PENSIERI SPARSI- Pagina 2

La ‘nicchia’ dei profumi

PENSIERI SPARSI  Di Didia Bargnani

La Wunderkammer dei profumi esiste, si trova in via Maria Vittoria in un magnifico palazzo del ‘600,  in quello che nel 1679 fu il primo ghetto ebraico edificato in Piemonte, dove grandi cancelli davanti alle case, tuttora presenti, venivano chiusi ogni sera e rendevano gli abitanti prigionieri nelle loro stesse abitazioni.
Possiamo collocare la nascita della Profumeria San Federico nel 1938, nell’omonima Galleria che nasceva dalla ristrutturazione iniziata nel 1930 della Galleria Natta, all’epoca il cuore pulsante di una Torino dinamica, meta di svago e affari. La Profumeria, in quegli anni era conosciuta in tutta Italia per la vendita di raffinati fermagli per capelli in osso, corno e tartaruga e per la ricercata selezione di alcuni profumi e saponi provenienti da Inghilterra e Francia da dove i vecchi proprietari facevano arrivare anche preziosi prodotti, come quelli di Creed e Floris,  per la toilette maschile.
Simona Gambino entra nella Profumeria della Galleria nel ‘91, ampliando l’offerta dei profumi, rigorosamente di ‘nicchia’, e dei prodotti di bellezza, accanto agli onnipresenti fermagli per capelli e nel giro di poco tempo il suo negozio diventa il punto d’incontro per tutti coloro che amano la ricercatezza, le essenze dei grandi Maitres parfumeurs  e tutto quello che nelle altre profumerie non si riesce a trovare.
Nel 2019 la Profumeria San Federico si trasferisce in via Maria Vittoria 10, il locale viene letteralmente trasformato da Simona in un luogo delle meraviglie, si recuperano tutti i particolari dell’epoca, i muri vengono decorati con vecchie carte da parati posate al contrario e dipinte a mano, si riscopre il pavimento che era di una vecchia chiesa provenzale del ‘700 posato qui chissà quando, chissà da chi.
“ Il mondo dei profumi di ‘nicchia’ è completamente cambiato – mi spiega Simona con un certo rammarico- basti pensare che all’ultimo Salone di Milano , gli espositori di questo genere di profumi erano 580, contro i 230 dello scorso anno; questo significa che si sta andando sempre più incontro ad un appiattimento, una standardizzazione e spersonalizzazione di un genere che fino a pochi anni fa era veramente un qualcosa di ricercato, unico e prezioso”.
Come si fa dunque a scegliere un profumo per proporlo poi ai propri clienti? Come si fa a capire se un profumo o una profumeria che, ultimamente nascono come funghi, sono veramente di ‘nicchia’ o se vengono solo spacciati per tali?
“Mi affido al mio naso e alla mia esperienza di 35 anni di profumeria di ‘nicchia’. Scelgo in base alla sensazione che i profumi mi danno, scelgo la qualità delle materie prime e non la moda; oggi ci sono tanti ‘nasi’ improvvisati, diffido di quelle persone che nella vita facevano tutt’altro e di colpo creano profumi definendoli di ‘nicchia’, non funziona così, ci vuole esperienza, conoscenza degli ingredienti e della storia”.
“ Sono fortunata perché sono i brand a cercarmi, ogni giorno ricevo richieste per poter venire in negozio a presentarmi nuovi prodotti , io ascolto e scelgo in base alla qualità e alla storia che si cela dietro a un marchio, sono aperta alle novità, compro e vendo ciò che mi piace”.
Cosa cercano maggiormente i clienti?
