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Lega: “Bioeconomia pilastro del piano Next Generation”

Riccardo Lanzo, vicepresidente del gruppo Lega Salvini Piemonte e presidente della commissione Autonomia, indica nella Bioeconomia e nell’Economia della Cura due degli asset strategici sui quali elaborare una politica industriale innovativa, coesiva e solidale per il Piemonte del post pandemia grazie ai fondi Next Generation Ue. 

“Il Piemonte si trova ad affrontare un’uscita dalla crisi molto complessa – ha ricordato il consigliere Lanzo nel corso del suo intervento – ma grazie al piano Next Generation Ue sarà possibile definire un nuovo modello economico e sociale capace di tenere insieme la creazione di ricchezza attraverso la competitività industriale con la tenuta sociale e occupazionale. Un’economia competitiva ma che sia anche più inclusiva e resiliente, che sappia abbracciare territori oggi soggetti a grandi progetti di deindustrializzazione e che sappia coinvolgere le reti del saper fare e dell’imprenditorialità sociale, sfruttando quell’importante serbatoio di competenze tecnologiche e digitali di cui la nostra Regione è ancora dotata. Ed è proprio un piano come il Next Generation Ue, che fissa i suoi pilastri fondamentali nel green new deal, nella digitalizzazione e nell’inclusione, a identificare nella Bioeconomia e nell’Economia della Cura due traiettorie di specializzazione per il futuro del nostro Piemonte. La Bioeconomia, che comprende un vasto insieme di attività industriali che vanno dalla produzione di risorse biologiche alla loro lavorazione, ha l’indubbio valore di rigenerare aree oggi marginali e di poter diventare un efficace acceleratore per l’innovazione sostenibile e per una peculiare specializzazione della nostra regione qual è l’agricoltura. La Bioeconomia può quindi rappresentare un fattore di flessibilità, adattabilità e resilienza alla crisi post pandemia e può creare un’economia più sostenibile e pulita e capace di generare nuovi posti di lavoro approcciando tutti i territori, grazie a forme complesse di partenariato tra il pubblico, il privato e il terzo settore. Anche l’Economia della cura, che include il settore dei servizi sanitari e della cura delle persone, è un settore destinato a espandersi, vista la crescente domanda di salute e benessere e il progressivo invecchiamento della popolazione. La “White Economy”, oltre ad avere una produttività molto alta, può rappresentare un canale privilegiato di occupazione, soprattutto per i giovani, e offre potenziali economici e di innovazione enormi. L’opportunità è quella di far crescere una nuova generazione di imprese sociali che potranno contare sulla disponibilità di investimenti privati, su un mercato che già oggi genera una spesa per il welfare di decine di miliardi di euro da parte delle famiglie e sui numeri dello stesso terzo settore, che nel volgere di qualche anno potrebbe avere un’accelerazione impensabile per qualunque altro modello di business. E poi esistono le opportunità tecnologiche che il Piemonte può già offrire, una infrastruttura intangibile importantissima che potrebbe a breve arricchirsi con il Centro per l’Intelligenza Artificiale di Torino e che potrebbe accompagnare le nostre piccole imprese, le reti del saper fare e dell’imprenditorialità sociale verso la trasformazione dei loro prodotti e servizi per cogliere le opportunità del post Covid”.

Salizzoni: “non sostengo candidati alle primarie”

“Non sosterrò nessun candidato alle primarie del centro-sinistra e non sono impegnato a raccogliere le firme per nessuno.

Stimo e apprezzo tutte le persone in campo ma non intendo schierarmi, anche per rispetto del ruolo istituzionale che ricopro. Terminate le primarie, sosterrò convintamente il candidato Sindaco del centrosinistra”

“Per quanto riguarda l’iniziativa assunta da Maria Cavallo Perin, non esistendo più da tempo l’istituto dell’autorizzazione maritale, mi pare superfluo dover ricordare che la “moglie di Salizzoni” ha le sue idee e la sua libertà”

 

Mauro Salizzoni

Vice Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte

Grimaldi (LUV): “vicini alla catastrofe climatica, ma Cirio rifila al Governo il catalogo Postal Market”

“Un milione di specie è a rischio estinzione. Gli ecosistemi stanno scomparendo davanti ai nostri occhi. I deserti si stanno diffondendo. Cerchiamo le origini dei virus nei laboratori ma sono quasi sempre di origine zoonotiche.

