Ottobre 2016

Il Comitato regionale “SCELGO NO”

La sinistra del Partito Democratico in Piemonte organizza i Comitati per il No al referendum costituzionale, per dare voce e rappresentanza a tutti gli elettori, militanti, simpatizzanti del Pd e del centro-sinistra, in particolare a quel ‘popolo senza partito’ formato da oltre 4 milioni di elettori di sinistra, donne e uomini che non votano più Pd, perché in questi ultimi anni lo hanno visto trasformarsi in un ‘partito senza popolo’.

 apidge-referendum

Il Comitato regionale “SCELGO NO” si riunisce presso la SOMS (Società di Mutuo Soccorso) E. De Amicis, in corso Casale 134, a Torino (scelgonopiemonte@gmail.com),e si farà promotore di dibattiti, iniziative e volantinaggi a sostegno del “NO” al referendum costituzionale del 4 dicembre. Il Presidente nazionale è  l’avvocato e prof. Guido Calvi, il portavoce è Stefano Schwartz.

 

In queste settimane sono già stati aperti oltre 20 Comitati in tutto il Piemonte: nelle 8 Città capoluogo di Provincia (Torino, Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbania, Vercelli) e in numerosi grandi e piccoli Comuni tra i quali Rivoli, Grugliasco, Settimo Torinese, Beinasco, Ivrea, Tortona, Acqui Terme, ecc., e in diverse Circoscrizioni di Torino (la 2, la 4, la 5 e la 6).  Altri Comitati verranno aperti nei prossimi giorni.

 

“SCELGO NO” perché la riforma costituzionale è una riforma pasticciata, confusa e ambigua che cambierebbe in peggio il Paese.

Un NO ragionato per un Paese che riflette

Un NO deciso, per un Paese che decide

Un NO semplice, per non complicare tutto

Votare NO è una scelta saggia, rigorosa, equilibrata e che consente di prevedere

un futuro migliore per le nuove generazioni.

 

scelgonopiemonte@gmail.com

www.scelgono.it

Cavagnolo celebra le Forze Armate

alpino cappelloCavagnolo festeggia la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate (ovvero la ricorrenza del 4 Novembre) domenica 6 novembre con celebrazioni a cura dell Gruppo Alpini e dell’Associazione combattenti e reduci. Alle ore 17 ci sarà il ritrovo dei partecipanti presso la sede del Gruppo Alpini, nella stazione ferroviaria. Seguirà, dalle 17.15, il corteo verso piazza Vittorio Veneto e l’alzabandiera al monumento dell’Alpino, la deposizione della corona d’alloro ed interventi dell’amministrazione e di altre autorità. Alle ore 18 verrà celebrata la Santa Messa in onore dei Caduti e, alle 19.30, nella sede del Gruppo Alpini verrà servita la Cena dell’Unità nazionale.

Massimo Iaretti

(foto: il Torinese)

 

In tempo di crisi a volare è solo Fca: utile più che triplicato a 740 milioni di euro

fca lingottoIl gruppo Fca sta andando a gonfie vele: ha chiuso il trimestre con un utile netto adjusted più che triplicato a 740 milioni di euro (+252%) e un utile netto pari a 606 milioni, con  aumento di 1 miliardo di euro rispetto al rosso del terzo trimestre dello scorso anno. L’Ebit adjusted è in crescita del 29% a 1,5 miliardi di euro, e  tutti i settori sono in miglioramento, in particolare in Europa, eccetto fiat fcal’America Latina, mentre l’Ebit è pari a 1,34 miliardi di euro rispetto ai 225 milioni di euro dello stesso periodo del 2015. I  target per l’anno in corso sono rivisti al rialzo  a seguito della forte performance operativa dei primi nove mesi: ebit adjusted superiore a 5,8 miliardi di euro (rispetto a oltre 5,5 miliardi di euro), utile netto adjusted oltre 2,3 miliardi di euro (era oltre 2 miliardi di euro). Sono confermati i ricavi netti oltre 112 milioni di euro e l’indebitamento netto industriale sotto i 5 miliardi di euro.

