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Nuove povertà che fare?

L’assessore regionale al Welfare, Chiara Caucino sottolinea , in particolare dallo scoppio della pandemia da Covid19, come il rischio che la nostra società sta correndo è l’aumento delle cosiddette «nuove povertà».

Persone, famiglie che se, fino a ieri, riuscivano a sopravvivere e ad arrivare alla fine del mese, oggi si ritrovano in estrema difficoltà, magari senza lavoro, con un mutuo o un affitto gravoso da pagare e i figli da mantenere, tanto da essere costretti a chiedere un pasto caldo alle tante associazioni di volontariato che si occupano degli «ultimi». Un fenomeno segnalato in forte crescita anche in Piemonte, complice, tra l’altro, la grave e preesistente crisi economica che coinvolge il settore auto e il suo indotto. In sostanza, secondo l’Istat , i morsi della povertà tornano a farsi sentire tanto che siamo tornati ai livelli del 2005. Con stime in preoccupante crescita. A confermalo sono i dati dell’Ires, presentati oggi nel Rapporto «Piemonte economico e sociale», che non lasciano spazio a troppe interpretazioni.

I numeri, infatti, parlano chiaro: l’Ires ha calcolato il rischio povertà in Piemonte in tre distinte fattispecie: 1- prima della pandemia 2 – alla fine del 2020, con i benefici e, in ultimo, alla fine dello scorso anno, ma senza i benefici stessi.
In sostanza si segnala un aumento di circa il 2% all’anno del rischio povertà con picchi del 5% all’anno nelle famiglie con minori.
In Piemonte il rischio, considerando tutte le famiglie, era del 15,0% prima della pandemia, del 17,2% a fine del 2020, con i benefici, e del 19,0% per le famiglie senza benefici. Più drammatica la situazione delle famiglie con minori. Qui il rischio povertà è passato dal 18.3% dell’«era» pre Covid all’attuale 25,5%. Non se la passano bene nemmeno i lavoratori del settore industria (dal 14,5% al 25,5%) e i lavoratori del settore servizi scivolati dal 16,1 del 2019 al 19,6%.

«Questi dati – spiega l’assessore regionale al Welfare, Chiara Caucino – confermano il rischio, anzi la triste certezza che era apparsa evidente fin da subito, tanto che mi sono immediatamente attivata per mettere in campo misure proprio a contrasto delle “nuove povertà”». «Come prima cosa – spiega Caucino – abbiamo offerto sostegno agli Ambiti territoriali per le azioni finanziate sul fondo Povertà (circa 35 milioni per 32 Ambiti Territoriali). Inoltre, sono stati stanziati oltre 10 milioni di euro in favore del Terzo Settore finalizzati proprio per le azioni di contrasto alle nuove e vecchie povertà. A questi si aggiungono altri 200mila euro stanziati per il nuovo protocollo con la Prefettura sui senza dimora».

«Non solo: – prosegue l’assessore biellese della giunta regionale – abbiamo messo mano con determinazione alla gestione del progetto europeo di sostegno ai senza dimora attivo nelle città di Asti, Alessandria, Biella, Cuneo e Novara. E istituito il coordinamento delle azioni finanziate sul Fondo estreme povertà in tutti i capoluoghi di provincia». «E per i più bisognosi – osserva ancora Caucino – abbiamo messo a disposizione 800mila euro per rinforzare la rete di distribuzione di cibo ai meno abbienti piemontesi, oltre che 450 mila euro al Banco Alimentare del Piemonte per un triennio».
Ma il lavoro non finisce qui. Anzi, il «difficile» comincia proprio ora, con l’auspicata «fine» dell’emergenza pandemica. «Lo stop, prima o poi inevitabile, del blocco dei licenziamenti, così come le conseguenze a lungo termine della pandemia in chiave occupazionale, rappresentano fattori che dovremo affrontare, mettendo in campo tutte le misure più efficaci per tutelare le famiglie e gli individui che più di altri sono stati distrutti dagli effetti nefasti del Covid e che devono essere sostenuti con ogni mezzo».