Acquazzoni violenti, grandinate e tempeste di vento e neve sono aumentati del 274% rispetto allo scorso anno. Rischiamo di dover deportare gli ulivi della Puglia in altura e dare i vitigni delle nostre Langhe in adozione a distanza in Libano e Marocco. La verità è che siamo vicini alla catastrofe, non solo climatica. Questa era la consapevolezza che doveva guidare il PNRR, invece si continua ciecamente con piogge di soldi su imprese, grandi opere e interventi che si sarebbero fatti in ogni caso. Il PNRR non è all’altezza nemmeno del Green Deal europeo e manca l’obiettivo di una vera transizione ecologica” – dichiara Marco Grimaldi, Capogruppo di LUV e responsabile Transizione ecologica per la Segreteria nazionale di Sinistra Italiana.

“Purtroppo neanche chi governa il Piemonte ha in mente alcuna prospettiva credibile” – prosegue Grimaldi. – “Ponti tibetani in questo e quel Comune, rotonde di centri commerciali, varianti stradali per una media di mezzo milione di euro, monorotaie in mezzo alle vigne (altro mezzo milione!). Ma quale ascolto e ricognizione? La Giunta Cirio ha passato quattro mesi a rimestare nei cassetti e promettere sostegni per tirare fuori progetti in parte già vecchi e utili solo ad alcuni privati o territori a cui evidentemente tiene particolarmente: oltre 1200 progetti che la Giunta sa già che, per come è stato pensato il Recovery Plan europeo, non saranno mai finanziati. Oggi Cirio ammette che già 100 sono fuori, non ci voleva uno scienziato o un analista per capire che se rifili una copia di Postal Market al Governo poi qualcuno se ne accorge”.

 

Pd, Montaruli (FDI): “Nessuna donna candidata? Quote rosa boomerang per la sinistra“

“Il ritiro di Gianna Pentenero dalle primarie di Torino apre ad una competizione solo maschile nel Pd.

Cade nella sinistra il principio quota rosa rivelatosi un boomerang nella sua ipocrisia” a dichiararlo è la parlamentare di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli, che prosegue: “Da persona da sempre contraria alle quote, ho la soddisfazione di poter dire che siamo di fronte al fallimento delle stesse, usate come “contentino” per impedire una valutazione sul merito. Allo stesso tempo da avversaria mi spiace che una figura autorevole e capace, seppur distante nelle idee come l’ex assessore Pentenero, debba ripiegare dopo mesi di polemiche dove il giudizio è stato rivolto più al suo genere e sempre nell’ottica di un ticket o di un incarico da vice. Il fallimento delle quote è palese in una vicenda dove una donna viene accettata solo se a rimorchio mai da protagonista. Non abbiamo bisogno di questa mentalità ed è ora che da Torino, anche insieme, ci si unisca per trovare un’alternativa seria alla possibilità di essere considerate per capacità in ruoli apicali. Da qui il mio appello alle donne del Pd a non arrendersi all’idea della riserva. A Gianna Pentenero la mia stima e il mio incoraggiamento a saltare tutti gli ostacoli, fiera di stare in un partito come Fratelli d Italia che non ragionando per quote ci ha sempre permesso di non essere in coda e assumere e conquistarci ruoli e responsabilità”.

Rigenera Italia, M5S: “130 milioni ai comuni del Piemonte”

 IN INVESTIMENTI PER SOSTENIBILITA’ E MANUTENZIONE PUBBLICA NEL 2021
 130 milioni di euro. Questa la cifra destinata ai Comuni Piemontesi dalla misura “Futuro in Comune” del progetto Rigenera Italia che finanzia le amministrazioni locali per opere di efficientamento energetico e sviluppo sostenibile.
Il contributo, infatti, passa da 500 milioni a un miliardo di euro per il 2021. Le risorse possono essere utilizzate per interventi territoriali da avviare entro il 15 settembre quali, tra gli altri, il rifacimento di strade, la manutenzione di edifici pubblici e scuole, la realizzazione o il completamento di piste ciclabili, l’installazione di pannelli fotovoltaici, l’ammodernamento di caldaie in edifici pubblici, l’abbattimento di barriere architettoniche.

“È fondamentale che i sindaci Piemontesi utilizzino nel migliore dei modi i fondi previsti dalla norma, fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle e in vigore dal 2019. Un provvedimento ‘Rigenera Italia’, un’occasione straordinaria per incidere sul territorio e migliorare la qualità di vita dei cittadini”, sottolineano i Parlamentari Cinque Stelle Piemontesi.

