conta più di 69 scuole aderenti sul territorio, festeggia i suoi vent’anni di attività, caratterizzati dalla valorizzazione del ruolo delle biblioteche scolastiche e della promozione della lettura tra gli studenti (domenica 13 ottobre). La tavola rotonda Librerie in movimento presenterà i dati sull’andamento delle librerie in Italia, con Francesca Albano (Libreria Rinascita, Sesto Fiorentino), Nunzio Belcaro (Libreria Ubik e Assessore all’Istruzione, Catanzaro), Stefania Bellitti (ALI – Provincia di Torino), Andrea Bertelli (SIL – Provincia di Torino), Maria Teresa Carbone (il Manifesto), Rosanna Purchia (Assessora alla Cultura, Torino) e Rocco Pinto. Crea Incipit, il primo talent letterario itinerante alla ricerca di aspiranti scrittori e scrittrici, ideato dalla Biblioteca Civica Multimediale Archimede di Settimo Torinese e Regione Piemonte, approda a Portici di Carta per proporre una gara di scrittura per creare un incipit di cinque minuti che sarà votato dal pubblico in sala (con Chiara Pacilli e musiche di Enrico Messina).

Le passeggiate letterarie

Saranno sei le passeggiate letterarie, attesissime ogni anno da lettrici e lettori, alle quali si aggiunge un itinerario editoriale. Tutte in programma la mattina di domenica 13 ottobre.

Le sei passeggiate letterarie saranno a cura di Alba Andreini. Attraverseranno diversi quartieri del

centro di Torino, per far scoprire la bellezza nascosta della città che ha ispirato tanti scrittori e che

ha fatto entrare i suoi luoghi nel loro immaginario. Si potrà camminare per i Portici di via Po, le piazze più importanti, il Quadrilatero, San Salvario, San Donato e Vanchiglia, sulle orme, fra gli altri, di Fruttero & Lucentini, Cesare Pavese, Mario Soldati, Jean Jacques Rousseau, Edmondo De Amicis, Augusto Monti, Vittorio Alfieri, Friedrich Nietzsche, Emilio Salgari, Italo Calvino, Natalia Ginzburg e anche degli scrittori migranti come Amara Lakhous e Younis Tawfik. Partenza ore 10.

Novità di quest’anno è, infatti, l’itinerario editoriale I luoghi dell’editoria a Torinocurato da Roberto Cicala (autore del libro Andare per i luoghi dell’editoria, Il Mulino, 2024) e Paolo Verri, che toccherà, ad esempio, via Biancamano, corso Vittorio Emanuele II e Porta Susa, per ripercorrere la storia di Einaudi, Bollati Boringhieri, Paravia e altre case editrici, partendo dall’Hotel Roma. Ritrovo alle ore 10,30 in piazza Carlo Felice 60.

L’iscrizione alle passeggiate è obbligatoria sul sito salonelibro.it.

Altre iniziative

In Piazza San Carlo faranno tappa i due Bibliobus, le biblioteche itineranti della Città di Torino, con proposte di attività e servizi. Il primo Bibliobus , inaugurato nell’edizione 2018 di Portici di Carta, è dotato di un catalogo di circa 6000 titoli per adulti e bambini, computer e connettività Wi-Fi e mette gratuitamente a disposizione il prestito libri e documenti, la biblioteca digitale e iniziative per grandi e piccoli. Per Portici di Carta 2024 sarà inaugurato il secondo Bibliobus , caratterizzato dal tema della legalità. Ospiterà BILL, la Biblioteca della Legalità, progetto volto a rafforzare la cultura della legalità e della giustizia tra le giovani generazioni, attraverso una selezione di testi e la promozione della lettura. [Finanziamento dell’Unione Europea, iniziativa Next Generation EU. Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – M5C2.2]. La Biblioteca della legalità sarà una bibliografia ragionata che si arricchisce annualmente di nuovi testi (narrativa, saggistica, fumetti, graphic novel e albi illustrati). Dal 2019, le Biblioteche civiche Torinesi hanno aderito a IBBY Italia, acquisendo i titoli della Biblioteca della Legalità per Il Punto di servizio bibliotecario I ragazzi e le ragazze di Utøya.