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Magliano: Fibromialgia, Osservatorio Regionale e PSDTA presto attivi

Accogliamo come buona notizia il fatto che i Percorsi di Salute Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PSDTA) in materia di fibromialgia siano prossimi a essere completati e validati, come assicurato dalla Giunta rispondendo, poco fa in Aula, al mio Question Time sul tema. Sarà questo uno dei primi compiti dell’Osservatorio Regionale sulla Fibromialgia, che sarà istituito entro i prossimi 90 giorni. Auspichiamo inoltre che il Gruppo di Lavoro sia al più presto convocato dopo l’ultima riunione dello scorso settembre e che il documento finale recepisca le indicazioni delle Associazioni. Oggi si segna un passo importante dopo l’approvazione, il mese scorso, della Legge sulla Fibromialgia. Sono quasi due milioni le italiane e gli italiani con fibromialgia. La sindrome colpisce soprattutto le donne (9 casi su 10). Dolore muscolo-scheletrico cronico diffuso, astenia, stanchezza, disturbi del sonno, problemi dell’alvo, problemi dell’area cognitiva (memoria, attenzione, rallentamento dei tempi di reazione, alterazione delle funzioni esecutive), ansia, depressione, attacchi di panico sono tra i sintomi più diffusi. La fibromialgia, che pure può osservarsi in ogni fascia d’età, compare nella maggior parte dei casi tra i 35 e i 60 anni. Sono in aumento i casi fra gli adolescenti. Questa sindrome compromette, nei casi più gravi, le attività quotidiane e professionali.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Tassone, Lega ” Askatasuna: un dibattito necessario ma equilibrato”

La recente decisione della Giunta comunale di Torino di procedere con la legalizzazione del centro sociale Askatasuna ha suscitato preoccupazione all’interno della Lega, come espresso dal Segretario cittadino Fabio Tassone. Sebbene riconoscendo le problematiche legate all’occupazione abusiva e agli episodi di violenza associati a Askatasuna, Tassone enfatizza la necessità di un dibattito ponderato e costruttivo che coinvolga la comunità, senza alimentare divisioni o sentimenti di contrapposizione.

Tassone ha dichiarato: “La questione Askatasuna è senza dubbio delicata e richiede un approccio misurato. È imperativo che questo tema venga affrontato nelle sedi appropriate, con il coinvolgimento attivo dei cittadini torinesi. Dobbiamo evitare di fomentare inutili tensioni che potrebbero creare ostacoli alla tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza. È fondamentale che la discussione su Askatasuna avvenga a livello di Consiglio comunale, dove tutte le voci possano essere ascoltate in un contesto di rispetto reciproco.”

Inoltre, Tassone esprime preoccupazione riguardo alle iniziative come il referendum, considerate da alcuni come strumenti di speculazione elettorale: “Ricorrere al referendum per una questione così complessa e delicata come quella di Askatasuna non dovrebbe essere la prima scelta. Questo strumento, sebbene democratico, può rischiare di diventare un mezzo per fini speculativi-elettorali anziché una reale soluzione al problema. Prima di prendere decisioni così radicali, è essenziale esplorare tutte le vie di dialogo e confronto all’interno del Consiglio comunale.”

Il Segretario cittadino della Lega invita la Giunta comunale e tutte le parti interessate a considerare un approccio più equilibrato e inclusivo, che possa garantire la sicurezza e il benessere di tutti i cittadini torinesi.

Torino Under 30 in Azione sul caso Askatasuna

 DA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE A BENE COMUNE ?

“Esprimiamo biasimo sulla delibera di giunta che avvia un percorso di millantata riconversione dell’immobile occupato dal centro sociale, di fatto condonando trent’anni di violenze e degrado.”

Ma cosa si può dire di Askatasuna nel 2024? La Cassazione ha confermato lo scorso 26 dicembre quanto già stabilito dal Tribunale di Sorveglianza di Torino circa i caratteri di lotta armata e preordinata provocazione di contrasti con le forze dell’ordine per gli attacchi ai cantieri Tav con lanci di petardi, bombe carta e artifici pirotecnici utilizzati come armi. Sarebbe proprio “la stabile struttura organizzativa” dell’ingombrante fabbricato – ormai rosso appassito dal tempo – a rappresentare il mezzo per realizzare i fini del notoriamente plurigiudicato nucleo operativo.