Nel 2021 vengono destinati 100mila euro ai Comuni fino a 5mila abitanti, 140mila a realtà tra 5mila e 10mila unità, 180mila alle amministrazioni con una popolazione compresa tra i 10mila e i 20mila abitanti. La norma stanzia, inoltre, 260mila euro per i Comuni territoriali tra i 20mila e i 50mila abitanti, per andare poi ai tre scaglioni superiori: 340mila euro per le città fino a 100mila abitanti, 420mila per quelle tra 100mila e 250mila abitanti e mezzo milione di euro per tutti i Comuni con più di 250mila abitanti.

“La transizione ecologica è un percorso necessario che coinvolge attivamente i Comuni. Grazie ai fondi messi a disposizione dallo Stato, inoltre, abbiamo la possibilità di aprire nuovi cantieri sostenendo l’economia locale: è il momento di accelerare”, concludono i Parlamentari

AIROLA

AZZOLINA
CARABETTA
CRIPPA
D’ARRANDO
MATRISCIANO
PIRRO
SERRITELLA

Dal Piemonte tremila progetti per il Recovery fund

Sono circa 3mila i progetti che il Piemonte presenterà a Roma appena saranno indicate le modalità di ingaggio, per un totale di 34 miliardi di euro di investimenti provenienti dal Recovery plan. Progetti selezionati soprattutto tra quelli provenienti dal territorio.

Questi in numeri annunciati ad apertura del Consiglio straordinario convocato sul tema “Piemonte next generation”, dal presidente della Regione Alberto Cirio.

“Il Recovery , insieme al tema vaccini – ha puntualizzato Cirio – è una delle due colonne su cui investire per  far ripartire il paese e il Piemonte, una ripartenza che abbiamo voluto ricostruire attraverso l’ascolto capillare dei territori , cosi come concordato in Conferenza delle Regioni. Si è stabilito di adottare, un meccanismo di raccolta istanze inerenti  le 6 missioni del Ricovery: Digitalizzazione, innovazione; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e ricerca e salute. Non è ancora chiaro il metodo con cui saranno selezionate le proposte delle Regioni, perché il governo Draghi, anche giustamente, attende il via libera da Bruxelles anche per comunicare le regole: abbiamo dovuto muoverci al buio, mettendo in atto il metodo botton up, censendo istanze progettuali dei territori. I progetti che non troveranno spazio nel Recovery e nel fondo complementare pari a 30 miliardi, auspichiamo possano trovare spazio nella programmazione dei  fondi europei.  Conclusa questa prima fase di censimento si passerà ora alla fase due di programmazione.

Sui 6 assi di intervento del Recovery sono intervenuti gli assessori regionali competenti:

Per l’assessore all’ambiente Matteo Marnati, il percorso che ha portato alla definizione di una selezione di progetti ha avuto come unico principio cardine quello della “Crescita felice”, con progetti legati alla rivoluzione verde, alla transizione ecologica, alla sostenibilità. ““All’interno della macroarea della digitalizzazione – ha aggiunto l’assessore – grandi temi come 5G, banda larga, intelligenza artificiale, big data, cyber security e il cloud. Un’area questa in cui sono stati raccolti circa 200 progetti, più di 20 cantierabili, per un valore di oltre 700 milioni di euro”. Sono stati 2974 i progetti presentati dagli enti pubblici piemontesi “e circa il 40% riguarda tematiche collegate ai temi dell’Ambiente, Energia e Territorio: 498 per efficienza energetica e rinnovamento degli edifici pari al 42,2%; 249  sono connessi alle energie rinnovabili, idrogeno e mobilità sostenibile; 105 progetti, sono riferiti a protezione del territorio e delle risorse idriche. Infine 25 progetti, sono riferiti ad agricoltura sostenibile ed economia circolare”.

“Dopo i vaccini – ha esordito l’assessore al Bilancio Andrea Tronzano –  abbiamo davanti una sfida difficile, la sfida economica. L’economia piemontese ha basi solide e punti di forza. Abbiamo imprese che possono dar vita ai nuovi trend tecnologici e propensione all’export, innovazione e ricerca, abbiamo l’incontro virtuoso tra atenei e imprese, tra filiere e distretti. Quello su cui dobbiamo investire è il potenziamento del rapporto tra pubblico e privato, la cultura digitale delle piccole e medie imprese , i costi e la fornitura delle materie prime, lo sviluppo e l’attrazione degli investimenti . Solo cosi potremo creare opportunità per essere attrattivi e competitivi”.

