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Il primo incontro post Covid di Amici ed Alumni dell’Università

Nei giorni scorsi  si è tenuto presso la School of Business & Economics dell’ Università di Torino il primo incontro post Covid promosso dall’Associazione Amici ed Alumni dell’Università di Torino, che ha ribadito il ruolo di collegamento tra alumni unito, mondo universitario torinese, istituzioni ed imprese.

Il ruolo è stato peraltro ben rappresentato dal panel dei relatori del convegno intitolato “L’intelligenza  artificiale, il mercato e le imprese: nuove occasioni per produrre valore oggi”.

Dopo i saluti del Presidente Domenico Arcidiacono è stata la volta di Antonio De Carolis, Vice Presidente di Amici UNITO che nel suo intervento ha indicato gli obiettivi 2023 dell’associazione, promuovendo altresì l’adesione di alumni ed amici a questo nuovo corso che ha come principale obiettivo quello di rafforzare le relazioni tra tutti gli iscritti e rendere sempre più percepibile ed evidente i valori di Torino come città universitaria, della cultura e dell’innovazione.

Gli interventi si sono succeduti non solo sulle potenzialità dell’applicazione delle nuove tecniche di intelligenza artificiale ma anche su esempi concreti di servizi oggi attivi ed in via di veloce sviluppo nei mercati della comunicazione e del marketing ( Andrea Bosso AD di Domino); nel miglioramento nella gestione delle interfacce virtuali ( Davide Borra AD di No Real Interactive); nel miglioramento della comunicazione tra la domanda di prodotti e servizi ed un’offerta sempre più personalizzata, grazie a sistemi evoluti di customer experience (Andrea Peron – Regional Sales Manager Adobe).

Il giro degli interventi, coordinati da Bruno Ruffilli, Innovation Editor de La Stampa, è quindi terminato con l’intervento della d.ssa Paola Pisano ex Ministro e Professore di Gestione dell’Innovazione dell’ Università di Torino che ha sottolineato l’importanza del contributo universitario nel processo di ricerca ed innovazione, esponendo esempi pratici di applicazioni a supporto dell’attività istituzionale e governativa.

Il percorso di introduzione dei servizi basati su intelligenza artificiale è già iniziato e spesso non ancora percepito. La gran quantità di dati disponibili, la contemporanea crescita di basi di conoscenza sempre più vaste non solo circoscritte a specifici ambiti applicativi, l’evoluzione nei programmi e sistemi di interfaccia uomo – macchina porterà cambiamenti nel modo di lavorare, di informarci e di prendere decisioni. Nuovi lavori emergeranno altri forse scompariranno; certamente nuove competenze saranno richieste in primis in campo informatico ma anche in campo umanistico in grado di riflettere e dibattere sulle tematiche di carattere etico dell’impatto che lo sviluppi delle nuove tecnologie potrà avere nella vita e nei rapporti tra le persone. Ci saranno nuove opportunità ed Amici UNITO vuole essere pronta ad accoglierli ed a metterli in evidenza ai propri soci.

Nel nuovo sito internet all’indirizzo: www.amiciunito.itsaranno presto disponibili contenuti e video degli interventi; informazioni sulle attività degli Amici ed Alumni dell’Università di Torino e su come aderire all’Associazione per partecipare a tutte le prossime attività.

Nasce CSVNET Piemonte, per favorire uno scambio di esperienze e competenze sul territorio

Un’importante associazione di volontariato

Il 6 dicembre scorso , presso la sede del Volontariato Torino ETS, in via Giolitti 21 a Torino, è stata costituita l’associazione di volontariato CSVnet Piemonte, il cui neo presidente è Gerardo Gatto, componente del Consiglio Direttivo di Vol.TO ETS, mentre il vicepresidente vicario è Daniele Gaime, in rappresentanza del Centro Solidarietà e Sussidiarietà Servizi per il territorio Novara VCO ETS.
L’Ente, apartitico, aconfessionale, a struttura democratica e senza fini di lucro persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, proponendosi lo scopo di promuovere e rafforzare il legame tra i CSV soci del Piemonte, affinché, nella loro autonomia, possano realizzare al meglio le proprie finalità istituzionali, collaborando e cooperando attraverso lo scambio di esperienze e competenze su temi di interesse comune, favorendo la conoscenza dell’operato dei CSV del Piemonte tra opinione pubblica e interlocutori istituzionali, a livello regionale, per promuovere servizi di promozione del volontariato tra gli Enti del Terzo Settore a livello regionale tramite una programmazione integrata, gestita direttamente dalla Confederazione o tramite i singoli CSV soci.
Tra le principali attività dell’associazione figurano iniziative in ambito educativo, di istruzione e formazione professionale, di prevenzione della dispersione scolastica, fino alla prevenzione del bullismo, della pace tra i popoli e la cultura della nonviolenza.
L’assemblea, composta di tre membri per ciascuno dei componenti del Consiglio direttivo, ha eletto i seguenti componenti del Consiglio direttivo: Silvio Magliano in rappresentanza del socio Volontariato ETS, Gerardo Gatto, in rappresentanza del socio Volontariato Torino; Daniele Giaime, in rappresentanza del socio Centro di Solidarietà e Sussidiarietà Servizi per il Territorio Novara VCO ETS vicepresidente Vicario; Mario Angelo Ugo Figoni, in rappresentanza del Socio Società Solidale ETS; Andrea Pistono, in rappresentanza del socio Centro Territoriale per il Volontariato ETS; Rosanna Viotto, in rappresentanza del socio Centro Servizi per il volontariato Asti Alessandria ETS.

