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Cesare Mondon. La Resistenza scuola di vita e di libertà

Presentazione del libro di Raffaella Chiaravalloti sul partigiano Rino. 1° Dicembre 2023 – Sala Consiliare, corso Pastrengo n. 10 Collegno

Era da molto tempo che si sperava che qualcuno scrivesse un libro su Cesare Mondon, meglio conosciuto come “il miracolato di Rubiana”. Finalmente, grazie al lavoro della giornalista Raffaella Chiaravalloti, questo desiderio è diventato realtà.
L’autrice ci guida attraverso i pensieri e le esperienze di Cesare Mondon, condividendo con i lettori i valori di giustizia e libertà che hanno ispirato la sua lotta durante i giorni bui della Resistenza. Non solo un partigiano coraggioso, ma anche un individuo di notevole rilevanza per la comunità nord ovest di Torino.
Cesare Mondon è stato un personaggio molto importante per Collegno; sarà, infatti, l’Amministrazione Collegnese a rendergli omaggio organizzando la prima presentazione del libro a lui dedicato, presso la Sala Consiliare in Corso Pastrengo n. 10, alle ore 18.00.
La presentazione del libro di Raffaella Chiaravalloti promette di essere un momento toccante e significativo, un’opportunità per onorare la memoria di Cesare e soprattutto trasmettere i valori fondamentali ai nostri giovani che rappresentano il nostro futuro e per riflettere sulle lezioni di coraggio e impegno che la Resistenza ci ha lasciato in eredità.

 

“Indipendent Book Tour”. Ultima tappa

Al traguardo di Cuneo, ospiti d’eccezione quattro case editrici indipendenti, fra le 28 partecipanti al tour

Sabato 25 novembre, ore 17,30

Cuneo

Ottava ed ultima tappa. Dopo Verbania, Torino, Novara, Alessandria, Asti, Vercelli e Biella, l’“Indipendent Book Tour”, il progetto ideato dal team di “Hangar del Libro” (progetto di “Regione Piemonte”) e dal “Salone Internazionale del Libro di Torino” (in collaborazione con la “Fondazione Circolo dei Lettori”) “per raccontare la ricchezza e l’eccellenza a livello regionale dell’ ‘editoria indipendente’ della Regione”, conclude il suo viaggio – iniziato a Verbania il 23 settembre scorso – a Cuneo. L’appuntamento è per sabato 25 novembrealle 17, presso la “Biblioteca 0– 18”, di via Santa Croce al numero 6. Ingresso libero.

L’incontro vedrà la partecipazione di quattro “case editrici”, fra le 28 partecipanti al tour, che racconteranno al pubblico la propria storia, i propri progetti e un proprio libro scelto per l’occasione, tra i tanti pubblicati. Il tutto accompagnato da brani musicali e azioni teatrali curate da “B-Teatro”.

“Add Editore” presenterà il romanzo “La foresta trabocca” della scrittrice giapponese Maru Ayase“Araba Fenice” racconterà il libro “Tuo padre suonava l’armonica” della giornalista e scrittrice casalese Silvana Mossano“Diablo Edizioni” illustrerà il graphic novel “Punto di fuga” di Lucia Biagi e “Voglino Editrice” parlerà del libro per bambini “La regina del sorriso” di Elena Zegna. Lettrici e lettori #Booklovers, selezionati da una specifica call, grazie alla collaborazione con la rivista digitale exlibris20, affiancheranno gli editori per portare al pubblico un punto di vista esterno, utile per approcciare i libri con lo sguardo di chi ama leggere per passione: a Cuneo saranno Alessia BombinoFrancesca MilanesioAlessia LinguaDaniela Scavino. Le loro recensioni, e quelle degli altri #Booklovers, sono presenti sul sito di exlibris20.

Per ogni edizione, inoltre, “Independent Book Tour” prevede la vetrina virtuale online su www.hangardellibro.it, uno strumento informativo che illustra tutti i titoli delle case editrici indipendenti presentati nel viaggio letterario, per aiutare lettrici e lettori nella scelta dei libri che più incontrano i loro interessi, le loro passioni, i loro gusti. Una vetrina che, si arricchisce vieppiù a ogni edizione del tour.

“L’ ‘Independent Book Tour’ – sottolinea Carola Messina‘project manager’ dell’evento – ha il preciso obiettivo di raccontare e dare visibilità alla capacità delle case editrici indipendenti piemontesi di sperimentare, innovare e ampliare gli orizzonti di lettori e lettrici grazie alla presentazione delle loro proposte di punta. Rafforzare il prezioso ruolo dell’editoria indipendente è uno degli scopi principali del ‘progetto Hangar’, al fine di preservare l’importante valore della bibliodiversità che sa portare nel panorama culturale regionale e italiano”.

g.m.

Nelle foto: le cover dei libri presentati a Cuneo

“Tempesta solare” di Rosalba Mio: fantascienza, un’avventura straordinaria

Informazione promozionale

Mi chiamo Rosalba Mio, autrice appassionata di storie che catturano l’immaginazione e toccano il cuore. Vi invito in un viaggio attraverso le pagine della mia dilogia “Tempesta Solare”, un’avventura che fonde il dramma umano con la potenza della fantascienza.

