politica- Pagina 91

Sopralluogo delle opposizioni al Grattacielo regionale: “Ancora tante criticità”

“MODIFICARE L’ACCORDO SUL LAVORO AGILE”

 

Questa mattina i Presidenti dei gruppi di opposizione Silvana Accossato (Liberi Uguali Verdi), Giorgio Bertola (Gruppo Misto Europa Verde), Francesca Frediani (Gruppo Misto M40 Unione Popolare), Raffaele Gallo (PD) e Sarah Disabato e Sean Sacco (MoVimento 5 Stelle) e il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle hanno effettuato un sopralluogo al grattacielo della Regione Piemonte unitamente ad alcuni rappresentanti sindacali. «Abbiamo voluto toccare con mano la situazione in cui lavorano i dipendenti regionali, constatando come permangano diverse criticità dovute al fatto che per mere ragioni elettorali si è voluto inaugurare una struttura non ancora pronta e finita, sacrificando così la qualità del loro lavoro. Oggi ci sono ancora locali in cui si gela, porte che non funzionano, aree non ancora aperte e che devono essere sottoposte a Scia, code all’entrata e all’uscita per il malfunzionamento degli ascensori. Inoltre, non abbiamo ancora avuto risposta sulla questione della legionella nell’impianto idraulico e alcune questioni legate all’accessibilita dei disabili sono da migliorare. Nell’occasione abbiamo manifestato la nostra solidarietà a Giulio Manfredi, dei Radicali e dipendente della Regione Piemonte, che aveva criticato la prova di evacuazione di qualche settimana fa in quanto non avvenuta in condizioni di sicurezza (dipendenti non avvisati, nessun annuncio su Intranet, nessuna comunicazione per mail e neppure messaggi tramite gli altoparlanti forse perché non funzionanti, quindi il tutto è avvenuto solo tramite passaparola). Manfredi è stato sanzionato senza che sia stata contestata la veridicità delle sue affermazioni, peraltro confermata dai sindacati, e gli è stata decurtata un’ora di stipendio per avere leso l’onorabilità dell’Ente, onorabilità che viene lesa solo se si dichiara il falso e non il vero. Infine, la Regione Piemonte ha un contratto sul lavoro agile che giudichiamo insufficiente, e la nostra proposta è di modificarlo conformandolo a quello del Consiglio regionale che è più avanzato e tutelante per i lavoratori e che potrebbe risolvere non poche criticità del grattacielo, diminuendo l’affollamento e quindi migliorando la qualità e la sicurezza. Proprio ieri l’analisi sul lavoro del Consiglio regionale ha dimostrato che grazie ad un buon accordo sul lavoro agile si è migliorata la produttività ed è diminuita sensibilmente l’assenza per malattia».

COP28, oggi pomeriggio in piazza anche Sinistra Ecologista

“Oggi pomeriggio saremo anche noi in piazza Castello per l’iniziativa promossa da CGIL, Legambiente e Fridays For Future Torino”, dichiarano i portavoce di Sinistra Ecologista, Alice Ravinale ed Emanuele Busconi. “La COP28 che si sta tenendo a Dubai rischia di tradire le aspettative e riportarci all’era fossile”.

“La conferenza è ospitata da uno dei principali paesi produttori di combustibili fossili, che da un lato, grazie alla sua sistematica violazione dei diritti umani, impedisce la piena partecipazione di attori della società civile portatori di manifestazioni di dissenso e dall’altro vuole utilizzare questa occasione per svolgere incontri nei quali discutere di ulteriori progetti di estrazione di idrocarburi”, affermano i portavoce della lista rossoverde.

“Anche l’azione del governo italiano durante la conferenza non va nella direzione di chiedere maggiori impegni per una rapida decarbonizzazione dell’economia mondiale e per una cessazione immediata dello sfruttamento di nuove risorse di combustibili fossili, condizione assolutamente necessaria per evitare una catastrofe climatica planetaria. Al contrario – sottolineano Ravinale e Busconi – i progetti del governo italiano nel settore dell’energia vanno nella direzione opposta, quella di fare dell’Italia un hub del gas anziché un modello per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico, per il quale l’Italia avrebbe tutte le condizioni per avere successo”.

