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Nucleare, Ruffino (FI): “Ok a proroga su osservazioni sindaci”

“Il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Morassut, rispondendo  alla mia interrogazione, ha confermato quanto da noi richiesto, ovvero che saranno previsti tempi più lunghi, alla luce della crisi pandemica, per il dibattito pubblico e la consultazione dei documenti al fine di garantire tempi congrui alle amministrazioni interessate per valutare i dossier, la correttezza e portare le proprie osservazioni sulle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito definitivo per lo stoccaggio nazionale dei rifiuti radioattivi.

Si tratta di una decisione tardiva ma che va incontro alle legittime richieste dei tanti sindaci, che abbiamo fatto nostre, e che non potevano rimanere inascoltate, poiché si tratta di scelte complesse e con risorse limitate. Per quanto ci riguarda, vigileremo perché il governo mantenga fede agli impegni assunti, ovvero ad un sempre maggior coinvolgimento degli amministratori locali e dei cittadini: alle buone parole, ora seguano i fatti”.
Daniela Ruffino, deputata di Forza Italia.

Democrazia e diritti, il sit-in radicale

Mario Barbaro, membro della Segreteria del Partito Radicale, commenta il sit-in tenutosi oggi in piazza Castello a Torino

“Oggi si è tenuto questo sit-in a difesa della Democrazia e dei diritti sanciti in quella che è la Costituzione. In un momento come questo dove il “dibattito” politico è occupato da altro, noi del Partito Radicale mettiamo la legge e il diritto dinanzi a tutto. Oggi ricordiamo quanto sia essenziale che lo Stato faccia lo Stato mettendo al centro il rispetto dei diritti umani. Marco Pannella sosteneva, a ragione, che quando c’è strage di diritto c’è strage di persone. C’è il mondo del carcere che attende risposte concrete per tutte le persone coinvolte: detenuti, detenenti, personale che presta il servizio nelle carceri. Sul vaccino non ci siano pregiudizi ma si valutino le peculiarità del carcere, dove il distanziamento non è possibile come all’esterno. Non è forse conveniente dirlo ma noi lo diciamo perché non facciamo calcoli politici di alcun genere.”

Si naviga a vista a Roma come a Torino

Pure Vittorio Bertola voterà, se candidato Lo Russo. Tra i primissimi pentastellati non si spreca nelle critiche a Chiara Appendino. Tra i due non c’è mai stato un buon rapporto.

