Marzo 2018- Pagina 7

SIGIT, IL FONDO SOVRANO DELL’OMAN INVESTE SU TORINO

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Nella Sala Colonne di Palazzo Civico  si è svolta la conferenza stampa che annuncia ufficialmente il via ai lavori del gruppo Sigit per creare a Mirafiori un polo di innovazione legato al mondo dell’industria plastica; un progetto ambizioso con l’obiettivo di portare  a Torino eccellenza industriale, lavoro e sviluppo. Il progetto Sigit – leader europeo nell’industria di componenti plastici ed in gomma per l’Automotive e per il settore dell’elettrodomestico – parte dalla riqualificazione di un edificio industriale in zona Mirafiori (Corso Orbassano 402/15) che verrà trasformato in uno smart building di ultima generazione. L’Innovation Square Center sorgerà negli spazi dell’ex tipografia Mario Gros e sarà fortemente ispirato dalle logiche di smartworking e dell’impresa 4.0. Il nuovo centro sarà uno spazio aperto alla collaborazione tra le persone, un luogo di confronto per aziende e industrie grazie anche alle opportunità offerte dal digitale, un hub per i giovani che vogliono sviluppare l’innovazione a Torino e un laboratorio per tutti dove sperimentare il futuro per la crescita economica e sociale della città e del nostro Paese. L’incarico del coordinamento dello sviluppo delle fasi di progettazione dei lavori di riqualificazione sarà affidata ad architetti Under 40 tramite un concorso, supportato dall’Unione Industriale di Torino e da ANFIA, programmato dalla Fondazione per l’architettura di Torino e realizzato con il patrocinio del Comune di Torino.

(foto: Bruna Beniamino)

Casellati, senatrice ma non presidenta

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

Maria Elisabetta Casellati, fatta oggetto di attacchi furiosi del solito “Fatto quotidiano”,quasi quel giornale potesse anche decidere le alte cariche dello Stato,eletta presidente del Senato  ha esordito con un discorso altamente istituzionale che le fa molto onore e che rivela come  anche una donna di parte possa ricoprire la seconda carica dello Stato con dignità ed onore, come ha detto citando a Costituzione. Dallo scranno di presidi Palazzo Madama si è subito rivelata all’altezza ruolo. Il nuovo presidente della Camera Fico  non ha voluto liberarsi dai suoi abiti partigiani ed ha fatto un discorso partigiano. Le sue origini nei centri sociali sono difficili da superare, mentre l’avvocato proveniente dal Csm ha rivelato una cultura molto apprezzabile. Aver chiuso il suo  discorso con” Viva l’Italia “ le fa onore. Se posso fare un confronto, quando ho sentito la senatrice Casellati ,ho pensato al senatore Marcello Pera, filosofo prestato alla politica che ebbe il coraggio di infrangere certe vulgate. Quando ho sentito Fico, ho pensato a Fini, anche se non gli auguro il tremendo epilogo della carriera dell’ex delfino di Almirante. Fico e’ anni luce da Nilda Jotti, e’ un laureato di quella inutile facoltà di scienza della comunicazione che ha sfornato tanti inutili parolai.  E mi è piaciuto anche che  Casellati abbia chiesto di non chiamarla presidentessa, ma presidente. Dopo cinque lunghi anni della presidenta Boldrini  era necessaria un’inversione di tendenza in nome  del rispetto della lingua italiana . Se la legislatura durerà cinque  anni, cosa assai improbabile, la senatrice Casellati dimostrerà di che pasta è fatta. L’essere rimasta sempre fedele dal 1994 alle sue idee in un parlamento di voltagabbana risulta essere una grande virtù . E lo scrive uno che non è del suo partito ed a volte ha dissentito dalle sue posizioni. Le ingenerose  critiche del “Fatto” nei suoi confronti sono come medaglie  al valore. Un’ultima osservazione riguarda il PD che ,scegliendo come candidata presidente del Senato l’ex ministra  del MIUR, ha fatto una scelta sbagliata. Tra tante donne valide del Pd scegliere Fedeli e’ apparso  davvero incomprensibile .

