SPORT- Pagina 180

2 gennaio 1971, la tragedia nel mondo del calcio che contò 66 morti

ACCADDE OGGI 

Sono trascorsi 51 anni da quel famigerato 2 gennaio 1971 a Glasgow, la Scozia si fermò perché Il calcio si trasformò da grande passiine sportiva ricca di passione ed entusiasmo a spietato killer di vite umane.
All’Ibrox Stadium, alla presenza di 80mila spettatori, si giocava Rangers contro Celtics, uno dei derby calcistici più caldi d’Europa e, come il solito, lo stadio era stracolmo. I Rangers cercavano un riscatto dopo l’ultimo scudetto del 1964 mentre il Celtic continuava a dominare da qualche anno. Il Celtic passò in vantaggio a fine partita e molti tifosi si avviarono all’uscita. Negli ultimi secondi di partita, però, arrivò il pareggio dei Rangers che ovviamente portò ad una grandissima  gioia dei tifosi di casa che provocò esiti disastrosi. Fu infatti nella scalinata 13 che si accalcò troppa gente a causa della rottura delle barriere di protezione; la calca fu tale che un bambino cadde dalle spalle del papà e a seguito di questo incidente vi fu una reazione a catena dall’effetto domino dalle conseguenze tragiche pur di evitare di calpestare il piccolo: 66 persone morirono, la maggior parte per asfissia e restarono feriti circa 200 supporters.
Una tragedia che ancora oggi,seppur nel ricordo,sconvolge ancora il mondo del calcio.

Enzo Grassano

Il torinese Cassinelli convocato per i Giochi Olimpici di Pechino

Concluso il percorso di Coppa del Mondo con gli appuntamenti validi per le qualificazioni a cinque cerchi, per l’Italia dello short track è arrivato il momento di guardare allo Olimpiadi Invernali di Pechino 2022. Il neo capo allenatore Kenan Gouadec, insieme all’intero staff tecnico, ha infatti diramati i nomi dei dieci azzurri – 5 uomini e 5 donne – che dal 4 al 20 febbraio prenderanno parte ai Giochi in Cina. Tra i convocati, in particolare, spicca il nome di Andrea Cassinelli, classe 1993, cresciuto tra le file della Velocisti Ghiaccio Torino e oggi tesserato per le Fiamme Gialle. L’atleta torinese, in stagione, ha centrato il titolo italiano Overall agli Assoluti di Bormio ed è salito sul podio in Coppa del Mondo con il terzo posto della staffetta maschile proprio sul ghiaccio di Pechino.

L’Italia si presenterà in Cina forte di tutte le staffette – maschile, femminile e mista –, mentre per quanto concerne le distanze individuali gli azzurri hanno conquistato 3 card olimpiche al femminile e 2 al maschile nei 500 metri, 2 al femminile e 2 al maschile nei 1000 metri, 3 al femminile e 3 al maschile nei 1500 metri. Insieme a Cassinelli voleranno a Pechino anche Yuri Confortola, Tommaso Dotti, Pietro Sighel e Luca Spechenhauser tra gli uomini, Arianna Fontana Cynthia Mascitto, Arianna Sighel, Arianna e Martina Valcepina tra le donne. «La cancellazione degli Europei, che avrebbero dovuto rappresentare l’ultimo test prima di Pechino, ci ha convinto che fosse opportuno definire già oggi le squadre così da dare certezze ai ragazzi», la considerazione di Gouadec.

Accadde oggi: 31 dicembre, la Serie A in campo

31dicembre: la serie A in campo!

Eppure succedeva e non è passato un secolo!
Correva l’anno  1988,proprio il 31 dicembre: è l’ultima volta in cui la Serie A va in scena a San Silvestro. Tra le partite in programma spicca il derby della Mole, vinto dalla Juventus di Dino Zoff per 1-0 grazie a una rete nella ripresa di “Spillo” Altobelli. È l’anno dell’Inter di Giovanni Trapattoni, che stravonce il Lecce al “Via del Mare” per 3-0 mentre i campioni in carica del Milan si fanno bloccare sullo 0-0 dalla Sampdoria. Da segnalare anche la sentita sfida fra Roma e Napoli, vinta dai giallorossi per 1-0 con una rete a tre minuti dalla fine di Rudi Völler:sarebbe ora di tornare a quei tempi in cui la gente riempiva gli stadi all’inverosimile,proprio nelle giornate di festa.