Mara Martellotta

Sfruttare le opportunità del lockdown

Il lockdown del 2020 è stato il primo caso, almeno in Europa, di impedimento forzato di ogni attività che non fosse strettamente necessaria.

Si è scoperto lo smart working (l’unica cosa “furba” è chi l’ha creato nella forma attuale, dove chi lo esercita deve sostenere tutti i costi, quali pasti, riscaldamento, linea telefonica, ecc)

La riduzione forzata della libertà, il divieto di recarsi al mare o in montagna, pena sanzioni pesanti, l’obbligo di recarsi a fare la spesa da soli, l’obbligo vaccinale e la cassa integrazione, gli importi della quale spesso arrivavano dopo mesi hanno comportato uno stress non indifferente in chi ne è stato oggetto.

Come sempre avviene quando si è sotto stress, la reazione è estremamente individuale; ricordiamo che lo stress è la reazione ad eventi esterni ed esistono ben due tipi di stress: quello positivo, o eustress, che consente di reagire positivamente e quello negativo, o distress, che al contrario può minare seriamente la salute dell’individuo.

Evidente come anche nel caso del lockdown le persone abbiano reagito in modi molto diversi tra di loro.

Alcuni sono andati completamente in tilt, non concependo una vita senza discoteca, magari privi di social network, senza hobbies e, spesso, con una scolarità bassissima che non consente loro un’interazione che ad altri è concessa.

Hanno avuto, in questo periodo, un enorme sviluppo trasmissioni televisive create apposta per chi non possa o non sappia ragionare col proprio cervello preferendo interessarsi al gossip di emeriti sconosciuti.

Allo stesso modo hanno avuto sviluppo, e questo è positivo per l’economia di un Paese, produzioni cinematografiche destinate allo streaming Tv, dato che le sale cinematografiche erano chiuse (città come Torino erano testimoni del numero di set cinematografici sparsi un po’ ovunque).

Ma, come dicevo, non tutti hanno reagito in questo modo.

Io, per esempio, ho continuato ad insegnare online ai vari studenti, ho organizzato la loro mostra fotografica di fine anno, ho ripreso a studiare russo, ho scritto il mio primo libro (e fra poco uscirà il terzo), ho studiato (per insegnare agli altri occorre prima sapere le cose) ed ho proseguito la mia attività di consigliere comunale.

Cosa ho di diverso da chi ha perso la voglia di fare, di reagire? La volontà? Il carattere, che non si lascia prendere alla sprovvista da provvedimenti inutili quanto dannosi? Un ricordo della teoria manzoniana degli eletti e dei reietti?

Sicuramente una mente imprenditoriale vedrebbe nel lockdown un’ottima opportunità di azione, per il ridotto numero di concorrenti, per il bisogno di soddisfare le esigenze altrui di socializzazione e di dialogo anche a distanza.

Troppe persone, si è visto col senno di poi, amano lamentarsi anziché reagire, attendere invece di agire, ricevere la carità anziché procurarsi ciò di cui hanno necessità.

Confucio diceva “Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.”

Ecco: noi spesso attendiamo che qualcuno ci porti in dono (in vendita implicherebbe essersi procurati il denaro) ciò di cui abbiamo bisogno, anziché muovere noi i passi essenziali per procurarcelo.

Se vedete questo aspetto a livello di Paese, potete comprendere la disparità di percezione fra quanti lamentano di non trovare lavoro e quanti, dalla parte opposta, non trovano maestranze per la loro attività.

Ma non solo: lamentarsi, a 40 anni di età, perché non si ha conseguito un diploma anziché frequentare uno degli innumerevoli corsi di istruzione serali o online indicano una maggior propensione alla lamentela che alla soluzione.

Nei casi più gravi e da parte di soggetti più a rischio, ad esempio gli adolescenti che non hanno ancora una personalità definita, si assiste ad un incremento dei ricoveri in neuropsichiatria infantile (14-18 anni) in prevalenza causati dagli effetti post Covid (inteso come evento globale, non come infezione).

E’ evidente che molti di questi ricoveri vedano come responsabili i genitori del paziente (escludendo una patologia di origine traumatica o altrimenti contratta) che non hanno saputo prepararli alla vita da adulti.

Consentire sempre, soddisfare qualsiasi richiesta provenga dai figli, non rifiutare alcune richieste non significa amare i figli né volere il loro bene: significa solo essere genitori biologici (e almeno 2 su 10 credono di essere i padri ma non lo sono) ma lavorare contro gli interessi del figlio. Dire “no” ogni tanto ci renderà impopolari, verremo additati come insensibili, dittatori o altro ma preparerà i figli a sopportare le rinunce.

Sergio Motta

Emoticon che passione… (e che confusione)

Le famose faccine ci aiutano nella conversazione digitale ma il significato non è sempre chiaro.