“Un luogo in cui si viene a ricercare il proprio profumo aiutati da me, si cerca anche l’esclusività, ci sono  marchi che a Torino si possono trovare solo qui, come alcuni profumi argentini, messicani e portoghesi ma anche italiani come Profumum Roma o il francese Astier de Villatte che in tutta Italia siamo solo in tre o quattro profumerie ad avere.
Ultimamente mi piace poter immaginare una sorta di giro del mondo olfattivo che si compie attraverso le varie fragranze, le essenze cambiano moltissimo in base al Paese in cui le materie prime nascono, si sviluppano e vengono distillate. Basti pensare alla Rosa, 1.400 fiori per ottenere 1 grammo di olio essenziale, abbiamo La Rosa Damascena (Bulgaria e Turchia), la Centifolia, la Tea, la Gallica , quella Araba e ognuna di loro avrà un profumo diverso che dipende dal terreno e dalla latitudine in cui è cresciuta”.
Simona mi racconta l’esperienza vissuta il mese scorso a Grasse, in Francia: “Sono stata invitata da una famiglia di essenzieri, i Robertet, leader mondiali nelle materie prime naturali, che lavorano nell’industria dei profumi dal 1850 come coltivatori, chimici, profumieri e raffinati ricercatori, alla raccolta della Rosa Centifolia, chiamata “La Rosa dei pittori” perché rappresentata in tante nature morte e dal profumo inconfondibile. È stato un momento indimenticabile ed un grande privilegio essere stata scelta per partecipare a un evento così importante per chi svolge il mio lavoro, ho raccolto personalmente le rose e ho assistito al processo di distillazione nel corpo centrale dell’azienda, progettato ai tempi da Gustave Eiffel”.
Simona Gambino è molto sensibile anche ai prodotti che prestano attenzione all’ecologia “ Sono favorevole a brand vegani, biologici che basano gran parte della produzione sul riciclo. A questo proposito si è appena svolto in negozio un evento in collaborazione con Hobepergh, marchio naturale al 100% ( usano solo olii essenziali e mai acqua), con sede sull’Altopiano di Asiago che utilizza piante Alpine officinali e scarti della frutta usata per la marmellata di un noto produttore della zona per creare soluzioni per la skincare quotidiana, innovative e multiuso mai sperimentate  finora in ambito cosmetico con una visione a lungo termine per il futuro della nostra Terra”.
In occasione di uno dei suoi viaggi, in cerca di nuovi profumi e ‘nasi’, Simona si è innamorata di Marrakech dove, dieci anni fa, ha aperto un raffinato ed elegante riad vicino alla Piazza delle Spezie, il Riad K – “ Ho percepito ciò che questa città poteva essere stata in passato: il mix con il colonialismo francese ha lasciato un’impronta di fascino incredibile, qui l’olfatto viene incredibilmente sollecitato. Quando arrivo mi ricarico completamente, si tratta di una pausa dal lavoro che mi rigenera anche se, in realtà, ne  approfitto per sperimentare le loro acque di rosa, i saponi all’olio di Argan e mi dedico alla ricerca di artigiani per la creazione di bijoux unici e particolari da proporre alle mie clienti”.
Intanto gli eventi si susseguono uno dopo l’altro, il 13 giugno la presentazione ufficiale di una maison di profumeria di ‘nicchia’ argentina, in esclusiva alla Profumeria San Federico, ‘Frassai’, dalle note sensuali e seducenti.
Grazie Simona, per avermi raccontato con grande passione così tante ‘chicche’ sul tuo mondo profumato!

