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Infoday, attacchi informatici: come proteggersi?

La Camera di commercio di Torino attraverso il suo PID – Punto Impresa Digitale, in collaborazione con Fondazione Piemonte Innova, offre alle pmi strumenti di analisi e di protezione dai rischi. Martedì 6 giugno un infoday on line per presentare tutti i servizi e scoprire come avvalersi gratuitamente dello strumento più evoluto – Cyber Exposure Index (CEI) – che normalmente è a pagamento.
Torino, 29 maggio 2023 – Quanto la tua impresa è vulnerabile ad attacchi dalla rete? Come misurare l’esposizione al rischio? Come tutelare la sicurezza dei dati? Quanto investire in cybersecurity? Con quali professionalità? Nell’ultimo anno è quadruplicato il numero di attacchi informatici verso le pmi: dal furto di credenziali e dalle truffe di phishing via e-mail fino agli attacchi contro gli endpoint. Tra le principali cause di questa aumentata vulnerabilità la scarsa percezione del rischio e le limitate risorse a disposizione. Per questo la Camera di commercio di Torino da quest’anno propone alle imprese torinesi una serie di servizi per approfondire il tema, rilevare eventuali rischi informatici e attivare efficaci strategie di difesa, anche attraverso consulenze personalizzate.
“La cybersecurity è oggi una priorità per le pmi, ma spesso manca una reale conoscenza dei rischi che si possono correre e dei danni economici che ne possono derivare – afferma Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino. – Per questo mettiamo a disposizione delle pmi torinesi nuovi servizi dedicati a questo importante tema, per aumentare il livello di informazione e accrescere le competenze all’interno delle imprese, soprattutto le più piccole, perché proprio la consapevolezza rappresenta la prima arma di difesa”.
Il servizio, svolto nell’ambito delle attività del PID Punto Impresa Digitale prevede diversi strumenti di valutazione dei rischi informatici, accompagnati da azioni di formazione e successivamente di assistenza individuale sulle tematiche della cybersecurity. Il primo passo è la compilazione del PID Cyber Check, un test molto rapido di circa 30 domande che consente una prima auto-valutazione del livello di rischio di un attacco informatico. Il test è stato elaborato dalla rete camerale dei Punti Impresa Digitale con la collaborazione tecnica dell’Osservatorio di Cyber Security del CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche e del Competence Center START4.0. Il test è gratuito e può essere realizzato e ripetuto in qualsiasi momento dall’impresa, in completa autonomia; al termine produce un report personalizzato sui rischi e sui danni economici che l’impresa potrebbe subire da possibili attacchi.
Il secondo strumento a disposizione è il Cyber Exposure Index (CEI), uno strumento di assessment più evoluto che, attraverso un complesso algoritmo di estrazione e analisi dei dati sul web, verifica se e come i cybercriminali sono già entrati in possesso dei dati di un’impresa e quali informazioni hanno a disposizione per poterla attaccare. Il Cyber Exposure Index viene calcolato analizzando la “superficie web” dell’azienda, dal sito alla casella di posta aziendale, e scattando una foto esatta dell’impresa attraverso 3 fattori primari:
•     quantità dei servizi esposti su internet
•     elenco delle vulnerabilità potenziali sfruttabili dall’esterno (già note ai cybercriminali)
•     data leakage o “fughe di dati” relative ad utenze e password legate all’azienda.
Lo strumento prevede l’elaborazione di due report a distanza di sei mesi l’uno dall’altro, al fine di fornire un monitoraggio dell’andamento del rischio cyber a cui è sottoposta l’azienda nel tempo. La restituzione dei report alle imprese sarà effettuata dal PID in collaborazione con gli esperti della Fondazione Piemonte Innova e sarà una prima occasione per fornire alle imprese un supporto personalizzato sulle tematiche della cybersecurity.
Il Cyber Exposure Index prevede normalmente il pagamento ad Infocamere SCpA, il soggetto che eroga il servizio, di un contributo alle spese di euro 55 + iva, ma la Camera di commercio di Torino pubblicherà a breve, dalla metà di giugno, un bando per dare la possibilità a 50 imprese della provincia di ricevere gratuitamente il servizio.
 