Attualmente le conversazioni online, su Whatsapp, Facebook, Messenger o Twitter, difficilmente avvengono senza l’inserimento di emoticon o emonji. All’interno delle chiacchere virtuali è oramai consuetudine aggiungere un cuoricino, una faccina che ride, un pollice alzato (che personalmente non amo), ma anche fiori, cibo e chi ne ha più ne metta. Questi supplementi comunicativi sono utili a spiegare meglio ciò che si vuole esprimere per il semplice fatto che gli strumenti virtuali di cui ci avvaliamo spesso possono risultare asettici e non in grado di dare alla conversazione il tono desiderato né di far giungere l’inflessione emotiva. Cosa si fa allora? Si aggiungono le faccine oppure, sempre più spesso, si inseriscono al posto delle parole stesse considerato che molti di questi simboli pittografici, soprattutto le emonji, possono rappresentare veri e propri concetti.
Intanto è utile spiegare che tra emoticon ed emonji c’è differenza. Le prime rappresentano semplici espressioni facciali create attraverso l’utilizzo della punteggiatura e ciò grazie all’intuizione dell’informatico Scott Fahlman che, nel 1982, diede vita alle emotion icon, emoticon nella sua versione più conosciuta.
Le emonji, invece, inventate dalla NTT DoCoMo, società di comunicazione giapponese, sono vere e proprie immagini, spesso animate, che esprimono stati d’animo, nozioni, oggetti e, nel caso delle soundemoji, includono anche un audio (risate, rulli di tamburi, ecc.).
Indubbiamente queste “componenti extra-verbali” sono di sostegno e permettono di comunicare molte cose a chiunque, in qualsiasi situazione e in tempi e spazi ristretti. Ma testé riconosciuta la loro valenza pratica, siamo sicuri che il significato sia sempre chiaro e appropriato? Quando riceviamo questi simboli all’interno dei messaggi ci viene mai il dubbio che siano calzanti? Personalmente cerco di sceglierle con attenzione, non includo cuoricini se scrivo per lavoro o se non ho confidenza con le persone con cui sto chattando e se questo, invece, accade nei miei confronti mi sforzo di ridare alla conversazione un tono più adeguato. Ma è proprio quest’ultimo il punto, spesso abbiamo parametri differenti sul tenore corretto delle conversazioni che avvengono online e l’informalità del mezzo prende il sopravvento su consuetudini e buone maniere.
Melius est abundare quam deficere nel caso delle emonji non credo funzioni, ma soprattutto è necessario fare una riflessione su quali siano quelle più indicate da utilizzare in base ai diversi contesti.
I dati comunque parlano chiaro, emoticon ed emonji sono molto amate. Secondo una ricerca, effettuata dalla Online Social Networks and Media, gli Stati Uniti svettano nella classifica dei maggiori utilizzatori, l’Italia è al ventesimo posto, mentre i Paesi Bassi risultano apprezzarle in maniera decisamente minore.
Oltre alle indagini relative alle quantità delle emonji e delle emoticon utilizzate in base all’area geografica, ci sono diverse analisi che hanno illustrato l’utilizzo dei singoli pittogrammi in relazione al background culturale; per fare un esempio la “manina che saluta”, che in occidente è accolta positivamente, in Cina esprime un rifiuto mentre il nostro “ok”, con pollice e indice che si uniscono formando un cerchio e con le altre tre dita alzate, in Brasile rappresenta un insulto. Non basta dunque fare una valutazione dei simboli da utilizzare rispetto ai contesti a cui apparteniamo, ma è necessario essere informati anche sul significato che questi rivestono a livello planetario tenendo conto, quindi, delle culture proprie dei nostri interlocutori.
Difficile? No, basta fare un po’ di attenzione per non trovarsi in situazioni imbarazzanti dalle quali poi si rende necessario divincolarsi.
Per finire con qualche curiosità sulle faccine, sappiamo che gli uomini ne usano molte di più, che spesso nelle notizie e nei tweet più se ne mettono e maggiore è la possibilità che siano dei fake e che a seconda dell’età la scelta cambia, i giovani usano molto la faccina che piange di gioia e meno il cuore rosso che batte, più gettonato dagli adulti. Dal 2014, ogni anno il 17 luglio si celebra l’Emonji Day, data in cui il fondatore di Emojipedia (il sito che raccoglie e cataloga tutte le emoji), Jeremy Burge, decise di festeggiare le famose icone.

Maria La Barbera

 

 

Chieri: Mamma, papà, giochiamo insieme?

Per bambini, ragazzi, genitori, insegnanti, educatori…
 
Mercoledì 14 dicembre
Ore 17
Sala conferenze
Mamma, papà, giochiamo insieme?
Incontro con la psicologa e psicoterapeuta Barbara Benetello. Per adulti (genitori, nonni, zii, educatori…) con bambini 0-3 anni, sul gioco e il suo impatto nella relazione adulto/bambino.
Nell’ambito del progetto Nati per Leggere.
 
Sabato 17 dicembre
Proseguono gli appuntamenti a cadenza quindicinale, il sabato mattina, con Giocando s’Impara e LibrIngioco per i più piccoli.
Letture e tanti giochi da fare insieme! 