Grande Musica a Villa della Regina

PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Francesco Mazzonetto, torinese, classe 1997, ex enfant prodige della musica classica, dirigerà per il terzo anno consecutivo “Musica Regina in Villa”, International Music Festival, dal 12 al 23 giugno che si terrà nel contesto unico e suggestivo di Villa della Regina, dimora barocca nella precollina torinese.
“ In questo periodo, per quanto concerne la musica classica, la nostra città offre poco, anche per questo il Festival assume una certa importanza, si tratta di una kermesse particolare, sia per il luogo in cui si svolge sia per il rapporto che si instaura tra gli artisti e il pubblico – spiega il Direttore Artistico – infatti, come accade in molti Paesi all’estero, gli artisti vengono ospitati nelle case dei sostenitori del Festival, dai mecenati che si  occupano di loro per tutta la durata della manifestazione, facendogli conoscere la nostra bellissima Torino, l’essere mecenate non è solo un mero atto economico ma diventa uno scambio, un rapporto che unisce arte, bellezza e cultura”.
I musicisti partecipanti sono giovani talenti, già conosciuti a livello internazionale, affiancati dai ‘veterani’ della musica classica che, in un contesto bucolico e rilassato desiderano appassionare anche quella parte di pubblico che solitamente non è attratto dalla musica classica.
“ Questa terza edizione – racconta Mazzonetto – sarà quella con più artisti e serate, ben undici concerti, con un programma equilibrato, piacevole e godibile per chiunque: si parte Mercoledì 12 giugno alle 20.00 con un concerto all’aperto, nella magnifica Esedra della Villa, con Musiche da Film ( Morricone, Rota e molti altri), il 14 sarà la volta di un concerto per due pianoforti dove suonerò musiche di Brahms, Rachmaninov e Poulenc insieme a Francesco Bergamasco, seguiranno un concerto di violino e il 16 giugno, con il primo violoncello del Teatro Alla Scala di Milano, Sandro Laffranchini, musiche dei Beatles, David Bowie, Supertramp, Queen, Paolo Conte e tanti altri artisti conosciuti al grande pubblico.
“ Venerdì 21 ci sarà un concerto spettacolo “Mozart contro Clementi”, con la regia e presentazione di Amanda Sandrelli- continua Mazzonetto- io sarò Clementi e Gianluca Luisi interpreterà Mozart.  Protagonista sarà anche il Gran Coda  Steinway D , pianoforte dall’inconfondibile volume sonoro. Ho voluto riservare l’ultima serata, 23 giugno, alla musica straordinaria dell’amico Ezio Bosso”
“Naturalmente tutto questo è reso possibile anche grazie al sostegno degli sponsor che ci supportano e dall’Associazione Amici di Villa della Regina”, conclude Francesco.
Ricordiamo inoltre la recente uscita del secondo progetto discografico di Francesco per Sony Music, ‘Italian Piano Works vol.2’, con musiche di Malipiero, Respighi e Casella.  “ Si tratta di un album che vuole essere uno stacco dal frastuono della vita moderna, un alto virtuosismo pianistico che aiuta la riflessione, favorisce il rilassamento, la contemplazione. Anche qui ho voluto dedicare l’ultimo brano al caro Ezio Bosso, con la sua ‘Emily’s Room- Sweet and Bitter’.
Maestro, quali sono i progetti futuri? “ A luglio sarò in Polonia, poi in Toscana, nelle Marche, seguirà Amburgo, a novembre Copenaghen, New York e l’anno prossimo andrò in Louisiana dove terrò una masterclass all’Universita’ di Lafayette”
Questa è la storia, a grandi linee, di un bambino che a otto anni ha chiesto di suonare il pianoforte ed ora, a ventisei, ha già raggiunto traguardi altissimi: auguri caro Francesco e, come dici sempre tu, Viva la Musica, Viva la Vita!

