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Confartigianato Imprese Piemonte incontra candidati Europee

Lunedì 20 maggio alle ore 15.00 presso la sede di Confartigianato Piemonte (via Andrea Doria, 15)

L’8 e il 9 giugno 2024 i cittadini italiani sono chiamati a eleggere il nuovo Parlamento europeo. Un appuntamento importante anche per il futuro dei 23,3 milioni di artigiani, micro, piccole e medie imprese che rappresentano il 99,8% del totale delle aziende europee, generano il 64,4% dei posti di lavoro e creano il 52,4% del valore aggiunto nell’Ue.

La Confederazione ha quindi predisposto il documento: “Le proposte di Confartigianato ai candidati alle elezioni Ue” che saranno illustrate da Carlo Napoli, Segretario di Confartigianato Imprese Piemonte, ad alcuni candidati al Parlamento Europeo della circoscrizione Nord-Ovest, in occasione dell’incontro che si svolgerà lunedì 20 maggio alle ore 15.00 presso la sede di Confartigianato Imprese Piemonte. Segue un intervento di Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte e di Claudio Varisellaz, Presidente di Confartigianato Imprese Valle d’Aosta.

“Queste elezioni europee rappresentano l’occasione per una svolta, per un cambio di marcia – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato imprese Piemonte – che ponga i 4,4 milioni di piccole imprese italiane al centro dell’agenda politica ed economica europea e consenta loro di affrontare le grandi trasformazioni del mercato, di cogliere le opportunità delle transizioni ecologica e digitale, di contribuire alla costruzione di uno sviluppo sostenibile. Bisogna uscire dalla stucchevole retorica dell’Europa “Casa comune”, perché da decenni non lo è, presentandosi piuttosto come un’entità burocratica che appiattisce le differenze e le peculiarità locali all’insegna di un’omologazione funzionale ai grandi capitali e ai Paesi più forti. Un’Europa delle banche, più che un’Europa dei territori. Un’Europa sempre più “allargata”, facendo però pagare a noi il biglietto di ingresso degli altri. Di fronte ai drammatici scenari internazionali, abbiamo la necessità di un’Ue capace di un’azione di stabilizzazione sia in politica estera sia sui mercati finanziari, ma soprattutto di un’Europa del “buon senso”, che non scarichi i costi della transizione ecologica su piccole imprese e cittadini. Dall’auto elettrica alle case “green” servono politiche di accompagnamento, altrimenti saranno solo pochi Paesi e poche classi di benestanti a trarne vantaggio e come nel treno di Snowpiercer, nei vagoni di testa si banchetterà con vivande gourmet mentre nei vagoni di coda verranno servite barrette di insetti.”

“Competitività, competenze, credito sono gli ambiti di azione nei quali Confartigianato ha declinato le priorità – commenta Claudio Varisellaz, Presidente di Confartigianato Imprese Valle d’Aosta – sulle quali sollecita l’impegno dei candidati italiani alle elezioni europee. Tra i temi-chiave spiccano: la creazione di un ambiente favorevole ai piccoli imprenditori con regole chiare che consentano a tutte le aziende di competere alla pari; la qualificazione delle competenze necessarie a favorire l’occupabilità dei giovani, a fronteggiare le sfide dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità, a garantire la continuità aziendale; l’accesso alle risorse per investire nello sviluppo.”

Il programma di Errigo per Rivoli

Il centro sinistra al Parco Turati a Rivoli

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

La coalizione di centrosinistra che sostiene la candidatura a Sindaco per la città di Rivoli di Alessandro Errigo, era nei giardini del Parco Turati sabato 18 maggio, per la presentazione del programma elettorale avvenuta in un clima di condivisione e dialogo con i cittadini.

Sul palco Errigo ha esposto i temi che condivide con la coalizione, sviluppati e studiati dopo il percorso StradaxStrada dei mesi scorsi, che ha toccato tutte le zone della città e permesso di comprendere criticità ed esigenze anche dalla viva voce degli abitanti.

 

Dalle 15,30 alle 18,00 parole e musica hanno consentito di ascoltare dalla voce di Errigo i punti del programma, introdotti anche dalle domande che persone presenti, hanno voluto porre per comprendere meglio alcune prospettive, con fluidità e partecipazione.
“Rivoli è una città con un cuore e un senso di comunità straordinari – afferma Errigo – che sa esprimere talenti, energie civiche e forza. Il domani di questa città lo si può e si deve costruire insieme, con chi la vive. Chi ha la responsabilità del bene comune deve essere un punto di riferimento e noi vogliamo ridare ai cittadini la possibilità di un dialogo reale con chi amministra la città.”