(Foto: il Torinese)

“Agricoltura, serve maggior decisione. La Regione non sia timida”

agricolturaConfagricoltura rilancia la manifestazione del 4 novembre a Torino davanti all’Assessorato all’Agricoltura e chiede alla Regione di schierarsi con vigore a sostegno del progetto di crescita del settore primario

“Questo Psr proprio non ci soddisfa: il fatto che la Regione, in particolare negli ultimi giorni, stia dedicando attenzione alla materia è la netta dimostrazione che i gravi problemi che abbiamo denunciato sono più che fondati e che è indispensabile porre rimedio a una situazione pesante, che sta penalizzando fortemente le imprese agricole piemontesi”.

Gian Paolo Coscia, presidente di Confagricoltura Piemonte, ricorda che l’organizzazione degli imprenditori agricoli venerdì 4 novembre alle 10 sarà a Torino, davanti all’Assessorato regionale all’Agricoltura in corso Stati Uniti 21, con un presidio di manifestanti provenienti da tutte le province piemontesi. Le problematiche evidenziate da Confagricoltura, sulle quali si stanno registrando ampie convergenze anche tra le imprese non aderenti all’associazione, sono eloquenti. Confagricoltura porta un esempio: se non si modificheranno gli impegni la metà dei giovani che otterranno il via libera per gli insediamenti nelle zone di pianura non potrà ottenere i finanziamenti per migliorare l’azienda. Infatti, su 867 domande di miglioramento aziendale presentate da giovani in zona di pianura, oggi sono in graduatoria utile soltanto 396; così il 54,3% degli aventi diritto si vede negata la possibilità di effettuare investimenti.

“Nell’incontro del Comitato di Sorveglianza del Psr che si è svolto venerdì 28 ottobre – dichiara Luca Brondelli di Brondello, vicepresidente di Confagricoltura Piemonte con delega al Psr – abbiamo preso atto di alcuni primi timidi segnali di disponibilità della Regione, ma è chiaro che non basta. Con questa impostazione si fiaccano volontà di crescita e capacità di intraprendere di troppi giovani che hanno riposto forti attese nel Psr. È da settimane che chiediamo di redistribuire le risorse, senza utilizzare altri fondi se non quelli che sono già a disposizione del Piemonte (1 miliardo e 90 milioni di euro), per favorire uno scorrimento delle graduatorie, dando a tutti coloro che possiedono i requisiti la possibilità di  realizzare i progetti in cantiere da anni, dall’insediamento dei giovani al miglioramento delle condizioni ambientali. Per questo – aggiunge Brondelli – continueremo a far sentire la nostra voce, perché la Regione si schieri al fianco degli agricoltori e sostenga il settore primario in un processo virtuoso di crescita utile a tutto il territorio”.

Chiellini in campo dopo la Nazionale

juve tifo 34Giorgio Chiellini tornerà alla Juventus solo dopo la sosta per la Nazionale. Sabato scorso nella partita scorso  il Napoli il difensore, che è stato in queste ore sottoposto  ad accertamenti, ha riportato  un trauma distrattivo di primo grado alla regione posteriore della coscia destra. Lo rende  la Juve, secondo cui il giocatore potrà tornare in campo dopo la pausa. Chiellini non parteciperà quindi alla sfida Champions di mercoledì con il Lione, alla trasferta di campionato contro il Chievo e non potrà giocare in maglia azzurra.

Museo del Risorgimento, 5.000 gli ingressi nel ponte

risorgimento5Anche oggi una giornata da record al Museo Nazionale del Risorgimento: i visitatori sono stati circa 2.200, che sommati ai 2.800 ingressi registrati da venerdì 28 ottobre fanno salire a circa 5.000  il numero dei biglietti staccati finora durante questo lungo ponte dei Santi.

Tutte esaurite anche le visite guidaterisorgimento2 all’esposizione museale e alla mostra“Torino e la Grande guerra 1915-1918”, che  attraverso fotografie, tempere, manifesti, giornali e cartelloni pubblicitari racconta la prima guerra mondiale vista da Torino.

Ricordiamo che domani  martedì 1 novembre  il Museo sarà aperto secondo il consueto orario dalle ore 10 alle ore 18 (ultimo ingresso ore 17) per accogliere i tanti turisti presenti in città in questi giorni.

