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Salute e benessere nell’arte e a tavola

Arte e cibo hanno da sempre un legame molto stretto, come stretto è il rapporto tra il cibo e la salute.

E proprio questo ha ispirato l’evento

 SALUTE E BENESSERE NELL’ARTE E A TAVOLA

che si terrà il 6 giugno prossimo, venerdì, a partire dalle ore 20.45 al piano terreno di Palazzo Dal Pozzo, corso XXV Aprile n 6, nel cuore di Moncalvo (Asti).

In questa storica location, dimora signorile, sotto gli splendidi soffitti affrescati da Pietro Fea, la serata si snoderà in due momenti, coordinati dal giornalista Massimo Iaretti.

Nella prima parte Lia Carrer, docente di lettere illustrerà quella che nei secoli è stata la presenza del cibo nell’arte, soffermandosi in particolare sui secoli ‘400 – ‘700. Il cibo del resto è essenziale per la sopravvivenza del genere umano ma è anche uno dei grandi piaceri della vita. Non deve, pertanto, sorprendere che frutta, verdura, carne, bevande, siano stati soggetti comuni nella pittura nei secoli dall’epoca etrusca sino ad oggi.

Ma il cibo, soprattutto nella nostra società odierna, può anche essere oltre che un piacere, una fonte di problemi, soprattutto se male somministrato, di incerta provenienza o assunto in eccesso. Di qui la necessità più volte ribadita, a livello medico-scientifico, di corretti stili di vita che vedono come prioritaria una sana alimentazione, sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo.

Del concetto di bellezza e di benessere (meglio di ben essere come preferisce definirlo) parlerà Francesco Leva, medico Specialista in medicina interna e malattie del metabolismo che ha successivamente approfondito le sue competenze nel campo dell’endocrinosenescenza  e degli inestetismi causati da alterazioni ormonali. La sua passione per il settore lo ha portato a specializzarsi ulteriormente in medicina estetica e rigenerativa e a sviluppare anche notevoli competenze nel contrasto all’obesità che è una delle ‘piaghe’ della nostra società.

Chiuderà l’evento Riccardo Longo, medico dentista, esperto in identificazione personale DIV, coautore del protocollo Mydenos, che da una vita si occupa di estetica dentale e protesica e da sempre sul territorio è impegnato nella divulgazione di azioni chiave per la prevenzione e l’identificazione precoce del tumore del cavo orale.

La Giornata Nazionale del Cavallo in Piemonte

25 maggio 2025 si celebra la Quarta Giornata Nazionale del Cavallo

La Giornata Nazionale del Cavallo è un’idea della No-profit Passione Cavallo e nasce perché tutti, o quasi tutti, hanno la loro Giornata Nazionale. Tutti, meno il cavallo.

Così ci ha pensato Passione Cavallo creando, nel 2022, la Giornata Nazionale del Cavallo e noi di Club Cavallo Italia abbiamo abbracciato e gestiamo questo straordinario evento che rende, finalmente, omaggio al cavallo, a questo splendido animale al quale l’uomo deve moltissimo e che, senza di esso, non avrebbe mai raggiunto i traguardi odierni.

La Giornata Nazionale del Cavallo si celebra l’ultima domenica del mese di maggio di ogni anno, una data che ha grandi contenuti storici riferiti al cavallo; infatti, l’ultima domenica del mese di maggio del 1250 risulta essere la prima data conosciuta di quando l’uomo ha iniziato, in Italia, la sua lunga vita assieme al cavallo.

Nel 2025 la quarta Giornata Nazionale del Cavallo è il 25 maggio e in tutta Italia esistono uno o più luoghi dove celebrare e ricordare il cavallo.

Il Piemonte offre un Museo, una Passeggiata a Cavallo e un monumento.
Iniziamo con il Museo, il
Museo Storico dell’Arma di Cavalleria a Pinerolo, uno tra i più ricchi musei d’Arma di tutta Europa, straordinarie Passeggiate a Cavallo al Lago Maggiore tra i laghi più belli d’Italia e, visitare e scoprire la storia del Monumento Equestre a Emanuele Filiberto di Savoia, noto col nome piemontese di Caval ëd Bronz (cioè cavallo di bronzo) a Torino.

Per sapere cosa fare e dove trascorrere la Giornata Nazionale del Cavallo nelle altre regioni d’Italia: https://www.clubcavalloitalia.it/cosa-fare-nella-giornata-nazionale-del-cavallo/ dove sono indicati i luoghi in ogni regione d’Italia, ordinate in elenco alfabetico.

Per ogni informazione: info@lagiornatanazionaledelcavallo.it

Club Cavallo Italia

L’anatra Dolores e gli uccelli sul lago d’Orta

Dal Piemonte / C’è una importante via di passaggio degli uccelli sulle sponde del lago d’Orta. Stormi di chiurli, gallinelle, beccaccini, attraversano il cielo insieme alle anatre che, volando in formazione, disegnano una grande “V”.

Anche i trampolieri, in certe occasioni, passano al volo sulle sponde del lago, senza però farvi sosta a causa delle rive tagliate a picco nella roccia e dell’assenza di quelle spiagge acquitrinose che prediligono.Tra i palmipedi nuotatori si distinguono senz’altro i germani reali, frequentatori assidui da novembre ad aprile, quando tirano il fiato riposandosi sulle acque. Garganèl e morette dal ciuffo, cazzulott e fischioni dalle allegre grida si accompagnano, a fasi alterne, con maestosi cigni, smerghi, resegott e svassi. Tra le varie colonie di gabbiani c’è n’è uno, il gabbianello (marenchìn) che un tempo appariva solo con le grandi piene e a grossi stormi, per la gioia dei cacciatori che – dalla terraferma o in barca – non perdevano l’occasione di mettere alla prova la loro mira. Le folaghe, a coppie o in piccoli stormi, si fermano nell’anfiteatro cusiano per tutta la durata dell’inverno, sfruttandone il clima lievemente più mite. I martin pescatori e le cincie, come i merli acquaioli, si trovano nei pressi dei torrenti che si versano nel lago.