“Lo scandaloso sconto di centinaia di milioni di Euro sulle tasse sugli extraprofitti delle compagnie energetiche che fanno ricorso al fossile disposto dal governo in queste ore ne è un’ulteriore dimostrazione”, denuncia Sinistra Ecologista.

“Per questo oggi saremo in piazza al fianco di chi richiama ad agire con urgenza, ben consapevoli che il contrasto alla crisi climatica passa anche dalle Città”, concludono Ravinale e Busconi. “Come testimonia la presenza del sindaco Stefano Lo Russo al Local Climate Action Summit tenutosi nell’ambito della COP28, la nostra amministrazione può diventare quella che mette la Città di Torino nella traiettoria di una vera transizione ecologica, giusta e solidale, e l’impegno per arrivare alla neutralità carbonica entro il 2030 assunto dalla Città di Torino deve essere perseguito con determinazione e portato come esempio e come impegno di fronte alla comunità internazionale”.

Case popolari, la proposta del Pd per le assegnazioni

Dopo il Disegno di legge della Giunta regionale presentato dall’assessore Chiara Caucino nella scorsa seduta, il presidente della seconda Commissione Valter Marin ha aperto la discussione generale sulla Pdl 253 che anch’esso modifica le norme in materia di edilizia sociale.
Monica Canalis (Pd), prima firmataria del progetto di legge, ha illustrato i punti salienti del suo documento. È partita dai requisiti di residenza necessari per l’assegnazione delle case popolari, chiedendo che il termine sia riportato a tre anni (oggi sono cinque). Su questo punto il presidente Marin ha ricordato che la Commissione è in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale.
La consigliera ha parlato poi della difficoltà – soprattutto per gli stranieri – di reperire il certificato di mancata proprietà di altri immobili, chiedendo di poter far valere una autocertificazione e di limitarlo allo stato estero di nazionalità.
Per valutare le decadenze delle assegnazioni degli alloggi popolari, Canalis ha proposto di istituire formalmente in ogni Atc un’apposita commissione e di avere un unico regolamento su tutto il territorio regionale.
Per fronteggiare le difficoltà economiche di sempre più famiglie assegnatarie, la consigliera ha chiesto di valutare i casi in base all’Isee del nucleo famigliare e di aumentare il Fondo sociale con cui vengono coperti i casi di morosità incolpevole, pesando così meno sui singoli Comuni di residenza.  Al termine della sua illustrazione la consigliera ha chiesto di stanziare 10 milioni di euro di risorse regionali per gli anni 2024-2026 per l’edilizia sociale.
Silvana Accossato (Luv) nel suo intervento ha ribadito le proposte di Canalis sottolineando le difficoltà per le famiglie non tanto di pagare l’affitto, ma di far fronte alle bollette.
La discussione generale sulla Pdl 253, con l’intervento di Francesca Frediani (M4o-Up), proseguirà nella prossima seduta.

Salario minimo, Grimaldi (Verdi Sinistra): “Avete affossato la proposta”

”Non nel nostro nome”. Le opposizioni fermano l’aula.
“Il Governo è scappato per mesi senza avere nemmeno il coraggio di votare contro. Senza vergogna ha trasformato la proposta delle opposizioni in una ‘delega pirata’ per sè. Noi vogliamo togliere dalla povertà un esercito di lavoratori e lavoratrici invisibili, vogliamo che non siano i tribunali a dover dire che sotto 9 euro l’ora è sfruttamento. Questa volta il Paese non è con il Governo, sono minoranza e non ci fermeranno” – così il Vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi, che insieme a tutte le opposizioni ieri ha occupato l’aula per fermare i lavori prima del voto finale, con cartelli recanti le scritte: “Non nel nostro nome, salario minimo negato, sfruttamento legalizzato”.