Tempesta Solare – I giorni del sole:
In un futuro prossimo, una tempesta solare ha stravolto il mondo. Segui le vite intrecciate di personaggi coraggiosi mentre lottano per sopravvivere, affrontando una nuova realtà post-apocalittica. Un mix avvincente di avventura e suspense, questo primo capitolo vi porterà in un viaggio emozionante attraverso i giorni del sole.

Tempesta Solare – I giorni della terra:
La saga continua con il secondo capitolo, esplorando le sfide della ricostruzione in un mondo devastato. Nuovi personaggi si uniscono alla lotta, tessendo una trama di resilienza, speranza e solidarietà. In questo capitolo avvincente, la ricerca di una nuova normalità si intreccia con scoperte sorprendenti.

Affronta questo viaggio Straordinario:
Attraverso il mio stile descrittivo, ho cercato di creare una storia che vada oltre i confini del genere, offrendo una prospettiva unica sulla forza dell’umanità di fronte al cambiamento.

 

Per saperne di più e acquistare: https://www.facebook.com/rossana.mio

L’isola del libro: Speciale Fernanda Pivano

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Fernanda Pivano fin da giovanissima è stata magnetizzata dalla passione per la letteratura nord americana. Ha tradotto e approfondito i massimi classici statunitensi; soprattutto, ha il merito di aver scoperto, studiato, valorizzato e promosso in Italia i principali esponenti della Beat Generation: Kerouac, Corso, Ginsberg….

Fernanda Pivano nasce il 18 luglio 1917 a Genova, dove il padre è direttore di banca. Cresce in una famiglia che lei stessa definisce di stampo vittoriano; il nonno era scozzese e fu tra coloro che introdussero la Berlitz School in Italia. Fin da bambina frequenta una scuola svizzera diventando ben presto poliglotta. Quando la famiglia si trasferisce a Torino, studia al Liceo classico Massimo d’Azeglio; è compagna di classe di Primo Levi, ed ha come supplente di italiano e latino nientemeno che Cesare Pavese.

Dopo la tesi di laurea su “Moby Dick” di Melville, la sua carriera prende l’avvio quando traduce “L’antologia di Spoon River” (uno dei più grandi successi editoriali al mondo), pubblicato in Italia la prima volta nel 1945.

E’ la traduttrice italiana di Ernest Hemingway. Lo incontra la prima volta nel 48, a Cortina, quando lui vuole conoscerla a tutti i costi dopo aver saputo che le SS tedesche l’avevano arrestata per il contratto di traduzione di “Addio alle armi”. Incontro epico, emozionante e soprattutto l’inizio di una grande amicizia.

Di fatto la Pivano spalanca l’orizzonte su un intero e magnifico universo letterario.

Tra le tappe più importanti della sua lunga vita c’è il matrimonio con l’architetto e designer Ettore Sottsass nel 1949 e il trasferimento a Milano. L’unione, tra alti e bassi, inizia a scricchiolare nel 1971 e si conclude nel 1990 con il divorzio.

Quella di Fernanda Pivano è stata un’avventura epica che l’ha portata a conoscere geni della letteratura e della musica americana, mentre il suo primo viaggio negli Stati Uniti è a 39 anni nel 1956. Da allora la sua vita è un continuo andirivieni e di incontri eccezionali che saranno la linfa dei suoi scritti e l’avvio di amicizie importantissime. A lei si devono traduzioni e studi delle opere dei maggiori classici statunitensi; molti li conosce di persona e con loro instaura profondi legami di amicizia. Uno su tutti, proprio Hemingway che lei chiama “Papa”.

 

Enrico Rotelli “Nanda e io” -La nave di Teseo- euro 19,00

Mentre della vita e degli incontri della Pivano si sa molto, a far luce sugli ultimi anni è il resoconto del suo giovane assistente. La Pivano è morta a 92 anni, la sera del 18 agosto 2009 in una clinica milanese, dove era ricoverata per il tumore che l’aveva aggredita negli ultimi anni. Oggi le sue ceneri sono custodite nel cimitero di Staglieno a Genova.

Se desiderate scoprire il dietro la fama di questa donna, capirne la grandezza come persona, questo è il libro giusto. Rotelli è stato il suo braccio destro a partire dal 2004; quando fresco di laurea incontra la scrittrice e lei gli chiede, quasi per caso, se vuole farle da assistente.

Da allora le loro vite lavorative si intrecciano e, anche se a dividerli c’è un gap di 47 anni, l’entusiasmo della Pivano, già segnata dalla malattia, sarà a dir poco travolgente. Lei, che da sempre aveva un immenso riguardo verso i giovani e le loro aspettative, istintivamente prende sotto la sua ala Rotelli. Gli concede la massima fiducia trascinandolo con sé nei suoi viaggi in giro per il mondo, presentandolo ai grandi scrittori che incontra e di cui è amica.

Questo libro è anche una storia di formazione: quella di Rotelli che cresce –non solo professionalmente- al fianco di un personaggio unico che tutti vorremmo aver avuto come maestro.