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Per adulti

Sabato 12 dicembre

Ore 11

Tesori della biblioteca

Apertura straordinaria e percorso didattico alla scoperta dei Tesori della biblioteca in Sala Francone.

Info su https://www.comune.chieri.to.it/biblioteca/tesori-biblioteca-2022

Giovedì 15 dicembre

Ore 18

Incipit Offresi

L’ottava edizione del talent letterario itinerante torna nella biblioteca di Chieri, con premi e divertimento assicurato per concorrenti e spettatori.

Per partecipare bastano 1.000 battute inedite, una breve descrizione del testo e la voglia di mettersi in gioco. Il pubblico sarà parte attiva nella proclamazione del vincitore.

In allegato locandina.

Info su https://www.comune.chieri.to.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/8920

Info e iscrizioni su http://www.incipitoffresi.it/

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Esposizioni
 
Fino all’11 dicembre
Saletta espositiva attigua al punto Accoglienza
Mostra Notizie dagli scavi: L’elegia delle rovine tra i volumi della Sala Francone
Un omaggio alla ricerca archeologica attraverso i libri antichi e di interesse storico (dal Settecento fino a metà Novecento) custoditi nella Sala Francone.
In esposizione negli orari di apertura della biblioteca.

Fino al 17 dicembre 

Mostra Memoria di un mondo in movimento – Progetto La coperta di Yusuf

Un’installazione sul tema dell’accesso ai diritti fondamentali, a cura dei ragazzi della Sede Agraria dell’I.I.S. Vittone, occasione per condividere, ricordare, raccontare.

In esposizione negli orari di apertura della biblioteca, nel corridoio di collegamento punto Accoglienza – sezione Adulti

Info su https://www.comune.chieri.to.it/biblioteca/mostra-memoria-movimento

Fino al 23 dicembre
Sala Studio Roccati
Mostra fotografica di Pietro Lombardi
Anni ’70 tra memoria e nostalgia: 100 immagini in bianco e nero per raccontare come eravamo negli anni ’70. Percorsi didattici dedicati alla scuole medie e superiori.
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Sportelli gratuiti
Lunedì 12 dicembre
Ore 15-18
Sportello Chiedi al Commercialista: su prenotazione entro il giovedì mattina precedente, una consulenza gratuita su temi fiscali e tributari con un professionista dell’Ordine dei Commercialisti di Torino.

La manipolazione della società dei consumi

Ci basterebbe una sola giacca per ripararci dal freddo, ma ogni inverno ne compriamo una nuova perchè il colore deve essere alla moda.

Potremmo fare a meno del caffè dopo pranzo, ma senza quello il pasto non ci sembrerebbe completo. Eppure se parlassi a un lettore qualunque, probabilmente mi risponderebbe che non potrebbe mai fare a meno di tutto ciò che possiede, di tutto ciò che fa. Mi risponderebbe che ogni cosa è frutto di un suo bisogno, e che la sua vita non sarebbe la stessa senza. Tuttavia le cose non stanno esattamente così. Vedete, è come se al giorno d’oggi il mercato funzionasse al contrario: non siamo noi
che abbiamo bisogno dei prodotti, ma sono i prodotti che hanno bisogno di noi. O meglio, che hanno bisogno della nostra attenzione, del nostro interesse, della nostra
fame di consumo. Persino i bisogni omeostatici – quelli di prima necessità – sono ormai influenzati da questo meccanismo perverso. Pensiamo ai supermercati.
Come direbbe il sociologo Marc Augè, i supermercati sono un perfetto esempio di non – luogo: uno spazio che manca di identità, nel quale nulla ha un valore relazionale e
tutto è finalizzato al profitto. Infatti, nulla all’interno di un supermercato è casuale. Il carrello ha la ruota storta? Il cliente passerà più tempo tra le corsie perchè fa fatica a spingerlo. Le casse di acqua al fondo? Il cliente avrà tutto il tempo di riempire il carrello prima di aggiungere il prodotto più voluminoso. La musica è ritmata? Il cliente andrà a passo veloce, comprando qualsiasi tipo di articolo senza rifletterci prima. In poche parole, l’acquirente pensa di essere responsabile delle scelte che fa quando
in realtà sono i prodotti che lo chiamano. E non solo lo chiamano, creano anche in lui dei bisogni del tutto illusori. Ecco spiegato perchè accumuliamo nelle nostre case così tanti oggetti, spesso inutili, o che spesso creano in noi dipendenze inspiegabili. C’è di più: in un mondo in cui tutto è pianificato così accuratamente, in cui siamo
sommersi da stimoli sensoriali di ogni tipo ovunque noi siamo, qualsiasi cosa può far nascere in noi un profondo senso di disagio.
Il rischio è quello di non accontentarsi mai, non importa quante giacche possediamo o quanti caffè beviamo in un giorno. Perchè ci sarà sempre qualcos’altro pronto a farci sentire manchevoli, inadeguati, incompleti. Occorre dunque prendere coscienza di quanto il mondo ci voglia manipolare, prima di
liberarci dalla frustrazione che ci provoca. Forse basterebbe essere un po’ meno assertivi e non dare tutto per scontato. Creiamo le nostre regole, diventiamo padroni di noi stessi per davvero… varrebbe più di mille caffè messi insieme.
Valentina Veronese

