STORIA- Pagina 59

Torino e i suoi musei. Palazzo Madama

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Con questa serie di articoli voglio prendere in esame alcuni musei torinesi, approfondirne le caratteristiche e “viverne” i contenuti attraverso le testimonianze culturali di cui essi stessi sono portatori. Quello che desidero proporre sono delle passeggiate museali attraverso le sale dei “luoghi delle Muse”, dove l’arte e la storia si raccontano al pubblico attraverso un rapporto diretto con il visitatore, il quale può a sua volta stare al gioco e perdersi in un’atmosfera di conoscenza e di piacere.

1 Museo Egizio
2 Palazzo Reale-Galleria Sabauda
3 Palazzo Madama
4 Storia di Torino-Museo Antichità
5 Museo del Cinema (Mole Antonelliana)
6 GAM (Galleria d’Arte Moderna)
7 Castello di Rivoli
8 MAO (Museo d’Arte Orientale)
9 Museo Lombroso- Antropologia Criminale
10 Museo della Juventus

 

3 Palazzo Madama

Ci si vede “al Cavallo”. Negli anni più alternativi della mia adolescenza, uno dei luoghi di ritrovo più gettonati per gente “strana” era proprio sotto il massiccio cavaliere a dorso del suo fiero destriero, parte del ben più ampio monumento memoriale, dedicato al Generale Emanuele Filiberto e ai caduti della prima guerra mondiale, che si innalza dietro Palazzo Madama.
Ecco, facciamo conto di esserci dati appuntamento lì, ora dirigiamoci verso la meta di oggi: una rilassante passeggiata all’interno e all’esterno del peculiare edificio di Palazzo Madama.
Siamo nel cuore pulsante di Torino e la regale costruzione è una perfetta sintesi architettonica di duemila anni di storia della città. Le origini dell’edificio risalgono all’età romana, nel I sec. d.C., la costruzione sorge infatti sulle fondamenta delle porte di accesso alla città , in corrispondenza del decumano maximo di Augusta Taurinorum. Due torri incorniciavano quattro grandi aperture ad arco, destinate all’entrata e all’uscita dall’urbe, verso est e verso Roma.  Nel corso del Medioevo la porta fu trasformata in fortilizio e adibita a funzioni difensive, fino alla ristrutturazione promossa da Filippo d’Acaia nei primi decenni del XIV sec., quando l’edificio prese le forme di un vero e proprio castello, con due nuove torri addossate a quelle romane e un cortile interno porticato.
Incorporata nella costruzione è la Porta Decumana, risalente al I sec. d.C. e inizialmente formata da due torri di sedici lati che delimitavano quattro ingressi ad arco: due centrali per i carri e due laterali per i pedoni.

All’inizio del XIII sec. la Porta Decumana fu inglobata in una struttura difensiva addossata esternamente al muro romano, chiudendo le arcate di attraversamento. La nuova porta per il passaggio pubblico, Porta Fibellona, è ancora oggi visibile lungo la scala che porta al piano fossato. È l’unica porta medievale di Torino sopravvissuta agli ampliamenti della città. È costituita da un arcone a doppia ghiera laterizia, impostato su sostegni in pietra di recupero. L’arco a tutto sesto imita il modello della vicina porta romana inserendosi in un contesto di rinascita e riutilizzo dell’antico.
Alla fine del XIII sec. il castello di Porta Fibellona passa al ramo dei Savoia d’Acaia. Nel 1317 Filippo I d’Acaja avvia un radicale intervento di ricostruzione del vecchio edificio ridimensionando la funzione militare a vantaggio di quella di rappresentanza. Fa innalzare due nuove torri di pianta quadrata accanto a quelle romane e realizza una struttura porticale intorno al cortile centrale. Giacomo d’Acaja fa abbattere le abitazioni di alcuni privati che confinavano con l’edificio verso la città, ampliando la piazza davanti al castello.
Tra il 1402 e il 1418 il principe Ludovico d’Acaja raddoppia i volumi del castello di porta Fibellona, e associando alle antiche funzioni di difesa quelle di residenza cortese. Si costruiscono nuove torri verso levante collegate al piano terra dall’ampia «sala magna bassa» (sala Acaia) ritmata da quattro pilastri centrali di sostegno. Nella corte trecentesca viene tamponato il porticato verso nord per ricavare una nuova sala ( sala Staffarda).Il capomastro piemontese Giacomo da Santhià realizza una torre ottagonale con scala a chiocciola elicoidale (viretum) che serviva per collegare i diversi piani del castello.

Nel 1638 Cristina di Francia, diviene reggente dello Stato a seguito della morte del marito Vittorio Amedeo I di Savoia ed elegge il vecchio castello Acaia a sua stabile residenza di rappresentanza. Elemento cardine della campagna di lavori da lei promossa fu la copertura dell’antica corte medievale a cielo aperto. Questo spazio viene trasformato in un salone voltato su pilastri di pietra di Chianocco, e viene ricavata una grande sala per le cerimonie al piano nobile. In seguito progetta il riallestimento e la decorazione delle stanze del suo appartamento con affaccio privilegiato verso piazza castello. La grande balconata diviene lo scenario per assistere alle feste e alle pubbliche cerimonie promosse dalla corte, tra cui l’Ostensione della Sindone.
Il castello divenuto palazzo fu l’oggetto di protagonismo della seconda Madama Reale: Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours. Nel 1688 inizia il rinnovamento della decorazione degli interni e tra il 1718 e il 1721 l’architetto Filippo Juvarra porta a termine la nuova facciata e lo scalone. Si tratta di esigenze di nuove funzionalità cerimoniali: l’angusta scala a chiocciola situata nella torre sud dell’antico castello Acaia era inadeguata alle nuove necessità e non all’altezza di un apparato di accoglienza degno della duchessa. L’interno dello scalone viene ideato da Juvarra come una scenografia costruita in un unico grande spazio aperto e permeabile alla luce.

Dopo questa lunga spiegazione si è fatta l’ora di entrare. A questo punto ci si imbatte nel celebre e scenografico scalone, definito uno dei capolavori dell’architettura europea, realizzato tra il 1718 e il 1721 per volere di Maria Giovanna Batista di Savoia-Nemours da Filippo Juvarra, (Messina, 7 marzo 1678 – Madrid, 31 gennaio 1736), architetto e scenografo italiano, uno dei principali esponenti del Barocco, che operò per lunghi anni a Torino sotto le direttive di casa Savoia.
Impossibile non immaginarsi regali e sfarzose sfilate su e giù per quei gradini antichi ed eleganti, abiti ingombranti, guanti leggeri che si appoggiano al mancorrente marmoreo, un continuo cicaleggio che non si discosta poi molto dall’odierno brusio insistente di turisti e visitatori. Mentre sono così sognante, una maschera gentilmente mi ricorda le mie origini plebee, e mi indica la biglietteria sulla sinistra, lontana dallo storico ingresse regale, da sempre precluso alla gente comune.

All’interno, la collezione è divisa in Arti decorative, (sala delle maioliche e delle porcellane, la Sala Atelier, la Sala Vetri); Barocco, (percorso cronologico e stilistico delle collezioni tra Sei e Settecento presentato negli antichi appartamenti delle Madame Reali); Gotico e Rinascimento, (sculture, dipinti e oggetti preziosi realizzati tra XIII e XVI sec. Quattro secoli di cultura figurativa piemontese dall’arte gotica al Rinascimento); Medioevo, (percorso cronologico sullo sviluppo stilistico e iconografico della scultura piemontese in pietra dal dodicesimo al tredicesimo secolo).
Una volta entrata, mi rendo subito conto che la meraviglia va ricercata nei lussuosi ambienti, più che negli oggetti esposti, seppur preziosi e particolari.
Degni di nota sono gli stalli lignei del coro provenienti dall’Abbazia di Staffarda (Cuneo), mirabilmente intagliati ma maestri artigiani purtroppo ignoti. A colpirmi sono le bislacche creature che si sporgono dagli stipiti e si affacciano minacciosi verso i visitatori; si tratta di creature fuoriuscite dalle pagine dei “Bestiari”, testi particolarmente diffusi in epoca medievale, contenenti brevi descrizioni di animali (reali e immaginari), accompagnate da spiegazioni moralizzanti e riferimenti tratti dalla Bibbia. L’origine remota di questi libri, che oggi hanno importanza più che altro storica, è da ricercarsi, per il mondo occidentale, in antichi volumi, come l’opera greca “Il Fisiologo” (cioè “lo studioso della natura”) che offriva l’interpretazione degli animali e delle loro caratteristiche in chiave simbolica e religiosa (quindi, per esempio, il leone, re degli animali, è associato a Cristo).