“Spazio negato-Spazio immaginato”

Presso il Palazzo Parasi in via Giovanola a Cannobio (Vb) è in corso la mostra di Ubaldo Rodari “Spazio negato-Spazio immaginato”. L’evento è stato  presentato all’inaugurazione del 24 marzo da Antonio D’ Avossa. Ubaldo Rodari  è un’importante incisore che sviluppa la sua ricerca pittorica e grafica sulle dinamiche legate allo spazio, con all’attivo un lungo elenco di mostre in Italia e all’estero tra Svizzera, Francia e Giappone. Nato a Bergamo nel 1952, dopo aver intrapreso l’attività artistica come autodidatta, Rodari ha frequentato a Venezia la Scuola Internazionale di Grafica. Da sempre impegnato anche nel campo della didattica, da quasi quindici anni è direttore artistico dell’associazione “Il Brunitoio“, Officina di Incisione e Stampa in Ghiffa (VB). Attualmente la sua ricerca indaga sulla percezione dello spazio. Una passione, maturata da Rodari con il trascorrere del tempo, traendo ispirazione dai luoghi della vita, tra i monti e la parte alta del lago Maggiore, interpretando i toni e i mutamenti dell’ambiente, stravolgendo e ribaltando molte delle tecniche apprese. L’esposizione a Cannobio si inscrive nel quadro delle mostre pensate per valorizzare questa storica costruzione risalente al XIII secolo, adibita per tanti anni a luogo di giustizia e di governo: il Palazzo della Ragione, meglio conosciuto come palazzo Parasi. La mostra sarà visitabile fino al 6 maggio con questi orari: dal giovedì alla domenica, tutte le mattine dalle 10.00 alle 12.00; il sabato anche il pomeriggio dalle 16.00 alle 18.00.

Marco Travaglini

Le criticità del 112, allarme dei sindacati delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco

I rappresentanti delle organizzazioni sindacali delle forze dell’ordine, del corpo nazionale dei vigili del fuoco e dell’emergenza sanitaria hanno lanciato l’allarme sulle criticità del numero unico di emergenza 112. Sono stati ascoltati in Regione dalla quarta commissione e dall’assessore alla Sanità Antonio Saitta, che ha dichiarato l’intenzione di potenziare gli addetti al numero unico – per i quali sono in corso le procedure per l’assunzione – e l’impegno ad approfondire l’argomento. I sindacati – Stefano Agostinis di Nursind, Claudio Cambursano di Conapo, Salvatore Astrella di Confsal, Pietro Di Lorenzo di Siap, Marino Anzillotti di Siulp e Paolo Boido di Sap – hanno denunciato che il numero unico di emergenza sta creando non pochi problemi. La sala unica detta “laica” in quanto non facente capo ad alcuna organizzazione di soccorso, a loro parere sembra avere ben poco di “laico” dal momento che nelle richieste di soccorso pare privilegiare l’invio di soccorsi sanitari rispetto a quelli tecnici. Non tiene nemmeno presente che, quando si verifica per esempio un grave incidente stradale, è impossibile far intervenire il pronto soccorso prima che il passeggero sia estratto dalle lamiere. Dunque in molti casi, i tempi d’intervento non vengono compressi ma dilatati e, non di rado, dal momento in cui chi richiede l’intervento compone il numero unico al momento in cui ha inizio il contatto con il servizio di soccorso più appropriato possono trascorrere anche cinque minuti. Proprio per evitare questo – hanno convenuto – sarebbe necessario prevedere sale operative interforze, oltre che strumenti adeguati per la geolocalizzazione e la possibilità di accesso a postazioni Internet. L’assessore Saitta ha riconosciuto che si tratta indubbiamente di una questione delicata: “Come assessore alla Sanità sono stato incaricato dal presidente Chiamparino di seguire questo tema anche a livello nazionale e complessivamente, nel corso dei vari tavoli di lavoro, l’accento è posto generalmente sui vantaggi del numero unico”. Il Piemonte ha sottoscritto il disciplinare nel giugno 2016 e “al momento – ha spiegato – sono operative due centrali uniche a Grugliasco (To) e a Saluzzo (Cn), che nel 2017 hanno ricevuto complessivamente 1.488.759 chiamate. Di queste, 682mila si possono classificare come non congrue perché non caratterizzate dall’emergenza ma, per esempio, dalla necessità di ricevere informazioni che si sarebbero potute reperire in altro modo: questo ha permesso di non allertare senza motivo mezzi di soccorso e forze dell’ordine permettendo agli operatori di concentrarsi sulle reali necessità. Stiamo inoltre potenziando il numero di addetti al numero unico, di cui sono in corso le procedure per l’assunzione di dieci operatori a Grugliasco e cinque a Saluzzo e pensiamo sia il caso di audire in Commissione anche i responsabili delle due centrali uniche per avere un quadro più dettagliato su cui ragionare”.

