politica- Pagina 321

Franco Marini, l’attualità del suo magistero

Un anno fa ci lasciava Franco Marini. Un grande sindacalista, un leader politico, un
uomo delle istituzioni. Una vita intera caratterizzata dall’impegno pubblico nelle sue
varie articolazioni ma sempre ispirata ad una cultura politica, ad un preciso fiocine
ideale e, soprattutto, ad uno “stile” che l’ha sempre contraddistinto.
Uno stile, cioè, sobrio e trasparente, ma sempre coerente e coraggioso. E questo filone ideale si
chiama semplicemente cattolicesimo sociale.
Ecco, Franco Marini – come prima di lui Carlo Donat-Cattin, il “suo maestro politico” – è
stato, sin dai primi passi nella Cisl, un interprete autorevole e significativo di questa
cultura che non tramonta con la scomparsa dei suoi leader ma continua a fermentare
e a lievitare l’intera politica italiana.
E il magistero politico, sociale, culturale ed istituzionale di Marini è destinato a lasciare
il segno nella concreta dialettica politica, in particolare nell’area cattolica italiana.
Anche se variegata e composita. Perchè i due caposaldi di fondo attorno ai quali si è
concentrata l’azione di Marini nella sua lunga esperienza pubblica sono sempre stati
quelli di porre la “questione sociale” al centro dell’iniziativa politica da un lato e la
difesa, la promozione e la tutela dei ceti popolari dall’altro. E quindi, una forte
attenzione alle ragioni, alle istanze, ai problemi che attraversano i ceti popolari nel
nostro paese. Non in chiave classista ma con l’obiettivo, parallelo, di favorire la
crescita, lo sviluppo e il progresso del nostro paese senza dimenticare però chi è più
difficoltà, chi vive ai margini e soprattutto chi rischia di uscire sconfitto o emarginato
dal divenire della storia. Il tutto senza cedere nulla alla retorica, alla propaganda o al
solo richiamo burocratico e protocollare della propria cultura. No, Franco Marini è
sempre stato esplicito su questo versante, ai limiti della ruvidezza. Non amava la sola
testimonianza, anche se la rispettava. La riteneva impotente e sterile. Perchè la sua
formazione è sempre stata ispirata ad un criterio ben definito. E cioè, la cultura
politica, un filone ideale – nel caso specifico il cattolicesimo sociale e popolare – hanno
un senso se sono accompagnati dall’azione. Dall’impegno sindacale a quello politico in
un partito, dalla presenza nelle sedi istituzionali al ruolo nei vari organi di governo.
Insomma, per Marini la difesa e la promozione dei ceti popolari richiede la conoscenza
e la condivisione di quelle domande e di quelle istanze e la capacità, al contempo, di
saper dare delle risposte concrete. E questo richiede alcuni elementi costitutivi del
modo d’essere in politica: radicamento territoriale, rappresentanza sociale, militanza
popolare, disponibilità all’ascolto e, infine, elaborazione politica e traduzione
legislativa. Elementi che portano ad una conclusione: la politica “popolare” è l’esatta
alternativa della deriva populista, demagogica, antiparlamentare e qualunquista.
Marini, come ovvio, non assecondava le mode che sono sempre fluide, passeggere ed
insignificanti. Perchè Marini è sempre stato l’interprete per eccellenza di una
tradizione che affondava la sua credibilità nella rete popolare della nostra società. Una
concezione che non è destinata a tramontare se non si vuol ridurre la politica alla sola
personalizzazione e spettacolarizzazione. Cioè, ad una dimensione che prescinde
radicalmente da ogni sorta di orizzonte ideale e da ogni radicamento sociale e
popolare.
Ecco perchè il magistero di Franco Marini resta attuale e contemporaneo. Innanzitutto
per tutti coloro che continuano a credere che il cattolicesimo sociale e popolare non
tramonta come una semplice moda. E, in secondo luogo, perchè la credibilità e la
nobiltà della politica ritornano solo se alcune categorie non vengono emarginate o
derise. E la lezione di Marini, come di altri leader e statisti che sono stati interpreti
eccellenti di quella tradizione, continua ad essere un faro che illumina l’azione
concreta di molti di noi che, con molta modestia e riconosciuta umiltà, cercano di non
far cadere quella fiaccola nei meandri dell’antipolitica e del qualunquismo anti
istituzionale.
Giorgio Merlo

Il centrodestra si spacca in Piemonte per la corsa alle poltrone regionali

Passiamo all’opposizione. No, garantiamo il sostegno esterno. Macché, manteniamo i nostri assessori ma votiamo solo ciò che ci convince.