Il Piemonte all’Assemblea nazionale del Popolo della Famiglia

Cristina Zaccanti, coordinatore regionale: “L’Assemblea Nazionale del 2/3 dicembre 2023 a Pomezia ha confermato la vitalità del nostro partito”

“L’Assemblea Nazionale del 2/3 dicembre a Pomezia, cui ha partecipato una folta rappresentanza piemontese, ha confermato la vitalità del nostro partito”.

“Il PdF ha testimoniato in Piemonte nel corso degli anni e, in particolare nel 2023- dichiara Cristina Zaccanti-  l’incisività della cultura della vita e la centralità della famiglia costantemente oggetto di attacchi che vorrebbero distruggerla. I fatti di cronaca, uno per tutti l’omicidio della giovane Giulia, gravissimi in sé, vengono strumentalmente utilizzati per criminalizzare la figura maschile, svuotare il ruolo determinante dell’autorevolezza paterna, denigrare il ruolo tipicamente femminile estrinsecato in particolare nella maternità.”

“Non ci lasciamo intimidire dagli attacchi ossessivi esercitati dalla prepotenza del pensiero unico”.

“Noi continuiamo a rappresentare un baluardo culturale e siamo l’unico partito che si oppone alle leggi mortifere che esaltano come fosse un diritto la morte dei bambini indifesi (175 bambini vengono abortiti ogni giorno in Italia), mentre si tenta di imporre alla nostra regione la legittimità del suicidio assistito.”

“Continueremo a sostenere i principi non negoziabili, la difesa dei fragili e dei sofferenti affinché nei comuni che andranno al voto nel 2024, nella regione e in Europa la nostra voce sia ascoltata e restituisca fiducia e speranza in particolare ai nostri giovani”.

Cristina Zaccanti, coordinatore regionale

Asili nido gratis sotto i 35mila euro d’Isee: la proposta della Lega

 


Preioni: “Contro la denatalità, sosteniamo le famiglie piemontesi”

“Contro la denatalità del nostro Paese la soluzione non è lo ius scholae né, tanto meno, lo ius soli. Sono gli incentivi alle nascite a dare i migliori risultati. Sostenere i nuclei familiari e favorire le condizioni per creare famiglia devono essere gli obiettivi delle istituzioni. La proposta della Lega degli asili nido gratis, almeno fino ai 35mila euro d’Isee, va in questa direzione: dà una risposta concreta a un bisogno reale, sentito da tutte le famiglie con bimbi piccoli. Per questo chiediamo che sia inserita nel prossimo bilancio di previsione regionale”. Così Alberto Preioni, capogruppo della Lega in Consiglio regionale del Piemonte.
“Il nido ha un costo molto alto, ma è un servizio di cui hanno bisogno molte famiglie, sia perché entrambi i genitori lavorano, sia perché l’età lavorativa si è alzata e quindi spesso i nonni sono ancora occupati”, aggiunge Preioni. “In Paesi come Francia e Germania – sottolinea – in cui ci sono importanti agevolazioni statali per favorire la natalità, i risultati sono eccellenti e mostrano tassi di natalità tra i più alti d’Europa.

 

“Per contrastare l’invecchiamento generale della popolazione, anche in una città come Torino che perde sempre più abitanti, soprattutto tra i giovani – rimarca il capogruppo della Lega – bisogna puntare sulla famiglia non su fattori esterni che facilitino solo gli stranieri, ma favorendo e sostenendo la creazione di famiglie. Il modello di integrazione che ha in mente la Lega non è certo il degrado di Barriera di Milano”.

