Ascoltiamo l’appello dei cento uomini di scienza

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’appello del presidente dell’Accademia dei Lincei e di un centinaio di uomini di scienza che invitano il Governo ad assumere provvedimenti immediati e più stringenti per evitare il dilagare del contagio assume un valore molto particolare in un momento di sbando e di incertezza 

Chi scrive è stato bene attento negli scorsi mesi alla difesa dei diritti e delle garanzie costituzionali dei cittadini durante la clausura imposta dal Governo, ma la gravissima situazione in cui ci dibattiamo rende prioritaria la tutela del diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione.
C’è chi in modo improvvido ha ironizzato sui cento “vecchietti”  che dovrebbero essere rinchiusi in una RSA, sottovalutando il valore di una denuncia tanto grave e del tutto inedita . Benedetto Croce diceva che  l’onestà degli uomini di scienza è una risorsa paragonabile alla pudicizia delle donne. Comprendo che oggi parlare di pudicizia faccia sorridere perché siamo in una società desertificata priva di ogni riferimento morale, ma l’appello di cento scienziati non può cadere nel vuoto. Non si tratta di persone che vogliono approfittare della pandemia per apparire in Tv a pontificare. Si tratta di persone serie che possono essere considerate, come diceva Luigi Firpo, dei monaci del sapere. Occorrono provvedimenti drastici subito, per salvare la vita degli italiani. Gli appetiti  delle corporazioni economiche passano in secondo piano. Anche la riapertura delle scuole che ha portato alla decuplicazione dei contagi va rivista e ripensata in modo rapido perché essa segna il netto fallimento del Governo sul piano della sicurezza. Il gravissimo problema dei trasporti non affrontato nei mesi scorsi è un altro elemento che provoca l’innalzamento dei contagi.   Quei cento scienziati che si rivolgono al Presidente della Repubblica non devono essere una voce nel deserto di una politica che non sa o non vuole decidere. Quando la casa brucia, le mezze misure non servono e sono necessari interventi adeguati al caso. I tempi degli assessori che vanno in viaggio di nozze durante la pandemia sono davvero finiti. Occorre severità, coraggio e decisione, abbandonando le incertezze di questi giorni che hanno già provocato troppi contagi e troppe morti. L’Accademia dei lincei, che è il più alto consesso scientifico italiano, va ascoltata e va ascoltata subito e non derisa. Scrivere che essa è la “terza età della scienza“ appare un’affermazione tanto offensiva quanto infondata. Se io penso al livello di alcuni miei amici  accademici come il microbiologo di fama internazionale  Giorgio Cavallo o il giurista sommo Giovanni Conso che fu presidente dell’Accademia, mi sorge spontaneo un moto di indignazione per i livelli bassissimi a cui siamo  giunti.
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