Prima di perdermi tra le belle sale ai piani superiori mi imbatto in quella che forse è l’opera più nota contenuta all’interno del Palazzo: “Ritratto d’uomo” di Antonello da Messina, databile al 1476, opera di cui colpisce l’acutezza psicologica dello sguardo, l’ironica bocca sorridente e il realismo dei dettagli anatomici.
Proseguo per il mio percorso e decido di perdermi tra le sale riccamente adornate, come la Sala delle Feste o quella delle Quattro Stagioni e con grande forza d’animo mi costringo a non toccare i preziosi broccati che ricoprono le pareti. La residenza è senza dubbio un gioiello architettonico, prezioso e minuziosamente decorato, come dimostrano tutte le aree che lo costituiscono: la luminosa veranda e il Gabinetto Rotondo, chiamato anche “Stanza dei Fiori”, alle cui pareti sono appesi i ritratti della famiglia reale.
Numerose sono le mobilie che mi accompagnano nella passeggiata museale, firmate Piffetti, genio ebanista parigino, abilissimo nell’utilizzare materiali assai complessi da lavorare, come l’avorio. Eppure tra le molte realizzazioni del maestro artigiano, una mi colpisce profondamente, si tratta del modellino di un planetario, realizzato tra il 1740 e il 1750, detto anche “orrery”, dall’inglese Charles Boyle, che fece realizzare il primo strumento di questo genere nel 1704. Si tratta di un modello meccanico che riproduce la configurazione del sistema solare come era conosciuto all’epoca e i moti dei pianeti e dei loro satelliti intorno al Sole. Il cerchio esterno è articolato in tre registri, di cui due sono divisi in 360 parti con i dodici simboli dello zodiaco e uno centrale che scandisce i 365 giorni dell’anno.

Nel prezioso oggetto la scienza si mescola alla superstizione e alla magia, quasi una graziosa provocazione che invita i visitatori a riflettere sull’impossibilità di dividere nettamente realtà e misticismo.Ed è proprio con questo pensiero che mi avvio a concludere la visita, ma prima di uscire “a riveder le stelle” mi accingo a prendere l’ascensore panoramico, che porta fino ad una delle torri: da qui mi affaccio sulla bella Torino, vedo l’elegante collina e le montagne che si sfumano all’orizzonte, Palazzo Reale è illuminato dal sole che al tramonto si tinge di rosso, le persone passeggiano, corrono, si aggirano frettolose. Forse, come me, stanno per tornare a casa e, dopotutto, “la casa di ogni torinese è il suo castello.”

Alessia Cagnotto

Continua l’estate dei Musei Reali

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 Conferenze, laboratori, aperture speciali e concerti ai Musei Reali: tante occasioni per trascorrere momenti di approfondimento culturale e svago tra Giardini Reali e Teatro Romano.

 

Giovedì 21 luglio alle ore 17, nuovo appuntamento con il ciclo di conferenze “Chiamata alle ArtiVite parallele. Storie di uomini e animali”. Tema dell’incontro Esporre l’esotico. Dal serraglio dei Giardini Reali al Museo di Scienze Naturali, a cura di Luca Ghiraldi, referente delle collezioni ornitologiche del Museo Regionale di Scienze Naturali, in dialogo con Elisa Panero, curatrice archeologa dei Musei Reali.

Per informazioni: Chiamata alle Arti – Vite parallele. Storie di uomini e animali – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Venerdì 22 luglio, dalle 19.30 alle 23.30, apertura straordinaria del Museo di Antichità – Galleria Archeologica e Teatro Romano – e della Galleria Sabauda, Sezione Maestri del Rinascimento in Piemonte (ultimo ingresso ore 22.45). Tariffa di ingresso speciale a 5 Euro. Alle ore 19.30 visita tematica “Roma a Torino” curata da CoopCulture; ingresso+visita: 10 Euro. 

Per la rassegna Torino. Crocevia di sonorità, alle ore 21, nel Teatro Romano suoneranno i Reeds Sax Quartet del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino. Ingresso riservato ai visitatori dei Musei Reali, fino a esaurimento dei posti disponibili.

Per informazioni: Aperture serali e concerti estivi ai Musei Reali. Torino Crocevia di Sonorità – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Sabato 23 luglio, Palazzo Reale sarà la cornice della celebrazione dei 200 anni della Scuola Allievi Carabinieri di Torino della Caserma Cernaia a cui parteciperà anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dalle  8.30, da via Cernaia prenderà il via la parata degli Allievi Carabinieri che, dopo aver percorso via Pietro Micca, si raduneranno in piazza Castello. Nella piazza, dopo l’intrattenimento musicale della Banda dell’Arma, alle 11 avrà inizio la cerimonia di giuramento solenne degli Allievi del 140° corso formativo.

Per informazioni in merito agli accessi e alle modifiche della viabilità consultare il sito ORGANIZZA LA TUA VISITA – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

I Giardini della Cavallerizza Reale sono nuovamente aperti al pubblico. Il patrimonio verde del museo ritorna completamente accessibile grazie a iniziative e attività gratuite, rivolte a bambini e famiglie, realizzate in collaborazione con Xké? ZeroTredici, società consortile vincitrice della manifestazione d’interesse per l’assegnazione del servizio di valorizzazione dei Giardini della Cavallerizza. Le modalità di accesso e il programma degli appuntamenti sono pubblicati sul sito dei Musei Reali al link Racconti Reali. Un’estate per giocare con la cultura nei Giardini della Cavallerizza – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Le attività con CoopCulture

Sabato 23 e domenica 24 luglio alle ore 11 e alle 15.30, appuntamento con Benvenuto a Palazzo. Le guide e gli storici dell’arte CoopCulture vi aspettano per condurvi in una visita guidata alla scoperta delle sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, un itinerario per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza della prima reggia d’Italia.

Costo dell’attività: 7 Euro oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (13 Euro ordinario, 2 Euro da 18 a 25 anni, gratuito under 18). Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

È possibile prenotare una visita ai percorsi speciali dei Musei Reali:

– venerdì 22 e domenica 24 luglio alle ore 16, visita all’appartamento della regina Maria Teresa, al Gabinetto del Segreto Maneggio e alle Cucine Reali;

– sabato 23 luglio alle ore 16, visita al secondo piano di Palazzo Reale.

Costo delle visite speciali: 20 Euro ordinario (13 Euro per Abbonamento Musei).

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Le mostre in corso ai Musei Reali

 

Fantasmi e altri misteri – Fumetti in mostra. Fino a domenica 11 settembre, nello Spazio Scoperte al secondo piano della Galleria Sabauda, è visitabile la mostra Fantasmi e altri misteri – Fumetti in mostra. L’iniziativa del Ministero della cultura Fumetti nei Musei, in collaborazione con Coconino Press-Fandango, è stata realizzata per avvicinare i ragazzi al patrimonio artistico italiano. Le tavole originali della graphic novel “Io più fanciullo non sono” della fumettista e vignettista Lorena Canottiere, ispirata alla figura del Principe Eugenio di Savoia-Soissons, sono presentate con alcune opere dei Musei Reali legate al condottiero collezionista, con una selezione di lavori dei fumettisti che hanno partecipato al progetto e si sono confrontati con il tema del mistero e dei fantasmi. L’ingresso alla mostra è compreso nel biglietto dei Musei Reali. 

Informazioni: Fantasmi e altri misteri. Fumetti in mostra – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Animali a Corte. Vite mai viste nei Giardini Reali, curata da Stefania Dassi e Carla Testore, è la proposta con cui fino al 16 ottobre i Musei Reali intendono creare un percorso di visita innovativo nel quale le tecniche e i linguaggi dell’arte contemporanea dialogano con la cornice dell’antica residenza. Il percorso si snoda in parte nei Giardini Reali, elemento fondante dell’identità del museo, nonché prezioso luogo d’incontro e di socialità per cittadini e turisti. Le opere popolano non solo l’esterno, ma anche alcune sale di Palazzo Reale, Armeria e Galleria Sabauda per stabilire rimandi e connessioni tra le sculture e gli animali raffigurati nelle opere che costituiscono il patrimonio dei musei. Gli artisti in mostra sono Paolo Albertelli e Mariagrazia Abbaldo, Maura Banfo, Nazareno Biondo, Nicola Bolla, Stefano Bombardieri. Jessica Carroll, Fabrizio Corneli, Cracking Art, Diego Dutto, Ezio Gribaudo, Michele Guaschino, Luigi Mainolfi, Gino Marotta, Mario Merz, Pino Pascali e Velasco Vitali.

