Paola Giacomini. 9mila chilometri a cavallo, come testimone di pace

Dalla Mongolia alla Polonia
Un incontro al MAO di Torino


In occasione della visita ufficiale, in questi giorni, a Torino della delegazione mongola di Kharkhorin, antica capitale della Mongolia, per siglare il rinnovo del Patto di Collaborazione (sul piano di progetti di valorizzazione turistico-culturale e interreligiosa) , fra la città mongola e le Istituzioni torinesi, si è tenuto al MAO – Museo d’Arte Orientale di via San Domenico a Torino (insieme al Centro Scavi scelto fra gli interlocutori più accreditati per uno scambio e una collaborazione scientifica ad ampio raggio), un incontro di particolare interesse fra Paola Giacomini e il Sindaco di Kharkhorin, Enkhbat Lamzav. Incontro avvenuto senza particolari clamori e squilli di trombe – nella compostezza di gesti, comunque, di grande portata umana – come obiettivo preparato e portato a termine con ostinata tenacia, a significare la riconsegna di un testimone che ha cavalcato migliaia di chilometri, inneggiando pace universale fra i popoli.

Paola Giacomini, scrittrice, guida e cavallerizza originaria della Val Susa, è infatti partita il 10 giugno 2018 da Kharkhorin, diretta a Cracovia (Polonia) per un viaggio in solitaria in sella ai suoi cavalli: la meta designata è stata raggiunta lo scorso 16 settembre, dopo oltre 9mila chilometri di cammino.
A muovere la Giacomini non è stata semplicemente l’idea di “compiere un’impresa”, ma piuttosto la volontà di farsi “veicolo di un messaggio di pace”: per tutto il viaggio infatti, Paola ha portato con sé una freccia consegnata proprio dal sindaco di Kharkorin, Enkhbat Lamzav, e creata da uno degli ultimi artigiani della tradizione mongola in ricordo della leggenda dell’ “hejnał”, simbolo musicale di Cracovia che risuona ancora oggi ad ogni ora, giorno e notte, dalla torre più alta della Chiesa di Santa Maria per ricordare l’ attacco dei Tartari del 1241.

“La sua è stata per davvero – ha sottolineato Marco Guglielminotti Trivel, direttore del MAO – un’avventura carica di poesia e umanità”. Celebrata a ragione in un Museo d’arte antica come il MAO, che non “non vuol essere soltanto un contenitore o espositore di begli oggetti, ma un luogo di incontro e di cultura viva, dove passato e presente possono e devono colloquiare”. “Ben vengano quindi – ha proseguito Guglielminotti Trivel – le storie dei viaggiatori di oggi come di ieri, a ricordarci che anche nell’era digitale si può continuare a sognare avventurandosi nel mondo fisico. Tanto più se a raccontarcelo è una donna che da sola ha portato a compimento un’impresa eccezionale, da vera ‘guerriera’, che si collega alle imprese vere o leggendarie di cui tratta la mostra che abbiamo attualmente in corso al MAO”.

g. m.

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Nelle foto
– L’incontro al MAO
– Paola Giacomini con Enkhbat Lamzav
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