Quante volte siamo stati in barca, silenziosi e immobili, per assistere alle evoluzioni, alla pesca, ai canti e agli amori di questi pennuti? Un’anatra che ribattezzammo Dolores perché con il becco, quando le gettavamo dei pezzi di pane, imitava il suono delle nacchere, si avvicinava spesso alla barca, mostrando di non aver timore. Nessuno di noi è cacciatore. Non ci va nemmeno giù che, tra le canne delle rive tra Pettenasco e Orta, dalle parti di Pella o nei pressi delle foci del Pescone e della Fiumetta, si nascondano quei predoni a due gambe, armati di doppietta, pronti a sparare ad ogni volatile. Non di rado, insieme a Giuanin, passando davanti ai canneti abbiamo fatto un chiasso del boia, affondando rumorosamente i remi in acqua o cantando a squarciagola: le anatre così scappavano via e i cacciatori restavano lì, con il colpo in canna e la rabbia in corpo. Una rabbia che, a volte, si scaricava in urla e male parole nei nostri confronti, quando non addirittura in minacce più pesanti. Ma noi non ci siamo mai fatti intimorire; nemmeno quella volta che uno di quei matti ci sparò addosso una rosa di pallettoni che si conficcarono nella fiancata della barca di Giuanin Luccio che, in preda all’ira, guadagnata la terraferma batté palmo a palmo la riviera con l’intenzione di prendere a calci nel sedere quel matto con la spingarda.

Una mattina d’inverno, dopo che i paesi del lago si erano svegliati sotto uno strato leggero di neve che incipriava tetti e alberi, siamo rimasti a lungo a guardare le anatre che s’immergevano nell’acqua fredda. Durante le loro immersioni erano capaci di percorrere anche più di duecento metri senza riemerge, questi straordinari sottomarini pennuti. Persino la nostra Dolores, forse per compiacerci e ottenere in cambio il boccone di pane, passava da un lato all’altro della barca nuotandoci sotto. Il dottor Rossini, un giorno, venne in barca con noi con tanto di macchina fotografica. Era, secondo le nostre regole, un aggeggio consentito, canne da pesca a parte. Scattò un’infinità di foto, molte delle quali veramente belle con quei giochi di riflessi sull’acqua, i colori dei piumaggi, i tuffi e le emersioni, le scie iniziali delle zampette palmate a tracciare momentanei solchi nell’acqua prima che si librassero in volo. Le foto, stampate in bianco e nero e a colori furono montate su grandi pannelli ed esposte nel salone di Santa Marta a Omegna. Non solo: il dottore, da alcune di queste immagini trasse l’ispirazione per alcuni straordinari acquerelli, confermandosi un artista di rara sensibilità. E di ferma e indiscussa impronta animalista che, tanto per esser chiari, non guasta mai.

Marco Travaglini

Il Bal do Sabre a Bagnasco il 25 maggio… con il treno a vapore!

Danzano le sciabole sui monti dell’Alta Valle Tanaro per ricordare le invasioni saracene di oltre mille anni fa. Nelle giornate limpide e terse, dalle Alpi liguri si può scorgere il mare all’orizzonte. Da quel mare giunsero le vele nere dei Mori che dopo aver saccheggiato i paesi del litorale ligure si nascosero nelle grotte del Marguareis, del Mongioie e del Pizzo d’Ormea prima di lanciarsi con ferocia sui paesi dell’entroterra. E proprio in quei borghi della Valle Tanaro, tra rovine di castelli e antiche torri di avvistamento, dove si mangia la polenta saracena, le patate di montagna e il Raschera d’alpeggio, si raccontano ancora oggi storie ricche di tradizioni, usanze e cultura alpina. La manifestazione che più ricorda il passaggio in Piemonte dei guerrieri dell’islam è la danza degli spadonari di Bagnasco nel cuneese. E festa sarà in questo piccolo paese di novecento anime in alta Valle Tanaro che domenica 25 maggio rievocherà l’arrivo funesto dei saraceni con un’antica danza contadina che ogni anno richiama folle di turisti.
Ondate di saraceni urlanti armati di scimitarre ricurve scesero dalle montagne terrorizzando la popolazione di Bagnasco, Garessio, Ormea, le prime località del Piemonte a subire l’invasione dei Mori. Fu un bagno di sangue, uomini e donne uccisi, chiese e palazzi incendiati, giovani rapiti, portati via e ridotti in schiavitù nelle terre arabe e in Spagna. È il “Bal do sabre”, il ballo delle sciabole che anima le vie del paese sui cui muri grandi murales illustrano l’antica danza con giullari, araldi, tamburini, scimitarre e saraceni in costumi moreschi. Si narra la vicenda di un contadino bagnaschese, un tal Protasio Gorrisio che avendo rifiutato di dare la propria figlia a Ramset, capo dei saraceni invasori, viene condannato a morte e giustiziato in piazza. In realtà sono diversi i significati della festa. La leggenda araba si incrocia infatti con i riti rurali della civiltà contadina, propiziatori della fertilità della terra, con l’arrivo della primavera che sconfigge l’inverno e i semi che ricominciano a germogliare. Ma con il passar del tempo si è affermato un racconto collegato alle scorrerie dei Saraceni che nell’Alto Medioevo invasero questi paesi. Che sia inventata o che abbia un fondamento storico, la leggenda ha lasciato comunque tracce profonde nella tradizione popolare del paese che fa riferimento ai resti di un castello costruito su un’altura dominante la valle, alla torre “saracena” tra Garessio e Ormea, a una serie di personaggi con costumi in stile moresco e alla presenza dei Mori come scorta del condannato.
Vecchie tradizioni popolari vengono portate in scena da dodici spadonari, dodici come i mesi dell’anno, che indossano costumi saraceni, con sciabole danzanti tra roboanti tamburi e urla di menestrelli, insieme a un Capitano, alcuni Mori, tamburini, arabi e portabandiere. I Saraceni sono finalmente cacciati dalla valle. La danza rurale, sospesa per lungo tempo, è rinata alla fine degli anni Sessanta grazie alla passione per la storia locale di un gruppo di ragazzi e da allora non si è più fermata. Dagli anni Sessanta un gruppo di Bagnasco partecipa ai raduni di “spadonari” in vari Paesi europei, dalla Francia alla Croazia, dalla Spagna all’Inghilterra. Domenica 25 maggio ci sarà un’attrazione in più per chi si recherà in queste zone del Piemonte. Tornerà a fischiare sui binari il Treno storico a vapore Torino-Ormea con fermate a Nucetto, Ormea e Bagnasco lungo il corso del Tanaro. Si parte da Porta Nuova alle 8.00 e si torna alle 21.00. Un’occasione speciale per riscoprire i paesaggi dell’Alta Valle Tanaro, con eventi folcloristici e tradizionali mercatini. A Bagnasco l’attenzione sarà ovviamente tutta per la danza delle spade alle ore 17.00. L’iniziativa del treno a vapore è organizzata dall’associazione “D’acqua e Di ferro”.
Per maggiori informazioni:
Per il treno a vapore dacquaediferro@gmail.com – 389 2559948
Per la danza delle spade a Bagnasco www.baldosabre.it – 339 7071843
Filippo Re

