Magliano: “I colleghi in Comune approvano la mia proposta di mozione: i titoli di viaggio acquistati e non utilizzati causa COVID-19 vedranno estesa la propria validità o saranno rimborsati. Sono soddisfatto: giusto segnale di sostegno ai cittadini e di valorizzazione del trasporto pubblico”.
La Sala Rossa, convocata in videoconferenza, dice sì all’unanimità: passa la mia mozione che impegna la Giunta a interloquire con la Regione Piemonte, con AMP, con i gestori del trasporto pubblico e con GTT perché siano rimborsati o congelati (con estensione per un pari numero di giorni) gli abbonamenti non utilizzati da studenti e lavoratori in questi due mesi di lockdown. Coloro che avevano scelto di utilizzare il trasporto pubblico per recarsi al lavoro o a scuola non hanno poi di fatto utilizzato, durante l’emergenza da COVID-19, quanto acquistato. Soprattutto le famiglie numerose hanno dovuto affrontare esborsi importanti. Sono soddisfatto del fatto che anche i colleghi si siano dimostrati sensibili a questa esigenza. Anche questo è un modo per dimostrare solidarietà, in maniera concreta e utile, alle famiglie e ai lavoratori, e per dare valore al trasporto pubblico. I Moderati hanno portato avanti questa proposta con assoluta convinzione alla luce delle difficoltà nelle quali diverse famiglie si troveranno quando l’emergenza sarà completamente rientrata e della necessità di promuovere l’uso dei mezzi pubblici.
Silvio Magliano – Capogruppo Moderati, Consiglio Comunale Torino.
Arcuri ha pasticciato come meglio poteva sulle mascherine e sui dispositivi di protezione individuale, e se oggi sono introvabili l’unico e solo responsabile è il commissario Arcuri.
Ero legato sentimentalmente a Moncalieri perché la prima storia d’amore che ho avuto, fu con una ragazza di Moncalieri che abitava in via San Martino. Era un motivo non politico ma affettivo allora di non poco conto. Ancora oggi quando passo per quella via sento il ricordo di quella ragazza mai più incontrata dal 1969. Un piccolo politicante locale, tale Rodolfo Caponnetto, fece fuoco e fiamme per ottenere il numero uno e farmi cancellare dalla lista, anche se il mio nome non poteva allora dare molto fastidio. Scrivevo già su qualche giornale e avevo contribuito a fondare il Centro Pannunzio due anni prima. Avevo un ottimo rapporto con Alberto Ronchey, allora direttore della “Stampa”. C’era forse qualcosa di più perché il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, che io avevo conosciuto in qualche occasione pannunziana, mi fece telefonare dal suo più stretto collaboratore Costantino Belluscio per dirmi che avrebbe gradito la mia candidatura come figura intellettuale indipendente.
Inoltre, la riduzione dei contatti esterni e la prolungata condivisione degli spazi domestici con il partner rendono, spesso, ancora più complicata l’emersione di situazioni di violenza: infatti, nelle ultime settimane si è registrata una diminuzione degli accessi delle donne ai centri antiviolenza e agli sportelli, ma anche delle denunce stesse per maltrattamenti, fatto, purtroppo, che non indica una regressione del fenomeno, ma è anzi il segnale di una situazione nella quale le donne rischiano di trovarsi più esposte alla violenza e ai maltrattamenti” afferma il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Domenico Ravetti.
L’intervista del Corriere mi ha fatto ricordare un comizio, si facevano ancora, per le elezioni europee del maggio del 2009, in Piazzetta Cerignola. Prima di iniziare, ero insieme all’allora Sindaco Sergio Chiamparino e mi sembra Sergio Cofferati, alcuni cittadini che mi conoscevano, essendo cresciuto in quel quartiere, con un fare accorato e già allora disilluso mi segnalarono tutti i problemi di convivenza e di abbandono.
classico della sinistra fighetta, di quella “gauche caviar” che tanti danni ha fatto e continua a fare, per la presenza dei blindati di esercito e carabinieri. Certo che non si risolve solo con quelli ma prima bisogna garantire un minimo di legalità. Gli assembramenti prima durante e dopo le limitazioni per il Covid 19 erano e sono principalmente di spacciatori e loro amici. Avere permesso certe concentrazioni senza controllo è una delle principali responsabilità. Non è un problema di ”abitabilità”, gli extracomunitari che si sono inseriti, come i meridionali immigrati allora, hanno un livello di adattamento e sopportazione superiore a chi spesso ne parla e chiedono solo di potere lavorare e vivere in pace tranquillamente nel rispetto delle regole. I primi ad essere danneggiati sono proprio loro. Alla “Barriera” ci sono affezionato e lì c’ho lasciato il cuore da quel lontano 14 luglio 1967 quando arrivai a Torino con la mia famiglia e come tanti altri andammo ad abitare in quel quartiere popolare. Così quando leggo in cronaca dei giardini di Via Padre D’Enza, dove ho frequentato la scuola media, mi scatta un moto di rabbia per l’abbandono in cui da decenni versa la “Barriera”. Senza un piano serio di investimenti in lavoro, servizi, asili e legalità la situazione non potrà che peggiorare. Mi sono soffermato a parlare del passato perché è impossibile parlare del presente in quanto l’attuale amministrazione, dopo avere fatto lì il pieno di voti, semplicemente non ha fatto nulla. Il prossimo anno ci saranno, almeno sono previste, le elezioni amministrative per eleggere il Sindaco e rinnovare il Consiglio Comunale ed i quartieri popolari faranno la differenza e se ne ritornerà a parlare. Urge un piano vero per quei quartieri. Alla sinistra è evidente che non possono bastare centro, collina e crocetta.