“Dammann Freres”, blasonata ‘maison’ di te’ in piazza san Carlo

PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Da qualche giorno, in piazza San Carlo a Torino,  ha aperto il nuovo punto vendita “Dammann Freres”, una delle più antiche e blasonate ‘maison’ di te’ francesi, ora del Gruppo Illy (Polo del Gusto), Holding di brand d’eccellenza nel settore food&beverage.
La boutique, raccolta e raffinata fa da cornice al protagonista assoluto, il tè, venduto sfuso o in sachet Cristal , in eleganti scatole di latta, le varietà qui presenti sono circa 135, prodotte in uno stabilimento di 30.000 metri quadri vicino a Parigi.
Si colloca l’origine del  brand nel 1692 quando Luigi XIV rilasciò ad un antenato della famiglia Dammann un certificato per importare dai Paesi d’origine prodotti, al tempo ritenuti di lusso, come te’, caffè, zucchero, cacao e spezie. Nel 1925 nasce ufficialmente il brand Dammann Freres che, negli anni ‘50, si focalizza sul mondo del te’, insegnando ai consumatori a gustarlo in foglia.
Mi riceve Nodira Narimova, store manager e sommelier del tè, originaria di Samarcanda, leggendaria capitale del regno di Tamerlano, dove conferivano le carovane provenienti dall’Oriente, cariche di spezie e profumi e subito mi sento trasportare in luoghi incantati e atmosfere rarefatte dove le piantagioni di tè esplodono nella loro bellezza.
Non avrei potuto trovare persona più adatta per farmi raccontare il mondo del tè, i suoi profumi, le leggende, le caratteristiche e gli abbinamenti con il cibo.
Nodira mi spiega che fino a 15 anni fa in Italia mancava la cultura del tè ma oggi con l’interesse verso il settore agroalimentare sempre più in crescita , in particolare per quanto riguarda i prodotti di nicchia come alcuni formaggi, vini, cioccolato, che in qualche modo attirano i consumatori verso un mondo elegante, di fascino, non più per pochi ma alla portata di tutte le tasche, anche il tè di qualità trova molti estimatori e curiosi che vogliono saperne di più.
“Chi non beve tè è perché non ha trovato il suo tè- afferma Nodira, infatti le qualità sono infinite e scegliere non è semplice “ per questo qui in negozio il personale è formato adeguatamente per poter consigliare il cliente affinché possa trovare la miscela che corrisponderà ai suoi gusti e alle sue abitudini”.
La storia del tè risale all’anno 758, durante la dinastia Tang, quando venne scritto il Cha Jing (Canone del tè) dal Monaco buddista Lu Yu, in seguito un botanico inglese riuscì a portare in patria delle piantine che per ovvie ragioni climatiche non ebbero successo, si decise quindi di piantarne alcune nelle colonie indiane da cui ebbero origine la varietà Darjeeling e Assam che con l’Earl Grey erano le preferite da Queen Elizabeth.
Cosa rende un te’ particolarmente buono? “ Sicuramente il periodo di raccolta- mi spiega Nodira- i te’ più pregiati sono quelli primaverili perché le loro componenti sono molto più concentrate dopo le piogge, il te’ acquista così un gusto particolare , più leggero. Infinite sono le varianti; oltre al momento della raccolta bisogna valutare il Paese d’origine, il terroir, ad esempio i te’ raccolti in primavera sulle montagne cinesi, di cui si usa solo l’apice dell’arbusto, dopo essere lavorati, diventeranno preziosi te’ bianchi, neri o verdi secondo il grado di ossidazione. Il te’ nero ha un’ossidazione del 100%, quello bianco lo è leggermente e il te’ verde non subisce alcuna ossidazione”.
Il te’ più bevuto al mondo è quello nero, seguono Earl Grey e English Breakfast; il consumo di te’ più elevato nel mondo si registra nelle zone asiatiche e, a seguire in Gran Bretagna.
“Quando si beve una tazza di te’ in purezza, non aromatizzato ( Dammann Freres conta oltre 400 ricette sempre in assortimento)-continua Nodira-si percepiscono tante sfumature interessanti, cambia anche il costo del prodotto: un te’ profumato costa meno di un te’ puro perché per ottenerlo si parte da un te’ più leggero, che non proviene da un raccolto particolare”.
 Se volessimo classificare i te’ da un punto di vista cromatico?
“ Verde, Giallo, Bianco, Verde-Blu, rosso e Nero fermentato; le foglie appena raccolte subiscono una lavorazione specifica in base al tipo di te’ che si vuole ottenere”.
 Come bere il tè giusto all’ora giusta e nei periodi più indicati? E quali sono gli abbinamenti migliori? Il te’ nero affumicato, Lapsang Souchong, ben si adatta a formaggi, carne, salmone e uova, perfetto con la classica colazione all’inglese mentre alcuni Oolong, più rotondi al palato e più delicati si possono abbinare ai dolci ma anche ad alcuni formaggi freschi o ad una pasta al pomodoro, i te’ giapponesi li possiamo sorseggiare con del pesce crudo, i tè verdi cinesi sono perfetti con pollo e riso e i te’ neri come Assam e Ceylon possono essere ‘macchiati’ con una goccia di limone o un po’ di latte; i te’ bianchi e verdi, delicati e floreali, sono perfetti assaporati in primavera.
Infine ricordiamo come servire questa bevanda che nel 1773 causò addirittura una guerra, il Boston Tea Party, per protestare contro la tassa sul te’, “ Nel nostro immaginario il te’ andrebbe servito alle 17 ma questa è un’abitudine tipicamente inglese- racconta Nodira- le teiere in vetro permettono di osservare il colore del te’ ma non trattengono il calore a lungo, quelle in porcellana, classica , sottile e bianca sono la scelta migliore. Le famose teiere di  Yixing sono realizzate in terracotta, molto resistenti sono usate durante la cerimonia del Gong Fu Cha, la cerimonia cinese del te’, sono porose, non smaltate e assorbono il profumo del te’, in Cina vengono passate da una generazione all’altra. In Giappone si usano quelle in ghisa come bollitori e non sono smaltate mentre lo sono per il mercato occidentale, possono durare anche 15 anni ma sono oggetti molto pesanti e quindi poco maneggevoli”.
Ancora due curiosità: fra i te’ più pregiati e più costosi al mondo il Da Hong Pao Oolong con note di orchidea, viene raccolto in Cina e ad un’asta ha raggiunto la cifra di 15.000 euro per 100 grammi mentre il te’  Pu-erh può invecchiare fino a 70 anni e mantenere inalterato l’aroma terroso, umido, di sottobosco che lo contraddistingue.
Lasciatevi affascinare da questo mondo incredibile recandovi nella boutique di Dammann Freres e fatevi raccontare le mille curiosità nascoste nelle eleganti confezioni di questa bevanda ricca di storia e storie.

