L’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa ha analizzato le compravendite realizzate nel primo semestre del 2020 attraverso le proprie agenzie attive nel comune di Torino. L’obiettivo della ricerca è quello di capire da dove arrivano gli acquirenti che acquistano nel capoluogo piemontese e quali sono le loro scelte.
Nella prima parte del 2020 l’87,8% delle persone che ha comprato casa a Torino ha cittadinanza italiana, mentre nel 12,2% dei casi si tratta di stranieri (comunitari ed extracomunitari). Il primo semestre dell’anno è stato caratterizzato dalla comparsa della pandemia e da un lungo periodo di lockdown, ma nonostante questo non si registrano particolari cambiamenti rispetto al 2019 ed al 2018 quando gli acquisti da parte di stranieri si attestavano rispettivamente all’11,5% ed al 13,1%. A Torino la percentuale di acquisto da parte di stranieri è più alta se confrontata con quella di altre grandi città italiane: ad esempio a Milano la quota di acquirenti stranieri si ferma all’8,0%, mentre a Roma la percentuale è ancora più bassa e si attesta al 5,5%.

Per quanto riguarda gli acquirenti italiani, chi compra a Torino nel 76,6% dei casi è già residente in città, il 15,4% arriva dalla provincia di Torino e l’8,0% proviene da altre province e da altre regioni. Si tratta di percentuali molto simili a quelle registrate un anno fa, con una lieve diminuzione della percentuale di coloro che arrivano dalla provincia di Torino, si passa infatti dal 16,4% all’attuale 15,4%.
Prendendo in considerazione solo il 23,4% di acquirenti in arrivo da fuori città risulta che il 65,7% di questi arriva dalla provincia di Torino, il 16,4% arriva da altre province del Piemonte, mentre nel 17,9% dei casi si tratta di persone in arrivo da altre regioni italiane. Chi arriva a Torino per comprare casa, nel 91,0% dei casi proviene da comuni del Nord Italia, nel 6,0% dei casi proviene dal Sud Italia e nel 3,0% dei casi proviene dal Centro Italia.
L’analisi dell’Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa, poi, si sofferma sul motivo dell’acquisto da parte di chi proviene da fuori città: nel primo semestre del 2020 ben il 57,8% di queste compravendite riguardano l’investimento, mentre nel 42,2% dei casi si tratta di acquisti di abitazione principale. Un anno fa, nel primo semestre del 2019, la percentuale di acquisti per investimento da parte di acquirenti in arrivo da fuori Torino era più bassa e si fermava al 41,4%.

Immagini graffianti, poetiche e coraggiose. Emozionanti “finestre spalancate sul mondo”. Sui fatti, i racconti, le voci, i volti e i corpi che hanno fatto la storia del Pianeta nel 2019. Ecco la prima su tutte. Un ragazzo, illuminato dalle luci dei telefoni cellulari, durante una manifestazione in Sudan, recita una poesia in mezzo ad altre persone che lo incitano e lo applaudono.
un totale di 73.996 immagini. 44 i fotoreporter (collaboratori delle maggiori testate internazionali, dal “National Geographic” alla “BBC”, dalla “CNN” a “Le Monde” e ad “El Pais”) provenienti da 24 Paesi, arrivati in finale nelle otto diverse categorie del concorso. Accanto a Yasuyoshi Chiba, sono cinque gli altri finalisti per la foto dell’anno: Tomer Kaczor, che ha ritratto una rifugiata armena affetta dalla sindrome da rassegnazione, Mulugeta Ayene con una foto scattata durante i funerali delle vittime del volo Ethiopian Airlines 302, Farouk Batiche con le proteste antigovernative in Algeria, Ivor Prickett, che ha raccontato la lotta dei curdi in Iraq e Nikita Teryoshin, presente alla più grande conferenza sulla difesa nel Medio Oriente. Di grande freschezza e forza emotiva anche l’immagine del danese Nicolas Asfouri dell’“Agence France-Presse” che ferma la protesta a Hong Kong di giovani studentesse dai grembiuli azzurri, con mascherina e mano nella mano, nell’ambito delle manifestazioni organizzate in risposta alle proposte del governo di permettere l’estradizione verso la Cina continentale. Con lo scatto “Kho, the Genesis of a Revolt”, il francese Romain Laurendeau ha invece vinto il “World Press Photo Story of the Year”, categoria dedicata alla migliore sequenza di immagini di rilevanza giornalistica, che in questo caso documenta il disagio giovanile in Algeria e la forza ispiratrice delle nuove generazioni nelle proteste del 2019. Sul podio anche sei italiani, fra cui il torinese Fabio Bucciarelli, classe 1980,
secondo premio nella sezione “Stories” della categoria “General News” per un servizio realizzato per “L’Espresso” sulle proteste in Cile del 2019 ed il cuneese Nicolò Filippo Rosso giunto, invece, terzo nella sezione “Stories” della categoria “Contemporary Issues”, con un lavoro sugli effetti della crisi politica e socio-economica in Venezuela e sulla migrazione dei venezuelani in Colombia. Gli altri quattri italiani finalisti nelle varie sezioni: il ravennate e “Premio Pulitzer 2018” Lorenzo Tugnoli primo premio per una lunga serie dedicata alla guerra in Afghanistan, Luca Locatelli anche lui primo premio con immagini futuribili (dalla Danimarca agli States) documentanti soluzioni alla cosiddetta economia circolare, il siciliano Alessio Mamo secondo premio nella categoria “General News” e Daniele Volpe terzo posto nella sezione “Stories” con una ricca serie di scatti in cui si racconta il genocidio del popolo Ixil in Guatemala. Dove Volpe risiede.