 

 

(foto: il Torinese)

 

informazioni www.museorisorgimentotorino.it

Ricorrenza dei defunti, i cimiteri torinesi restano sempre aperti fino a domenica 6 novembre

Icimitero tombe 2n occasione del ponte di Ognissanti e della ricorrenza dei defunti,  i Cimiteri torinesi restano sempre aperti ai visitatori fino a domenica 6 novembre dalle  8.30 alle 17.30. Lunedì  7 novembre chiusura settimanale. Da martedì 8 novembre apertura ordinaria con orario invernale: dalle 8.30 alle 16.30.

 Gli Uffici Informazioni presso il Monumentale ed il Parco: aperti con orario continuato dalle 8.30 alle 17.30, da lunedì 24 ottobre a mercoledì 2 Novembre. Da giovedì 3 novembre orario ordinario dalle 8.30 alle 13 ed al pomeriggio solo su appuntamento.

 Gli Uffici illuminazione votiva I.L.V.C: apertura straordinaria anche al pomeriggio dal 1 ottobrecimitero-parco sino al 30 novembre,  dalle 8.30 alle 12 e dalle 13 alle 16.30. Restano invece chiusi il sabato e la domenica presso il Monumentale, mentre al Parco, la domenica ed il lunedì.

Ingresso con le auto sospeso da venerdì 28 ottobre a giovedì 3 novembre compreso, ad eccezione dei veicoli muniti di contrassegno europeo disabili.

Servizi di trasporto interno: navetta al Monumentale e linea 102 al Parco, sospese da sabato 29cimitero-loculi ottobre a giovedì 3 novembre compreso, per motivi di sicurezza essendoci grande affluenza di pubblico. Potenziate le linee GTT esterne che portano al cimitero.

Trasporto pubblico: da sabato 22 ottobre a mercoledì 2 novembre sono potenziate le linee dirette al Monumentale e al Parco negli orari di apertura dei cimiteri. Maggiori informazioni sul sito di GTT.

Messe con Monsignor Cesare Nosiglia: martedì 1 Novembre, alle 15.30, celebrazione presso il piazzale all’ingresso principale del Cimitero Parco. Mercoledì 2 Novembre, sempre alle 15.30, presso la Gran Croce del viale centrale al Cimitero Monumentale. Per tutte le altre celebrazioni vedere Programma messe e cerimonie Commemorazione 2016

Per maggiori informazioni su cimiteri ed uffici cliccare Orari ed accoglienza durante la Ricorrenza 2016

Gli appuntamenti musicali nei cimiteri di domenica 30 Ottobre e martedì 1 Novembre,  sono riportati nel Programma Rassegna Ricordar Cantando

 

www.comune.torino.it

Foto: il Torinese

Settimana del Diabete: Gli appuntamenti a Torino e Provincia

Idiabetel diabete rappresenta oggi una delle malattie croniche più gravi che colpisce una notevole fetta della popolazione, provocando disagi e peggioramento della qualità della vita anche a causa delle complicanze che da esso derivano direttamente.

Attualmente, circa 4 milioni di italiani sono affetti da diabete, e si stima che oltre 1 milione di persone siano diabetiche senza saperlo e quindi non facciano nulla per ridurre la probabilità di incorrere in complicanze di questa malattia metabolica.

Il diabete, di cui si conoscono numerose forme, deriva dall’incapacità dell’organismo di utilizzare il glucosio assunto con la dieta, con conseguente accumulo di questo zucchero nel sangue e insorgenza di numerosi effetti tossici.

Mentre il diabete di tipo 1 (o giovanile) è causato dalla insufficiente o nulla produzione di insulina (l’ormone che consente alle cellule di utilizzare il glucosio), il diabete di tipo 2 è il più frequente nella popolazione adulta.

Per prevenire il diabete, in oltre 500 piazze italiane, ogni anno in Italia si organizza la “Settimana del Diabete”, dal 7 al 14 Novembre 2016.

Quali sono gli appuntamenti che si terranno a Torino e Provincia?

