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Guglielmo (Azione Piemonte U30): “Disturbi Comportamenti Alimentari, governo faccia passo indietro”

L’esperienza del Covid ha fatto emergere con ancora più forza quanto la salute mentale sia condizione imprescindibile della salute fisicaLa pandemia ha messo in luce un altro problema sommerso che in tante famiglie italiane era già presente, ma che non era stato correttamente percepito: quello dei Disturbi dei Comportamenti Alimentari. La stima attuale vede circa 3 milioni e mezzo di persone coinvolte da queste malattie, eppure nell’ultima manovra di bilancio varata dal governo Meloni, il fondo stanziato al contrasto di queste patologie, è stato totalmente azzerato.

Quest’azione metterà in condizioni di enorme rischio migliaia e migliaia di persone alle quali verrà, di fatto, tolto il sostegno necessario alla guarigione. 

Per chi non ha mai avuto a che fare con questo genere di patologie, è importante spiegare che il percorso di cura è fortemente basato sulla continuità. Una continuità nel rapporto con gli specialisticon le strutture di riferimento e con le pratiche adottate. L’azzeramento di questo fondo comporta perciò, la perdita totale del pilastro fondamentale dell’iter clinico.

Proprio in virtù di queste caratteristiche, è necessario rendere strutturale i finanziamenti per i DCA portando avanti, attraverso un decreto attuativo, la legge art.1 comma 687 689 del 2021; quest’ultima riconosce i Disturbi dei Comportamenti Alimentari come autonomi nei sistemi L.E.A., assicurando così una continuità di risorse economiche permanenti e allo stesso tempo imporrebbe a tutte le regioni di fornire i livelli d’assistenza essenziali senza creare un divario incolmabile tra le diverse realtà territoriali.

La scelta dell’esecutivo parla chiaroil benessere mentale non è considerato al pari del benessere fisico. Alle malattie connesse alla sfera psicologica non viene ancora riconosciuta l’attenzione necessaria e questo si traduce automaticamente in un approccio che le interpreta come qualcosa di sacrificabile. 

C’è bisogno di un cambio di paradigma che coinvolga esperti, società civile, politica e cittadini comuni e per tale ragione serve un segnale forte che parta il pomeriggio del 19 gennaio in tante piazze d’Italia, in cui molte persone si ritroveranno per dire che non c’è più tempo. Va intrapresa adesso un’azione che modifichi profondamente la situazione, perché le vittime sono state già troppe e le persone colpite da queste patologie non vanno lasciate indietro, nessuna di loro.

Il governo ascolti l’appello. In queste battaglie non c’è colore politico, sono battaglie di civiltà.

Matteo Guglielmo Azione Piemonte Under 30

Foto di Giuseppe Lo Baido

PdF Piemonte: “L’ascolto consente una scelta in più per la donna: essere madre”

“Siamo davvero soddisfatti- afferma Cristina Zaccanti, coordinatore regionale del Popolo della Famiglia- che il TAR abbia bocciato il tentativo di ostacolare “la stanza dell’ascolto”, frutto di una convenzione sottoscritta dal Movimento per la Vita con l’ospedale S.Anna, servizio di informazione e di aiuto concreto ricavato dal Fondo regionale “Vita nascente” e dal progetto Gemma del MpV.
Come sostiene l’assessore Marrone, convinto promotore e sostenitore dell’iniziativa, anche il Popolo della Famiglia ritiene che tutelare la maternità sia garantire una scelta di libertà. Occorre fornire alle donne la possibilità concreta di scegliere di essere madri, una scelta in più, un diritto salvaguardato.
Proprio in questi giorni prende il via una raccolta di firme promossa dal PdF in tutta Italia a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare “Diritto alla vita, reddito di maternità, sostegno dei sofferenti”. In un solo testo si afferma la tutela di tre diritti fondamentali: di tutti i bambini a nascere; di tutte le donne a essere sostenute nella maternità riconoscendone la funzione sociale con una indennità se prive di reddito; di tutti i sofferenti ad essere curati e mai soppressi, dei disabili gravi e della famiglia che li ha in carico ad essere  sostenuti anche economicamente. Per reperire i fondi, quantificati in 5 miliardi, basterebbe prelevarli dai 13 previsti come innalzamento delle spese militari”.