FLOR Primavera torna per il quarto anno consecutivo ai Giardini Reali 

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LA NATURA SI FA ARTE CON LE NINFEE AMATE DA MONET

Musei Reali di Torino – Giardini Reali

Da venerdì 23 a domenica 25 maggio 2025

 

Accanto alla mostra mercato florovivaistica, una ricca proposta espositiva: dalle ninfee predilette da Monet a Citrus, una esposizione dedicata al mondo degli agrumi,

ma anche installazioni interattive e un’esposizione curata dagli studenti dello IED.

A inaugurare la manifestazione, nella mattina di venerdì 23, l’“invasione pacifica” di centinaia di bambini delle scuole dell’infanzia comunali di Torino

 

 

FLOR Primavera torna per il quarto anno consecutivo presso i Musei Reali di Torino, coinvolgendo gli spazi dei Giardini Reali in un magnifico connubio tra natura, arte e storia.

L’appuntamento è per venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 maggio, dalle 9.30 alle 19 (ultimo ingresso ore 18). Organizzato da Orticola del Piemonte, in collaborazione con i Musei Reali di Torino e con il patrocinio della Città di Torino, FLOR è uno degli appuntamenti conclusivi e più attesi del Festival del Verde (5-25 maggio a Torino e provincia), il cui maggior sostenitore è Fondazione Compagnia di San Paolo.

 

Accanto alla mostra – mercato florovivaistica, che ospiterà alcuni dei migliori vivaisti, artigiani, agricoltori e Associazioni del verde provenienti da tutta Italia, per un totale di circa 100 espositori, l’edizione 2025 di FLOR sarà ulteriormente impreziosita da un’ampia e variegata proposta espositiva per raccontare il mondo dei fiori e delle piante attraverso l’arte, la storia e la creatività.

Dalla reintroduzione di 18 varietà di magnifiche ninfee antiche, tra cui le varietà originali ibridate dal vivaio francese Latour-Marliac, amate e disegnate dal pittore francese Claude Monet, che torneranno a popolare la Fontana dei Tritoni nei Giardini Reali, a Citrus, una sorprendente collezione che racconta il mondo degli agrumi attraverso i secoli. Dal “Piccolo manuale di Flora selvatica” realizzato dagli studenti del 2° anno del corso di Illustrazione di IED Torino, all’installazione interattiva “La Natura che risponde”.

 

A inaugurare l’edizione 2025 di FLOR Primavera saranno i bambini delle scuole dell’infanzia comunali di Torino. Nella mattinata di venerdì 23, centinaia di piccoli scolari, provenienti dalla Scuola materna municipale Aporti Gastaldi, dalla Scuola comunale dell’infanzia “C.B. Freinet”, dalla Scuola Materna Margherita Hack, dall’Asilo Nido Municipale “Alda Merini”, e dalla Scuola Materna Collodi, accompagnati dalle maestre e da Carlotta Salerno, Assessora alle Politiche educative della Città di Torino, invaderanno pacificamente i Giardini Reali con il loro entusiasmo e la loro voglia di scoprire il mondo e i segreti della Natura.

Dopo aver visitato la mostra – mercato, i piccoli ospiti si cimenteranno in alcuni laboratori che li avvicineranno al mondo del verde e delle piante e grazie a cui impareranno a travasare una piantina di basilico che potranno poi portarsi a casa.

 

L’iniziativa con gli alunni delle Scuole dell’Infanzia è stata pensata per rendere sempre più protagoniste le giovani generazioni e per dare continuità a “Il futuro con le piante”, tema portante del Festival del Verde e, in generale, di tutti i progetti curati da Orticola del Piemonte: saranno, infatti, i bambini di oggi a dover migliorare il rapporto futuro tra Uomo e Natura, trovando nuovi modi di convivenza e di rispetto per il bene del Pianeta.

 

«Bambine e bambini nelle scorse settimane hanno vissuto momenti preziosi di contatto diretto con la natura – ha affermato l’assessora alle Politiche educative della Città di Torino Carlotta Salerno -. Hanno potuto sperimentare e avvicinarsi ai fiori, alle piante, prendersene cura e, così facendo, instaurare con il verde un rapporto unico e speciale. L’evento di FLOR, il prossimo 23 maggio, sarà una grande festa ma anche una nuova occasione di apprendimento, di scoperta, dimostrazione concreta di come si possa fare scuola anche fuori da scuola».

 

FLOR cambia e si evolve anno dopo anno. Accanto alla immancabile e sempre apprezzata mostra mercato florovivaistica, vogliamo creare uno spazio di cultura,  condivisione e arricchimento dove poter raccontare in modi sempre diversi e innovativi il rapporto esistente tra l’uomo e le piante – Spiega Giustino Ballato, Presidente di Orticola del Piemonte – L’obiettivo che ci poniamo con il Festival del Verde e con FLOR non è però solo quello di raccontare il mondo della Natura in tutte le sue forme, ma anche di contribuire in modo concreto a rendere più verde e più bella Torino, lasciando in dono qualcosa di duraturo ai luoghi che ci ospitano: per questo motivo abbiamo deciso di mettere alcune varietà di ninfee, che dopo diversi anni torneranno ad abbellire e valorizzare la preziosa Fontana dei Tritoni, gioiello barocco custodito all’interno dei Giardini Reali”.