Enzo Grassano

29 dicembre 2003 Il fuoriclasse Roberto Baggio annuncia che a fine stagione lascerà il calcio

Accadde oggi:

La carriera del campione vicentino  è stata costellata da infortuni che in tutti gli anni lo hanno costretto a saltare un buon numero di partite.Dotato di una classe limpida e cristallina ma di difficile collocazione tattica,ha avuto problemi con quasi tutti gli allenatori che lo hanno avuto alle loro dipendenze.All’epoca al Brescia, Roby Baggio avrebbe poi giocato la sua ultima partita il 16 maggio 2004 a San Siro contro il Milan (il match finì 4-2 per i rossoneri). 205 le reti realizzate in Serie A: meglio di lui hanno fatto solo Piola,Totti, Nordahl, Meazza,Di Natale ed Altafini. Le sue squadre di club sono state il Vicenza, la Fiorentina, la Juventus, il Milan, il Bologna, l’Inter e il Brescia.
Da tanti addetti ai lavori è considerato il più forte calciatore italiano di tutti i tempi!
Ha vinto 2 campionati con Milan e Juventus,1 coppa Italia ed 1 coppa UEFA sempre con la Juventus.
È tra i 5 giocatori Italiani che hanno vinto il pallone d’oro:Sivori,Rivera,Rossi,Baggio e Cannavaro.
Il divin codino “Baggio” lo ha portato a casa nel 1993.

Enzo Grassano

Trotto a Vinovo

All’Ippodromo di Vinovo nessuno rimane indietro, nemmeno le corse. E così mercoledì 29 dicembre è in programma una giornata di recupero, dopo l’annullamento a causa della fitta nebbia delle corse in programma la scorsa settimana. Andrà così in scena l’ultima riunione del 2021 per il trotto con 6 corse molto affollate. Tanti cavalli al via anche perché poi ci sarà la pausa invernale lunga un mese e mezzo: la prossima giornata di corse all’Ippodromo di Vinovo è prevista per mercoledì 16 febbraio.

Al centro del convegno di nuovo la Maratonina d’Inverno che cambia veste, con un montepremi inferiore, senza scommessa Quartè Quintè ma mantenendo i tre nastri sulla distanza dei 2.620, 2.640 e 2.660 metri. Più o meno sono gli stessi partecipanti del 22 dicembre, ridotti però a 11. L’analisi è sempre la stessa, con favorito d’obbligo Aladin Bar che con solo due concorrenti al primo nastro renderà ancora più facile l’avvio per Pietro Gubellini, in fuga per la vittoria. Sei al nastro intermedio con Seleniost e Arnold Cup nel ruolo principale mentre al terzo rimangono Agrado e Alcide Roc, con l’incarico di protagonisti con licenza di vittoria in una risalita impegnativa ma non impossibile. Occhio allo svedese allenato da Loris Ferro, Rushmore Face che affida ad Andrea Guzzinati, capolista della classifica driver nella piazza di casa.

Il resto del convegno vedrà una corsa per i due anni, pronti per il salto fra pochi giorni, una bella corsa per i tre anni con favorito Camillo Baba, mentre in quella per i quattro anni i favori saranno per Marco Stefani su Bellerofonte Gar e Walter Lagorio su Bandura, ma tra i due potrebbe fare bella figura Brothers con Santino Mollo. Il premio Michelangelo e il premio Raffaello saranno corse per cavalli anziani nelle quali lo spettacolo non mancherà.

Appuntamento dalle 14.30 con ingresso gratuito e obbligo di Super green pass. Per tutti, un brindisi e un saluto a quest’anno, dando già l’appuntamento al 2022.

28 dicembre 1982: Pallone d’Oro a Paolo Rossi

Il 28 dicembre 1982 è,senza dubbio,una data storica per il calcio italiano: in quel giorno, infatti, Paolo Rossi vinse il Pallone d’Oro.Il secondo calciatore italiano a vincerlo dopo quello Gianni Rivera nel 1969. Decisiva per la vittoria del premio di France Football fu lo straordinario Mondiale del 1982 vinto dall’Italia con il centravanti classe ’56 autore di ben 6 reti.Il nostro bomber capocannoniere del mondiale spagnolo ottenne tale riconoscimento mettendosi alle spalle Alain Giresse e Zibì Boniek.Fu un successo davvero clamoroso, visto che Pablito giocò soltanto le ultime partite del campionato di serie A prima del Mondiale per via della squalifica a seguito dello scandalo del calcioscommesse.