“Minchiassabry”. Quando la Lucianina insegnava alle “Vallette”

“La trappola dei ricordi”

Gianni Milani

L’ho rivista qualche mese fa. Era ospite in Rai della “szia” (per antonomasia) d’Italia, la paciosa simpatica Mara Venier. Due bombe di simpatia! Di chi parlo? Di una donnina, autentica tsunami ( e qui i cambiamenti meteorologici non c’entrano una mazza di niente) di vis comica e bravura scenica. Con lei il tempo se l’è sempre presa proprio comoda. Bé, qualche cambiamento negli anni anche per lei c’è stato, ma quell’aria di eterna ragazzina rompipalle, assolutamente chissenefrega dei tradizionali canoni del politically correct, l’ha mantenuta perfettamente intatta. E guai a mollarla. E guai a chi gliela tocca. E’ la chiave del suo successo. E’ lei! E’ proprio così! Forse dalla nascita. Chi lo sa? Eppure, una bella manciata d’anni fa – primi anni ’80 – lei, di cui sopra, era – pensate un po’- una promettente musicista prestata al palcoscenico della scuola. Sempre palcoscenico per la Luciana. Per la Lucianina, come la chiama il buon Fazio, che a lei dovrebbe fare, un giorno sì e l’altro pure, un bel monumento. E magari anche lei a lui. Ma, insomma, dai. Eddai! Non l’avete ancora capito? L’eterna bambina rompipalle di cui vi parlo è proprio lei. La Lucianina. La Lucianina Littizzetto o minchiassabry, come un po’ d’anni fa amava ripetere. Dunque, la Lucianina prof.? Proprio così. Prof. in carne (poca) e ossa (molte). Quell’ospitata domenicale dalla szia Mara me l’ha proprio riportata, e con infinito piacere, alla mente. Piccola, giovanissima – dimostrava ancora meno dei suoi, credo, 19 anni – visetto sbarazzino, occhi vivacissimi e battuta che già allora non aspettava mezzo secondo per metterti all’angolo, la Lucianina, insegnante di “Educazione Musicale” (diploma al “Conservatorio” e primo anno di iscrizione alla “Facoltà di Lettere”) era un peperino mica da ridere che tutti in via delle Magnolie, alla media “Carlo Levi”, accogliemmo immediatamente con enorme simpatia e anche con un po’ di tenerezza. Nell’“infernal bolgia” delle Vallette. Del resto lei non arrivava da molto lontano. I suoi avevano una latteria – ne esistono ancora oggi? – dalle parti di via San Donato, quartiere in cui vivevano con quell’angelica pargola,  per la quale neanche loro immagino si sarebbero mai aspettati un frizzante futuro nel  mondo tentacolare della tv e del cinema. Diciamo anche che lo stesso quartiere di San Donato non rientrava, già allora, nei classici paradigmi della Torino “da bere”. Non era insomma la Crocetta. Qualche problemino ce l’avevano anche lì. E a Vallette la Luciana arrivò, forse anche per questo, ben corazzata. Da donnina intelligente, capì subito che per integrarsi in un ambiente come quello –  scuola più quartiere – doveva prima ancora di insegnare Musica o a suonare il flauto (com’era di moda a quei tempi) imparare a convivere con i “suoi” ragazzi e con le “sue” ragazze, di cui diventò una sorta di sorella maggiore, cui raccontare i primi filarini, le speranze i sogni le delusioni, ma anche fatti e misfatti del quartiere, miserie, squallori e drammi famigliari. Appena sussurrati o impietosamente urlati fra quelle basse casette e improbabili giardinetti fake english, dove viveva (e vive) un’umanità che tanto aveva da ricevere. Ma anche da dare. E da cui la prof. Littizzetto, per altro, attinse molto in fatto di “storie” e di “gag” comiche utili e ampiamente utilizzate nelle sue prime scorribande televisive. La minchiassabri, su tutte. Nostra alunna, quella Sabbrina, col padretroppopadre con quell’unghia del mignolo lunga un metro e venti che gli serviva da taglierino nel suo lavoro da tappezziere. Personaggio reale, comicamente esaltato in scena dalla Luciana. Che, devo dire, ha poi mantenuto nel tempo un certo piglio “vallettaro”, caratteristica della sua comicità. Trasferitomi, qualche anno dopo, in altra scuola, la persi di vista. Fino al suo exploit sulle scene . Da anonima prof. di “Musica” a famosa star (sono sicuro che il termine la farebbe sobbalzare a molla in altisonanti improperi da betola) dello spettacolo. Di persona ebbi modo di incontrarla ancora nel ’99, in occasione delle celebrazioni del “Centenario Fiat”, organizzate dall’“Ascom”, di cui ero responsabile dell’“Ufficio Stampa”. In quella mitica serata, si esibì sul palco di piazza San Carlo, con una forza tale che, credo, sia riuscita a smuovere e a far sbellicare dalle risa (mancano testimonianze dirette ma non ci sarebbe da stupirsene) perfino il granitico duca Emanuele Filiberto appollaiato arcigno sul suo scalpitante “caval ‘d brons”. Di successo in successo. L’ho rivista ancora, un pomeriggio afoso del luglio di qualche anno fa . Per caso. In via Gioberti girava una scena del fortunato serial tv “Fuori classe 2”. Io passavo di lì per andare in ufficio, lei era in pausa. Ci siamo incrociati. Un flash diventato subito memoria. Il tempo, come un bolide, aveva messo la retromarcia. Forse eravamo nella sala docenti di via delle Magnolie. Chissà? Milani, caz..!Luciana!. Un forte abbraccio. Era ancora e sempre lei! La star non aveva cancellato la nostra Lucianina “formato via delle Magnolie”. E via Gioberti, con le sue belle case d’epoca e le tracce di un’umanità dal volto e dalla vita per bene (pur se a un passo dal tragico quadro di “miseria e nobiltà” di Porta Nuova), si era trasformata all’improvviso in una delle tante vie sbilenche e un po’ scentrate, ma dai poetici nomi floreali, delle nostre “antiche”  indimenticate Vallette.

