“È intenzione della Regione introdurre all’interno delle Asl strutture sanitarie deputate a valutare la sicurezza dei luoghi di lavoro, anche per il rischio oncologico, mediante il rilancio di attività di medicina del lavoro. L’obiettivo è quello di disporre di valutazioni omogenee sul territorio regionale e di consentire la raccolta di dati che possano essere utilizzati pure per orientare gli interventi di controllo sulla base di una effettiva valutazione del rischio lavorativo”.
La Regione Piemonte, ha precisato l’assessore, d’intesa con la rete oncologica piemontese, ha già promosso un’iniziativa per aumentare la consapevolezza dei diritti dei pazienti. Gli specialisti che operano all’interno dei Gic (Gruppi Interdisciplinari Cure) acquisiranno nel corso delle visite oncologiche alcune semplici informazioni aggiuntive sull’esposizione lavorativa dei pazienti ai quali viene posta una diagnosi di tumore al polmone o alla vescica.
Nel modello attuale, nel caso emergesse una possibile correlazione con l’attività lavorativa, gli operatori informeranno i pazienti sulla possibilità di rivolgersi gratuitamente a un ente di patronato che provvederà a valutare, attraverso il ricorso di specialisti, circa la possibilità di avviare le pratiche necessarie per il riconoscimento e il risarcimento del danno da parte di Inail.
Le principali cause di tumore sono state identificate nell’esposizione a stili di vita dannosi per la salute e fattori ambientali, sia di tipo occupazionale che non-occupazionale. In particolare per i fattori occupazionali sarebbe attribuibile circa il 4/5% dei tumori maligni con forti differenze tra generi e tra sedi tumorali.
Nel corso delle interrogazioni e interpellanze è stata fornita risposta agli atti ispettivi di Silvio Magliano (Moderati): sui defibrillatori semiautomatici (DAE) perché siano davvero utili (e dunque salvino vite umane) devono essere capillarmente diffusi, opportunamente mantenuti e rigorosamente mappati e sulle Case Atc, la legge regionale numero 6/2015 sia finalmente applicata.