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Cpr, Grimaldi (Verdi Sinistra): le strutture sono da chiudere

Responsabilità individuali da perseguire

“Una nuova indagine si apre sul Cpr di Potenza, con l’ipotesi di truffa e violenze. Prosegue l’inchiesta a Milano sul Cpr di via Corelli. Intanto la valutazione tecnica fornita ai pubblici ministeri sulla vicenda di Moussa Balde al Cpr di Torino certifica che i segnali di instabilità psichica erano evidenti. Eppure il responsabile sanitario del centro non richiese ulteriori accertamenti. Ci sono le responsabilità individuali, certo, e vanno chiarite. Ma c’è un vulnus strutturale, sempre lo stesso: I Cpr sono luoghi disumani come tali e vanno chiusi. Il Cpr di Torino non va riaperto, ma smantellato. Lo diciamo da anni e lo ha detto ufficialmente anche la città” – così il Vicecapogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, Marco Grimaldi

Quale futuro per il Centro Grandi Ustionati del Cto di Torino?

Il Centro Grandi Ustionati del Cto di Torino, fiore all’occhiello della sanità piemontese riconosciuto a livello nazionale, ha un futuro incerto e rischia il declino”. È quanto affermato in aula, in Consiglio regionale nell’ambito dei question time, dalla consigliera di Luv Silvana Accossato che ha interrogato l’assessore alla sanità Luigi Icardi per sapere cosa intenda fare la Regione per garantire la qualità del servizio.

Il question time nasce a seguito della notizia del mancato rinnovo della convenzione a lungo operativa tra la Banca della Cute e l’Università di Torino per i prelievi di tessuto cutaneo e l’interruzione dei pagamenti agli specializzandi già dal mese di marzo 2023. Il personale medico è al momento ridotto a soli 5 membri a seguito di un progressivo ridimensionamento. Ulteriori preoccupazioni sono state sollevate dalla decisione dell’azienda sanitaria di declassare il reparto a struttura semplice, accorpandolo alla chirurgia plastica.

“L’azienda sanitaria – ha risposto Icardi – sta procedendo con il progetto di unificazione delle strutture Chirurgia Plastica e Ricostruttiva e Centro Grandi Ustionati, che ha lo scopo di ottimizzare il funzionamento del Centro, incrementare il ruolo di eccellenza della Chirurgia Plastica e Ricostruttiva e del Centro stesso e garantire la presenza costante degli specialisti afferenti alle due équipe. Inoltre, si procederà gradualmente all’integrazione di personale qualificato con nuovi concorsi. Per quanto riguarda la Banca Cute, è stato avviato un percorso di potenziamento delle attività di prelievo attraverso la sostituzione progressiva di personale medico, in formazione e non, con personale dipendente per rafforzare il carattere istituzionale delle attività svolte e garantirne continuità nel tempo”.

“Icardi ha confermato la scelta di non utilizzare gli specializzandi – ha commentato Accossato –  in controtendenza con le recenti normative nazionali. Una scelta che parrebbe, anche a sentire le denunce dell’Ordine Dei Medici, riguardare molti altri settori della sanità piemontese.  Siamo ben felici se si pensa di internalizzare servizi e personale ma se c’è un servizio che aveva bisogno di figure diverse e di non disperdere personale interno per lasciarlo nei reparti è proprio questo. Questo in una regione dove, purtroppo, si è arrivati ad esternalizzare servizi fondamentali come i Pronto Soccorso e molto di più con l’uso sproporzionato di gettonisti”.

Durante i question time è stata data risposta anche alle interrogazioni di Diego Sarno (Pd) su ASL TO5 chiude il centro di salute mentale di Nichelino per la mancanza di psichiatri. In crisi altri centri e servizi ospedalieri collegati; di Alberto Avetta (Pd) su Dialisi a Caluso; di Francesca Frediani (M4O-Unione Popolare) su Aggiornamenti sull’aggiudicazione per l’esecuzione lavori dello svincolo di Chiomonte; di Mauro Salizzoni (Pd) su Sono state inviate le lettere ai concorrenti per il Parco della Salute di Torino?; di Sean Sacco(M5S) su Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico. Per quale motivo tutte le opere hanno lo stesso ordine di priorità?; di Sarah Disabato (M5S) su Quali interventi per evitare la messa a repentaglio di animali innocenti?

 

Giachino: “Collegamenti internazionali, situazione complessa”

Se non stiamo attenti le ripercussioni economiche potranno essere rilevanti. Occorre più competenza logistica al Governo e nelle Regioni.