Gianni Milani

Altro e Oltre – visioni e incontri di cinema necessario. Tornare all’anormalità – più complesso di un virus

In occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani

AICS Torino Aps presenta:

Cinema Fratelli Marx, corso Belgio 53, Torino
ANTEPRIMA ITALIANA
6 dicembre ore 21.00
Presenta il film il regista Stefano Virgilio Cipressi, 
intervengono Mauro Carazzato e Tiziana Raimondo di Emergency Torino.
Ingresso gratuito, sottoscrizione volontaria a favore di Emergency.
Il 6 dicembre ritorna, per il terzo appuntamento, Altro e Oltre – visioni e incontri di cinema necessario, la rassegna di cinema sociale promossa da AICS Torino Aps, ideata da Streeen-Lab Aps, in sinergia con la piattaforma Streeen.orgrealizzata anche grazie al sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo.
In occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani, Altro e Oltre propone, in anteprima italiana, la visione di Tornare all’anormalità – più complesso di un virus – (2020, 82′), documentario realizzato da 9 registi in 8 paesi del mondo durante il picco pandemico. Diverso da qualunque altro film intimista abbiate visto sul periodo del covid -19, Tornare All’anormalità indaga con ruvida lucidità, l’impatto che l’emergenza sanitaria ha avuto in quei luoghi dove le disuguaglianze sociali preesistenti la pandemia hanno creato un’esplosione di diritti negati e crisi umanitarie.
Il film si apre nell’apparente calma, che presto si trasforma in inferno di Guayaquil, per poi portarci negli slum di Medellín, dove la morte pervade il quotidiano di tutti da sempre, restando intrappolati in Cina durante il lockdown, o ancora a fianco degli operai vittime sacrificali nell’Italia del “andrà tutto bene”, sbirciando la solitudine di un uomo anziano in Spagna, la corsa alle armi nell’America Trumpiana, i roghi in Amazonia, fino al macabro elenco delle vittime di violenza domestica chiuse in casa coi loro aguzzini ed assassini in Messico.
Un documentario complesso, nato dall’idea del regista romano Stefano Virgilio Cipressi, che firma l’episodio italiano, prodotto da Fujakkà – sostegno al cinema indipendente & Immagini da Finis Terrae.
Tornare all’anormalità – più complesso di un virus è stato presentato in anteprima mondiale sulla piattaforma Streeen.org, durante il lockdown, quando i cinema in tutto il mondo erano chiusi, e tutti i registi hanno voluto delvolvere i proventi dello streaming ad Emergency, per sostenere il lavoro che la ONG da sempre fa proprio in quelle comunità svantaggiate protagoniste delle loro storie.
Il film, presentato poi nei festival ad ogni latitudine, arriva in sala, dove le immagini meravigliosamente drammatiche, e prive di retorica, degli episodi che lo compongono, conquistano finalmente il grande schermo.
In contemporanea alla proiezione in sala, il film sarà disponibile gratuitamente su https://streeen.org/film/tornare-all-anormalita-altro-e-oltre-3/, in tutta Italia, esclusa Torino, dove invitiamo il pubblico a raggiungerci al cinema.
Tornare all’anormalità – più complesso di un virus 
UN FILM DOCUMENTARIO DI
Priscilla Aguirre Martínez,
Raíssa Dourado,
Diana Maria González,
Paulina Gutiérrez,
Lukas Jaramillo,
Juan Pablo Patiño,
Xabier Ortiz De Urbina,
Andrés Rico,
Stefano Virgilio Cipressi

Record per l’ottava edizione di Xmas Comics

 

Oltre 24.000 appassionati hanno celebrato la cultura nerd.

Si è chiusa oggi, domenica 4 dicembre,  l’ottava edizione di Xmas Comics& Games, la grande festa prenatalizia dell’intrattenimento dedicata a grandi e piccini, organizzata da GL events in joint venture con Just for fun.

Sono stati oltre 24.000 (contro i 20.000 dell’edizione 2021) degli appassionati che hanno affollato l’Oval Lingotto Fiere nei due giorni di evento che quest’anno aveva come tema la celebrazione della cultura nerd, diventata ormai una passione di massa che coinvolge giovani – e non solo – di tutto il pianeta. Il pubblico ha potuto ammirare e giocare nelle stanze del tempo, rivivendo l’atmosfera delle camerette dei nerd dagli anni ’70 a oggi con i loro oggetti simbolo e i videogiochi dell’epoca.