Askatasuna come essere mutaforma, irrompe ramificando nei contesti mediaticamente più esposti del panorama torinese. L’Università, vivaio di proseliti, zampilla di testimonianze che smascherano i propositi tumultuosi e disgregativi del centro sociale. Giacomo Pellicciaro, rappresentante degli studenti di Ateneo, già da tempo condanna la recrudescenza dei toni raggiunti che ritiene determinata dalle persistenti intromissioni di Askatasuna da sé o sotto mentite spoglie. Immediato è il riferimento alle innumerevoli associazioni collettiviste create ad hoc per quietare la smania di consenso del centro sociale come altrettanto innumerevoli sono gli episodi di violenza registrati cui lo stesso si è reso protagonista. Il 7 dicembre scorso è arrivata la condanna a 8 mesi di reclusione per sedici antagonisti per aver occupato nel maggio di due anni prima l’aula studio C1 presso il Campus Luigi Einaudi. Sempre a dicembre nella stessa cornice, questa volta il 5, in concomitanza di un volantinaggio di una lista di estrema destra, Askatasuna, servendosi di una chat comune, chiama alla riscossa un centinaio di attivisti scrupolosamente irregimentati, esperti nell’olimpionica disciplina del lancio di uova e bottiglie (rigorosamente in vetro) contro gli agenti in tenuta. Il tutto corredato da un sentito auspicio di “un’Università libera da militarizzazione e fascismo”.

Non si può proprio riempire, con tali spregiudicate semantiche, il nuovo patto di collaborazione incardinato ai sensi dell’art. 8 del Regolamento per il governo dei beni comuni urbani nella città di Torino: si tratta in questo patto (tra l’altro approvato senza il patrocinio degli allora consiglieri Pd, oggi in giunta) di “azioni di rigenerazione”, “ruolo e reciproci impegni”, “obiettivi di cura e gestione”; definiti e limitati nel successivo art. 9 da “interventi che devono comunque garantire la destinazione pubblica e comune de bene”. Ed ex-multis, l’ultimo comma secondo cui la durata del patto di collaborazione non supera i cinque anni. Diciotto pagine di Regolamento riesumate dalla Giunta per “legalizzare” l’operato degli antagonisti, risuonano come “atto gravissimo” alle orecchie di Luca Pantanella, che, continua, ignora “le migliaia di cittadini e commercianti che hanno subito abusi, soprusi, violenze e danneggiamenti.” Quindi ci troveremo di nuovo a parlare di Askatasuna nel 2029: anno in cui è anche prevista la conclusione dei lavori del tunnel Tav … parleremo nuovamente anche di questo? Boja fauss!

 

Coordinamento Torino Under 30 in Azione

Askatasuna, Italia Lib Pop: “connivenze con area anarchica”

“Che vi fossero da sempre connivenze tra la sinistra torinese e gli anarco-insurrezionalisti dei Centri Sociali non era un segreto, d’altronde la presenza di consiglieri di maggioranza e le testimonianze di vicinanza di Assessori alle manifestazioni degli anarchici di Askatasuna, non sono mai mancate. Ma, dichiarare un centro sociale occupato da decenni, che la Cassazione ha definito mosso da propositi di lotta armata attraverso la preordinata provocazione di contrasti con le forze dell’ordine, è un passo che va oltre la normale e corretta amministrazione della Città”, così Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, commenta la decisione del Comune di Torino.

Istituzionalizzare i violenti, nascondendosi dietro presunti valori culturali legati all’antifascismo, è un insulto verso tutti coloro che credono nei valori della Democrazia e della Costituzione“, aggiunge Desirò.

“L’Amministrazione Lo Russo ha scelto il campo dell’illegalità e della violenza, di coloro che imbrattano la città e la devastano ad ogni occasione, che aggrediscono le forze dell’ordine e che teorizzano la lotta armata alle Istituzioni “, continua Desirò.