Rotelli diventa il braccio destro di questa donna piena di vitalità, cercando di assimilare più possibile l’immensa esperienza della Pivano. Lui ha dalla sua una travolgente passione per la letteratura americana e tanta voglia di imparare; lei la disponibilità ad insegnare con la sua esperienza straordinaria.

Scopriamo così anche il privato, l’anima, l’intelligenza, il senso dell’umorismo, i ricordi, le emozioni e il modo di affrontare la vita e la malattia di questa grande signora della letteratura. La sua vita è stata unica e Rotelli un giovane baciato dalla fortuna, perché ha potuto fare un tratto di strada con lei e conoscere grandi miti della letteratura contemporanea.

 

Dvd + libro Fernanda Pivano “A farewell to beat” -Fandango-

Forse per entrare un po’ più a fondo nel fascino che avvolge questa donna, la prima cosa da fare sarebbe vedere il Dvd accompagnato da un libro. Il filmato è straordinario ed inizia con un tuffo al cuore. L’immagine in bianco e nero è quella di una lunga e deserta strada che la Pivano sta percorrendo in macchina nello sconfinato spazio dell’Idaho, diretta verso la tomba di Ernest Hemingway.

Lei ricorda la tragedia del suicidio del grande scrittore (nato il 21 luglio 1899, morto il 2 luglio 1961) sepolto al Ketchum Cemetary; un luogo di pace e bellezza dove lapidi e stele sono disseminate con armonia estrema sulla distesa di un prato. La Pivano racconta il suo rammarico per non essere andata al funerale di Hemingway e ci commuove quando si inginocchia e abbraccia la lastra di marmo, in mezzo a tre alberi secolari che proteggono il riposo di uno dei più grandi autori mai esistiti. E suggestivo è pure che ogni sera al tramonto la tomba sia visitata da un coyote ripreso nel filmato.

Il resto è il racconto di alcuni incontri della Pivano che a San Francisco incontra lo scrittore Lawrence Ferlinghetti nella sua storica libreria. Insieme ricordano gli autori della Beat Generation e il loro motto «amare la nostra vita fino a consumarla».

Poi a New York dove incontra Erica Jong e dialoga amabilmente di letteratura con Jay McInerney e Bret Easton Ellis. Insomma un film da assaporare in tutta la sua bellezza, girato da Luca Facchini.

 

Fernanda Pivano (a cura di Guido Harari) “The Beat goes on” -Mondadori-

E’ un libro denso di foto che immortalano le fasi fondamentali della vita della Pivano. Immagini divise per periodi e che emozionano perché sono il ricordo degli incontri più importanti che hanno costellato la lunga vita della scrittrice e traduttrice.

A partire dalle foto dei nonni e dei genitori, passando da Nanda bambina nata in una famiglia benestante, poi la gioventù e gli anni di studi liceali e università. Seguono l’epoca fulgida in cui incontrò Ernest Hemingway e i primi piani intensi con intellettuali di enorme caratura: tra i quali Moravia, Elsa Morante, Piovene e Guttuso.

Ci sono le immagini del matrimonio con Ettore Sottsass nel 1949 e altre della loro vita insieme. Poi la scoperta dell’America in prima persona e gli incontri con William Faulkner, Richard Wright, Saul Bellow, Gore Vidal ed altri grandi personaggi della scena culturale. Una vita che qui scorre per immagini uniche ed emozionanti, testimonianza di esperienze eccezionali.

 

Fernanda Pivano “Diari. 1917-1973” – Classici Bompiani- euro 50,00

I Diari della Pivano sono divisi in due volumi; questo è il primo e parte dalla sua infanzia a Genova, la famiglia, la scuola e la sua educazione… solo l’inizio di un enciclopedico viaggio che è quello dell’autrice. Più di 1660 pagine fitte in cui racconta la sua incredibile vita, gli incontri con gli scrittori, i viaggi intorno al mondo e lo sconfinato amore per la letteratura americana che è stato la colonna portante del suo lavoro e delle sue passioni. Da leggere poco a poco, assaporando tutto il fascino, la cultura, l’umanità e l’intelligenza di questa notevole signora.

 

Fernanda Pivano “Leggende americane” -Bompiani- euro 15,00

Qui sono raccolte le prefazioni che la Pivano scrisse per le opere –gran parte tradotte da lei- di Edgar Lee Masters, Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Dorothy Parker e William Faulkner.

Un universo di riflessioni, saggi, articoli e aneddoti che ci permettono di ricostruire e capire più a fondo le vite di questi grandi scrittori, ma anche di assaporare la passione della Pivano per la letteratura americana.

 

Fernanda Pivano “Viaggio americano” -Bompiani- euro 15,00

In 622 pagine troviamo altri articoli, ritratti e biografie dei protagonisti di maggior peso della strepitosa vita culturale americani del Novecento. Quelli che la Pivano aveva portato in Italia con le sue traduzioni, ma anche molti altri personaggi incredibili, un viaggio nelle loro vite, anime, pensieri, grandezze e debolezze.

Il giallo torinese di Amandola: “L’uomo del lunedì”

A cinquant’anni da La donna della Domenica arriva in libreria L’uomo del Lunedì di Gian Piero Amandola.