Al via la scuola di Politica della Fondazione Amendola

Storia, educazione civica e diritto al centro delle lezioni,
in programma da sabato 20 gennaio nella sede di via Tollegno 52 a Torino.

Domenico Cerabona: “Questa iniziativa mira a formare cittadini consapevoli
che comprendano il ruolo della politica nella società
e siano in grado di prendere decisioni informate e responsabili”

Una scuola politica, gratuita e aperta a tutti, per approfondire la conoscenza della storia, l’educazione civica, il diritto delle istituzioni repubblicana ed europea: si chiama “Il futuro ha un cuore antico”, è il nuovo progetto della Fondazione Giorgio Amendola, da sempre protagonista nei percorsi di riqualificazione urbana e nell’organizzazione di manifestazioni artistiche e culturali nel quartiere Barriera di Milano, a Torino.

“La scuola di politica intende mettere a valore il pensiero e l’opera di Giorgio Amendola attualizzando il sentire novecentesco alle nuove e sempre più stringenti richieste della società” spiega il direttore Domenico Cerabona, che continua: “In una società democratica, è fondamentale che i cittadini siano informati, critici e partecipativi. Questa iniziativa mira a formare cittadini consapevoli che comprendano il ruolo della politica nella società e siano in grado di prendere decisioni informate e responsabili”.

La scuola di politica della Fondazione Amendola, che sarà ospitata nella sede di via Tollegno 52, sarà strutturata in due sezioni distinte: una riservata agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado, per approfondire i loro percorsi curricolari; l’altra rivolta agli adulti, tra cui studenti dell’Unito, appassionati e semplici cittadini. Corsi, seminari, workshop e conferenze si susseguiranno per 4 mesi, secondo il piano didattico stilato dal comitato scientifico composto da 18 membri di particolare spessore culturale, costituito da docenti universitari, ricercatori, personalità del mondo scientifico, artistico e culturale. Agli studenti saranno forniti diversi tipi di materiale didattico, come libri di testo, articoli, documenti storici, video, documentari e risorse online.

I docenti:

prof. Giovanni Cerchia, professore ordinario di storia presso l’Università del Molise, cui è affidata la direzione didattica scuola di politica della Fondazione Amendola;
prof.ssa Simona Colarizi, docente di storia presso l’Università La Sapienza di Roma;
dott. Giovanni Matteoli, già capo gabinetto Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano;
Prospero Cerabona, presidente della Fondazione Amendola;
dott. Luca Motto, storico e ricercatore sulla storia di Torino
prof.ssa Francesca Varano, sociologa con dottorato di ricerca presso Unito;
prof. Paolo Borioni, professore ordinario di storia presso l’Università La Sapienza di Roma.

Le prime lezioni sono in programma sabato 20 gennaio. Al mattino, dalle 10 alle 12, lo spazio dedicato ai ragazzi sul “ventennio fascista”, accompagnato dal docufilm sulla vita di Giovanni Amendola. Al pomeriggio, dalle 14 alle 16, la lezione sulle “società di mutuo soccorso e le organizzazioni dei lavoratori”. Iscrizioni aperte fino al 18 gennaio.

Format per adulti – Ogni appuntamento affronterà un argomento specifico mediante una lezione frontale di tre3 ore condotta di volta in volta da un esperto dell’argomento scelto, con la parte finale di ogni incontro dedicata alla discussione.

Lezione 1 (20 gennaio 2024) – Le società di mutuo soccorso e le organizzazioni dei lavoratori.