È stato anche distribuito il foglio, fresco di stampa, “Rivoli, ora il futuro”, contenente il programma.

 

 

Il sempre più singolare rimpianto della Dc e dei democristiani

Lo possiamo dire senza polemica e senza alcun secondo fine? Diventa sempre più stucchevole e singolare la continua e persistente esaltazione della classe dirigente democristiana da parte di giornalisti, intellettuali, politici, moralisti e predicatori vari che hanno trascorso la loro vita, e sono diventati famosi, anche alla contestazione e delegittimazione politica, culturale, morale e personale della Dc e dei suoi principali leader e statisti. Ovviamente parliamo di esponenti e di mondi che sono riconducibili genericamente alla sinistra, seppur nelle sue multiformi e variegate espressioni. Personaggi e mondi politici e culturali che si sono nel tempo specializzati nella ridicolizzazione della intera esperienza democristiana e dei suoi leader che adesso, misteriosamente, ne sottolineano la statura, la qualità, l’autorevolezza e lo spessore politico e culturale.
Per citare uno solo di questi grandi leader e statisti storici che ho potuto frequentare e conoscere “da vicino”, come si suol dire, e cioè Carlo Donat-Cattin, tonnellate di odio, di insulti e di ogni sorta di contumelie sono piovuti in quegli anni sulla testa del leader della ‘sinistra sociale’ democristiana da parte della sinistra comunista e il circo mediatico che le ruotava attorno. Per non parlare di Andreotti, Cossiga, Rumor, Emilio Colombo, Piccoli, De Mita e moltissimi altri statisti democratici e cristiani. Ora, alla luce di questa dubbia e discutibile rivisitazione storica e ricostruzione politica del “più grande partito italiano”, è indubbio che si tratta di affermazioni alquanto opinabili e discutibili. E questo per la semplice ragione che la Dc non può essere esaltata e valorizzata solo perchè c’è la quasi certezza scientifica che non esisterà mai più nel nostro paese un partito popolare, di massa, interclassista e ad ispirazione cristiana. Come, al contempo, non è affatto credibile la cosiddetta “riabilitazione” dei leader Dc perchè si ha la sistematica e granitica certezza che il profilo e la statura di quei leader e di quegli statisti non sono più riproponibili nella cittadella politica italiana.
In entrambe le situazioni si tratta di una operazione strumentale, ridicola, non credibile e anche ipocrita. E questo per la semplice ragione che questo popolo di predicatori e di moralisti d’accatto – che oggi sono diventati “martiri” e “vittime” della libertà di informazione che scorrazzano quotidianamente in quasi tutti i talk televisivi e in molte redazioni giornalistiche con contratti a sei zeri – non modificano affatto il giudizio politico e storico sulla straordinaria esperienza della Democrazia Cristiana e nè, tantomeno, dei leader principali di quel partito. Molto più semplicemente prendono atto, ipocritamente, che quella classe dirigente non tornerà mai più e quel partito è stato storicizzato e allora tanto vale esaltarne, adesso, le virtù e i pregi a costo zero.
La solita operazione propagandistica, salottiera ed aristocratica, di un gruppo di potere che continua a confondere le proprie ambizioni, la propria visione ideologica e la propria arroganza culturale con una realtà che è lontana anni luce dai loro desideri e dalla loro volontà. Forse è opportuno dire a tutti questi “martiri” e “vittime” milionari del “regime dispotico, illiberale e tirannico” che oggi c’è in Italia che il giudizio sulla Dc e il magistero civile e pubblico dei suoi leader è meglio lasciarlo a tutti coloro che quel partito lo hanno stimato, rispettato, considerato ed apprezzato. E non solo linciato, malmenato e profondamente insultato negli anni da una profonda convinzione politica.

Giorgio Merlo

Stati Uniti d’Europa, Magi a Torino

Sabato 18 maggio alle ore 18 al Social Fare, Via Maria Vittoria 38, Torino, per l’evento “Stati Uniti d’Europa: ora o mai più”.
Le elezioni europee segnano un bivio importante nella storia dell’Europa, relegata oramai ai margini nelle vicende mondiali.
Sarà presente il nostro segretario Riccardo Magi che dialogherà con Marco Taradash, Patrizia De Grazia e Matteo Di Maio, candidati alle elezioni europee nella Circoscrizione Nord-Ovest.
Modererà l’incontro Marco Cavaletto, candidato alle elezioni regionali in Piemonte – Circoscrizione Torino.