Altra azione importante, sempre per venire incontro a chi è più in difficoltà,  sta mettendo in campo grazie alla sua delega alla Casa: «Il nuovo Piano Casa – conclude Caucino – prevede investimenti per circa 10 milioni tra risorse regionali e fondi ex Gescal per ristrutturare e rendere assegnabili le migliaia di alloggi che oggi son vuoti, a fronte invece di liste d’attesa importanti. Mia intenzione è, anche in questo caso, tutelare i più fragili, coloro che hanno diritto a un aiuto, ma che, per colpe di chi in passato ha mal gestito la cosa pubblica, oggi non possono ancora usufruirne. Non a caso sto girando per tutti gli edifici di edilizia residenziale pubblica del Piemonte, collaborando in maniera davvero sinergica e concreta con i presidenti delle 3 Atc piemontesi, per far sì che quelle che un tempo erano soltanto promesse e parole diventino realtà».

Flash mob di Rifondazione  davanti all’Unione industriali 

Mercoledì 23 giugno alle ore 10,30, in Via Fanti 17, Torino davanti alla sede dell’Unione Industriali,  nell’ambito delle iniziative nazionali contro lo sblocco dei licenziamenti si terrà un flash mob 

per protestare contro la volontà  di andare alla completa rimozione di uno dei principi cardine della nostra Costituzione, il principio che attiene alla tutela del lavoro. Lavoro sempre più  malpagato, sottoposto a forme intollerabili di sfruttamento, di precarietà e di insicurezza. Forme insostenibili che insistono sul contenimento del costo del lavoro per occultare politiche industriali volte esclusivamente a massimizzare i profitti privati. Lo sblocco dei licenziamenti non può che aggravare ulteriormente una situazione di vulnerabilità e di ricattabilità della forza lavoro, situazione tanto più grave per le sempre più frequenti forme di violenza padronale rivolte contro lavoratrici e lavoratori in lotta.

Rifondazione Comunista e Sinistra Anitcapitalista  

Salvini: “In arrivo più forze dell’ordine a Torino”

“Rinforzi in arrivo in provincia di Torino, con più di 25 donne e uomini in divisa che andranno ad arricchire l’organico delle Forze dell’Ordine da metà luglio a metà settembre.

È una risposta concreta alle necessità del territorio in vista del periodo turistico, fortemente voluta dal sottosegretario all’Interno con delega alla Pubblica Sicurezza Nicola Molteni. Con la Lega al governo, ecco rinforzi di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Rinforzi che si sommano a nuove assunzioni. Dalle parole ai fatti”. Lo dice il leader della Lega Matteo Salvini, commentando il piano di potenziamento dei servizi di vigilanza estiva.

Verso il voto: le grandi manovre della piccola politica

Con buona pace per Marco Travaglio,  sinistra sbrindellata ed uno spruzzo di pentastellati,  Mario Draghi è proprio bravo. Sua conferenza stampa: sotto il sole c’è confusione sui vaccini e dunque vi spiego. La calma è la virtù dei forti e lui è molto ma molto calmo.