“Una scelta che non può passare inosservata contro la quale Italia Liberale e Popolare sosterrà le iniziative che verranno promosse e messe in campo a difesa della legalità, della libertà e della stessa Città di Torino“, conclude Desirò.

Il pensiero libero di Bruno Segre

 

La scomparsa di Bruno Segre, decano degli avvocati torinesi e protagonista delle più importanti battaglie per i diritti civili, ha rinnovato i ricordi dei tanti momenti vissuti insieme, le discussioni e i racconti, le sue battute argute, i viaggi nei luoghi della memoria con gli studenti ai quali volle partecipare. Era amatissimo dai ragazzi e rammento il loro stupore e gli occhi sgranati quando, davanti al sacrario della Grande Guerra a Redipuglia e ai resti dei camminamenti e delle trincee spiegò che lui era nato ai primi di settembre del 1918, quando ancora tuonavano i cannoni e, fallita l’offensiva austriaca di giugno, si stava preparando la terza battaglia del Piave, la durissima e decisiva battaglia di Vittorio Veneto. L’avvocato era un brillante affabulatore, un uomo dall’immensa cultura e dalle mille esperienze che amava intrattenersi e raccontare le esperienze di una vita che coincise con il novecentesco “secolo breve” e la prima parte dei duemila. In quelle occasioni si poteva assistere a vere e proprie lezioni di storia, come accadde più volte a Trieste o in Emilia, alla casa museo dei Cervi a Gattatico, al campo di transito di Fossoli ( dove venne internato anche Primo Levi) o al museo della deportazione di Carpi. In quella occasione insieme a Bruno partecipò anche Franco Berlanda, grande comandante partigiano e notissimo architetto amico di grandi protagonisti del Novecento come Picasso, Giulio Einaudi e Le Corbusier. Quando mi chiese di collaborare a L’Incontro ne fui felicissimo e onorato. Le due passioni della sua vita coincisero con le professioni che lo videro per decenni sulla ribalta della vita torinese e italiana: l’avvocatura e il giornalismo. Infatti, oltre ad indossare la toga per settant’anni con memorabili e appassionate arringhe, dopo aver collaborato a numerose e prestigiose testate fondò L’Incontro nel 1949. Un mensile indipendente, con un programma politico culturale “ispirato alla pace, alla difesa dei diritti civili, al laicismo, all’opposizione a razzismo e antisemitismo”. Quattro grandi pagine con un formato su nove colonne e la testata in rosso che, ininterrottamente per settant’anni, diede voce alle idee di quest’uomo straordinario, mai rassegnato  e sempre pronto – con un’invidiabile lucidità e impareggiabile dialettica – a dar battaglia per i suoi ideali libertari e socialisti, per la laicità delle istituzioni e per i diritti umani. Mi diede anche l’ambito tesserino di riconoscimento del giornale che conservo come una reliquia. In occasione del suo 99° compleanno (ogni anno, fino all’ultimo, erano occasioni speciali per festeggiarlo ) venne pubblicato un bel  libro:  Libero pensare, una giornata nello studio dell’avvocato Bruno Segre. Un omaggio a cura di Marisa Quirico composto da 18 scatti in bianco e nero del fotografo Renzo Carboni, accompagnati da una prefazione di Davide Manzati e dagli interventi (in rigoroso ordine alfabetico) di Luciano Boccalatte, Nino Boeti, Carlo Greppi, Nico Ivaldi, Maria Mantello, Pietro Polito, Donatella Sasso e Guido Vaglio. Alberto Bolaffi, nella dedica al libro, offrì un sintetico e autentico profilo di Segre: “Caro Bruno, parafrasando Giovannino Guareschi, penso che tu sia uno dei migliori interpreti del suo pensiero quando, da prigioniero in Germania, scrisse che libertà esiste ovunque esiste un cervello libero”.Ultimo allievo di Luigi Einaudi, laureato in legge nel 1940 e discriminato dalle leggi razziali nei confronti degli ebrei, Bruno Segre venne arrestato una prima volta nel dicembre del 1942 per “disfattismo politico” e una seconda nel settembre del 1944 quando venne catturato e rinchiuso nella caserma di via Asti e poi trasferito nelle carceri Le Nuove dalle quali riuscì fortunosamente a fuggire qualche tempo dopo. Un’esperienza alla quale dedicò un libro-memoriale, Quelli di via Asti, scritto nell’estate del 1946 ma pubblicato solo nel 2013. Partigiano nelle file di Giustizia e Libertà, antifascista tutto di un pezzo e irriducibile paladino delle battaglie per la laicità e i diritti civili , Bruno Segre è stato protagonista delle più importanti vicende lungo un secolo intero. Una su tutte: la difesa, davanti al Tribunale militare di Torino nel 1949 di Pietro Pinna, il primo obiettore di coscienza in Italia. Bruno Segre è stato tutto questo e molto altro. Le foto di Carboni contenute in quel libro, scattate nello storico studio dell’avvocato al n.11 di via della Consolata, ci regalano un’immagine di quella wunderkammer tra imponenti schedari e tantissimi libri. Era lì, al secondo piano di un antico palazzo del settecento che, entrando nello studio di Segre, il fotografo ebbe l’impressione di “attraversare lo specchio di Alice”. Era un luogo dove si respirava l’aria di una storia che vide protagonista un uomo che, parlando di se stesso e parafrasando il titolo di un suo libro-intervista, poteva affermare a testa alta e senza alcun timore di non essersi mai arreso.

