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Lavoro: Ruffino (CI), fondi pnrr per sicurezza lavoro

“Il pnrr deve prevedere investimenti importanti legati alla sicurezza sul lavoro.

Dare dei fondi alle aziende per poter rinnovare i loro macchinari vuol dire tutelare il lavoro ed evitare incidenti e morti. “ lo scrive in una nota Daniela Ruffino deputata di Coraggio Italia.

“Le vite dei lavoratori devono essere prioritarie ecco perché non possiamo non destinare una parte di questi fondi alle imprese che vogliono restare aperte e lavorare in sicurezza. Continuare a fare retorica senza mettere fondi e controlli in campo vuol dire ignorare quello che ogni giorno avviene in questo Paese. Ed è un fatto intollerabile” conclude.

Troppo faticoso per i politici raggiungere i torinesi in vacanza

Di Ala.de.granha

E LA POLITICA SVANISCE   

La campagna elettorale anomala per le amministrative offre, comunque, una immagine interessante di cosa sia diventata, o non diventata, la politica. I torinesi della Ztl sono al mare o in montagna, la Crocetta si è svuotata anche dei bambini che venivano accompagnati ai giardini dalle tate sudamericane o dell’Europa dell’Est. Dunque perché mai affaticarsi per la campagna elettorale? Con il caldo di questi giorni chi ha voglia di avventurarsi in pericolosi safari a Barriera di Milano o a Mirafiori  Sud?

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Torinesi in vacanza? E la politica svanisce. Troppo faticoso raggiungerli a Finale o Bardonecchia

Per la democrazia in Ungheria

Sabato 14 agosto 2021 alle 12 di fronte alla Prefettura di Torino, presidio di solidarietà con il popolo ungherese e di indignazione per il loro Governo.
A Torino come a Berlino, Copenhagen, Cracovia, Dublino, Stoccolma, Sofia e altre città in Europa presidio contro l’Ungheria di Orban ed il suo sistema liberticida.

L’8 luglio scorso è entrata in vigore in Ungheria una Legge che vieta la cosiddetta propaganda gay, ovvero la semplice presenza di personaggi gay o contenente un qualsiasi tipo di supporto alla causa LGBT+ che possa essere visto da minori. Qualsiasi contenuto che mostri relazioni LGBT+, una transizione verso un altro genere, o immagini della bandiera arcobaleno sarà ora etichettato come “non raccomandato per i minori di 18 anni” e potrà essere trasmesso in televisione solo tra le 22 e le 5 del mattino.
La legge si estende anche all’educazione sessuale, e solo gli insegnanti e le organizzazioni approvate dal governo potranno insegnare questa materia.
Il governo ungherese sostiene che la legislazione mira a “proteggere i bambini”, ma semmai è vero il contrario. Soffiando sul fuoco dell’omofobia e della transfobia, i bambini e le famiglie LGBT+ sono messi ulteriormente a rischio di discriminazione e violenza.

Questa non è la prima volta che le famiglie arcobaleno e i loro figli sono sotto attacco in Ungheria: nel 2020, il Parlamento ha votato una legge che impedisce, di fatto, alle coppie gay di adottare bambini, limitando la possibilità di adozione alle coppie sposate.
E non è il primo provvedimento che restringe le libertà di espressione in quel Paese: ricordiamo la riforma del sistema di giustizia e l’assoggettamento della magistratura al Governo, la riforma del sistema di informazione e la chiusura di molte voci critiche del Governo stesso, le campagne contro la comunità ebraica, contro Soros, contro i ROM.

La qualità della vita di centinaia di migliaia di persone omosessuali e transgender, di donne, di oppositori del regime di Orban è visibilmente peggiorata in questi ultimi anni nel Paese. Mentre quel Paese ha continuato e continua a beneficiare di tutti i contributi economici (e non solo) che il far parte dell’Europa comporta.

E’ una situazione intollerabile contro la quale si sono espresse le maggiori Istituzioni comunitarie ed il 15 luglio la Presidente della Commissione europea ha annunciato una azione legale contro l’Ungheria di Orban, mentre il 21 Orban stesso ha risposto convocando un referendum popolare (Quando? Come? con quali domande? …  ) per avere una copertura “popolare” della sua Legge contro la Propaganda gay.

Il senso di questo Presidio è semplice e diretto: siamo qui, a controllare quello che fate, a valutare ogni vostra mossa, ad aiutare il popolo ungherese contro soprusi, vessazioni, restringimenti della libertà. A difendere quell’Europa dei Diritti che in Ungheria, ma anche in altri Paesi, è calpestata.

