IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
L’idea di spegnere la Mole Antonelliana annunciata dal sindaco di Torino esprime in una sintesi perfetta il ripiegamento e la crisi di una Città che ha perso la sua identità e da un anno naviga a vista senza una guida politica sicura. Eletta un anno fa, l’amministrazione incespica su tutto o quasi. La Giunta Appendino aveva leso gravemente gli interessi della città, ingessandola su progetti insensati e su demagogie che hanno fatto regredire Torino. L’unico riferimento positivo resta la Giunta di Fassino che è stata stroncata nella sua operatività dal debito colossale accumulato nel decennio precedente da un venerato maestro dell’attuale sindaco, quel Chiamparino bocciato nelle urne come presidente uscente della Regione. In un anno la Giunta Lo Russo non è riuscita a progettare nulla di concreto, anche se alcuni annunci appaiono devastanti. Mi è capitato di ascoltare dal vivo un’intervista al Sindaco e sono rimasto sorpreso dei limiti piuttosto evidenti persino nel linguaggio da lui usato. In pochi minuti è riuscito a ripetere per tre volte la parola “casino”, declinandola in tre diverse accezioni. Forse in questo modo si ottengono le simpatie di certi ambienti e forse fa bene a seguire la sua linea, ma la Città merita più rispetto. Si è anche spinto a fare campagna elettorale per il suo partito in comizi che non hanno precedenti nella storia della città, se si eccettua Novelli che, sindaco in carica, si candidò alle elezioni europee e mantenne il doppio incarico. Non ho mai visto il Sindaco nella sua veste istituzionale di Sindaco della Città. Addirittura ha indossato il 25 aprile la fascia tricolore e un foulard di parte.
Adesso ha deciso di risparmiare spegnendo la Mole .
Forse avrebbe dovuto decidere di non accenderla per ogni occasione possibile, anche quelle palesemente settarie. La Mole che si spegne e’il simbolo di una città piegata, priva di speranza, colpita nel suo stesso simbolo che il tornado del 1953 aveva decapitato, ma che torno’ a splendere per opera del grande sindaco Amedeo Peyron.
L’attuale sindaco si è rifiutato di accendere la Mole per Mario Soldati, cittadino onorario di Torino, nel centenario del salvataggio di un suo coetaneo che stava affogando nel Po. Esattamente cent’anni fa il Sindaco di Torino festeggio’ in Comune il giovane Soldati a cui venne conferita nell’ottobre del 1922 la medaglia d’Argento al valor civile. L’attuale sindaco non ha detto una parola in ricordo di un grande torinese del Novecento, senza neppure rispondere alle mail che gli erano state inoltrate anche attraverso la sua capa di Gabinetto.
La Mole spenta sta a significare anche l’oblio per la storia torinese che viene ignorata, se non è declinata nel senso di un politichese novecentesco ormai tramontato e che, per fortuna, non è destinato a tornare.