“Come sottolineato già dall’UNCEM e da molti comuni italiani, la previsione, inserita nel decreto legislativo 24 aprile 2017, numero 50, atta a vietare al detentore di cariche elettive comunali, qualsivoglia tipologia di incarico conferito da pubbliche amministrazioni della provincia o nell’area metropolitana di elezione, rappresenterebbe il configurarsi di una situazione insostenibile”. Ad affermarlo il Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, che prosegue: “Comprendo il senso e i timori di fondo del legislatore nel prevedere tale normativa, che giunge anche dopo alcune interpretazioni, potremmo definire forzate, da parte della Corte dei Conti; ma seguire questa strada porterebbe a limitare oltremodo, soprattutto nei piccoli comuni, l’elettorato passivo, a discapito di quei professionisti, come architetti, ingegneri e geometri, che vedrebbero de facto l’impossibilità di continuare a praticare la propria professione se eletti. Non occorre dimenticare, inoltre, come già esista una normativa puntuale e precisa sull’incompatibilità rispetto alle cariche elettive, per quelle fattispecie che potrebbero creare gravi conflitti di interesse o distorsioni del sistema. Soprattutto con riferimento ai comuni sotto i 10 mila e i 30 mila abitanti – continua il Presidente Marino – si tratta di realtà nelle quali la carica elettiva è esercitata per passione e per senso del bene pubblico e in cui l’indennità, quasi simbolica, non può permettere in alcun modo l’autosostentamento. Per tali motivi – conclude Marino – mi sono impegnato perché potesse essere presentato, al testo in esame alla Camera, un emendamento correttivo della situazione: è importante che il Parlamento sia consapevole della problematica e intervenga quanto prima per apportare i dovuti correttivi”.