L’iniziativa è stata lanciata a livello internazionale dall’Associazione ALL OUT, in Italia dall’Associazione Radicale Certi Diritti. A Torino è stata organizzata dall’Associazione radicale Adelaide Aglietta e il contributo del Coordinamento Torino Pride e dell’Associazione radicale Marco Pannella.

Magliano: “Regio Itinerante da quattro anni in crisi”

“I piccoli Comuni rischiano di dover rinunciare a ospitare concerti di alto livello”

Alla Giunta Regionale, che sul progetto ha sempre messo fondi, va bene così? L’iniziativa è ancora sostenuta, anche dal punto di vista finanziario, dalla Regione Piemonte? Il trend negativo è iniziato nel 2018, ben prima, dunque, della pandemia: con un’interpellanza porterò nuovamente il tema a Palazzo Lascaris per chiedere come la Regione intenda verificare la gestione dell’attività da parte del Commissario Straordinario, sia per quanto riguarda la stagione in corso sia per le stagioni future. I costi dei singoli concerti sono aumentati fino a cinque volte negli ultimi anni.

La Regione ha sempre messo a disposizione risorse per garantire, con “Il Regio Itinerante”, la capillare diffusione della cultura di qualità sull’intero territorio piemontese senza costi eccessivi: a questa Giunta interessa ancora sostenere questa iniziativa? Lo sta ancora facendo? Se sì, non può esimersi dal far emergere la propria posizione politica e dal dettare le proprie priorità. Se no, ci aspettiamo che espliciti puntualmente le ragioni della scelta.

L’aumento della quota a carico degli Enti (la cifra a componente è aumentata fino a cinque volte) ha contribuito ad abbattere la domanda di appuntamenti da parte del territorio. Se la Giunta crede, come crediamo noi come Moderati, che questa iniziativa diffusa sia un valore in sé (d’altra parte è per sostenere questa tipologia di progetto che la Regione mette risorse), si muova perché a pandemia finita il calendario torni ai livelli pre-crisi. Qual è il vero interesse da parte della Giunta nei confronti del “Regio Itinerante”? Lo scopriremo senza tema di smentite alla fine della pandemia, quando non sarà più possibile appellarsi alla pandemia stessa per giustificare il crollo verticale nel numero di appuntamenti organizzati. Il calo è iniziato nel 2018: ben prima dell’emergenza. Se il progetto è al centro delle preoccupazioni della Regione Piemonte, la Giunta non potrà esimersi dal fornire indicazioni programmatiche e strategiche. Con la mia nuova interpellanza sul tema, dopo quella già discussa lo scorso aprile, chiederò alla Giunta come si intenda verificare e approfondire la gestione da parte del Commissario Straordinario dell’attività del “Regio Itinerante” e i relativi costi dei concerti presentati agli Enti del territorio, non solo per la “stagione concertistica Estate 2021”, ma anche per le stagioni future.

“Il Regio Itinerante” è da anni, e auspichiamo continui a essere in futuro, un imprescindibile punto di riferimento delle politiche culturali regionali: ha permesso di organizzare, dal 1998 in avanti, quasi 1.400 concerti, per la maggior parte a ingresso gratuito e realizzati in tutto il territorio regionale, dai capoluoghi di provincia alle più remote zone collinari e di montagna, presso teatri, chiese, castelli, auditorium.

Silvio Magliano – Presidente Gruppo Consiliare Moderati, Consiglio Regionale del Piemonte.

Osvaldo Napoli, Green Pass: si ingigantisce problema inesistente

Ai tanti, troppi che agitano difficoltà insormontabili per i ristoratori chiamati a controllare l’identità dei clienti muniti di Green Pass, dico che stanno ingigantendo un problema assolutamente inesistente. Se il Green pass è obbligatorio per entrare nel ristorante o in piscina, va da sé che ogni cliente si presenta con carta verde e documenti di identità all’ingresso. L’accertamento del ristoratore è questione di secondi: letto il nome sul documento, con lo smartphone legge il Qr code del Green Pass. Quanto tempo porta via? Cinque secondi? Sette?