Assistenza individuale
Il supporto personalizzato alle imprese sulle tematiche della cybersecurity sarà fornito, con la collaborazione degli esperti della Fondazione Piemonte Innova, alle imprese che avranno effettuato entrambi gli strumenti di valutazione del rischio sopra citati, PID Cyber Check e Cyber Exposure Index (CEI).
Infoday on line martedì 6 giugno 2023
Organizzato in collaborazione con Infocamere, Dintec e Fondazione Piemonte Innova, sarà l’occasione per illustrare in dettaglio i servizi del PID dedicati alla cybersecurity. Iscrizioni su www.to.camcom.it/cybersecurity-6-giugno

Nostalgia marketing. Il potere emozionale del passato

Quel desiderio che proviamo di rivivere eventi, luoghi ed emozioni appartenuti al passato e´  diventato fonte di ispirazione di efficaci strategie di marketing. La nostalgia e´ un sentimento potente che ci riconduce indietro nel tempo, crea il “dolore del ritorno”, ma  allo stesso tempo riporta alla mente momenti felici della nostra vita che vorremmo  rivivere. Luoghi, amici, situazioni, profumi si tramutano in immagini che innescano la voglia di ripercorrere il tempo in senso contrario.

Il Nostalgia Marketing nasce con l’obiettivo di far rivivere gusti, oggetti o anche film del passato. Carlo Meo, il primo che ne ha dato una definizione,  afferma che “il fatto di scavare nel passato per recuperare prodotti e ricordi dell’immaginario collettivo è una strategia sempre esistita”; anche se spesso il termine nostalgia riveste una connotazione negativa legata al rimpianto e alla sofferenza per l’impossibilita´ tornare indietro, le scienze di analisi di mercato riescono, con la complicita´di sapienti azioni di comunicazione, a ricavarne il lato positivo e sfruttarlo per potenziare l’effetto emozionale di un brand. Il passato talvolta ci manca, rappresenta un conforto, la certezza legata a valori e ad una qualita´ della vita  che sembrano sparite, un punto fermo rivestito di affetto che ci spinge a  dire “si stava meglio prima”. Il periodo che piu´ ci influenza ed imprime nella nostra memoria ricordi indelebili che si trasformano in nostalgia e´quello della infanzia e della adolescenza, le esperienze fatte durante quegli anni della nostra vita, infatti, sono fissate in maniera indelebile nella nostra mente e condizionano la direzione che prendera´ la nostra vita anche in fatto di gusti e preferenze.

Il mondo attuale, con tutti i suoi indiscutibili confort e innovazioni, talvolta crea confusione sia per la molteplicita´deglistimoli che produce, a volte difficili da comprendere e gestire, ma anche per il senso di instabilita´ che infonde a causa di crisi economico-sociali e  di eventi imprevedibili come la pandemia che  ha lasciato un grande senso di vulnerabilita´ e precarieta´.

Aggrapparsi al passato rappresenta un’ancora, l’illusione di poterlo rivivere e´una modalita´ di ormeggio che offre una consistente sensazione di sicurezza.

Qualche esempio di Nostalgia Marketing, detta anche “strappalacrime” o retro´?

Il recupero della macchina fotografica Polaroid che con la sua stampa istantanea produce emozioni e ricrea una un passato capace di competere con le moderne tecnologie e poi importanti brand come Coca Cola, Casio o H&M che periodicamente mettono sul mercato oggetti dal sapore vintage, Netflix che produce serie di grande successo come Strange Things ambientata negli anni ’80.

Questi revival studiati con grande attenzione sono in grado di mettere in atto dei bias cognitivi, distorsioni della mente, per cui i ricordi positivi prevalgono su quelli negativi, un fenomeno psicologico chiamato anche “retrospettiva rosea”, e rappresentano un investimento sicuro considerato il grande successo che riscuotono, una sorta di vincere facile del marketing.

Il futuro è un mondo di brand e prodotti che recuperano il meglio del passato combinandolo con le nuove esigenze di consumo.

CON TESTI, letture inclusive per l’infanzia

Prende il via in questi giorni a Torino il progetto culturale CON TESTI, nato per promuovere la lettura come mediatore di inclusione a supporto dell’infanzia e della genitorialità. Il progetto consolida il patto per la lettura della città; l’idea che sta alla base di CON TESTI è che tutti i bambini di età compresa fra 0 e 6 anni, anche e soprattutto i bambini più fragili, siano partecipi della cultura e abbiano accesso ai libri.

