Il grande fotografo milanese in mostra alla Fondazione Cosso
Fino al 3 maggio 2020
San Secondo di Pinerolo (Torino)
Fu lui stesso, un bel giorno, a dire di sé: “Mi considero un terrorista della pubblicità”. Provocatore. Anticonformista. Dirompente e irriverente, per qualcuno fin quasi alla blasfemia. Esagerato. Sempre. E più che mai, con l’avanzare del tempo. Ancora lui: “Esagerare è una forma di creatività che appartiene all’arte… esagerare fa bene, è un esercizio delle passioni dalle quali veniamo sempre più allontanati dalla realtà analgesica in cui viviamo”. Altra pillola (ce ne sono a decine), buttata lì con il sarcasmo di un sorriso disarmante, del “Toscani – pensiero”, che sta alla base dell’inusuale forza creativa di immagini fotografiche diventate ormai eredità, più o meno contestata e contestabile (per i metodi pubblicitari di shockvertising) dell’immaginario collettivo. Immagini che, in gran parte, ritroviamo assemblate nella grande mostra – curata da Nicolas Ballario, Susanna Crisanti e Roberto Galimberti – organizzata dalla Fondazione Cosso nella sua sede storica del Castello di Miradolo, a San Secondo di Pinerolo, fino al 3 maggio del prossimo anno.
Milanese, 77 anni portati con istrionica baldanza, fra i grandi della fotografia mondiale, Oliviero Toscani (figlio di Fedele, primo fotoreporter del “Corriere della Sera” e studi di Fotografia all’Università delle Arti di Zurigo) viene raccontato in mostra attraverso centinaia di stampe, manifesti e migliaia di immagini proiettate, gravitanti attorno ad un centinaio di opere che ripercorrono la sua carriera, dagli esordi alle più famose campagne per brand come Esprit, Chanel, Robe di Kappa, Fiorucci, Prenatal, Jesus (con i jeans “scandalosi”- era il ’73 – del “Chi mi ama, mi segua” trascritto sul tondeggiante fondoschiena di Donna Jordan), fino, passando per altre innumerevoli strade, a Benetton, per cui Toscani lavora dal 1982 al 2000, creando l’immagine e l’identità di United Colors of Benetton con una strategia di comunicazione orientata verso messaggi di pace e tolleranza e i riflettori ben accesi su problemi sociali quali AIDS e pena di morte, anoressia, integrazione ed uguaglianza. Dopo una pausa forzata (per una delle tante querele che hanno costellato nel tempo l’attività di Toscani), solo nel 2017, il fotografo riprende a dirigere la comunicazione del noto marchio di Ponzano Veneto. Accanto alle immagini iconiche, cariche di una genialità intuitiva e di una forza creativa non comune (Toscani è stato, dal 2008 al 2009, il presumibilmente primo assessore al mondo con delega alla “Creatività” al Comune di Salemi, sindaco un altro campione di originale estrosità come Vittorio Sgarbi), in rassegna al Castello di Miradolo troviamo anche esposte fotografie inedite, perfino quelle realizzate da studente, uscite per la prima volta dall’archivio e dal suo studio in Toscana, dove oggi l’artista vive, produce vino e olio d’oliva e alleva cavalli.
Mostra sicuramente fra le più “complesse” (come l’ha definita lo stesso Toscani) per la ricchezza e la varietà del materiale esposto; innovativa anche per il Castello di Miradolo che, per la prima volta, oltrepassa il limite delle sale interne per aprirsi nel percorso espositivo agli spazi naturali del grande Parco ottocentesco. Qui, infatti, ad accogliere il pubblico, sono le fotografie del Progetto “Razza Umana”, portato avanti da Toscani a partire dal 2007 (immagini di persone, di occhi, di solo apparente banalità di gesti ritratti in ogni dove del pianeta per ricordare l’esistenza di un’unica razza, quella umana) e i grandi manifesti 6 X 3 che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. Come i due bimbi che s’abbracciano, l’angioletto bianco tutto boccoli dorati e il diavoletto nero o i tre cuori del ‘96, del tutto simili e battenti all’unisono, pur se uno White, l’altro Black e l’altro Yellow; fino ai due occhi, uno verde e uno nero, sul volto di un africano, immagine diventata logo di “Fabrica”, il suo centro di ricerca di creatività nella comunicazione concepito nel ’93 o il “sacrilego” bacio fra la modella-suora e il modello-prete. Esagerare. Stupire.
Per raccontare senza mezzi termini e la benché minima perplessità la sua idea di mondo e quel concetto di vita che “ha senso solo se si vive ‘contro’”. “Il conformismo uccide la creatività e finisce per annientare l’uomo”. Ancora una pillola (fatene buon uso) del “Toscani – pensiero”.
Gianni Milani
Oliviero Toscani
Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (Torino); tel. 0121/502761 o www.fondazionecosso.it
Fino al 3 maggio 2020
Orari: lun., ven., sab. e dom. 10/18,30
Nelle foto
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