Un omaggio ai grandi Fruttero & Lucentini, ma anche una sfida letteraria disputata fra giallistica e humour. Ce n’è per tutti in questo giallo che più torinese non si può, dai Savoia agli Agnelli, Fino ai personaggi dell’economia strana che s è impadronita della città dopo la Fiat. Fra turismo, puttane e spaccio, immigrazione fra sfruttamento e racket, tecnologia e finanza. Come ne “La donna della Domenica”, un omicidio sulla collina torinese.

 

Sei colpi di pistola che aprono uno squarcio nella testa del rentier Alberto Ellano, ma anche nei nuovi e vecchi vizi, amori clandestini e odi di quelli della collina. Sempre meno privilegiati, sempre più preda dalla delinquenza della città. Una morte forse da nuova delinquenza torinese, molto diversa da quella di 50 anni fa. Una morte che sembra un sacrificio (ma in questo giallo tante cose sembrano e poi non sono) sull’altare di un business d’avanguardia finanziaria fra bitcoin e cryptovalute. Ma forse dal primordiale sesso, o addirittura dalle follie senili nelle antiche ville collinari in decadenza tragicomica. Possono essere tutti assassini, quelli della collina, qualcuno è convinto di esserlo. Magari è un’uccisione come ai tempi delle sfide fra i nobili feudatari dei Savoia che si spartivano la collina.

 

A indagare c’è Carlo Torquace. Se nell’ultima giallistica, l’indagine la “famola strana”, quella di Torquace lo è di più. Lui è un detective dell’aldilà, soffre di mancamenti, morti apparenti, durante i quali “vede” le soluzioni dei misteri di questo assassinio. Napoletano, quando è nell’”aldiqua” lui indaga col caffè Kafa, che dà la “cazzimma” cioè “la furbizia per fare le cose”. Per affrontare il mistero della prostituta che era con l’assassinato, che non si trova, non si sa se è l’omicida, se è vittima fatta sparire. Per capire cosa c’entra l’uomo che poco prima litigava sui bitcoin con la vittima. Torquace cerca di non perdersi nella Torino di Notte fra Puttan Tour e guerra delle mafie del sesso a pagamento. Carabinieri si aggirano sotto i lampioni fra le vecchie prostitute di via Ormea e i Trans i via Cavalli. E scoprono manager, grandi nomi di Torino, che quando cala la notte vanno caccia di “carne fresca” sulle “piste” di polverina bianca.
Un’ indagine zero: nessuna traccia dell’assassino, nessuna della donna, unico incomprensibile indizio un foulard su cui è stampato un quadro di Edward Munch espressionista horror. Un’indagine all’incontrario, perché la soluzione è nell’unico assassino mai sospettato.

L’autore, Gian Piero Amandola è un giornalista inviato della Rai. In passato ha collaborato con La Stampa, Stampasera, Espresso, Panorama, Gazzetta del Piemonte, Venerdì di Repubblica, Corriere della Sera Cultura.

Gian Piero Amandola, L’uomo del Lunedì, Edizioni Porto Seguro, pagine 156, euro 15

 

Rosso Istanbul

IL LIBRO – Affacciata sullo stretto del Bosforo, Istanbul è il “portale che schiude mondi nuovi”, la città dai tanti nomi e dai tanti volti (Costantinopoli, Bisanzio, seconda capitale dell’Impero Romano). Ozpetek racconta un ritorno a casa che accende a uno a uno i ricordi

 

Ferzan Ozpetek è un grande regista. Nato ad Istanbul e naturalizzato italiano, nel giro di pochi anni è diventato una delle punte di diamante del nostro cinema. Dai suoi esordi fino alle opere della maturità si è sempre avvertita la sua urgenza nel proporre un preciso ventaglio di temi: la famiglia ( allargata e “tradizionale”), la ricerca del sé e dell’altro da sé, il potere della memoria, la separazione, l’esotismo e l’erotismo. Ma, oltre alla delicatezza e all’originalità che esprime dietro alla macchina da presa, è stata una piacevole sorpresa scoprirne il talento come scrittore. Il suo primo, e al momento unico, romanzo (“Rosso Istanbul”, 2013-Mondadori) è una straordinaria dichiarazione d’amore alla città dov’è nato. Affacciata sullo stretto del Bosforo, Istanbul è il “portale che schiude mondi nuovi”, la città dai tanti nomi e dai tanti volti (Costantinopoli, Bisanzio, seconda capitale dell’Impero Romano). Ozpetek racconta un ritorno a casa che accende a uno a uno i ricordi: della madre, donna bellissima e malinconica; del padre, misteriosamente scomparso e altrettanto misteriosamente ricomparso dieci anni dopo; della nonna, raffinata “principessa ottomana”; delle “zie”, amiche della madre, assetate di vita e di passioni; della fedele domestica Diamante. Narra del primo aquilone, del primo film, dei primi baci rubati. Del profumo intenso dei tigli e delle languide estati sul Mar di Marmara. E, ovviamente, del primo amore, proibito, struggente e perduto. Ma è Istanbul ad afferrarlo, trattenerlo, incrociando il suo destino con quello di una donna. Partiti insieme da Roma, sullo stesso aereo, seduti vicini, senza conoscersi , si incontreranno nella città della Moschea Blu e della cristiana Aya Sofya, del Topkapi , del mercato delle spezie e del Gran Bazar. Ma non è il caso di svelare oltre la trama di questo libro che, sinceramente, è tra i più belli che abbia mai letto.

