La Sindaca Appendino era apparsa agli occhi di molti una "novità"

I limiti di Torino

Torino è una città spenta, nonostante le ” luci di artista ” in questo periodo le conferiscano un fascino particolare. Questa è la mia impressione. Non tutte le difficoltà  dipendono da chi in questo momento  governa la città, ma si va diffondendo la convinzione che  l’attuale Amministrazione rappresenti un ostacolo ad un suo rilancio

 Del resto un conto era stare all’opposizione, criticare la giunta Fassino ( che non aveva affatto demeritato)  e indicare una esigenza di cambiamento; altra cosa è gestire i problemi e tentare di risolverli.  Tre sono, secondo me,  i limiti di fondo: un ideologismo esasperato; l’assenza di un visione strategica che invece è stata il punto di forza delle giunte che hanno preceduto l’attuale e,  infine, l’inesperienza e una forte dose di incompetenza. Il combinato disposto tra un certo ideologismo e l’incompetenza ha effetti micidiali. La città fino a un po’ di tempo fa appariva dinamica e capace di cogliere e valorizzare le opportunità; oggi non è cosi e, proprio per questo, credo che una parte di coloro che avevano ritenuto che fosse necessario voltare pagina, si stiano interrogando sull’efficacia del loro voto rispetto ai risultati. La Sindaca Appendino era apparsa agli occhi di molti una “novità” : è  giovane, non diceva cose così strampalate, anche perché criticare chi gestisce il potere, non avendo mai governato, consente una formidabile rendita di posizione; inoltre non era del tutto  estranea ad una parte dell’establishment che pure criticava. I risultati non sono stati quelli che molti si attendevano: dal no alle Olimpiadi alla decisione di essere in giro per il mondo mentre la sua maggioranza approvava un atto di indirizzo che per la prima volta schiera il Comune sul fronte dei No al progetto, è  stato un susseguirsi di errori e decisioni sbagliate. I Torinesi sono persone pragmatiche e di buon senso; anche quelli che non l’avevano votata, erano curiosi di capire se e come sarebbe cambiata la città, ma col passare  dei mesi le preoccupazioni per il futuro e le critiche nei confronti dell’immobilismo della Amministrazione  sono via via divenute prevalenti. L’esito della manifestazione convocata per riaffermare il valore della Tav dal punto di vista degli interessi di Torino e del Piemonte ha espresso plasticamente questo disagio, segnando se non una rottura una presa di distanze sempre più  marcata di una parte della città. È presto per dire se e come questa disillusione si tradurrà sul piano politico e personalmente diffido da chi con troppa superficialità stabilisce una serie di automatismi, ma la situazione si è rimessa in movimento sia a Torino che nel resto del Paese.

Wilmer Ronzani