Lezione 2 (17 febbraio 2024) – Il movimento sindacale in Italia con focus su Torino

Lezione 3 – I partiti politici della fine del ‘800

Lezione 4 – La Repubblica italiana dalla resistenza alla costituente

Lezione 5 – La nascita dell’Unione Europea

Format per ragazzi – Il percorso per studenti sarà strutturato in modo divulgativo con l’intento di approfondire i temi riguardanti la storia del Novecento italiano e internazionale. Ad accompagnare il percorso sarà la serie documentaristica che mescola illustrazione, motion design, voce, musica e suono per raccontare la vita di Giorgio Amendola, partigiano, scrittore epolitico italiano tra le personalità più influenti della storia italiana del XX secolo.

Lezione 1 – Il ventennio fascista. Visione episodio 1 – La scelta di vita durata 15 minuti.

Lezione 2 – La seconda guerra mondiale. Visione episodio 2 – Un posto nella storia durata 16 minuti

Lezione 3 – La resistenza e la lotta partigiana. Visione episodio 3 – La resistenza durata 17 minuti

Lezione 4 – La Repubblica e la Costituzione Italiana. Visione episodio 4 – Il Rinnovamento durata 23 minuti

EVENTI, PRESENTAZIONI E MOSTRE ALLA FONDAZIONE AMENDOLA

La scuola di politica si inserisce in un fitto calendario di eventi organizzati dalla Fondazione Giorgio Amendola, tra cui ricordiamo:

Mercoledì 31 gennaio alle 18.30 – Proiezione dello spettacolo multimediale e interattivo “Odissea 2051” presso la sede della Fondazione.
Lunedì 5 febbraio alle 17.30 – Presentazione della docuserie su Giorgio Amendola presso la Sala Giulio Cesare del Campidoglio, a Roma.
Venerdì 9 febbraio alle 18 – Presentazione del volume “Il Sessantotto, il confronto tra PCI e movimento studentesco” con Gianni Cuperlo e Giovanni De Luna, presso la sede della Fondazione.
Giovedì 15 febbraio alle 17.30 – “Picasso a cinquant’anni dalla morte”. Proiezione di parti del film di Clouzot Le mystère Picasso (1956) e analisi del commento di Carlo Levi su La Stampa. Interventi di Pino Mantovani, Cesare Pianciola e Francesco Poli.

Inoltre, nelle sale espositive della sede di via Tollegno 52, sono aperte al pubblico due mostre d’arte:

l’installazione visiva e sonora Scenario”, realizzata da Matilde Ugolini, Matteo Billotto, Leonardo Moiso e Michele Grosso, una riflessione rivolta al futuro, sull’lo e sul Noi(fino al 31 gennaio);
la mostra “La pittura dell’invisibile. Pietro Rambaudi e l’astrattismo torinese tra gli anni ’50 e ‘70”, che mette in luce la figura dell’artista piemontese in dialogo con sei astrattisti: Albino Galvano, Paola Levi Montalcini, Filippo Scroppo, Carol Rama, Mario Davico e Gino Gorza (fino al 29 febbraio).

Cirio: “il Piemonte è ripartito” E il governatore prenota la prossima legislatura

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Ieri la riapertura del Museo regionale di Scienze naturali di Torino dopo dieci anni, rivendicata dal presidente della Regione Alberto Cirio, è stata occasione per il governatore e la sua Giunta di presentare in conferenza stampa il lavoro fatto nell’ultimo quinquennio. Le elezioni regionali sono ormai vicine e – secondo i sondaggi – Cirio non avrà problemi a “riconquistare” la Regione, complici le divisioni del centrosinistra. Tanto è vero che ieri ha già dato appuntamento alla conferenza stampa di inizio anno del 2025. Cirio ha ricordato alcune delle “conquiste” della sua amministrazione: il Museo, appunto, poi l’apertura del grattacielo della Regione del Lingotto, e il Terzo Valico i cui primi dieci chilometri tra Piemonte e Liguria sono stati inaugurati proprio ieri. Se tornerà a governare il Piemonte Cirio punterà sulle infrastrutture, sul miglioramento delle liste d’attesa in sanità e sulla questione casa.