Difatti Chiaretta lo ha ” fregato ” per la candidatura a Sindaco. Erano i tempi in cui Casaleggio e Beppe Grillo sostenevano le consultazioni on line. Ma per Lei fecero uno stampo. È Lei la candidata punto e basta.  Bettola ci rimase molto male e come si diceva una volta, refluì’ nel privato. Ora ritorna sostenendo  che Mauro Salizzoni, pur essendo un grande, sarebbe troppo condizionato dai pentastellati. Niente da dire, molte volte i grandi amori si trasformano in grande odio. Indubbiamente, ma in queste ore che succederà a Roma? Matteo Renzi ha varcato il Rubicone e bisogna anche vedere se ha fatto saltare i ponti dietro se’.
Nicola Zingaretti furibondo e netto : mai più alleati con il Toscanaccio. Bene , ma aveva anche detto a Salvini che per lui si poteva subito andare a votare. Non si è votato. Aveva detto va bene l’alleanza con Grillo ma mai presidente del Consiglio Conte.  Conte sta facendo ancora il Presidente del Consiglio. Ancora per poco , dicono i più. Ma anche qui , non è detta l’ultima parola. Avreste mai detto che Mastella e Brunetta avrebbero salvato il posto a Giggino ( la barzelletta d’Italia) Di Maio? Sembrerebbe che butti così. Si può continuare in eterno. Di Battista mai con Salvini. Tornato dal suo giro per il Mondo , mai con il Pd ed ora ad elezioni dietro l’angolo dice ai suoi pentastellati un posto e anche per i miei come la Lezzi.  Elezioni assicurate? Non direi proprio.
Facciamo due conti.  Se si votasse i posti a disposizione scenderebbe da circa 1000 a circa 600. Con lo stesso e decisamente vergognoso sistema elettorale. A questo punto direi che tranne la Meloni, non c’è nessuno che vuole andare a votare. Il perché è facile da capire. Primo: decidono 5 o al massimo 6 persone le candidature.  Poi ci sono molti pretendenti per pochi posti. Se i cosiddetti responsabili non sono sufficienti per salvare questo governo, a Conte non rimarrebbe altro che le dimissioni. Indubbiamente vittoria di Matteo Renzi, ma per non essere una vittoria di Pirro ci dovrebbe essere un altro governo. Sembrerebbe che la strada per un nuovo governo senza Conte sia impossibile.  Ma non è detto. Le vie del signore sono infinite. Altra cosa , sicuramente l’Europa e non solo l’Europa sta telefonando a chi di dovere per una rapida soluzione. Ma ….insomma, diciamocelo, è solo tutta colpa di Matteo Renzi? Non mi sembra. Diciamola in altro modo, qualche timidezza l’ha avuta anche il nostro ridanciano Zingaretti. Anche qui , del resto,  come si sa, chi nasce tondo non muore quadrato. E chi voleva una pletora di trecento consulenti per gestirsi i fondi europei non mi pare la persona più adatta per gestire il tutto.
Allora? Voglio proprio vedere se avranno le  palle di andare alle politiche anticipate. Sento già i miei “amici ” di sinistra sbrindellata, mica vuoi fare vincere Matteo Salvini.  Va bene , avete ragione , ma mi sa che l’unica alternativa al non votare è trovare una quadra con quel caratteraccio di Matteo Renzi. Piaccia o non piaccia i numeri, almeno in senato non ci sono.  Un po’ come la scelta del candidato a Sindaco di Torino. O il pd fa le primarie o in qualche modo deve scegliere facendo delle scelte votando al suo interno.  Le cose si complicano  con l’auto candidatura della Pentenero che incassa l’appoggio della zarina Mercedes Bresso.  Non finisce qui. Persino Giorgio Ardito l’appoggia. Il prof Andrea Giorgis è  defilato.  Ha già molti problemi politici da risolvere, non ultimo capire cosa vuole e soprattutto cosa dice Bonafede,  il più grande ed inconsistente Ministro della giustizia. Chi a sinistra  vuole, desidera dialogare con i cinquestelle produce un solo effetto: la proposta fa acqua da tutte le parti.  Forse se ne è accorta Anna Rossomando che chiede rinforzi a Roma, da parte dei romani del pd. Incertezza totale e si naviga vista sia a Torino che a Roma. Non mi pare una bella cosa. In particolare perché i torinesi come gli italiani avrebbero bisogno di certezze.

Patrizio Tosetto 

Azione Torino: “é l’ora del vaccino, siamo preparati?”

E’ giusto renderlo obbligatorio?

Tavolo Sanità in #Torino / Sul tema del Covid 19 e sulla Campagna di Vaccinazione contro il virus Azione, il partito fondato da Carlo Calenda, organizza un incontro per chiarire i molti interrogativi, segnalare problemi e affrontare il controverso tema dell’obbligatorietà per alcune categorie particolarmente coinvolte.

A dare pareri informati e risposte affidabili sono stati invitati a parlare professionisti esperti, impegnati in prima persona, nelle complesse vicende di questa pandemia.

Ne discuteranno sabato 16 gennaio dalle ore 10 e 30 sulla piattaforma Zoom e in diretta sulla  pagina Facebook Sanità Torino In Azione

Boni (+Europa): “Csx, basta ambiguità”

Caro direttore, per evitare ogni polemica inutile dico subito che il PD ha tutto il diritto di fare tutto quel che crede per selezionare il proprio candidato o i propri candidati. Ci mancherebbe!