Mi si nota di più se faccio l’offeso e me ne vado o se organizzo delle imboscate stando dentro?  Però possiamo fare pace se ci coccolano un po’ e aumentano le deleghe per i nostri assessori. Abbastanza squallido lo scontro tra Lega e Fdi alla Regione Piemonte. I meloniani, forti dei sondaggi che li danno al primo posto nella Trimurti dell’ex centrodestra, hanno richiesto un aggiustamento negli uffici di presidenza del consiglio regionale dove non sono presenti…

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Mentre i partiti litigano Barriera di Milano muore

Ineccepibile Sergio Mattarella, ha una marcia in più. Direi qualcosa di più di una marcia indietro di questo Parlamento sonecchioso ma scaltrissimo…oltre 50 applausi.

Il Presidente ha dettato l’agenda alla politica e ai partiti. Entusiasti, tanto non faranno nulla. Del resto coerenti sono. Almeno, dopo il discorso del Presidente, abbiamo fatto una bella figura in Europa e non solo. Bersani rientra nel Pd o per meglio dire detta le sue condizioni.  Non lavora per sé stesso ma per i suoi, da Speranza in avanti.  Una cosa è  chiara: Articolo uno è stato un fallimento totale.  Chissà cosa farà il leader maximo  alias D’Alema? Probabilmente niente. Lui, oramai pensa alla Cina ed ai suoi possedimenti nel Chianti.  Ha già dato.  Pd ed Enrico Letta raggianti e soprattutto lui pimpante. Tra un anno si vota e già si lavora per le candidature.  Se si fan due calcoli, tra un 20% di ricambio fisiologico e la cura dimagrante , se va bene rientreranno il 50 %. Problemi che hanno tutti i partiti, anche se, ammetto, faccio fatica nel chiamarli partiti.  Direi  un insieme di comitati elettorali. Oramai sono andati oltre alle corrrenti. Ma a volte ritornano. A Torino nuova Democrazia Cristiana con il figlio del Conte  Sala Calleri, primo presidente della Regione Piemonte.  Tutti intorno a Clemente Mastella con Giorgio Merlo figlio della nidiata di Carlo Donat-Cattin. Insomma, a volte ritornano. Un po’ invidiosi i nostalgici del PCI.  Ma cari tutti, proprio tutti … il tempo non ritorna, e quando si pensa che sia ritornato è più una fotocopia sbiadita e rischi di essere una farsa. Comunque come si dice sempre in questi casi: contenti loro contenti tutti.  Sono anche contenti i Piddini torinesi.  Accordo fatto: Marcello Manzu da Grugliasco è il nuovo segretario Provinciale.
Per l’esattezza dovrà diventare, ma già rilascia interviste da nuovo segretario. Buono, no? Almeno si risparmiano un sacco di parole inutili. Congresso, mozioni e contro mozioni. Interventi e decennali discussioni. Si sono portati in avanti. La sola arrabbiata è l’ex parlamentare Bragantini. Lei proprio non ci sta  e sbatte la porta. Da ora in poi sarà solo un’iscritta. E a proposito di iscritti, quanti sono gli usciti al Pd Subalpino? Il mistero è fitto. In altre parole non è dato sapere. Alla fine, comunque acque calme  nel centro sinistra.  Viceversa tempeste a go-go nel centro destra.  A Roma come a Torino.  In Regione leghisti e forza Italia manco si parlano più insieme.  Ed il governatore Ciro manco parla più insieme a loro.  Preferisce parlare con il sindaco Stefano lo Russo. Magari riusciamo a portare a casa qualcosa come città. In corso Palermo i nigeriani per festeggiare la vittoria della loro nazionale aggrediscono , costringendoli alla fuga, i poliziotti. Vi prego, intervenite subito.  Una delle barriere più belle di Torino è diventatata una cloaca a cielo aperto piena di violenza e sopraffazione. Esercito esercito esercito. Mi è stato detto che sarebbe inutile.  Fosse anche vero abbiamo, hanno il dovere di intervenire. Subito subito subito. Basta veramente.  I residenti di Barriera sono oltre ogni ragionevole esasperazione.  Dagli anni 90 non ci abito più.  Ma il tutto mi dà una incalcolabile rabbia. E sento mia l’esasperazione dei residenti.  E mi domando (come al solito) che cosa fa la politica e i politici? Polemizzano tra loro e basta.  Vuol dire che, praticamente non fanno nulla.  Anzi , non facendo nulla ci prendono in giro. E prima o poi ci ri scapperà il morto. Rabbia, tanta ed infinita rabbia.
Patrizio Tosetto