Dote naturale,  inoltre letteralmente osannato in Europa, ed incontra Biden Presidente  degli States come suo pari. Ad occhio e croce è  la prima volta nella storia della nostra repubblica. Così giusto per dire. Matteo Salvini la prende leggermente più bassa. Il suo sforzo è limitare Giorgia Meloni.  Quarta o quinta nella classifica dei libri più venduti in Italia. Anche Lei avanti coi carri.  Alcuni sostengono che Barriera di Milano voterà almeno dal 30 % in su per Fratelli d’ Italia. Complimenti a quelli del PD. Sono riusciti nel distruggere 70 anni di egemonia politica della sinistra. Gli ex comunisti ne escono massacrati da questo Partito Democratico,  culturalmente parlando, s’ intende. Avanti con Lo Russo margheritino doc.  Lo Russo sfida in campo aperto Damilano,  ma lui risponde: al massimo ci si vede a settembre.  Ora è troppo presto. Dopo essere un buon imprenditore  sta diventando un buon politico. Per ora buoni slogan e sta alla larga dai partiti. E adesso chi glielo dice ai leghisti che uno studio della regione auspica l’arrivo di extracomunitari per la nostra regione?  Come mai ? Semplice,  certi lavori i nostri figli,  piaccia o non piaccia,  proprio non li vogliono più fare. Bisognerebbe metterci d’ accordo. Ma non è proprio nel nostro dna. E poi se chi arriva da fuori Italia diventa un amico,  con chi se la prendono.
Anche su ciò Mario Draghi alza la voce. Ovviamente nel suo stile.  All’ Europa non  conviene lasciarci soli. Ecco il termine che ha usato: conviene. Insomma Mario Draghi funziona,  ma tutto il governo funziona? Mah, francamente ho dei dubbi. E poi il parlamento funziona? Anche qui ho dei dubbi. Dubbi decennali,  direi. Si fanno poche leggi che poi vengono stravolte o non applicate. E la demagogia la fa da padrona.  Un esempio. Esecrabile l’omicidio del sindacalista. Dopo cosa accadrà? Ho paura poco o nulla.  Sicuramente il camionista verrà condannato.
Ma una legge sul minimo salariale non c’ è nel nostro paese. Cosa che ovviamente negli altri paesi capitalisti esiste . Persino negli States si  tenta  di regolare il tetto. Tanto, a noi che ci importa, abbiamo il reddito di cittadinanza. Intanto a Napoli continuano nel trovare truffatori,  non solo , la Guardia di Finanza ha scoperto per gli stessi una evasione di 50 milioni.  Non si può andare avanti così.  Per di più il 50 %dei finanziamenti europei dovrebbe andare al sud, dove risiede il 30 % della popolazione italiana ed imperversa il lavoro nero.  La vedo dura, molto dura. Qualche soddisfazione il sud l’ ha data a cinquestelle e PD.  Napoli e Calabria corrono insieme. Il sogno di tutta una vita si è realizzato. Ma mi sa poca cosa.
A Roma Gualtieri e Calenda si giocano il secondo posto per il ballottaggjo con il centrodestra.  La Raggi è fuori dai giochi. Poi le primarie romane,   truca e branca, sono state simili a quelle di Torino. Unico baluardo PD rimane la rossa Bologna. Come l’Emilia Romagna,  anche qui,  sempre meno rossa ma pur sempre brava nell’amministrare.
Altra cosa qui in Piemonte è Torino.  Per ora non c’ è capoluogo di provincia governato dalla sinistra.  Pardon, tranne Verbania. Damilano forse non ce la farà al primo turno .
Troppi candidati e dispersione dei voti. Ma al secondo turno ne vedremo delle belle, con spostamenti di qua e di là. E Conte vuole dire la sua. I soldi risparmiati con Casaleggio li ha dati al suo addetto stampa Casalino diventato addetto stampa cinquestelle a 150 mila euro l’anno.  Si trattano bene i ragazzi. Vuol dire la sua spronando  Chiaretta nel ripresentarsi.
Chiaretta tiene duro: mica vuole fare la fine della Raggi. Ergo? Nessun accordo a Torino tra PD e cinquestelle. Vedrete,  dopo il risultato delle amministrative ne vedremo delle belle.  Io se fossi uno scommettitore non darei vincente il PD e tanto meno i pentastellati targati Conte.

Patrizio Tosetto

TangEST: lo stop di Legambiente

Giorgio Prino: “Diciamo un NO convinto: un’opera estremamente impattante e poco utile che certamente non è nel solco di una rinascita green, ma perpetua modelli non sostenibili”

 

L’approvazione da parte del Consiglio Regionale dell’Ordine del giorno sulla Tangenziale EST di Torino porta alla ribalta un progetto che si pensava fosse definitivamente chiuso in un cassetto.

“Sono molte le ragioni che ci portano a dire un fermo no al progetto di una Tangenziale EST – afferma Giorgio Prino, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Innanzitutto l’impatto ambientale: il percorso individuato interesserebbe un contesto collinare di elevato valore paesaggistico e naturalistico che sarebbe deturpato da un susseguirsi di viadotti e gallerie; un contesto il cui l’equilibrio idro-geologico (in alcune realtà della collina di Torino già estremamente precario) sarebbe messo a forte rischio. In secondo luogo la dubbia utilità dell’opera. Nel corso degli anni si sono susseguiti studi (l’ultimo in ordine di tempo da parte della Città Metropolitana, in precedenza anche il Politecnico di Torino si era espresso in tal senso) che hanno sempre concordato su come non esistano flussi di traffico sufficienti a giustificare l’opera, che non avrebbe la possibilità di autosostenersi attraverso i pedaggi. Ci sarebbe infatti da chiedersi come mai non sia mai stato portato avanti il progetto, nonostante nel 2008 fosse stata costruita una apposita società tra Regione e Anas (la società C.A.P Concessioni Autostradali Piemontesi S.p.A. ), poi sciolta definitivamente nel 2017. Infine troviamo paradossale continuare ad investire su opere ad altissimo impatto ambientale nel nome della ‘rinascita green’. Nello specifico, un investimento sul trasporto su gomma, con un costo ambientale elevatissimo sia nella fase di costruzione che, qualora venissero ribaltate tutte le previsioni sui flussi di traffico, in fase di esercizio. E non si giochi la carta della contrapposizione fra ambiente e progresso: sono sempre più numerose le esperienze che dimostrano come l’ambiente e la sua tutela siano e debbano essere i pilastri di un progresso sostenibile, ovvero dell’unico progresso possibile”.

