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Mafia. Ruffino (Az-Iv): su beni confiscati Governo completi ultimo miglio

“Dia risorse ad enti assegnatari per gestione e riqualificazione immobili”
 “Il ministro Piantedosi giustamente sottolinea come la normativa italiana sui beni confiscati alla criminalità organizzata sia riconosciuta come un’eccellenza a livello mondiale, ma le belle parole contano poco se non sono accompagnate dai fatti. Così non basta assegnare a enti pubblici o del terzo settore gli immobili sequestrati alle mafie se allo stesso tempo non si garantiscono loro anche i fondi di cui hanno assoluto bisogno per riqualificarli e per gestirli”. Lo dichiara Daniela Ruffino, deputata di Azione-Italia Viva, che aggiunge: “Al governo rinnovo perciò la richiesta di completare l’ultimo miglio, stanziando le risorse che mancano per la piena ed efficace attuazione della normativa. E’ paradossale che spesso i beni confiscati alle mafie restino in stato di abbandono, anziché essere restituiti alla collettività per un vero riuso sociale, perché gli enti assegnatari non sono in grado di far fronte ai costi di gestione e di avvio di progetti di reimpiego sociale. Bisogna superare le criticità esistenti, il governo se ne faccia carico e lo faccia anche in tempi brevi. La restituzione alle comunità dei beni confiscati non può essere parziale – conclude Ruffino – perché così parziale sarebbe anche la vittoria dello Stato sulla criminalità organizzata”.

Magliano: Metrò, 31 scale mobili non funzionanti su 142


Guasti a 21 delle 50 scale mobili esterne, tre scale mobili esterne su quattro non funzionanti nella sola stazione di Porta Nuova, 22% di guasti sul totale dell’intera tratta: una situazione molto penalizzante per gli utenti. Che ne è stato dell’ipotesi di realizzare coperture per proteggere dalle intemperie le scale esterne? Quali misure intende porre in essere la Giunta per rendere non solo i treni, ma le stazioni della Metropolitana davvero accessibili e utilizzabili dal pubblico? Oggi sul tema, il mio Question Time in Consiglio Regionale del Piemonte.

Più scale mobili non funzionanti che anni di servizio: è questa la realtà dei fatti dell’unica linea della Metropolitana di Torino. Inaugurata nel 2006 e dunque attiva da 17 anni, fa attualmente registrare guasti in 31 delle 142 scale mobili presenti nelle 23 stazioni. Criticità si segnalano anche in alcuni dei 73 ascensori. Una situazione grave, che di fatto non consente ai cittadini una fruizione piena ed efficiente del servizio e rende difficilmente accessibili diverse stazioni. A essere penalizzate sono soprattutto le persone con disabilità, gli anziani e i genitori con bambini. Le scale mobili esterne – esposte dunque alle intemperie – fanno registrare il maggior numero di guasti: solo 29 scale esterne sono attualmente funzionanti (50 il numero totale). Presso la Stazione di Porta Nuova, tre scale mobili esterne su quattro sono attualmente ferme per guasti; il computo sale a 6 scale mobili non attive su 10 considerando anche quelle interne. In generale risulta fuori uso quasi un impianto su 4. Non risulta abbia avuto seguito il concorso internazionale di idee del 2008 per la realizzazione di coperture degli ingressi delle stazioni della Metropolitana: il progetto vincitore non ha mai trovato realizzazione. Per la sostituzione di tutte le scale mobili servirebbe un investimento superiore ai 42 milioni di euro, per un costo medio a intervento di circa 300 mila euro. Chiederò alla Giunta, con un Question Time , quali azioni si intendano porre in essere, tramite l’Agenzia della Mobilità Piemontese, per risolvere le criticità legate alle scale mobili e agli ascensori della Metropolitana di Torino.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Ianno’: “Maestà Lo Russo i torinesi sono in crisi”

“Maestà Lo Russo i sudditi torinesi stanno vivendo un periodo di crisi e i soldi scarseggiano. Se non hanno più soldi, che sia aumentato il biglietto dell’autobus e la sosta nei parcheggi”

Ieri era il feudatario, oggi è il sindaco a imporre le gabelle e a quel tempo non si sapeva se temere di più i ladri o lo Stato.

Ancora una volta la favoletta ambientalista va bene solo per i ricchi, tanto paga il solito Pantalone.

A Torino si aumenta il biglietto del TPL e il fatto più sconcertante è che il fatidico incremento di 30 centesimi, dovrebbe salvare il profondo rosso di GTT, quando sappiamo perfettamente che è solo una farsa e non basta a ripianare le perdite dell’azienda e non devono essere gli utenti a farsi carico del problema.