Radicali: a Torino il coordinamento Referendum Eutanasia e Cannabis legale

 Partito Democratico, Italia Viva, Azione: Da che parte state? 

I coordinatori dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta di Torino, Andrea Turi  Daniele Degiorgis e Patrizia De Grazia, con il Presidente di Radicali Italiani, Igor Boni, hanno dichiarato: “Siamo molto felici delle tantissime associazioni e dei molteplici partiti e movimenti politici che hanno aderito in queste settimane al neonato Coordinamento torinese per la difesa dei referendum sull’Eutanasia Legale e sulla Cannabis Legale lanciato dalla Cellula Coscioni di Torino. Non possiamo fare a meno di notare con preoccupazione, tuttavia, tre grandi assenze politiche di rilievo: quella di Italia Viva, di Azione e del Partito Democratico. Essendo convinti che la libertà di scelta di ciascun essere umano sia elemento prioritario del programma di ciascuno di questi partiti, li invitiamo oggi a mettere il proprio nome, la propria faccia e la propria militanza in questa grande battaglia di civiltà che avrà la forza di scrivere un nuovo, grande, capitolo dei diritti civili nel nostro Paese.
Il 15 Febbraio, la Corte Costituzionale sarà chiamata a decidere della ammissibilità dei referendum. Speriamo che prima e dopo questa importantissima data, tanto il Partito Democratico, quanto Azione e Italia Viva decideranno di essere al nostro fianco e di aderire al Coordinamento per il SÌ con il proprio simbolo. Perché dietro un simbolo politico si nasconde la piena assunzione di responsabilità delle proprie idee e delle proprie convinzioni, responsabilità a cui nessun Partito dovrebbe mai sottrarsi.
Se è quando decideranno di esserci, saranno accolti a braccia aperte, come compagni di strada, fino a che questa battaglia non l’avremo vinta insieme.

Emergenza abitativa, tre urgenze: regia regionale, coerenza dei dati, impegno della politica

Senza il driver costituito da dati aggiornati, uniformi e affidabili (che non sempre ci sono) sviluppare politiche sensate sull’edilizia popolare è impossibile.

Occorre evitare che, in seguito a operazioni non necessarie di vendita o permuta degli appartamenti, il numero totale di unità disponibili si riduca. Una supervisione “sovrana” della Regione è necessaria. Con un’interpellanza, ho portato in Consiglio il caso di San Mauro, significativo di altre situazioni analoghe sul territorio regionale. Il tema va affrontato in Commissione, alla presenza della Giunta e dei soggetti proprietari degli alloggi.

Un caso specifico, quello di San Mauro, è significativo di un fenomeno più vasto: la crisi economica connessa alla pandemia sta aggravando anche nel comune collinare l’emergenza abitativa. Nel più recente Bando Casa pubblicato dal Comune di San Mauro (2018), risultano sul territorio del Comune 49 nuclei familiari in graduatoria, mentre altri 23 attendono di esservi inseriti (72 famiglie in totale attendono una casa). Risultano attualmente liberi, nelle disponibilità di ATC, diversi appartamenti in attesa di ristrutturazione: vogliamo sperare che siano consegnati al Comune di San Mauro in tempi brevi e che la possibilità di assegnare queste unità abitative ai cittadini in graduatoria sia presa in considerazione, ai sensi della Legge regionale n. 3 del 17 febbraio 2010 articolo 22 bis, senza vendite o permute non necessarie. Ho appena discusso, sul tema, un’interpellanza in Consiglio Regionale del Piemonte.