Sul tema sanità è intervenuto Luigi Icardi secondo cui approfittando delle risorse del Recovery “urge un riordino e un rafforzamento della rete territoriale, superando la vecchia visione ‘ospedalocentrica’ e valorizzando invece i distretti della salute dotate di risorse e autonomia. Serve medicina del territorio più accessibile e incentrata su case della salute. Occorre una rete di assistenza primaria diffusa e collegata all’area sociosanitaria. Bisognerà introdurre una circolarità tra domiciliarità, residenzialità e ospedale favorendo la scelta domiciliare. I 60 progetti sanitari che abbiamo selezionato intendono affrontare  due sfide in particolare: la digitalizzazione del servizio sanitario e il miglioramento delle  reti di prossimità per l’assistenza territoriale”.

Anche i progetti legati all’agricoltura rappresenteranno uno degli assi strategici del documento del Piemonte, secondo l’assessore Marco Protopapa “I 24 progetti che abbiamo individuato nell’ascoltare le richieste dei territori, sono realizzabili tra i 3 e i 5 anni. Parliamo di interventi che riguardano invasi, recupero strutture, messa in sicurezza dei canali, di energia idroelettrica, risparmio energetico, nonché danni causati da alluvioni”.

Per l’assessore ai trasporti Marco Gabusi, il primo progetto strategico da mettere in campo riguarda la rivoluzione verde, bisogna guardare al traffico di persone e merci in maniera sostenibile. Inoltre, nel censire le priorità del Piemonte non si può non guardare alla strada dell’idrogeno e al tema del contrasto al dissesto idrogeologico”.

Sull’asse istruzione, Lavoro e Formazione professionale è infine intervenuta Elena Chiorino “Bisogna ripartire accelerando o processi che da tempo sono noti e riconosciuti come necessari, ma che per la rigidità del sistema non si sono mai compiuti. Penso ad esempio alle Academy: le nuove fabbriche della formazione, progetto che include un piano di potenziamento e valorizzazione del sistema ITS. Va superato il concetto di assistenzialismo con l’auspicio che nel DEF del governo non si confermi l’incremento di un miliardo di stanziamento per il reddito di cittadinanza, destinandolo al potenziamento delle politiche attive del lavoro. Occorre investire sulla formazione continua, rafforzare l’orientamento, l’apprendistato duale e la ricollocazione, ma anche potenziare i servizi alla famiglia per sostenere l’occupazione femminile.   Dobbiamo elaborare progetti – conclude –  Nella piena convinzione che oggi più che mai si debba intervenire nell’ottica di primazia dell’interesse nazionale a tutela del nostro made in Italy e a salvaguardia del dato occupazionale: dove c’è impresa c’è occupazione, mossi da patriottismo industriale e dall’orgoglio della nostra vocazione manifatturiera”.

Il dibattito ha registrato gli interventi di moltissimi consiglieri, tra i quali i capigruppo delle forze politiche presenti in Consiglio.

Per Alberto Preioni (Lega) “il   lavoro di censimento presentato dalla Giunta Cirio è espressione delle volontà dei sindaci e dei territori, un lavoro capillare e dettagliato da cui non si poteva prescindere. I tanti progetti andranno cuciti insieme in maniera da rendere il Recovery  plan un reale piano di ripartenza. Un lavoro utile e non scontato perché tra due anni si riaprirà anche la nuova programmazione europea. Guardo all’inizio di questo percorso con fiducia poiché nato dal dialogo con i nostri territori”.

Diversa la posizione del Pd con Raffaele Gallo: “Oggi avremmo dovuto discutere di Next generation, di opportunità e di sviluppo, di investimenti e risorse e invece anche in questa occasione come per il Piano competitività  e del Riparti Piemonte, la Giunta Cirio ha perso l’occasione di indicare quale sia la sua visione rispetto al futuro del Piemonte. Invece di entrare nel merito di progetti strategici in grado di dare nuove spinte al Piemonte, il presidente Cirio comunica di aver stilato lista di piccoli e grandi interventi dei Comuni. Lavoro legittimo ma diverso da quello che ci offre in termini di opportunità il Recovery plan. La Regione avrebbe dovuto definire priorità e non limitarsi a raccogliere i progetti degli enti locali.”

