L’amicizia è uno dei miti più antichi: Eurialo e Niso, Finzia e Damone, Achille e Patroclo fino a Don Chisciotte e Sancho Panza e rappresentazioni cinematografiche come Amici miei o Yuppies.
Possiamo dire che l’amicizia sia innata nel genere umano perché l’uomo è un animale sociale, vive in gruppo e, specie nell’antichità, aveva bisogno di unire la sua forza a quella di altri per la caccia o per combattere quando non esistevano armi a distanza.
Molti di noi sono rimasti in contatto con i compagni delle elementari o delle medie nonostante siano passati decenni e forse sono proprio le amicizie più antiche quelle destinate a durare maggiormente: io vedo ancora i compagni delle elementari e delle medie, si partecipa agli inevitabili dolori che colpiscono ora l’uno ora l’altro, ci si aiuta dove e come si può anche se si sta talvoltamesi senza sentirci.
Poi incontri persone nuove, magari accomunate da un numero maggiore di affinità, ma l’amicizia non riesce a decollare e rimane una semplice conoscenza, seppur approfondita, destinata a naufragare nel giro di poco tempo o a rimanere tiepida.
Ma cos’è l’amicizia? E’ un sentimento tra due persone fra le quali vi sia una carica emotiva ed è basata su stima reciproca, affetto ed interessi comuni.
Un proverbio dice “Gli amici si vedono nel momento del bisogno”; peccato che alcuni lo intendano come bisogno loro: se non hanno bisogno spariscono per mesi o anni salvo ricomparire quando non sanno a chi rivolgersi.
Troppo spesso, tuttavia, l’amicizia viene confusa con l’opportunismo, la semplice conoscenza, la comunione di intenti quali la palestra, il calcetto, il lavoro o l’associazione cui si è entrambi iscritti.
Al giorno d’oggi l’amicizia ha però assunto una connotazione diversa, esagerata, e messa in discussione per la massiccia diffusione dei social. La possibilità di dialogare virtualmente senza mai incontrare di persona l’interlocutore hanno creato relazioni, chiamate amicizia, che con l’amicizia poco o nulla hanno in comune o che, se di amicizia si tratta, questa era presente dal vero prima dell’incontro sui social.
Ma quali sono i limiti da imporre ad un’amicizia? Vi sono diverse scuole di pensiero: alcuni ritengono che un amico vada sempre supportato ed i suoi comportamenti sempre condivisi; altri, al contrario, pensano che l’amicizia sia il motivo giusto per segnalargli i comportamenti sbagliati ed i gesti che si disapprovano. Ognuno segua la scuola che meglio rappresenta i propri convincimenti.
Di sicuro, coltivare un’amicizia richiede impegno, volontà e sacrifici; la ricompensa a tutto ciò è avere accanto qualcuno nei momenti che contano, siano essi gioiosi o tristi.
L’amicizia, e la capacità di contrarne di nuove, cambia proporzionalmente all’età: maggiore è la nostra età minore è il numero delle amicizie strette che ci circondano. Il motivo è da rinvenirsi nella maggior selettività da parte nostra, nel disincanto con cui ci avviciniamo alle persone e, non ultime, la memoria e l’esperienza di amicizie che ci hanno delusi.
Una cosa è sicura: l’amicizia non potrebbe mai sparire dalla vita e dalla cultura del genere umano.
Perché oggi, più che anni addietro, l’amicizia è così in crisi? Ritmi frenetici, impegni assunti per non fermarsi a pensare, carriera ci hanno portato ad aumentare l’individualismo cercando, semmai, il conforto che potrebbe darci un amico in uno smartphone, in un videogioco o nel branco col quale ci sentiamo forti, potenti, invincibili.
I genitori per primi, come la scuola, dovrebbero sviluppare nei figli il senso dell’amicizia, anziché fomentare l’eccessiva competitività e l’odio e non dovrebbero favorire, dalla più tenera età, una competitività basata sulla possibilità o meno di vestire con abiti griffati, di giungere a scuola col SUV anziché in autobus o di abitare in una villa anziché in un alloggio di edilizia popolare.
In una società dove è normale essere figli unici l’amico può essere la giusta compensazione alla mancanza di un fratello cui confidare problemi di cuore e cui chiedere consigli disinteressati.
Quando incontriamo qualcuno che potrebbe diventare un buon amico accantoniamo i pregiudizi sulla sua etnia, sulla differenza di età, sul ceto sociale o su eventuali difetti fisici e viviamo la frequentazione in modo lucido, senza fanatismi né preclusioni. Se la persona è quella giusta l’amicizia nascerà da sola, senza forzature, in modo silenzioso e si svilupperà giorno dopo giorno.
Condividere tutto con un amico non significa privarsi di qualcosa, ma arricchirsi di qualcosa.
Sergio Motta
“Kontiki”. Il nome è lo stesso dato alla zattera (e al titolo del libro che ne descrive l’avventura) su cui l’esploratore e scrittore norvegese Thor Heyerdahl si imbarcò nel 1947 con altri cinque “sognatori” con l’obiettivo di attraversare l’Oceano Pacifico dal Sud America alle isole della Polinesia per dimostrare che la colonizzazione di quelle terre (fra Nuova Zelanda, Isola di Pasqua e Hawaii) potrebbe essere avvenuta in epoca precolombiana da parte di popolazioni del Sud America. Per dimostrare, cioè, “con la pratica e contro il parere di molti, che l’impossibile può diventare possibile”. Ciò che anche può accadere per gli ardui e attualissimi scopi con cui, a breve, aprirà a Torino la prima sede di “Fridays For Future Italia”, in zona Vanchiglietta, al civico 7 di via Cigliano, nei locali che ospitarono un tempo il “Circolo Arci”, il “Molo di Lilith”. E sempre “Circolo Arci” sarà anche il torinese “Kontiki”, nato dall’incontro fra l’“Arci” e il movimento che in Italia porta avanti le battaglie (ormai protesta su scala internazionale, dopo gli esordi nel 2018 con lo “Skolstrejk for klimatet” – “Sciopero scolastico per il Clima” dell’attivista svedese Greta Thunberg) a favore dello sviluppo sostenibile e del cambiamento climatico.




