Quando Forza Italia sapeva ascoltare il territorio e valorizzare le energie nuove che si facevano largo, il risultato elettorale arrivava, puntualmente.
Non è accaduto alle regionali dell’altro giorno e ora, smaltita la delusione per quella che con un eufemismo viene chiamata battuta d’arresto, dobbiamo chiederci, al netto degli errori di linea politica, che cosa è mancato.
È mancato prima di tutto il territorio, sono cioè mancate quelle forze giovani costrette, dopo anni di frustrante attesa, a cercare miglior fortuna in altri lidi. Perché l’emorragia di consensi è il risultato, prima di tutto, della liquefazione della classe politica sul piano locale.
Forza Italia è stato un grande partito, per oltre un ventennio è stato la biografia di questo Paese grazie alle intuizioni politiche del presidente Berlusconi. Ridotte le sue energie, stanno ora emergendo i limiti vistosi di chi avrebbe dovuto amministrare un patrimonio di consensi e di credibilità che evaporano, invece, fra un’elezione e l’altra. Ripeto: una forza politica, per essere credibile e autorevole, deve sapere dove stanno le sue radici, coltivarle e curarle ogni giorno. Senza il retroterra del territorio, qualunque partito, e Forza Italia non sfugge alla regola, è destinato all’estinzione. Impariamo tutti a coltivare il sentimento dell’umiltà e a tirarci su le maniche per costruire quella forza moderata, liberale e riformista indispensabile non solo al centrodestra ma all’Italia.
on. Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia
La guida del centro – destra da parte di Salvini appare non condivisa dall’elettorato liberale e moderato e la stessa Lega sembra aver perso attrattività, almeno al centro e al Sud. Le autonomie regionali appaiono molto rafforzate e i candidati presidenti si sono rivelati determinanti, come rivelano Zaia, De Luca ed Emiliano.
Più urgente mi sembra essere un’altra questione: che cosa insegna la scuola, oltre i programmi e la didattica curricolare? C’è stato un tempo in cui a scuola si insegnava educazione civica ma, in particolare, si trasmettevano alcuni valori propri del civismo, come saper distinguere luoghi e situazioni per conformare ad essi i nostri comportamenti non per ipocrisia ma per rispetto. Ecco, già solo distinguere i banchi della scuola dal tavolo del bar sarebbe un bel passo avanti, perché in classe si va e si sta per imparare, al bar si va per divertirsi: due attività entrambe importanti ma fra loro molto diverse. Per le quali si impongono atteggiamenti un po’ diversi. La vera battaglia da combattere è fra il sessismo, sempre in agguato, specie fra gli uomini, e la riscoperta del buongusto.