L’ingresso alla sezione della mostra nelle sale dei Musei Reali è compreso nel biglietto ordinario. Accesso gratuito per la sezione ospitata nei Giardini Reali. Informazioni: Animali a Corte. Vite mai viste nei Giardini Reali – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Le novità digitali

Tra le novità che accompagnano la visita ai Musei Reali, l’inedita applicazione di gamification MRT Play è disponibile gratuitamente sui principali store. Ideata dai Musei Reali in collaborazione con Visivalab SL e il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito del bando SWITCH_Strategie e strumenti per la digital transformation nella cultura, l’applicazione di realtà aumentata offre una nuova esperienza di fruizione innovativa e accattivante, per approfondire la conoscenza delle opere della Galleria Sabauda attraverso giochi e indovinelli, in compagnia di personaggi storici e professionisti della cultura.

 

Per visitare Palazzo Reale, la Galleria Sabauda e il Museo di Antichità con curiosi personaggi pronti a raccontare le loro coinvolgenti storie è disponibile l’Audioguida Kidsrealizzata dai Servizi Educativi dei Musei Reali in collaborazione con CoopCulture. Lungo il percorso sono presenti dei QR-code da scansionare per ascoltare gratuitamente le tracce audio pensate per i giovanissimi visitatori, per un’esperienza di visita coinvolgente e divertente (età consigliata: 5/12 anni).

 

La Biblioteca Reale

La Sala Lettura della Biblioteca Reale è aperta il lunedì, dalle 8.30 alle 18.30, da martedì a venerdì dalle 8.30 alle 15.15 e il sabato dalle 8.30 alle 13.30: le consultazioni devono essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it e indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta. Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina Orari e modalità di apertura della Biblioteca Reale – Musei Reali Torino (beniculturali.it).

 

Caffè Reale

Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una ambientazione unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.

Ogni venerdì di luglio, il Caffè Reale resterà aperto anche dalle 19.30 alle 23 in occasione della rassegna Torino. Crocevia di sonorità.

 

Museum Shop

Per rimanere sempre aggiornati sulle pubblicazioni dei Musei Reali e per dedicarvi un pensiero, il Museum Shop è aperto.

È disponibile anche online Musei Reali (shopculture.it).

 

Dal 1° aprile 2022 per l’accesso ai percorsi museali non è più richiesto il Green Pass (D.L. 24/03/2022 n. 24, art. 7).

La mascherina chirurgica è raccomandata lungo i percorsi di visita, mentre il dispositivo di protezione FFP2 resta obbligatorio per partecipare agli eventi in luoghi chiusi.

Quella spada crociata in fondo al mare…

Da Sidone, fortezza crociata in Libano, al Guado di Giacobbe, dalle sorgenti dell’antica Seforia a Tiberiade, l’archeologia delle crociate non finisce di stupire ricercatori, storici e archeologi.

Le ultime scoperte sono eccezionali e hanno messo al lavoro interi team di specialisti giunti anche dall’estero. Dal mare e dai campi di battaglia della storica Terra Santa dove cristiani e e musulmani si combatterono con ferocia continuano ad affiorare importanti reperti come resti di scheletri, frecce, utensili, monete e spade, come quella riemersa nello scorso autunno al largo di Haifa in Israele. Scrivevamo allora, con tanta immaginazione e non poco entusiasmo, che poteva trattarsi della spada di Corrado, il celebre marchese del Monferrato, uno dei protagonisti più illustri di tutta la storia delle Crociate nonché il piemontese che sconfisse in battaglia nientemeno che il Saladino. Ebbene, dopo lunghe e meticolose analisi, il Dipartimento israeliano per le Antichità è giunto alla conclusione che si tratta di un’arma assai rara poiché finora le spade ritrovate risalenti a quell’epoca sono pochissime. Quest’ultima, rinvenuta nelle acque di Haifa, è sicuramente appartenuta a un cavaliere crociato del XII secolo. Quale cavaliere non si saprà mai anche se il prode Corrado è passato proprio da quelle parti. Giaceva sul fondale da secoli, coperta dalla sabbia e incrostata da organismi marini. Con la lama lunga circa un metro, quasi del tutto intatta, la spada si presenta in ottime condizioni, impugnatura compresa. Se ci spostiamo all’interno di Israele, a nord del lago di Tiberiade o Mar di Galilea, incontriamo il Guado di Giacobbe che alla fine di agosto del 1179 fu teatro di uno scontro armato tra l’esercito crociato del regno di Gerusalemme e l’armata musulmana comandata dal Saladino che vinse la battaglia. Il condottiero curdo attaccò il castello al Guado di Giacobbe (Vadum Jacob), che sorgeva sul Giordano nell’alta Galilea, fatto costruire da Baldovino IV, re di Gerusalemme, e dai Templari, e dopo un assedio di cinque giorni lo conquistò. I difensori cristiani vennero tutti uccisi e il castello fu distrutto. Della fortezza, nell’odierna Ateret, rimane solo il muro perimetrale: le rovine che vediamo sono lì da più di otto secoli, nelle stesse condizioni lasciate il giorno della caduta del castello nelle mani delle truppe di Saladino, il 30 agosto 1179. I resti di molti crociati caduti per difendere il castello sono venuti alla luce insieme a ossa di cavalli e pezzi di frecce e lance. Secondo le analisi condotte da due gruppi di studiosi inglesi e israeliani si trattava proprio di una guarnigione di crociati. Ma non è l’unico ritrovamento crociato che ha fatto scalpitare gli archeologi. Nei pressi di Zippori, città israeliana nella Galilea centrale, lungo la strada che conduce a Tiberiade, sono stati trovati i resti di un probabile accampamento crociato. Qui sono riemersi, durante gli scavi per realizzare un’autostrada, scheletri, monete, frecce e oggetti personali. Secondo il Dipartimento israeliano per le antichità, a Zippori, l’antica Seforia con le sue preziose sorgenti, c’era un campo militare con una fortezza crociata, oggi restaurata, che fu abbandonata nel luglio 1187 appena il Saladino assediò e conquistò Tiberiade, poco prima del trionfo musulmano ad Hattin. I crociati si accamparono a Seforia perché c’era acqua in abbondanza e buoni pascoli per i cavalli. Partirono da lì per la decisiva battaglia di Hattin dove furono sconfitti dall’esercito del Saladino che poco dopo si impadronì di Gerusalemme. Anche nel vicino Libano non mancano ritrovamenti di notevole valore storico. Un’equipe di archeologi impegnati in scavi attorno al Castello del Mare a Sidone, roccaforte dei Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme e in seguito dei Templari, hanno rinvenuto cumuli di ossa, non di civili ma di soldati, gettate in alcune fosse comuni insieme a frecce in lega di rame, monete d’argento risalenti a Federico II di Svevia, anelli, fibbie di cintura e altri oggetti. Anche questo recupero, come quelli al Guado di Giacobbe e a Zippori, riporta alla luce uno dei tanti massacri compiuti al tempo delle crociate.                                     Filippo Re

Distretto Reale Stupinigi, 21 milioni di euro per la valorizzazione del complesso urbano e rurale

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Sette anni dopo il Protocollo d’Intesa stipulato nel 2015, i sei Comuni di Nichelino, Candiolo, Orbassano, Beinasco, None, Vinovo firmano lunedì 18 luglio l’accordo attuativo del protocollo di valorizzazione del complesso urbano e rurale di Stupinigi.

Una firma che mette in moto una serie di attività condivise e coordinate per lo sviluppo culturale, ambientale e socio-economico per complessivi 21 milioni di euro. All’accordo attuativo hanno aderito la Regione Piemonte, la Città Metropolitana, la Città di Torino, il Consorzio Residenze Reali, l’Ente di gestione delle Aree Protette dei Parchi Reali, la Fondazione Ordine Mauriziano.

La prima azione è la creazione del “Distretto Reale Stupinigi”, un logo che diventa un vero e proprio marchio di qualità per il riconoscimento dell’intero territorio e delle attività finalizzate al recupero urbanistico, architettonico, culturale, paesaggistico e naturalistico. L’istituzione della de.co (denominazione comunale) “Distretto Reale Stupinigi” permetterà di tutelare e valorizzare le tipicità tradizionali locali, agro-alimentari, artigianali, turistico-ricettive e culturali.