Uragano Sissiotto

PENSIERI SPARSI

Arriva accompagnata dal suo Teo, investendomi di energia positiva, allegria ma soprattutto di un’empatia contagiosa: è Simona Bertolotto, digital content creator, alias @sissiottostyle ( quasi un milione di follower su Instagram), ma anche @sissiotto_wellness, @sissiotto_art e @dimmidove_official; dopo dieci minuti di chiacchiere ti sembra di conoscerla da sempre e invece d’intervistarla vorresti essere tu a raccontarle la tua vita e ridere e piangere insieme a lei.
Una donna senza dubbio poliedrica che ha fatto delle sue passioni, fotografia e moda, la sua professione, la sua vita, anzi la sua seconda vita come tiene a precisare.
Sposata giovanissima, due figli, una vita in provincia con la famiglia, fotografa autodidatta che ad un certo punto si sente intrappolata in un’esistenza non sua, cambia tutto, si trasferisce a Torino e nel 2017 apre il suo profilo su Instagram, dove nel giro di poco tempo diventa l’influencer torinese più conosciuta e più amata da una serie di donne di ogni età che la seguono quotidianamente sui suoi profili, in particolare su @sissiotto_wellness dove, oltre a praticare con lei una lezione di pilates o di ginnastica facciale, è possibile chiacchierare, confidarsi, commuoversi e sorridere.
“Ultimamente sento la necessità di unire il mio amore per la fotografia e la moda in un progetto artistico, sfruttando tutte le più moderne tecnologie, in particolare l’Intelligenza Artificiale che mi consente di creare immagini davvero particolari e di grande effetto “.
Per quanto riguarda la fotografia, 150 delle sue immagini sono state pubblicate su Photo Vogue, Sissi non ama i filtri, è affascinata dalle imperfezioni ed è contraria ai ritocchi “siamo belle come siamo, ogni donna ha un valore intrinseco che va al di là dell’anno di nascita, il mio motto è ‘ Never too late, never too old’: tutto può accadere in qualsiasi momento della vita”.
Le collaborazioni nel mondo della moda sono ormai tantissime, Sissi è molto richiesta soprattutto da brand di ricerca che lei ama mischiare con elementi vintage e di fast fashion; la sua visione della moda rimane comunque strettamente personale e non deve seguire per forza le tendenze del momento.
Simona ha deciso qualche anno fa di produrre una sua capsule di abbigliamento, i comodissimi “davantini” sorta di maglioncini senza maniche in vari colori, da infilare sotto giacche e cappotti, una specie di “coperta di Linus” e di occhiali, quelli abitualmente indossati da lei che ormai caratterizzano la sua immagine.
Non mancano progetti di Co-branding ( strategia di marketing che consiste nell’associare a un prodotto due o più brand), nello specifico bracciali, che indossa durante l’intervista, anelli, borse, collane, scarpe e molto altro, tutto acquistabile sul suo sito Sissiottostyle.com
Progetti futuri? “ Vorrei ridurre le collaborazioni, avere più libertà, non amo i limiti contrattuali, mi piacerebbe avere più tempo per me stessa e per la condivisione, ho bisogno di uno spazio tutto mio, di emozioni, di ridimensionare la mia vita, renderla sempre più di qualità “.  Difficile crederci vedendo come si svolge la giornata tipo di Simona, sempre connessa sui social, dalla ginnastica mattutina agli appuntamenti nei vari atelier in giro per l’Italia per indossare le nuove collezioni, alla fotografia e ai viaggi ma se questo è quello che desidera nessuno la fermerà.
Didia Bargnani