 

LE NINFEE DI MONET: DA GIVERNY AI GIARDINI REALI

 

Per lasciare in eredità qualcosa di prezioso, in occasione di FLOR, Orticola del Piemonte contribuisce in modo concreto attraverso Art Bonus al restauro del gruppo scultoreo della Fontana dei Tritoni nel Giardino di Levante, splendida opera dello scultore Simone Martinez, posizionata al centro del bacino nel 1757.

 

Inoltre, basandosi sulla testimonianza storica della presenza di ninfee nella vasca sin dalla fine del XIX secolo, Orticola del Piemonte ha promosso la reintroduzione di 18 varietà di ninfee ottocentesche che sarà possibile ammirare per la prima volta durante la tre giorni di FLOR: tra queste, anche alcune varietà ibridate dal celebre vivaio francese Latour-Marliac tra fine Ottocento e inizio Novecento, che il pittore francese Claude Monet acquistò per i giardini di Giverny e riprodusse nei suoi celeberrimi dipinti.

 

Le cultivar di Latour-Marliac hanno una storia avvincente. Fino alla fine dell’Ottocento, per limiti climatici e agronomici, in Europa si coltivava solo una varietà autoctona della specie Nymphea alba, di colore bianco, l’unica del continente. Successivamente, con un metodo di incrocio originale con specie selvatiche di origine americana, il vivaista francese Joseph Bory Latour-Marliac creò una varietà di ninfee di diversi colori, dal giallo delicato al fucsia fino al rosso fuoco. La collezione di Latour-Marliac era unica in Europa e fu presentata all’Esposizione Universale di Parigi del 1889, in occasione dell’inaugurazione della Torre Eiffel per il centenario della Rivoluzione francese. La fama delle ninfee di Latour-Marliac ispirò anche il mondo dell’arte, diventando soggetto del famoso ciclo di opere di Claude Monet, Les Nymphéas: fermando sulla tela la peculiare novità botanica, i suoi dipinti costituiscono una delle prime fonti di documentazione di ninfee colorate coltivate in Europa.

 

L’intervento di reintroduzione delle ninfee ottocentesche nella Fontana deI Tritoni dei Giardini Reali di Torino è stato curato da Piante d’acqua di Gianluca Bonomo, vivaio che vanta una delle più importanti collezioni botaniche al mondo di ninfee rustiche e piante acquatiche, grazie a cui è stato possibile recuperare quattro varietà originali tra quelle acquistate da Claude Monet.

Per Orticola del Piemonte è un modo per restituire alla comunità un piccolo tesoro e rendere ancora più affascinanti i Giardini Reali, che per il quarto anno consecutivo ospitano la manifestazione.

 

CITRUS: UN VIAGGIO NELLA STORIA DEGLI AGRUMI

 

L’esposizione Citrus è un viaggio nel passato e nel presente di una delle piante più amate e ricche di storia. L’esposizione curata da Orticola del Piemonte propone, infatti, un’incredibile varietà di piante e frutti di agrumi di ogni epoca: dagli antenati selvatici, come le cultivar dell’arancio amaro, che ha caratterizzato per secoli la storia del giardino in Europa prima dell’avvento, in epoca più recente, dell’arancio dolce, agli ibridi ornamentali gelosamente custoditi nelle serre dell’aristocrazia europea. Ma anche varietà curiose e meno conosciute come la “Mano di Buddha”, un frutto dalla forma molto particolare della famiglia del cedro.

 

Le varietà di agrumi, sia italiane che internazionali, ospitate da Citrus arrivano dalla Sicilia: uno dei centri di acclimatazione più importanti per gli agrumi nel Mediterraneo è l’Orto botanico dell’Università di Palermo, dove sono stati coltivati e adattati alle nostre latitudini per la prima volta il mandarino e il chinotto.

La mostra Citrus va oltre la semplice esposizione e narra la storia di questi alberi di origine orientale che, a partire dal XVI secolo, diventarono oggetto di collezionismo ornamentale presso le corti europee fino a rappresentare il dono per eccellenza della nobiltà.

Gli agrumi erano presenti anche nei Giardini Reali di Torino: durante i mesi caldi abbellivano e profumavano i viali. A fine Ottocento erano presenti circa una cinquantina di esemplari di agrumi coltivati tra Citrus ornamentali, limoni e chinotti. Rientravano a pieno titolo nella collezione botanica dei Savoia che comprendeva circa 605 specie, per un totale di oltre 9.000 esemplari, che comprendeva cultivar rari per l’epoca come i gerani provenienti dall’Africa, le camelie e le azalee dall’Oriente e altre piante provenienti dal continente americano.

 

“LA NATURA CHE RISPONDE” E “PICCOLO MANUALE DI FLORA SELVATICA”: QUANDO LA NATURA È CREATIVA

Le piante non sono solo ornamento ma rappresentano qualcosa di ancora più prezioso.

È questa l’idea alla base dell’installazione interattiva “La Natura che risponde”, presente nel cuore dei Giardini Reali durante la tre giorni di FLOR Primavera.

 

Le piante diventano custodi di luce, strumenti vivi di una sinfonia luminosa che attende di essere composta. L’installazione invita ogni visitatore a interagire attivamente con le piante e a osservare ciò che accade: ad ogni tocco, la natura risponde con bagliori, accensioni delicate e atmosfere mutevoli. È un gesto semplice, primordiale, che risveglia il legame tra uomo e natura: ogni luce che si accende non è solo un effetto visivo: è il segno di una relazione, di un contatto che genera risposta.

L’opera “La Natura che risponde” è un invito a rallentare, ad ascoltare il verde, a riscoprire la meraviglia di una comunicazione silenziosa ma profonda. Toccare una pianta, in questo caso, significa toccare anche se stessi.

 

In occasione di FLOR, IED Torino presenta Piccolo manuale di flora selvatica, una mostra che raccoglie le opere degli studenti del secondo anno del Triennio in Illustrazione, coordinato da Sara Maragotto, realizzate nell’ambito del corso di Scrittura Creativa tenuto da Luisa Pellegrino ed Elisa Talentino.