Per quanto riguarda le infrastrutture, sono ripresi i lavori della variante di Borgaretto che consentirà di collegare, entro la fine del 2022, la SP 174 a Borgaretto, dalla rotatoria Palmero, con la SP 143 a Tetti Valfrè nel comune di Orbassano. Saranno completati i percorsi ciclabili che partono da Vinovo, Orbassano e parco Sangone, fino al polmone verde di Stupinigi, grazie al bando Next Generation We – Competenze, strategie, sviluppo delle pubbliche amministrazioni, promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo. In programma anche il progetto di prolungamento della linea 4 dal fondo di corso Unione Sovietica ai poderi settecenteschi che fanno da preludio alla Palazzina. La progettazione preliminare dell’opera sarà realizzata con i fondi del PUMS – Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, ottenuti dalla Città Metropolitana di Torino.

L’accordo attuativo del protocollo di valorizzazione riguarda anche il restyling dei poderi San Carlo e San Raffaele e la riqualificazione del giardino storico della Palazzina di Caccia di Stupinigi. Il progetto di recupero dei poderi riguarda una porzione già parzialmente utilizzata dell’antico complesso agricolo denominato “concentrico” che costituiva il cuore pulsante del borgo di Stupinigi. Il piano, completamento autofinanziato dagli operatori economici presenti nei poderi per circa 1 milione 860mila euro, è stato curato e diretto da Coldiretti Torino e prevede il recupero delle strutture storiche e il loro rilancio in ambito commerciale e ricettivo con la creazione di nuovi servizi legati ai prodotti e alle tradizioni locali, tra cui anche il ripristino del servizio di noleggio bici.

Con il progetto di restauro del Parco Storico della Palazzina di Caccia di Stupinigi, invece, la Fondazione Ordine Mauriziano ottiene i fondi del PNRR tramite il bando del ministero della Cultura dedicato ai parchi e ai giardini storici, finanziato dall’Unione Europea attraverso i fondi NextGenerationEU. Il finanziamento di 1.983.083,33 euro (pari al 100% della somma richiesta) consentirà di coniugare il recupero del disegno caratteristico del giardino, unico nelle sue forme e configurazione ed espressione della genialità di Filippo Juvarra, e la sua componente botanica originale con le esigenze di tutela ambientale presenti.

A livello operativo, con la firma dell’accordo attuativo sono stati definiti i ruoli e quantificate le quote economiche di compartecipazione a carico di ciascun ente, è stato attivato un “fondo cassa” comune annuale di 30.500 euro per la realizzazione di alcune attività condivise di valorizzazione ed istituita una segreteria tecnico-amministrativa. Il Comune di Nichelino è stato individuato come Ente capofila, le quote di competenza sono state definite su base demografica: 40,22% Nichelino, 19,94% Orbassano, 15,16% Beinasco, 13,03% Vinovo, 6,79% None, 4,87% Candiolo.

Tutti i progetti sono raccolti nel Masterplan “Azioni per la valorizzazione e lo sviluppo del Distretto dei Comuni del Protocollo” condiviso con la Regione Piemonte e costantemente aggiornato. Il Masterplan quest’anno sarà digitalizzato, grazie al finanziamento di Fondazione CRT, così da rendere interattiva la conoscenza e la partecipazione di tutti i cittadini.

Storie di Stile Una visita guidata alla scoperta del design dei Regi Ebanisti e degli arredi del Re

Domenica 17 luglio, ore 15.45

Palazzina di Caccia di Stupinigi

 

“Storie di Stile” è un percorso tematico tra le sale della Palazzina di Caccia di Stupinigi incentrato sullo studio dei capisaldi della storia dell’arredo e dell’ebanisteria piemontese. Dai “Regi ebanisti” Piffetti e Galletti, ai grandi intagliatori Bonzanigo e Bolgiè, fino a Gabriele Capello e alla sua immensa opera per Carlo Alberto, visibile all’interno delle Residenze Sabaude.

La visita didattica, per adulti, si svolgerà con l’ausilio di schede e immagini propedeutiche.

 

 

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

www.ordinemauriziano.it

Giorni e orario di apertura: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18).

Prezzo visita guidata: 5 euro, oltre il prezzo del biglietto

Biglietto: 12 euro intero; 8 euro ridotto

Gratuito minori di 6 anni e possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Durata della visita: 1 ora circa

Prenotazione obbligatoria per la visita guidata entro il venerdì precedente

Info e prenotazioni: 011.6200634

 

La grandezza di Raffaello e dei suoi allievi. Ultimi giorni

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Nella Biblioteca Reale (piazza Castello 191), sino al 17 luglio

 

Circa settant’anni di storia del disegno italiano, la scelta di ventisei capolavori (ri)sorti come per incanto dai depositi della Biblioteca Reale e presentati oggi in un elegante allestimento, disegni che testimoniano studi o preamboli di maggiori tele o affreschi, un percorso in terra umbra e romana, sotto i papati di Giulio II e Clemente VII, ponendo al centro la figura somma di Raffaello, tra l’apprendimento da parte di un maestro che fu Pietro Vannucci detto il Perugino, e i tanti allievi di cui si circondò nella piena maturità e che seppero affermare e rinfoltire un ambiente ricco di fervente clima artistico. “Nel segno di Raffaello” è il risultato di un progetto nato nel 2020, in occasione del 500mo anniversario della morte del pittore (era nato a Urbino nel 1483, morì a Roma appena trentasettenne per cause mai del tutto chiarite), con l’intento di selezionare, studiare e catalogare un vasto gruppo di opere che con la fine della mostra (si protrarrà sino al 17 luglio) torneranno negli archivi per maggiore salvaguardia: il lavoro, realizzato in partnership con Intesa Sanpaolo – Gallerie d’Italia, è stato affidato alla competenza di Angelamaria Aceto, ricercatrice presso l’Ashmolean Museum di Oxford, Istituto che conserva la più importante raccolta di disegni di Raffaello al mondo.

Un percorso suddiviso in tre sezioni. Nella prima s’ammirano i disegni del Perugino (“il meglio maestro d’Italia”, ebbe a definirlo Agostino Chigi, banchiere, grande mecenate e protettore d’artisti tra i più importanti della sua epoca), cresciuto alla bottega fiorentina del Verrocchio, in compagnia di Leonardo e Sandro Botticelli e Domenico Ghirlandaio tra gli altri, che trasmette al giovane e talentuoso Sanzio con il valore della pratica disegnativa lo stile classico e rigoroso, l’equilibrio e lo studio matematico delle proporzioni e della prospettiva. Al Perugino, in occasione della mostra, è stato restituito il “Giovane che suona il liuto e particolari dello studio delle sue mani” (1490-1500 circa), sinora accostato al nome di Raffaello, un pregevole disegno a punta metallica ripreso dal vero, il cui personaggio è con tutta probabilità uno dei tanti garzoni della bottega preso a modello. “L’artista si avvale di una tecnica arcaica – è sottolineato nella presentazione del disegno -, di difficile utilizzo perché non ammette ripensamenti dal momento che il tratto lasciato dallo stilo metallico sulla carta preparata, rosa, non è cancellabile. Il disegnatore abbozza prima la figura con rapidi tratti per poi, con passaggi successivi dello stilo, dare forma plastica al soggetto rappresentato, utilizzando anche inchiostro acquerellato e tocchi di biacca per accentuarne il rilievo scultoreo.” Ancora di Perugino (o di bottega) in mostra “Due uomini in conversazione” (1480 circa), una probabile prova avvicinabile alle due simili figure che fanno parte del “Battesimo di Gesù” della Cappella Sistina.

La seconda sezione è dedicata invece agli allievi di Raffaello, che negli anni del papato di Leone X confluiscono da gran parte d’Italia nella bottega del Maestro, per vedersi affidare molte delle commissioni che continuano ad arrivare allo studio. La improvvisa morte di Raffaello vedrà primeggiare la figura di Giulio Romano, capace di prendere in mano molte di quelle commissioni (si veda tra gli altri il “Matrimonio mistico di Santa Caterina con Santi”, 1530-1536 circa, prezioso insieme con al centro il Bambino, poggiato alle ginocchia della Madre, mentre offre alla santa, che ha ai piedi la ruota spezzata simbolo del proprio martirio, un anello nuziale, a testimoniare castità e comunione con Dio); ma non si possono dimenticare i nomi già affermati di Polidoro da Caravaggio, Perino del Vaga (per lo storico Giuliano Briganti egli si differenzia “dai colleghi della cerchia raffaellesca per una fantasia più accesa, per un fare più estroso e bizzarro, per quel suo stile corsivo, deformato entro moduli di un’esasperata eleganza che ben presto si allontana dal raffaellismo più statico e classicheggiante”) e Baldassarre Peruzzi e quelli di personaggi un po’ meno noti ma comunque interessanti come Vincenzo Tamagni.