Marco Travaglini

Autonomia differenziata: “La scuola in pericolo”

 

La proposta normativa elaborata dal ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, mira a mettere in pratica quanto stabilito nel terzo comma dellarticolo 116 della Costituzione. In conformità con tale disposizione, mediante un accordo tra lo Stato e la regione interessata, le regioni a statuto ordinario possono ottenere, su richiesta, specifiche forme e condizioni di autonomia in 23 settori. Si includono, dunque, anche quelle materie percepite come delicate e complesse nellottica di unautonomia regionale, sia dal punto di vista politico, sia da quello economico-sociale.Salute e Istruzione sembrerebbero essere i principali soggetti delle prossime discussioni politiche. In particolare, larticolo 8 del disegno di legge impone lesclusione di nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, mentre larticolo 9 prevede il previo riconoscimento delle risorse allo scopo destinabili e limplementazione di misure perequative e di promozione dello sviluppo economico, della coesione e della solidarietà sociale. Questi punti sollevano molti interrogativi riguardo alle implicazioni finanziarie e alla distribuzione delle risorse in relazione allautonomia differenziata.

Nonostante il Ministro Calderoli abbia respinto la possibilità di trasferire competenze concernenti le norme generali sullistruzione, preferendo invece unanalisi approfondita e concreta delle richieste regionali e quindi assicurando uno studio caso-per-caso, le perplessità su questa proposta di legge e sulle sue conseguenze sulla Scuola appaiono numerose. Il Governo potrebbe considerare listituzione di contratti territoriali specifici che avrebbero lo scopo di gestire vari aspetti, tra cui lassunzione del personale, integrando questioni economiche, la mobilità, il reclutamento e la gestione delle posizioni precarie. Di conseguenza, vi sono preoccupazioni anche in merito alla contrattazione collettiva, poiché questa potrebbe ridurre nettamente limportanza del contratto nazionale, relegandolo a un documento di scarso rilievo. Ciò potrebbe comportare che questioni cruciali, come la determinazione del salario, siano trattate attraverso accordi territoriali, con possibili ripercussioni sulla coesione sociale e sullaccentuazione delle disuguaglianze.
Viene previsto il trasferimento dei dirigenti scolastici in un possibile ruolo regionale, nonostante saranno autorizzati a mantenere la loro posizione nei ruoli statali. Docenti e personale ATA manterranno i loro ruoli statali, tuttavia, i nuovi docenti saranno reclutati tramite concorsi organizzati dalla regione. Inoltre, il progetto, presentato così come è stato votato in Senato, prevede la creazione di un sistema scolastico fortemente gerarchizzato a livello regionale, con un controllo diretto dei vertici del sistema, finalizzato a dettare gli orientamenti e i contenuti della formazione a livello regionale. Pertanto, la regione potrebbe assegnare gli incarichi ai dirigenti per mantenere il controllo sulla scuola, esercitato anche attraverso lacquisizione della valutazione dei risultati, e si presenterà anche una riforma degli organi collegiali, la quale, a sua volta, potrebbe andare a modificare i poteri della dirigenza. Insomma, è evidente che la proposta legislativa sollevi non poche inquietudini riguardo la modifica così radicale e netta dello stato giuridico dei dirigenti scolastici, in quanto non si evidenzia la presenza di un dossier dettagliato sul ruolo della dirigenza nellottica di unautonomia differenziata regionale. Si andrebbe a creare una sorta di corpo docente regionale, che attinge da risorse regionali e che potrebbe aumentare o diminuire selettivamente le retribuzioni del personale non dirigente, determinando così un possibile scarto tra aumento salariale da un lato e interventi metodologici e contenutistici dellinsegnamento dallaltro. Questo potrebbe portare a disparità salariali e condizioni di lavoro tra le diverse regioni, con il rischio che lavoratori in aree più svantaggiate guadagnino meno di lavoratori in aree con migliori condizioni di lavoro a causa delle differenze nel PIL e nelle disponibilità fiscali nelle varie regioni.

