Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Richard Ford “Scusate il disturbo” -Feltrinelli-
Richard Ford, nato a Jackson nel Mississippi nel 1944, -profondo osservatore dell’americano medio- è considerato uno dei grandi maestri del minimalismo americano contemporaneo. In questo libro, scandito in 10 racconti, c’è tutta la sua maestria di scrittore universale.
Compaiono i suoi luoghi. New Orleans, dove ha vissuto per anni; il Maine dove si è trasferito successivamente per iniziare una vita nuova, a East Boothbay, in quell’affascinante New England spesso al centro della sua narrativa. Il Canada (di cui ha ampiamente scritto nell’omonimo romanzo del 2012), altro luogo legato alla sua esistenza.
Elemento nuovo è invece l’Irlanda, in cui ambienta 2 racconti, ma presente sullo sfondo anche di altri, legata alle sue origini dal lato paterno (irlandesi erano gli antenati di Ford, ma in famiglia non se ne parlava).
Protagonisti sono per lo più uomini di mezza età, mediamente ricchi, spesso avvocati o agenti immobiliari, alle prese con le pastoie della vita. Ford indaga il loro modo di affrontare unioni e rotture, e come si destreggiano da divorziati o vedovi, mettendo a fuoco anche i loro rapporti con figli, parenti e amici. Sempre scandagliando le loro anime e menti con una maestria che è il suo marchio di fabbrica.
Sono 8 racconti brevi e 2 più lunghi, come “Mantenere il controllo” in cui il maturo agente immobiliare Peter Boyle, che da anni trascorreva le vacanze estive nel Maine con la moglie Mae, ora rimasto vedovo decide di affittare la casa limitrofa a quella in cui erano soliti villeggiare, e nella quale lei si era tolta la vita.
Tra gli altri brani, “Andando su”, in cui protagonista è Ricky Grace che fugge dalla leva di guerra ai tempi del Vietnam, quando si sorteggiavano gli anni di nascita dei giovani da mandare al fronte.
Chiude la raccolta il racconto “Seconda lingua” intesa come nuova possibilità rappresentata da un secondo matrimonio. Ford esplora le vicende matrimoniali di Jonathan e Charlotte, entrambi alle loro seconde nozze. Questo dopo che il primo marito di lei aveva preso letteralmente il largo verso l’Irlanda e oltre, alla ricerca di stesso; mentre Jonathan continua a rimpiangere la prima moglie Mary Linn, improvvisamente stramazzata davanti a lui e passata nell’al di là.
Inizialmente il secondo matrimonio di Jonathan e Charlotte sembra veleggiare felice, poi qualcosa succede…
Valeria Usala “La rinnegata” -Garzanti- euro 16,00
E’ stato decisamente un gran successo questo romanzo di esordio della giovane cagliaritana Valeria Usala, perché ha saputo raccontare una società arcaica, ancorata a vecchi valori e consuetudini, e ha dato vita a un personaggio indimenticabile. Una sorta di eroina che si erge contro il pregiudizio dilagante in un mondo di vedute assai ristrette.
E’ anche una storia di coraggio, in parte realmente accaduta, tramandata di generazione in generazione, ambientata in una Sardegna rurale e tradizionale, tuttavia anche straordinariamente contemporanea.
Protagonista è l’eroina tragica Teresa, cresciuta con la nonna che era a servizio presso una famiglia di ricchi proprietari terrieri, che le lasciano un’eredità. E’ una ribelle, crede nel suo diritto a libertà, indipendenza ed emancipazione. Però è schiacciata dalle maldicenze e dagli ignoranti sospetti degli abitanti del paese di Lolai; una sorta di coro malevolo ma molto potente col quale deve fare i conti.
Teresa è bella, e già questo non l’aiuta con le altre donne divorate dall’invidia che erigono un muro di falsa cordialità; mentre gli uomini sparlano di lei senza nascondersi e le gettano occhiate che la fanno sentire violata.
E’ sposata con Bruno, uomo mite e gentile, dal genio imprenditoriale, che accumula successi, e perciò sospettato di fare affari loschi, perché «Se vivi di semina e raccolto non puoi avere grandi sogni, solo grandi speranze».
