All’Ippodromo di Vinovo nessuno rimane indietro, nemmeno le corse. E così mercoledì 29 dicembre è in programma una giornata di recupero, dopo l’annullamento a causa della fitta nebbia delle corse in programma la scorsa settimana. Andrà così in scena l’ultima riunione del 2021 per il trotto con 6 corse molto affollate. Tanti cavalli al via anche perché poi ci sarà la pausa invernale lunga un mese e mezzo: la prossima giornata di corse all’Ippodromo di Vinovo è prevista per mercoledì 16 febbraio.
Al centro del convegno di nuovo la Maratonina d’Inverno che cambia veste, con un montepremi inferiore, senza scommessa Quartè Quintè ma mantenendo i tre nastri sulla distanza dei 2.620, 2.640 e 2.660 metri. Più o meno sono gli stessi partecipanti del 22 dicembre, ridotti però a 11. L’analisi è sempre la stessa, con favorito d’obbligo Aladin Bar che con solo due concorrenti al primo nastro renderà ancora più facile l’avvio per Pietro Gubellini, in fuga per la vittoria. Sei al nastro intermedio con Seleniost e Arnold Cup nel ruolo principale mentre al terzo rimangono Agrado e Alcide Roc, con l’incarico di protagonisti con licenza di vittoria in una risalita impegnativa ma non impossibile. Occhio allo svedese allenato da Loris Ferro, Rushmore Face che affida ad Andrea Guzzinati, capolista della classifica driver nella piazza di casa.
Il resto del convegno vedrà una corsa per i due anni, pronti per il salto fra pochi giorni, una bella corsa per i tre anni con favorito Camillo Baba, mentre in quella per i quattro anni i favori saranno per Marco Stefani su Bellerofonte Gar e Walter Lagorio su Bandura, ma tra i due potrebbe fare bella figura Brothers con Santino Mollo. Il premio Michelangelo e il premio Raffaello saranno corse per cavalli anziani nelle quali lo spettacolo non mancherà.
Appuntamento dalle 14.30 con ingresso gratuito e obbligo di Super green pass. Per tutti, un brindisi e un saluto a quest’anno, dando già l’appuntamento al 2022.
L’ Aranycsapat di Puskás era destinata a vincere, emblema di un regime – quello comunista ungherese – che l’aveva eletta a simbolo. Fino alla sconfitta nella finale della Coppa Rimet del 1954, unica partita persa dai magiari su cinquanta incontri disputati tra il 1950 e il 1956. Vale la pena ricordare la prima parte, la più esaltante, della “serie magica”: tra il 14 maggio 1950 (sconfitta in Austria per 3-5) e il 4 luglio 1954 (caduta nella finale del Mondiale a opera dei tedeschi, 2-3), collezionò 29 vittorie e 3 pareggi su 32 partite, con 143 gol fatti e 33 subiti. Un gioco offensivo, spumeggiante, irresistibile. Anche l’Italia ne fece le spese. Domenica 17 maggio 1953, a Roma, venne inaugurato lo Stadio Olimpico. Gli azzurri venivano da una tradizione favorevole: da 28 anni gli ungheresi non vincevano sul suolo italiano. Finì con un netto 0-3 per i magiari in maglia rossa ( gol di Hidekguti e “doppietta” di Puskás). Per la prima volta la radio ungherese trasmise un incontro di calcio in diretta e al termine si udirono distintamente gli applausi a scena aperta dell’Olimpico. La storia di questa compagine leggendaria è raccontata magistralmente da Bolognini ne “La squadra spezzata “, riportando il gioco del calcio alla sua essenza, prima che diventasse (purtroppo!!) solo business e denaro. “Il calcio è l’arte di comprimere la storia universale in 90 minuti”, disse George Bernard Shaw.