Sembrerebbe, quindi, che la Scuola sia nuovamente vittima di normative altamente verticali, pressanti dal punto di vista giuridico, quasi inutili dal punto di vista educativo. Ciò che manca al Governo è una visione più ampia della Scuola, centrata su studi pedagogici e non su visioni aziendalistiche. Potremmo persino avere venti sistemi scolastici diversi luno dallaltro e questo è un pericolo che sembra diventare sempre più concreto poiché alle Regioni verrebbe conferita la potestà legislativa sullintera questione. A questo proposito, viene riportata di seguito una breve intervista con un insegnante di Lingua, Letteratura e Civiltà Francese di una scuola di Torino, trasferitosi qui dalla Sicilia per lavoro, che ha preferito mantenere l’anonimato.

Professore, innanzitutto grazie per aver accettato. Partiamo subito dalla sua storia come insegnante: da quanto tempo lavora qui a Torino?

Sono arrivato a Torino quasi dieci anni fa, in un assolato giorno di fine settembre del 2014, per svolgere la mia prima supplenza da docente precario in una scuola superiore del capoluogo piemontese. Ricordo ancora il mio arrivo in questa splendida città, carico di aspettative e di sogni per un futuro lavorativo stabile che oggi, posso dire, ha una sua compiuta realizzazione. Giungevo dal profondo Sud, dopo anni di studio intenso tra le facoltà di Lingue di Palermo e di Roma. Non posso nascondere il dispiacere e anche la rabbia, nellaver dovuto – mio malgrado – recidere il legame quasi ancestrale con la mia terra dorigine, i miei affetti e la mia gente. Sono e sarò sempre grato a questa città che ho trovato accogliente, culturalmente stimolante e che ho scelto convintamente come mio luogo stabile di residenza.

Una sua opinione generale su questo governo?

Dopo una certa vis polemica che non ho mai incanalato in parole e atteggiamenti violenti e che ha caratterizzato gli anni della mia giovinezza, adesso sono in una fase della vita in cui prima di dare giudizi definitivi, osservo con molta attenzione idee, programmi e conseguenti scelte. Posso però dire che ciò che sempre di più noto nella politica di oggi, senza incappare nel timore di essere tacciato di qualunquismo, è la progressiva perdita, spero non definitiva, di valori etici e morali altissimi e universali: laccoglienza, lo spirito di servizio, il senso di giustizia, la totale mancanza di interessi personali, il rispetto di scelte cosiddette non tradizionali, la pacatezza. Molti di questi valori sono incarnati dalle parole della nostra Costituzione che ritengo, a partire dagli anni novanta del ventesimo secolo, sempre più in pericolo. Probabilmente, in noi italiani si sta sempre più sbiadendo la caratura etica e morale dei padri costituenti. Ci si trova a fare i conti con una politica che ha sempre di più labitudine di alzare la voce, in un frastuono generale che non risolve di certo i problemi, ma che astutamente confonde i piani per orientare lopinione pubblica in pericolose direzioni di cui la Storia ha inequivocabilmente già mostrato lassurdità. Figure di politici come Giorgio La Pira, siciliano come me, o Giuseppe Dossetti, che ha poi scelto la via del monachesimo, sono ormai impensabili, ahimè.