Per Paolo Ruzzola (capogruppo Forza Italia) “il censimento dei progetti segnalati dai comuni e dai territori, è la base per costruire anche i futuri  bandi europei.  A partire da quelle istanze possiamo ridare fiducia al Piemonte, per creare un piano di sviluppo e di rilancio credibile da presentare non solo per ricevere  fondi del Recovery ma da utilizzare  anche nella programmazione dei fondi europei per i prossimi 7 anni.”

“Scopriamo oggi in aula una cosa nuova – esordisce Sean Sacco, M5S –  che discutiamo di un insieme di progetti raccolti per il Piemonte e non del Recovery plan. Abbiamo a  disposizione fondi da spendere entro il 2026  e invece di pensare a come ridisegnare il Piemonte, la giunta propone un elenco di progetti  e idee che stavamo già facendo prima. Dei 34 miliardi di euro previsti per il Piemonte probabilmente ne arriveranno fra i 7 e gli 8. Non presentarsi con progetti chiar  e strutturali vuol dire perdere una grande occasione. Gli assessori della Giunta Cirio hanno elencato principi ma non progetti..”

Per Paolo Bongioanni (FdI) ”l’ ascolto partecipato portato avanti dalla Giunta  con i Comuni piemontesi, è la  chiave per indicare le reali necessità del territorio. Tremila progetti sono tantissimi  e anche se non saranno tutti realizzabili, rappresentano un’occasione straordinaria per recuperare il terreno perso nelle scorse legislature”.

“Le risorse annunciate da Giunta,  34 miliardi, date per acquisite, in realtà non lo sono ancora – specifica Silvio Magliano (Moderati) –  dunque bene capire oggi cosa c’è nel cassetto dei sindaci ma occorre ragionare su una visione più generale. Le risorse esistono se esistono riforme strutturali, questa è la sfida. Grave che la Città Metropolitana non abbia inserito la tangenziale est di Torino tra i progetti finanziabili”.

“I fiumi di soldi per il domani non basteranno mai se servono a fare le stesse cose di ieri, magari gli stessi errori – ha dichiarato Marco Grimaldi (Luv)  – Gli ecosistemi stanno scomparendo, ogni 10 anni perdiamo 10 milioni di ettari di terreni . Inquinamento atmosferico e idrico uccidono 9 milioni di persone l’anno. Bisogna ripensare radicalmente il nostro modello sociale e di sviluppo, invece si continua ciecamente con pioggia di risorse per grandi opere che si sarebbero fatte in ogni caso”.

Per Mario Giaccone (Monviso) sembra il sogno di qualsiasi uomo politico o cittadino, poter restituire questa mole di risorse ai territori, oltre 34 miliardi per 3mila progetti per un futuro di benessere, salute, istruzione, diritti ed equità. Il Ruolo dell’opposizione, pur apprezzando il lavoro svolto, è indicare come questo tipo di programmazione abbia delle falle e dei difetti: per noi la falla è sulla capacità strategica di progettare il futuro di questo territorio fra 30-40 anni. Le scelte hanno un modello “vecchio” più che una vera programmazione che guardi al futuro”.

“Abbiamo richiesto il consiglio straordinario per sentire quale fosse visione utilizzata nel documento da sottoporre al governo – afferma nel suo intervento Francesca Frediani (M4O) –   Oggi apprendiamo che questa visione non  esiste. Il sistema di censimento è un elenco di progetti , la Giunta ha solo raccolto istanze dei territori scegliendo di non decidere nulla, illustrandoci progetti scollegati tra di loro. Ennesima occasione persa per dare una direzione al Piemonte”.

Gallo, (Pd): “Centrodestra non ha colto lo spirito del Recovery”

“Abbiamo chiesto un Consiglio regionale aperto sul Recovery Fund per fare chiarezza sulla linea tenuta dalla Regione Piemonte sul tema e per entrare nel dettaglio delle proposte avanzate.