 

Torna la questione sociale. E dov’è la “sinistra sociale”?

Dunque, l’Istat ci consegna un quadro molto allarmante. A livello sociale e a livello politico, di conseguenza.

Era del tutto prevedibile, del resto, dopo la drammatica emergenza sanitaria che ci ha colpito e che continua a sfregiare il nostro tessuto economico e produttivo. E proprio i numeri sono alquanto eloquenti: 5,6 milioni di cittadini italiani sono in seria difficoltà; l’indice di povertà è passato dal 7,7% del 2019 al 9,4% di oggi; il 47% di questa “popolazione povera” risiede al Nord, in particolare nel ricco Nord-Ovest e il 38,6% nel Mezzogiorno; e proprio il Nord registra un incremento della povertà che passa dal 6,8% al 9,3%. E, in ultimo, l’incidenza della povertà assoluta raggiunge l’11,3% fra i 18 e i 34 anni mentre per gli over ‘65 si ferma al 5,4%
Insomma, siamo di fronte ad una nuova, diversa ma altrettanto drammatica “questione sociale”. E, proprio di fronte a questo quadro, peraltro solo sommario, viene persin scontato chiedersi se esiste ancora nel nostro paese una politica in grado di farsi interprete seriamente e convintamente di una situazione che potrebbe, prima o poi, esplodere. E, per entrare ancor più nello specifico, esiste ancora la possibilità di avere una “sinistra sociale” di ispirazione cristiana che si faccia anche carico di questa nuova ed inedita “questione sociale” divampata dopo la pandemia?
Una “sinistra sociale” di ispirazione cristiana che ha caratterizzato ed attraversato per molti anni il cammino della politica italiana. Certo, se per molto tempo questa presenza è stata politicamente visibile o attraverso una corrente definita in un partito o con leader nazionali altrettanto qualificati e carismatici, oggi questa presenza e questa cultura languono nel deserto della politica contemporanea. Solo per fare due esempi concreti, è appena sufficiente ricordare il lungo magistero politico, sociale, culturale ed istituzionale di Carlo Donat-Cattin nella Democrazia Cristiana e di Franco Marini prima nel sindacato e poi nel Ppi, nella Margherita e infine nel Partito democratico – seppur non più in prima linea per l’impegno politico – per rendersene conto. Una presenza politica rilevante che ha contribuito, attraverso la sua sensibilità e la sua progettualità concreta, a segnare la stessa qualità del ruolo politico dei cattolici democratici e popolari nella società italiana.
Certo, le stagioni politiche scorrono rapidamente e nell’epoca del populismo dove dominano incontrastati il trasformismo e l’opportunismo politico e parlamentare, è difficile rideclinare un patrimonio culturale, sociale e politico che non può essere ridotto a slogan quotidiano e a promesse qualunquistiche e demagogiche. E purtroppo, e soprattutto, mancano anche quella classe dirigente e quei leader, carismatici e rappresentativi, che hanno saputo essere interpreti attivi di un fecondo patrimonio ideale nella concreta dinamica politica italiana.
Ecco perchè, allora, diventa quantomai importante sapere come oggi quella “sinistra sociale” di ispirazione cristiana può ritrovare cittadinanza attiva nella dialettica politica del nostro paese. E su questo fronte almeno due riflessioni si impongono.
Innanzitutto non c’è più un solo partito che possa interpretare in modo diretto ed esclusivo quella cultura e quel giacimento di valori, di iniziative e di progettualità politica. Anche su questo versante il pieno riconoscimento del pluralismo delle opzioni politiche è un dato di fatto. Nè sul versante della sinistra, soprattutto dopo l’alleanza con il populismo dei 5 stelle, nè sul fronte della destra sovranista questa componente può trovare una compiutezza definitiva ed organica. Troppe sono le contraddizioni politiche, almeno stando agli attuali equilibri, che impediscono a questa cultura di riconoscersi sino in fondo in queste due coalizioni o in alcuni partiti che vi fanno parte.
In secondo luogo, come ricordavo poc’anzi, l’assenza di un personale politico che sia realmente espressione diretta di quei mondi vitali e di quella cultura sociale, politica ed economica. Nessuno pretende, come ovvio, che ci sia oggi una classe dirigente seppur lontanamente paragonabile a quella di un tempo che ha, comunque sia, contributo a segnare in profondità l’evoluzione e la crescita della nostra democrazia e, al contempo, la stabilità delle nostre istituzioni democratiche. Del resto, dopo aver teorizzato e praticato per molti anni l’ideologia dell’”uno vale uno” e, soprattutto, dopo aver demolito a colpi di insulti e di ogni contumelia le classi dirigenti del passato con l’arma implacabile della delegittimazione morale e politica di marca grillina e populista, è addirittura scontato che i potenziali “eredi” di quelle classi dirigenti hanno coltivato altri obiettivi e praticato altri lidi. Una presenza, comunque sia, che si è progressivamente indebolita anche per altre ragioni. A cominciare dalla colpevole assenza di formazione e di