Ospedale Briançon, Gallo (Pd): “Da Icardi no ad accordi temporanei”

 “Continuano i problemi organizzativi tra l’ospedale francese di Briançon e l’Asl To3 per quanto concerne il riconoscimento e il rimborso delle spese sanitarie per visite, esami e prestazioni effettuate dai cittadini italiani dell’alta e media Valsusa nel presidio ospedaliero transalpino, punto di riferimento per tanti piemontesi che si appoggiano a quella struttura collocata al massimo tra i venti e i quaranta chilometri da casa. Si tratta di un servizio di primaria importanza dato che, senza questa opportunità, sarebbero costretti a viaggiare fino a Rivoli (80 km) o addirittura fino a Torino” spiega il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Negli ultimi tempi – prosegue l’esponente dem – i pazienti non possono più avvalersi della collaborazione tra il nostro Paese e la Francia per ricevere cure oltre confine con il sostegno economico dell’Asl di competenza perché sarebbe scaduto l’accordo tra i due territori e, a partire dal mese di settembre, ai pazienti italiani curati presso il presidio francese stanno arrivando le fatture da pagare per le prestazioni”.

“Per fare chiarezza su un tema tanto delicato – prosegue Gallo – ho interrogato l’Assessore regionale alla sanità per sapere se l’attuale Amministrazione regionale abbia la reale volontà di risolvere il problema aprendo un tavolo con l’ospedale di Briançon per cercare di raggiungere un accordo, un’intesa o un protocollo, quanto meno provvisorio, tra l’Asl To3 e il nosocomio transalpino, in attesa che, a livello nazionale, sia formalizzato un nuovo accordo tra governi per rinnovare la convenzione transfrontaliera oppure che a livello regionale del Piemonte parta l’effettiva realizzazione del nuovo progetto Interreg”.

“Nella sua risposta l’Assessore Icardi ha affermato di conoscere bene il problema e che, attualmente, sarebbe in fase di predisposizione un disegno di legge per normare la materia delle prestazioni transfrontaliere, e ha anche precisato che la normativa che continuerà a essere applicata è quella nazionale. In queste parole leggiamo la mancanza di volontà da parte della Giunta di centrodestra di fare accordi temporanei per migliorare l’offerta sanitaria per i cittadini della Valsusa e di rinviare qualsiasi decisione a data da destinarsi, quando il Governo si farà finalmente carico di dialogare con la Francia per cercare un accordo” conclude Gallo.

Fibromialgia, Zambaia (Lega): istituito Osservatorio e Registro  incidenza

Approvata legge regionale 

“Dopo un lungo percorso finalmente approviamo la legge regionale sulla fibromialgia: un primo passo per promuovere il riconoscimento di questa malattia come patologia cronica invalidante“. Così Sara Zambaia, consigliera regionale della Lega e depositaria della proposta di legge, commenta l’approvazione dell’Aula di Palazzo Lascaris del Testo unificato “Disposizioni in favore delle persone affette da fibromialgia“. “È una legge che ci permette di realizzare un sistema integrato di prevenzione, diagnosi e cura, istituendo un Osservatorio regionale, aderendo ai registri nazionali e istituendo il Registro regionale”.

“La fibromialgia – spiega Zambaia – è una complessa sindrome che provoca dolore cronico muscoloscheletrico, accompagnato da disturbi che vanno dall’astenia ai problemi cognitivi e psichici, come ansia e depressione. Una patologia che impatta sulla vita quotidiana di chi ne soffre. È una malattia ‘invisibile’ che colpisce soggetti apparentemente sani, soprattutto donne tra i 40 e i 60 anni”.

Il Testo unificato assorbe la proposta di legge presentata dalla leghista Sara Zambaia e prevede la creazione di un Osservatorio scientifico regionale sulla fibromialgia, composto da medici ed esperti, che predisponga le linee guida per il percorso diagnostico e terapeutico multidisciplinare, elabori programmi di formazione e aggiornamento per i medici e proponga campagne di sensibilizzazione e prevenzione tra la popolazione che culmineranno con la Giornata regionale della Fibromialgia il 12 maggio.

A sostegno dell’Osservatorio è istituito anche un Registro dedicato per monitorare l’incidenza della malattia, l’andamento e la ricorrenza della patologia, oltre l’analisi e la raccolta dei dati clinici dei pazienti anche al fine di rilevare le eventuali complicanze insorte.