Tajani in Piemonte

Il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, arriva in Piemonte per un tour elettorale in vista del voto dell’8 e del 9 giugno. Sabato 18 maggio il vicepremier e ministro degli Esteri, candidato capolista alle elezioni europee anche nella circoscrizione Nord Ovest, sarà infatti a Verbania, Alba (Cuneo) e Rivoli (Torino). Tre appuntamenti di grande importanza per sostenere i candidati sindaco del partito, e di tutto il centrodestra, e promuovere la ricetta azzurra per una Regione al centro dell’Europa sempre più intelligente e competitiva, più verde e sostenibile, più connessa, più sociale e inclusiva, più vicina a cittadini, famiglie e imprese.

“La presenza di Antonio Tajani in Piemonte è la conferma della grande attenzione di Forza italia nei confronti della nostra regione e del contributo che può dare alla vittoria delle nostre liste e del centrodestra”, sottolinea il segretario regionale di Forza Italia, ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo.

Il vicepremier Tajani sarà alle 9.30 al Centro eventi Il Maggiore di Verbania, alle 11.30 al Teatro Sociale di Alba e alle 14.30 al Teatro Don Bosco di Rivoli. Ad accompagnarlo, con il Ministro Zangrillo, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, il vicepresidente dei senatori azzurri, Roberto Rosso, e il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, vicepresidente nazionale di Forza Italia e candidato del centrodestra per un secondo mandato da governatore.

“I sondaggi indicano Forza Italia in crescita e, anche in Piemonte, c’è grande entusiasmo tra le nostre persone per questa tornata elettorale. Tutti i nostri candidati stanno lavorando sodo sul territorio per ottenere dalle urne un grandissimo risultato nei Comuni, alle Europee e in Regione, dove abbiamo ben governato nonostante le difficoltà di questi anni – sottolinea Zangrillo – Il modo migliore per onorare la memoria del nostro presidente, Silvio Berlusconi, è quello di portare avanti le sue idee, come stiamo facendo seguendo la guida del segretario Tajani, che ringrazio per la visita. La sua candidatura come capolista alle elezioni europee conferma la volontà del nostro leader di far giocare a Forza Italia un ruolo centrale anche in Europa attraverso il Partito popolare europeo”.

Politica, disciplina e onore

Caro direttore,

siamo un gruppo di amici sostenitori del Movimento 5 Stelle. Ecco le nostre considerazioni sul mare di malaffare che sta emergendo da ogni parte. Dopo avere ascoltato tanti dibattiti ci siamo resi conto che forse la Risposta si poteva trovare nel posto più ovvio: la Costituzione all’ articolo 54.

Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una serie impressionante di vicende che hanno
coinvolto personaggi politici di peso. Ogni giorno ci porta nuove e sempre più inquietanti
notizie.

Noi 5 Stelle continuiamo inutilmente a condannare questa marea di malaffare che si allarga
a macchia d’olio da nord a sud, da est ad ovest, chiedendo che i personaggi coinvolti
abbiano il pudore di fare un passo indietro e per questo veniamo accusati di essere
giustizialisti, come se chiedere che sia fatta giustizia fosse una colpa.
Noi non siamo giustizialisti, perché abbiamo ben presente la differenza tra giustizia ed
operare con disciplina ed onore.

Giustizia è l’ordine virtuoso dei rapporti umani secondo la legge. L’ ordine giudiziario deve
garantire il rispetto della legge e punire i comportamenti devianti.
Diverso è operare secondo disciplina ed onore, affermazione forse un po’ vintage, ma
richiamata con fermezza dall’ articolo 54 della Costituzione:
“Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la
Costituzione e le leggi.

I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed
onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.”

Quindi, se a tutti i cittadini è imposto di agire secondo le leggi, a chi ricopre cariche
pubbliche è imposto qualcosa in più e cioè operare con disciplina ed onore. La giustizia deve
occuparsi di verificare e, se necessario, punire atti che violino le leggi, diverso è il discorso di
operare con disciplina ed onore, qui siamo nel campo della morale e non vi sono leggi ma
solo la coscienza.