 

ANATEISMO CONTEMPORANEO: a Roma la prima presentazione del libro scaturito dal convegno torinese

Il 27 marzo 2018 a Roma, la prima presentazione del libro “Anateismo Contemporaneo” a cura di Luigi Berzano dell’Università di Torino edito da Pacini.
Lo fa sapere la Chiesa di Scientology, co-organizzatrice, assieme al Centro d’Informazione Buddhista di Giaveno e all’Osservatorio sul Pluralismo Religioso (OPR) del Convegno Scientifico “Forme dell’Ana-teismo contemporaneo” che si è tenuto nel dicembre 2016 a Palazzo Lascaris del Consiglio Regionale del Piemonte.
L’opera rappresenta qualcosa di più della pubblicazione degli atti del convegno. Si tratta infatti del primo testo di approfondimento sulla categoria introdotta per la prima volta dallo studioso Richard Kearney, aprendo un nuovo campo di ricerca nelle scienze delle religioni.
Alle 17.30 presso la sede dell’ICSOR (International Center for the Sociology of Religion) di Viale delle Milizie 108 (Scala A, piano rialzato, interno 1) il Professor Luigi Berzano presenterà la pubblicazione assieme al dott. Bruno Portigliatti del Centro d’Informazione Buddhista e Fabrizio d’Agostino della Chiesa di Scientology di Roma.

Auto si schianta contro palo della luce, muore il conducente

A Caluso, sulla statale 26 questa mattina una Fiat Punto con un uomo alla guida è finita fuori strada  contro  un palo della luce. L’auto  ha preso fuoco e il conducente, Marco Pagliarin, di 52 anni,  residente a Chivasso, è stato soccorso dal personale del 118 ma è morto pochi minuti dopo. I carabinieri di Chivasso e la Polizia Municipale di Caluso stanno esaminando la dinamica dell’incidente.

Un po’ di Oriente in Piemonte

I tesori esotici del duca dal castello di Agliè in mostra al MAO di Torino

 

Martedì 27 febbraio scorso è stata presentata presso il MAO (Museo d’Arte Orientale di Torino) la mostra dal titolo “I tesori esotici del duca. Selezione di opere orientali dal castello di Agliè”, in programma sino al 3 giugno prossimo. L’evento, voluto dal MAO in collaborazione con il Polo Museale del Piemonte, ha visto la partecipazione di Marco Biscione, Direttore del museo, che ha rimarcato la volontà di portare all’attenzione del pubblico i legami tra le collezioni d’arte orientale presenti a Torino e la storia del territorio piemontese, Ilaria Ivaldi, Direttore del Polo Museale del Piemonte, ente che ha in gestione il castello ducale di Agliè per conto del Ministero dei Beni e delle Attività culturali, Alessandra Guerrini, Direttore di Villa della Regina e del castello di Agliè, che ha evidenziato l’importanza dell’iniziativa come veicolo per rafforzare la visibilità del sito canavesano, inserito nel circuito delle residenze sabaude, ma ancora poco conosciuto anche per la carenza di collegamenti efficaci con Torino. L’incontro è stato poi completato dalla studiosa Roberta Vergagni e da Marco Guglielminotti Trivel, conservatore per l’Asia Orientale del MAO, che si sono invece soffermati sulla descrizione delle opere esposte e sulla loro provenienza, soprattutto in relazione alla figura di Tomaso di Savoia duca di Genova (1854-1931) che, durante i suoi viaggi, raccolse la gran parte dei manufatti asiatici radunati nella dimora di famiglia, il castello di Agliè. L’esposizione presenta in anteprima al pubblico, all’interno di una sala al piano nobile di palazzo Mazzonis, già Solaro della Chiusa, dimora nobiliare seicentesca che ospita il MAO, una selezione di opere appartenenti alla collezione di oggetti d’arte e manufatti orientali conservati nel castello ducale di Agliè, dimora sabauda sita nel Canavese, a una quarantina di chilometri a Nord di Torino, che colpisce non solo per la grandiosità, varietà degli ambienti e per la magnificenza di giardino e parco annesso, ma anche per la ricchezza delle collezioni conservate, tra cui quella ornitologica e quella asiatica principalmente dovuta a Tomaso di Savoia-Genova.