Questi i fatti. Ecco, invece, i problemi: la prima criticità, emersa anche in fase di discussione del mio atto, è la difficoltà a ottenere dati omogenei e certi su appartamenti liberi, appartamenti a disposizione e appartamenti da ristrutturare. ATC ha dichiarato che sono 13 gli appartamenti liberi, 9 dei quali in attesa ristrutturazione, sul territorio del Comune di San Mauro. L’Ufficio Casa ha dato una risposta diversa alla medesima domanda: 8 alloggi non sono attualmente disponibili in quanto inseriti nei casi di cambio / vendita. Che alla stessa richiesta ATC e un Comune diano risposte diverse è di per sé assurdo. Senza dati omogenei realizzare politiche efficaci è impossibile. Evitare di vendere o permutare beni che, con piccoli interventi e spesa limitata, potrebbero essere messi a disposizione dei cittadini è a sua volta un tema urgente. È assolutamente da evitare che, tra vendite e acquisti, il saldo risulti negativo.

Le possibili soluzioni: sia la Regione, con la sua regia, a tenere le fila della questione, coordinando ATC e i Comuni. Si convochi in Commissione l’Assessora Caucino e i soggetti proprietari delle unità abitative. Che scelte non coordinate da un’unica regia finiscano per creare una riduzione dei posti disponibili è un’eventualità da scongiurare assolutamente. Garantire una casa alle famiglie in difficoltà è una condizione necessaria per assicurare loro una seconda chance. Chiedo con forza che si apra la discussione in Commissione e che si affronti il tema in maniera seria prima che sia troppo tardi. La regia regionale sia sovrana e lavori per supportare chi non è in grado di pagare un affitto sul mercato ordinario.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Allasia rieletto presidente del Consiglio regionale: “Ora Statuto e Regolamento”. Scintille con Fratelli d’Italia

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Vicepresidenti del Consiglio sono stati eletti Franco Graglia (Fi) e Daniele Valle (Pd). Consiglieri segretari, infine, Gianluca Gavazza (Lega) e Michele Mosca (Lega).“La nuova legge elettorale – ha spiegato Allasia – non solo è un adempimento necessario in ossequio alle norme nazionali, ma anche una necessità pratica per rendere ancora più effettivo il voto dei piemontesi. Quanto al regolamento, dobbiamo adeguare il nostro Consiglio regionale a regole del gioco più efficaci, come hanno fatto altre assemblee nel resto del Paese”.

Prima del voto, si è registrata la richiesta di sospensione da parte di Fratelli d’Italia. Paolo Bongioanni ha dichiarato che questo è “l’unico caso in Italia in cui un partito di governo viene escluso per tutto il quinquennato dall’Ufficio di presidenza”.

Foibe, Giordano: “La cultura e la storia non si annullano”

“La cultura e la storia non si annullano. La richiesta del consigliere Varaldo di annullare l’incontro organizzato a Chieri il 23 febbraio, in collaborazione con Istoreto (Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea), non è accoglibile.

Piuttosto, invito il consigliere Varaldo ad intervenire e confrontarsi con i relatori. Scopo del Giorno del Ricordo è quello di far comprendere, di far riflettere, di far capire. Approfondire complesse vicende storiche e discutere. Non giovano provocazioni, strumentalizzazioni, polemiche, e mi spiace che il consigliere Varaldo abbia fatto dichiarazioni di questo tenore. Fare della storia un “uso di parte” non serve alla comprensione di quel tragico passato.  Per noi Istoreto è una garanzia di serietà storica e culturale e ricordo che lo scorso anno abbiamo invitato il giornalista Dino Messina, che su questi tragici eventi ha una lettura diversa da quella di Eric Gobetti. Voglio poi ricordare che la cerimonia commemorativa al Parco della Rimembranza è stata organizzata in collaborazione con l’Associazione Veneti Chieresi. Per questa amministrazione il Giorno del Ricordo è una data fondamentale del calendario civile e non potremmo certo commemorarlo senza il coinvolgimento di chi rappresenta gli esuli di quelle terre”.


Antonella Giordano, assessore alla Cultura di Chieri

Foibe, Varaldo: “Evento a Chieri è inaccettabile”

“Per anni abbiamo assistito alla volontà di alcuni di non raccontare per non ricordare le foibe e l’esodo Giuliano Dalmata e Fiumano. Poi, al tentativo di altri, purtroppo sempre attuale, di minimizzare e cercare giustificazioni sui gravi fatti accaduti a migliaia di italiani.