In questi giorni si inaugurano dodici scaffali di libri inclusivi in giro per la città: nei consultori, nei presidi sanitari, nei musei, nelle biblioteche. Sono in programma letture diffuse in piazze e parchi, ricorso ai libri per i piccolissimi anche nelle sedi della salute e nei musei.

La vera novità di CON TESTI è che nasce da una retedi soggetti, anche molto diversi tra loro, impegnati nell’accoglienza dei bambini da 0 a 6 anni – con particolare attenzione ai soggetti fragili e svantaggiati – mettendo al centro la famiglia.

La rete è unita dall’obiettivo comune di credere fortemente nell’idea che libri e letture siano motori di processi di comunità inclusive. CON TESTI è promosso dalla Fondazione Paideia, insieme a ASL Città di Torino con la Casa della Salute dei Bambini e dei Ragazzi, Associazione Abbonamento Musei, CCW Cultural Welfare Center, Comune di Torino con le Biblioteche Civiche Torinesi e TorinoReteLibri Piemonte. L’attività progettuale, in programma da marzo 2023 a marzo 2024, è realizzata con il finanziamento del Centro per il libro e la lettura.

La lettura non compete solo alle sedi della cultura, ma anche ai luoghi di cura e sostegno sociale; CON TESTI vuole quindi contaminare spazi di incontro con buone prassi di inclusione. I poco meno di 2500 libri distribuiti in città saranno gli strumenti dell’inclusione. Le voci delle tante e diverse figure educative (genitori, operatori sanitari, bibliotecari, educatori, docenti, volontari) diventeranno gli amplificatori di un’idea di comunità in cui tutti i bambini sono protagonisti della cultura.

CON TESTI nasce per i bambini le famiglie e per la città, grazie ai tanti partner che, pur con competenze e missioni differenti, si sono uniti per lo stesso scopo:abbattere le barriere e fare della lettura un veicolo di inclusività, oltre i limiti della lingua, della comprensione e della comunicazione.  I libri sono tradotti in simboli della Comunicazione Aumentativa Alternativa dalla Bottega Editoriale Paideia e stampati in modo indipendente, contengono pagine gioco interattive, testi funzionali alla lettura multimodale, silent book, di sole illustrazioni…

CON TESTI svilupperà un importante piano di azioni di rete nel quartiere Vallette, dove c’è carenza di risorse per la lettura; non possono esserci bambini lontani da occasioni di crescita culturale.

CON TESTI ha prospettiva e futuro, perché gli stessi partner sono già al lavoro, nella condivisione degli stessi valori e intenti, su un’altra progettualità: NUTRIRSI DI CULTURA, sostenuto dalla Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando “Cultura per Crescere”.

Da anni investiamo per rendere la lettura sempre più accessibile a tutti – racconta Fabrizio Serra, Segretario Generale della Fondazione Paideiae questa progettualità rafforza il nostro ruolo, in sinergia con tutti i partner coinvolti. Il finanziamento del Centro per il libro e la lettura ci permetterà di consolidare le azioni già in parte sperimentate in questi anni, allargando le attività e le proposte a un pubblico più ampio, in modo che la lettura possa essere sempre di più uno spazio inclusivo per tutti i bambini e per le loro famiglie.”

Il progetto prevede la pianificazione e la realizzazione di azioni di comunicazione mirate di CON TESTI, che verranno raccontate nei prossimi mesi sui canali della Fondazione Paideia (www.fondazionepaideia.it) e su quelli dei partner aderenti.

Immigrazione e integrazione culturale

31 maggio 2023, ore 17:30 – 18:30

Fondazione Collegio Carlo Alberto, Piazza Arbarello 8, Torino

 

Alberto Bisin

Professore di Economia, New York University

Introduce

Tito Boeri

Presidente Associazione Marco Fanno

 