Scopriamoli insieme:

Chivasso: 13 nov | 08.00-12.30 – Screening ed educazione. Piazza della Repubblica. Organizzato da Albertone Monica

Grugliasco: 12 nov | 08.00-13.00 – Screening ed educazione. Parco Porporati. Organizzato da Serafino Gianni Sanfilippo

Orbassano: 11 nov | 08.30-10.30 – Screeening ed educazione. Studio Medico Associato. Via Cavour, 16/4. Organizzato da Studio Medico Associato

Torino: 12 nov | 09.30-17.00 – Screening, concorso fotografico, percorso sensoriale Slow Food, giochi dell’infanzia ed incontri vari. IL CONCORSO E’ GRATUITO, Le immagini possono essere inviate per mail a: concorsi@subalpinafoto.it oppure consegnate direttamente il 12 novembre in Piazza Castello (Torino) presso lo stand delle associacioni organizzatrivi. Prevista premiazione delle immagini vincitrici presso i locali della Famija Turineisa, Via Po 43 il 3 diembre alle ore 16.00. Piazza Castello – Organizzato da Vilma Magliano

Quali sono le complicanze per chi soffre già di diabete?

Le complicanze del diabete sono numerose e gravi e sono causate direttamente dall’iperglicemia che colpisce principalmente (ma non solo) sistema nervoso, reni, occhi e arterie.

Una delle complicanze più comuni e più temibili del diabete è senza dubbio il piede diabetico, causato dalla neuropatia diabetica: la progressiva insensibilità delle estremità del paziente porta questi a percepire in maniera minore i traumi al piede che di conseguenza si infettano, anche a causa della pelle secca che è sintomo della malattia. Inoltre, l’eccesso di glucosio nel sangue danneggia il microcircolo periferico, che quindi trasporta meno nutrienti ed impedisce il cicatrizzarsi delle ferite.

Il piede diabetico è caratterizzato da cute estremamente arida, fessurazioni, ulcere, lesioni, escare e ferite aperte che, nel corso del tempo, tendono a necrotizzare fino alla possibile amputazione. Per prevenire il piede diabetico, oltre a prevenire la malattia stessa, bisogna prendersi cura delle proprie estremità curando l’igiene e utilizzando creme specifiche che garantiscano l’idratazione, come Dexeryl crema il cui contenuto di acqua, glicerolo e vaselina protegge la cute con un efficace effetto emolliente e dermoprotettivo.

Per evitare conseguenze come il piede diabetico, è importante diagnosticare per tempo una condizione di pre-diabete ovvero di resistenza all’insulina e iperglicemia, attraverso gli screening gratuiti.

Truffa polizze auto, sgominata banda

carabinieri xxI carabinieri delle compagnie di Chivasso, di Castellammare di Stabia e Frosinone, hanno notificato un ordine di custodia cautelare a quattro persone della provincia di Napoli, ritenute responsabili di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata e alla frode assicurativa. Erano già state arrestate 4 persone. Le indagini hanno svelato un’organizzazione specializzata nelle truffe e frodi assicurative, che con  falsificazioni della documentazione, presentata all’atto della stipula delle polizze Rca, applicava riduzioni sui premi da pagare. I clienti sono residenti nella provincia di Napoli ma risultano fittiziamente residenti in provincia di Torino. Gli episodi di truffa e falsificazione di polizze contestati agli indagati sono 161,  ai danni di una società assicurativa estranea ai fatti e parte lesa.

Intervista a un cervello in fuga

Di    dalla redazione di OFFICINAMAGAZINE.COM

Secondo recenti statistiche solo riguardo ai proventi da brevetto l’Italia avrebbe perso 4 miliardi di euro negli ultimi 20 anni. Il 35 % dei 500 migliori ricercatori italiani nei principali settori di ricerca abbandona il paese. Fra i primi 100 uno su due sceglie di andarsene perchè in Italia non si riesce a lavorare

