IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Il Sindaco di Milano Sala che aveva dimostrato i suoi evidenti limiti politici all’inizio dell’epidemia, sottovalutandola totalmente, propone oggi un’assemblea costituente per riscrivere la Costituzione. Pur non essendo mai stato convinto della perfezione della nostra Carta, ritengo la proposta di Sala del tutto intempestiva e sbagliata
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La riscrittura in tempi normali la tentò Renzi che aveva colto l’opportunità di alcuni cambiamenti, ma si rivelò un pessimo costituente, proponendo un testo pasticciato e confuso. Oggi non siamo
e non saremo in futuro in tempi normali. L’assemblea Costituente venne eletta il 2 giugno 1946, ad oltre un anno dalla fine della guerra, in un clima comunque non sereno perchè per troppi la scelta di quella data era motivata dal desiderio impellente di dare il benservito alla monarchia, considerata colpevole della dittatura fascista e della guerra perduta. Superato l’ostacolo della liquidazione della monarchia, anche per l’atteggiamento del re che preferì l’esilio ad una guerra civile, i Costituenti seppero mettere da parte gli egoismi settari di partito e trovarono il modo per stendere un testo tra il 1946 e il 1947 che sapeva guardare avanti, al futuro della democrazia italiana. In quell’assemblea costituente ci furono i migliori uomini politici dell’’Italia novecentesca, come ci furono solo nel Risorgimento. Si realizzarono dei compromessi evidenti, ma nel complesso la democrazia italiana ebbe una carta costituzionale di grande rilievo storico – politico, con riferimenti etici di primissimo livello.
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Se si pensa a quale classe politica ha oggi l’Italia e alle condizioni economiche in cui saremo ridotti dopo l’emergenza sanitaria, appare davvero impossibile pensare di accingersi a scrivere una nuova Costituzione. Sono possibili tra il resto gravi conflitti sociali che sarà difficile prevenire e forse reprimere. L’attuale Costituzione appare oggi preziosissima ed è anche un baluardo rispetto ai sempre possibili conati autoritari di un governo inadeguato che non sa guidare il Paese, ma rincorre con affanno i problemi . L’esempio autoritario dell’ Ungheria ci fa apprezzare la nostra Carta, sempre che i suoi tutori istituzionali sappiano salvaguardare le prerogative del Parlamento, come ha messo in evidenza con coraggio l’ex presidente del Senato Marcello Pera, una delle poche grandi risorse della Repubblica. Sala pensi a fare il sindaco , se è ancora in grado di farlo, alla democrazia e al suo futuro penseremo noi cittadini.
Scrivere a quaglieni@gmail.com
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