Caro Direttore,
Nella società globale le reti di trasporto e i trasporti fanno la differenza per le economie dei Paese. La scarsa competenza sull’argomento fa sì che se ne parli poco anche sui giornali. Oggi noi ci troviamo chiuso il vecchio traforo ferroviario del Frejus causa una frana in territorio francese, tra alcuni mesi sarà nuovamente chiuso il Traforo del Bianco. Semiparalizzato il Canale di Suez che fa passare nel Mediterraneo il 20% del traffico marittimo mondiale con conseguenze sul lavoro logistico e sulle entrate fiscali dei Paesi. Alcune compagnie marittime hanno già chiuso alcuni collegamenti tra il Far East e i porti del Mediterraneo tra cui i porti italiani.
La Presidenza italiana del G7 oltre ai conflitti in Ucraina e nel Medio Oriente avrà  questo come uno dei problemi principali.
La questione non tocca solo le priorità per  il nostro Governo ma anche le economie regionali tra cui quella piemontese con una Regione che negli ultimi vent’anni non ha mai brillato sull’argomento perdendo così aziende che hanno scelto la più efficiente logistica milanese o emiliana. Sarà uno dei temi più importanti delle prossime elezioni regionali . La logistica italiana vale il 9% del PIL e rappresenta la terza filiera . In Piemonte la quota è più bassa proprio per le insufficienti politiche regionali dell’ultimo ventennio.
Questa volta non basteranno slogan o conferenze stampa improvvisate. Occorrerà presidiare le infrastrutture e la logistica con personalità esperte e competenti.

Mino GIACHINO
Responsabile piemontese trasporti e logistica di FDI

Sanità. Ruffino (Az): stop fondo disturbi alimentari colpo basso ai più fragili, governo ci ripensi

 “Per capire il senso del governo per i più fragili basta considerare la decisione di non rifinanziare con l’ultima legge di bilancio il fondo da 25 milioni di euro destinato al contrasto dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione istituito dal governo Draghi. Un colpo basso assurdo alla salute di quanti si ritrovano alle prese con problemi di anoressia o di bulimia, e sono soprattutto i più giovani, visto che i disturbi del comportamento alimentare riguardano prevalentemente ragazzi in età adolescenziale e preadolescenziale”. Lo dichiara Daniela Ruffino, deputata di Azione, che aggiunge: “Si tratta di una scelta grave, incomprensibile, che bloccherà progetti già avviati e obbligherà alla chiusura di molti ambulatori specializzati, lasciando così pazienti e famiglie soli, senza punti di riferimento, e rendendo molto più difficile intercettare i disagi prima che diventino patologici. Il governo ci ripensi e trovi le risorse per rifinanziare il fondo. Un Paese civile – conclude -non abbandona i più deboli”.

Dove collocare, oggi, il cattolicesimo politico e sociale?