Il recente flusso migratorio verso i paesi dell’Europa occidentale rappresenta uno dei più complessi e discussi fenomeni socio-economici degli ultimi trent’anni. Politiche di limitazione dell’immigrazione sono spesso motivate, in questi paesi, dal bisogno di preservare i tratti culturali originari – etnici e religiosi – rispetto alla lenta integrazione culturale degli immigrati. Un dettagliato insieme di dati amministrativi (ISTAT) sull’universo di matrimoni, nascite, separazioni degli immigrati in Italia dal 1995 al 2012, ci ha permesso stimare il tasso di integrazione culturale degli immigrati per area di provenienza (con Giulia Tura, Università di Milano – Bicocca). L’analisi teorica sottostante evidenzia come il tasso di integrazione sia un fenomeno di equilibrio, risultante dall’interazione tra la domanda di integrazione, da parte degli immigrati, e l’offerta, da parte dei nativi. Sulla base di questa impostazione teorica, possiamo infine costruire simulazioni e controfattuali sugli effetti di varie politiche socio-economiche riguardanti l’immigrazione e gli immigrati.

Incontro in avvicinamento al Festival Internazionale dell’Economia, ideato, progettato e realizzato da Editori Laterza con la direzione scientifica di Tito Boeri.

Lo straining

In un precedente articolo avevo trattato il tema del bossing(http://www.iltorinese.it/2022/09/07/il-bossing/) e delle sue ripercussioni sull’ambiente di lavoro; avete sicuramente sentito parlare di mobbing e delle problematiche ad esso connesse, dalla salute di chi ne sia vittima alla quantità di cause pendenti nei vari tribunali visto l’aumentare dei casi.

E’ relativamente recente, invece, il neologismo “straining” (dall’inglese “to strain”, forzare, costringere).

A differenza del mobbing, dove il datore di lavoro, un superiore gerarchico o anche un semplice collega manifesta comportamenti aventi carattere intenzionalmente persecutorio e vessatorio, che si manifestano con offese, discriminazioni, umiliazioni, aggressioni, riduzione delle possibilità di carriera, che possono nel tempo portare all’insorgenza di patologie psico-fisiche anche gravi nella vittima, lo straining consiste in azioni moleste, vessatorie, discriminatorie isolate, attuate una tantum, che inducono comunque in chi ne sia vittima una condizione di stress.

In altre parole, a differenza di quanto accade nel mobbing, nello straining non vi è continuità, non potendolo quindi assimilare ad un piano criminoso.

Fu Harald Ege a coniare il termine dopo essersi reso conto che molti suoi pazienti manifestavano sintomi tipici di una condotta vessatoria pur non trattandosi di azioni ripetute nel tempo; questo significava non poter considerare tali comportamenti “mobbing” mancando la reiterazione del comportamento nei confronti della vittima: in tal caso, le vittime sarebbero rimaste prive di tutela giuridica, non esistendo le condizioni di mobbizzazione.

I comportamenti tipici dello straining vanno dalla privazione degli strumenti per svolgere il lavoro alla mancata convocazione a riunioni ed incontri, al demansionamento, al rimprovero immotivato.

Occorre, tuttavia, distinguere lo straining dal semplice stress correlato alla mansione lavorativa, alla complessità delle mansioni svolte, dal particolare luogo di lavoro o, in generale, da ciò che non sia provocato volutamente al fine di creare nocumento.

E’ innegabile che essere demansionati possa tradursi in una perdita di autostima, in un peggioramento della qualità della propria vita e poiché lo stress è estremamente individuale alcuni soggetti manifestano i sintomi dello stress anche dopo un solo episodio vessatorio.

Come riconoscere lo straining e distinguerlo da comportamenti legittimi nel rapporto gerarchico?

Harald Ege ha schematizzato sette punti che consentono di riconoscere lo straining.

1) L’evento deve avere luogo in ambito lavorativo.

2) Le conseguenze della azione ostile devono essere costanti;

3) La situazione di conflitto deve durare almeno 6 mesi;

4) Le azioni subite devono appartenere ad almeno una delle seguenti categorie:

attacchi ai contatti umani
isolamento sistematico
demansionamento o privazione di qualsiasi incaricoprofessionale
danni alla reputazione della persona
violenza o minacce di violenza, sia fisica che sessuale;

5) La vittima dello straining si deve trovare in una situazione di costante inferiorità.

6) La vicenda ha raggiunto almeno la II fase del Modello individuato da Ege (Fase I: azione ostile; Fase II: conseguenza lavorativa percepita come permanente; Fase III: conseguenze psicofisiche; Fase IV: uscita dal lavoro);

7) Deve sussistere un intento persecutorio (non deve trattarsi di un evento involontario).