 

Gli anniversari: da Lady Oscar a Diabolik

A Xmas Comics si sono celebrati i 50 anni di vita del fumetto di Lady Oscar in Giappone e i 40 anni dell’arrivo del cartone animato in Italia: la storia dell’eroina francese è stata ripercorsa in un incontro in Agorà con Elena Romanello; le diabolike Stefania Caretta e Giulia Francesca Massaglia hanno disegnato senza sosta per due giorni nell’area dedicata a Diabolik, il Re del Terrore, creato 60 anni fa dalle sorelle Giussano. Guido De Maria e Giancarlo Governi, intervistati da Luca Raffaelli, hanno ripercorso la storia i Gulp! la trasmissione Rai che 50 anni fa, nel 1972, fece sbarcare i fumetti in tv.

I Subwoolfer regalano al pubblico un inedito in anteprima. Folla in delirio per Cristina D’avena.

Sabato 3 i Subwoolfer hanno riconquistato Torino: il duo norvegese formato da Keith e Jim ha fatto cantare e ballare in un divertentissimo set il pubblico di Xmas Comics sulle note di hit come Give that wolf a banana e Turin, canzone omaggio alla città ideata durante i giorni dell’Eurovision, in cui furono grandi protagonisti. Il legame con il capoluogo piemontese è così forte che hanno deciso di regalare al pubblico una grande sorpresa, cantando proprio a Xmas Comics un inedito in anteprima.

Il set si è concluso facendo salire sul palco i cosplayer che indossavano come loro la maschera da lupi: i fan hanno danzato e improvvisato una coreografia insieme ai due performer e al dj in tuta da astronauta.

Folla letteralmente in delirio domenica 4 per il live di Cristina D’Avena, la regina indiscussa delle sigle dei cartoni animati. Un viaggio nel tempo attraverso 40 anni di carriera, con migliaia di persone che hanno cantato a squarciagola canzoni come Mila e Shiro, Lady Oscar, Pollon e Kiss me Licia.

 

Successo per la nuova Area rock

Grande successo per la novità del 2022, l’Area rock con la Battle of the bands: centinaia di visitatori si sono cimentati in una battaglia musicale a colpi di batteria, chitarra e basso con il gioco Guitar hero; i vincitori giornalieri delle sfide si sono aggiudicati biglietti per la prossima edizione di Torino Comics. L’area ha inoltre ospitato le esibizioni live in acustico dei Dionisyan, vincitori della 35° edizione di Sanremo Rock nel 2022, del cantautore e doppiatore Davide Albano, e del gruppo Citofonare Vallarello.

 

Danze e canti coreani nell’area K-pop

Affollatissima l’area dedicata al K-pop, genere musicale esportato dalla Corea del Sud. La sua popolarità nel mondo sta crescendo a dismisura, così come le band kpop, con le loro hit sempre più presenti ai primi posti delle classifiche, caratterizzate inoltre da coreografie dance curate nei minimi dettagli. Nella giornata di sabato si è svolta la K-stage Battle, una gara di danza Kpop rivolta sia a solisti sia a gruppi.  Per tutti e due i giorni centinaia di persone si sono cimentate inoltre in Kpop Random Dance, Giochi Kpop e la novità Noraebang, il karaoke coreano.

 

Ottantacinque partecipanti alle sfilate Cosplay

Xmas Comics si conferma come uno degli eventi italiani con la maggiore presenza di cosplayer, sia come pubblico della fiera sia soprattutto come partecipanti alle gare. Sono stati 85 gli iscritti alla sfilata competitiva di domenica 4 dicembre, valida anche come tappa italiana di qualificazione della gara internazionale DeTo Cosplay Crown, a cui partecipano cosplayer qualificati da paesi di tutta Europa. Le finali si svolgeranno nel 2023 a Monthey in Svizzera, in occasione dell’evento Destination Tokyo.

 

Oltre alla competizione, nei due giorni si sono alternati sul palco esibizioni, interviste, karaoke, karacosplay e momenti di animazione, tutto a cura dell’associazione Cospa Family, di cui fa parte anche Massimo Barbera, campione mondiale di Cosplay nel 2013 in Giappone.

 

Il prossimo appuntamento a Lingotto Fiere è dal 14 al 16 aprile con la XXVII edizione di Torino Comics.

Festival del Classico: quattro giorni sold out di riflessione sul lavoro, tra la classicità e la vita contemporanea

Tutto esaurito al festival ideato dalla Fondazione Circolo dei lettori e presieduto da Luciano Canfora

 

Sui social media del Circolo dei lettori, i contenuti audio e video del festival, che torna a Torino dal 30 novembre al 3 dicembre 2023

 

Torino, 4 dicembre 2022. Mani che stringono penne e aprono quaderni, appunti che riempiono fogli, voci che si fanno ascoltare, occhi attenti. Il Festival del Classico, V edizione della rassegna presieduta da Luciano Canfora e curata da Ugo Cardinale, si conclude dopo quattro giorni di riflessione sul tema universale del lavoro. Quattro giorni di incontri e appuntamenti sold out, tutti esauriti, tra il Circolo dei lettori, il Polo del 900′, il MU-CH Museo della Chimica, le OGR Torino, l’Auditorium Aldo Moro dell’Università di Torino, il Liceo Classico Massimo d’Azeglio, l’Accademia delle Scienze e luoghi vari. Un pubblico più ampio che mai, con moltissimi giovani, liceali venuti da lontano come l’intera classe arrivata da Palermo, e i ragazzi impegnati nel torneo di disputa classica, accanto alle altre generazioni, quel fedele pubblico di ascoltatori e amanti del pensiero antico, insieme per una riflessione complessiva sul presente, intorno al tema del Lavoro come condanna, diritto, utopia. Il Festival del Classico, progetto della Fondazione Circolo dei lettori, torna nel 2023, da giovedì 30 novembre a domenica 3 dicembre.

