ALLA SCUOLA DI APPLICAZIONE

ESERCITO: “FEDERIGO CAPRILLI SEMPRE ATTUALE”

Convegno a Palazzo Arsenale sulla figura leggendaria dell’Ufficiale dell’Esercito, cavaliere indomito di ieri, oggi, e domani

 Tra i quadri raffiguranti scene equestri di inizio ‘900 dell’aula magna di Palazzo Arsenale sede del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito a Torino si è svolto il convegno e dibattito intitolato: “Federigo Caprilli: sempre attuale”,  realizzato dal Centro Studi Federale della FISE (Federazione Italiana Sport Equestri) in collaborazione con l’Esercito Italiano. Il convegno incentrato sulla figura dell’ufficiale dell’Esercito, il Capitano Federigo Caprilli, ha visto intervenire il Gen. D. Salvatore Cuoci, Comandante per la  Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito; Luca Doria, consigliere federale della FISE in rappresentanza del Presidente della Federazione; e Giacomo Borlizzi moderatore del convegno e Presidente del Comitato Regionale FISE Piemonte.  I numerosi relatori che si sono alternati tra i quali: tecnici del settore, storici dell’equitazione, atleti degli sport equestri del mondo militare e civile, hanno confermato l’attualità della figura di Federigo Caprilli, l’ammirazione per colui che tutt’oggi è considerato il padre dell’equitazione naturale e moderna, fornendo una visione dello “stile caprilliano” adattata ai giorni nostri, che si sviluppa sempre attraverso l’intuizione, lo studio e l’applicazione, giungendo così pronta, come modello per il futuro. Il convegno è stato un momento significativo per incentivare il coinvolgimento delle future generazioni di cavalieri alla conoscenza di questa figura senza tempo. Inoltre, è stata una circostanza per ricordare anche ai giovani Ufficiali dell’Esercito presenti all’evento, come nel giugno del 1902 durante il “1° Concorso Ippico Internazionale” di Torino, il Capitano Caprilli conquistò il primato mondiale della categoria di potenza, proprio a piazza d’armi in quello stesso luogo in cui oggi gli Ufficiali frequentatori del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito continuano il loro impegno nello sport, nel solco tracciato da Caprilli sempre con “il cuore oltre l’ostacolo”.

 

Esercito, delegazione spagnola a Torino

Una delegazione dell’Esercito spagnolo ha visitato la Scuola di Applicazione di Torino, l’Accademia Militare di Modena e il Centro Addestramento Alpino di Aosta. La delegazione proveniente da Granada e guidata dal generale di divisione Amador Fernando Enseñat y Berea Direttore per l’Insegnamento, l’Istruzione, l’Addestramento e la Valutazione è stata accolta a Torino dal generale di divisione Claudio Berto, Comandante per la Formazione, Specializzazione e Dottrina dell’Esercito.

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Nel corso permanenza in Italia gli ufficiali spagnoli hanno avuto l’opportunità di osservare da vicino l’iter formativo attraverso cui l’Esercito prepara il proprio personale appartenente ai diversi ruoli. L’incontro si è rivelato un proficuo strumento per lo di scambio di esperienze nel settore dell’addestramento e per l’individuazione di progetti comuni: fra questi il possibile incremento di allievi ammessi ai corsi nei due Paesi e lo studio di soluzioni utili a ottimizzare le risorse specialistiche disponibili. Di particolare interesse per la delegazione di Granada l’attenzione che la nostra Forza Armata rivolge alla conservazione delle tradizioni militari e la contestuale apertura verso un futuro in cui l’internazionalizzazione e la sinergia con l’università giocano un ruolo chiave.

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Il generale Enseñat nell’esprimere la propria soddisfazione per una settimana professionalmente molto remunerativa ha aggiunto che “esistono tutti i presupposti per ampliare la collaborazione fra Italia e Spagna nel cruciale ambito dell’istruzione”. “Abbiamo obiettivi comuni” ha chiosato l’alto ufficiale spagnolo “in primis quello di formare professionisti motivati, capaci di assolvere efficacemente la comune missione di tutela della pace e della sicurezza in Europa”. Il generale Berto da parte sua ha confermato la piena disponibilità a proseguire e allargare una collaborazione che nel tempo si è dimostrata di grande valore.

 

Una politica di difesa per l’Europa

BANDIERA ESERCITOIn questi anni di disordine internazionale e nei quali non sembra più possibile riscuotere ulteriori dividendi della pace, derivanti dalla caduta del muro di Berlino, è possibile realizzare il vecchio sogno, ritornato prepotentemente di attualità, di una unica difesa per l’Europa?