Non dimentichiamo che lo straining provoca sia un danno biologico (stress, disagi psicofisici) che professionale (perdita di chance, mancato aggiornamento). Per unacorretta diagnosi da parte del medico e per un corretto instradamento della causa civile e/o penale si rende necessario, quindi, valutare tutti i cambiamenti intervenuti in un soggetto in seguito allo straining.

Anche chi ci circonda, però, può fare molto percependo i minimi cambiamenti di umore, di comportamento, di abitudini aiutando chi sia vittima di straining ad agire senza indugio, anche ai fini di una tutela risarcitoria.

Sergio Motta

Venerdì 2 giugno  in piazza san Carlo il volontariato “esce dagli schermi” con VolTo

 

Si fa conoscere anche ai giovani con la presenza di un servizio di orientamento al Volontariato

 

Venerdì 2 giugno prossimo in piazza San Carlo dalle 15 alle 21.30 il volontariato ‘esce dagli schermi’.

Ogni anno in occasione della ricorrenza del 2 giugno, data di celebrazione della nascita della Repubblica italiana, scendono in campo forze armate e corpi militari che restituiscono un quadro parziale del nostro meraviglioso dettato costituzionale.

A partire dalla sua promulgazione la Costituzione italiana è stata oggetto di una rilettura da parte degli obiettori di coscienza, portando alla reinterpretazione del concetto di ‘difesa della patria’ e passando da una visione militare di tutela del territorio a un impegno verso i più fragili.

Alla luce della possibilità di effettuare il servizio civile, il centro servizi per il volontariato VolTO ETS, insieme ai partner che hanno aderito all’iniziativa, vuole festeggiare la Festa della Repubblica con un evento in piazza, il 2 giugno prossimo, per celebrare l’impegno degli enti del Terzo Settore che compiono azioni di solidarietà sociale. Sarà anche presente il servizio di orientamento al volontariato di VolTo.

Il programma del 2 giugno prevede una inaugurazione con saluti istituzionali, un videogioco musicale e un dibattito su giovani e volontariato con i Giovani del Centro Studi Sereno Regis e della Città Metropolitana di Torino.

Mara Martellotta

FOTO VINCENZO SOLANO

Regala un sorriso. Un calcio alle malattie croniche polmonari!

Torneo calcistico solidale e Crowdfunding per i bambini del “Regina Margherita” di Torino, nell’impianto sportivo “Cit Turin” di corso Ferrucci

Sabato 27 maggio

Quando lo sport diventa solidarietà. L’idea é da plauso con lode. Tanto più quando il gesto solidale è rivolto a bimbi con problemi pesanti di salute che impediscono loro di condurre una vita “normale”, al pari dei loro coetanei “più fortunati”. E’ questo il principio di base che sta dietro alla seconda edizione del progetto – torneo di calcio, organizzato dall’Associazione “Sommariva del Bosco Solidale” insieme all’“Associazione Sportiva Studentesca” e“ASD Cit Turin LDE” (con il Patrocinio di Regione Piemonte, Città di Torino e Terza Circoscrizione) con l’obiettivo di creare un Crowdfunding a favore di “Respiro Libero ONLUS” (www.fondazionerespirolibero.org) e  rivolto al Reparto di Pneumologiadell’Ospedale infantile “Regina Margherita”della “Città della Salute” di Torino. Da ricordare che un’analoga raccolta fondi era già servita nel 2022 per realizzare la nuova degenza di Pneumologia Pediatrica dell’Ospedale di corso Polonia, che, attraverso i fondi raccolti con questa nuova edizione di “Regala un sorriso” affronterà l’ammodernamento tecnologico e la ristrutturazione degli Ambulatori e del Day Hospital.

L’appuntamento è per sabato 27 maggio, a partire dalle 14,30, presso l’impianto sportivo“Cit Turin” in corso Ferrucci 63/A, a Torino.


A contendersi il podio saranno le squadre nazionali di “Città del Vaticano”, dei “Parlamentari italiani”, la “Nazionale Italiana dell’Amicizia”, oltre ad una rappresentativa composta da figure Istituzionali della Città di Torino e della Regione Piemonte. “Ma i veri protagonisti – è stato ricordato nella Conferenza di presentazione – saranno tutti coloro che per la circostanza effettueranno una donazione per la più che nobile causa a cui è intitolata la giornata di sport”.