Fin dalle prime pagine, in cui Teresa ha dato alla luce il terzo figlio da sola, (mentre il marito è via per lavoro), diventa cosa quasi scandalosa per le altre donne del borgo che dai consorti sono molto più dipendenti. Il lettore entra subito nel clima del romanzo, avverte immediatamente il fondo di cattiveria, pettegolezzo, e maldicenza di piccolo cabotaggio, che anima il paesino dall’orizzonte angusto.
Nel libro c’è anche la storia difficile di un’altra figura femminile che ci incanta: è Maria figlia di due umili servitori spesso in trasferta da una famiglia all’altra per lavoro. Quando vanno a servizio presso i ricchi Collu il destino di Maria si compie.
Lei ha l’ingenuità e il fuoco dei 15 anni, si innamora perdutamente del rampollo dei Collu, Vincenzo, che ha due anni meno di lei, ma le promette il matrimonio e la vita insieme. Rimane incinta e il giovane farà una virata a 360°. E’ così che Maria viene ostracizzata da tutti e prende la grande decisione di andarsene per non tornare più indietro, e dare alla luce la sua bambina “Bastarda”.
Maria diventa la “Bruja”, che in Sardegna sta per strega, una donna istintiva e vista come pericolosa, ostracizzata dalla società.
Elizabeth Hardwick “Notti insonni” – Blackie Edizioni- euro 19,00
La Hardwick è stata la critica letteraria americana di maggior peso per quasi mezzo secolo e questo suo libro fu pubblicato la prima volta nel 1979, quando lei aveva 63 anni.
Nata in Kentuchy nel 1916 e morta nel 2007, insieme al marito, il poeta Robert Lowell, fece parte del pool di intellettuali che nel 1963 fondò la “New York Review of Books”.
I due si conobbero nel 1946 al Greenwich Village, si sposarono 3 anni dopo creando un sodalizio affettivo e intellettuale che li condusse in giro per il mondo. Fu amica di scrittori della levatura di Mary McCarthy e Philip Roth e di altri grandi personaggi dell’editoria e della crema culturale della sua epoca.
“Notti insonni” è definito romanzo, ma in realtà è un caleidoscopio di più cose. Un misto di memoir, collage di ricordi e pensieri, persone incontrate e più o meno famose, episodi familiari, stralci di lettere, frammenti di conversazioni e fantasmi della sua vita passata. Ma anche saggio, taccuino di appunti sparsi, risultato di notti insonni in cui rielaborò esperienze ed impressioni fino a comporre una sorta di meditazione sulla vita.
Fuggita dalla provincia giovanissima, plana a New York dove per anni vive nelle residenze per sole donne e apre gli occhi su un’umanità variegata e complessa. Dapprima si immerge nella Big Apple come città luminosa e carica di promesse, salvo scoprire poi anche un sottofondo di solitudine, tristezza e delusioni.
E’ un’acuta osservatrice delle persone e delle loro dinamiche che mette a nudo con una profondità notevole. Soprattutto delle donne che in “Notti insonni” compaiono spesso, a partire dalla figura di sua madre: vincenti o perdenti, appartenenti un po’ a tutte le classi sociali, con mestieri diversi e differenti modi di relazionarsi con gli uomini e le difficoltà della vita.
E tra gli argomenti toccati, anche sessismo e razzismo, su sfondi non solo newyorkesi, ma a spasso per il mondo che ha scoperto strada facendo: da Boston a Montreal, da Honolulu alla Russia, passando per tante altre mete, compresa Amsterdam dove visse per un anno.
Muriel Barbery “Una rosa sola” -Edizioni e/o- euro 16,50
L’autrice del best seller “L’eleganza del riccio” questa volta compie un viaggio intimo nell’animo di una botanica 40enne che parte per il Giappone dove è appena morto il padre che non ha mai conosciuto. Ma è anche un tuffo nelle affascinanti radici della cultura nipponica.
Rosa, capelli rossi e occhi verdi, vive a Parigi, ma in realtà “quasi non aveva vissuto”.
La madre aveva abbandonato il ricco padre, e ancora incinta era tornata in Europa. Alla figlia aveva trasmesso malinconia e doloroso senso di abbandono ed è così che Rosa è cresciuta infelice, anche perché attanagliata dal vuoto dell’assenza della figura paterna.
La sua giovinezza è stata triste, e non è andata meglio negli anni a seguire. E’ diventata botanica, ma senza convinzione, e si trascina da un uomo all’altro senza coinvolgimento perché a nessuno si affeziona ed è ricambiata con la stessa moneta
.
