TOM TOM TORINO (3)

Quando Balbo fondò l'Accademia dei Concordi

balbo cesareALLA SCOPERTA DI VIE E PIAZZE

Era mal visto dall’ambiente politico dell’epoca, soprattutto da Carlo Alberto,che sentitosi offeso da alcune sue dichiarazioni, decise di esiliarlo nel castello di Camerano

 

Proseguendo con la nostra piccola iniziativa riguardante le vie di Torino e di conseguenza i personaggi e gli avvenimenti da cui hanno preso il nome, quest’oggi parleremo di Via Cesare Balbo. Situata nella cosiddetta “zona Vanchiglia”, ovvero il quartiere situato ai piedi della mole, la via sta cambiando ultimamente “aspetto” ospitando sempre più numerosi locali commerciali quali osterie, ristoranti, birrerie e pub.

 

Cesare Balbo nacque a Torino il 21 novembre 1789 da Prospero Balbo, già sindaco di Torino, e da Enrichetta Taparelli d’Azeglio. A causa della continua peregrinazione che il padre dovette subire nel corso dei difficili anni del regno di Vittorio Amedeo III di Savoia, il conte Balbo maturò culturalmente in varie città europee venendo così a contatto con le nuove teorie illuministiche e subendo il forte influsso culturale e letterario di Vittorio Alfieri. Questa influenza “alfieriana” ed il forte fermento patriottico, portarono il giovane Balbo a fondare, nel 1804, insieme ad altri giovani letterati con i quali condivideva i suoi ideali liberal-moderati, l’Accademia dei Concordi.Grazie a queste influenti conoscenze e alle numerose esperienze cosmopolite, venne spesso chiamato a servizio della monarchia universale napoleonica, ma a causa delle sue sempre più radicate idee liberal-moderate cominciò a sottrarsi il più possibile al controllo dell’imperatore.

 

A causa delle sue convinzioni politiche (Balbo non reputava idonei i modelli proposti dal re e dai suoi consiglieri e allo stesso tempo non era soddisfatto della fazione opposta, ovvero dei cospiratori contro il sovrano) era mal visto dall’ambiente politico dell’epoca, soprattutto da Carlo Alberto,che sentitosi offeso da alcune sue dichiarazioni, decise di esiliarlo nel castello di Camerano.Tra il 1821 ed il 1847 visse quindi un periodo di isolamento che però gli consentì di sviluppare e coltivare la sua grande passione per la scrittura. Il suo talento nel comporre brillanti trattati fece sì che Carlo Alberto lo riammettesse a corte e nel dicembre del 1847 fondò, insieme a Cavour, il quotidiano “Il Risorgimento”. Nel 1848 ottenne l’incarico di guidare il primo gabinetto costituzionale.

 

Di lì a poco venne pubblicata una delle sue più importanti opere, “Le speranze d’Italia”, nella quale Balbo esplicava le sue idee riguardo a quella che veniva chiamata la questione italica: il tema delle riforme dello Stato Pontificio, comprese le posizioni da prendere di fronte all’area più reazionaria del Cattolicesimo, cioè i Gesuiti e poi, il tema dell’assoluto bisogno per la penisola di libertà ed autonomia dal dominio dell’Impero asburgico.Quando venne dichiarata guerra all’Austria, Balbo propose di unire la Lombardia ed il Piemonte in un’unica grande potenza, ma non venendo accolto il suo suggerimento, egli decise dopo soli tre mesi di dimettersi dall’incarico di capo del governo, assegnatogli il 23 ottobre del 1852 da re Vittorio Emanuele II.Nel 1852 propose a D’azeglio e Cavour di unirsi a lui nel suo ultimo tentativo di formare un nuovo governo ma, deluso dal rifiuto dei due tanto stimati amici, decise di ritirarsi definitivamente dalla vita politica e di dedicarsi interamente alla scrittura. Morì a Torino il 3 giugno 1853.

Simona Pili Stella