Un aumento a fronte di un servizio senza nessuna novità e miglioramento: tutto a favore dell’utilizzo dell’auto privata, la sostituzione di tram con autobus, l’assenza di corsie preferenziali protette, la soppressione di linee storiche e il taglio delle corse, scale mobili della metropolitana perennemente guaste.

Un servizio pubblico che ha come scelta residuale la mobilità urbana.

Ovviamente si aumenta, è la strada più semplice!

Mi chiedo, prima di tutto, come viene gestita GTT e quali misura adotta per aumentare l’efficienza e ridurre i costi, buone pratiche di qualunque azienda privata.

Un’azienda che non propone nessun servizio di mobilità alternativa sia di bici che di auto/moto in sharing, a tal proposito Torino ha pure perso ToBike, un segmento dove i privati chissà come mai guadagnano. Non ci sono progetti innovativi sulla mobilità e neppure in ambito marketing per attirare nuovi partner, per non parlare del grande potenziale del servizio turistico.

Una via che si potrebbe intraprendere per risanare in parte la voragine del debito, sarebbe quella di privatizzare in parte GTT, senza cedere il ramo parcheggi e pensare ad un’azienda misto pubblico privato

Troppo facile mettere le mani in tasca dei torinesi, sarebbe interessante farlo come ultima risorsa.

Vede caro Sindaco se nella classifica dei Primi cittadini ha perso ben 32 posizioni ed è sceso al 47° posto un motivo…forse ci sarà.

Si ricordi che ad ogni azione, corrisponde una reazione uguale e contraria!

PINO IANNO’

Torino Libero Pensiero

Chieri, incontro “in panchina” con il Sindaco 

                                                                   

Sabato 29 luglio 2023 – dalle ore 8 alle ore 10

Cortile del Municipio, via Palazzo di Città 10

Torna la “panchina del Sindaco”. Dopo San Silvestro, Parco Levi, via della Gualderia, il giardino di via Monti/via Lombroso, la zona via Chiadò-Strada Roaschia, il cortile del Liceo Monti, il settimo appuntamento è in programma sabato 29 luglio, dalle ore 8 alle ore 10, nel cortile del Municipio in via Palazzo di Città 10, dove il Sindaco Alessandro Sicchiero incontrerà i cittadini.

 

La “panchina del Sindaco” è un modo diretto per dialogare con il Sindaco e condividere proposte ed azioni per il miglioramento della città.

«Quest’ultima panchina prima della pausa estiva si svolge in un orario diverso da quelle precedenti, nella prima parte della mattinata del sabato, evitando i momenti più caldi di queste giornate di luglio e cercando così di intercettare anche i chieresi che si recano al mercato-spiega Alessandro SICCHIERO-Spero che coloro che sui social nei mesi scorsi hanno lasciato commenti accesi e polemici nei confronti di questa amministrazione vengano a incontrarmi di persona, sono certo che il confronto risulterà utile per tutti. Credo molto in questi momenti informali di dialogo con i cittadini e di ascolto di malumori, critiche, richieste e proposte. Un tassello di quel percorso partecipativo in cui crediamo molto, e che ci ha visti confrontarci con la cittadinanza sulle grandi come sulle piccole scelte amministrative».

Se l’aperitivo diventa attacco al cantiere Tav

Caro direttore, che strano: viene autorizzato il festival a Venaus e come aperitivo si attacca il cantiere del futuro. Questa è la felicità dei Notav.
L’unica risposta a chi non vuole dare un futuro di benessere in Valle di Susa e nel Paese è la Accelerazione dei lavori.
 
Mino Bartolomeo Giachino 
Responsabile piemontese trasporti FDI

Alluvione: Ruffino, governo arrogante

“Ennesima prova di arroganza di questo governo che, con i cittadini che ancora spalano fango dalle loro case e attività, cerca lo scontro politico con le forze d’opposizione, e boccia un emendamento in commissione Ambiente al Dl Alluvioni, che con buon senso coinvolgeva nella ripartenza tutte le amministrazioni locali in pieno accordo col Commissario. Pensano di fare un dispetto, fanno solo il male di chi ha perso tutto e aspetta risorse e indicazioni concrete. Con il pretesto della mancanza di coperture, riconvocano la commissione a domani. E il decreto Alluvioni rischia di non essere approvato a causa di tanta faziosità”.

Così Daniela Ruffino, capogruppo di Azione.in Commissione Ambiente.