     A Salvini e Meloni, che come me e milioni di italiani prendono l’aereo, faccio notare che al momento dell’imbarco dobbiamo mostrare, con il ticket, un documento di identità. E spesso dobbiamo mostrarlo due volte in due passaggi. Bene: in cinque minuti le hostess controllano 200-300 passeggeri all’imbarco. Le hostess non sono pubblici ufficiali, proprio come i ristoratori o i gestori di piscine e palestre. Mi chiedo solo perché si continua ad alimentare una polemica su una questione che il buon senso dice inesistente. Meglio, molto meglio se la politica tornasse ad occuparsi di grandi questioni che riguardano la vita delle persone, dal lavoro alla salute. Forse perché trovare risposte ai problemi gravi è molto più difficile mentre con le polemiche da quattro soldi si guadagnano i titoli dei giornali senza troppa fatica.

on. Osvaldo Napoli, deputato di Coraggio Italia

La grande sceneggiata

Matteuccio (Salvini) il Comandante proprio non ce la fa ad essere il numero due.

Più la Meloni alza la voce e aumenta nei sondaggi più lui alza la voce sperando di riaumentare nei sondaggi. Un po’ assomiglia alla parabola dell’altro Matteuccio (Renzi  il Toscanaccio, massimo risultato alle Europee e poi la parabola discendente. Una cosa è certa: al Sud non ha sfondato. Addirittura,  secondo i sondaggi a Napoli se la giocano centro sinistra e centro destra con il mitico Bassolino che supera il 15 % . Non fa brodo polemizzare con Lamorgese.  Tanto Lei ha la copertura di Mario Draghi. Furibondi quelli di destra che sanno un po’ di razzismo con Malogo’ che vuole dare la cittadinanza agli sportivi non italiani capaci. E subito Enrico Letta vuole varare una legge sulla cittadinanza,  giusto per beccarsi il solito no da Salvini che, almeno per ora, ha già fatto saltare la legge Zan, giusto per gradire. Sembra una grande sceneggiata da destra come da sinistra. Chi,  a queste elezioni si gioca tutto, è il Pd con la segreteria di Enrico Letta. Un partito,  ops, un gruppo di persone, decisamente inguaiato. Addirittura c’è chi sostiene che Enrico Letta potrebbe non essere eletto. Rischia di brutto pagando le colpe di altri sul Monte dei Paschi di Siena.
A Torino,  bene che vada se ne riparla al secondo turno,  contando sui voti pentastellati.  Con Calenda che conferma il suo appoggio a Lorusso a condizione che non ci siano nei paraggi i pentastellati. Ergo: non è detto che noi ci siamo al secondo turno. Anzi per l’esattezza è molto probabile che non ci siamo al secondo turno. Con un’altra probabilità che non ci siano anche i pentastellati al secondo turno,  sia a Roma che a Torino. Che dire  poi di Milano.  Se Sala perde perde anche il Pd.  Se Sala vince ha vinto solo Sala che è uscito o perlomeno ha lambito il Pd. Insomma, concludendo, questo PD è proprio malmesso.  Il canto del cigno? Probabile. In fondo il pd è rimasto solo il brutto anatroccolo partorito da un matrimonio solo d’ interesse tra Ds e Margherita. Per capirci non ha sfondato nei cuori degli italiani rimanendo solo un insieme di “famiglie” e comitati elettorali. Mette in moto se stesso solo in prossimità delle elezioni. I cosiddetti militanti sono la decina di amici di chi si presenta alle elezioni. Continua ad essere preoccupante la situazione di Torino. Vero che in pochi mesi non si poteva fare il miracolo di una risurrezione. Mario Draghi continua ad essere un grande. Ma i suoi Ministri, soprattutto quelli scelti da lui,  mi pare che pochi contano. Aspettano sue direttive. Emblematica la situazione della Val di Susa. Oramai è ufficiale: lo Stato italiano non c’è più. È soli terra di nessuno.  Terra per i No tav di tutta l Europa. Deprimente. Come è deprimente la vicenda del commissario Tav.
Sono di fatto tre anni che non c’è. Prima il devastante Toninelli.  Poi l’ignavia della Demichelis.  Poi la farsa di nominare il Prefetto alto commissario Tav.  Nella vita è sempre bene fare un mestiere. Quando si dice di volerli fare tutti e due, non si fa nessuno dei due. E se si parla di Tav si parla di Torino. Non a caso  Chiaretta tra le prime cose che ha fatto ha ritirato il rappresentante del comune dall’osservatorio Tav mandando l’allora vicesindaco Montanari a sfilare con i no global. Anarchici che hanno trovato facile terreno nel disastro Torino. Verissimo,  i veri responsabili sono Castellani , Chiamparino ed in ultimo Piero Fassino. La parola tragicamente sintesi di questi ultimi trent’anni di subalternità alla Fiat e se sei subalterno ad un potente,  qualche briciola c’è anche per il subalterno. Ma quando anche il potente non è più potente il subalterno è solo dannoso perché inutile. Torino vuole cambiare pagina?
Non so.  Vedremo con quel solito scetticismo che da molti anni, da alcuni decenni ci accompagna.