Daniela Taverna si laurea in Scienze Biologiche nel 1988 all’Università di Torino. Mossa da un particolare interesse per lo studio delle neoplasie, fa domanda per una borsa di studio all’Associazione Italiana Ricerca Cancro (AIRC), la vince e per 9 mesi lavora in un laboratorio di ricerca a Torino, dove inizia le sue ricerche sul cancro, in particolare sui tumori al seno. Per poter portare avanti il progetto AIRC ha necessità di recarsi all’estero e cosi nel 1989 va a lavorare a Basilea (Svizzera), al Friedrich Miescher Institute, dove lavora con Nancy Hynes. Visto l’enorme divario tra i laboratori svizzeri e quelli italiani, dopo 3 mesi decide di non tornare in Italia e di iniziare un dottorato di ricerca rimanendo altri 4 anni all’FMI. Successivamente si reca negli Stati Uniti, al MIT dove lavora con Richard O. Hynes, ricercatore di fama internazionale. Lavora nel team di ricerca del MIT quasi otto anni. Tornata in Italia, tiene corsi di biologia molecolare all’Università di Torino e fa ricerca all’IRCC di Candiolo. Dal 2008 inizia a lavorare all’Istituto per le Biotecnologie (MBC) di Torino. Dal 2010 è professore associato all’università di Torino.

***

INTERVISTA                                                                                                                                        

Secondo recenti statistiche solo riguardo ai proventi da brevetto l’Italia avrebbe perso 4 miliardi di euro negli ultimi 20 anni. Il 35 % dei 500 migliori ricercatori italiani nei principali settori di ricerca abbandona il paese. Fra i primi 100 uno su due sceglie di andarsene perchè in Italia non si riesce a lavorare. Cosa pensa di queste statistiche?

Le statistiche sono verissime ed è inutile raccontarci delle sciocchezze. É vero: le possibilità sono davvero pochissime. I giovani eccellenti che hanno voglia di fare, possono fare comunque il loro percorso e a mio parere possono riuscire anche ad avere un posto da ricercatore in Italia. Purtroppo, però, la ricerca in Italia è concepita soprattutto come ricerca universitaria e non ci sono molte alternative di “companies” e di industrie che appoggiano la ricerca, come invece ci sono in Svizzera, Francia, Germania, Stati Uniti. Senz’altro ci sono meno possibilità. Il problema, più che arrivare ad avere un posto di lavoro, è riuscire a fare quello che si vuole una volta che lo si ha. Altrove ci sono più possibilità sia di spazi che di aiuti. Un ricercatore può fare della ricerca solo in un team con gente motivata che faccia parte del suo gruppo, altrimenti da solo non fa niente.

Quali crede siano a suo parere le principali cause della fuga dei cervelli?

Sicuramente il fatto che altrove si è molto più apprezzati e quindi si ha la possibilità di fare questo lavoro. Mentre qui già il fatto che le ricerche siano legate all’università fa si che il lavoro sia inteso come docenza. La ricerca è un di più, marginale. Considerando che i professori in università americane prestigiosissime insegnano pochissimo (30 ore l’anno) e per lo più fanno ricerca, l’Italia rappresenta un’eccezione. Noi arriviamo a insegnamenti di 120,150,180 ore l’anno. Il tempo per la ricerca è sottovalutato e solo negli ultimi 3 o 4 anni, forse, si è inziato a rivalutarne l’importanza.

Quali sono le ragioni che l’hanno spinta ad andare all’estero?

Quando sono andata non avevo un’ idea concreta, ero molto giovane. Non mi ero posta molte domande, ero soprattutto molto curiosa di vedere cosa succedeva fuori e sono andata. Una volta in Svizzera ho capito cosa avrei potuto fare laggiù in quel momento. Negli USA ci sono andata quando ero già adulta totalmente convinta di voler esplorare il mondo della ricerca Americano.

Quali sono le condizioni della ricerca in Italia e quali le prospettive future?

C’è qualche centro che ha delle prospettive notevoli. Fra questi l’IFOM a Milano e istituti equivalenti a Trieste, in Toscana, Napoli, Roma. Anche il nostro centro MBC e l’IRCC di Candiolo sono dei centri dove si fa dell’ottima ricerca. Questi sono, però, poche realtà. Rispetto a 30 anni fa le condizioni della ricerca sono senz’altro migliori, ma rispetto a 10 anni fa sono peggiorate. Il governo e le regioni, infatti, hanno tagliato i fondi per via della crisi economica, e non essendoci molte industrie o fondazioni private che possono finanziare la ricerca, non è facile. Non credo, infine, ci siano molte differenze tra un posto come l’MBC di Torino, l’IFOM a Milano e il MIT in termini di potenziale. La vera differenza riguarda “i fondi” che permettono di tenere delle persone di un certo livello, di acquistare apparecchiature avanzate, organizzare servizi per la ricerca.