Purtroppo in Italia tra lungaggini, prescrizione, amnistie, ben mirate derubricazioni spesso la
giustizia troppo spesso non completa il suo iter. Diversa è la condanna morale: ricevere doni
costosi, avere gratis vacanze prestigiose, incassare centinaia di migliaia di euro di contributi
da chi ha ottenuto importanti appalti pubblici, trafficare più o meno pulitamente per garantirsi
pacchetti di voti etc è compatibile con quello che chiede la Costituzione e cioè di adempiere
al proprio dovere con disciplina ed onore?

In conclusione i 5 Stelle più che di giustizialismo dovrebbero essere accusati di moralismo.
Ma come dovrebbero essere chiamati tutti quei garantisti che, dimenticando la Costituzione,
guardano solo al rispetto delle leggi, fregandosene dell’ onore?

Ci auguriamo che ora non venga in mente a qualcuno di modificare l’articolo 54 cancellando il
secondo paragrafo perché un po’ vintage e troppo parruccone.

 

Catalano Giovanni
Destefano Ines
Iatrino Salvatore
Mascellani Ettore
Milani Renzo
Poliseno Michele
Tedesco Olga

 

Regionali, le confederazioni dell’artigianato incontrano i candidati

 

 

 

Oggi 16 Maggio presso il Circolo dei Lettori a Torino ha avuto luogo l’incontro tra le confederazioni dell’artigianato Piemontese: Confartigianato Imprese Piemonte, CNA Piemonte, CasArtigiani Piemonte e i quattro candidati alla Presidenza della Regione Alberto Cirio, Sarah Disabato, Francesca Frediani e Gianna Pentenero.

Le Associazioni dell’artigianato hanno presentato le proposte contenute nel documento ‘Ripartire dall’artigianato per lo sviluppo del Piemonte‘.

Il documento di indirizzo per i candidati alla Presidenza della Regione Piemonte per le elezioni regionali dell’8 e 9 giugno 2024 rappresenta la sintesi delle proposte del mondo dell’artigianato piemontese per il futuro delle politiche regionali.

Gli artigiani chiedono misure per la competitività, per le competenze e lo sviluppo, il credito, l’ambiente e la transizione e per le politiche sociali.

Si parte dalla richiesta di reintroduzione dell’Assessorato e dell’Osservatorio Regionale all’Artigianato e il sostanziale incremento del Fondo Unico per la Competitività, strumento indispensabile per promuovere l’ammodernamento e l’efficientamento. L’attuazione delle ASA, le Aree di Sviluppo dell’Artigianato, la necessità di dare nuova spinta alla manifattura in Piemonte e all’export attraverso il potenziamento delle infrastrutture, favorire politiche a favore dell’inclusione di giovani e donne anche attraverso nuove misure creditizie per l’artigianato.

Fondamentale infine promuovere l’occupazione e il passaggio generazionale rafforzando la formazione e le accademie di filiera oltre alla riattivazione di tutte quelle misure specifiche per l’artigianato attualmente bloccate come l’Eccellenza Artigiana e Bottega Scuola.

Riteniamo fondamentale re-istituire l’assessorato all’Artigianato – commenta Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte -per tutelare, sostenere e valorizzare l’importante patrimonio rappresentato da micro e piccole imprese ma anche da piccole botteghe e da singoli artigiani. Un mondo che ha pagato duramente le diverse crisi economiche globali indotte, la discutibile gestione della pandemia, l’inflazione e la deindustrializzazione sistematica e dolosa. Artigianato vuol dire posti di lavoro, sviluppo locale, presidio del territorio. Vuol dire tradizione, ma anche innovazione. Siamo un comparto che ha peculiarità tali che non può essere “affogato” nell’assessorato alle Attività produttive. Abbiamo bisogno di politiche mirate ed incentivi, di supporto tecnico e finanziario per migliorare la competitività delle imprese artigiane piemontesi sui mercati nazionali e internazionali, di sviluppare progettualità specifiche. Da parte dell’attuale Governo abbiamo colto una giusta sensibilità nei confronti dell’imprenditoria artigiana, come dimostra anche l’istituzione della Giornata del Made in Italy. Serve, però, declinare in un sostegno concreto questa sensibilità. Ecco perché chiediamo con forza l’assessorato all’Artigianato, unitamente alla re-istituzione dell’Osservatorio Regionale dell’Artigianato perché servono costanti attività di monitoraggio, raccolta dati e analisi“.