Tra gli obiettivi dei prossimi mesi ci sono, infatti,  l’approvazione della legge sulla casa, che ha tra i suoi punti salienti la lotta all’abusivismo, le premialità legate alla residenza e la possibilità di calmierare le bollette energetiche per le fasce deboli e per i genitori separati in difficoltà economica. Entro giugno sarà anche approvata la legge sul benessere degli animali, il testo unico sul terzo settore e il bilancio previsionale. A proposito dei conti il presidente ha ricordato che dal 2019 «questa amministrazione ha pagato oltre 2 miliardi di debiti, senza alzare le tasse per i cittadini, con una gestione virtuosa certificata anche dall’agenzia di rating Moody’s». Il 2024 consegnerà al Piemonte anche il nuovo Piano per la qualità dell’aria, al centro di un tavolo tecnico che su basi scientifiche ne sta elaborando i contenuti come previsto dalla norma nazionale, con l’obiettivo di consolidare il trend di miglioramento della qualità dell’aria – Arpa ha certificato il calo degli sforamenti nel 2023 – e centrare tutti gli obiettivi previsti dalle direttive europee per il 2025 e il 2030. Per quanto riguarda la sanità, il presidente ha ricordato che, dopo anni di tagli, si è invertita la tendenza. A partire dal personale: «Nel 2014 lavoravano in Piemonte 54.967 persone nella sanità. Dopo 5 anni di governo del centrosinistra erano oltre 400 in meno, e il totale era sceso a 54.543 unità, che è il numero del personale sanitario quando sono diventato presidente nel 2019. Oggi, a fine del 2023, dopo 4 anni della nostra amministrazione, è cresciuto a 56609 unità, oltre 2 mila in più rispetto al 2019. Questo risultato è anche il primo frutto dell’accordo sottoscritto con i sindacati della sanità, che grazie allo stanziamento straordinario della Regione di 56 milioni di euro all’anno ha già permesso di assumere, al 31 dicembre 2023, 250 persone per arrivare a 2000 entro dicembre 2024». Anche il dato sui posti letto certifica il cambio di passo. Nel 2014 in Piemonte c’erano 17992 posti letto, nel 2019, dopo cinque anni di governo del centrosinistra erano scesi a 16429. Oggi, dopo 4 anni della nostra amministrazione, sono 17810: 1400 posti letto in più a cui si aggiungono ulteriori 1000 posti letto, previsti dall’aggiornamento del piano socio-sanitario che sarà approvato entro il mese di marzo.

“Noi guardiamo avanti – ha detto Cirio – non ci facciamo venire il torcicollo volgendo lo sguardo al passato. E abbiamo ancora tante idee da realizzare”.