Topi e blatte, Ambrogio (Fdi): “Tresso si dimetta”

“Il racconto di Torino, in questi giorni, è quanto mai surreale: da un lato il Sindaco Lo Russo distilla la favola di Harvard e Bloomberg, dall’altro l’Assessore Tresso prima giustifica i mancati sfalci con la necessità di favorire la biodiversità e poi, non soddisfatto, chiede aiuto ai commercianti nell’impari lotta contro topi e blatte. Insomma, la realtà supera di gran lunga la fantasia”. Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia.
“A meno che topi e blatte non rientrino nella biodiversità perseguita dall’Assessore – continua la Ambrogio – o addirittura tra le peculiarità sabaude da valorizzare, individuate da Harvard e Lo Russo per il city brand, la misura è colma: cura della città e decoro urbano sono il minimo sindacale in capo ad un’amministrazione. Basta provocazioni e ‘intuizioni’: se l’Assessore Tresso non è in grado di gestire le deleghe di propria competenza, si dimetta!”.
“Commercianti e cittadini riconoscono al Comune tasse e tariffe, peraltro sempre più pesanti, per avere, di contro, servizi efficienti. Delle due l’una: o l’amministrazione garantisce l’erogazione di tali servizi o deve farsi da parte. Torino è stanca di parole, favole e promesse”.

Giachino: Torino e l’Italia hanno bisogno di politici in grado di capire i problemi

Sindaci, parlamentari e Uomini di Governo in grado di capire per tempo i problemi e di avere soluzioni di alta qualità che migliorino la competitività e la crescita economica , unico modo serio per ridurre il peso del Debito Pubblico. 
Caro Direttore, oggi, 22 luglio 2023 , i giornali annunciano la fine delle indagini sulle migliaia di torinesi morti per smog, incidenza PM10 nella nostra Città . Indagati tre Sindaci, Chiamparino, Fassino e Appendino  e altri funzionari. La foto che vedi sotto è del 23 Dicembre 2015 . Cartelli scritti dal sottoscritto . Con gli amici del Club Forza Silvio di Torino. Non una polemica politica da quattro soldi ma una battaglia sulla Salute e sulla Vita dei torinesi , fatta in tempo, senza tanti giri di parole e fatta sotto la finestra del Sindaco.
Non abbiamo ottenuto tanti risultati subito anche perché inascoltati da Forza Italia e dai suoi parlamentari. Il Comune non ha accelerato il progetto e la costruzione della Linea 2 della Metro, i cui lavori ,finanziati tutti dal PNRR, inizieranno solo nel 2025.  Una battaglia che gli ambientalisti della mutua alla Mercalli o i NoTav non hanno assolutamente fatto anche perché gli scarichi dei TIR non sono violette. Oggi pero’ le indagini della Procura ci danno ragione. Così come i fatti mi han dato ragione sulla TAV e sulla battaglia a difesa del nostro sistema auto e indotto.
L’altro giorno lo SVIMEZ ha fornito le previsioni sull’aumento del PIL 2023 ripartito per le Regioni. Non sono risultati esaltanti perché il ritmo basso della economia torinese zavorra l’andamento della nostra regione.  Contemporaneamente sono uscite da un lato le tante consulenze assegnate dall’ultima gestione del GTT e la notizia che sempre GTT premierebbe chi va a lavorare , dall’altro lato il Sindaco Lorusso è andato a fare un corso negli USA a per amministrare una Città come Torino. Così sono subito uscite proposte per azzerare consulenze , vitalizi e quant’altro senza capire che questa risposta non migliora assolutamente  la qualità di chi è in Parlamento e di chi governa.,
Finché i giornali non daranno qualche evidenza ai politici che fanno le battaglie giuste per la Città ottenendo qualche risultato avremo Consigli comunali, regionali e Parlamenti che parleranno d’altro ……e  i giornali avranno  materiale per scrivere, come la denuncia sulle autostrade, 5 anni dopo il disastro del ponte Morandi a 40 giorni dalla chiusura del Traforo del Bianco, con conseguenze pesanti sulla tangenziale di Torino e sulla autostrada del Frejus.
Mino GIACHINO
SITAV SILAVORO

Ambrogio (Fdi): “Gtt, un milione speso in consulenze”

” IL CONTO LO PAGANO OGGI I CITTADINI CON L’AUMENTO DEL BIGLIETTO!”
“Trovo particolarmente grave che nel momento in cui si chiedano sacrifici ai cittadini, aumentando il prezzo del biglietto per le corse sui mezzi pubblici, si sia potuto spendere un milione di euro nell’esternalizzazione dei servizi di GTT.
Auspico che sulla vicenda il Sindaco Lo Russo possa fare piena chiarezza e si proceda immediatamente per il futuro a una rivalutazione della spesa per le consulenze.
Ancora una volta, a dover ripianare i debiti e le ‘spese pazze’ della partecipata comunale saranno i cittadini, che vedranno il prezzo del biglietto lievitare a fronte di un servizio spesso inefficiente e sicuramente poco valorizzato dall’amministrazione comunale. Basta con la Gtt colabrodo! Alla nuova gestione il compito di voltare definitamente pagina”.
Ad affermarlo Paola Ambrogio, Senatore di Fratelli d’Italia.

