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Politica e ispirazione cristiana. La lezione di Carlo Donat-Cattin

Di Giorgio Merlo

Il libro scritto da Giorgio Aimetti pubblicato recentemente da Rubbettino, “Carlo Donat-Cattin, la vita e le idee di un democristiano scomodo”,

non ripercorre soltanto il magistero politico, culturale, sociale ed istituzionale – e privato – del leader democristiano piemontese e di un importante e qualificato statista della prima repubblica, ma ha il merito di rileggere anche le costanti che hanno caratterizzato la politica italiana per quasi 50 anni.
Certo, sono molti gli aspetti che si potrebbero trarre da una vasta ed interessante pubblicazione come questa. Ma c’è un aspetto che a volte viene dimenticato, o volutamente sottovalutato, e che invece merita di essere ripreso e approfondito perchè non ha una scadenza temporale nè può essere banalmente storicizzato. Parlo del rapporto tra i cattolici e l’impegno politico, o meglio il ruolo dei cattolici democratici, popolari e sociali nella cittadella politica italiana nelle diverse fasi storiche e che resta un tema di grande attualità. Moderno e contemporaneo. E nell’epoca storica che ha visto protagonista Carlo Donat-Cattin – cioè dall’inizio degli anni ‘50 sino all’inizio degli anni ‘90 – il rapporto dei cattolici con la politica e soprattutto con la gerarchia ecclesiastica e i suoi insegnamenti è stato un elemento costitutivo per lo stesso impegno nella società e nelle istituzioni democratiche.
Un rapporto che è stato comune e simile per molti leader democratici cristiani ma non per tutti. In sintesi, per uomini come Donat-Cattin essere un cattolico impegnato nel pubblico – nell’Azione cattolica come nel sindacato, nella politica come nelle istituzioni – è sempre stato ispirato a 3 criteri di fondo che rispondono anche alla sua concreta esperienza nelle varie fasi della sua vita.
Innanzitutto un rigoroso rispetto della laicità dell’azione politica e sindacale. Differenza dei ruoli e dei “piani”, come si diceva un tempo, ma sempre ispirati ad una concezione che affondava le sue radici nell’umanesimo cristiano e, per quanto lo riguardava, nel filone del cattolicesimo sociale. Per questi motivi la dottrina sociale della Chiesa, nella sua diversa e continua evoluzione, ha sempre avuto un’importanza centrale per tutto il suo magistero pubblico. E coniugare la laicità dell’azione temporale con una coerente aderenza all’insegnamento della Chiesa è sempre stato il faro che ha illuminato la sua militanza concreta.
In secondo luogo nessun cedimento al clericalismo e al confessionalismo. Atteggiamenti, invece, che hanno contraddistinto, nella lunga stagione politica democristiana, il comportamento politico di molti altri esponenti che a volte confondevano l’aderenza all’insegnamento della Chiesa e, nello specifico, di alcuni settori della gerarchia, con il condizionamento della concreta azione politica. Una sorta di clericalismo strisciante che era apprezzato nelle segrete stanze delle varie Curie disseminate in tutto il paese ma che non incrociava gli interrogativi e le domande che una società, sempre più laica e secolarizzata, poneva ai politici. Anche e soprattutto cattolici. E Donat-Cattin, su questo versante, ha sempre privilegiato i contenuti e il progetto politico di cui si faceva portatore rispetto a indicazioni che provenivano da altri settori. Qualsiasi essi fossero.
In ultimo, ma non per ordine di importanza, la rettitudine morale e personale di Donat-Cattin senza mai scivolare nel moralismo sciatto e avaloriale. Di qui la celebre distinzione tra i “moralisti” che indicano un problema e individuano se stessi e il proprio clan come gli unici titolari ad affrontarlo e risolverlo, e i “moralizzatori” che, al contrario, si battono per la soluzione del problema senza anteporre mai la propria persona e il proprio cerchio di amici coma la via miracolistica e salvifica da perseguire. Sotto questo aspetto, la lunga, complessa e difficile militanza politica di Donat-Cattin ha sempre concentrato la sua attenzione sui contenuti dell’azione politica e sindacale senza mai farsi affascinare o condizionare dai richiami moralistici frutto di una sub cultura che ha caratterizzato, al contrario, alcune esperienze riconducibili al mondo cattolico tradizionale.
Mi sono soffermato solo su tre aspetti, tra i tanti, che si potevano ricordare attorno a questo tema. Ma, comunque sia, anche per intraprendere oggi una nuova e rinnovata azione politica da parte dei cattolici italiani non possiamo – e non dobbiamo, a mio parere – dimenticare lo straordinario magistero politico e culturale di uomini come Carlo Donat-Cattin. Che hanno anche pagato personalmente un duro prezzo per aver sempre conservato nella loro vita una coerenza esemplare e cristallina nell’ azione sindacale, politica e istituzionale.