La terza sezione guarda alla Roma di Clemente VII e ancora ai tanti giovani artisti che corrono a Roma ad ammirare le opere del Maestro e a seguirne le orme. Qualcuno cambia la propria percezione nei confronti dell’arte, affrontando nuovi itinerari, il Parmigianino il nome più famoso ed apprezzato (con lui, Biagio Pupini, Polidoro da Caravaggio, Baccio Bandinelli), ventenne dalla smoderata ed irruente voglia di apprendere e far proprio il lascito di un artista che ha davvero segnato un’epoca. Una nuova concezione, l’impostazione della scena al di fuori di canoni prestabiliti, la si nota nella ”Sacra Famiglia con San Giovannino” (1530-1540 circa), penna e inchiostro bruno e nero su carta, un tema riproposto spesso dagli artisti nel corso del Rinascimento, qui visto in una nuova luce ed in un ordine gerarchico forse mai affrontato: il ruolo primario viene offerto alla figura di san Giuseppe, con accanto san Giovannino, mentre la Vergine, in posizione che potremmo definire subalterna, il viso posato con languore sul dorso della mano, li osserva: il Bambino, centrale ma pure per una volta comprimario, le gambe incrociate, si volta con uno scatto della testa all’indietro. Un momento di autentica quanto semplice umanità, cui forse Raffaello, con l’affrontare in maniera più incisiva l’elemento di maestosa e sovrana religiosità, non aveva mostrato appieno.

 

Elio Rabbione

 

 

Nelle immagini, l’allestimento della mostra; Pietro Vannucci (detto il Perugino), “Giovane che suona il liuto e particolari dello studio delle sue mani, 1490-1500 ca, punta metallica, biacca parzialmente ossidata e inchiostro marrone chiaro acquerellato su carta preparata rosa; Giulio Romano, “Matrimonio mistico di Santa Caterina con Santi”, 1530-1536 ca, penna e inchiostro bruno su tracce di pietra nera con acquerello marrone su carta; Biagio Pupini (detto Dalle Lame), “Cristo tra i dottori”, 1525-1527 ca, pennello e inchiostro con acquerellatura marrone e bianca, carta preparata marrone; Francesco Mazzola (detto il Parmigianino), “Sacra Famiglia con san Giovannino”, schizzi separati, 1530-1540 ca, penna e inchiostro bruno e nero su carta.

Il mondo fotografico di Peretti Griva

A Lanzo Torinese, la poesia di un “piccolo mondo antico” negli scatti del grande fotografo e magistrato torinese

Da sabato 16 a mercoledì 20 luglio

Lanzo Tor.se (Torino)

Un’immagine di ruvida, poetica tenerezza. Assolutamente perfetta nel gioco di luci e ombre, agevolato dalla sofisticata tecnica al “bromolio trasferto” (con l’utilizzo di interventi manuali in grado di conferire alle foto le sembianze di un disegno a carboncino) di cui Peretti Griva diventò uno dei massimi esperti a livello internazionale. Il titolo è “La madre”, foto scattata a Gubbio intorno al 1939. “Bighellonavo per la bellissima città medioevale. Mi attrasse– ebbe a scrivere anni dopo lo stesso fotografo- la vista di una bella testa di bambino intento a rosicchiare una mela. Fu in quel momento che fui portato ad ammirare spiritualmente assai più che il bambino, la sua madre, una figura di popolana, avvizzita dal lavoro, di età indefinita. Gli occhi di questa madre erano lucenti di felicità, nel vedere che un forestiere si era fermato davanti al suo bambino. Io ne rimasi commosso e fotografai quell’attimo fuggente”. Magistrato, giurista (in una lunga e per molti “scomoda” carriera quarantennale che lo porterà alla carica di primo presidente della Corte d’Appello di Torino), fervente antifascista, nonché protagonista del “Movimento Federalista Europeo” e fotografo di grande vaglia, al suo attivo ben 25mila scatti caratterizzati da un’atmosfera romantica tipica del cosiddetto “pittorialismo” a Domenico Riccardo Peretti Griva (Coassolo Torinese, 1882– Torino, 1962) la città di Lanzo Torinese dedica, negli spazi del centro comunale di “LanzoIncontra”, una gradevolissima mostra, che sarà inaugurata il prossimo sabato 16 luglio (ore 10) e si protrarrà per pochi (troppo pochi!) giorni, fino a mercoledì 20 luglio. La mostra, curata da Giovanna Galante Garrone, storica dell’arte e nipote dello stesso Peretti Griva, raccoglie fotografie facenti parte della collezione privata di famiglia,  riproduzioni da originali del “Museo Nazionale del Cinema” di Torino, che custodisce il fondo donato dalla figlia Maria Teresa, e del Comune di Lanzo Torinese, per la prima volta riunite in un’unica esposizione. “Si tratta di opere – sottolinea Giovanna Galante Garrone – realizzate nella prima metà del secolo scorso e che restituiscono una preziosa sintesi delle predilezioni tematiche e delle scelte estetiche di Riccardo Peretti Griva. Le sue fotografie in bianco-nero testimoniano una forte attenzione al chiaroscuro che nel procedimento di stampa, assume caratteri pittorici di particolare liricità”. Ovvero, quella  capacità di cogliere il soggetto, quello giusto – che ti appartiene per cultura, per modo di dare valore alla vita come tu la intendi e come tu vuoi raccontarla – in un fuggevole attimo di secondo. Che se ti sfugge, il gioco è perso. Irrimediabilmente. E allora ecco la gente che è la tua gente.


Ecco la Natura che è la tua Natura. Proprio come avviene per la “madre” di Gubbio. E ancora nei “figli del contadino” di Saint-Nicolas o nei due vecchietti intenti a leggere e a commentare il giornale (uno in due, ma sì che basta!) sulla panchina posta davanti alla Chiesa del paese o nel silente tappeto di neve custode di minimi segnali naturali che un giorno sbocceranno. Certo che sbocceranno. Era ancora una certezza, allora! E’ nel 1905, sull’onda dell’“Esposizione Internazionale di Fotografia Artistica” tenutasi a Torino, che inizia l’avventura artistica di Peretti Griva. Nel 1923 viene premiato alla “Prima esposizione internazionale di fotografia, ottica e cinematografia” e da allora partecipa costantemente ai “Salons d’arte fotografica internazionale di Torino”, nonché a numerose altre manifestazioni in Italia e all’estero. Molte anche le mostre dedicategli in seguito. Le più recenti al “Museo Nazionale del Cinema” e al Museo “Arnaldo Tazzetti” di Usseglio (2018), a cura di Daniela Berta e di Giovanna Galante Garrone.


Da segnalare: il giorno successivo all’inaugurazione, domenica 17 luglio (ore 20,45), sarà anche proiettato a Lanzo il documentario “Il mondo di Riccardo” – una produzione “Kublai film”, “Museo Nazionale del Cinema” e “Fondazione Maria Adriana Prolo” – a lui dedicato dal regista veneto Daniele Frison che contribuirà a completare il ritratto e la personalità ricca e poliedrica del magistrato – fotografo, raccontato dalla nipote Giovanna Galante Garrone, insieme a magistrati, storici del diritto e della fotografia che ebbero modo di conoscerlo e di studiarlo.

Gianni Milani

“Il mondo fotografico di Peretti Griva”

LanzoIncontra, piazza Generale Ottavio Rolle, Lanzo Tor.se (Torino); tel. 0123/300400 o www.comune.lanzotorinese.to.it

Fino a mercoledì 20 luglio

Orari: sab. 11/12,30 – 15,30/19 – 20,30/22; dom. 10/12,30 – 15,30/18; da lun. a merc. 16,30/18,30

Nelle foto (proprietà del “Museo Nazionale del Cinema” di Torino):

–       “La madre”, Gubbio, bromolio trasferto, 1939 ca.

–  “I figli del contadino”, Saint-Nicolas,bromolio trasferto, 1930-‘40

–       “Il giornale”, bromolio trasferto, 1925-‘30

– “La lunga attesa”, gelatina ai Sali d’argento, 1930-‘40

Continua l’estate dei Musei Reali

Continua l’attività estiva dei Musei Reali di Torino, con tante attività per far scoprire a cittadini e turisti la bellezza di un luogo senza tempo.