“Seppure allo stato attuale la fibromialgia non sia ancora stata inserita nel nomenclatore tariffario nazionale – sottolinea Zambaia – in Piemonte i malati sono comunque presi in carico dal sistema sanitario. Infatti, nonostante siano passati più di vent’anni da quando l’Oms ha riconosciuto come malattia la sindrome fibromialgica, molti Paesi europei, Italia compresa, non hanno ancora condiviso questa classificazione. Con questo provvedimento avviamo così un percorso di promozione e riconoscimento della fibromialgia come patologia cronica, così come hanno fatto altre regioni, Valle d’Aosta, Lombardia, Marche”.

La nuova Legge stabilisce anche di individuare un Centro di riferimento regionale per il coordinamento del sistema di prevenzione, diagnosi e cura della fibromialgia.

Inoltre viene riconosciuto e valorizzato l’apporto delle associazioni di volontariato per l’aiuto e la solidarietà verso le persone affette da fibromialgia.

Tra gli obiettivi prefissati c’è anche quello di promuovere l’istituzione di progetti di inserimento lavorativo per i pazienti.

Una sala di Palazzo Lascaris intitolata a Dino Sanlorenzo

Con una partecipata cerimonia è stata intitolata una sala del secondo piano di Palazzo Lascaris a Dino Sanlorenzo, secondo presidente dell’Assemblea legislativa del Piemonte dal 1975 al 1980.