I due nodi che bloccano il ritorno delle classi dirigenti

LO SCENARIO POLITICO di Giorgio Merlo

Il tema della selezione e della qualità della classe dirigente continua ad essere uno dei nodi cruciali, se non decisivi, della crisi della politica nella società contemporanea. Un nodo che è anche, e soprattutto, frutto del profondo cambiamento che è intervenuto dopo la fine della prima repubblica e del primo tempo della seconda repubblica da un lato e l’irruzione del populismo anti politico, qualunquista e demagogico dall’altro. E, di conseguenza, il superamento dei partiti politici democratici, partecipativi e collegiali del passato oltre all’azzeramento delle tradizionali culture politiche che sono state decisive e determinanti ai fini dell’elaborazione politica e progettuale di questi strumenti previsti e garantiti dalla nostra Costituzione.
Ora, al di là di tutte le analisi e delle riflessioni che quasi quotidianamente dedichiamo alla politica e alla profonda trasformazione di questi ultimi anni, sono sostanzialmente due i temi cruciali sul tappeto che se non vengono affrontati e risolti il deficit di preparazione ed autorevolezza delle classi dirigenti non troverà alcuna soluzione.
Innanzitutto il capitolo dei ‘partiti personali’. È del tutto evidente che se non vengono spazzati del tutto i cosiddetti ‘partiti personali’ e i ‘partiti del capo’ è quasi impossibile porre il tema della qualità e dell’autorevolezza delle classi dirigenti. E questo per un motivo persin troppo semplice da spiegare. Ovvero, nei partiti personali non c’è dibattito, non c’è confronto, non c’è sostanzialmente democrazia con il rischio, più che concreto, che il tutto si risolve in quello che Norberto Bobbio definiva già alla fine degli anni ‘80 come “la democrazia dell’applauso”. E cioè, la radicale e totale identificazione tra la base e il capo partito che ha il potere di fare tutto ciò che vuole al di là e al di fuori di qualsiasi statuto o regolamento interno. Come puntualmente avviene nei partiti personali. E, quindi, solo con il ritorno della democrazia all’interno dei partiti si può cercare, seppur lentamente, di invertire progressivamente la rotta e ritornare a selezionare e a promuovere una nuova classe dirigente.
In secondo luogo, e di conseguenza, va radicalmente archiviato il principio e la prassi della “fedeltà”. Perchè se il criterio di fondo per la promozione delle classi dirigenti politiche resta quello di non contraddire mai il “verbo” del capo è di tutta evidenza che i partiti si riducono ad essere moderne e lussuose caserme ma dove ogni spiffero democratico viene sacrificato sull’altare dell’esaltazione e della sacralità del capo. Questo era, e resta, il vero nodo politico da sciogliere che non è soltanto riconducibile ad un fatto metodologico ma affonda le sue radici in una concezione della politica, e della democrazia, profondamente distorta.
Ecco perchè, anche se è perfettamente inutile pensare di riproporre l’esperienza dei vecchi partiti popolari, democratici e di massa della prima repubblica, è altrettanto evidente che se non ritornano almeno i partiti democratici spazzando via, di conseguenza, il disvalore della “fedeltà” al capo di turno, ogni ipotesi di ridare fiato alla partecipazione, valorizzare la democrazia ed esaltare i partiti come strumenti essenziali e decisivi della politica è destinato a svanire nell’arco di poco tempo. Se è vero, com’è vero, che la politica sta lentamente ritornando è altrettanto vero che questi due nodi adesso vanno sciolti. Altrimenti ci troviamo di fronte all’ennesimo bluff, anche dopo il ritorno della destra, della sinistra e, forse, anche del centro.

Stanza anti-aborto, Accossato (LUV): “Marrone, linguaggio irrispettoso delle donne”

“Ancora una volta l’Assessore Marrone distorce la realtà ed usa un linguaggio irrispettoso verso le donne, vaneggiando di rivoluzione delle culle e mettendo in correlazione il tema della natalità con il tema dell’aborto, calpestando ancora una volta i sentimenti e le sensazioni che provano le donne che faticosamente scelgono di intraprendere quel percorso” ha dichiarato Silvana Accossato, Capogruppo di Liberi Uguali Verdi in Consiglio regionale. 

 

“In realtà ieri il Tar ha solo rigettato l’urgenza di bloccare la realizzazione della stanza contro l’aborto ma ha deciso di discutere nel merito il ricorso presentato qualche mese fa da CGIL e associazione Se non ora quando. Stanza che, è bene ricordarlo, non è mai stata operativa” ha continuato Accossato.

 

“Certo rimane per noi grave che Marrone in 2 anni abbia regalato quasi un milione e mezzo alle associazioni antiabortiste, per progetti di cui aspettiamo ancora di conoscere il merito e la rendicontazione. Con quei fondi si sarebbero potuti rifinanziare i consultori e i centri antiviolenza, dimenticati dal governo Meloni, come LUV ha chiesto più volte con i suoi emendamenti al bilancio” ha concluso la Capogruppo di LUV in Consiglio regionale, Accossato.