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La collezione di manufatti orientali di Agliè, che sarà resa fruibile al pubblico una volta terminata la campagna di studio e restauro, comprende quattro aree geografiche-culturali, Giappone, Cina, Siam (oggi Thailandia) e Cina per Siam (ceramiche cinesi per committenza siamese), con l’aggiunta di un reperto coreano e un altro, un tamburo rituale (visibile in mostra), di area birmana. Due sono, invece, i nuclei di provenienza delle opere: il primo deriva dalle collezioni di Tomaso di Savoia-Genova, il secondo dagli acquisti dell’ingegner Giuseppe Canova. Quest’ultimo si recò in Siam come progettista della prima ferrovia da Bangkok a Phetchaburi, seguendo le orme di altri italiani, ed in particolare piemontesi, giunti in Asia tra Otto e Novecento per mettere le proprie competenze al servizio di Paesi che si stavano modernizzando. Interessante in questo senso è scoprire quali nuclei di reperti conservati al MAO o in altri musei torinesi derivino appunto da acquisti effettuati o doni ricevuti da tecnici e funzionari piemontesi, che si recarono in Oriente per ragioni di lavoro, diventando poi collezionisti di manufatti esotici. Tornando alla figura principale coinvolta nella formazione della raccolta di Agliè, il duca Tomaso di Savoia-Genova, questi era figlio di Ferdinando, fratello minore di Vittorio Emanuele II, e della principessa Elisabetta di Sassonia. Rimasto orfano di padre, morto di tubercolosi a soli 33 anni, venne affidato alla tutela del principe di Carignano Eugenio di Savoia, che indirizzò Tomaso alla carriera militare, inviandolo in Inghilterra, scelta non usuale per principi di casa Savoia, a studiare marineria. In veste di ufficiale della Marina compì la circumnavigazione del globo tra 1872 e 1874, ma fu soprattutto il viaggio intrapreso in Asia orientale tra 1879 e 1881, al comando della corvetta Vittor Pisani, a consentirgli di entrare più profondamente in contatto con quelle culture orientali da cui provengono i reperti raccolti ad Agliè, acquistati come souvenir di viaggio o ricevuti come dono diplomatico da personaggi d’alto rango, come l’imperatore del Giappone e il re del Siam Rama V.

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Tra i manufatti acquisiti dal duca, che andarono poi in parte dispersi quando la dimora di famiglia, il castello di Agliè, venne ceduta allo Stato nel 1939, appaiono preponderanti le ceramiche, in particolare le preziose porcellane cinesi, cui appartiene il grande vaso del periodo Qing in porcellana craquelé decorata a smalti policromi esposto in mostra. Non mancano, però, oggetti d’arte di materiali diversi, come le opere pittoriche di produzione giapponese, cui si riconduce il bellissimo dipinto su carta realizzato a quattro mani, forse su commissione dello stesso Tomaso durante un shogakai, incontro pubblico di pittura e calligrafia, raffigurante un’elegante cortigiana con il suo servitore, immagine riprodotta sulla locandina della mostra, e manufatti d’uso comune, tra cui un risciò (non presente in mostra), recante lo scudo sabaudo, donato al duca dall’imprenditore della seta Carlo Giussani per i suoi spostamenti nelle regioni interne del Giappone, ed un copricapo coreano Gat (XIX sec) a larga tesa, tradizionalmente adoperato in estate per ripararsi da “mosche e zanzare”, come si legge sulle memorie di viaggio. Di particolare importanza, come occasione per implementare la raccolta, fu l’incontro di Tomaso con Rama V, re del Siam, che a quel tempo, nel 1881, era in lutto per l’improvvisa perdita dell’amata sovrana. Tomaso assistette alle cerimonie in onore della defunta e alcuni oggetti presenti ad Agliè sono riferibili proprio a questo evento, in particolare le riproduzioni di modelli di barche da parata cerimoniale utilizzate per l’occasione. Afferenti alla cultura siamese e visibili in mostra, sono anche la grande testa di Buddha in bronzo con tracce di doratura, risalente a fine XV secolo, e le maschere dei personaggi del poema Ramakien indossate dagli attori del dramma Khon.