E per quanto riguarda il Ministro dellIstruzione Valditara, che opinione ha finora rispetto al suo operato?

Credo che il dicastero dellIstruzione e del Merito sia uno dei più difficili da gestire. Sulla scuola ogni governo, di sinistra, di destra e di unità nazionale, ha legiferato e ha fatto sentire concretamente i segni della sua azione politica con il pernicioso risultato che essa risente di scelte diverse, talvolta anche contraddittorie e diametralmente opposte. In altre parole, sulla scuola e sulla cultura più in generale, è mancata e spero non manchi anche oggi una visione non improntata allottica dellhic et nunc ma più lungimirante e che guardi al futuro con un approccio di tipo veramente olistico. Dalla scuola delle Tre I di morattiana memoria alla cosiddetta Buona scuola di renziana ispirazione per arrivare allannunciata e in via di attuazione riforma dellistruzione tecnico-professionale dellattuale ministro, on. Valditara, la scuola sta vivendo negli ultimi ventanni un vero e proprio terremoto con continue scosse di assestamento che non accennano a diminuire. Vorrei che i politici si confrontassero concretamente con i professionisti che nella scuola lavorano ogni giorno affinché si trovino le soluzioni più adeguate al fine di dare risposte alle reali esigenze delle studentesse e degli studenti che, insieme al Sapere, rappresentano il bene supremo della scuola e della nostra società del futuro. Se a quanto detto si aggiungono anche gli standard europei a cui occorre giustamente conformarsi, si capisce quanto sia complicata la gestione del sistema scolastico del nostro tempo.

Veniamo ora al dunque: il disegno di legge Calderoli sembra essere il nuovo soggetto di polemiche e diatribe politiche di oggi, quali sono le sue opinioni riguardo lautonomia differenziata?

Rispondo in maniera molto breve. La Costituzione prevede che alcune materie siano di competenza delle regioni. La riforma del Titolo V della Costituzione, la cosiddetta Legge Costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, lha attuata pienamente. Occorrerebbe partire da questo punto: questa legge ha realmente migliorato il nostro Paese? Se mi limito a pensare alla situazione della sanità in alcune regioni, la risposta non può che essere sconsolata. Non condivido lidea di uneccessiva centralizzazione dello Stato ma al contempo temo che alcune spinte centrifughe potrebbero riacutizzarsi. Penso anche allinanismo di pirandelliana memoria che sembra un termine attuale nel descrivere certa classe politica. Con una scuola differenziata su base regionale, che senso avrebbero poi certe indagini oggi condotte a livello nazionale o le attività di prestigiosi enti di ricerca? Penso ad esempio alle prove I.N.V.A.L.S.I. o alle attività di ricerca educative svolte da I.N.D.I.R.E. Sono quesiti a cui i politici dovranno dare risposte reali, non elusive. Per quanto riguarda listruzione, credo poi che aumenterebbero i divari qualitativi tra le diverse aree del Paese con effetti deflagranti anche in settori fondamentali per il benessere economico del nostro Paese.

 

Davide Scaglione Liberi! Piemonte

https://www.liberi-piemonte.it/

Ravetti (pd): Irccs, una proposta di legge

RAVETTI (PD): “PREVEDERNE LA GOVERNANCE. DATA L’IMPORTANZA DEL TEMA AUSPICO CHE VENGA APPROVATA ENTRO LA FINE DELLA LEGISLATURA”

30 gennaio 2024 – “Si sta diffondendo in Piemonte una fibrillazione che spinge i diversi territori a candidare a Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) alcune Aziende. Si tratta sicuramente di un fatto positivo e il Partito Democratico è stato un promotore di queste trasformazioni” dichiara il Consigliere regionale del Partito Democratico Domenico Ravetti.