 

Marco Travaglini

L’isola de libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Emilia Hart “Weyward” -Fazi Editore- euro 20,00

E’ il bellissimo romanzo di esordio dell’anglo- australiana Emilia Hart, avvocatessa che oggi vive a Londra. Ed è stato subito un enorme successo di vendite e plausi della critica.

E’ una saga che si snoda nel tempo travalicando i secoli, attraverso tre protagoniste strettamente legate tra loro. Sono Altha nel 1619, Violet nel 1942 e Kate ai giorni nostri. Tutte Weyward, cognome di una dinastia matrilineare di donne segnate dalla loro stretta connessione con la natura, gli animali, lo spirito selvaggio e il fato.

Accomunate attraverso i secoli, una l’antenata dell’altra, chiamate dagli uomini Weyward -ovvero ostinate, caparbie e ribelli – perché non accettavano di piegarsi al loro volere e predominio. Le tre protagoniste che portano con orgoglio il loro nome, non sono solo tre donne, ma anche, simbolicamente, tre creature animali.

La prima antenata è la giovanissima Altha, “il corvo”, che dalla madre ha appreso il potere di guaritrice. Solo che nell’epoca buia in cui viveva poteva essere parecchio pericoloso. Tant’è che la giovane finisce nel buco nero delle prigioni ed imputata al centro di un processo per stregoneria.

Poi conosciamo Violet, “la damigella”, che a 16 anni vive a Orton Hall, figlia del nono visconte di Kendall; uomo spietato e duro, con parecchi scheletri nell’armadio. Della madre si intuisce subito che l’avvolge un mistero, nessuno sa che fine abbia fatto e comunque qualcosa di oscuro circa il suo destino aleggia nella magione e finirà per pesare su Violet. Quando subisce la violenza del cugino Frederick e resta incinta, il padre dimostra tutta la sua anima nera e la imprigiona nel fatiscente Weyward cottage che era appartenuto alla madre. E’ lì che Violet si ribella in un modo che non vi anticipo, ma sarà l’inizio di una catena di scoperte sul destino materno e sulla sua genealogia.

La terza eroina è Kate, “l’ape”, in fuga dal marito violento. Si rifugia nel Weyward cottage lasciatole in eredità dalla prozia Violet e lì scopre di essere incinta. Ma è proprio in quella casa in Cumbria (nel Nordovest dell’Inghilterra, quasi al confine con la Scozia) che Kate scoprirà i segreti legati alle sue antenate.

Intraprende una ricerca che le permette di ricostruire il loro passato e svelare cosa si cela dietro alle dicerie sulla zia Violet e le Wwyward in generale.

Una splendida storia di resilienza femminile trasmessa col sangue attraverso i secoli. Sappiamo che la stregoneria non esiste e proviene da superstizioni e ignoranza. Ma questa indimenticabile stirpe di donne, connesse in modo inscindibile alla natura, alle radici della terra, alle virtù delle erbe, all’alleanza con gli animali, un po’ streghe forse lo sono nel senso di custodi di un meraviglioso segreto.

 

Jenny Jackson “Pineapple Street” -Rizzoli- euro 18,00

Jenny Jackson è vicepresidente e direttore editoriale di una casa editrice newyorkese; una che di libri se ne intende. Questo romanzo è il primo in cui si cimenta come scrittrice e ci porta dritti nell’universo di una ricchissima famiglia della Big Apple: gli Stockton, grandi immobiliaristi blasonati da generazioni di denaro ed operazioni di successo.

Sono super ricchi che hanno scelto di vivere nel quartiere chic di Brooklyn Heights dove i nomi delle strade fanno riferimento alla frutta e convergono in Pineapple, Orange o Cranberry Street, configurando la toponomastica della narrazione.

Il romanzo ruota intorno a tre donne diversissime tra loro: le sorelle Stockton -Georgiana e Darley-, e Sasha che è la moglie del loro fratello Cord. Quest’ultima vive sulla sua pelle le difficoltà per essere accettata dal clan Stockton, che è parecchio snob e sospettoso nei confronti di chi non è reputato al loro livello.

Seguiamo le vicissitudini dei figli Stockton cresciuti nel lusso e nei privilegi, vacanze e hobby costosi, vestiti griffati e tutto quello che il denaro può comprare.

La primogenita Darley è sposata con il coreano-americano Malcom,

che non rientra nei canoni familiari, nonostante il prestigioso lavoro nella finanza. Per poterlo sposare Darley ha dovuto rinunciare alla sua parte di eredità e le cose si complicheranno quando Malcom verrà licenziato.

Georgiana è considerata ancora la piccola di casa nonostante i suoi 26 anni: timida, insicura e fragile, viziatissima e immatura che soffre per l’atteggiamento anaffettivo della madre Tilda, con la quale comunica solo giocando a tennis. Le cose precipitano quando poi si innamora dell’uomo sbagliato.

