Una politica di difesa per l’Europa

BANDIERA ESERCITOIn questi anni di disordine internazionale e nei quali non sembra più possibile riscuotere ulteriori dividendi della pace, derivanti dalla caduta del muro di Berlino, è possibile realizzare il vecchio sogno, ritornato prepotentemente di attualità, di una unica difesa per l’Europa?

Un importante contributo a sciogliere l’interrogativo potrebbe arrivare dal convegno, “Una politica di difesa per l’Europa. Aspetti politici e militari”, che si è aperto il 13 ottobre alla Scuola di Applicazione dell’Esercito. L’evento è organizzato – con il contributo del Consiglio regionale attraverso la Consulta regionale europea – da Università degli Studi di Torino, da Cultura politica e società e da To-Europe (Centro studi sull’Europa).

Il convegno si sviluppa su due giornate: la prima su “La difesa europea fra cooperazione e integrazione”, la seconda su “Le minacce alla sicurezza europea: quale difesa per l’Europa”.

Nell’Aula Magna del Palazzo dell’Arsenale, gremita di studenti universitari e di giovani ufficiali allievi della Scuola di Applicazione, dopo i saluti del Consiglio regionale e l’introduzione del Generaleesercito bandiera comandante dei corsi di formazione della Scuola, Antonio Pennino, si è iniziato con i primi interventi dei prestigiosi relatori, provenienti da tutta Italia.

Il primo, Umberto Morelli dell’Università di Torino ha illustrato la problematica della “difesa europea prigioniera degli stati nazionali. Bilancio e prospettive alla luce dell’attuale disordine nazionale”.

Emerge dalla relazione come senza una chiara unità di obiettivi politici – una unica politica estera e di difesa, che superi appunto gli egoismi nazionali – non è possibile una forza armata europea unica che, peraltro, potrebbe essere utilizzata solo attraverso decisioni univoche. Una difesa spezzettata e lasciata ai vari stati nazionali è costosa, poco efficace e inefficiente e non può essere certamente un doppione degli assetti nazionali considerata l’esiguità delle risorse disponibili. I 28 insieme sono comunque al secondo posto per spesa militare ma non sono certo la seconda potenza militare al mondo. Se il budget fosse unico i risparmi sarebbero imponenti e l’efficienza aumenterebbe notevolmente. Addirittura alcuni centri di ricerca stimano risparmi possibili vicini ai 100 miliardi che paragonati ai 145 miliardi di bilancio Ue (anno 2015, attorno all’1% della ricchezza generata in Europa) lasciano attoniti. Tuttavia dal 2012 l’Asia ha superato per spese militari l’Europa e il Vecchio Continente ha diminuito dal 2010 le spese militari del 10%, rispetto alla Cina esercito carabinieriche le ha aumentate del 167%, come tutti gli altri player internazionali: Russia +97%, India + 39%, Arabia Saudita + 112%. Solo gli Usa sono sostanzialmente stabili con un –0,4%  rimanendo però al primo posto come spesa e come potenza militare. Anche nella ricerca e sviluppo in ambito militare l’Europa risparmia (-30%) e gli apparati industriali e di ricerca rimangono ancora frammentati. Ma l’inefficienza è tale che quando l’Europa è stata impegnata nella guerra del 2011 contro la Libia di Gheddafi, senza l’appoggio degli Stati Uniti non avrebbe potuto fare granchè. Basti considerare che il 75% della sorveglianza aerea, l’80% del rifornimento in volo e il 100% della guerra elettronica sono stati forniti dalle forze armate americane.

Gli appelli dei vari esponenti politici europei e nazionali, spesso generici e qualche volte anche contraddittori, al momento non riescono a dare risultati tangibili e gli egoismi nazionali seppur miopi sembrano continuare ad avere la meglio.

esercito bandiera picchettoI lavori proseguono con altri interventi portati dai docenti dell’Università di Torino, Sergio Pistone, Paolo Paraffini, Giovanni Finzio e Giovanni Borgognone, da Lara Piccardo dell’Ateneo genovese, Paola Bargiacchi dell’Università di Enna, Gianni Bonvicini dell’Istituto affari internazionali e Lorenzo Vai del Centro studi sul federalismo, Istituto affari internazionali. Il giorno 14 interverranno anche Valter Coralluzzo, Filippo Giordano e Marco Di Giovanni dell’Università torinese, Nicoletta Dirozzi, Tommaso De Zan dell’Istituto affari internazionali, i generali in congedo Carlo Cabigiosu, Marco Bertolini e Vincenzo Camporini, Stefano Quirico dell’Università del Piemonte orientale, Massimo De Leonardis dell’Università Cattolica di Milano, il saggista Gianni Romeo e Manlio Silvestri Nato operations division.

AB -www.cr.piemonte.it

Foto. il Torinese

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