A stravolgere questa traiettoria insoddisfacente di vita è la notizia che il padre, stimato mercante di arte contemporanea, le ha lasciato un testamento.
L’arrivo a Kyoto la catapulta in una realtà totalmente diversa da quella fino ad ora conosciuta. Aiutata dal giovane assistente del padre, Haru (belga trapiantato in Giappone), Rosa compie una sorta di viaggio iniziatico tra antiche leggende, fascinazione di templi, incontri con personaggi che l’aiutano a capire molte verità sul paese in cui è planata, sul padre e soprattutto su se stessa.
Possiamo dire che l’altra grande protagonista del romanzo è proprio l’antica capitale imperiale del Giappone, nella quale coesistono due realtà diverse. Da un lato povertà e squallore, urbanizzazione selvaggia che ruba spazio ad alberi e uomini, aree inospitali, affollate e disumanizzate.
Però c’è anche la profonda e diffusa bellezza dei giardini di Kyoto, carichi di spiritualità, dove la protagonista compie una sorta di pellegrinaggio culturale.
Quello che segue è il racconto di una bambina che, separata dai genitori (struggente la scoperta del destino della madre nel campo in cui si cammina sulla cenere eruttata dai camini dei forni crematori), si ritrova a tentare di sopravvivere insieme alla sorella Judit.
Louisa è attanagliata dalla nostalgia di Londra, Joe non la capisce e lei a un certo punto decide per uno strappo doloroso che getta il marito nella disperazione.
Quando è alla soglie degli 80 anni, e avverte che la memoria sta scemando, Ingmar Bergam è alla figlia più piccola, Linn, che affida il racconto della sua vita, tutto metodicamente registrato e trascritto dalla scrittrice. Nel libro, a metà strada tra opera autobiografica e biografia romanzata, l’autrice mischia ricordi personalissimi alle parole del padre; a volte stentate o sconclusionate, soprattutto quando la memoria stava per arrendersi all’impietoso incedere degli anni.
Poi c’è la sorella maggiore Julie che ha paura dei sentimenti e si relega in un matrimonio stentato, nella falsa speranza di trovarvi la sicurezza che va cercando.
Definito da Gramellini un «liberale del Risorgimento nato nel secolo sbagliato. Per nostra fortuna.», da alcuni anni presenta al pubblico
La luna e i falò, grazie al bellissimo adattamento in graphic novel a opera di Marino Magliani e Marco D’Aponte ( edizioni Tunué,2021) ci viene riproposto attraverso le immagini e i testi dei due autori ( che per Tunué avevano già pubblicato nel 2014 il romanzo a fumetti Sostiene Pereira, reinterpretando il famoso libro di Antonio Tabucchi. Molto bella e interessante anche la prefazione della giovane scrittrice torinese Marta Barone che arricchisce e completa il volume. Com’è noto il protagonista, Anguilla, all’indomani della Liberazione torna al suo paese nelle langhe dopo molti anni trascorsi in America e, in compagnia dell’amico Nuto, ripercorre i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza in un viaggio nel tempo alla ricerca di antiche e sofferte radici. Le immagini delle colline illuminate dal chiarore della luna, del casotto sulla Gaminella e della strada che va verso Canelli, di Santo Stefano Belbo e della festa della Madonna d’agosto prendono vita e colore nelle pagine di questo graphic novel dove tra i vigneti e i campi si incrociano i destini, con l’infanzia che assume il volto di Cinto- il bambino zoppo e solo – e la saggezza quello di Nuto. La luna e i falò è il viaggio di Pavese alle origini, la ricerca di se stesso. E’ l’ultimo romanzo, il suo testamento letterario. Scrisse, a proposito: “E’ il libro che mi portavo dentro da più tempo e che ho più goduto a scrivere. Tanto che credo che per un pezzo – forse sempre – non farò più altro. Non conviene tentare troppo gli dèì”. Gli autori dell’adattamento a fumetti dell’ultimo romanzo edito in vita di Pavese, come viene sottolineato dalla casa editrice, “compiono un’operazione molto interessante. Trattandosi di un romanzo in moltissime parti autobiografico integrano all’interno della storia di Anguilla la storia stessa di Pavese, alternando le due realtà con tavole a colori e in bianco e nero”. La luna e i falò, scritto