 

Tante e tanti gli ospiti della V edizione del Festival del Classico: l’attrice  Anna Bonaiuto ha letto testi sull’utopia del non lavoro, Ascanio Celestini ha recitato testi classici contemporanei sul lavoro in fabbrica, mentre al nuovo museo della chimica MU-CH di Settimo Torinese, Gian Luigi Beccaria ha tenuto una lezione sui mestieri dei Primo Levi. Il sociologo del lavoroDaniel Mercure ha dialogato in collegamento dal Canada con il filosofo Giuseppe Cambiano, il direttore del quotidiano Domani Stefano Feltri e con il giornalista Ferdinando Cotugno e con la sociologa Lucilla Moliterno mentre la reporter Francesca Mannocchi ha discusso di immigrazioni e umanità errante dall’antichità a oggi insieme a Luciano Canfora e al direttore di YouTrend Lorenzo Pregliasco. Lo storico Aldo Schiavone ha dibattuto sul futuro del lavoro insieme all’economista Stefano Zamagni e alla giornalista del Financial Times Silvia Sciorilli Borrelli; la giurista e storica del dirittoEva Cantarella ha raccontato la rappresentazione del lavoro sullo scudo di Achille; della Magna Grecia e intorno alle città che non finiscono di rivelare frammenti della loro vita, Paestum, Ercolano, Pompei, hanno discusso Tiziana d’Angelo, Francesco Sirano e Gabriel Zuchtriegel, direttrice e direttori dei tre parchi archeologici; il filosofo Massimo Cacciari ha ragionato sul tema del lavoro a partire dal mito di Prometeo, mentre di sciopero e diritti dei lavoratori nell’Antico Egitto hanno discusso il direttore del Museo Egizio Christian Greco e Luciano Canfora, con Francesco Sirano; del mito di Eva e Pandora, la fine dell’età dell’oro e il lavoro come condanna discutono il direttore della Fondazione Circolo dei lettori Elena Loewenthal con il grecista Giorgio Ieranò e Alberto Sinigaglia, Presidente del Polo del ‘900.   Si è concluso parlando di lavoro dall’antichità alla Costituzione con i giuristi Gustavo Zagrebelsky, Laura Pepe, Oliviero Dilibertoe il professor Massimo Cuono.

 

Le scuole sono al centro del progetto: coinvolti istituti superiori torinesi e di altre città italiane quali Roma, Salerno e Palermo, degli istituti italiani all’estero di Zurigo, Mosca, Losanna, Tunisi, Barcellona, Madrid, Cairo, Belgrado, Buenos Aires, contattati attraverso il Ministero degli Affari Esteri, all’intervento di divulgazione e alla partecipazione dei dipartimenti dell’ateneo partner del festival, Università degli Studi di Torino. Il Torneo di disputa classica, sfida dialettica tra studenti e studentesse dei licei del Piemonte, ha visto quattro squadre impegnate in una competizione oratoria a partire da temi assegnati e con l’obiettivo di convincere i giudici della validità delle proprie ragioni su temi antichi ancora attuali. Hanno vinto i Dissoi Logoi, squadra del Liceo Vittorio Alfieri di Torino, dopo una finale in cui il tema di contesa con i Fenicidel Liceo Massimo D’Azeglio Cavour di Torino è stato “lavoro tradizionale” contro “lavoro innovativo”. Prima edizione del contest Leggilo e raccontalo, ideato sul modello dei Ted Talke realizzato in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte, il Polo del ‘900, il Liceo Classico D’Azeglio e la Scuola Holden. Gli studenti del quarto e quinto anno delle scuole superiori del Piemonte e della Valle d’Aosta sono stati invitati a leggere e poi presentare un testo di narrativa dedicato al mondo del lavoro, tema conduttore del festival. In finale i ragazzi e le ragazze hanno raccontato Spatriati di Mario Desiati, Amianto- una storia operaia di Alberto Prunetti, Il mondo deve sapere di Michela Murgia, Mi chiamo Roberta di Aldo Nove e 108 metri di Alberto Prunetti. Ha vinto la squadra del Liceo Carlo Botta di Ivrea, secondo e terzo posto per due classi del Liceo Cavour di Torino.

 

I contenuti del Festival del Classico sono disponibili sui social media della Fondazione Circolo dei lettori: i podcast  su Soundcloud, alcuni incontri in audio-video su You Tube, oltre i reel video con alcuni dei protagonisti del festival su Instagram e il live twitting su Twitter.