Enzo Grassano

27 dicembre 1931: nasce John Charles Oggi avrebbe compiuto 90 anni

Accadde oggi

E’ doveroso ricordare un mito del calcio bianconero e mondiale.Nasce John Charles, 89 chili ottimamente distribuiti su 188 centimetri d’altezza.Un vero incubo per tutte le difese avversarie della Juve. È stato un prototipo antesignano del centravanti moderno:immarcabile nelle giornate di grazia(e succedeva spesso),fortissimo di testa,abilissimo nei contrasti,piedi buoni ed abile nel creare spazi per l’inserimento dei compagni.L’ex centravanti gallese arrivò alla Juventus dell’allora Umberto Agnelli, nel 1957 e fu subito scudetto.
Negli anni della sua permanenza in bianconero, tra il 1957 e il 1962, Charles segnò 105 gol in 178 presenze, conquistando tre scudetti e due Coppe Italia.
Si guadagnò il soprannome di ‘gigante buono’ per la straordinaria correttezza e generosità, ma anche per i suoi interventi per
riportare la calma in campo. Come quando, nel corso di un Juventus-Sampdoria, alzò letteralmente da terra Sivori, trascinandolo via, per evitargli ulteriori problemi con l’arbitro con cui era entrato in feroce contestazione.
Charles è morto nel 2004, ma è rimasto nel cuore dei tifosi bianconeri e di tutti quei tifosi amanti del calcio.

Enzo Grassano

Cassinelli e Gonin al Quirinale: le parole dei piemontesi convocati alle Olimpiadi

Quaranta giorni alla cerimonia d’apertura di Pechino 2022.

Il conto alla rovescia verso i Giochi Olimpici si fa sempre più pressante e, in questo contesto, giovedì il presidente Sergio Mattarella ha ricevuto al Quirinale la delegazione azzurra che volerà in Cina per la consegna ufficiale del tricolore. Tra i tanti atleti coinvolti nella giornata capitolina, anche i due alfieri piemontesi che parteciperanno alle ormai imminenti Olimpiadi nelle discipline del ghiaccio.

«Ho lavorato duramente nell’ultimo quadriennio per evitare una situazione come quella vissuta nel 2018, quando ero stato selezionato per i Giochi soltanto in qualità di riserva, e ora che la convocazione è diventata realtà posso dire che è assolutamente valsa la pena tanta fatica – la gioia di Andrea Cassinelli, torinese classe 1993 dello short track, cresciuto nella Velocisti Ghiaccio Torino e ora tesserato per le Fiamme Gialle –. La scorsa stagione è stata molto particolare perché si è gareggiato poco, ma l’ho sfruttata per porre le basi in vista dell’anno olimpico e infatti questo è il miglior momento della mia carriera, nonostante non sia più un ragazzino. Sono entusiasta dell’opportunità che ho davanti e la giornata a Roma, gomito a gomito con campioni come Goggia o Pellegrino, non ha fatto altro che caricarmi ulteriormente. Voglio godermi l’esperienza e soprattutto divertirmi, perché se ti diverti poi insieme arriva anche qualche bel risultato. L’avvicinamento a Pechino? Con la cancellazione degli Europei non affronteremo più gare, quindi avremo tempo per rifinire al meglio la condizione e concentrarci sull’obiettivo olimpico».

«La soddisfazione per la qualificazione alle Olimpiadi è sempre la stessa ed è enorme, ma per noi questo è stato il quadriennio della consapevolezza: il pass staccato nel 2018 era stato quasi una sorpresa, mentre questa volta era decisamente atteso – l’analisi del pinerolese Simone Gonin, perno della Nazionale di curling e in forza all’Aeronautica Militare, alla sua seconda partecipazione a cinque cerchi –. Ma questo non ha reso meno dolce il traguardo raggiunto, anche perché le pressione sulle nostre spalle al Pre-Olimpico era forte: abbiamo chiuso la manifestazione al secondo posto e, sinceramente, il piazzamento ci è stato anche un po’ stretto. Ora ci attende una trasferta in Canada a gennaio, per il torneo di Camrose del Grand Slam cui nessuna squadra italiana era mai stata invitata: sarà l’ultima tappa nel percorso di avvicinamento alle Olimpiadi. L’obiettivo in Cina? Siamo consapevoli di potercela giocare contro qualsiasi avversario e, al tempo stesso, sappiamo bene che questo discorso vale anche per tutte le altre partecipanti. Decolleremo dall’Italia, innanzitutto, con l’ambizione di migliorare il nono posto di Pyeongchang».

E la tangibile soddisfazione dei due azzurri è la medesima del Comitato Regionale della FISG. «Andrea Cassinelli e Simone Gonin rappresentano un vanto per il nostro intero movimento – ha tenuto a sottolineare il presidente regionale Renato Viglianisi –. Sono orgoglioso del percorso che hanno compiuto e del fatto che siano arrivati fino a rappresentare l’Italia in occasione di un evento senza pari come i Giochi Olimpici».

Il 26 dicembre la prima partita della storia del calcio

Accadde oggi 

il 26 dicembre 1860 è una data storica per il gioco del calcio.In questa data si è disputata la prima partita ufficiale della storia di questo bellissimo sport.La gara in questione è stata l’amichevole  tra Hallam FC e Sheffield FC presso il Sandygate Road di Sheffield terminata per 0-2. Entrambe le squadre e l’impianto sono ancora esistenti con lo Sheffield FC che è il club più antico al mondo. L’importanza e la magia di questa sfida è stata celebrata il 26 dicembre del 2010 nel 150° anniversario di quella sfida con un’amichevole celebrativa proprio tra i due club su quello stesso campo.