Giovanni Genovesio, Presidente di CNA Piemonte afferma che: “Ci sono necessità imprescindibili che dovranno essere soddisfatte per garantire la crescita e lo sviluppo sostenibile delle nostre imprese artigiane. Chiediamo il ripristino della dotazione finanziaria pre-pandemica del Fondo Unico dell’Artigianato. È essenziale che tale fondo ritorni ai livelli antecedenti alla crisi sanitaria, considerando il suo ruolo strategico nel supportare gli investimenti necessari per accrescere la competitività, modernizzare e innovare i processi produttivi delle nostre imprese. È attraverso tali interventi che possiamo realmente fare la differenza nel panorama economico attuale, caratterizzato da sfide sempre più complesse e da un’inevitabile trasformazione digitale. Inoltre, riteniamo cruciale il ruolo della formazione, che si pone come pilastro per rispondere efficacemente al fabbisogno occupazionale e al passaggio generazionale nel nostro mondo. Formare giovani artigiani e trasferire sapere e competenze tra le generazioni non è solo un investimento nel futuro di singole imprese, ma un’azione vitale per l’intera economia regionale“.

Il Presidente di CasArtigiani Piemonte Paolo Mignone dichiara: “Un aspetto importante che non va trascurato è quello dell’accesso al credito: le piccole imprese del territorio devono essere supportate. Occorre mettere in atto misure che da un lato abbattano i costi dei finanziamenti e dall’altro sostengano lo sviluppo dei piccoli imprenditori. A tal proposito, occorre creare degli strumenti appositi; penso, ad esempio, a voucher di garanzia o a copertura di servizio forniti dai Confidi. Auspichiamo inoltre che si tenga presente delle specifiche caratteristiche delle micro e medie imprese nella strutturazione di tutti i bandi regionali, evitando di concentrare le risorse su poche grandi realtà a discapito delle piccole

Quarant’anni senza Enrico Berlinguer

“Lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini, con la fiducia per le battaglie che abbiamo fatto, per le proposte che presentiamo, per quello che siamo stati insieme…” Sono le parole con le quali, nonostante l’evidente sofferenza, Enrico Berliguer concluse il comizio in piazza delle Erbe a Padova Erano da poco passate le ventidue del 7 giugno 1984. Il leader del Pci morì quattro giorni dopo. Quello fu il suo ultimo, appassionato discorso: un messaggio di speranza e di incoraggiamento con il quale si consegnò alla storia del nostro paese. Sono trascorsi quarant’anni dalla sua morte e più di una generazione, diventate adulte, non l’hanno conosciuto. La sua grandezza, aldilà delle parole, è andata nel tempo di pari passo con la sua solitudine. Eppure quest’uomo, uno dei grandi leader della sinistra, ancora oggi è tanto rimpianto e amato. Per quale ragione, verrebbe da chiedersi. Forse perché si avverte, in un panorama piuttosto mediocre come quello offerto dalla politica odierna, la mancanza di uomini di quella levatura. E non è un caso che siano stati pubblicati tanti libri su di lui.

 