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo


C’è una domanda centrale a cui, prima o poi, occorrerà pur dare una risposta convincente e il più
possibile coerente. Ovvero, molti osservatori – e gli stessi detrattori – sottolineano la necessità di
rilanciare, riscoprire e riattualizzare la cultura e il patrimonio del cattolicesimo popolare e sociale
nella cittadella politica italiana. Ma, al contempo, emerge la cronica difficoltà di dove collocare
concretamente e realisticamente questa cultura nell’attuale geografia politica del nostro paese. Ed
è proprio di fronte a questa difficoltà che emergono le risposte più strampalate ed anacronistiche.
Ora, senza avere la presunzione di delineare un unico percorso di coerenza e di lungimiranza –
atteggiamento che appartiene ai moralisti di professione e agli integralisti incalliti – è abbastanza
evidente che questa cultura politica non è funzionale e pertinente con tutti i partiti. Per fare due
soli esempi, e del tutto macroscopici, il cattolicesimo popolare e sociale è antropologicamente
alternativo rispetto al populismo anti politico e demagogico dei 5 stelle come al sovranismo anti
europeista e volgarmente clericale della Lega salviniana. Ma, al di là di questi due estremi, è
anche abbastanza chiaro che si tratta di una cultura che difficilmente può convivere – semprechè
non si riduca ad un banale mobilio di casa da ricordare negli anniversari – con partiti e movimenti
che perseguono un progetto politico e che hanno una ragione sociale alternativi rispetto al filone
di pensiero del cattolicesimo popolare e sociale. Al riguardo, e per fare altri esempi molto
concreti, cosa centri la destra conservatrice e larvatamente sovranista o la sinistra massimalista e
radicale con il pensiero di Sturzo, De Gasperi, Moro, Donat-Cattin, Bodrato e molti altri leader e
statisti cattolici popolari e sociali, resta sostanzialmente un mistero. Un mistero politico, come
ovvio, e non di fede.
Certo, la soluzione migliore resta sempre quella di un luogo politico autonomo, politicamente e
culturalmente identitario, seppure laico nella sua declinazione concreta. Ma questa è una
soluzione che, ad oggi, registra purtroppo una impraticabilità di fondo. E la risposta risiede nei
mille tentativi, tutti puntualmente falliti a livello elettorale, di dar vita ad una presenza politica ed
organizzativa autonoma dei cattolici popolari e sociali nelle varie consultazioni nazionali.
Per questi motivi, e seppur senza avere o distribuire alcuna patente di coerenza o di corsia
preferenziale, è altrettanto chiaro che lo spazio concreto che si dischiude per una cultura politica
come quella del popolarismo di ispirazione cristiana resta l’area di Centro. Ovvero, quel Centro
riformista e plurale, democratico e di governo, dinamico ed innovativo che ha scandito le migliori
stagioni di questa storica e qualificata corrente di pensiero. Ma questa area politica, se non la si
vuole appaltare a chi si candida ad occuparla ma è di fatto estraneo a quella cultura, dipende
anche e principalmente dall’iniziativa, dal coraggio e dalla determinazione di chi continua a
riconoscersi nel filone del cattolicesimo popolare e sociale del nostro paese. Un coraggio che
adesso, come si suol dire, si deve armare di progettualità politica e di coerenza culturale senza
inseguire il solo posizionamento tattico e contingente. Solo così sarà possibile salvaguardare e
rilanciare una nobile, storica e costituente cultura politica del nostro paese e, al contempo, ridarle
coerenza ed incisività nella concreta dialettica politica italiana. La stagione della sola
testimonianza e del gregariato dei cattolici popolari e sociali sono ormai alle nostre spalle. Il
ritorno della politica, e delle sue tradizionali categorie, impone anche ai cattolici popolari,
democratici e sociali, un soprassalto di dignità e una nuova consapevolezza per inaugurare,
realmente e finalmente, una nuova stagione politica. Senza ulteriori tentennamenti e rinvii.

Pd in treno da Pinerolo a Porta Susa: “Il servizio ferroviario peggiora”

8 gennaio 2024 – Negli ultimi mesi il servizio ferroviario nella tratta Pinerolo – Torino Porta Susa ha subito un evidente peggioramento che comprende ritardi, soppressioni di corse, affollamento, sporcizia, inaccessibilità delle sale d’attesa.

“Queste sono solo alcuni dei disagi che pendolari e turisti sono costretti a subire quotidianamente. La tratta ferroviaria connette il tessuto produttivo, sociale e culturale di più di 50 comuni e circa 250.000 abitanti del Pinerolese e della zona omogenea Torino Sud. La Giunta regionale e il Presidente Cirio si assumano tutte le responsabilità delle tante promesse fatte e non mantenute. Nessuno dei 28 passaggi a livello é stato soppresso, non c’è stato alcun intervento per abbattere le barriere architettoniche e migliorare l’accessibilità dalle banchine ai treni. Ancora, non é stato fatto nessun investimento sull’efficientamento tecnologico degli apparati, nè tantomeno sono stati realizzati raddoppi selettivi della linea nei punti idonei. Infine, il problema delle sale d’attesa: possono essere gestite efficacemente dai Comuni, senza però scaricare loro tutti i costi che ne derivano. La proposta fatta alla Giunta non ha ricevuto nessuna risposta, sebbene bastasse un contributo economico minimo da unire alle risorse che i comuni erano pronti ad investire. Oggi siamo qui, insieme a tanti Sindaci e Sindache (Pinerolo, Moncalieri, Nichelino, Airasca, Piscina, None, Piobesi e Scalenghe) per rivendicare il corretto funzionamento del treno, mezzo di trasporto più economico ed ecologico” – affermano i due Consiglieri regionali del Gruppo Pd, Diego Sarno e Monica Canalis.