 

 

 

Venerdì 15 luglio, dalle 19.30 alle 23.30apertura straordinaria del Museo di Antichità – Galleria Archeologica e Sezione Archeologia a Torino – con il Teatro Romano (ultimo ingresso ore 22.45).

Tariffa di ingresso speciale a 5 Euro.

Alle ore 19.30 visita tematica “Statue di divinità, re ed eroi” curata da CoopCulture; ingresso+visita: 10 Euro.

Per la rassegna Torino. Crocevia di sonoritàalle ore 21, nel Teatro Romano si terrà Archi in Concerto, a cura degli allievi del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino. Ingresso riservato ai visitatori dei Musei Reali, fino a esaurimento dei posti disponibili.

Per informazioni: Aperture serali e concerti estivi ai Musei Reali. Torino Crocevia di Sonorità – Musei Reali Torino(beniculturali.it)

 

Giardini della Cavallerizza Reale sono nuovamente aperti al pubblico. Il patrimonio verde del museo ritorna completamente accessibile grazie a iniziative e attività gratuite, rivolte a bambini e famiglie, realizzate in collaborazione con Xké? ZeroTredici, società consortile vincitrice della manifestazione d’interesse per l’assegnazione del servizio di valorizzazione dei Giardini della Cavallerizza.

Le modalità di accesso e il programma degli appuntamenti sono pubblicati sul sito dei Musei Reali al link

https://museireali.beniculturali.it/events/racconti-reali-unestate-per-giocare-con-la-cultura-nei-giardini-della-cavallerizza/

 

Contrariamente a quanto segnalato, giovedì 14 luglio l’appuntamento con il ciclo di conferenze “Chiamata alle Arti. Vite parallele. Storie di uomini e animali” non avrà luogo. La rassegna proseguirà il 21 luglio, alle ore 17, con l’incontro Esporre l’esotico. Dal serraglio dei Giardini Reali al Museo di Scienze Naturali, a cura di Luca Ghiraldi, referente delle collezioni ornitologiche del Museo Regionale di Scienze Naturali, in dialogo con Elisa Panero, archeologa curatrice dei Musei Reali.

Per informazioni: https://museireali.beniculturali.it/events/chiamata-alle-arti-vite-parallele-storie-di-uomini-e-animali/

 

Le attività con CoopCulture

Sabato 16 e domenica 17 luglio alle ore 11 e alle 15.30, appuntamento con Benvenuto a Palazzo. Le guide e gli storici dell’arte CoopCulture vi aspettano per condurvi in una visita guidata alla scoperta delle sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, un itinerario per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza della prima reggia d’Italia.

Costo dell’attività: 7 Euro oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (13 Euro ordinario, 2 Euro da 18 a 25 anni, gratuito under 18).

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Domenica 17 luglio alle ore 11.30 appuntamento con Tavole Imbandite. Una visita alla scoperta delle collezioni dei Musei Reali tra argenti, porcellane e cristalli per ricreare l’atmosfera di un tempo nelle splendenti sale di Palazzo Reale.

Costo dell’attività 20 Euro (13 Euro per Abbonamento Musei e To+Piemonte Card).

Biglietti online su https://www.coopculture.it/it/ – mail info.torino@coopculture.it

 

Domenica 17 luglio alle ore 16, a grande richiesta, torna “I magnifici 7 del Barocco”: in collaborazione con i servizi didattici dei Musei Reali e della Pinacoteca dell’Accademia Albertina, lo speciale di Torino Storia sul Barocco si trasforma nella mappa di una visita-gioco adatta a tutte le età! Con una guida esperta, e lo speciale di Torino Storia tra le mani, ci metteremo in cammino insieme agli architetti che hanno trasformato la nostra città in una meravigliosa capitale. Il punto di partenza è il bookshop del Palazzo Reale e il traguardo di arrivo è la Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Belle Arti, dove ci metteremo alla prova in un divertente quiz, preparato dalla visita guidata tra le vie e le piazze del centro storico di Torino.

Costo dell’attività 10 Euro. Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it

 

È possibile prenotare una visita ai percorsi speciali dei Musei Reali:

– venerdì 15 e domenica 17 luglio alle ore 16, visita agli appartamenti della regina Maria Teresa, al Gabinetto del Segreto Maneggio e alle Cucine;

– sabato 16 luglio alle ore 16, visita al secondo piano di Palazzo Reale.

Costo delle visite speciali: 20 Euro ordinario (13 Euro per Abbonamento Musei).

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Quattro mostre in corso ai Musei Reali

Ultimi giorni per visitare la mostra Nel segno di Raffaello. Fino al 17 luglio è possibile visitare l’esposizione in Biblioteca Reale. Frutto di un approfondito lavoro di studio e progettata in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte del pittore e architetto marchigiano, l’esposizione è volta a individuare all’interno del nucleo dei disegni italiani del ‘500 posseduti dalla Biblioteca, quelli riconducibili alla cerchia di Raffaello. Grazie a un ricco apparato didascalico, contenente anche immagini di confronto, questa mostra conduce il visitatore alla scoperta dell’articolato mondo della tradizione disegnativa rinascimentale, fatta di citazioni, di copie e di lavori preparatori o studi per altre opere.

Informazioni: Nel segno di Raffaello – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Ultimi giorni per visitare anche Splendori della tavolaFino al 17 luglio, la Sala da Pranzo del Palazzo Reale ospita l’inedito allestimento curato da Franco Gualano e Lorenza Santa, incentrato sul fastoso corredo da tavola in argento realizzato a Parigi da Charles-Nicolas Odiot per re Carlo Alberto. Commissionato nel 1833 e trasferito al Quirinale tra il 1873 e il 1874, comprende oggi 1832 elementi ed è annoverato tra le maggiori committenze delle Corti europee dell’epoca.

Il nuovo allestimento Splendori della tavola è compreso nel biglietto ordinario dei Musei Reali.

Oltre alla visita della Sala da Pranzo, inclusa nel normale percorso, è possibile ammirare altre suggestive tavole apparecchiate, con visite guidate su prenotazione: il percorso Tavole imbandite è visitabile con CoopCulture.

Informazioni e prenotazioni: Tavole imbandite | CoopCulture; 011 19560449; info.torino@coopculture.it

 

Fantasmi e altri misteri – Fumetti in mostra. Fino a domenica 11 settembre, nello Spazio Scoperte al secondo piano della Galleria Sabauda, è visitabile la mostra Fantasmi e altri misteri – Fumetti in mostra. L’iniziativa del Ministero della cultura Fumetti nei Musei, in collaborazione con Coconino Press-Fandango, è stata realizzata per avvicinare i ragazzi al patrimonio artistico italiano. Le tavole originali della graphic novel “Io più fanciullo non sono” della fumettista e vignettista Lorena Canottiere, ispirata alla figura del Principe Eugenio di Savoia-Soissons, sono presentate con alcune opere dei Musei Reali legate al condottiero collezionista, con una selezione di lavori dei fumettisti che hanno partecipato al progetto e si sono confrontati con il tema del mistero e dei fantasmi.

L’ingresso alla mostra è compreso nel biglietto dei Musei Reali.

Informazioni: Fantasmi e altri misteri. Fumetti in mostra – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Animali a Corte. Vite mai viste nei Giardini Reali, curata da Stefania Dassi e Carla Testore, è la proposta con cui fino al 16 ottobre i Musei Reali intendono creare un percorso di visita innovativo nel quale le tecniche e i linguaggi dell’arte contemporanea dialogano con la cornice dell’antica residenza. Il percorso si snoda in parte nei Giardini Reali, elemento fondante dell’identità del museo, nonché prezioso luogo d’incontro e di socialità per cittadini e turisti. Le opere popolano non solo l’esterno, ma anche alcune sale di Palazzo Reale, Armeria e Galleria Sabauda per stabilire rimandi e connessioni tra le sculture e gli animali raffigurati nelle opere che costituiscono il patrimonio dei musei. Gli artisti in mostra sono Paolo Albertelli e Mariagrazia Abbaldo, Maura Banfo,

Nazareno Biondo, Nicola Bolla, Stefano Bombardieri. Jessica Carroll, Fabrizio Corneli, Cracking Art, Diego Dutto, Ezio Gribaudo, Michele Guaschino, Luigi Mainolfi, Gino Marotta, Mario Merz, Pino Pascali e Velasco Vitali.