Il progetto nasce dal desiderio di osservare e dare voce alle piante spontanee che popolano i boschi e gli angoli delle nostre città. Una flora tenace, discreta, che abita le crepe dell’asfalto e i margini dimenticati, offrendo una testimonianza silenziosa della capacità della natura di resistere, adattarsi e reinventarsi ogni giorno.

Le tavole sono il risultato di un percorso di osservazione e ricerca avviato al Vivaio Millefoglie di Ivrea, proseguito con una visita guidata a cura delle Magistre del club Amici Valchiusella e completato da un’esplorazione urbana. In laboratorio, le immagini hanno preso forma attraverso lo sguardo attento e sensibile degli studenti, che hanno saputo restituire, con il linguaggio dell’illustrazione, la bellezza minuta e la forza resiliente di queste presenze vegetali.

La mostra è un invito a rallentare lo sguardo, ad ascoltare il paesaggio che ci circonda, e a riscoprire – attraverso l’arte – la biodiversità che cresce accanto a noi, ogni giorno, in silenzio.

Le illustrazioni sono di Sofia Azuni, Luca Calabrese, Sofia Costanza, Clara Farinelli, Chiara Giamberardini, Alessia Lanzi, Dacia Mastrantuono, Mara Perelli, Chiara Robino, Beatrice Vaudagna e Anna Vucetti.

 

LA MOSTRA MERCATO

Cuore pulsante di FLOR Primavera, sarà, come sempre, la mostra mercato che ospiterà all’interno dei Giardini Reali circa 100 espositori tra vivaisti, Associazioni, artigiani e agricoltori

Ricca, come da tradizione, la schiera di vivaisti provenienti da tutta Italia, che esporranno il meglio delle proprie produzioni promettendo il solito spettacolo di fiori e piante in un tripudio di profumi e colori. Un tuffo nella Primavera tra rose, piante aromatiche e officinali, orchidee e agrumi passando per le affascinanti succulente. Ma anche piante carnivore, rampicanti e tropicali, da secco e da sole intenso, da ombra, bonsai, fioriture annuali, bulbose e graminacee. Un insieme di proposte per abbellire spazi urbani, giardini, terrazzi e balconi e stuzzicare la curiosità degli esperti di giardinaggio e di tutti gli appassionati che stanno affinando il loro pollice verde.

 

Per una FLOR che cambia, si amplia e si rinnova anno dopo anno, la Natura prenderà altre forme e sarà rappresentata da un numero sempre maggiore di artigiani, con i loro prodotti antichi e moderni per l’arredo del giardino, ma anche con decorazioni naturali per abbellire gli spazi indoor e outdoor delle proprie case, di Associazioni che operano nel mondo del verde e di agricoltori con le loro tipicità enogastronomiche, oltre che spezie di ogni tipo, erbe medicinali e prodotti per la bellezza del corpo

 

Anche il mondo della moda si vestirà di Natura con “Verde Trama”, la mostra mercato di tessuti sostenibili e lavorazioni a basso impatto, dove natura e stile si intrecciano in modo armonioso: dalla scelta delle materie prime alle tecniche di produzione, ogni dettaglio racconta un modo più consapevole di vestire.

 

INFORMAZIONI

FLOR Primavera 2025 è ideato e organizzato da Orticola del Piemonte (www.orticolapiemonte.it) grazie alla preziosa collaborazione dei Musei Reali di Torino. Ha ottenuto il patrocinio della Città di Torino.

Si svolge presso i Giardini dei Musei Reali, con ingresso da Piazzetta Reale 1, da venerdì 23 a domenica 25 maggio (orari: 9.30 – 19 tutti i giorni, ultimo ingresso ore 18).

 

Costi:

biglietto di ingresso giornaliero euro 8

biglietto ridotto (under 30 solo online) euro 6

Ingresso gratuito per bambini e ragazzi da 0 a 14 anni

Per i Soci A.Di.Pa. il costo del biglietto è di 5 euro (acquisto in loco).

Per i possessori di Abbonamento Musei, Royal Pass o Torino + Piemonte card è possibile acquistare il biglietto alla tariffa ridotta di 6 euro (acquisto in loco).

Con il biglietto dei Musei Reali, ingresso per FLOR ridotto a euro 6; possibilità di biglietto combinato Musei Reali+FLOR al costo di 16 euro (acquisto solo in loco presso la biglietteria del museo).

La Tilde che parla ai colombi in piemontese e… un po’ in latino

Diario minimo urbano … Vedere e ascoltare per credere

Gianni Milani

L’orario più o meno è sempre quello. E lo stesso dicasi per il luogo. Metà mattina, al centro del giardino che attraverso per andare al mio solito bar, dal mio solito barista per la mia solita colazione … Caffè, brioche ai frutti di bosco o se non c’è all’arancia o – ultima richiesta, ma non meno meritevole – strudel di mele con pasta sfoglia … Se ci passate a tempo, prima ancora di vederla, sentirete arrivare con un roboante strider d’ali, pari a una “flottiglia aerea” in missione bellica, un gruppone affamato di colombi o piccioni (unica differenza il colore delle piume, grigio verde/blu per i piccioni, generalmente bianco per i colombi) che ben sanno attorno a chi effettuare l’atterraggio – è proprio il caso di dirlo – di fortuna. Al centro della “pista”, la loro grande amica, generosa dispensatrice di cibo che, subito, apre il carrello della spesa e dispensa a man larga le leccornie sicuramente più idonee ai suoi protetti con le ali. Granaglie e quant’altro. Lei sa bene cosa dare loro in pasto. Non le solite briciole di pane o di brioches in caduta libera dai tavolini dei bar con dehors esterni ancora resistenti al freddo invernale. E credo sappia anche bene delle ordinanze comunali che disciplinano le modalità di alimentazione dei piccioni in città, individuando aree apposite, una ventina a Torino (quasi tutte aree-parco), ma tutte lontane per le sue deboli gambe.