Continuità e Rinnovamento apre la campagna per le comunali a Piobesi Torinese

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – La storica lista civica piobesina “Continuità e Rinnovamento” presenta una forte candidatura per tornare ad amministrare il comune di Piobesi Torinese dopo 10 anni che l’hanno vista all’opposizione e durante i quali le ombre dell’amministrazione in carica sono state molto più intense delle luci. “Dopo un’esperienza divisiva come quella che si sta concludendo e che ha visto ampio disaccordo all’interno della comunità con grave danno per la medesima (in questi dieci anni sono stati emblematici i casi del Tempio crematorio, che ha portato a una vera e propria sollevazione popolare, e, ultimamente, il caso del canale scolmatore in cui dei cittadini hanno dovuto tassarsi per fermare un progetto inadeguato, ma non solo…) Piobesi ha bisogno di un rilancio che tenga conto delle varie anime e delle diverse esigenze delle differenti fasce di popolazione così comedelle attività commerciali, vere e proprie eccellenze. Il nostro obiettivo è lavorare per e con i cittadini per ascoltare le esigenze di tutti e, insieme, costruire un futuro sostenibile e rendere Piobesi un luogo in cui sia bello nascere, vivere e invecchiare sentendosi sempre a casa. Occorre poi alzare il livello dell’offerta culturale rendendola attrattiva anche per i non residenti, lavorare in sinergia con i comuni limitrofi oltre che con Città Metropolitana e Regione per valorizzare il territorio e migliorarne i servizi di comunicazione, viabilità e sicurezza nel rispetto di tutti. Piobesi è la nostra casa: rendiamola più bella, più sicura, più accogliente. Siamo un gruppo forte e coeso di persone che rappresentano una risorsa importante per tutta la comunità. Abbiamo due siti web www.piobesi2024.it e www.continuitaerinnovamento.it dove raccontiamo la nostra idea di amministrazione comunale, durante i prossimi mesi li arricchiremo con tutte le proposte che andremo a fare sulla base, anche e soprattutto, dei suggerimenti di tutti i nostri concittadini. Dopo anni di parole è ora di passare ai fatti e il nostro gruppo è pronto non solo per fare, ma per fare bene!” Così dichiara Giancarlo Caselli, psicologo ed editore, candidato sindaco per la lista di Continuità e Rinnovamento alle prossime elezioni comunali.

Smog e traffico Juventus Stadium (Lega): “Si ascoltino i cittadini”

L’annunciata modifica della segnaletica stradale nella zona dell’Allianz
Stadium con l’obiettivo di spostare il traffico verso Savonera al termine
delle partite non ha riscosso molto successo e continua ad infiammare
la polemica politica.
Sempre da Collegno arriva un altro no… Stavolta dal segretario
cittadino e capogruppo della Lega al Comune di Collegno,
Giovanni Parisi: “Questa annunciata modifica è la dimostrazione di ciò
che diciamo da tempo. Purtroppo Collegno non ha più un peso politico
nei tavoli istituzionali. Una debolezza di fondo che traspare dalle
reazioni del centrosinistra collegnese ma che è il risultato di questa
legislatura che sta finalmente giungendo a conclusione. Ad ogni modo,
non possiamo subire le decisioni prese dal capoluogo senza nemmeno
essere interpellati e Savonera non è la soluzione dei problemi torinesi.”
“Assurdo gravare su Collegno con una nuova ondata di traffico. Si
studino soluzioni condivise con la città e con i suoi cittadini – afferma il
capogruppo della Lega al Comune di Torino Fabrizio Ricca -. In
questi casi la concertazione è d’obbligo e visto che ci possono essere
alternative, si provi quanto meno a valutarle”.

Ecocentro Collegno, FI: “Un passo avanti e tre indietro?”

Il mese di Gennaio dell’anno elettorale corrisponde alla variazione degli orari di apertura
dell’Ecocentro Comunale di corso Pastrengo, così venne fatto nel 2019 e così è stato fatto
quest’anno. Se nel 2019 la variazione degli orari corrispondeva ad una miglioria perché
l’orario subiva un aumento di 4 ore settimanali con l’apertura del venerdì pomeriggio e il
posticipo di un’ora il sabato pomeriggio (giorno di maggior afflusso), la variazione di orario
del 2024, anche se prevede un’ora in più rispetto al precedente, non sembra tenere in
considerazione le reali esigenze dei cittadini.
“Trovo totalmente assurdo questo nuovo orario dell’Ecocentro di Corso Pastrengo –
commenta Alessandra Sardo, coordinatore cittadino di Forza Italia a Collegno – E’ un orario
che penalizza i collegnesi soprattutto con la chiusura del sabato pomeriggio ma anche con
gli orari del mattino: il precedente orario prevedeva le aperture mattutine alle 9.30 con
chiusura alle 13.00 questo apertura alle ore 7.00 con chiusura alle 12.00!!! Il nuovo orario,
inoltre, coincide con il passaggio alla gestione dell’Ecocentro direttamente al CIDIU e non
più alla Cooperativa Sociale Triciclo, questo dovrebbe significare un minor costo nella
gestione, anche perchè non ho letto da nessuna parte di nuove assunzioni per l’Ecocentro, e
di conseguenza dovrebbe portare ad una riduzione dei costi a carico delle famiglie
collegnesi ma anche di questo aspetto nessuno ha dato notizie.”
“Mi sembra che il problema dell’Ecocentro fosse ben altro, come più volte manifestato dagli
amici di Lega e Fratelli d’Italia – conclude Alessandra Sardo – Mi sembra che, viste le lunghe
code che si sono sempre formate, soprattutto il sabato pomeriggio, la gestione
dell’Ecocentro fosse funzionale per le esigenze delle famiglie collegnesi. Mi impegno fin da
ora a verificare, con dati reali alla mano, se questo nuovo orario sarà più funzionale del
precedente e nel caso non lo fosse a richiedere nuovi cambiamenti. La mia impressione è
che anzichè migliorare si siano fatti tre passi indietro!!!”