L’ingresso alla sezione della mostra nelle sale dei Musei Reali è compreso nel biglietto ordinario.

Accesso gratuito per la sezione ospitata nei Giardini Reali.

Informazioni: Animali a Corte. Vite mai viste nei Giardini Reali – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Le novità digitali

Tra le novità che accompagnano la visita ai Musei Reali, l’inedita applicazione di gamification MRT Play è disponibile gratuitamente sui principali store. Ideata dai Musei Reali in collaborazione con Visivalab SL e il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito del bando SWITCH_Strategie e strumenti per la digital transformation nella cultura, l’applicazione di realtà aumentata offre una nuova esperienza di fruizione innovativa e accattivante, per approfondire la conoscenza delle opere della Galleria Sabauda attraverso giochi e indovinelli, in compagnia di personaggi storici e professionisti della cultura.

 

Per visitare Palazzo Reale, la Galleria Sabauda e il Museo di Antichità con curiosi personaggi pronti a raccontare le loro coinvolgenti storie è disponibile l’Audioguida Kids, realizzata dai Servizi Educativi dei Musei Reali in collaborazione con CoopCulture. Lungo il percorso sono presenti dei QR-code da scansionare per ascoltare gratuitamente le tracce audio pensate per i giovanissimi visitatori, per un’esperienza di visita coinvolgente e divertente (età consigliata: 5/12 anni).

 

La Biblioteca Reale

La Sala Lettura della Biblioteca Reale è aperta il lunedì, dalle 8.30 alle 18.30da martedì a venerdì dalle 8.30 alle 15.15 e il sabato dalle 8.30 alle 13.30: le consultazioni devono essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr- to.bibliotecareale@beniculturali.it e indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta.

Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina Orari e modalità di apertura della Biblioteca Reale – Musei Reali Torino (beniculturali.it).

 

Caffè Reale

Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una ambientazione unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude.

Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.

Ogni venerdì di luglio, il Caffè Reale resterà aperto anche dalle 19.30 alle 23 in occasione della rassegna Torino. Crocevia di sonorità.

 

Museum Shop

Per rimanere sempre aggiornati sulle pubblicazioni dei Musei Reali e per dedicarvi un pensiero, il Museum Shop è aperto. È disponibile anche online Musei Reali (shopculture.it).

 

Dal 1° aprile 2022 per l’accesso ai percorsi museali non è più richiesto il Green Pass (D.L. 24/03/2022 n. 24, art. 7). La mascherina chirurgica è raccomandata lungo i percorsi di visita, mentre il dispositivo di protezione FFP2 resta obbligatorio per partecipare agli eventi in luoghi chiusi.

Torna a risplendere la Raggiera sull’altare della Cappella della Sindone

 A quattro anni dalla riapertura al pubblico della Cappella della Sindone e dopo la restituzione dell’altare, avvenuta nel marzo 2021, durante la chiusura dei Musei Reali per la pandemia, anche la raggiera dorata torna a risplendere. 

 

L’opera è stata realizzata grazie alla collaborazione tra i Musei Reali, il Teatro Regio di Torino e la Fondazione La Stampa-Specchio dei tempi e si inserisce nel più ampio intervento di restauro sostenuto dal Ministero della Cultura, dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, con gli sponsor tecnici Iren Spa e Performance in Lighting. L’allestimento è stato realizzato con il contributo dell’Impresa Salvatore Ronga Srl.

 

La grande raggiera sommitale, compiuta dagli intagliatori Francesco Borello e Cesare Neurone tra il 1692 e il 1694, era parte integrante del progetto dell’altare realizzato da Antonio Bertola a partire dal 1688. Completamente distrutta nell’incendio del 1997, viene ora riproposta a compimento del lungo e complesso intervento di restauro, teso, fin dai suoi primi passi all’inizio degli anni Duemila, a una ricomposizione quanto più possibile fedele al progetto originario della Cappella della Sindone.

 

La raggiera è stata ricostruita grazie a un progetto coordinato per i Musei Reali dall’arch. Marina Feroggio, che è partito dallo studio dei documenti d’archivio e che ha affrontato anche tutte le problematiche di realizzazione, trasporto e montaggio. L’opera ha un diametro di 3,5 metri per un peso di circa 70 kg, ed è stata ricreata adattando e semplificando la forma del suo disegno originale, utilizzando legno Samba e cartapesta. Ogni elemento è stato ignifugato, trattato con gesso di Bologna, dorato a missione con foglia a imitazione oro, patinato con mordente color noce e rifinito con vernice trasparente per rallentarne l’ossidazione nel tempo. Per il trasporto e il montaggio è stato ideato un manufatto componibile in loco, con otto elementi da inserire tra le due piastre ovali di ferro.

 

«Il progetto di ricostruzione – dichiara Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali – si è basato sulle fonti d’archivio, adattando e reinterpretando il manufatto per renderlo compatibile con le esigenze attuali. La raggiera restituisce alla sommità dell’altare la sua funzione scenografica di punto prospettico, soprattutto nella visione dalla navata della cattedrale. Il risultato è stato possibile grazie a un lavoro di squadra che ha coinvolto competenze diversificate, provenienti dai Musei Reali, dal Teatro Regio, dalla Soprintendenza di Torino e dal mondo imprenditoriale, che hanno lavorato in perfetta sintonia per raggiungere questo importante risultato».

 

L’intervento è stato finanziato anche grazie ai fondi donati dai cittadini torinesi e raccolti dalla Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi all’indomani dell’incendio del 1997.

 

«La generosità dei lettori de La Stampa sostiene non solo i numerosi progetti di solidarietà sociale in corso, ma è attenta ai simboli dell’identità storica e civile della nostra città – dichiara Lodovico Passerin d’EntrèvesPresidente della Fondazione. – Specchio dei tempi negli anni ha dedicato grande impegno a supporto a Torino e al Piemonte. Ma anche in situazioni di emergenza, come la pandemia e, negli ultimi mesi, in supporto della popolazione ucraina. Un esempio unico, un orgoglio per la nostra città. Ancora una volta, cittadini e aziende hanno mostrato la vicinanza e l’attenzione ai più deboli».

 

La raggiera è ora riproposta in forma semplificata, per restituire l’impatto scenografico originario, grazie alla collaborazione con i Laboratori Artistici del Teatro Regio di Torino diretti da Claudia Boasso.

 

«Il Teatro Regio è un “marchio” autorevole e apprezzato in Italia e all’estero, ed è nucleo centrale del progetto culturale di Torino – dichiara il Sovrintendente del Teatro Regio Mathieu Jouvin – Sono molto felice di intraprendere il mio percorso alla guida di un Teatro così amato e integrato nel territorio. Lo spettacolo dal vivo è condivisione, partecipazione, sicurezza, fiducia, basi fondanti del sentirsi parte di una comunità, e questa è anche la mia visione di un Teatro che si apre al territorio e che si mette al servizio della collettività. Uno spirito di collaborazione che ha, da sempre, contraddistinto il Regio e che fa emergere anche all’esterno il patrimonio di competenze e professionalità che sono racchiuse in un grande Teatro. Preparazione, passione e cura per il dettaglio, che è il fiore all’occhiello dei nostri Laboratori Artistici, capaci di realizzare gli imponenti allestimenti di titoli d’opera, di esprimere tutta la sua versatilità nel collaborare con il cinema per la realizzazione di scenografie e ambientazioni, fino allo studio e alla esecuzione minuziosa di questa nuova splendida raggiera dorata per l’altare della Cappella della Sindone».

 

La collaborazione tra i Musei Reali e il Teatro Regio rientra nel Protocollo d’Intesa siglato nel 2021 per dare impulso a uno scambio di competenze volto ad accrescere le professionalità di entrambe le parti e ad arricchire l’offerta culturale da proporre alla comunità.

Il Protocollo è già stato attivato con successo in occasione della mostra Splendori della tavola, inaugurata il 17 marzo 2022 per celebrare i 161 anni dell’Unità d’Italia e per la quale il Teatro Regio ha curato la creazione dei costumi esposti nella Sala da Pranzo di Palazzo Reale fino al 17 luglio.

 

Il ripristino della raggiera ha completato l’opera di restauro della Cappella della Sindone e ha restituito al mondo l’insieme incomparabile di uno dei monumenti simbolo del Barocco europeo, vincitore nel 2019 del prestigioso riconoscimento European Heritage AwardsEuropa Nostra per la categoria Conservazione.

