Lo sport: combinazione di eventi…

Quando qualcuno ottiene un risultato in qualsiasi competizione sportiva talvolta non si comprende bene quale sia la causa di tale effetto finale oggettivo.

La persona comune si ostina a pensare che sia l’ultima cosa che ha fatto che le ha permesso di raggiungere quest’ultimo traguardo. Eppure, a ben vedere, si scopre che il risultato è sempre una combinazione di eventi, che mai per caso si combinano insieme affinché il risultato sia positivo. Un insegnamento profondo suggerisce di giudicare la bellezza di chi ha creato qualcosa proprio valutandolo da ciò che ha creato, e anche lo sport non fa eccezione. Il punto è valutare tutte le componenti di questo risultato. Chi vuole andare più veloce, chi vuole dimagrire, chi diventare enorme, chi resistere più a lungo, chi … altro vorrebbe fare…, dovrebbe avere la correttezza morale di stabilire dove era situata la sua base di partenza e gli “strumenti” impiegati per avanzare nel suo percorso. Così come invece chi ha la responsabilità di squadre sportive dovrebbe avere ben presente il risultato finale da raggiungere e, a ritroso, valutare tutti i passi necessari affinché tale obiettivo venga realizzato.I componenti sono diversi in ogni ambiente, ma anche quando è uno solo a vincere, pur non togliendo i talenti individuali, sovente il tutto si accompagna alla “fatica” tecnica ed organizzativa di tante altre persone.Si è tentati di dire “…ho fatto tutto da solo…” ma da soli si può realizzare poco, e anche se fosse quello di aver vinto una gara o un torneo allenandosi da soli…senza coloro che organizzano gare e tornei anche il campione non saprebbe né dove né con chi né quando gareggiare, e quindi… .Lo sport è una comunione di intenti talvolta opposti che sinergicamente si combinano spingendo vettorialmente in una sola direzione. Quando le direzioni sono più di una l’evento si complica e di solito fallisce. Chi vuole vincere, chi vuole guadagnare, chi vuole avere visibilità, chi vuole vedere uno spettacolo, …, sono vari aspetti apparentemente slegati, ma la mente “superiore” che coordinerà qualsiasi momento sportivo dovrà tenerne conto in simultanea, affinché tutto accada nel modo giusto per tutti o, almeno, quasi tutti… .

Non è facile gestire lo sport, e diventa ogni giorno più difficile fare i conti con la moneta che sempre più manca allo sportivo di livello amatoriale e meno ancora alle società sportive che sono però la base reale di tutto lo sport anche di altissimo livello.

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Compiere tutti i passi rivolti alla realizzazione di un fine socialmente utile come una competizione sportiva comporta dispendio di energie fisiche e mentali veramente notevole. E la cosa più triste è che di solito si vede solo il “vincitore” (e talvolta anche lui o lei passa inosservato) e tutto il lavoro oscuro, il mecenate, il volontario, colui che professionalmente ha lavorato bene affinché tutto riuscisse, non esce dalla “camera buia dei lavoratori nella miniera dello sport”.E allora, almeno, proviamo con un qualcosa di facile, da fare ad esempio, durante occasioni particolari. Quando guardiamo i giocatori impegnati in una partita di calcio o basket, quando osserviamo una gara ciclistica o di canottaggio, un gruppo di gente che nuota-pedala-corre… e tanti e tanti altri ancora, date un sorriso a loro, ci mancherebbe altro, ma rivolgete anche un pensiero a tutti coloro che, da dietro le quinte oscure e nell’ombra talvolta totale, permettono a tutti gli atleti di svolgere attività sportiva.E, a dirla tutta, questo consiglio è diretto anche a tutti gli atleti che è proprio solo grazie alle tante persone “oscure” che hanno più o meno coscientemente incrociato nella loro carriera che possono sperare di raggiungere se non proprio “fama e gloria”, almeno le proprie soddisfazioni personali e perché no, qualche volta anche economiche. L’arte di riconoscere le abilità altrui richiede uno sforzo di una qualità ormai quasi dimenticata: l’umiltà. Ma anche dove non arrivasse tale qualità, proprio dallo sport dovrebbe rinascere quella cosa chiamata “educazione sportiva” che tanto serviva e serve nella competizione quanto, come scuola di vita, servirebbe nella quotidianità di tutti i giorni.

 

Paolo Michieletto

 

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