Ad arricchire e ad allietare la manifestazione saranno anche alcune squadre di calcio dei giovanissimi delle scuole del primo ciclo degli Istituti Comprensivi “Rita Levi-Montalcini”,“Alberti”, “Spaziani” e “Cit Turin LDE” che si esibiranno in un torneo di carattere inclusivo. Non mancheranno piacevoli intermezzi di intrattenimento con le “CHEERLEADER TITANS” (vice campionesse mondiali), l’“ORCHESTRA MUSICALE GIOVANILE WITO” e il cantante FRIO. La “Nazionale Italiana dell’Amicizia”, inoltre, oltre a dare spettacolo (si prevede) in campo, presenterà anche la pièce per famiglie “2&Picche, Noemy e i loro amici Supereroi e Principesse”.

L’evento si concluderà domenica 28 maggio, alle ore 8,45, con la celebrazione della Santa Messa presso la “Basilica di Superga” con visita guidata alle tombe dei Savoia e alla “Lapide” in memoria del “Grande Torino”.

Per info: 335/5398921

Si possono effettuare donazioni fin da ora con versamenti a: SDB SOLIDALE ODV- Piazza Vittorio Emanuele 12 – Cavallermaggiore (Cn)

Iban IT46G0103046150000000915695

g.m.

Nelle foto:

–       Impianto sportivo “Cit Turin”

–       Il gruppo degli organizzatori alla conferenza stampa

Barriere Architettoniche cognitive, se ne parla a Palazzo Civico

La commissione “Barriere Architettoniche Lions” del distretto Lions 108ia1, in collaborazione con il gruppo consiliare “Torino Libero Pensiero”, organizzano, giovedì 25 maggio dalle ore 17 alle 19, in Sala delle Colonne (piazza Palazzo di Città 1, Municipio di Torino), la conferenza aperta al pubblico e alla stampa: “Barriere Architettoniche cognitive”, patrocinata dalla Città di Torino e dalla Confartigianato.

Quando si parla di Barriere Architettoniche, vengono in mente gli impedimenti fisici allo spazio che determinano una difficoltà di accesso alle persone diversamente abili. Questo approccio non è però sufficiente per garantire un egualitario ed inclusivo uso dello spazio. Già nel 2001, l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva definito, nel suo report “Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute” (ICF), le “Barriere Architettoniche” come formate non solo da elementi fisico-architettonici, ma anche da elementi sensoriali e cognitivi.

L’abbattimento delle barriere non va più inteso come l’applicazione di una normativa standardizzata universale per l’accesso a persone diversamente abili ai servizi, ma in modo ben più ampio, tenendo conto dell’insieme delle caratteristiche spaziali, percettive, organizzative-gestionali, per assicurare una reale fruizione dei luoghi.

L’utilizzo del termine fruizione, e non più accesso, mette l’accento sugli aspetti anche cognitivo-percettivi ed emotivi, richiamando l’attenzione sulle possibilità di partecipazione attiva all’interno di uno spazio di tutte le persone, negate o favorite dalle condizioni ambientali stesse.

Per questo motivo, la corretta progettazione deve superare la logica “da manuale” evitando soluzioni preconfezionate.

Progettare senza Barriere Architettoniche Cognitive vuol dire considerare non solo gli aspetti estetici e formali, ma anche porre al centro dell’attenzione l’essere umano, le sue peculiarità ed esigenze: il suo essere persona (uomo, donna, bambino) che evolve nel tempo della propria vita e all’interno della quale va incontro a cambiamenti temporanei o permanenti, che rendono la persona differente dalla norma, ma meritevole di non subire una discriminazione fruitiva dell’ambiente progettato intorno all’uomo stesso.