preparazione di nuovi quadri sul versante dell’associazionismo cattolico popolare e cattolico sociale.
Ma, al di là di queste annotazioni, peraltro oggettive, non c’è dubbio che la rinnovata presenza di una “sinistra sociale di ispirazione cristiana” oggi si impone. E i numeri dell’Istat quasi lo impongono. A prescindere anche dagli attuali schieramenti politici e dalla natura delle forze in campo. Perchè per continuare ad essere interpreti fedeli e coerenti di un mondo “popolare” che pone concretamente alla politica le sue ansie, le sue domande, le sue esigenze e le sue difficoltà significa anche dare un senso ad una ispirazione, quella cristiana appunto, che altrimenti corre il rischio di ridursi ad una bella ma impotente predicazione o, peggio ancora, ad una azione di testimonianza disancorata dai problemi veri che scuotono e attraversano le persone. Soprattutto dopo questa terribile e perdurante emergenza sanitaria, sociale ed economica.
Una “sinistra sociale” di ispirazione cristiana che, sull’onda del magistero concreto di uomini come Carlo Donat-Cattin e Franco Marini, possa ancora oggi portare un contributo significativo e di qualità per un obiettivo tanto nobile quanto contemporaneo. Ovvero, per dirla proprio con Donat-Cattin, per “la difesa, la promozione e la tutela dei ceti popolari nel nostro Pese”. Un impegno a cui non ci si può più sottrarre. Al di là delle parole d’ordine del populismo grillino e della demagogia e del qualunquismo antipolitico.

Giorgio Merlo 

Paragone a Torino per la campagna di Italexit

Sabato 19 giugno il Senatore Gianluigi Paragone (Italexit) è stato in visita a Torino per incontrare i cittadini e lanciare ufficialmente la campagna elettorale di Ivano Verra in vista delle Comunali di ottobre.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

La giornata è iniziata dal mercato di Via Porpora in Barriera di Milano insieme a Verra e Pierino Magro (della lista “Noi Cittadini”). Paragone si è intrattenuto a lungo con ambulanti e clienti affrontando il tema della Bolkestein e i problemi delle periferie: “Questi quartieri hanno pagato il prezzo più alto per colpa dell’Unione Europea. Ho voluto essere il primo leader nazionale a venire qui per lanciare un messaggio forte e chiaro a queste persone: mentre gli altri partiti giocano alla fantapolitica, Italexit è qui sul territorio insieme a voi”.