Cattolici, galassia di autoreferenzialità

LO SCENARIO POLITICO  di Giorgio Merlo

Verrebbe da dire che c’era un tempo in cui prevaleva l’unità politica dei cattolici. Certo, era una
stagione profondamente e radicalmente diversa da quella contemporanea. Una fase caratterizzata
dalla presenza di un grande partito popolare, di massa e di ispirazione cristiana, la DC. Una fase
divertita sotto il versante storico, politico, culturale, sociale ed economico. E in quel contesto
l’unità politica dei cattolici era quasi una prassi scontata, anche se mai divenne un dogma, seppur
laico. Tramontata la Democrazia Cristiana, finita la prima repubblica e modificato soprattutto il
sistema elettorale, si è chiusa forse definitivamente ed irreversibilmente anche la stagione
dell’unità politica dei cattolici. Consolidandosi, al contempo, il pluralismo politico dei cattolici
italiani si è ridotto, progressivamente, anche il peso e il condizionamento dei cattolici nella
concreta dialettica politica italiana. Non per la qualità e l’autorevolezza dei cattolici presenti nei
vari partiti o nelle varie istituzioni ma per la semplice ragione che gli stessi ‘progetti politici’ dei
vari partiti sono cambiati profondamente rispetto al passato. E cioè, l’identità culturale e il
progetto politico che, il più delle volte, prescindono radicalmente dalla cultura e dal patrimonio
storico ed ideale del cattolicesimo popolare, democratico e sociale. E, per queste motivazioni, la
cultura politica dei cattolici, di fatto, è stata sostituita da comportamenti politici e da iniziative dei
partiti del tutto esterni e estranei rispetto al filone del cattolicesimo politico italiano.
In questo contesto, accanto ad una oggettiva e palese irrilevanza politica e culturale, emerge
quella che continua ad essere un vero vulnus ai fini di una presenza politica e pubblica qualificata
dei cattolici italiani. Perchè se è vero, com’è vero, che non era un dogma l’unità politica dei
cattolici non lo è neanche la diaspora dei cattolici stessi, per dirla con una felice espressione di
Mino Martinazzoli di molti anni fa, ma purtroppo è emerso un dato che non possiamo non
prendere atto. E cioè, il vizio dell’autoreferenzialità dei cattolici stessi. Ossia, per dirla con altri
termini, ognuno fa per sè. Ogni gruppo, ogni movimento, ogni ‘parrocchietta’ presente nei diversi
partiti si ritiene del tutto esclusiva ed escludente rispetto all’universo cattolico. Di qui il vizio e il
vezzo dell’autoreferenzialità che resta alla base della debolezza e della disorganizzazione dei
cattolici stessi nel rapporto con la vita pubblica del nostro paese. Un tasso, quindi, di
integralismo, di presunzione e di arroganza che contribuisce, purtroppo, a delegittimare
ulteriormente la qualità e la specificità della cultura dei cattolici italiani nell’attuale contesto
politico contemporaneo.
Ecco perchè, forse, è giunto anche il momento per rendersi conto che se si vuole rilanciare e
riattualizzare la storica cultura del cattolicesimo politico italiano occorre dismettere
definitivamente i panni dell’arroganza esclusivista di chi pensa di rappresentare con il proprio
gruppetto il mondo variegato e complesso dei cattolici italiani e, al contrario, assumere un
atteggiamento più umile, e più laico, finalizzato a ridare cittadinanza ad un ‘pensiero’ che ormai da
troppo tempo – e per svariate ragioni – vive ai margini della cittadella politica italiana.