La passione non è finita, titolava uno di questi, proponendo al lettore una scelta di scritti, interviste e discorsi tra i più significativi: dall’invito a un’austerità che crei giustizia sociale, efficienza, sviluppo, alla proposta di compromesso storico tra la le grandi componenti storiche come furono il Pci, la Dc e il Psi, alla denuncia della questione morale, alle riflessioni sul rinnovamento della politica e sui grandi temi globali della pace, della cooperazione e dell’ambiente. Quattro decenni dopo la scomparsa il suo esempio e la sua tensione ideale e morale restano intatti anche se il mondo di oggi è del tutto diverso da quello di allora. Eppure la sua figura e le sue idee conservano una forza straordinaria. C’è persino un sito web (www.enricoberlinguer.it) con centinaia di migliaia di iscritti a testimoniarne l’attualità. Prova evidente che in una nazione che sta progressivamente perdendo punti di riferimento e in cui la politica si è fatta barbara e senza respiro, le idee di Berlinguer mostrano ancora l’anima e la forza di un progetto di società diversa. Un esempio d’attualità? Era la fine di luglio del 1981 e l’intervista rilasciata da Enrico Berlinguer a Eugenio Scalfari provocò l’effetto di una scudisciata che fece sobbalzare i lettori de la Repubblica e mezza classe politica italiana: “I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela”. Nessun leader quel tempo, eccetto il radicale Marco Pannella, aveva mai osato tanto. In quell’estate calda Enrico Berlinguer espresse quel giudizio così secco, destinato a raccontare l’Italia di allora, quella di Mani pulite (che avrebbe sconvolto la politica italiana undici anni più tardi) e che, purtroppo, ci offre ancora oggi immagini e vicende di quel pantano di voti di scambio, ruberie, collusioni con la malavita e corruzione. Spesso, come è stato denunciato da molti, si è anche cercato di rendere più debole, o forse meno incomprensibile, il suo messaggio riversandone l’eredità in una grande melassa di buoni sentimenti, mettendo in rilievo l’aspetto della questione morale che è molto importante ma non è il più importante della sua storia e dell’eredità che ha lasciato. Berlinguer è stato l’uomo del nuovo socialismo, dell’autonomia del Pci e del distacco dall’esperienza del cosiddetto socialismo reale di stampo sovietico, della democrazia come valore universale, delle battaglie per i diritti dei lavoratori e delle donne, della breve stagione dell’eurocomunismo e della ricerca di una terza via. Fu un protagonista nella lotta senza quartiere alla violenza e al terrorismo mettendo la centro la difesa delle istituzioni repubblicane, prestando attenzione ai diritti, elaborando pensieri lunghi sulle questioni internazionali a partire dalla pace, la coesistenza pacifica e il diniego delle guerre. Questi furono gli aspetti più innovativi e importanti del pensiero e dell’azione di un uomo che prima di tutto è stato, come si è scritto, “un comunista italiano, legato indissolubilmente alla storia lunga – non priva di errori e ritardi – del Pci. Ispirato da uno stile di rigore e concretezza che lo ha portato a compiere scelte difficili che hanno segnato per sempre la storia della sinistra italiana ed europea”. Lo strappo con Mosca fu il risultato di una lunga elaborazione dell’intero Pci avviata da Togliatti, proseguita con Longo e portata a compimento da Berlinguer. Una linea non esente da timidezze e incertezze ma che portò il Pci lontano dal vecchio campo garantendo autonomia e indipendenza al partito. Basta leggere le sue parole pronunciate nel 1977 a Mosca per rendersene conto: “L’esperienza compiuta ci ha portato alla conclusione… che la democrazia è oggi non soltanto il terreno sul quale l’avversario di classe è costretto a retrocedere, ma è anche il valore storicamente universale sul quale fondare un’originale società socialista”. Tempo fa sono stati ripubblicati due importanti discorsi che tenne nel 1977 sulla proposta dell’austerità che andava intesa come chiave culturale e politica per costruire un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sobrietà, il superamento delle diseguaglianze e un diverso equilibrio tra Nord e Sud del mondo. Oggi, a quasi mezzo secolo di distanza, contro il consumismo e un modello produttivo iniquo, l’attualità di quella rivendicazione (allora inascoltata) di un diverso rapporto tra economia e qualità della vita, dimostra l’originalità e la lungimiranza delle sue idee. Sono i “pensieri lunghi” di Enrico Berlinguer, la visione di futuro che la politica sembra aver smarrito nella foga di consumare tutto in un eterno presente. Nel dicembre del del 1983 L’Unità dedicò uno speciale, a cura di Ferdinando Adornato, al temuto 1984. L’anno carico di oscuri presagi del romanzo di George Orwell, era alle porte: intellettuali, artisti e scrittori si interrogarono sulla profezia orwelliana che la diffusione dei personal computer e dell’informatica parevano poter concretizzare.

Ad aprire quello speciale vi fu una lunga intervista a Enrico Berlinguer, una delle ultime. Il leader del Partito comunista italiano sosteneva come Orwell si sbagliasse: nel mondo un numero sempre maggiore di individui si era liberato e, dal 1948, si era assistito “a un generale processo mondiale di elevazione culturale degli uomini”. I nuovi mezzi a disposizione potranno far avanzare l’umanità in questo percorso di realizzazione degli individui. Nessuna paura del futuro, quindi, ma al contrario la visione di un mondo in cui il “sol dell’avvenire” sarebbe stato quello che alimentava le cellule fotovoltaiche, per un pianeta più sano e libero dall’ incubo atomico. Questo era Berlinguer. Una sua cara amica di famiglia, Marina Addis Saba, in un libro che proponeva il  ritratto privato e inedito del grande leader della sinistra ricordava come, in una vecchia intervista televisiva, alla domanda di cosa avrebbe voluto che si dicesse di lui, Berlinguer rispose , col suo sorriso timido, che non avrebbe voluto si dicesse di lui che era triste. Quel sorriso e quegli occhi svelavano solo la capacità e la determinazione di un uomo che sapeva guardare lontano.

Marco Travaglini