Purtroppo la Giunta di centrodestra non ha colto lo spirito del Recovery: quello di dare una concreta opportunità di rilancio a cittadini, territori e imprese attraverso progetti articolati e puntuali, attraverso proposte innovative e una visione politica di ampio respiro. Il centrodestra ha, invece, presentato tanti, troppi, progettini, isolati e limitati a territori ristretti scelti in base a non si comprende esattamente quali criteri” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“Avremmo dovuto intervenire su settori importanti per la ripartenza: politiche per i giovani che sono coloro sui quali gli effetti della pandemia pesano e peseranno maggiormente anche negli anni futuri, interventi per le start up innovative, progetti completi e dettagliati sulla rete di trasporto e non investimenti spezzettati e privi di una visione sovraregionale e transnazionale. E, poi ancora, manca una proposta articolata per ridisegnare la sanità, come era stato chiesto dal Governo, anche alla luce di tutte le criticità che la pandemia ha evidenziato e delle necessità che i territori hanno manifestato: un’assistenza nuova a partire dalle Case e dagli Ospedali di Comunità, dalla telemedicina, dall’assistenza domiciliare che, durante le recrudescenze del virus, se fosse già stata potenziata, avrebbe evitato il sovraffollamento dei reparti degli ospedali” spiega Gallo.

“Certo, la decisione finale sulle proposte spettava al Governo. Ma dalla Regione avrebbero dovuto partire progetti articolati e il Partito Democratico ne aveva presentati sulla sanità, sulle infrastrutture, sul rilancio economico, sulla famiglia, sui giovani, sull’occupazione. I fondi rappresentano un’occasione unica che il Piemonte ha sprecato per l’ordinario, non comprendendo che il Recovery Fund chiedeva di progettare il futuro e di scrivere le linee economiche e sociali della ripartenza” conclude Raffaele Gallo.

Ruffino (Cambiamo!): centrodestra unito su Damilano, centrosinistra scollato 

“Il centrosinistra, per il comune di Torino, è costretto a ricorrere alle primarie sperando di riuscire a trovare un candidato sindaco che possa andare bene anche per l’alleanza con i 5 Stelle.

Il centrodestra invece è compatto sul candidato civico Paolo Damilano, fornendo così una bella dimostrazione di coesione anche a livello locale”. Dichiara in una nota la deputata di Cambiamo! Daniela Ruffino. “Lo scollamento dell’area di centrosinistra evidenzia l’unico interesse che li tiene uniti, il potere, così come accade a Roma dove appoggiano Draghi ma poi localmente non trovano intese su nulla. Il centrodestra invece, continua a dimostrare come investire su uomini e programmi sia benefico per il futuro dei territori”, conclude

Se il Pd vuole far vincere la destra

Chiaretta, la nostra ( non sempre ) amata Sindachessa non ha dubbi. Se la destra a Torino vincerà sarà colpa del Pd. Non le passa per l’anticamera del cervello che le colpe sono anche del suo fallimentare governo della città di Torino.  Tant’ e’ che neanche si ripresenta. Sicuramente,  comunque passerà alla storia. Tutto quello che ha promesso di fare non l’ha fatto. 

Persino Letta e Conte se ne sono fatti una ragione e parlano di accordi eventuali al secondo turno. Anche qui,  direi meglio tardi che mai. Ma mi sa che per Conte non c’ è solo la complicanza dei cinquestelle,  con Beppe Grillo e Casaleggio che non trovano la quadra sui soldi e Conte che , almeno per ora,  non è stato eletto da nessuno.  Il movimento ha oramai dei cedimenti evidenti che possono preludere al crollo definitivo. Davigo e Storari indagati?   Insomma, chi la fa l’aspetti. Novelli Robespierre che volevano moralizzare la politica,  ora (forse) dovranno moralizzare se stessi. Scatenato Enrico Letta. Il pd ad un passo dalla Lega,  ovviamente nei sondaggi. Incredibile no?  Incredibile perché a Torino che figuraccia sta facendo il Pd e ( mi permetto di dire ) chi gli va dietro.  Gianna Pentenero si ritira e manco si presenterà come consigliera. Troppe le firme da raccogliere ma soprattutto è stata scaricata dai suoi. Così dopo che Letta urla “largo alle donne”, manco una donna candida. .Enzo La Volta non molla e tenta il tutto per tutto. Letterale disperazione di chi non vuole Lo Russo come candidato. Ma hanno una caratteristica: non sono iscritti al pd.  Sono 1800 gli iscritti, dicono. Più che partito direi una “setta”. Pace e dominio per i soliti che hanno creato il vuoto. Dominano qualcosa che tutti chiamano deserto. Sembra che vogliano consegnare la vittoria a  Damilano. Se vincerà vincerà per un solo motivo , se non altro perchè il popolo del pd, il popolo che votava pd è proprio stanco e demoralizzato. Perlomeno non motivato.  Chi ha prodotto il deserto ha prodotto questa possibile sconfitta.  Per la seconda volta la sinistra è fuori dall’amministrazione di Torino.  Ovviamente,  come al solito, se mi sono sbagliato,  pronto a cospargermi il capo di cenere. Con un’altra e finale convinzione : se perderanno rimarranno comunque lì. Ma la dignità è altra cosa.
Patrizio Tosetto