Ezra Pound, poeta e critico americano, che visse a lungo in Italia (e vi morì nel 1972 a Venezia) è conosciuto soprattutto per la sua opera letteraria e per la sua ammirazione per il fascismo e Benito Mussolini. Quasi sconosciuto ai più, invece, è il rapporto che ebbe con la musica. ‘Ezra Pound e la musica – Da Omero a Beethoven’, libro edito per i tipi di Eclettica Edizioni nella collana Secolo Breve di Mattia Rossi ha l’indubbio merito di riscoprire questo legame che per l’autore americano non fu secondario, anzi per Pound il rapporto tra la poesia e la musica era fondamentale ed irrinunciabile. La prima riga del breve saggio poundiano, ‘Il verso libero ed Arnold Dolmetsch’ del 1917, che Rossi riporta integralmente, è emblematica: “La poesia è una disposizione di parole disposte in musica’. Nell’excursus di questo rapporto tra le due arti, che durerà per tutta la vita dello scrittore, vengono approfondite le varie fasi di approccio alla Musa, dallo studio della musica sacra, alle recensioni di Pound come critico musicale prima, come saggista musicale poi, alle sue composizioni, all’organizzazione dei concerti a Rapallo, con gli ‘Amici del Tigullio’, all’importante e decisivo ruolo avuto nella riscoperta di Vivaldi. E sullo sfondo c’è la figura di Olga Rudge, violinista, molto amata dal poeta (che gli diede una figlia, Mary, tutt’oggi vivente e custode della memoria del padre). Il libro, che si concentra esclusivamente sulla figura di Pound nel suo rapporto con la musica, tralasciando ogni altro aspetto, è ricco di riferimenti alla cultura italiana ed internazionale del Novecento e costituisce un ottimo stimolo di approfondimento anche per chi non dotto o profondo conoscitore del mondo musicale. Mattia Rossi, in questo scritto, unisce la capacità comunicativa diretta propria del giornalista con la conoscenza della materia del critico musicale. Ha, infatti pubblicato studi ed articoli specialistici sul canto gregoriano, sulla musica trobadorica, sulla musica nella Commedia di Dante in diverse testate nazionali ed internazionali.
Martedì 3 agosto alle ore 17,30 a Bardonecchia (Palazzo delle Feste), avverrà la presentazione del libro di Pier Franco Quaglieni “La passione per la libertà. Ricordi e riflessioni”, Buendia Books, 2021, con copertina di Ugo Nespolo.
visto una tempesta finché non ci sei stato in mezzo, lì, in mare aperto: il faro pare sbriciolarsi sotto i tuoi piedi per essere spazzato via dalle onde».
Dai Maya ai Greci che per primi diedero il nome di fari alle torri accese citate nell’Iliade di Omero: «….Fuoco che segnala la fine del mare.»
di bellezza e i loro figli, la preadolescente senza freni Julia e il fratellino minore Larry. Un bel cambiamento per il vicinato che si trova alle prese con un padre molto diverso dagli altri, una madre che si sente respinta dalle vicine e fa fatica a relazionarsi, e pure i loro due figli sono fuori dagli schemi del luogo. Ape regina del sobborgo è Rhea Schroeder, professoressa universitaria dal passato insondabile, di mezza età, trasformatasi nel perfetto esempio di moglie e madre dei sobborghi residenziali. Organizzatrice delle feste di vicinato, aveva assunto anche l’impegno di accogliere ogni nuova entry di Maple Steet con un cestino di cioccolatini e un profumo. E nella bellissima e impenetrabile Gertie aveva annusato un’altra outsider disadattata con la quale avrebbe potuto costruire un rapporto intimo, in cui svelare i suoi veri sentimenti. E’ lei che in un certo senso adotta senza riserve i Wilde e cerca di introdurli nella comunità. Sotto la sua ala protettrice prende soprattutto Gertie con la quale trascorre lunghi pomeriggi a chiaccherare, alla quale fa un sacco di confidenze fino a riuscire a smussare la diffidenza della nuova arrivata.
di rimediare alla sua irrequietezza ricorrendo ad una analista, la dottoressa Manubrio che le spiega l’arcano: la vita è come il mare e bisogna imparare ad andare sul surf.