Se si confrontano i dati del censimento 2001 con quelli del 2011 l’incremento della popolazione è pari allo 0,8%
L’assessore alla Montagna, Alberto Valmaggia, ha annunciato che “le aree rurali montane stanno presentando alcuni segnali positivi di ripresa. Dopo un calo secolare della popolazione, si sta registrando un saldo migratorio positivo che permette di controbilanciare il saldo naturale negativo. Se si confrontano i dati del censimento 2001 con quelli del 2011 l’incremento della popolazione è pari allo 0,8%”.
Nella montagna piemontese risiede l’11,3 per cento della popolazione e la densità abitativa media è di 46 abitanti/kmq contro una media regionale di 176. Anche l’indice di vecchiaia in montagna è più alto (1,95) rispetto al resto del Piemonte (1,78), rendendo più difficoltosa l’erogazione dei servizi alla persona e alla famiglia.
“L’arresto dello spopolamento – ha aggiunto Valmaggia – è sicuramente il primo passo per la rivitalizzazione dei territori, ma affinché si inverta strutturalmente la tendenza occorrono una serie di interventi volti alla creazione e al mantenimento dei posti di lavoro in loco, ai quali affiancare una politica di sviluppo dei servizi (scolastici, welfare, infrastrutture, banda larga, ecc.) senza i quali è impossibile favorire la residenzialità e superare tutte le conseguenti ripercussioni negative, come il contenimento del dissesto idrogeologico e la valorizzazione delle specificità culturali”.
Questi obiettivi generali si ritrovano nel Documento strategico unitario per la programmazione dei fondi europei 2014-2020, in cui una parte specifica è dedicata proprio alla montagna. Tre i punti su cui la Regione intende lavorare e investire: assicurare la crescita promuovendo piena occupazione, competitività e innovazione, consolidando e diversificando specifiche attività economiche; favorire un’organizzazione territoriale focalizzata su una mobilità e uno sviluppo dei servizi e delle infrastrutture rispettose dell’ambiente; sostenere una gestione sostenibile dell’energia e delle risorse naturali e culturali, proteggendo l’ambiente e preservando la biodiversità e le aree naturali. Il tutto attraverso un ampio coinvolgimento non solo del mondo produttivo, ma anche delle amministrazioni locali e della popolazione, secondo un approccio “dal basso” condiviso e ampiamente partecipato.