Radicali e +Europa celebrano il compleanno “salato” del grattacielo regionale

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Grattacielo Regione Piemonte/Decimo anniversario inizio lavori. Radicali/+Europa hanno “festeggiato” con torta salata (come i costi del grattacielo) e dando i numeri: 50 delibere, 635 determine (di cui 400 sparite dalla pagina dedicata), 59 ditte subappaltatrici in soli quattro anni, ma nessuna informazione su “chi paga le bonifiche” e sulla causa civile fra Regione e costruttori.

Questa mattina, militanti di Radicali Italiani e di +Europa si sono ritrovati sotto il grattacielo in costruzione della Regione Piemonte (Torino, via Nizza  angolo via Passo Buole) per “festeggiare” (si fa per dire) il decimo anniversario dell’inizio dei lavori dell’opera.

Erano presenti,, fra gli altri: Giulio Manfredi (Associazione radicale Adelaide Aglietta), che da un decennio segue i lavori del grattacielo, documentando tutte le criticità sul sito web dell’Associazione Aglietta; Igor Boni (presidente Radicali Italiani); Marco Cavaletto (coordinatore +Europa Torino); Silvio Viale (consigliere comunale a Torino della Lista Civica, componente Radicali Italiani/+Europa).

Giulio Manfredi ha fornito un po’ di numeri, desumibili dalla pagina dedicata alla “Sede Unica” presente nell’home page del sito della Regione (frutto del pungolo radicale):  sono state dedicate al grattacielo, fino ad oggi, ben 50 deliberazioni regionali e 635 determinazioni regionali (ma di quest’ultime solo 229,  relative agli anni 2019/2020/2021 sono elencate nella pagina dedicata -vedi primo link- mentre fino a pochi giorni fa c’erano tutte, a partire dal 2011).

Prima che sparissero le determinazioni, Manfredi ha calcolato che sono state ben  59 i subappalti assegnati fra il giugno 2017 e il giugno 2021. L’elenco delle ditte subappaltatrici è disponibile nel secondo link in calce.

Rispetto alle bonifiche, gli esponenti radicali/+Europa hanno sottolineato come sia stata disattesa la regola aurea “prima si bonifica e poi si costruisce”. Le bonifiche sono iniziate prima dell’apertura del cantiere, sono continuate a cantiere iniziato e, per quanto riguarda la bonifica della falda acquifera da cromo esavalente, continueranno con i dipendenti regionali dentro la struttura (vedi terzo link in calce). “Ci auguriamo che il cattivo esempio del grattacielo non sia applicato alla realizzazione dell’adiacente “Parco della Salute”. Ma se c’è voluto un decennio per il grattacielo, quanto ci vorrà per bonificare i suoli e le falde sotto il futuro “Parco della Salute”?

Sempre in tema di bonifiche, da un anno esatto i radicali attendono risposta  dagli assessori regionali Tronzano e Marrone  a una loro lettera aperta (inviata loro via PEC il 30 novembre 2020, vedi quarto link in calce)) in cui si chiedeva loro di verificare se vi siano gli estremi giuridici per rivalersi per i costi che la Regione (cioè i cittadini contribuenti) hanno sopportato e sopporteranno per le bonifiche dei suoli e delle falde acquifere sotto e attorno al grattacielo (ai sensi dell’art. 253, comma 4, del Codice dell’ambiente, D. lgs. n. 152 del 3/04/2006 s.m.i.).