Patrizio Tosetto

Lega: il Piemonte investe su giovani e agricoltura

Il Piemonte investe sui giovani e l’agricoltura e lo fa con un pacchetto di 45,6 milioni di euro che l’assessore regionale all’Agricoltura e Cibo, il leghista Marco Protopapa, metterà a disposizione di giovani che vogliano aprire una attività o che vogliano potenziare e migliorare la loro azienda agricola.

 “Un bando con cifre considerevoli quello che la Giunta regionale ha deliberato – ha commentato il più giovane degli eletti della Lega Salvini Piemonte in Consiglio regionale, Matteo Gagliasso – che assegna un finanziamento e complessivo di 45,6 milioni di euro e che guarda alle nuove leve dell’agricoltura integrando le operazioni 6.1.1 del Programma di sviluppo rurale, insediamento dei giovani agricoltori e 4.1.2 per il miglioramento delle aziende agricole guardando al rendimento globale e sostenibilità”.

“Misura molto attesa dal mondo agricolo – dichiara il consigliere del Carroccio Paolo Demarchi, imprenditore agricolo -che permetterà di avviare nuove imprese o migliorare la competitività di quelle già attive”.

“Ora attendiamo l’approvazione da parte della Commissione Europea – concludono i leghisti Demarchi e Gagliasso – della richiesta di modifica del Psr 2014-2020 del Piemonte per gli anni di transizione, certi che in molti saranno pronti a cogliere questa iniziativa per portarenuove energie in agricoltura proseguendo nella tradizione delle eccellenze piemontesi e innovando come solo i giovani sanno fare”.

Green Pass, Montaruli (Fdi): Caos annunciato

  “Il caos che si sta creando per chi deve controllare i green pass dei cittadini era un fatto già annunciato.

Pieno sostegno a tutte le associazioni, protezione civile e croce rossa sulle quali è stato fatto scaricabarile di un decreto che non ha nè capo nè coda” così la parlamentare piemontese Augusta Montaruli. “Alla lista dei cittadini considerati dallo Stato di serie B come commercianti e ristoratori, adesso si è aggiunto anche il settore del volontariato. Mi auguro che il presidente Cirio e l’assessore Gabusi possano accogliere il grido di aiuto della protezione civile che non può assumersi le colpe di una politica assente”.

”L’aggressione al lavoro e gli inauditi profitti al tempo di Stellantis”

A sentire Stellantis, addio alle promesse di sviluppo occupazionale degli stabilimenti italiani. Lo sviluppo dovrà tener conto solo del tornaconto aziendale. In un documento, non ancora pubblico, il colosso dell’auto, nato dalla fusione di Fca e Peugeot, quantifica il numero dei tagli di personale da fare nelle fabbriche italiane da qui al 2024. Un taglio drastico di 12 mila dipendenti, tra operai e impiegati, sui 66 mila attualmente in forza alla Stellantis, pari al 18 per cento dell’intera forza lavoro. Si noti bene, il piano di ristrutturazione in itinere va di pari passo ai conti record dell’azienda comunicati pochi giorni fa.

Solo nel primo semestre di quest’anno Stellantis vanta ricavi di 75 miliardi e un utile operativo di 8,6 miliardi. Una montagna di soldi che sarà distribuita in dividendi agli azionisti e andrà a rimpinguare i già enormi guadagni dei top manager. “Sono un manager molto felice”, questo il commento a caldo dell’amministratore delegato Carlos Tavares dopo l’’ufficializzazione di questi dati strabilianti. Non c’è da dubitare che felici saranno anche gli altri grandi azionisti a cominciare dalla famiglia Agnelli detentrice del 14,4 per cento del capitale.

Di tutt’altro segno i pensieri e i sentimenti di decine di migliaia di lavoratori ancora una volta nel mirino dei piani di ristrutturazione aziendali. Piani basati come sempre su una filosofia sfrontata della lotta di classe condotta dai padroni: i profitti hanno il sacrosanto diritto di crescere a dismisura a spese dell’occupazione, dei salari e dei diritti, perché è così che si rafforza la competitività globale. Gli stabilimenti italiani devono produrre profitti, punto e basta. Se invece qualcuno ha la pretesa di mettere in primo piano questioni che attengono alla redistribuzione della enorme ricchezza prodotta, alla riduzione del tempo di lavoro a parità di salario, all’occupazione, ai diritti del lavoro, in una parola che attengono alla produzione di plusvalore, questo qualcuno è messo fuori gioco come nemico dell’economia, della crescita.