L’evento commemorativo di Sanlorenzo, morto a Torino il 5 dicembre 2020 all’età di 90 anni, si è svolto nella sala Viglione del Consiglio regionale alla presenza dei  famigliari, dei consiglieri regionali e di molte personalità che hanno conosciuto e collaborato con uno dei protagonisti della vita politica piemontese. Dino Sanlorenzo, nato in Borgo San Paolo a Torino il 22 Maggio del 1930, dirigente autorevole del Partito Comunista Italiano, fu tra i “costituenti” della Regione nel 1970, Presidente del Consiglio regionale dal ‘75 all’ 80 e successivamente vice presidente della Giunta regionale fino al 1983 quando lasciò l’incarico in piazza Castello per la Camera dei Deputati dove, dal 1983 al 1987, fece parte della commissione affari esteri di Montecitorio. Dotato di una intelligenza curiosa e vivace, di un carattere vulcanico e anticonformista che lo portava ad esprimere in modo diretto le proprie convinzioni, Dino Sanlorenzo fu tra i principali protagonisti di una lunga stagione politica nella seconda metà del secolo scorso. Dirigente politico, segretario della federazione del Pci a Novara per un decennio, esponente di spicco dell’area riformista fu uno dei più intransigenti difensori delle istituzioni democratiche negli anni tragici del terrorismo. Sanlorenzo ha sempre vissuto con passione e intensità gli impegni istituzionali e quelli di direzione politica. Una delle esperienze più significative dove emerse con un profilo da protagonista furono i tredici anni in Consiglio regionale e gli incarichi di vertice a Palazzo Lascaris e in piazza Castello. In quel periodo i piemontesi e non solo loro ebbero l’opportunità di conoscere quest’uomo dall’infaticabile capacità di lavoro al servizio delle istituzioni e dalla prorompente personalità. Dino Sanlorenzo, con la sua inconfondibile schiettezza si dimostrò capace di esprimere dei pensieri lunghi, accompagnandoli con una visione per nulla provinciale dello sviluppo del Piemonte, immaginandone il futuro in un contesto più ampio. Le regioni nascevano nel 1970 dopo una lunga attesa e, come disse lui stesso in più occasioni “senza soldi e con poteri scritti sulla carta e impossibili da esercitare in concreto”. Dunque, per coinvolgere i cittadini in quell’impresa che dava corpo ad uno dei dettati costituzionali, occorreva mettere al “centro della politica e dello Statuto la partecipazione popolare”. Fu determinante il suo impegno nel creare ,nel corso della II legislatura, gli organismi consultivi come il Comitato Resistenza e Costituzione, la Consulta europea e quella femminile. Nel periodo più buio della storia recente di Torino, nei sanguinosi anni di piombo, di fronte agli attentati terroristici delle Br, di Prima Linea e della galassia di sigle della violenza che si richiamava al comunismo Dino Sanlorenzo ruppe ogni indugio e denunciò con energica veemenza quel fenomeno, contestando le tesi di chi sosteneva si trattasse di “compagni che sbagliano” evidenziando come si trattasse invece di delinquenti e assassini la cui mira era puntata contro lo Stato, gente che sparava per ammazzare, ferire, gambizzare quelli che erano i “simboli” di quello Stato democratico che intendevano abbattere. Sanlorenzo, da dirigente del Pci non si nascose che c’erano anche radici di sinistra all’origine dei terroristi. E lo palesò con grande determinazione. Disse in una intervista che “per troppo tempo si era pensato ad azioni di provocatori. Si arrivava dagli attentati fascisti, da piazza Fontana. In effetti, ci fu un terrorismo nero prima di quello rosso. C’erano tra i terroristi giovani che arrivano dal variegato mondo della politica e della società. Curcio aveva avuto un’educazione cattolica, come la Cagol. Il figlio di Donat Cattin fu tra i protagonisti di Prima linea. Molti ragazzi provenivano da famiglie-bene. E c’era anche chi era stato nel Pci come Franceschini, Bonavita, Gallinari. Nelle Br c’era di tutto: il fenomeno è stato complesso, ma l’adesione è sempre stata di singoli”. Per Sanlorenzo “la Regione” doveva essere “d’orientamento per la cittadinanza contro la violenza politica”. E quando “i terroristi cominciarono a minacciare di colpire le scuole” venne deciso “di intervenire come istituzioni perché non potevamo lasciare sole le forze dell’ordine e la magistratura ad arginare quel fenomeno”. Il Pci, anche sotto la sua spinta, scelse di impegnarsi a fondo con i suoi uomini nelle istituzioni dove, dopo i successi a metà degli anni ’70, aveva un peso rilevante. E non furono soli. Fu ancora lui a rammentare come l’intesa politica fosse generale: “Un ruolo rilevante lo ebbe il capogruppo Dc, Bianchi, medaglia d’argento della resistenza. I socialisti e il Psdi erano con noi. Con gli altri partiti democratici, Dc, Pli, Pri ci fu unità di intenti. Le nostre furono scelte difficili, ma nette. La politica della fermezza fu giusta. Siamo stati un indiscutibile baluardo, uniti nella difesa della democrazia e della libertà, in prima fila nelle istituzioni per proteggere lo Stato e il Paese”. Fu sua l’idea di dotare il Consiglio regionale di un organismo come il Comitato Resistenza e Costituzione che vide la luce, con un’apposita legge, nel 1976. L’obiettivo “di riaffermare i valori e gli ideali democratici della lotta di Liberazione che erano alla base della Costituzione repubblicana” era quanto mai attuale. E il primo obiettivo che venne posto fu quello di rafforzare il senso dello Stato nella convinzione che “il terrorismo andasse sconfitto anche sul piano politico, morale, culturale e ideale; che fosse cioè necessaria la mobilitazione delle coscienze. E la mobilitazione democratica degli uomini e delle istituzioni per far fronte a un acerrimo nemico della democrazia”. Un nemico spietato e violento che feriva e uccideva uomini innocenti responsabili soltanto di lavorare in una azienda, giornalisti, poliziotti che facevano il loro dovere, magistrati coraggiosi. Così il terrorismo che aveva fatto tante vittime venne isolato e battuto. Dino Sanlorenzo raccontò in diversi libri le vicende nelle quali fu protagonista. Dal famoso Gli anni spietati su quel tremendo decennio tra il 1972 e il 1982, a Noi cominciammo così dedicato alle radici dell’impegno di centoventi esponenti della vita politica di Torino, a tanti altri tra i quali i due monumentali volumi sulle Immagini da un secolo, album fotografici “per la memoria storica del movimento democratico, popolare, antifascista e progressista di Torino”. Una doppia raccolta di centinaia di immagini uscite dagli archivi degli Istituti Storici come quello della Resistenza, la Fondazione Vera Nocentini, il Gramsci, il Centro Gobetti e, cosa ancora più importante, emerse dai cassetti di tanti torinesi che le avevano conservate come memoria della propria famiglia e che hanno contribuito a illustrare una memoria collettiva. Sempre attivo nonostante gli acciacchi dell’età negli ultimi anni ricordava con lucidità e un misto di delusione e amarezza il tempo in cui i partiti erano composti da tantissimi semplici cittadini che sentivano di essere parte di un progetto generale e riempivano la loro esistenza del significato civile e morale, di una identità laica, di una missione. Non era nostalgia ma desiderio che si recuperasse il primato di una politica concreta e al tempo stesso mossa da grandi idealità, capace di incontrare e interpretare “il dolore del mondo” e la speranza del riscatto degli ultimi. Ostile, durissimo nei confronti di carrierismo e degenerazioni, rilasciò in una intervista dichiarazioni molto critiche, paragonando la situazione venutasi a creare con quella degli anni del suo impegno. “Penso a quegli anni, quando ci riunivamo per scrivere lo Statuto della Regione che doveva nascere. Un lavoro all’inizio gratuito perché non c’erano ancora i soldi dello Stato. Nessuno sapeva come si doveva fare, ma tutti studiavamo, era tutto da inventare”. E aggiungeva, con fierezza: “Con noi c’erano persone della levatura di Mario Giovana, Valerio Zanone, Nerio Nesi, Adriano Bianchi, medaglia della Resistenza, Adalberto Minucci. In quarant’anni si sono persi i principi che avevamo allora. La politica era davvero un servizio. Io arrivavo da Novara e si stava in Consiglio regionale ogni giorno dalle nove di mattina alla sera e poi il sabato e la domenica si giravano i territori a spiegare quello che stavamo facendo. Prima i principi erano merito, onestà, coerenza. Adesso sono apparenza, successo, denaro. Un cambiamento radicale, difficile da correggere. Ora fare politica significa occupare un posto dove si guadagna bene, non dovrebbe essere così. Ci sono persone che fanno politica e non sono più in grado di parlare ad un comizio o di scrivere un articolo in cui esprimono le loro idee”. Il peso degli anni non gli fece perdere un grammo della passione e dell’impegno, preoccupandosi che l’opinione pubblica maturasse un rifiuto totale della politica (“sarebbe drammatico”, diceva). Nutriva la speranza che la politica, soprattutto nel suo campo d’appartenenza, potesse e dovesse mostrarsi diversa, migliore. A Dino Sanlorenzo, al suo rigore e all’impegno i torinesi e l’intera comunità regionale devono molto.