Infine, Radicali Italiani/+Europa chiedono che nella pagina dedicata vi siano finalmente esaurienti informazioni sulla causa civile in corso fra Regione e ditte costruttrici, che avevano chiesto in passato 65 milioni di euro in più per terminare l’opera. Era stata creata una “commissione per l’accordo bonario” (costata 80.000 euro) per arrivare a una soluzione extragiudiziale. La commissione si accordò su una cifra; tale proposta di accordo fu rifiutata nel maggio 2019 dal Direttore Regionale Risorse Finanziarie e Patrimonio. Giulio Manfredi presentò  un accesso civico per conoscere l’importo della proposta ma gli fu respinto con una determina ad hoc. Un anno fa chiedemmo all’Assessore Tronzano di rivelare tale importo (vedi quinto link in calce). Stiamo ancora aspettando la risposta.

https://www.regione.piemonte.it/web/amministrazione/organizzazione/nuovo-palazzo-della-regione-sede-unica/delibere-determine-documenti-sulla-sede-unica

Elenco ditte subappaltatrici dal giuno 2017 al giugno 2021:
https://www.associazioneaglietta.it/wp-content/uploads/2021/11/Elenco-ditte-subappaltatrici-grattacielo-Regione-giugno-2017giugno-2021.doc

https://www.regione.piemonte.it/web/amministrazione/organizzazione/nuovo-palazzo-della-regione-sede-unica/bonifiche-nellambito-dellex-area-fiat-avio

https://www.associazioneaglietta.it/2020/11/30/chi-inquina-paga-deve-valere-anche-per-grattacielo-regione-e-parco-della-salute-lettera-aperta-radicali-boni-e-manfredi-ad-assessori-marrone-e-tronzano-nel-9-anniversario-iniz/

https://www.associazioneaglietta.it/2020/12/21/grattacielo-regione-piemonte-manfredi-pozzo-senza-fondo-e-poco-trasparente-termine-lavori-nel-2022-nuovo-direttore-lavori-altri-soldi-a-scr-respinto-accesso-civico-radicale-chiedo-ad-assessore-t/

N. B.

Sul sito www.associazioneagglietta.it sono disponibili oltre 90 comunicati stampa sul grattacielo, prodotti dal 2013 fino ad oggi. Basta digitare come chiave di ricerca la parola “grattacielo”.

Sul sito www.radioradicale.it sono disponibili una ventina di interviste fatte a Giulio Manfredi sul grattacielo, a partire dal 2014. Basta digitare come chiave di ricerca “Giulio+Manfredi” e consultare le 11 pagine più recenti.

Minori, Canalis (Pd): centrodestra sordo alle proposte

La consigliera regionale Monica Canalis: “L’interesse prevalente deve essere la la sicurezza, il benessere e la cura del minore, più che la tutela degli adulti. Si rischia di alimentare la contrapposizione tra famiglia e servizi sociali e tra famiglia d’origine e famiglia affidataria.”

«Nell’audizione svoltasi   in IV commissione consiliare, a più riprese il Coordinamento regionale degli Enti Gestori delle Funzioni Socio Assistenziali, l’Ordine regionale degli Assistenti Sociali e il Tavolo regionale affidi hanno chiesto di modificare il titolo e alcuni contenuti fuorvianti o carenti del disegno di legge regionale “Allontanamento zero”.

È ritenuto fuorviante parlare di azzeramento degli allontanamenti o mettere sullo stesso piano l’interesse dei minori e quello dei loro genitori, così come prescrivere sempre e comunque un sussidio economico per le famiglie d’origine o porre vincoli eccessivi ai progetti di sostegno alla famiglia, mentre è ritenuto fortemente carente non prevedere alcuna risorsa economica aggiuntiva, nell’illusione di potenziare i servizi con un bilancio regionale a saldo zero.