E allora … Certo non se la sente di lasciare a stomaco vuoto i suoi animaletti. Che paiono per lei essere unico rattoppo a una vita di quotidiana  solitudine. Indifferente agli improperi che le arrivano dalle solite madamin sedute a cianciare sulle panchine – sverniciate, imbrattate, indecorosi siti graffitari dimentichi delle loro originarie utilità – e che, a volte, senza astio la rimbrottano: ma Tilde (ecco il suo nome) lassa perde, lur lì a portu mac ‘d malattie. E questo è pur vero. Ma lei continua imperterrita. Di età possiamo definirla diversamente giovane. Sempre sola e, fra le labbra, un via vai continuo di sigarette. Cappottone nero, sciarpone grigio, pantofoloni imbottiti e colbacco di pelliccia o  (più facile) simil-pelliccia nero: Tilde è una perfetta, impeccabile madamin d’antan. Sempre sola, mai che si fermi a parlare con qualcuno. Unici suoi interlocutori, quei beati, starnazzanti e tubanti piccioni o colombi. E con loro parla. Eccome! E per tutti ha un nome e tutti sembrano riconoscerla. Al passo, prima ancora che alla vista. Fa nen parei, Clementina, non essere così ingorda, ce n’è per tutti! Il più recente incontro proprio ieri mattina. Mi sono seduto anch’io, giornale sotto le natiche, su una panchina. Spiavo incuriosito, armeggiando, per non dar nell’occhio, con il telefonino.

E ne ho scoperte delle belle. Intanto Clementina anche ieri s’è dimostrata fra le più insaziabili. Ma, quasi al par suo, ho scoperto esserci anche la Graziella, la Totina sempre attaccata alla Cate e poi, fra i maschietti (come farà a capirne il sesso?) quel gadan del Berto e poi Fredo (tses propi ‘n balòs), e Tromlin (che bërlicafojòt ca tses!). E così con tanti altri. Incredibile! Li aveva battezzati tutti. E tutti sembravano rispondere alle sue “cazziate” e ai suoi complimenti. Chissà in “piccionese” come avranno chiamato lei, la Tilde? Perché di sicuro, quando la vedevano arrivare, si passavano con il loro classico “gru gru” la voce … arriva la Tilde … arriva la Tilde, finalmente si mangia! Sulla panchina meno sporca del giardino, osservavo, spiavo e sempre più mi sentivo “basito”. Fuori dai giochi, come tutto il resto di quel piccolo delimitato mondo: le madamin che spettegolavano, i cani al guinzaglio che innaffiavano ciò che resta dei miseri o degli strapieni e incolti “tappeti verdi”, il pakistano seduto sulle cassette di frutta, in un misero cono di sole, a vendere i giornali del mattino e qualche bimbo, con nonni annessi, nel malconcio spazio–giochi lasciato lì, senza mai la soddisfazione di qualche new entry (qualche passatempo un po’ meno agé) da anni e anni.

E non basta. Dopo una mezz’oretta di quello spettacolo, davvero curioso, la stridula, aggraziata vocina di Tilde ha profferito “verbo” che mi ha letteralmente stravolto e sconvolto … Giùsep fa nen l’ambrojon … e gnanca vuiautri … Réddite quae sunt Caésaris Caésari … Come dire, per chi non sa di latinorum: date a Cesare quel che è di Cesare … e adesso basta, ci vediamo domani!… Stesso posto, stessa ora! Aggiunsi mentalmente io. Incredulo. La Tilde parlava ai suoi “piccioncini” in piemontese e un po’ anche in latino! Sì, sì avete capito bene … in latino! E mentre se ne andava pian pianino, mani al carrello della spesa senza rivolgere un bé a nessuno, riprendendosi addosso il valigione della sua triste solitudine e, in bocca, l’ennesima sigaretta, i suoi “protetti” per un po’ la seguivano (quasi a proteggerla) sempre in modalità “flottiglia aerea” per poi, “rotte le righe”, lanciarsi alla ricerca di altri improvvisati (quelli sì, nocivi) street food. Io? Basito. Riconciliato con il pigro grigiore di un mattino qualunque. Ad maiora, Tilde. Qualche volta mi piacerebbe sedermi con te sulla “mia” panchina, “a giornal protettivo”, per scambiare insieme due chiacchiere. Per scoprire (scusa la curiosità) la tua storia. I tuoi rifiuti rancorosi al mondo e, di contro, il tuo grande amore per la Totina, la Cate o per quel bërlicafojòt del Tromlin.

Gianni Milani

Il treno storico e la ferrovia delle meraviglie Cuneo-Ventimiglia

IL TORINESE WEB TV

Da Cuneo a Ventimiglia su un treno di “terza classe”. Sedili di legno e doppia motrice: una a diesel e l’altra elettrica che funziona con la corrente generata dalla motrice a diesel. La ferrovia Cuneo-Ventimiglia è interessante dal punto di vista internazionale perché ha costituito una opportuna comunicazione tra Italia e Francia, purtroppo vincolata da tante difficoltà di esercizio. La sua costruzione ebbe inizio, addirittura, nel 1883 con il tronco tra Cuneo e Vievola di 42 km. Occorsero ben 70 anni per completare l’opera. La linea presenta interessanti opere d’arte e 60 gallerie, la più importante è quella di valico del Colle di Tenda lunga 8 km (a forma elicoidale o lumaca) con arrivo 1040 m sul livello del mare, dopo la quale si sbocca in Valle Roia. La pendenza massima è del 26%. La distanza tra Cuneo e Ventimiglia è di circa 99 km. Nell’autunno del 1944 i bombardamenti e le distruzioni causate dall’esercito tedesco interruppero definitivamente il binario a sud di Breil. La ricostruzione nel dopoguerra fu lunga e laboriosa; finalmente il 6 ottobre 1979 avvenne l’inaugurazione con 2 treni speciali. Era l’inizio di una nuova storia con un’affluenza di persone sui treni superiore a tutte le più ottimistiche previsioni della vigilia. Alcuni affermano che la linea è inutile e la vogliono chiudere, ma questa ferrovia non è affatto un ramo secco: i pochi treni viaggiano pieni di turisti e nel 2020 questa ferrovia è arrivata prima nel censimento del Fai “I luoghi del cuore” con oltre 75000 preferenze.