Il fatto è che questa filosofia della lotta di classe ha sempre goduto di grandi sponde politiche. Le forze politiche e di governo non hanno mai trovato nulla da ridire sui progetti Fiat, Fca, Stellantis, anzi li hanno generosamente accompagnati e foraggiati. Progetti a senso unico, senza contropartite in termini occupazionali e salariali. Non solo. Lo stesso confronto tra impresa e sindacato – pensiamo in particolare all’attendismo o collaborazionismo dei sindacati gialli – è avvenuto in questi anni sulla base di tempi, modalità, piani stabiliti dai vertici aziendali. Un motivo in più di soddisfazione a sentire Tovares: ”la qualità del dialogo con il sindacato e governo è molto alta”.

Checché se ne dica è ora di dire basta a questo gioco a perdere prima che sia troppo tardi. Nulla giustifica il gigantesco spostamento che è avvenuto della ricchezza prodotta dalle tasche dei lavoratori a quelle degli azionisti di Stellantis. Nulla giustifica l’ulteriore riduzione dell’occupazione e del monte salari a vantaggio dei profitti e delle rendite. Propositi semplicemente scandalosi. Oggi più che mai occorre tornare a parlare di lavoro non solo di mercato. Il mercato è cieco, totalmente disinteressato alla vita delle persone se non per farne oggetto di sfruttamento. Ed ancora, più che mai, occorre tornare a lottare se si vuole ricomporre la solidarietà e  le tutele collettive che sono state compromesse dalla precarietà e dalla concorrenza coatta tra lavoratori ridotti a merce.

Ezio Locatelli, segretario provinciale di  Rifondazione Comunista di Torino

 

 

Centro, le novità dopo le amministrative

Le prossime elezioni amministrative saranno uno spartiacque importante per la politica italiana nel suo complesso.

E questo non solo perchè è tradizione italiana che anche quando si vota in una manciata di comuni disseminati lungo lo stivale diventa immediatamente un test per la politica nazionale. Ma per il semplice motivo che questa importante consultazione, che vede protagoniste tutte le principali città del nostro paese con il rinnovo dei rispettivi consigli comunali, è l’ultima che precede le elezioni politiche generali. E quindi diventa decisivo capire da un lato gli equilibri delle varie forze in campo, misurare il peso e la solidità delle rispettive coalizioni e, soprattutto, individuare le debolezze che emergeranno nella capacità di saper intercettare pezzi di società. E quindi pezzi di elettorato. In altre parole, dopo le amministrative capiremo quali forze/soggetti/liste nasceranno in vista delle elezioni politiche. Perchè un fatto è chiaro e forse anche irreversibile. L’alleanza tra il partito riformista per eccellenza, cioè il Pd, e il partito populista per antonomasia, cioè quello di Conte e di Grillo, lascia poco spazio e poco ruolo a partiti/liste/movimenti di centro che hanno come obiettivo prioritario quello di declinare una “politica di centro”. E quindi su questo versante è abbastanza probabile che possano decollare forze in grado di farsi carico, appunto, di un elettorato altrimenti non rappresentato. Come sul versante del centro destra è inevitabile che la forza dirompente della Meloni e, comunque sia, la tenuta – almeno stando sempre ai sondaggi di opinione – della Lega di Salvini comprime sempre di più chi, sul versante del centro moderato e riformista, pensa di riconoscersi in quell’area politica. Anche da quelle parti, com’è ovvio e scontato, la presenza di una lista/movimento/forza di centro si imporrà. A prescindere da quelle sigle con percentuali di consenso da prefisso telefonico che non sono destinate a passare alla storia. Nè politica e nè elettorale.
Ecco perchè le elezioni amministrative saranno un autentico banco di prova politico da un lato e innescheranno un processo, forse l’ennesimo, funzionale alla formazione di una nuova e rinnovata presenza politica dall’altro. Questa volta, però, non all’insegna del populismo anti politico, demagogico e qualunquista. Quell’area è già fortemente rappresentata, soprattutto nel campo della sinistra. Ma anche, seppur in minor misura, nell’area politica alternativa. No, questa volta le novità arriveranno sul versante del “centro”. L’appuntamento, quindi, è dopo il voto di ottobre. Ballottaggi compresi.

Giorgio Merlo