Gli allontanamenti sono una misura residuale e temporanea talvolta necessaria alla tutela del minore, che quindi non può e non deve essere azzerata. L’obiettivo primario, sancito dall’ordinamento italiano, non è quello di preservare la convivenza con i genitori, ma di garantire la sicurezza, il benessere e la cura del minore.

Il ddl Caucino, invece, si concentra più sui genitori naturali che sull’interesse del minore e persegue un modello operativo molto teorico, incentrato sui parenti fino al quarto grado e su un Piano Educativo Familiare estremamente rigido, che sembra più che altro teso ad ingabbiare l’operatività dei servizi sociali, sovrapponendosi ai sussidi economici in essere, come l’Assegno Unico e il Reddito di Cittadinanza.

Il testo attuale rischia, pertanto, di alimentare una contrapposizione tra famiglia e servizi sociali, tra diritti del minore e diritti dell’adulto, tra famiglia d’origine e famiglia affidataria, senza mettere un euro in più e, anzi, rallentando il lavoro dei servizi con nuove prescrizioni farraginose e non personalizzate sul singolo caso.

Criticità emerse con chiarezza, ma anche con la massima disponibilità a collaborare per migliorare il testo.

Purtroppo l’assessore Caucino era assente, ed è improbabile che terrà conto dei rilievi provenienti da chi, tutti i giorni, accompagna i minori e le famiglie nelle loro difficoltà».

Pd Regione: beni confiscati, dov’è il bando?

“Abbiamo dovuto suonare la sveglia per evitare che la Regione lasciasse i Comuni senza fondi per il riutilizzo beni confiscati” 

 “E’ inammissibile che negli ultimi tre anni Regione Piemonte non abbia emanato il bando a sostegno dei Comuni per il riutilizzo dei beni confiscati alle mafie e che solo un nostro intervento abbia risvegliato la Giunta dal suo torpore su un tema che dovrebbe essere, invece, prioritario”. Lo denunciano i Consiglieri Regionali Domenico Rossi e Diego Sarno, a seguito dell’interrogazione che quest’ultimo ha presentato  in Consiglio Regionale, accogliendo con sollievo le rassicurazioni dell’assessore Gabusi che ha annunciato la pubblicazione del bando entro fine anno .

Con l’insediamento della nuova Giunta si era interrotto, infatti, il meccanismo di sostegno regionale, avviato nel 2018 dalla Giunta Chiamparino, nei confronti delle amministrazioni locali. ”Su questi temi non possiamo permetterci di abbassare la guardia né di sottovalutare un fenomeno molto presente anche nella nostra Regione. Sappiamo che la lotta alle mafie si porta avanti non solo con la repressione, ma necessita di azioni sociali e culturali che devono vedere le istituzioni in prima linea. E il riutilizzo sociale dei beni confiscati rappresenta una delle partite più importanti” dichiarano i consiglieri Dem. 
“Gran parte dei beni confiscati sono attività commerciali, appartamenti, ville che necessitano di interventi consistenti per la ristrutturazione e la messa a norma prima dell’assegnazione per scopi sociali” spiegano i consiglieri Dem sottolineando che “è, inoltre, pratica diffusa da parte del detentore del bene di vandalizzare o comunque rendere il bene inagibile prima della confisca in modo da renderlo inutilizzabile senza un consistente investimento da parte dell’ente pubblico che decide di acquisirlo”. Insomma, i Comuni, soprattutto quelli più piccoli, se lasciati soli non hanno alcuna possibilità di acquisire e riqualificare il bene come nel caso del Comune di Courgné in riferimento alla villa del boss ‘ndranghetista Iaria. 
“L’anno scorso avevamo già denunciato la mancata pubblicazione del bando. Eravamo riusciti ad ottenere il recupero delle risorse e la promessa relativa al 2021 con l’approvazione di un emendamento al bilancio di previsione che innalzava la cifra disponibile per queste iniziative a 300mila euro proprio con l’obiettivo di recuperare le annualità in cui il bando non è stato pubblicato. Queste risorse sarebbero andate perdute se non avessimo richiamato l’attenzione dell’amministrazione” commentano Rossi e Sarno.
“Ora vigileremo affinché la promessa raccolta oggi sia mantenuta e il bando venga pubblicato entro la fine dell’anno. E’ fondamentale, infatti, non lasciare soli i comuni e fare in modo che questi immobili, una volta confiscati, siano davvero restituiti alla collettività rappresentando una testimonianza di legalità, giustizia e riscatto civile. Non solo, i beni riutilizzati socialmente assumono un alto valore simbolico e pedagogico, testimonianza di uno stato credibile, capace di riappropriarsi di quanto le mafie hanno sottratto ai cittadini attraverso attività criminali e di restituire alla collettività valore attraverso creazione di lavoro, impresa o attività di sostegno alle fasce deboli” concludono i consiglieri Dem.