L’attività si è quindi spostata in Piazzale Valdo Fusi, dove Verra e Paragone hanno tenuto un comizio per spiegare le priorità di Italexit a Torino. Tra i presenti, vari rappresentanti delle categorie produttive, del mondo sanitario, della pubblica amministrazione, del volontariato e del commercio locale. Verra si è soffermato in particolar modo sulla questione lavoro: “Per anni ci hanno detto che rinunciando ai nostri diritti avremmo avuto più lavoro: oggi però ci troviamo senza diritti e senza lavoro. Reputo inaccettabile avere 50 mila disoccupati nella capitale dell’industria italiana: come Sindaco introdurrò dei programmi di lavoro garantito per coinvolgere la popolazione disoccupata in progetti di pubblica utilità e restituire reddito e dignità a queste persone”. Paragone si è infine congedato ringraziando per la calorosa accoglienza: “Dal coraggio, dalla tenacia e dal valore dei Torinesi parte la sfida di Italexit contro questo sistema ormai alla deriva”.

Azzardo. Grimaldi (LUV): Giunta ostaggio della Lega

“Caro Damilano, Torino non diventerà un casinò per i poveri”

“In questi giorni di consultazioni la Giunta non si è mai degnata di venire in Commissione per ascoltare gli auditi. Dopo la Caritas Diocesana, la Società Italiana Tossicodipendenze e la Fondazione Antiusura, ancora i Serd e la Guardia di Finanza hanno ribadito la loro forte preoccupazione sulla cancellazione della legge sul Gioco d’azzardo Patologico, ma la maggioranza è sorda. Come sui consultori Marrone ha commissariato Icardi, ora Ricca a nome della Lega tenta una vendetta sul gioco d’azzardo con una sanatoria sconsiderata e fuori tempo massimo. Gli uomini miti si rivelano ostaggio di una destra reazionaria e spericolata” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi, Marco Grimaldi, in merito alla nuova proposta di legge della Giunta Cirio sul gioco d’azzardo.

“Qualche giorno fa il moderato Cirio ha dovuto coprire il suo assessore Marrone, oggi il moderato Damilano di fatto dà il suo imbarazzato via libera al ritorno delle slot nei tabaccai e alla sanatoria per i centri scommessa che non si sono spostati lontani dai luoghi sensibili” – prosegue Grimaldi. – “Le ‘colombe’ non governano i ‘falchi’, di fatto sono solo complici. Caro Damilano, le slot ad ogni angolo hanno portato solo miseria. Torino non può essere un casinò a cielo aperto per i più poveri”.

Montaruli (FdI): “Il Governo revoca i fondi ai Comuni”

  “Il Governo Draghi, con un colpo di spugna, ha revocato i milioni di euro già assegnati ai i comuni piemontesi di Novara, Rivalta e Nole per gli interventi di riqualificazione urbana nelle aree popolari, una vergogna di cui chiederemo conto all’esecutivo.

Non è accettabile assegnare delle risorse, far effettuare alle amministrazioni gli interventi milionari di riqualificazione, e poi rimangiarsi la parola revocando il contributo”. A dichiararlo è la parlamentare e il senatore di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli e Gaetano Nastri, sollevando il caso della revoca unilaterale da parte del Governo dei fondi sui PRUACS (Programmi di Riqualificazione Urbana per Alloggi a Canone Sostenibile). “I cantieri per gli interventi di riqualificazione nei comuni di Novara, Rivalta e Nole sono già conclusi, con tanto di certificati di collaudo finale delle opere da parte dell’apposita commissione – prosegue Montaruli -. La decisione del Governo pertanto è inspiegabile e irrispettosa. Al comune di Novara sono stati revocati 2.967.005,95 € serviti per interventi di edilizia sovvenzionata, il Centro polifunzionale Sant’Egidio, parchi, attrezzature e percorsi ciclabili. Al comune di Rivalta 3.655.791,80 € per via Primo Maggio, interventi di edilizia sovvenzionata la Parrocchia di via Fossano. Al comune di Nole 1.923.384,62 € per la riqualificazione di Piazza Vittorio Emanuele e la nuova Torre civica. Tutti interventi finalizzati ad incrementare la disponibilità di alloggi da offrire in locazione a canone sostenibile nonché a migliorare le infrastrutture dei quartieri con presenza di forte disagio abitativo. Mi auguro che il Governo possa tornare sui suoi passi, confermando alle amministrazioni le risorse assegnate, in caso contrario porteremo il caso in Parlamento”. Sulla vicenda la Regione Piemonte, attraverso l’assessore agli Affari Legali della Regione Piemonte Maurizio Marrone, ha dato mandato all’avvocatura regionale di proporre ricorso avanti al TAR del Piemonte per l’annullamento del Decreto del Ministero di revoca dei fondi.