Marco Travaglini

Gallo (Pd): “Lo scorporo del Regina Margherita è solo un annuncio?”

“TEMPI LUNGHI E MODALITA’ OPERATIVE DA APPROFONDIRE LO LASCIANO PENSARE “

 “E’ iniziata  in IV Commissione la discussione della proposta di deliberazione riguardante lo scorporo dal progetto del Parco della Salute dell’Ospedale Regina Margherita di Torino che dovrebbe diventare da gennaio 2024 un’azienda ospedaliera autonomia. Il Partito Democratico vuole un approfondimento nel merito per capire quale sia il progetto medico di scorporo e quali potranno essere, in termini di servizi per i nostri bambini, i benefici” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Inoltre, nonostante le dichiarazioni della Giunta regionale, a mezzo stampa, vorremmo avere un quadro economico dettagliato dal momento che continuiamo a avere perplessità sulla sostenibilità, nel tempo, di questa decisione” precisa Gallo.

“Tengo a precisare – conclude il Presidente Gallo – che quello che stiamo affrontando è solo un primissimo passaggio perché, anche qualora la delibera venisse approvata, si dovranno avviare gruppi di lavoro per approfondire le modalità operative. Tutto questo sembra confermare che, in realtà, la notizia dello scorporo del Regina Margherita sia solo un annuncio. Le criticità tecniche ci sembrano importanti e vogliamo capire quale sarà il progetto per superarle”.