Quando la cucina ha un cuore vale il viaggio

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Pensieri sparsi

Siamo ad Asti, nel cuore del suo caratteristico centro storico, località a meno di un’ora di distanza da Torino, famosa per aver visto nascere lo scrittore e poeta Vittorio Alfieri e per la produzione vinicola del Monferrato rinomata in tutto il mondo.
Primo aprile 2024, per Antonio Campagna titolare del ristorante L’Angolo del Beato, sono esattamente 47 anni di attività: aveva appena 14 anni quando decise che voleva fare il cameriere e immaginate la sua felicità quando a 22 anni gli viene offerta la possibilità di rilevare il ristorante in cui lavora, ingrandisce il locale e inizia la sua attività di ristoratore, rimane qui per circa 20 anni.
Quando suo figlio Marco decide di seguire le orme paterne si presenta l’opportunità di cambiare luogo e trovano la location perfetta, i locali di un deposito di formaggi abbandonato da anni in un vicolo del centro storico.
Antonio trasforma questo deposito in un ristorante intimo, accogliente, molto curato dove offre una cucina piemontese con qualche piatto del sud, in particolare le orecchiette con le cime di rapa, in ricordo della mamma, Paolina, che è stata in cucina ad aiutare fino a 95 anni.
Si tratta di una cucina strettamente stagionale, molto curata nella scelta delle materie prime, tutte di prima qualità perché Antonio sulla qualità non transige, la spesa è compito suo o del figlio, in cucina due cuochi e in sala anche la moglie di Antonio.
Non c’è un piatto forte in quanto è tutto eccellente ma i clienti dell’Angolo del Beato sanno che quando sono qui non rinuncerebbero mai all’insalata russa, fatta al momento, con grande gentilezza,  anche senza tonno per chi non mangia pesce, al vitello tonnato e a tutti gli antipastini che vengono portati in tavola uno dopo l’altro: una meravigliosa salsiccia cruda, insalatina di carciofi e parmigiano, mortadella super artigianale, fiori di zucca, frittatina di ortiche, parmigiana di melanzane leggerissima e molto altro.
“ Non usiamo nulla di surgelato – spiega Antonio- solo prodotti freschi e rigorosamente di stagione, in autunno è un tripudio di funghi, tartufi, cardi”.
Altri due prodotti che caratterizzano il locale sono i dolci e i vini; zabaglione al moscato, con la ricetta di mamma Paolina, torronata, mousse di castagne, bunet, torta di seirass con canditi e le immancabili e famose scorzette d’arancia ricoperte di zucchero.
L’orgoglio di Antonio è rappresentato dalla sua cantina, proprio sotto i locali del ristorante, in mattoni rossi, contiene oltre 400 vini, per la maggior parte di produzione locale, tante “chicche” di produttori emergenti.
Mentre parliamo viene fuori quanto cuore ci mette Antonio nel suo lavoro, i ricordi di tanti anni di attività, primo fra tutti l’acquisizione del Torino calcio da parte di Urbano Cairo: “ quella notte mi fecero fare le 2, ma alla fine si trovò l’accordo”, sicuramente siglato con un brindisi dei suoi vini speciali.
Didia Bargnani

Ago Filo & Amore

Pensieri sparsi

Un nuovissimo brand nel panorama della moda torinese, compirà un anno il prossimo ottobre, ma Ago Filo & Amore ha già fatto il suo primo sold out della passata collezione autunno/inverno.
L’anima romantica e il cuore rock, che ispirano lo stile del brand sono rispettivamente quella di Greta Geretto e quello di Greta Cioni, amiche trentenni che condividono la passione per la moda, i tessuti e il design, aiutate nella realizzazione dei loro capi dalle rispettive mamme, amiche di lunga data ed ex modelle.
Le “Grete”, entrambe impegnate professionalmente, una in un negozio di interior design e l’altra in un negozio di abbigliamento, sfruttano ogni momento libero per dedicarsi alla loro passione, iniziano con un gilet realizzato con tante cravatte diverse dopo aver visto un video sul riciclo degli abiti usati, passando poi ad abbellire giacche second hand e cappelli stile Borsalino con ricami, patch e strass.
Concentratissime sulla collezione primavera/estate che a maggio debutterà in Sardegna, a Porto Cervo, si stanno dedicando alla realizzazione di pezzi unici: kimono, gonne e bustier, giacche e jeans impreziositi da disegni e ricami, giubbotti di jeans con frange, T-shirt e molto altro.
Le “Grete”, specializzate nel ridar vita a capi che non si portano più, possono personalizzare anche abiti ed accessori delle clienti; tutto viene cucito a mano dalle sapienti mani di mamma Emma e mamma Luana.
Dove si possono trovare tutte queste meraviglie?
Ovviamente su Instagram, Ago Filo & Amore e in una boutique in via Maria Vittoria a Torino, Chic Cherie.
Attendiamo con impazienza la collezione autunno/ inverno, sicuramente destinata ad un altro sold out, in bocca al lupo care “Grete” !
Didia Bargnani