 

Silvana Accossato

Capogruppo Liberi Uguali Verdi

Consiglio regionale del Piemonte

Stanza dell’ascolto, Marrone: “Cgil vive in mondo parallelo”

“Nella dimensione parallela dove vive la CGIL, dopo l’annuncio bufala sulla revoca della convenzione già in estate, anche l’ordinanza di oggi viene spacciata come una vittoria. Nel mondo reale, invece, il Sant’Anna ha tirato dritto e il TAR ha respinto l’istanza cautelare contro la convenzione, che aveva già previsto l’apertura della stanza solo al termine della formazione dei volontari” lo dichiara l’assessore alle Politiche sociali della Regione Piemonte Maurizio Marrone, commentando il comunicato diffuso dalla Cgil Torino.

Merlo: Piemonte, anche alle regionali il Centro unito

“Anche alle prossime regionali piemontesi il Centro deve essere unito. Unito sul progetto politico
ed amministrativo per il futuro della Regione Piemonte e, soprattutto, unito nella presentazione di una lista che incarni quella ‘politica di centro’ e quella domanda di Centro richiesti da settori
consistenti, e crescenti, della pubblica opinione moderata e riformista subalpina.
Un luogo politico che non è compatibile con qualsiasi estremizzazione e con quelli che fanno della radicalizzazione politica la loro ragion d’essere. E questo luogo politico non può che coincidere con una lista civica espressione dei territori, degli amministratori locali – soprattutto dei piccoli e medi Comuni che sono la stragrande maggioranza degli enti locali piemontesi – e di tutti coloro che individuano nel civismo una risorsa politica, culturale ed amministrativa”.
Giorgio Merlo, Dirigente nazionale Tempi Nuovi-Popolari uniti.

Accossato: “Si sfalda la maggioranza di centro-destra in Consiglio regionale”

Allergica ai parchi naturali fa saltare il numero legale al Disegno di Legge della sua stessa Giunta sull’istituzione del nuovo Parco naturale dei cinque laghi di Ivrea. Liberi Uguali Verdi chiede a Cirio di staccare la spina a questa inutile sofferenza per i Piemontesi.

 

Ennesima pantomima  in Consiglio Regionale dove a causa dell’assenza dei consiglieri di maggioranza ed in particolare di Forza Italia e Fratelli d’Italia è venuto a mancare per ben tre volte il numero legale (garantito nelle altre occasioni dalla presenza delle minoranze) sul Disegno di Legge che istituisce il Parco naturale dei 5 laghi di Ivrea votato all’unanimità dalla stessa giunta Cirio e approvato in commissione consiliare.

 

“Siamo allo sfaldamento di questa maggioranza che ancora una volta considera il Consiglio regionale meno che zero e tradisce il mandato avuto dagli elettori 5 anni fa” – dichiara la Presidente di Liberi Uguali Verdi Silvana Accossato.

 

“Chiediamo a Cirio, che forse non è molto informato su ciò che accade in Consiglio regionale visto che non lo so si vede quasi mai, di porre fine a questa agonia che sta solo provocando danni a tutti quei piemontesi che aspettano risposte ai loro problemi quotidiani: dalla sanità sempre più allo sbando e schizofrenica alle politiche sul lavoro e studio che avrebbero bisogno di ben altro impegno” – conclude l’ex Sindaca di Collegno sottolineando come ormai a guidare questo esecutivo siano “lobby e gruppetti di interessi che, come in questo caso specifico, sono in grado di bloccare uno dei pochi provvedimenti sensati di questa maggioranza in 5 anni di governo, che vede la convinta adesione dei Sindaci coinvolti e il nostro pieno sostegno”.