Enzo Grassano

L’Ungheria di Puskás e il terribile ’56

Se la guardi giocare e poi vai a vedere il museo delle belle arti, apprezzerai di più certi quadri”.

E’ l’inizio degli anni cinquanta a Budapest quando l’operaio Lajos parla così al figlio Gábor, protagonista de “La squadra spezzata”, affascinante e amaro romanzo di Luigi Bolognini. Già il sottotitolo del libro svela di chi sta parlando (“L’Aranycsapat di Puskás e la rivoluzione ungherese del 1956”). La Honvéd, squadra dell’esercito magiaro (ai tempi dell’Impero austro-ungarico– “Honvéd /difensore della patria” –  era  la definizione che veniva data alle forze armate ungheresi) è stata una leg­genda. Negli anni ‘40 e ’50, nelle file dei bianco-rossi, giocarono alcuni tra i migliori calciatori ungheresi: Ferenc Puskás, József Bozsik, Zoltán Czibor e Sándor Kocsis, che formarono l’ossatura del mitico Aranycsapat ( la “squadra d’oro”), la nazionale ungherese che espresse il miglior calcio del mondo in quell’epoca. Macinando gol e spettacolo, acclamata ovunque, la “mitica” Ungheria regalò bellezza e orgoglio passando dai trionfi alle Olimpiadi del 1952 alle due storiche vittorie con l’Inghilterra dei “maestri” ( 6 a 3 a Wembley nel 1953 e 7 a 1 a Budapest l’anno dopo ).

L’ Aranycsapat di Puskás era destinata a vincere, emblema di un regime – quello comunista ungherese – che l’aveva eletta a simbolo. Fino alla sconfitta nella finale della Coppa Rimet del 1954, unica partita persa dai magiari  su cinquanta incontri disputati tra il 1950 e il 1956. Vale la pena ricordare la prima parte, la più esaltante, della “serie magica”: tra il 14 maggio 1950 (sconfitta in Austria per 3-5) e il 4 luglio 1954 (caduta nella finale del Mondiale a opera dei tedeschi, 2-3), collezionò 29 vittorie e 3 pareggi su 32 partite, con 143 gol fatti e 33 subiti. Un gioco offensivo, spumeggiante, irresistibile. Anche l’Italia ne fece le spese. Domenica 17 maggio 1953, a Roma, venne inaugurato lo Stadio Olimpico. Gli azzurri venivano da una tradizione favorevole: da 28 anni gli ungheresi non vincevano sul suolo italiano. Finì con un netto 0-3 per i magiari in maglia rossa ( gol di Hidekguti e “doppietta” di Puskás). Per la prima volta la radio ungherese trasmise un incontro di calcio in diretta e al termine si udirono distintamente gli applausi a scena aperta dell’Olimpico. La storia di questa compagine leggendaria è raccontata magistralmente da Bo­lognini ne “La squadra spezzata “, riportando il gioco del calcio alla sua essenza, prima che diventasse (purtroppo!!) solo business e denaro. “Il calcio è l’arte di comprimere la storia universale in 90 minuti”, disse George Bernard Shaw.

Ed è ciò che racconta questo libro dove emerge anche la figura del sedicenne Gábor che, di fronte all’infrangersi del mito degli undici “eroi” dietro al pallone di cuoio,  vide andare in frantumi anche i sogni suoi e quelli di un intero Paese. Senza le speranze suscitate dall’Aranycsapat di Puskás e compagni, restò solo una realtà dura, amara. La delusione mise in dubbio tutto quello in cui credevano lui e gli altri ungheresi. E quando, il 23 ottobre 1956,  scoppiò la rivolta contro la dittatura comunista,il giovane Gábor prese parte alla “rivoluzione”. Lottò per creare un socialismo nuovo, democratico, “dal volto umano”. Fino a quando i carri armati sovietici invasero Budapest , soffocando nel sangue il suo sogno, quello di Imre Nagy e di un intero popolo che si trovò a combattere nelle stesse strade descritte da Ferenc Molnár ne “I ragazzi della via Pál”. Nei giorni della rivolta contro l’oppressione sovietica , la Honvéd era all’estero in tournée con i migliori giocatori. Decisero di non tornare in patria, trovando fortuna e successo altrove, come Puskás nel  Real Madrid. Il mito della “squadra d’oro”, forse la più grande di tutti i tempi, era caduto in pezzi. E non sarebbe mai più  rinato.

Marco Travaglini