 

Il prossimo appuntamento è fissato per il 23 settembre 2022, quando i Musei Reali presenteranno La Cappella della Sindone tra storia e restauro, gli Atti del Convegno Internazionale di Studi che si è tenuto il 28 e il 29 settembre 2018, a corollario della riapertura al pubblico del monumento.

ph credits Andrea Guermani

Il mistero di Dracula tra storia e leggende

La notte del 31 ottobre tra le maschere più diffuse per festeggiare Halloween esorcizzando le paure, accanto a un infinità di streghe, zombi e mostriciattoli vari , ci sono certamente quelle dei vampiri. E tra queste spiccano quelle del Principe delle Tenebre, figura che ha le sue radici nella realtà storica e personaggio reso leggendario grazie a opere letterarie e cinematografiche dal Nosferatu di Murnau a Francis Ford Coppola.

Il famigerato e crudele conte vampiro della Transilvania  conobbe il primo, grande successo di pubblico nel maggio del 1897 quando, a Londra,  venne pubblicato il più famoso dei libri dell’irlandese Bram Stoker. Si trattava di “Dracula”, un romanzo dalle atmosfere gotiche. In verità l’idea venne concepita da Stoker qualche anno prima, esattamente 131 anni fa, tra il luglio e l’agosto del 1890. “La bocca, per quel che si scorgeva sotto i folti baffi, era rigida e con un profilo quasi crudele. I denti bianchi e stranamente aguzzi, sporgevano dalle labbra, il colore acceso rivelava una vitalità stupefacente per un uomo dei suoi anni. Le orecchie erano pallide, appuntite; il mento ampio e forte, le guance sode anche se scavate. Tutto il suo volto era soffuso d’un incredibile pallore”. Una descrizione che non lascia dubbi sull’identità del personaggio e sulla sua natura sinistra, offrendo l’occasione al tema del vampirismo di acquisire, forse per la prima volta, una certa dignità letteraria.

Alle credenze popolari e alle superstizioni diffuse soprattutto nei paesi dell’Est e nei Balcani, il letterato irlandese – che nella Londra vittoriana alternava all’attività di giornalista quella di scrittore – venne introdotto dal professore ungherese Arminius Vambéry. Fu quest’ultimo a parlargli della Transilvania, raccontando la storia del principe Vlad III di Valacchia, noto con l’appellativo di Draculea (che si può tradurre come “figlio del dragone”, riferito al padre Vlad II, membro dell’Ordine del Dragone). Il principe Vlad Tepes, passato alla storia come Vlad l’Impalatore per i violenti e sadici metodi di tortura che riservava non solo agli odiati turchi ma anche ai cristiani, nell’immaginario di Stoker si sovrappose al protagonista del suo romanzo. Tra l’altro, nella lingua rumena, le parole “dragone” e “diavolo” (“drac”) sono molto simili. Così, Vlad vide trasformare il suo soprannome Draculea in Dracul il cui significato equivale a “figlio del Diavolo”. Stoker trovò anche un’altra fonte d’ispirazione in diversi articoli comparsi sui giornali dell’epoca in relazione a un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1892, nella cittadina di Exter, nel New England.

La morte di una ragazza diciannovenne scatenò l’immaginazione dei suoi concittadini sia per gli strani sintomi, pallore e inappetenza, sia per il fatto che a poca distanza morirono nello stesso modo madre, sorella e fratello. Ciò che per la medicina non poteva che trattarsi di tubercolosi, per la gente era un chiaro caso di vampirismo. Sommando una suggestione dopo l’altra, mescolando abilmente storia e immaginazione, lo scrittore costruì il romanzo come una raccolta di pagine di diario scritte dai protagonisti della vicenda. Dal giovane avvocato inglese Jonathan Harker, che si reca in Transilvania per definire l’acquisto di una casa londinese da parte del Conte Dracula, alla sua fidanzata Mina Murray, oggetto del desiderio del vampiro che in lei rivede la moglie morta, fino al professore olandese Abraham Van Helsing, scienziato e filosofo che crede nell’esistenza del soprannaturale. Fatto circolare prima tra gli amici e successivamente modificato, il libro venne stampato e posto in vendita nella tarda primavera del 1897.

Da allora, il successo è stato talmente ampio da creare un vero e proprio genere, con adattamenti teatrali e cinematografici come il già citato Nosferatu il vampiro nel 1922, capolavoro del cinema muto  espressionista firmato dal tedesco Friedrich Wilhelm Murnau, fino ai più recenti Dracula di Bram Stoker (tre premi Oscar nel 1993 per la pellicola di Coppola), Van Helsing (2004), i vari film d’animazione della serie Hotel Transylvania”, il Dracula 3D di Dario Argento e Dracula Untold  del 2014. Ovviamente un lungo discorso andrebbe dedicato anche a due degli interpreti storici del Conte assetato di sangue come i mitici Bela Lugosi e Christopher Lee ma c’è tutta un’altra storia che vale la pena raccontare. E qui dal racconto del libro si passa alla storia, o almeno a  qualcosa che gli assomiglia. Il voivoda Vlad III di Valacchia perse la vita in circostanze poco chiare. Si presume che Dracula morì com’era vissuto, cioè combattendo. Secondo alcuni la sua  testa, recisa dal corpo, venne portata a Costantinopoli come un trofeo e il suo corpo venne sepolto senza tante cerimonie dal suo rivale e vassallo dei Turchi, Basarab Laiota. Non si conosce l’esatta ubicazione della sua  tomba, anche se la tradizione popolare vuole che sia stato sepolto nella chiesa ortodossa dell’Assunzione, nel convento di Snagov, su un’isola nel bel mezzo di un lago situato a una quarantina di chilometri a nord di Bucarest. Alcune ricerche archeologiche risalenti agli anni ’30 del secolo scorso rinvennero in quel sepolcro solo ossa di cavallo.

Il priore di Snagov, ancora qualche tempo fa contestò questa versione, rivelando che la tomba posta di fronte alle porte dell’iconostasi è a tutti gli effetti la vera tomba di Vlad Tepes. Tuttavia, la maggior parte degli storici romeni pensa che il vero luogo di sepoltura sia invece il monastero-fortezza di Comana, fondato e costruito nel 1461 proprio da Vlad Tepes, in quello che oggi è il distretto di Giurgiu, nel sud della Romania, al confine con la Bulgaria. Durante alcuni scavi archeologici eseguiti nel 1970, si diffuse la notizia che il corpo senza testa di Vlad l’Impalatore fosse stato localizzato proprio nei sotterranei del monastero. Persino a Parigi vi è chi sostiene, ma qui siamo nel campo del puro gossip, che il Conte dimori in una cappella sconsacrata al Perè- Lachaise. Ma ecco che, al fine di rendere ancora più aggrovigliata la matassa, si è fatta strada una terza e clamorosa ipotesi: il conte Dracula non morì combattendo in Transilvania ma a Napoli, ed è stato sepolto nel cuore della città partenopea, nel chiostro di Santa Maria La Nova.

A sostenere quest’ardita tesi non sono dei fantasiosi “cacciatori di vampiri” ma alcuni studiosi dell’Università estone di Tallinn che, in collaborazione con studiosi italiani, hanno compiuto ricerche sulla principessa slava Maria Balsa, fuggita a Napoli nel 1479 a causa delle persecuzioni turche e accolta nella città all’ombra del Vesuvio da Ferdinando d’Aragona. La donna, che diventò in seguito moglie del  Conte Giacomo Alfonso Ferrillo, sarebbe la figlia del Conte Vlad III di Valacchia, meglio conosciuto ai più come il Conte Dracula. E parrebbe proprio che fosse stato il padre ad accompagnarla nella città sul Golfo, cercando e ottenendo l’anonimato. La prova fornita dagli studiosi a sostegno delle loro tesi è il fatto che il blasone formatosi in seguito alla fusione degli stemmi delle famiglie Balsa e Ferrillo presenta un drago, in tutto e per tutto simile a quello della casata dei principi di Valacchia. Sarà davvero così? Il conte Dracula riposa (?!) a Napoli? La storia è affascinante, ricca di sfumature e di colpi di scena, anche se sembra più la trama di un romanzo d’avventure che una realtà storica. Infatti, almeno per il momento, manca il particolare che la renderebbe clamorosa, il colpo di scena finale: il corpo di Vlad Tepes. Ed è ciò che gli studiosi scesi in campo sperano di ottenere. Nel dubbio, come il professor Van Helsing, attendiamo notizie tenendo ben stretto in una mano un appuntito paletto di frassino e nell’altra una boccetta di acqua benedetta.

Marco Travaglini