Sasha invece proviene da una famiglia semplice, ha sposato Cord ma viene trattata come un’intrusa. Lei e il marito abitano nella casa di famiglia a Pineapple Street, ma non può fare alcun cambiamento; per le cognate e la suocera lei non può vantare alcun diritto sulla proprietà. E patisce parecchio questo senso continuo di esclusione.

Ecco le tre prospettive femminili del romanzo, mentre il quartier generale di famiglia, la casa di Pineapple Street, è il terreno di incontro, confronto e scontro sul quale si muovono tutti i personaggi.

 

Emily St. John Mandel “Mare della tranquillità” -La nave di Teseo- euro 20,00

Potrebbe essere definito tra il filosofico e il fantascientifico questo libro della giovane scrittrice newyorkese che ha la capacità di tratteggiare un possibile mondo futuristico.

La storia attraversa molti secoli. Nel 1912 c’è il 18enne Edwin nato in una famiglia dell’alta nobiltà inglese della qual sente il peso. In rotta con la famiglia va in Canada dove lo attende un’esperienza indecifrabile che gli apre il varco su un’altra dimensione. Un portale annunciato dal suono di un violino, che poi si richiude, ma intanto l’ha sconvolto e ha impresso una nuova direzione alla sua vita.

Poi il salto di un secolo, agli albori della pandemia e due donne amiche, di cui una, Mirella, sta cercando di scoprire cosa sia successo all’altra che era morta, e quando era bambina, pare avesse avuto la stessa esperienza di Edwin.

Un altro balzo temporale, nel 2203, in cui una nota scrittrice, nata in una delle prime colonie lunari, luogo di lusso, sta facendo un tour promozionale nel momento in cui sta scoppiando un’altra pandemia.

Ancora un volo pindarico e ci troviamo nel 2400, in cui il giovane Gaspery-Jacques Robert è un detective dell’Istituto del tempo di Città Notturna (nome con cui è stata chiamata la Colonia Due), e vuole scoprire il fenomeno vissuto dagli altri personaggi.

Alla fine non resta che scoprire il mistero spazio-temporale. Una lettura che scaglia i germi di pensieri sul senso della vita e delle nostre esistenze che sembrano tendere a qualcosa…..

 

Carmen Mola “La bestia” -Salani Editore- euro 19,00

Carmen è lo pseudonimo adottato dai tre scrittori e sceneggiatori che hanno scritto a 6 mani questo thriller- fenomeno ambientato a Madrid; oltre un milione di copie vendute e 600 mila euro vinti con il Premio Pianeta.

Sono il 54enne Antonio Santos, il 61enne Jorge Díaz Cortéz e il 48enne Augustín Martínez. Sceneggiatori di serie tv di successo che un bel giorno hanno deciso di cimentarsi applicando lo stesso metodo di lavoro a un romanzo. Il nome di donna è stato scelto per focalizzare l’attenzione dei lettori sulla trama e non sul pool di autori.

La storia è di quelle che colpiscono subito duro. Il thriller storico è ambientato nella Madrid del 1834, decimata dal colera. Non lontano dal mattatoio in Calle de la Ribera de Curtidores è ambientata la prima scena, decisamente macabra: un cane gioca con la testa mozzata di una ragazzina, Bertha, una delle prime vittime della “Bestia”.

Diceria popolare o altro? A cercare di svelare il mistero dietro questa serie di efferati delitti da serial killer sono il giornalista Diego e il suo compare di bevute, il poliziotto Donoso.

A movimentare l’intreccio c’è poi la 14enne poverissima e orfana, Lucía, vergine dai capelli rossi che per sopravvivere si ritrova a lavorare in un bordello. La tenutaria è una certa Leona che nella fanciulla vede non solo la possibilità di guadagnare parecchio vendendo la sua verginità al miglior offerente, ma rivede anche se stessa e la sua lotta per la vita.

Tutto si complica quando a sparire è la sorellina di Lucia, la piccola Clara. Al centro di una serie di eventi compaiono monaci guerriglieri, uomini di chiesa, faccendieri di varia natura, politici e persino la Carboneria.

 

Dai lager alle Doc, le due vite di Paolo Desana

Presso la sede di via Maria Vittoria al Centro Pannunzio, dove “si ritrovano i titolari del proprio cervello” secondo il motto dello stesso Centro, è stato recentemente presentato il libro scritto da Andrea Desana dal titolo “Paolo Desana: la storia di due vite tra lager e vini DOC”.