Quali studi ha condotto negli ultimi anni e di cosa si sta occupando attualmente?

Abbiamo come sistema tumorale sempre quello del tumore al seno e negli ultimi anni ci siamo dedicati molto anche all’esplorazione del melanoma. Dopo aver lavorato a lungo sui recettori di membrana, abbiamo deciso di dedicarci a una nuova ricerca, ossia allo studio del ruolo di piccole molecole di RNA, chiamate microRNA, nella progressione tumorale. L’idea era quella di andare a cercare degli attori fondamentali della metastatizzazione che non fossero recettoriali ma all’interno della cellula. Negli anni 90, due ricercatori Americani, Fire and Mello, che hanno poi ricevuto il premio Nobel, hanno scoperto i microRNA e capito che, nonostante le loro dimensioni minime, questi piccoli RNA hanno un’influenza incredibile nella fisiologia e patologia delle nostre cellule. Noi, abbiamo provato a identificare dei microRNA particolarmente importanti nell’ “escaping”, ovvero nell’allontanamento delle cellule tumorali dalla massa primaria. Questo è stato fatto in maniera semplice confrontando delle cellule tumorali che erano in grado di muoversi con delle cellule che non lo erano. Ci siamo chiesti semplicemente quanto fosse diversa l’espressione quantitativa di 300-400 microRNA (oggi circa 2000 in totale) nei due tipi di cellule. In questo modo si è scoperta tutta una serie di micro RNA più meno espressi nelle cellule altamente maligne e mobili rispetto a quelle non in grado di disseminare. Abbiamo visto che a seconda di come modulavamo nelle cellule questi microRNA le cellule si comportavano in maniera completamente diversa. Diventavano più o meno migratorie e più o meno capaci di formare metastasi nel topo. Abbiamo analizzato l’espressione dei nostri microRNA nei tumori umani e abbiamo riscontrato i medesimi risultati. Attualmente stiamo cercando di fare qualche tentativo terapeutico. Proviamo a bloccare i microRNA pro-metastatici oppure a rimpiazzare quelli anti-metastatici che sono scomparsi con l’avanzamento della malignità tumorale. Ma, nonostante alcuni risultati soddisfacenti, siamo ancora in una fase di esplorazione, decisamente preclinica.

Qual’è l’aspetto che la affascina di più del lavoro del ricercatore?

Sicuramente la parte intellettuale: il fatto di poter riflettere su un risultato. Trovo estremamente interessante la parte di speculazione, il fatto di immaginarsi un esperimento che possa rispondere all’ipotesi scientifica avanzata in precedenza. Mi piace tantissimo interpretare i dati. Molto spesso, infatti, l’esperimento fornisce una risposta che è molto diversa da quella che ci saremmo aspettati. Mi interessa riflettere sul perché sia diversa per poi pormi nuove domande. La cosa che però più mi appassiona di questo mestiere è il fatto che lo si fa per l’entusiasmo; non perchè si è costretti a farlo o perchè si riceve l’imposizione da un capo. Dico sempre ai ragazzi di lavorare per se stessi e di divertirsi con il proprio lavoro.

Cosa consiglierebbe a un giovane che volesse dedicarsi alla ricerca?

La prima cosa che spiego ai miei studenti al primo anno di università è che non è un lavoro come tanti altri. Non è un lavoro che si fa dalle 9 alle 5 di sera, ma è un lavoro che fa parte della tua vita e richiede un “commitment” notevole. Questo bisogna metterselo in testa da subito. Qualunque tipo di ricerca si voglia fare a livello universitario, bisogna capire immediatamente cosa davvero significhi studiare all’università con l’intenzione poi di fare ricerca. Bisogna da subito procedere con uno studio non solo teorico ma soprattutto applicativo, di laboratorio. Il consiglio più utile che posso fornire è quello di lavorare già agli inizi in laboratori di eccellenza perchè soltanto lì, nonostrante le difficoltà, si può crescere. E sicuramente andare un po’ in giro, non vedere solo una realtà ma tante realtà. Andare a lavorare in più laboratori, in Italia e all’estero fa molto bene.