Montanelli e Quaglieni

Che errore la furia iconoclasta contro Montanelli

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’associazione antifascista milanese “I sentinelli”, anticipazione maschile delle sardine, sull’onda iconoclasta di un pur giusto antirazzismo,vorrebbe eliminare dalla toponomastica di Milano il nome di Indro Montanelli, abbattendone anche il non bellissimo monumento che la città gli ha dedicato.

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Pur essendo stato considerato di destra  o comunque contro certa sinistra settaria, Montanelli dopo la rottura con Berlusconi, venne  osannato perfino nei festival dell’”Unità”.
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Oggi viene accusato di essere stato razzista perché durante la guerra in Africa  Orientale  scelse come compagna una giovanissima  abissina secondo le consuetudini locali. Giudicare Montanelli con i criteri odierni per un fatto lontano, legato ad un mondo remotissimo, appare del tutto strumentale ed anacronistico. Sembra che il digiuno  delle manifestazioni per tre mesi stia provocando il peggio. Molte menti appaiono turbate. Montanelli è stato il più grande giornalista del secondo Novecento ed ha saputo dimostrare di saper andare controcorrente quando era necessario per arginare una deriva conformistica intollerabile. Il suo “Giornale” è stato un’alternativa sicura a certo sinistrume che stava montando in Italia con arroganza egemonica negli Anni 70  e che finì di parteggiare per il terrorismo rosso. Tutti  o quasi si stavano allineando come delle pecore, ma Montanelli seppe dire  di no. Venne anche ferito dalle Br. Quell’episodio lontano della sua giovinezza va contestualizzato in una realtà  molto particolare come quella abissina. In ogni caso si può considerare  come un errore giovanile. Se un episodio isolato bastasse a screditare una vita intera, nessuno potrebbe avere un monumento o potrebbe essere ricordato. L’attenzione alla vita di Montanelli di questi “Sentinelli” – uno strano nome di cui non avevo mai saputo nulla – è quanto meno sospetta perché sono andati a cercare una macchiolina invece di considerare a pieno la figura complessiva di Indro. Ho avuto un rapporto di amicizia cordiale con lui che venne nel 1988 e nel 1991 al Centro Pannunzio. Furono eventi  indimenticabili. Conoscendolo da vicino capii la grandezza anche umana di Indro che inserii nel mio libro “Figure dell’Italia civile” che ho presentato in tutta Italia. Solo una volta trovai un arzillo vecchietto  che mi contestò il fatto di  averlo inserito  arbitrariamente nel mio libro che contiene i ritratti di Bobbio, di Casalegno, di Venturi e di tanti altri intellettuali di sinistra. Ma neppure l’arzillo vecchietto ebbe il coraggio di demolire Montanelli, raccontando l’episodio su cui si accaniscono i “Sentinelli”, un nome di per sè preoccupante perché in una libera democrazia le opinioni dovrebbero essere tutte rispettate senza bisogno di “Sentinelli“ che ci delimitino gli orizzonti del pensiero. Aveva ragione Flaiano quando diceva che i fascisti sono di due tipi: i fascisti e gli antifascisti. Renzo De Felice disse che il retaggio fanatico del fascismo si era trasmesso  in eredità all’antifascismo che in parte fu costituito da ex fascisti convertiti all’ultima ora. L’idea di cancellare i giardini Montanelli di Milano e di abbatterne la statua esprime un’intolleranza manichea che  non  sa rispettare la storia e le persone che la pensano diversamente. Un risorgente giacobinismo o un paleo- marxismo del tutto incompatibile con la civiltà liberale per cui Montanelli si è speso durante la sua lunga vita, magari  sbagliando qualche volta, come capita agli uomini che non sono dei santi e non ambiscono all’aureola perché hanno peccato. I “Sentinelli” si autodefiniscono oltre che antifascisti anche laici. Forse non sanno neppure cosa sia la laicità che non è solo tolleranza, ma è  soprattutto rispetto per tutte le idee. Questi signori non conoscono la differenza tra laicità e laicismo che spesso è assai poco laico. L’accanimento violento contro Montanelli lo sta a dimostrare.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com
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