Da Edizioni del “Capricorno”
Quanti di voi l’hanno letto? Quanti di voi sono in grado di associarlo al nome del suo autore? Quanti di voi se ne ricordano o conoscono la trama? E fermiamoci qui. Non andiamo oltre. L’indagine potrebbe riservarci tristi sorprese. Eppure “Amore e ginnastica” scritto da Edmondo (Mario Alberto) De Amicis(Oneglia 1846 – Bordighera 1908) – scrittore, giornalista, militare (combatté nella battaglia di Custoza, 1848 prima guerra d’indipendenza) nonché, e soprattutto, iconico “papà” di “Cuore”, uno dei libri più popolari della letteratura mondiale per ragazzi – è un piccolo capolavoro di stile che ci presenta un inedito De Amicis: un De Amicis più leggero e scanzonato, lontano sia dai patetismi (assai lodati) di “Cuore” sia dai grandi temi patriottici o sociali che ne fecero la gloria, un De Amicis dalla cui penna esce il tratteggio malizioso e delicatamente ironico della società italiana e torinese fin de siècle, protese mente e cuore nell’inutile sforzo di “darsi un’identità tutta moderna e tuttavia ancora legate a costumi e rigidità prettamente ottocentesche”. Un romanzo, dunque, assolutamente nuovo per i tempi, inaspettato, di cui appare oggi doveroso serbare memoria per comprendere, appieno, il valore narrativo del suo autore. Cosa che ha ben capito la torinese Editrice indipendente “Capricorno” riproponendolo, quale terzo titolo (dopo “L’altare del passato” di Guido Gozzano e “Ciau Masino” di Cesare Pavese) della nuova Collana “Capolavori ritrovati nella letteratura”. Collana lodevolmente nata per riportare alla luce e al piacere della lettura scrittori fondamentali e outsider di genio, romanzi imperdibili ma da tempo non più disponibili sugli scaffali delle librerie oppure ingiustamente dimenticati dalla “vulgata letteraria”, opere da troppo tempo non lette, prese in considerazione e riportate nel posto che loro compete: il “Gotha” della grande letteratura senza tempo. Dove, ancora oggi, può trovare il suo giusto posto quell’“Amore e ginnastica” che Italo Calvino ebbe a definire “il romanzo più ricco di humour, malizia, sensualità, acutezza psicologica che mai scrisse Edmondo De Amicis”.
Il libro fu inizialmente pubblicato sulla rivista “Nuova Antologia” in quattro puntate, tra il marzo e il maggio del 1891 (cinque anni dopo il successo di “Cuore”). In volume singolo apparve un anno più tardi, nel 1892, edito dai “Fratelli Treves”. Ma la sua fortuna editoriale fu postuma.
La storia è ambientata nella Torino di fine Ottocento e ruota intorno a due figure principali, “Don” Celzani, un timido e giovane segretario, ex seminarista, che, sventurato, s’innamora della signorina Pedani, moderna insegnante di ginnastica fanatica dell’attività fisica, quasi una “suffragetta della ginnastica” che sconvolge l’equilibrio emotivo e il decoro borghese del tradizionalissimo corpo docente della sua scuola. In tal senso “fra le molte, possibili definizioni – sottolinea Pier Luigi Bassignana – che il racconto di De Amicis potrebbe suggerire, forse la più azzeccata, perché in grado di coglierne tutti gli aspetti, è proprio quella secondo la quale saremmo in presenza di un romanzo della modernità”, dove la protagonista femminile, la maestra Pedani, appare come donna del futuro, donna libera e ben consapevole della sua libertà, che “trova la sua ragione di essere nell’attività ginnica e soprattutto nella diffusione delle pratiche intese a rafforzare e migliorare le condizioni fisiche della popolazione”. Principi allora anacronistici, ma oggi di piena attualità, ancora freschi di tutta la loro originaria brillantezza, “della loro capacità di tratteggiare tipi psicologici, personaggi e ambienti storici nei quali tutti si possono in qualche modo identificare”. Tant’è che, nel 1973, di “Amore e ginnastica” fu fatta anche una celebre riduzione cinematograficarealizzata da Luigi Filippo D’Amico e interpretata da Lino Capolicchio, Senta Berger e Adriana Asti.
Di prossima pubblicazione, per la Collana “Capolavori ritrovati della letteratura” di “Capricorno”, “Nina la poliziotta dilettante”di Carolina Invernizio, fra le più popolari autrici di “romanzi d’appendice” di fine Ottocento – inizi Novecento.
Gianni Milani
RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
La trama è impossibile da riassumere in poche righe, ma tutto ruota intorno a una casa dalla facciata giallo limone in New England. Si parte dal XVII secolo quando un uomo e una donna fuggono nei boschi, più lontano possibile dalla Colonia puritana di cui sono membri. Nella loro vita adamitica e libera gettano le fondamenta di quella casetta.
Jane Sautiere è nata a Teheran nel 1952 ed ha trascorso la sua adolescenza in Cambogia, al seguito del padre che era una spia dei servizi segreti, salvo scappare quando i Khmer rossi presero il potere.
Quante emozioni può suscitare un libro? Infinite, come quelle che in queste pagine l’autrice vive quando legge soprattutto i classici, che definisce amici con cui dialogare.

se dolorante decide di rileggere la “Trilogia di New York” di Paul Auster e nell’aprire il libro rivede una dedica firmata da Johanna. E’ l’avvio di un viaggio nella sua vita passata che riporta a galla una serie di ricordi, pensieri, riflessioni.
Dorothy, sebbene avesse sposato il pittore francese Simon Bussy (amico anche di Matisse), di fatto era bisessuale ed ebbe una lunga relazione con Lady Ottoline Morrel. Era anche una donna coltissima, convinta sostenitrice del suffragio universale, traduttrice in inglese delle opere di André Gide.
Un po’ thriller e un po’ campus novel, questo romanzo della scrittrice americana racconta di una famosa podcaster e docente di cinema, Bodie Kane, che viene invitata a tenere un corso nella sua ex scuola superiore nel New Hampshire.
L’autrice di questo volume (non solo fotografico) sull’icona Jackie Kennedy- Onassis è una giornalista milanese che scrive di viaggi, arte, lifestyle, ed ha pubblicato alcune biografie al femminile. Ora, a 30 anni dalla morte di Jacqueline Kennedy, dà alle stampe queste 219 pagine preziose, tra foto e testi, che mettono a fuoco lo stile iconico di una delle donne più famose del 900.