Un importante contributo a sciogliere l’interrogativo potrebbe arrivare dal convegno, “Una politica di difesa per l’Europa. Aspetti politici e militari”, che si è aperto il 13 ottobre alla Scuola di Applicazione dell’Esercito. L’evento è organizzato – con il contributo del Consiglio regionale attraverso la Consulta regionale europea – da Università degli Studi di Torino, da Cultura politica e società e da To-Europe (Centro studi sull’Europa).

Il convegno si sviluppa su due giornate: la prima su “La difesa europea fra cooperazione e integrazione”, la seconda su “Le minacce alla sicurezza europea: quale difesa per l’Europa”.

Nell’Aula Magna del Palazzo dell’Arsenale, gremita di studenti universitari e di giovani ufficiali allievi della Scuola di Applicazione, dopo i saluti del Consiglio regionale e l’introduzione del Generaleesercito bandiera comandante dei corsi di formazione della Scuola, Antonio Pennino, si è iniziato con i primi interventi dei prestigiosi relatori, provenienti da tutta Italia.

Il primo, Umberto Morelli dell’Università di Torino ha illustrato la problematica della “difesa europea prigioniera degli stati nazionali. Bilancio e prospettive alla luce dell’attuale disordine nazionale”.

Emerge dalla relazione come senza una chiara unità di obiettivi politici – una unica politica estera e di difesa, che superi appunto gli egoismi nazionali – non è possibile una forza armata europea unica che, peraltro, potrebbe essere utilizzata solo attraverso decisioni univoche. Una difesa spezzettata e lasciata ai vari stati nazionali è costosa, poco efficace e inefficiente e non può essere certamente un doppione degli assetti nazionali considerata l’esiguità delle risorse disponibili. I 28 insieme sono comunque al secondo posto per spesa militare ma non sono certo la seconda potenza militare al mondo. Se il budget fosse unico i risparmi sarebbero imponenti e l’efficienza aumenterebbe notevolmente. Addirittura alcuni centri di ricerca stimano risparmi possibili vicini ai 100 miliardi che paragonati ai 145 miliardi di bilancio Ue (anno 2015, attorno all’1% della ricchezza generata in Europa) lasciano attoniti. Tuttavia dal 2012 l’Asia ha superato per spese militari l’Europa e il Vecchio Continente ha diminuito dal 2010 le spese militari del 10%, rispetto alla Cina esercito carabinieriche le ha aumentate del 167%, come tutti gli altri player internazionali: Russia +97%, India + 39%, Arabia Saudita + 112%. Solo gli Usa sono sostanzialmente stabili con un –0,4%  rimanendo però al primo posto come spesa e come potenza militare. Anche nella ricerca e sviluppo in ambito militare l’Europa risparmia (-30%) e gli apparati industriali e di ricerca rimangono ancora frammentati. Ma l’inefficienza è tale che quando l’Europa è stata impegnata nella guerra del 2011 contro la Libia di Gheddafi, senza l’appoggio degli Stati Uniti non avrebbe potuto fare granchè. Basti considerare che il 75% della sorveglianza aerea, l’80% del rifornimento in volo e il 100% della guerra elettronica sono stati forniti dalle forze armate americane.

Gli appelli dei vari esponenti politici europei e nazionali, spesso generici e qualche volte anche contraddittori, al momento non riescono a dare risultati tangibili e gli egoismi nazionali seppur miopi sembrano continuare ad avere la meglio.

esercito bandiera picchettoI lavori proseguono con altri interventi portati dai docenti dell’Università di Torino, Sergio Pistone, Paolo Paraffini, Giovanni Finzio e Giovanni Borgognone, da Lara Piccardo dell’Ateneo genovese, Paola Bargiacchi dell’Università di Enna, Gianni Bonvicini dell’Istituto affari internazionali e Lorenzo Vai del Centro studi sul federalismo, Istituto affari internazionali. Il giorno 14 interverranno anche Valter Coralluzzo, Filippo Giordano e Marco Di Giovanni dell’Università torinese, Nicoletta Dirozzi, Tommaso De Zan dell’Istituto affari internazionali, i generali in congedo Carlo Cabigiosu, Marco Bertolini e Vincenzo Camporini, Stefano Quirico dell’Università del Piemonte orientale, Massimo De Leonardis dell’Università Cattolica di Milano, il saggista Gianni Romeo e Manlio Silvestri Nato operations division.

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Foto. il Torinese