PROGRAMMA DELLA CONFERENZA: 

  • Ass. Fabrizio Ricca – Assessore Regionale

Internazionalizzazione, rapporti con società a partecipazione regionale, sicurezza, polizia locale, immigrazione, sport, politiche giovanili

  • Dott. Pino Iannò – Presidente Associazione Libero Pensiero
  • Dott. Carlo Ferraris – Governatore del distretto Lions 108ia1
  • Arch. Sandro Sandri – Presidente Commissione Barriere Architettoniche distretto Lions 108ia
  • Dott.sa Sara Reale – Moderatrice
  • Arch. Massimo Tiberio 
  • Le barriere architettoniche cognitive – un cambio nel pensiero progettuale

L’Arc. Tiberio illustrerà il cambio sostanziale del paradigma progettuale che passa dall’assicurare l’accesso a persone con capacità fisiche diverse dalla media gaussiana umana a garantire la corretta fruizione spaziale a chiunque. Il cambio di paradigma ha spostato l’attenzione della disabilità della persona all’ambiente, ambiente che può creare facilitatori ambientali che annullano le limitazioni e favoriscono la piena partecipazione ed inclusione alla vita sociale.

  • Prof. Alberto Giachero – Disabilità e inclusione sociale: la prospettiva della riabilitazione neurocognitiva

Il prof. Alberto Giachero illustrerà i meccanismi della percezione, dell’attenzione e delle funzioni esecutive applicate all’esplorazione dell’ambiente con riferimento alle nuove tecnologie (realtà virtuale). Basandosi sulle recenti pubblicazioni scientifiche internazionali del Laboratorio Sperimentale Afasia di Torino fornirà una visione della disabilità e dell’inclusione sociale facente capo alla riabilitazione cognitiva.

  • Dott.sa Giusi Burgio – Accessibilità comunicativa in campo 

Il termine accessibilità comunicativa (o accesso alla comunicazione) si riferisce al diritto, sancito dall’art. 21 della Convenzione ONU, per i diritti delle persone con disabilità. Questo diritto spiega l’importanza fondamentale della libertà di espressione e opinione ed accesso alle informazioni. L’accesso è il punto che crea una connessione con le barriere, queste intese come barriere di comunicazione, che le persone con disabilità cognitive incontrano quotidianamente in diversi contesti e che possono portare a discriminazione, perdita di controllo e autonomia. Tra i modi per fronteggiare queste barriere ci sono gli adattamenti ambientali, che potrebbero consistere nell’adattamento delle informazioni e della cartellonistica nei luoghi pubblici perché tutti i luoghi possono essere resi davvero accessibili.

  • Dott. Giancarlo D’Errico 

Quando si parla di barriere in tema di disabilità, la prima immagine è una scala e una carrozzina come ideogramma della disabilità. Si identificano le barriere alla qualità della vita come quelle architettoniche. Ma se guardiamo ai numero le disabilità fisiche rappresentano circa il 3% del totale, quelle sensoriali il 3%, le intellettive e relazionali il 70%, altre tipologie il 24%. Appare quindi chiaro che oltre gli interventi per il superamento delle barriere fisiche occorre intervenire su quelle intellettive e relazionali. Tali interventi, oltre che ragionevoli ed indispensabili dal punto di vista dell’eticità e della modernità del pensiero sociale, ci vengono proposti da due carte fondamentali: la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e la nostra Costituzione. La non eliminazione delle barriere si trasforma immediatamente in un atto discriminatorio.

Per informazioni e per comunicare la propria partecipazione, scrivere a: tlp@comune.torino.it

In arte, Tegamini: intervista a Francesca Crescentini

E’ l’inizio del 2010 quando Francesca Crescentini, in arte Tegamini- piacentina doc trapiantata a Milano– decide di fondare un blog a metà tra un diario di bordo e un contenitore curioso. Ad oggi è una delle content creator culturali più seguite con account che conta più di 207 mila followers e la fama di bookblogger tra le più influenti d’Italia. Francesca per anni ha militato nel marketing editoriale e ha lavorato come digital copywriter, ma dal 2016 si è dedicata alla carriera di traduttrice e quella- appunto- di creatrice di contenuti digitali. Libri ma anche tanto altro, come il racconto di aneddoti di vita quotidiana di lavoratrice freelance e mamma. Il suo entusiasmo le ha permesso di arrivare al pubblico e conquistare anche i più scettici, guadagnandosi una popolarità frutto di intelligenza e simpatia.

Ospite al Salone del Libro 2023, Francesca ha preso parte come relatrice alle conferenze Il libro oltre il libroe “I ferri del mestiere. Autopromuoversi con i social network”, oltre a partecipare al firma- copie del libro della casa editrice Revue Dessinée Italia per cui Tegamini ha ideato una rubrica dedicata proprio ai libri.