Io parto da considerazioni relative a tutta la coalizione e dico che se ci avessero ascoltati e non si fosse inopinatamente sospeso il processo che avevamo insieme deciso di realizzare con le primarie, il 7 febbraio avremmo avuto il nostro comune candidato sindaco. Questo è un fatto e noi abbiamo fatto di tutto per ottenere questo risultato.
Invece siamo passati dal candidato da tirare fuori dal cilindro, al candidato buttato sui titoli di giornale, al sondaggio per scegliere il migliore fino agli appelli su change.org. Questa spirale che sta virando alla farsa deve cessare e dobbiamo riprendere l’unica strada possibile: le primarie, la parola ai cittadini, il confronto sulle visioni della città. Chi vuole candidarsi depositi la propria candidatura e faccia conoscere, come io ho fatto, il proprio programma, riattivando il percorso. Facciamo le primarie ordinatamente con le file di elettori muniti obbligatoriamente di mascherina e con distanziamento, esattamente come accade ogni giorno in città in ogni quartiere di fronte a tutti gli uffici postali. Si possono fare le file di fronte agli uffici postali con decine di persone? Si. E allora possiamo fare le primarie, magari anche con il supporto delle tecnologie accoppiando primarie in presenza e primarie on-line.
Invito i candidati a farsi sentire sugli organi di informazione per parlare di idee e progetti e non favorire questo fiume di inchiostro su chi sta con chi e chi contro chi e su chi sgambetta chi e chi sostiene chi. Torino merita di più. Per questo occupo da mesi le mie giornate ad ascoltare i cittadini che hanno voglia di proporre la loro idea, a girare tutti i quartieri, a costruire una squadra, ad ascoltare esperti su vari settori, a costruire alleanze e partecipazione, alla passione per Torino”.
Igor Boni candidato alle primarie del centrosinistra

Prc-Se: “legge case popolari. Emergenza ma non esclusione”

Razzismo istituzionale. Invece che intervenire per accrescere la disponibilità degli alloggi popolari in risposta a una situazione di accresciuto impoverimento sociale la giunta regionale si appresta a varare, sulla falsa riga di provvedimenti adottati da altre regioni a trazione leghista, un provvedimento che introduce criteri di assegnazione – parola d’ordine:

“prima i piemontesi” – che lede il principio di eguaglianza sancito dalla Costituzione. E’ la solita strategia che mira a fomentare una guerra tra poveri in tema di diritto alla casa, così come di diritto al lavoro, al reddito. Invece che rispondere alla domanda di alloggi popolari, domanda largamente inevasa anche per quanto riguarda moltissimi piemontesi, la Giunta Regionale preferisce innescare meccanismi di contrapposizione a fini elettorali non solo contro immigrati ma anche contro cittadini italiani provenienti da altre regioni. Come è stato in altre realtà ci si mobiliti contro le proposte invereconde dell’assessora regionale leghista. Non è possibile affrontare l’emergenza abitativa in piena crisi sociale con politiche di esclusione di pezzi rilevanti di disagio sociale. Tutti i cittadini che ne hanno bisogno hanno diritto alla casa.

Ezio Locatelli

Comunali di Torino: candidatura Salizzoni, appello della società civile

Curare le ferite, rilanciare Torino è il titolo dell’appello che 21 esponenti della società civile torinese hanno diffuso oggi, giovedì 14, a sostegno della candidatura di Mauro Salizzoni a sindaco.

«Le città del post-pandemia dovranno essere le “città della cura” di tutte le ferite che i terribili mesi che stiamo attraversando hanno inferto al corpo vivo della società. Torino potrà essere “città della cura” solo se saprà darsi un’amministrazione che ne interpreti la vocazione alla solidarietà, che ne valorizzi lo spirito civico, che ne rinnovi la lunga storia di capitale dell’emancipazione, dell’innovazione culturale e del progresso sociale. La candidatura di Salizzoni a sindaco può essere una grande opportunità: come elettrici ed elettori torinesi riteniamo che possa rappresentare al meglio questa idea di governo cittadino», si legge nel testo.

Le firmatarie e i firmatari (11 donne e 10 uomini) rappresentano esperienze e percorsi diversi, per generazione e traiettoria professionale. Ad accomunarli c’è la sensibilità sociale e politica che porta ognuno di loro a sentirsi coinvolto nelle vicende pubbliche. «Vogliamo essere portavoce – hanno scritto – di un comune sentire che sta crescendo: Salizzoni rappresenta, a nostro giudizio, la persona più adatta a ricreare una base comune di lavoro per ecologisti e progressisti, rappresenta una opportunità per far emergere nuove energie a disposizione della nostra città».