Le primarie e la “non scelta” del partito

Dunque il “dio primarie” si riaffaccia. È noto che nella sinistra italiana, cioè nel Pd, le primarie sono una sorta di dogma.

Un po’ come per noi cattolici, pur senza essere blasfemi, il significato della Trinità.

Perchè le primarie, va pur detto, fanno parte dell’atto costitutivo del Partito
democratico. Più del progetto politico conta l’organizzazione e la celebrazione saltuaria delle
sempreverdi primarie. Per carità, le primarie sono un ottimo strumento burocratico e protocollare
della politica. Sono nate quando i partiti sono andati definitivamente in crisi, quando le classi
dirigenti dei rispettivi partiti hanno abdicato ai compiti che spettano, appunto, al ceto dirigente per
affidarsi qualunquisticamente a ciò che decide di volta in volta “la ggente”. Cioè alla selezione
democratica dei gruppi dirigenti. E così è diventato del tutto normale che, tranne per i
parlamentari dove la designazione è fatta brutalmente dall’alto senza alcun filtro democratico e
partecipativo, per altri ruoli il tutto viene affidato qualunquisticamente a questo singolare e curioso
strumento burocratico e protocollare.

E per entrare nello specifico, il nodo della scelta dei candidato a Sindaco in alcune grandi città in
vista delle elezioni del prossimo ottobre è persin troppo emblematico. E il caso di Roma e di
Torino ma non solo, al riguardo, lo confermano in modo plateale. Se a Roma prosegue il balletto
attorno alla candidatura, o meno, di Zingaretti a Sindaco, a Torino dopo 8 mesi di estenuanti e
ormai noiose e ripetitive discussioni su chi scegliere per la carica di Sindaco, si è poi deciso,
come da copione, di ricorrere al dio primarie per sciogliere la sempre più intricata matassa.
Perchè il tema è sempre lo stesso, più volte evocato ma mai risolto per non rompere gli equilibri
tra le molteplici e sempre crescenti correnti/bande del Partito democratico. E cioè, si deve
privilegiare la “sintesi” condotta e guidata dal gruppo dirigente del partito oppure ci si affida alle
virtù salvifiche e miracolistiche delle primarie? La risposta, come ovvio e scontato, è quasi sempre
la stessa. E quindi primarie siano!

Ora, quasi tutti conosciamo ormai i vizi e le virtù delle primarie. Da strumento democratico che
alcuni lustri fa erano state palestre di partecipazione e di democrazia significative e di qualità,
sono diventate progressivamente momenti di decadimento etico e politico. E cioè, truppe
cammellate, voto clientelare, radicalizzazione dello scontro interno, difficoltà a ricomporre i mille
contrasti politici e personali che si scatenano puntualmente dopo ogni consultazione e,
purtroppo, anche svariate denunce per come viene condotta concretamente la campagna
elettorale…. Tutto ciò, come tutti sanno, accompagna purtroppo il concreto svolgimento delle
primarie in giro per l’Italia.

Insomma, non si può fare a meno delle primarie. Ma perchè, comunque sia, il partito principale
della sinistra italiana continua a rinunciare alla capacità di fare “sintesi”, cioè a scegliere
direttamente la propria classe dirigente assumendosi anche e soprattutto la responsabilità di
decidere? Del resto, i grandi e qualificati gruppi dirigenti dei partiti democratici del passato –
quando i partiti esistevano ancora, come ovvio …- avevano il coraggio e la capacità di selezionare
la propria classe dirigente. È così difficile ripristinare oggi quel meccanismo senza limitarsi a
parlare di quote, di genere, di equilibri tra le correnti e di come conservare il solo potere interno?
Forse ne uscirebbero rafforzati i partiti e ne guadagnerebbe, probabilmente, la stessa democrazia.

Giorgio Merlo