Al Salone dei Libro hai fatto un po’ di tutto: dal lavoro per tirare in piedi lo stand alla trafelata trottolina che documenta e intervista chiunque. Come vivi ora il fatto di essere dall’altra parte della barricata in qualità di ospite speciale?

Sono molto contenta perché adesso è molto più riposante, ma è stato utile poter assistere a tutto il percorso creativo: dallo studio degli spazi per allestire lo stand all’ideazione del segnalibro. Adesso me lo vivo cercando quello che mi piace e questo aspetto mi diverte. Inoltre apprezzo poter raccontare quello che faccio o ad aiutare gli altri a descrivere il proprio lavoro: per me è un grande onore.

Sei sempre stata legata al Salone del Libro quindi.

Sì, l’ho sempre vissuto con grande entusiasmo anche quando collaboravo per le case editrici e la sua realizzazione comportava un duro sforzo. Scegliendo un lavoro che amo, la fatica si smussa e- per tale ragione- questo evento ha sempre rappresentato una grande gioia.

Sui social hai riposato una tua intervista in chi hai detto che tra i tuoi tre libri del cuore c’è quello di Niccolò Ammaniti (Ti prendo e ti porto via). Hai avuto modo di leggere anche il suo ultimo romanzo (La vita intima)?

Sì, l’ho letto e mi è piaciuto molto. Ho avuto modo di riscoprire l’Ammaniti che mi ricordavo cioè quello più “caciarone”: è stato un gradito ritorno. L’ho poi seguito nelle sue avventure televisive e mi ho apprezzato anche questo suo filone. Insomma un ritorno che mi ha portato grande gioia.

Oltre ad essere una traduttrice e una content creator, sei anche una giovane mamma di due bambini piccoli. Come fai a coniugare questi due ruoli?

Faccio fatica come tutti ovviamente. SopraTtutto durante l’ultimo anno (in cui è nato il suo ultimo figlio) è diventato molto difficile organizzarsi anche perché mancano dei supporti strutturali avendo i nonni che abitano lontani. Spero diventi più semplice prossimamente con l’inizio del nido. Ci sono delle grandi gioie, però, che compensano la fatica.

Valeria Rombolà

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Lacrime mute. Storie di donne contro la mafia

lunedì, 29 maggio 21.00

Polo del ‘900, via del Carmine 14
Sala ‘900

La Fondazione Donat-Cattin promuove lo spettacolo Lacrime mute. Storie di donne contro la mafia. Scritto e diretto da Marianna Musacchio e Benedetta Perego.

Con Claudia Bruno, Alessandra Caracciolo, Emanuela Morrone, Benedetta Perego, Claudia Serra e Eduardo Viviani.

In un’afosa Palermo senza tempo ha luogo una mostra fotografica di Letizia Battaglia. Nessuno, però, si presenta all’evento, e la fotografa si trova a interloquire con la donna che sta pulendo la sala, Rosa Balistreri. Le due donne si confrontano sulla loro città, sull’arte, sulla vita e sulla mafia. Una Letizia stanca e demotivata annuncia di voler lasciare la Sicilia. Nello svolgersi degli eventi, per ogni “giustificazione” che Letizia si dà per lasciare la città, assistiamo a un incontro. Sono momenti ancora senza tempo e senza luogo, durante i quali la fotografa si confronta con le storie e i racconti personali di donne straordinarie che prima e dopo di lei hanno lottato, ognuna a suo modo (col sangue del proprio sangue, con la divisa, con la fiducia), contro la mafia. Ogni incontro è accompagnato dalla chitarra e dalla voce di Rosa che, con il suo ruvido canto, le sostiene tutte. Letizia incontra Emanuela Loi, Felicia Impastato, Rita Atria, e grazie a ognuna delle loro testimonianze ritrova pian piano forza. Le storie di queste donne non sono storie felici, ma anche per loro, Letizia, rivedrà la sua posizione e la sua scelta di abbandonare la città.

Sarà presente Elena Ciccarello, Direttrice responsabile della rivista Lavialibera e Docente di Sociologia della devianza presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale.

Ingresso libero con prenotazione al link.