I 21 chiedono al Pd e alle altre forze dell’area democratica e progressista di non decidere in solitudine, ma di mantenere ferma «la possibilità di una consultazione popolare ampia e partecipata, attraverso le primarie o un altro strumento, da realizzarsi in piena sicurezza, per consentire la scelta di una candidatura condivisa. Conosciamo bene le difficoltà imposte dall’emergenza sanitaria: sappiamo però che non occorrono accelerazioni e che una scelta frettolosa sarebbe soltanto divisiva e generatrice di una profonda frattura politica che sarebbe difficilmente ricomponibile».

L’appello verrà diffuso sulla piattaforma Change.org con l’obbiettivo di dare visibilità a una richiesta che promotrici e promotori ritengono sia condivisa da migliaia di torinesi.

Link a Change: http://chng.it/TDXMcFCFqf

Trasporti, Grimaldi (LUV): “il taglio di 10 milioni atto intollerabile”

«Quello dei trasporti pubblici è il collo di bottiglia per il rientro a scuola e al lavoro in presenza eppure, in piena pandemia, la Giunta regionale annuncia nero su bianco un taglio di dieci milioni sui bilanci del 2021 e del 2022 che darà il colpo di grazia ad un settore in ginocchio, che non ha giovato di nessun sostegno economico e che, proprio a inizio anno, predispone i piani per l’intera stagione» – è il commento di Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Regione.

«Questa Giunta non ha alcun senso delle priorità e continua a guidare alla cieca – prosegue Grimaldi – così, per seguire le indicazioni del cosiddetto Tavolo Fazio che non ci risulta aver contribuito in alcun modo al contrasto della pandemia nella nostra Regione, ha presentato in tutta urgenza un disegno di legge relativo all’implementazione della medicina di gruppo e in rete dei MMG, un provvedimento che costerà dieci milioni all’anno e che rischia seriamente di non aver alcun effetto immediato sulla gestione attuale della fase pandemica.

Soldi che verranno tolti ai trasporti pubblici – conclude Grimaldi – con buona pace di tutte gli studenti e i lavoratori che non potranno rientrare a scuola o al lavoro se non con propri mezzi, e dei lavoratori delle aziende di trasporto che rischiano di pagare in prima persona questi tagli».

Mpp: “Un odg contro i rifiuti nucleari”

NO AL DEPOSITO   NAZIONALE DEI RIFIUTI RADIOATTIVI IN PIEMONTE

Un ordine del giorno è stato presentato nel Consiglio dell’Unione dei Comuni della Valcerrina dal consigliere Massimo Iaretti, a Villamiroglio dal consigliere Emiliano Racca (Progetto Villamiroglio MPP), a San Giorgio Monferrato dal consigliere Luigi Cabrino, a Morsasco dal consigliere Daniele Carbone (Progetto Morsasco nel Cuore) e a Cassano Spinola dal consigliere Annamaria Bergo (Lista civica Cassano e Gavazzana Insieme) relativo all’ipotesi di localizzazione dei siti piemontesi per la localizzazione del Deposito Nazionale per i Rifiuti Radioattivi.

“Le ragioni – spiega Massimo Iaretti, consigliere dell’Unione e presidente del Movimento Progetto Piemonte – sono quelle che abbiamo già espresso in un documento insieme ai Liberi Elettori Piemonte, a Noi per Cuccaro ed alle liste civiche – perché si andrebbe a creare un’ulteriore vulnus su un territorio, quello piemontese, che ha già sofferto molto sotto l’aspetto ambientale e, non dimentichiamolo, ha terreni a vocazione agricola che sono tra i più fertili d’Europa. La proposta di ordine del giorno vuole essere una base di discussione. Siamo disponibili ad integrarlo, modificarlo, variarlo, di fronte ad altre proposte o iniziative che stanno prendendo corpo nelle Istituzioni e sul territorio”.