Tom Cruise nostrani tra politica e Covid

C’è del marcio in Danimarca. O perlomeno qualcosa non torna. Non riguarda solo il covid. Ma partiamo dal covid. Oramai (purtroppo) è acclamato, siamo alla quarta crisi pandemica. Forse stavolta l’ Italia è un  cicinin meglio messa degli stati europei. Stupisce la Germania. Ma non si può sempre essere i migliori. Anche da noi ci sono le criticità. Come a Biella che per potenziare le vaccinazioni hanno ridotto i centri vaccinali ad uno solo. Geniali,  direi. Ammettendo l’errore vogliono correre ai ripari. Insomma ce n’è sempre una. Ora la principale è che non aspettandosi la nuova  ondata hanno depotenziato tutto l’apparato per vaccinanare, ma non finisce qui. Abbiamo il mostro Tom Cruise (Stefano lo Russo) alle prese con la sua quotidiana giornata di missione impossibile. Da 5 anni vacante il posto di Direttore generale in comune. Del resto che dovrebbe dirigere se mancano oltre 5mila dipendenti. Anagrafe fuori controllo e piazza Baldissera sempre intasata. Sulla raccolta rifiuti la situazione non è quella di Roma, ma ci siamo quasi. Ed intanto Chiaretta prenota, grazie a Conte, un posto per Roma… onorevole s’intende. Qui le cose si complicano un po’ per tutti i partiti.
Tanti pretendenti e meno 40 % dei posti assegnabili. Il più grande rimane Gianni Letta.
Non ha dubbi:  c’è solo il pd senza correnti.
Eppure, noi siamo convinti del contrario. Ci sono le correnti e non il Pd. E già, però noi non siamo segretario nazionale del partito. Del resto è come chiedere al macellaio se la sua carne è buona. Ma un anno è lunghetto.
Presidente della Repubblica? Si fa strada l’idea di una donna. Fa fine e non impegna  più di tanto. Ma che faranno i deputati? Contratteranno. Se mi chiedi questo mi devi dare quest’ altro. Su questo, magari ci sarà il ritorno in carrozza  del Toscanaccio Matteo Renzi. Lui di servizi segreti ed Emirati arabi se ne intende. E se ne intende anche sui modi di finanziare la politica. Sia ben chiaro tutto legale! Sa bene tutto il nostro Gianni letta. Per gli amici solo Gianni. Dai Matteuccio, non fare lo stupidino. Un accordo ci sta sempre bene. Di altro avviso Calenda che da Cuneo lancia la sua crociata contro il renzismo. Scegliete tra me o lui. Sono o no il primo partito a Roma?
Non meglio vanno le cose nel centro destra.
Salvini e Meloni hanno strizzato l’occhio ai no vax. Ma gli è andata male, molto male. Hanno avuto tutti contro, compresi i loro. Giorgetti ha abbozzato, qualche discussione in più e poi : avanti con il governo. Purtroppo non c è solo la politica o il covid. Sia a Roma come a Torino mancano i tecnici e professionisti per gestire i fondi europei. Tradotto:  come correttamente spendere i soldi. E i progetti come sono stati predisposti ? Magari un tanto al chilo. Tanto c’era Mario Draghi che garantiva e garantisce. Un Mario Draghi sempre più stanco. Oramai gli tocca. Obbligatorio andare avanti. Necessario andare avanti. Così abbiamo due Tom Cruise. Uno a Torino e uno a Roma. Stefano Lo Russo e Mario Draghi con storie diverse ma un destino comune. Difficile, molto difficile. Ma tanto necessario per poter contare in un futuro. Abbiamo bisogno di sperare. Tanto bisogno.