 

Silvana Accossato

Capogruppo Liberi Uguali Verdi

Consiglio regionale del Piemonte

Nicola Porro scopre tutti “Gli altarini della sinistra”

Bello l’ultimo libro di Nicola Porro, scorrevole, si legge con avidità una pagina dopo l’altra, è come avere una grande torcia illuminante puntata su esempi di mala giustizia, casi di corruzione, fatti di cronaca politica che molto spesso sui media progressisti passano in secondo piano, avvolti da un’ombra che ne cela ad hoc i risvolti più significativi affinché la sinistra possa continuare ad ammantarsi d’ipocrisia e supponenza senza mai giustificarsi.
Leggiamo fatti di cronaca che sono diventati veri e propri esempi di mala giustizia, a cominciare dal più eclatante, il caso Tortora, vittima, non solo, ma in gran parte della giornalista Camilla Cederna, famosa ai tempi per inventarsi notizie alfine di calunniare chi non le andava a genio.
La Cederna nel 1971 scrisse una lettera all’Espresso in cui definiva il commissario Calabresi, ucciso poco dopo, “ un torturatore, responsabile della morte di Pinelli”, Tortora, attraverso i quotidiani per i quali scriveva del processo, difese Calabresi senza se e senza ma, sostenendo che il Commissario era stato ucciso anche dal piombo di certi giornali, ignaro che quello stesso piombo, quegli stessi giornali, l’avrebbero poi destinato a lui.
Meno conosciuto al grande pubblico il caso del sindaco di Trani, Luigi Riserbato, arrestato all’alba con l’accusa di associazione a delinquere e altre inesistenti nefandezze. La sorella del giudice che convalida l’arresto era, all’epoca dei fatti, esponente di spicco del PD locale, sostenitrice di colui che poco dopo diventerà sindaco di Trani, alla faccia di Riserbato che sarà poi assolto perché il fatto non sussiste ma con una vita è una carriera distrutte.
Non manca un capitolo dedicato al “manettaro” Piercamillo Davigo, esponente illustre del grillismo giudiziario, uno che si crede l’arbitro in terra del bene e del male, secondo il quale “ un innocente è solo un colpevole che l’ha fatta franca”.
Bene fa Porro a ricordare il caso Metropol, l’affare russo, istruito per gettare fango addosso all’avversario politico, Salvini e la Lega.
Il plotone di esecuzione comunista spara sul Ministro dell’Interno, peccato che Salvini non sia mai stato indagato ma investito dalla gogna politica e mediatica che la sinistra mette in atto contro l’avversario quando non può competere lealmente.
Due paroline su Massimo D’Alema, leader della sinistra, le vogliamo dire?
Sembrerebbe proprio beccato con le mani nella marmellata grazie ad una intercettazione che lo inguaia per quello che pare essere il tentativo di vendere alla Colombia una partita di armi e con una provvigione da 80 milioni per il leader maximo.
Questa volta la macchina del fango si blocca, pensate se fosse capitato a un esponente della destra! L’avrebbero impiccato sulla pubblica piazza magari a testa in giù. Vergogna!
Un’altra vergogna per nascondere gli altarini della sinistra riguarda Alfonso Sabella, il giudice che ha  sgominato una grande  fetta di Cosa Nostra in Sicilia, l’uomo che ha arrestato Bagarella.  Il suo sbaglio? Non essere mai stato iscritto a una corrente nella magistratura, cosa che pagherà a caro prezzo quando diventerà responsabile del DAP.
Capitolo interessantissimo ed avvincente, dovete leggerlo, una storia assurda di no tav, no global e toghe rosse assetate di sangue.
Non si poteva non ricordare Soumahoro, l’uomo nero, con gli stivali infangati, il vendicatore degli oppressi che ha illuso la Sinistra che non aveva esitato un attimo a regalargli un seggio blindato, senza minimamente informarsi sulle condizioni dei braccianti che, secondo le testimonianze,  lavoravano come schiavi nella cooperativa, gestita da moglie e suocera, in condizioni disumane.
Ho già svelato troppo di questo libro che si legge d’un fiato, vi dico solo che gli ultimi due capitoli  sono dedicati allo scandalo Qatargate che ha travolto la sinistra europea e che si è provato ad insabbiare in tutti i modi e alla follia Green, un’ossessione che si è infiltrata in tutta Europa per cercare, da parte della Sinistra, di cambiare i nostri usi , costumi e soprattutto l’economia, una vera ossessione che se continuerà porterà alla rovina il nostro vecchio continente.
Buona lettura
Didia Bargnani