Nel documento si chiede ai sindaci (e nel caso dell’Unione della Valcerrina al presidente) di attivarsi, anche di concerto con le amministrazioni comunali del territorio a richiedere alla Provincia di Alessandria, alla Regione Piemonte, ai parlamentari piemontesi di proporre a Governo e Sogin l’eliminazione di tutte le aree piemontesi e di ogni possibile sito in Piemonte, qualora non identificato attualmente, dalla proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi.

Cerrina Monferrato/Villamiroglio/San Giorgio Monferrato/Morsasco/Cassano Spinola

14 gennaio 2021

Gallo (Pd): “Un nuovo rinascimento per Torino”

L’INTERVISTA / Raffaele Gallo, capogruppo pd in Regione

Torino si appresta ad affrontare il voto per il rinnovo dell’amministrazione comunale. Nel centrosinistra è aperto da tempo il confronto su candidature e programmi. Quali sono, a suo parere, le principali sfide che andranno affrontate per il futuro di Torino?

Dopo cinque anni di governo targato cinque stelle la città è più povera, meno competitiva, meno attrattiva. Chi guiderà Palazzo civico dovrà essere in grado di costruire per la città un nuovo rinascimento, capace di coniugare le competenze alla progettualità di rilancio.

 

Molti sostengono che oggi occorra una visione che vada ben al di là di un ciclo amministrativo. Come pensa dovrà essere la città tra dieci, quindici anni?

Avere una visione che vada oltre il mandato amministrativo è fondamentale. Non possiamo immaginare lo sviluppo di una città nel breve periodo. Lo fecero le giunte di centrosinistra dal 1993 con un progetto di lungo respiro che cambiò drasticamente la città, convertendo il modello fordista di fine anni ’90 nella città internazionale, turistica, giovane e effervescente delle Olimpiadi. Ci sono però voluti vent’anni. Oggi Torino ha necessità di riscatto e rilancio, con l’ambizione di essere città metropolitana al pari delle capitali europee.

 

Salvaguardia dell’ambiente e sostenibilità sono temi ricorrenti. Come pensate di affrontarli in una città che è stata, e in parte è ancora, la capitale dell’auto?

Guardi, sostenibilità non significa solo biciclette e monopattini. L’industria automobilistica sta, attualmente, investendo sulla ricerca e sono apprezzati dal mercato i veicoli ibridi o ad alimentazione alternativa alla benzina e al diesel. Non dobbiamo fare l’errore di pensare che la salvaguardia dell’ambiente passi attraverso esclusivamente l’uso ridotto o più consapevole dell’automobile. Penso al grande sforzo che deve essere fatto per l’adeguamento energetico degli stabili, dei condomini, allo svecchiamento dei mezzi pubblici, e al loro incremento nel numero delle corse, penso a punti di interscambio ai confini della città per favorire la mobilità mista per chi viene da fuori e fa il pendolare. Serve un monitoraggio, per comprendere quali sono le fasce più critiche di traffico in entrata e in uscita dalla città e quali, di conseguenza, le risposte da mettere in atto.

 

Ci può indicare brevemente tre progetti che dovrebbero, a suo parere, trovare spazio tra le priorità per il governo di Torino?

Torino è una città più povera: il centro ha perso smalto, complice l’incapacità della Giunta Appendino a mantenere in città i grandi eventi, che negli ultimi anni hanno preferito spostarsi altrove, e la periferia fa fatica. La pandemia ha solo tolto il coperchio a situazioni già complesse, quali l’assenza di lavoro, la precarietà, spesso esasperando le situazioni più critiche. Tornare a essere attrattivi, per il nostro commercio che boccheggia. Dare opportunità ai giovani perché oggi, se Torino è città apprezzata per l’offerta universitaria, è anche vero che una volta che i giovani si sono laureati non trovano occupazione alla loro altezza e se ne vanno. Occorre pensare agli anziani: questa è una città che invecchia e che ha bisogno di un nuovo modo di fare assistenza. Ma poi c’è tutta la sfida dell’industria 4.0 da vincere, con i poli dell’aerospazio, della metalmeccanica.