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I viaggi compiuti da Tomaso s’inseriscono in un contesto più ampio in cui si stava affermando la consuetudine di organizzare spedizioni in Oriente per allacciare relazioni diplomatiche o per scopi commerciali; significativo è, in questo senso, il trattato di amicizia e commercio stipulato a Parigi nel 1857 tra Regno di Sardegna e Persia, poi confermato come accordo italo-persiano nel 1862 a Teheran, che consentì l’afflusso a Torino di materiali confluiti nelle raccolte di scienze naturali. Il gusto per l’Oriente s’era però affermato già da tempo, entrando sin dal Settecento nell’arredo delle residenze sabaude e delle dimore aristocratiche, impreziosite da chinoiseries, manufatti di provenienza asiatica, talvolta adattati a nuove funzioni (ad esempio vasi cinesi adattati a lumi a petrolio) e oggetti realizzati in Occidente imitando modelli orientali. La visita alla mostra vuole anche essere un invito a scoprire il castello di Agliè, magnifico esempio di residenza sabauda extraurbana, che cominciò a svilupparsi, nelle forme in cui oggi la contempliamo, alla metà del Seicento quando l’allora proprietario, il conte Filippo San Martino d’Agliè, sentimentalmente legato alla prima Madama Reale, Cristina di Francia, volle trasformare la fortezza di famiglia, d’impianto medioevale, in residenza aulica, in grado di rivaleggiare con il palazzo ducale di Torino, chiamandovi a lavorare Amedeo di Castellamonte. Le successive stagioni di rinnovamento si situano nella seconda metà del Settecento, per opera di Ignazio Birago di Borgaro, dopo che nel 1763 re Carlo Emanuele III di Savoia aveva acquistato il castello dai San Martino per darlo in appannaggio al secondogenito, nato dalla terza moglie, Benedetto Maurizio duca del Chiablese, e nel periodo della Restaurazione sabauda, per opera di re Carlo Felice e della consorte, Maria Cristina di Borbone-Napoli, che affidarono i lavori a Michele Borda di Saluzzo. Con la morte di Maria Cristina il castello passò, infine, per eredità ai duchi di Savoia-Genova, che ne fecero la loro dimora, privilegiando la funzionalità degli arredi sulle esigenze di rappresentatività e apportando, quindi, modifiche non sempre in linea con la vocazione originaria degli ambienti.

 

Paolo Barosso

Assolto dopo 9 anni: aveva tentato di rubare una melanzana. E lo Stato paga le spese

DALLA PUGLIA 

Sono trascorsi nove anni tra inchiesta e processi vari e finalmente la Corte di Cassazione ha assolto un uomo di 49 anni che era accusato di aver cercato di rubare una melanzana in un campo. Era stato condannato dalla Corte d’appello di Lecce a cinque mesi di reclusione, ma la  Suprema corte ha deciso che in questo caso debba essere applicata la causa di non punibilità per la  particolare tenuità del fatto. Peccato che il processo sia costato allo Stato diverse migliaia di euro, in quanto l’imputato è indigente ed ha usufruito del patrocinio gratuito nei tre gradi di giudizio.

 “Gran Premio di Matematica Applicata”: sesto posto per una torinese

All’Università Cattolica del Sacro Cuore premiati i vincitori del concorso educativo realizzato dal Forum ANIA-Consumatori in collaborazione con l’Ateneo

Torino, 26 marzo 2018 – Si chiama Matilde Bidone ed è del Liceo scientifico “E. Majorana” di Torino la giovane studentessa piemontese che si è distinta nell’edizione 2018 del “Gran Premio di Matematica Applicata”, concorso educativo realizzato dal Forum ANIA-Consumatori in collaborazione con la Facoltà di Scienze Bancarie, Finanziarie e Assicurative dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Sul gradino più alto del podio si è piazzato Giuseppe Di Fabio del Liceo scientifico “G. Galilei” di Pescara che ha sbaragliato la concorrenza degli oltre 500 finalisti, piazzandosi davanti a Massimiliano Viola del Liceo scientifico “C. Golgi” di Breno (Brescia), mentre Matteo Dell’Acqua del Liceo Scientifico “G. Galilei” di Legnano (Milano) si è classificato al terzo posto. I vincitori e i migliori classificati sono stati premiati insieme ai loro docenti con tablet e altri dispositivi multimediali nel corso di una cerimonia di premiazione che si è tenuta sabato 24 marzo, in contemporanea presso le sedi di Roma e Milano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, alla presenza di autorevoli rappresentanti del mondo accademico e assicurativo. Il “Gran Premio” ha ottenuto il patrocinio del Consiglio Nazionale degli Attuari e della Regione Lombardia e sta avendo un successo sempre maggiore: quest’anno è riuscito a coinvolgere oltre 9.000 studenti (+18% vs 2017) provenienti da 142 istituti superiori, che hanno affrontato quiz e problemi di logica, quesiti a risposta chiusa e aperta, attraverso i quali hanno misurato la loro capacità di applicare modelli matematici astratti alla vita reale. La crescente partecipazione di scuole e studenti è un riconoscimento alla valenza educativa della gara, che ha l’obiettivo di valorizzare le competenze logico-matematiche dei ragazzi, sensibilizzandoli sui risvolti concreti di una disciplina fondamentale per la loro formazione e per il loro futuro. La competizione si è svolta come sempre in due fasi distinte: tutti gli studenti iscritti hanno sostenuto la prima prova nella scuola di appartenenza, mentre solo i migliori hanno partecipato alla finale dell’iniziativa, tenutasi il 23 febbraio scorso in contemporanea presso le sedi di Roma e Milano dell’Università Cattolica, che ha poi determinato la classifica definitiva.