Nel 2020 la montagna estiva non fa flop. E il turismo non cala come succede invece per altre destinazioni. Lo confermano i dati Istat pubblicati relativi al “Movimento turistico in Italia” da gennaio a settembre 2020. Non solo la montagna tiene, anche “i borghi vincono”.
Secondo l’Istat, la preferenza dei turisti italiani, infatti, si indirizza, più che in passato, sulle località montane, le quali ad agosto raggiungono gli stessi livelli dello scorso anno (-0,4% di presenze) e soprattutto sui Comuni a vocazione culturale, storico, artistica e paesaggistica, dunque i borghi in particolare, che registrano addirittura un incremento (+6,5%) rispetto al 2019 (unica variazione positiva registrata in tutto il dossier che confronta 2019 con l’anno della pandemia). Incrementi delle presenze dei clienti italiani si verificano solo in Umbria (a vocazione fortissima per un turismo di qualità nei borghi) e nella Provincia autonoma di Bolzano (entrambe con valori intorno al +15% rispetto al 2019). Le presenze turistiche in Italia nei primi mesi del 2020 si sono dimezzate rispetto allo stesso periodo del 2019 (-50,9%). Per i comuni a vocazione culturale, storico, artistica e paesaggistica la diminuzione è del 54,9%, per quelli con vocazione marittima è del 51,8%. I comuni a vocazione montana, invece, registrano un calo inferiore alla media nazionale (-29,3%). I mesi da marzo a maggio 2020 (quelli del lockdown) vedono cali anche vicini a -95% rispetto al 2019. Nel trimestre estivo, la flessione del turismo nelle grandi città è addirittura più grave (-76,3% nei mesi di luglio, agosto e settembre 2020 rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno); per i Comuni a vocazione culturale è pari a -41,2%, per quelli a vocazione marittima è -38,7% mentre per i Comuni a vocazione montana è -19,4% (-36,1% la flessione media nazionale). La montagna è il comparto che subisce flessioni minori rispetto al 2019.
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