Francesco Valente

 

Guarda il video:

 

I molteplici volti del cibo

Presentato al Salone del Libro il volume di indagine  alla presenza degli autori Vincenzo Gesmundo, Roberto Weber e Felice Adinolfi

 

Il cibo è ancora una volta protagonista non solo della vita quotidiana, ma anche dei dibattiti letterari e pubblici, come ha dimostrato la presentazione del libro dal titolo “Il cibo a pezzi”, con il sottotitolo emblematico “La guerra nel piatto”, edito da Bompiani e uscito in libreria nel febbraio del 2025.

Il volume è stato presentato e dibattuto nella giornata di lunedì 19 maggio presso il Salone Internazionale del Libro di Torino, con la moderazione di Andrea Tramontana, editor Bompiani, e alla presenza degli autori Vincenzo Gesmundo, Segretario generale della Confederazione Nazionale Coldiretti, la più grande organizzazione di rappresentanza agricola italiana ed europea, Roberto Weber, sondaggista e Presidente dell’Istituto Ixè, dedito all’attività di ricerca e consulenza per soggetti pubblici e privati relativa al trend di opinione alla comunicazione editoriale e al marketing politico. Il terzo autore intervenuto alla presentazione è il Professore ordinario di Economia Agraria ed Estimo all’Università di Bologna Felice Adinolfi.

Il libro, che reca anche un importante saggio del filosofo Massimo Cacciari, si presenta come un’analisi e un reportage che tocca, a livello di citazioni letterarie, anche scrittori del calibro di Melville, Orwell e Calvino.

Questo libro rappresenta una narrazione di ciò che Coldiretti ha fatto in questi anni, un segnale d’urgenza verso il mondo della produzione di cibo, oggi minacciata – ha dichiarato Vincenzo Gesmundo – Il cibo tocca anche temi importanti quali la società e la politica, non solo a livello nazionale, ma europeo. Fino agli anni ’99 – 2000 si parlava di cibo semplicemente come materia prima, in cui il produttore si occupava anche di trasformare il prodotto in cibo. Oggi è necessario forse recuperare questo aspetto per ristabilire il fondamentale incontro tra l’aspetto della salute e quello dell’alimentazione. Vale la pena sottolineare quanto gli studi scientifici prevedano un aumento esponenziale delle malattie metaboliche, tra cui il diabete, causate dalla trasformazione, da parte dell’industria alimentare, del prodotto”.

Il cibo svuotato di significato è uno dei grandi temi contenuti nel libro – ha sottolineato Felice Adinolfi – Il suo svuotamento, in considerazione del fatto che in Italia il cibo è sinonimo di grande tradizione e cultura locale, mette a rischio persino il concetto di democrazia creato attorno al cibo. Si può considerare un catalizzatore di socialità, un collante che unisce un popolo”.

Il cibo rischia di ‘andare a pezzi’, e questo è il significato del titolo della nostra opera, a causa della mancanza di volontà d’ascolto nei confronti delle culture differenti dalla nostra – ha commentato Roberto Weber – Il cibo rappresenta sicuramente un grande simbolo identitario, ma è importante ricordare quanto sia anche ‘condivisione’”.

Una politica che vada contro gli interessi degli agricoltori, hanno condiviso i tre autori del volume, fa si che un Paese non possa essere governato.

Fin dai tempi di Socrate, il “Simposio” rappresenta un momento di nutrimento profondo, del corpo come dello spirito, insaziabile di conoscenza. Così, oggi più che mai, il gesto del nutrirsi è al centro non solo delle nostre vite, ma anche dei complessi intrecci economici, strategici, etici, che determineranno le sorti del pianeta in cui viviamo.

Attraverso una trattazione ricca di dati, esempi e punti di vista, le pagine di questo libro ci parlano del cibo, delle nuove frontiere tecnologiche applicate all’alimentazione, come la necessità di proteggere la biodiversità; lo fanno attraverso una tesi forte, vale a dire che il cibo sia oggetto di una vera e propria guerra su cui opposti fronti si confrontano su due modalità di produzione degli alimenti, figlie di due diverse visioni della società, della salute e della democrazia.

 

Mara Martellotta

Il colore dell’anno 2025 è il Mocha Mousse

La Rubrica dei Colori
a cura di Chiara Prele

 

 

 

 

 

Il colore dell’anno 2025 è il Mocha Mousse, una
tonalità di marrone molto particolare.
Siamo in genere portati ad associare il colore
marrone alla terra, alle radici, a qualcosa di
semplice se non umile. Nell’abbigliamento,
utilizziamo il marrone prevalentemente per capi
sportivi, per il tempo libero, raramente nei
contesti formali.

Il Mocha Mousse stravolge questa idea. Il suo
nome ci porta, come ha osservato il direttore
creativo di Pantone, ai “piaceri quotidiani”:
caffè, cioccolato, cacao. Qualcosa di caldo e
dolce, alla portata di tutti, che allieta la vita di
ogni giorno.

Ritroviamo, dunque, nel Mocha Mousse, un
superamento del rustico connotante il marrone.
Il Mocha Mousse ha una connotazione più
raffinata, che stimola il piacere e dona
benessere. Non è più il benessere ruvido che
viene dalla terra: è il benessere morbido,
delicato dei sensi che dona serenità e piacere.

La maggior parte delle persone apprezza questo
colore. Guardandolo, magari arriviamo a
scoprire che è proprio il colore che mancava, ma
era quasi pronto nella nostra immaginazione.
Perché questo avviene? Ci piace veramente o ci
piace perché è il colore dell’anno? Direi
entrambe le risposte, ma soprattutto la prima.