“Nonostante il Piemonte – prosegue l’esponente dem – non si sia fino ad oggi dotato di un Piano strategico regionale per la ricerca sanitaria e biomedica, abbiamo presentato una proposta di legge per prevedere la governance di questi Istituti. La forma giuridica prevista dalla pdl è quella della Fondazione di diritto pubblico che favorisce un recupero del ruolo svolto dagli Enti Locali. Il ricorso a questo modello permette di instaurare quelle forme di coesione tra pubblico e privato che garantiscono modalità di finanziamento derivanti, non solo più esclusivamente, da sovvenzioni ad opera di soggetti pubblici, ma anche da privati che partecipano attraverso erogazioni liberali”.

“La proposta di legge – conclude Ravetti – mette al centro di questa trasformazione gli Enti Locali e prevede che la designazione dei componenti del Consiglio d’Amministrazione sia espressione del Presidente della Regione, acquisito il parere vincolante dell’Assemblea regionale, una scelta che coinvolge in prima persona tutto il Consiglio regionale. Data l’importanza del tema auspico che il provvedimento possa essere approvato entro la fine della legislatura”.

Marin (Lega): Ecco il Registro contro le barriere architettoniche

Preioni: Approvata in Consiglio regionale pdl per promuovere adeguamento di edifici e mezzi di trasporto e garantire la mobilità autonoma di tutti i cittadini

Eliminare le barriere architettoniche e garantire la mobilità autonoma di tutti i cittadini: sono questi gli obiettivi della proposta di legge 230, di cui è primo firmatario Valter Marin, consigliere regionale della Lega e presidente della II Commissione, con cui viene istituito il Registro telematico regionale per censire i Comuni che adottano i Piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche (Peba) .

“Con questa pdl la Regione Piemonte fa propria la normativa nazionale, promuovendo interventi per adeguare edifici e mezzi di trasporto al fine di migliorarne l’accessibilità e la fruibilità, rispettando in primo luogo i principi costituzionali di uguaglianza e pari dignità di tutti i cittadini”, commenta Marin dopo l’approvazione in Aula di Palazzo Lascaris del provvedimento presentato, ‘Disposizioni per l’accessibilità e l’eliminazione delle barriere architettoniche’.

“Quello della disabilità – sottolinea Alberto Preioni, capogruppo della Lega – è un tema che è sempre stato prioritario per la Lega e sul quale ci si batte da anni, infatti siamo stati i promotori del Ministero per le Disabilità. Il sicuro e comodo utilizzo degli spazi e dei mezzi pubblici è un diritto di tutti, a prescindere dalle condizioni psico-fisiche in cui ci si trova. Questo diritto – rimarca – non deve trovare impedimenti per ostacoli fisici o perché mancano accorgimenti e segnalazioni utili all’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi o di eventuali pericoli per chiunque, ma in particolare per i non vedenti, ipovedenti e per chi ha qualsiasi disabilità”.

“Questa nuova legge – aggiunge Marin – istituisce il Registro regionale telematico dei Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (Peba) con lo scopo di monitorare e promuovere l’adozione dei Piani da parte dei Comuni, delle Province e della Città metropolitana. In questo registro dovranno essere indicati l’atto di adozione del piano, il cronoprogramma degli interventi e le risorse stanziate”.

Sono introdotti inoltre criteri di premialità, finalizzati a tutti i lavori pubblici finanziati, del tutto o in parte, dalla Regione: è stabilito dunque che un’opera pubblica debba riservare il 2% dell’importo dei lavori come contributo da erogare per la redazione dei Peba, “perché – rimarca Marin – nonostante la legge nazionale 13 dell’89, moltissimi Comuni non hanno ancora adottato il piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche”, oppure destinare questo 2% alla realizzazione degli interventi per l’eliminazione vera e propria delle barriere.