Patrizio Tosetto

Giornalista molestata, senatrici Lega: episodio indegno, orrore da giornalista in studio

“Quanto accaduto a Greta Beccaglia, giornalista di Toscana Tv molestata in diretta da un gruppo di tifosi, non è degno di un Paese civile. A pochi giorni dalla Giornata contro la violenza sulle donne non dovremmo solo indignarci ma pretendere che un fatto del genere sia fermamente condannato da uomini e donne come atto di violenza, mentre fa orrore che un collega sminuisca l’episodio in diretta definendolo un momento di crescita. Sia fatta chiarezza nelle sedi opportune sulla posizione del giornalista, da parte nostra ci sarà la massima collaborazione per andare in fondo alla vicenda e pretendere che tali episodi, in qualsiasi contesto, non restino impuniti”.

Così le senatrici della Lega in Commissione d’inchiesta sul femminicidio Valeria Alessandrini, Marzia Casolati e Lina Lunesu.

Carlo Donat-Cattin Vita e idee di un democristiano scomodo

Presentazione del libro di Giorgio Aimetti

Venerdì 3 dicembre 2021 – Ore 17:00
Polo del ‘900, Via del Carmine 14, Sala ‘900

Ingresso in Sala ‘900 con prenotazione obbligatoria 
registrandosi al seguente link

L’evento sarà trasmesso anche in diretta streaming sul canale Facebook e sul sito della Fondazione
 www.fondazionedonatcattin.it

Per partecipare agli eventi è obbligatorio esibire la Certificazione verde in forma cartacea o su smartphone unitamente ad un documento di identità.  Scopri di più.

Italexit, riunita la segreteria provinciale

Riceviamo e pubblichiamo

ITALEXIT: CONTINUA LA CRESCITA DEL PARTITO SU TORINO, A BREVE IL TESSERAMENTO 2022
Nella giornata di venerdì 19 novembre ha avuto luogo la segretaria provinciale di Italexit, il partito fondato dal Sen. Gianluigi Paragone.

Alla presenza di Luciano Bosco (Coordinatore Nazionale) e dei dirigenti locali, si è proceduto alla nomina dei nuovi responsabili cittadini: Antonio Pappalardo sarà il referente comunale, coadiuvato da Andrea Nardella (responsabile per Torino Sud), Silvia Martini (Torino Nord), Paolo Giorgini (Torino Ovest) e Luca Giacomone (Torino Est). “L’obiettivo di questa nuova struttura – dichiara Pappalardo – è quello di aumentare la capillarità di Italexit sul territorio cittadino. Le recenti amministrative sono state un banco di prova importante per il partito: nei seggi più periferici il risultato è stato molto incoraggiante nonostante una campagna elettorale particolarmente difficile; faremo tesoro di questa esperienza per affermarci e radicarci in tutti i quartieri”.
Nei prossimi giorni il partito lancerà inoltre il tesseramento nazionale per il 2022. Secondo Bosco “si tratta di un passaggio fondamentale per un partito che intende diventare l’unica vera alternativa nello scenario politico italiano. I torinesi desiderosi di un reale cambiamento, indipendentemente dal loro trascorso politico, sono i benvenuti: la battaglia contro l’Unione Europea ha bisogno delle migliori forze che questa città può offrire”.

Eliski, Grimaldi (LUV): Il mondo ci chiede di cambiare ma la destra piemontese è ferma agli anni ‘80

” Vacanze a Sauze in elisky al profumo di vodka e panna”

“La discussione sull’eliski è tra le più ridicole mai udite in Aula. Lega e soci si comportano come quei neoarricchiti che vogliono a tutti i costi comprarsi la macchina più grossa, piazzare una bella statua con fontana in cortile. Il mondo chiede difesa della biodoversità e verdure stagionali? Beh, i leghisti sono fermi agli anni ‘80: pasta con vodka e panna e vacanze di Natale in elisky a Sauze” – ha ironizzato il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, nel corso del suo intervento in Aula in merito alla proposta della maggioranza di dare il via libera alla nuova legge “Alpi Safari”.