L’evento, che si è svolto grazie alla disponibilità del Presidente professor Pier Franco Quaglieni, ha visto l’introduzione di Stefano Morelli e, a seguire, le presentazioni, ognuna per ogni vita del Senatore monferrino, ad opera dello storico dell’internamento e giornalista de La Stampa Andrea Parodi e, la seconda vita, del giornalista e scrittore Cristiano Bussola. Presente l’autore Andrea Desana, per la prima parte è stata presentata ed approfondita la grande vicenda storica, per più di settant’anni volutamente dimenticata dallo Stato e dalla storia, degli Internati Militari Italiani ( IMI ) ovvero ben 650 mila giovani militari italiani che dopo il nefasto armistizio dell”8 settembre del 1943 furono catturati e tradotti nei peggiori lager tedeschi dove purtroppo ben 55 mila di loro persero la vita. Cristiano Bussola e Andrea Desana hanno invece parlato della seconda vita di Paolo Desana che il 12 luglio del 1963 riuscì a far approvare al Senato della Repubblica la legge delle Doc vinicole italiane, ovvero il DPR 930. In sostanza la vita di Paolo Desana fu contraddistinta da due forti “NO”, il primo di resistenza nei lager nei confronti del nazifascismo e del lavoro coatto imposto dagli aguzzini e il secondo “NO” contri i vini adulterati e generici privi di ogni garanzia di origine geografica e di salubrità per il consumatore. Oggi le 408 Doc vinicole attive sul mercato, i 123 Consorzi di tutela attualmente operanti sui numerosi territori vocati della nostra penisola e i 15 milioni di enoturisti che ogni anno visitano le italiche cantine sono la prova che la strada della DOC era quella giusta non solo per il mondo della produzione vinicola ma per lo sviluppo economico e turistico di numerosi territori italiani. Al termine hanno rivolto domande all’autore e svolto importanti considerazioni Salvatore Vullo sull’operato vinicolo di Paolo Desana e sulla importante strada che ha saputo tracciare e Antonella Bartolo Colaleo anch’essa autrice di un prezioso libro sull’internamento militare “Matite sbriciolate”.

Da sinistra: Bussola, Parodi, Desana

“La strategia dell’attenzione”: Marco Ponzi svela l’Europa del 2050

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L’Europa del 2050 è lo scenario (stravolto da rivoluzioni culturali e tecnologiche) in cui si sviluppa la vicenda di Liborio Epis ed Elisabetta Covi, entrambi inconsapevolmente sulle tracce dei loro genitori, e non solo. La loro storia è il paziente assemblaggio di un puzzle i cui tasselli sono i personaggi stessi e la cui immagine d’insieme si rivelerà solo alla fine della loro ricerca. La vita e l’amore richiedono attenzione”

 

L’autore

Marco Ponzi è nato a Milano nel 1976.

Ha conseguito un diploma di Perito Turistico e uno di illustratore presso la Scuola Superiore di Arti applicate all’Industria. Ha infatti la passione per l’arte che esplicita anche attraverso la pittura, la fotografia e la scultura partecipando a diverse mostre collettive.

È autore di quattro libri: “Perché diffidare degli assistenti di volo” (Greco & Greco, 2011), “L’accento sulla A” (Edizioni Il Foglio, 2019), vincitore di un premio nell’ambito della Festa del libro in Mediterraneo nel 2021, “Le aspirazioni mortali o dei crimini d’autore” (Edizioni Il Foglio, 2022) e “La strategia dell’attenzione” (Guida editori), vincitore del premio Cimitile 2023.

Numerosi racconti e poesie sono raccolti in diverse antologie.

Il suo ultimo importante riconoscimento artistico è stata la menzione d’onore per l’opera complessiva conferita dal Luxembourg Art Prize nel 2022.

 

L’intervista

Da cosa deriva l’idea di questo romanzo?

I miei romanzi nascono tutti dal titolo: prima creo il titolo e poi vi costruisco attorno un racconto. Nel caso di quest’ultimo libro, il titolo mi è venuto in sogno, come mi capita spesso. Durante la pandemia, riflettevo sul martellamento continuo di informazioni che contraddicevano se stesse e questo portava le persone a distrarsi. Da qui la necessità di creare una strategia per focalizzarsi sulle cose importanti, su quello che tendiamo a trascurare, su ciò che il mainstream ci porta a dimenticare o ignorare.

Sappiamo che “La strategia dell’attenzione” è un seguito…

Sì, è il seguito de “L’accento sulla A” ma si può leggere indipendentemente dal romanzo precedente. È autoconclusivo ma ci sono alcuni personaggi che sono presenti in entrambe le opere e che creano un collegamento. Il titolo si richiama anche al fatto che un lettore attento potrà scovare alcune cose, stupirsi per un certo sviluppo e anche notare delle piccole incoerenze del tutto volontarie, proprio perché il mio scopo, in questa epoca di esasperata tecnologicizzazione che conduce alla costante distrazione, è portare a fare caso a quel che accade, nel mondo e anche nel mio libro, senza la pretesa di voler insegnare nulla. A dire il vero, tutte le mie opere sono disseminate di tranelli, enigmi, misteri, a partire dai titoli.

La tua biografia ora si è arricchita di un importante riconoscimento letterario, il premio Cimitile. Come hai accolto questa notizia?

Io non sono abituato, non troppo, per lo meno, a ricevere premi e nemmeno è lo scopo della mia scrittura o della mia pittura. Lo scopo della mia arte è trasmettere una visione, sollecitare un dibattito, stimolare delle discussioni, anche delle critiche, volendo. Quasi preferisco essere criticato che lodato perché ciò è alla base dello scambio di idee, oltre che essere uno spunto fondamentale per migliorarmi.