Finita la Dc ma non i democristiani

30 anni fa chiudeva definitivamente i battenti la Democrazia Cristiana.

Lo decise un’assemblea
affollatissima a Roma in una fase storica e politica drammatica per il nostro paese e per la stessa
democrazia italiana. Certo, la fine della Dc, cioè del più grande partito democratico, popolare e di
governo dal secondo dopoguerra in poi, non poteva non terremotare l’intera politica italiana. E
così è stato. E questo al di là delle motivazioni specifiche, a tutti ben note anche se restano
ancora avvolte in un alone di mistero, che hanno portato alla conclusione traumatica di quel
partito.
Eppure, e a 30 anni da quella data, non possiamo non far nostre la parole, come sempre puntuali
e precise, pronunciate alcuni anni fa da Guido Bodrato, uno dei principali leader e statisti della
Democrazia Cristiana scomparso alcune settimane fa. Diceva Bodrato che “La Dc è come un
vetro infrangibile. Quando si rompe va in mille pezzi e non è più ricomponibile”. Parole semplici, le
sue, ma essenziali e come sempre intelligenti che racchiudono una profonda verità. E cioè, la DC
è stata un “fatto storico”. Ovvero, un prodotto politico concreto di una precisa ed irripetibile fase
storica italiana. Non a caso, continuano ad esistere i “democristiani” ma non esiste più la DC. E
questo per la semplice ragione che i valori, la cultura, i principi e lo “stile” dei democristiani
continuano ad essere straordinariamente attuali e contemporanei ma la forma partito è frutto e
conseguenza di una stagione ormai storicizzata e consegnata agli archivi. Cioè agli storici. Com’è
giusto che sia. E, pertanto, tutti i tentativi – goffi e anche un po’ patetici – di candidarsi ad eredi
esclusivi o parziali della Dc, oltre ad essere un’operazione irrituale e anti storica, rende anche un
cattivo servizio al ruolo politico, culturale, istituzionale e di governo esercitato per quasi 50 anni
dalla Democrazia Cristiana nel nostro paese.
Purtroppo, e al costo di essere non coerenti ma semplicemente ridicoli, non mancano – tutt’oggi –
i detrattori della DC. Seppur nel rigoroso rispetto di tutte le opinioni. Ovvero coloro che, ieri come
oggi, continuano ad individuare nella Dc e nella sua straordinaria classe dirigente una esperienza
o “criminale” o semplicemente “nefasta” per la salute della democrazia italiana, per la credibilità
delle nostre istituzioni e per il governo del paese. Una narrazione che appunto, ieri come oggi, è
riconducibile prevalentemente al campo della sinistra politica, culturale, editoriale, intellettuale ed
accademica e ad alcuni settori marginali della destra. Un campo che non riesce a spogliarsi di
questa caricatura, strumentale e rancorosa. Eppure, la storia e l’esperienza della Dc non solo
hanno garantito una lunga stagione di democrazia, di benessere e di crescita all’intero paese in un
periodo carico di difficoltà e di contraddizioni ma, soprattutto, hanno saputo dispiegare – seppur
tra alti e basi – un “progetto di società” capace di coniugare sviluppo e giustizia sociale, libertà e
autonomia, dritti e doveri, pluralismo e rispetto dell’azione di governo. Insomma, una visione
complessiva della società che affondava le sue radici nel patrimonio culturale e storico del
cattolicesimo democratico, popolare e sociale. Per dirla con parole più semplici, nella storia e
nell’esperienza del cattolicesimo politico italiano. Il tutto, come ovvio, con una classe dirigente di
grande autorevolezza e di rara qualità. È appena sufficiente scorrere i nomi e i cognomi dei leader
storici delle tanto vituperate “correnti” – che, è sempre bene ricordarlo, erano strumenti
democratici di elaborazione politica e culturale e, soprattutto, rappresentavano pezzi di società e
legittimi interessi sociali – per rendersi conto che la classe dirigente della Dc non è più stata
eguagliata nel tempo. Certo, sarebbe offensivo anche solo il confronto con quella della seconda
repubblica per non parlare del “niente della politica”, per dirla con Mino Martinazzoli, che ha
caratterizzato la stagione populista, anti politica, demagogica e qualunquista di questi ultimi anni.
Per questi semplici motivi le parole di Bodrato sono e restano inappellabili. Ed è anche per questa
ragione che è compito e dovere di noi cattolici democratici, popolari e sociali far sì che, oggi, la
storia e l’esperienza della Dc non continuino ad essere infangati e derisi da un lato e che,
dall’altro, quei valori e quella cultura abbiano ancora piena ed attiva cittadinanza nella cittadella
politica italiana. Non per il bene dei cattolici democratici e popolari ma, soprattutto, per la qualità
e il futuro stesso della nostra democrazia.

Giorgio Merlo