“Dovremmo guardare alla montagna come a un laboratorio di sviluppo sostenibile, l’eliski è invece segno di una deriva culturale. Ma non solo: tutti i territori montani (dalle Dolomiti alla Valle d’Aosta, passando per la Svizzera) pubblicizzano e puntano sull’aria pulita, il verde e la montagna incontaminata, noi puntiamo sugli elicotteri. Chi non ha capito qualcosa, noi o gli altri?” – ha proseguito Grimaldi. – “La legge ‘Alpi Safari’ permetterà di raggiungere con una ‘limousine a pale’ i rifugi più alti, consentendo ai paganti di sparare ai cervi e far riportare indietro la preda come in un safari sulle nevi. Unica avvertenza: non far atterrare l’elicottero, per evitare valutazioni di impatto ambientale, e mettere il cervo morto in un sacco”.

“Con questo livello di amministratori non cambierà mai niente, se non in peggio” – ha concluso Grimaldi. – “Continuano a chiedere un minuto in più per questo sistema, ancora un centimetro in più di suolo consumato, ancora uno sforzo in più per il consumismo, uno spazio in più per le automobili, una concessione per le attività a forte impatto ambientale, un rinvio della decarbonizzazione, una proroga per la riduzione delle emissioni, un favore per chi preda e sfrutta le risorse ambientali. Eppure anche voi siete abitanti di questo pianeta, lo sono i vostri figli, i vostri nipoti. Pensate se vi importa più di loro o di qualche milionario col pallino della caccia”.

“L’Eutanasia della Democrazia”

E’ stato presentato a Torino l’ultimo libro di Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi. “L’Eutanasia della Democrazia”, Rubbettino Editore, con prefazione di Sabino Cassese, individua nell’abolizione dell’autorizzazione a procedere per i membri del Parlamento, avvenuta sotto l’incessante spinta delle piazze forcaiole seguita alla stagione politica di “Mani pulite”, uno dei passaggi cruciali della nostra democrazia, che ha inciso in modo irreversibile sul rapporto tra i poteri dello Stato. Alla presentazione del libro hanno partecipato, insieme all’autore, Luciano Violante e Guido Crosetto.

Secondo l’autore, nel libro “c’è la fotografia di due epoche, quella della Costituente e poi quella del ’93, quando l’articolo 68 è stato modificato. Un punto di equilibrio – sostiene il presidente della Fondazione Einaudi – era stato trovato nel 93. Poi tutto è crollato la notte delle monetine al Raphael, quando i parlamentari si sono consegnati al populismo”.

Per Guido Crosetto “riflettere su quei giorni, sulle motivazioni per cui sono cambiate le guarentigie che erano state fissate dai Costituenti è importante perché questo è diventato negli anni un elemento di debolezza del sistema Italia nel suo complesso. Le guarentigie costituzionali – sottolinea Crosetto –  in tutto il mondo non garantiscono i singoli ma le Istituzioni”.

Secondo Luciano Violante in quegli anni “ci furono eccessi da tutte le parti. La corruzione c’era e la maggior parte dei partiti preferirono dileguarsi senza pensare al futuro. Questa è la ragione – secondo l’ex Presidente della Camera – della crisi in cui ci siamo trovati negli anni successivi”.

In quest’opera, oltre alla fedele esposizione del dibattito parlamentare antecedente alla riforma, vi è anche uno scrupoloso lavoro di ricerca sulle guarentigie parlamentari. Quando nacquero? Perché? Cosa prevedono le Costituzioni degli altri Paesi occidentali? Domande essenziali per comprendere l’evoluzione della nostra democrazia. La risposta del libro è che siamo un unicum nel panorama mondiale.