Punti fondamentali della proposta di legge sono anche il tema dell’accessibilità degli ambienti di lavoro e l’introduzione del Disability Manager nei comuni con una popolazione superiore a 50mila abitanti.

Alessi, FdI Circoscrizione 7: Askatasuna, legalizzare l’illegale è inaccettabile!

Il sindaco Lo Russo messo all’angolo dalla sinistra più estrema della sua Giunta su Askatasuna. Dopo anni di occupazione illegale invece di chiedere lo sgombero dell’edificio cosa fa? Lo legalizza sotto forma grillina dei Beni Comuni. Complimenti Sindaco! Questa è una vergogna dalla Città, non possono essere ignorati i problemi di ordine pubblico creati dal centro sociale negli anni, gli atti vandalici e ogni forma di illegalità all’interno dell’edificio di corso Regina Margherita 47 e al di fuori nei vari cortei antifascisti come definiti da loro ma pieni di odio verso le Istituzioni e le persone.
Un Sindaco che tratta con persone che hanno fatto dell’illegalità il loro motto negli anni è inaccettabile.
Anche nel Consiglio della Circoscrizione 7 ieri è passata con i voti della sinistra una mozione dove si chiede di utilizzare il cortile e il giardino dell’ex Asilo occupato di Via Alessandria sempre con i Beni Comuni, come per Askatasuna. Tutto questo invece di avere per l’ex Asilo, sgomberato nel febbraio 2019 e rimasto chiuso da oramai 5 anni, una progettazione seria come chiedono i cittadini del territorio. I residenti vorrebbero un Centro incontro per poter trascorrere giornate in compagnia.

Sarno (Pd): “I malati di Parkinson valgono 46,36 euro?”

“Ho interrogato, oggi, l’Assessore regionale alla sanità per capire, in modo chiaro e inequivocabile come si pensa di aumentare le risorse, sia quelle destinate alle attuali strutture sia quelle per garantire una maggiore copertura territoriale, al fine di far fronte al grave e urgente problema delle cure previste per un numero visibilmente elevato di persone affette dal morbo di Parkinson” spiega il Consigliere regionale del Partito Democratico Diego Sarno.

“Secondo gli ultimi dati comunicati dalle Associazioni dei pazienti, a Torino e nella provincia circa 7mila persone sono affette dal Parkinson e ben 22mila in tutto il Piemonte”, prosegue l’esponente dem “Attualmente sono solo due in tutta la Regione i centri in grado di offrire un servizio di équipe per un ricovero in day hospital per la riabilitazione: il San Camillo di Torino e il Fatebenefratelli di San Maurizio Canavese e molto spesso chi necessita di cicli di trattamenti è costretto a rivolgersi al privato o a recarsi in altre Regioni. I costi delle strutture sono aumentati in modo esponenziale: per un ciclo di sedute (che varia da 15 a 30) la spesa media si aggira tra i 2400 e i 4800 euro”.

Bisogna poi considerare – aggiunge Diego Sarno – che, negli ultimi tempi, i malati di Parkinson sono aumentati e la patologia si è diffusa anche tra i più giovani: l’incidenza della malattia risulta in crescita e nel 10% dei casi il suo esordio avviene prima dei 40 anni”.

Nella risposta, letta in aula, dall’Assessore Gabusi dal momento che l’Assessore Icardi era assente è stato confermato quanto sapevamo già: le risorse destinate sono totalmente insufficienti. Tra il 2018 e il 2023 l’aumento é di ben 943 tra prestazioni e ricoveri: facendo qualche semplice calcolo matematico, sono 46,36 euro i fondi destinati ad ogni servizio aggiunto. Vale così poco una persona per la Giunta Cirio? Se non si ha coscienza dei numeri reali come si fa a intervenire a livello economico in modo corretto? Se i malati sono aumentati come si può intervenire, mantenendo risorse pressoché invariate? Il vero tema è, da una parte, fare una rilevazione corretta, come avevo chiesto con un ordine del giorno respinto da questa maggioranza, sul numero dei malati; dall’altra aumentare i fondi con cognizione di causa. Ma questa Giunta ignora le necessità di pazienti e famiglie” conclude Sarno.