 

Le alleanze sono uno dei temi più delicati. Lei pensa ad un centrosinistra allargato che punta ad essere autosufficiente o a un’alleanza con altri soggetti?

L’alleanza è una convergenza di forze che si trovano unite sullo stesso programma e sul medesimo obiettivo. Chi si riconosce nei valori del centrosinistra, le parti sociali, datoriali: già da tempo abbiamo iniziato a confrontarci con loro per costruire insieme una nuova idea di città. Il ragionamento si fa sui progetti da presentare ai cittadini elettori, non sui numeri e le percentuali.

Si alleerebbe con il Movimento 5 Stelle?
Il tema è superato: la decisione di non fare alleanze con il Movimento 5 Stelle è stata del partito metropolitano, e condivisa. Ci dividono strategie, visioni della città e poi non possono essere possibili alleanze con chi in questi cinque anni ha praticamente immobilizzato la città, regredendola a periferia d’Europa e del nord Italia.
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Il suo giudizio sui cinque anni di Giunta Appendino?
E’ un bene che stiano per finire.
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Quale grado di innovazione è necessario oggi per garantire lo sviluppo di una città con la storia di
Torino che, non va scordato, è stata la prima capitale d’Italia e protagonista non secondaria delle
vicende nazionali?
E’ necessario saper interpretare le nuove tendenze, sfruttando ciò che offre il nostro territorio. In questo contesto si collocano opere che già sono parte della progettualità presente, come il parco della Salute, la Città della Manifattura e dell’Aerospazio. Rimangono fondamentali e devono essere accelerati: la Città della manifattura e la Città dell’aerospazio sono progetti importanti sui quali deve esserci la massima convergenza di impegno. A questi, insieme con le infrastrutture e le grandi opere, dobbiamo coniugare importanti progetti cogliendo l’occasione del Recovery.
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In una società complessa e interdipendente quanto giudica importante la “sintonia” tra Comune e
Regione?
La sintonia è fondamentale, ma mi consenta di sottolineare quanto sarà importante il ruolo del sindaco che verrà eletto per tutto il territorio fuori dai confini torinesi. Dopo la legge Delrio che ha abolito le province infatti, il sindaco di Torino lo è anche della Città metropolitana. Per questo serve una visione ampia, ambiziosa e corale con i territori oltre la cinta daziaria: le città metropolitane europee ragionano in termini di territorio, non certo sulla base del proprio campanile. Questa è la grande sfida che ci aspetta. Le relazioni tra Comune e Regione sono indispensabili, per far prevalere il bene dei cittadini.
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Se Raffaele Gallo fosse il prossimo sindaco di Torino, cosa farebbe nei primi cento giorni di
mandato?
La priorità è avviare una serie di incontri europei per rilanciare l’immagine di Torino nel contesto europeo e italiano, una maggiore cura del verde urbano e dei nostri splendidi parchi e un potenziamento dei servizi di pulizia e cura del nostro territorio. Insomma una sfida global e local.
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Non crede che il Pd dovrebbe fare uno sforzo maggiore per tornare in sintonia con i ceti popolari
e con intere aree periferiche della città che da anni hanno scelto di votare altre forze o di rifugiarsi
nell’astensione?
Noi non ci siamo mai allontanati dai ceti popolari, siamo stati presenti anche in questi lunghi mesi di pandemia grazie ai nostri iscritti che hanno collaborato con iniziative di territorio per portare sollievo a coloro in difficoltà. Le relazioni sono state fitte, e l’ascolto è stato ed è alto. Caso mai chi ha tradito le periferie sono quelli che nella passata campagna elettorale dicevano che avrebbero
abolito la povertà e che avrebbero cancellato le code alla Caritas. Oggi, vediamo non solo una periferia senza anagrafe o biblioteche, a causa dei tagli voluti dall’amministrazione che ha vinto su
promesse non mantenute, ma anche quel centro, così sfavillante da dar fastidio, che si vede spegnere ogni giorno di più. Vogliamo tornare a Palazzo Civico, e lo faremo con un progetto che riaccenda speranze, idee e futuro.
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bc