Infatti, il colore dell’anno viene individuato da un
team di esperti sulla base delle variabili sociali,
economiche, culturali, ambientali, ai contesti,
quindi, che influenzano il mondo e le nostre vite.
Altro è la tendenza: mai, nella scelta dei capi, o
anche solo di un dettaglio, dobbiamo sentire la
tendenza come una imposizione. La tendenza è
un suggerimento che deve superare il vaglio del
nostro gusto, il quale prevale sempre, perché
connota la nostra personalità e unicità.
Proprio quest’ultima ci guida nell’utilizzo del
Mocha Mousse nel nostro abbigliamento. E’ un
colore classico, che ben resisterà alle tendenze;
è adatto a tutte le stagioni dell’anno; è versatile;
è elegante, se ben utilizzato. Solo o con
determinati abbinamenti diventa sofisticato: è
questione di misura.
Splendido in inverno, come è, del resto, il
marrone, ben può essere utilizzato nella
stagione estiva ormai alle porte. Entrano,
dunque, in gioco i diversi abbinamenti: anche in
estate il Mocha Mousse può essere un classico
senza tempo o arricchirsi di una vena giocosa.
Con quali colori possiamo
abbinarlo?….Nella prossima puntata!

CHIARA PRELE

 

In viaggio sul Treno delle Meraviglie

Domenica 18 maggio da Cuneo a Ventimiglia in occasione della Giornata Nazionale delle Ferrovie delle Meraviglie

Il treno delle Meraviglie da Cuneo a Ventimiglia, in programma domenica 18 maggio e già completamente sold out appena messo online, parte alle 8.00 del mattino da Torino Porta Nuova, con a bordo Pietro Fattori, della dirigenza di Fondazione FS, e arriva a Cuneo alle 9.18, dove l’aspettano le consigliere comunali Flavia Barbano Monica Volante in rappresentanza della Sindaca di CuneoOltre alle autorità locali, anche una nutrita pattuglia di rappresentanti delle associazioni che hanno aderito alla Giornata Nazionale delle Ferrovie delle Meraviglie. Si tratta Anna Donati dell’Alleanza Mobilità Dolce AMODO, Gennaro Bernardo di Associazione Europea Ferrovieri AEC, Fulvio Bellora di Co.M.I.S., Angelo Porta di Legambiente Piemonte, Alberto Collidà di Italia Nostra Cuneo, Massimo Ferrari di UTP AssoUtenti e, Federico Santagati dell’Osservatorio Ferrovia del Tenda.

Il treno poi riparte per percorrere la Cuneo-Ventimiglia e incontrare le autorità locali dei centri toccati dalla lineaA Borgo S. Dalmazzo sale la Sindaca Roberta Robbione e a Robilante la Sindaca Enrica Giraudo; a Vernante invece il Sindaco Gian Piero Dalmasso saluterà dal binario. A Limone sale la Vice Sindaca Antonella Mariotti accompagnata dall’Assessore al Turismo Regione Liguria Luca Lombardi. Ad attendere il treno sul versante francese, a Tende il Sindaco Jean-Pierre Vassallo mentre a Breil sur Roya il Sindaco Sébastien Olharan e la Coseillère Régionale Laurence Boetti faranno gli onori di casa. Si arriva infine a Olivetta S.Michele dove salgono Assessore ai Trasporti Regione Liguria, Marco Scajola, il Sindaco di Olivetta S. Michele, Adriano Biancheri, il Sindaco di Ventimiglia, Flavio Di Muro e Sergio Scibilia dell’Associazione Giuseppe Biancheri AGB. Alle 12:55 è previsto l’arrivo a Ventimiglia.

All’arrivo i viaggiatori troveranno un punto informativo a cura del Comune di Ventimiglia, i figuranti in abito d’epoca dell’Ente Agosto Medievale e l’intrattenimento musicale della Orchestra Filarmonica Giovanile Città di Ventimiglia. Dopo una pausa di circa due ore per consentire il pranzo, si riparte da Ventimiglia alle 14.45 per arrivare a Cuneo alle 17.36 e a Torino Porta Nuova alle 19.00.

Il treno promosso dall’Alleanza per la Mobilità Dolce AMODO e con il patrocinio della Fondazione FS Italiane percorrerà la tratta Torino – Cuneo – Ventimiglia per spronare le amministrazioni regionali ad una maggiore attenzione, in termini di investimenti, nei confronti delle linee secondarie più caratteristiche. Per le Associazioni la Ferrovia del Tenda deve essere valorizzata in duplice chiave sia per il Trasporto Pubblico Locale (TPL), da potenziare con più coppie di treni/giorno e integrare con la mobilità piemontese, ligure e anche internazionale, che per il turismo utilizzando treni storici.

Dopo la corsa prova effettuata il 18 gennaio con l’Espresso Turistico di FS Treni Turistici Italiani tra Cuneo e Ventimiglia, prosegue l’interesse di questa società del Gruppo FS rispetto alla valorizzazione della linea. La possibilità di vedere, durante il periodo estivo, alcuni treni charter lungo questa ferrovia è più di un’ipotesi. Un’iniziativa che, qualora realizzata, rappresenterà un volano turistico per un territorio dall’alto valore paesaggistico. Quello appena ipotizzato sarebbe un servizio necessario e dall’alto valore simbolico visto che andrebbe a soddisfare la domanda di mobilità, anche turistica, di un’area la cui bellezza è direttamente proporzionale al desiderio di avere sempre più collegamenti ferroviari.

L’iniziativa è realizzata con la collaborazione di FS Treni Turistici ItalianiFederazione Italiana Ferrovie Turistiche e Museali FIFTM, Dopo Lavoro Ferroviario DLF, Associazione Europea Ferrovieri AEC, Kyoto Club, UTP AssoUtenti, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Italia Nostra Cuneo, Co.M.I.S., Comitato Ferrovie Locali Cuneo, Museo Nazionale dei Trasporti di La Spezia e Taggia, Museo Ferroviario Piemontese, Osservatorio della Ferrovia del Tenda, Associazione Giuseppe Biancheri AGB e tuttoTRENO Duegi Editrice.

La Giornata Nazionale delle Ferrovie delle Meraviglie è un evento della VIII edizione della Primavera della Mobilità Dolce, promossa dall’Alleanza per la Mobilità Dolce e patrocinata da: Ministero delle Ambiente e della Sicurezza Energetica MASE, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti MIT, Ministero della Cultura MiC, Ministero del Turismo, Fondazione FS Italiane, ASSTRA, ANCI, Re.Mi. Ispra, Biblioteca Cesare Pozzo. Media partner sono La Nuova Ecologia, FerPress, MP MobilityPress.