Il Comune di Chieri ospita e promuove, in vista del prossimo Giorno del Ricordo, un incontro sulla questione del confine orientale. Un moderatore dell’Istoreto e due relatori dell’Istoreto. Che ricordo può essere senza esuli e senza storici di altro orientamento? Nessuno dell’Associazione esuli ANVGD, nessun invito a Gianni Oliva o Pier Franco Quaglieni che da anni si occupano del tema e che hanno contribuito a far conoscere con obiettività i fatti accaduti dopo anni di oblio. E se poi si scopre che tra i relatori invitati c’è Eric Gobetti allora il tutto diventa inaccettabile. Non occorre leggere il suo “libercolo”, “E allora le foibe?”, ma guardare una sua fotografia con il pugno chiuso le le bandiere jugolslave di sfondo per capire cosa pensa e chi è. Per citare il Prof. Quaglieni “le chiassate polemiche di Eric Gobetti non sono storia, ma sono gli ultimi residuati di una ideologia che pensavamo finita proprio perché condannata dalla storia”. Cosa vuole promuovere il Comune di Chieri? Conoscere la verità per capire, comprendere con obiettività per prendere coscienza e prendere coscienza per fare del passato un monito affinché certi avvenimenti non accadano più. E’ questo il significato del ricordo ed è quanto ci si aspetterebbe da ogni iniziativa, ancor più se sostenuta dalle istituzioni. Chiedo spiegazioni all’amministrazione comunale sull’organizzazione di un evento che ritengo inaccettabile e invito il Sindaco ad annullarlo per costruirne uno rispettoso di tutti gli italiani e chieresi che non negano la loro storia e continuano a presidiare il Giorno del Ricordo, che rischia ancora una volta di essere messo in discussione.” Lo scrive Tommaso Varaldo, Consigliere Comunale di Chieri.

Torino Bellissima si struttura e punta a conquistare il Piemonte

Come anticipato nelle scorse settimane, Torino Bellissima – la formazione politica torinese che fa capo a Paolo Damilano – si è strutturata a livello cittadino e di area metropolitana ed è stato sottolineato che  si tratta del primo passo in vista della nascita di un soggetto politico a livello regionale.

Benché in Comune sia sino ad ora mancata una forte iniziativa da parte della squadra di Damilano (e dell’intero centrodestra, peraltro), era piuttosto scontato che l’imprenditore delle acque minerali e del vino provasse ad andare oltre. Ed in attesa di registrare qualche segnale di vita in Sala Rossa, si guarda già alle prospettive di un eventuale Piemonte Bellissimo.

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Clima, Grimaldi (LUV): l’Italia ha sete. Impareremo che non si tratta di maltempo?

 

“L’Italia ha sete. Sete al Nord-Ovest, dove a gennaio è mancato il 76% della pioggia e in alcune zone non piove e nevica da due mesi. Sete in Sardegna, dove finora è mancata circa la metà delle piogge che normalmente raggiungono l’isola. Sete ovunque, perché in tutto il Paese si è registrato un deficit di piogge del 56 per cento e di circa 5 miliardi di metri cubi. In un gennaio fra i più asciutti della nostra storia, abbiamo visto con sempre maggiore drammaticità i danni della crisi climatica all’economia e ai nostri ecosistemi” – dichiara il Capogruppo di Liberi Uguali Verdi e responsabile Transizione ecologica per la segreteria nazionale di Sinistra Italiana, Marco Grimaldi, commentando i dati resi noti dal meteorologo Simone Abelli di Meteo Expert.

“Il problema di Torino non è il freddo, ma il freddo umido! Quante volte ci siamo scambiati questa frase. E se non fosse più così? E se a farne le spese in Piemonte fossero in primo luogo le colture di mais e di riso? Il sistema irriguo piemontese è stato progettato per abbondanti piogge primaverili e per lo scioglimento di certe quantità di neve; se la neve non cade il rischio è un conflitto tra allagamento delle risaie e bagnatura del mais” – prosegue Grimaldi. – “Ci avviciniamo al giorno del Consiglio straordinario aperto della Regione sul clima, per quel giorno avremo imparato che non si tratta di maltempo?”