Ebbene, quando mi è stato comunicato che avevo vinto il Cimitile 2023 sono rimasto incredulo, soprattutto pensando al contenuto dei miei libri che non assecondano mai il gusto di ciò che va per la maggiore. La mia è una scrittura/pittura di contestazione, sebbene non troppo esplicita, e dunque non è facile incontrare il favore del pubblico o delle giurie. Forse sono troppo modesto ma ogni qualvolta qualcuno mi comunica un apprezzamento io stento a crederci.

Dunque vedere selezionato il mio lavoro inedito da una giuria super competente, abituata da ventotto anni a giudicare opere letterarie di ogni tipo (tra i premiati quest’anno c’erano Ezio Mauro, Mario Tozzi, Simona Sparaco e Sigfrido Ranucci) e sostenere con grande impegno e partecipazione la mia opera mi ha fatto indubbiamente molto piacere e, per una volta, mettendo la modestia da parte, fatto sentire orgoglioso di questo importante risultato.

Hai altri progetti in cantiere?

Purtroppo o per fortuna, continuo a sognare e creo titoli a tambur battente. Ho già pronto un romanzo spiritoso in cerca di editore e sto scrivendo un racconto lungo e un romanzo ambientato nel futuro, un futuro diverso da quello immaginato ne “La strategia dell’attenzione”, il 2050. Un futuro opposto e, come quello descritto nel mio ultimo romanzo, non saprei se definire auspicabile o temibile.

 

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Il Peninsulario ligure di Magliani

 

Marino Magliani è l’autore di Peninsulario, raccolta di racconti pubblicata dalle edizioni Italo Svevo.

Nato nel 1960 a Dolcedo, in provincia di Imperia, dopo aver trascorso gran parte della vita all’estero, divide la vita tra la sua Liguria e la costa olandese, dove scrive e traduce. I suoi ultimi lavori sono stati Prima che te lo dicano altri (Chiarelettere, 2018) e Il cannocchiale del tenente Dumont (L’Orma, 2021), incluso tra i candidati al Premio Strega 2022. Per Magliani e il suo Peninsulario, così come accadde per Nico Orengo, il paesaggio dell’anima dove sono racchiusi i ricordi e i più intimi sentimenti è quello del Ponente ligure, una lunga lingua di terra stretta tra il mare e le montagne che si estende a ovest di Genova fino al confine con la Francia. Un orizzonte geografico che diventa uno dei protagonisti delle vicende narrate da Magliani dove le valli diventano fenditure, microcosmi, vere e proprie penisole. In questa raccolta il lettore è accompagnato, attraverso una narrazione spesso ironica che ricorda, come sostiene Filippo Tuena nella prefazione, la prosa visionari di Italo Calvino e delle sue Città invisibili. Dai vitelloni di balera del primo racconto ( “Manico”) che scendono dalla valle Argentina e dalle località dell’interno a Taggia, a caccia di turiste con un aplomb del tutto particolare fino alla valle percorsa dalle acque del Roia che scende dalle alture austere delle Alpi Marittime fino alla foce di Ventimiglia con la strana coppia del poliziotto Zanellu e dello spacciatore Pantera nel racconto “La quota della frontiera”, complici per momentanea  necessità, nonostante i rispettivi ruoli siano contrari e opposti. C’è forse una lieve concessione a fugaci cenni autobiografici ne “L’uomo veloce” dove s’intrecciano le strade del grande editore milanese e dello scrittore ligure che ha passato gran parte della sua esistenza all’estero. Ne “Il muro di Jantje” è un olandese il protagonista del ripristino di una protezione franata in una delle valli più corte, la Val Prino dai dolci declivi, le colline terrazzate  di ulivi e vigne, i boschi di roveri e piccoli borghi alle spalle di Porto Maurizio. Una terra che Magliani conosce benissimo, raccontandola con passione usando la metafora del muro per soffermarsi  sulla Liguria pietrosa e severa dell’entroterra, dove i protagonisti – come si legge nel libro – non sono mai i turisti estivi o di un breve fine settimana ma “coloro che rimangono in ogni stagione, che vivono di solitudini a volte, spesso di nostalgie, ma soprattutto di ossessioni”. A ogni racconto, compreso “Il cuculo”, quinto e ultimo della raccolta che narra del postino di Sorba, un tale Umbertin che tra i muretti a secco e le distese di taggiasca della valle Impero chiamavano semplicemente l’U da Posta, corrispondono realtà più o meno sperdute della West Coast del ponente ligure. E’ in quelle terre che i tanti Orfeo, Gregorio, Secondo, Adele  diventano protagonisti alla pari dell’ambiente che li circonda. Sono i loro misteri, la quotidianità di un mondo che tende a non mutare e l’inconfessabile desiderio di guardare oltre, il detto e il non detto, le tradizioni che resistono ai cambiamenti e le abitudini che si dividono tra virtù e vizi, i paesi di pietra e l’aria salmastra che sale dal mare, le vecchie bocciofile e le bottiglie stappate di Pigato e Rossese, Vermentino e Ormeasco che accompagnano pagina dopo pagina in questa terra variegata, capace di stupire con le sue misteriose “penisole”.

Marco Travaglini