Hackability è un format nato a Torino nel 2015 e adottato dal corso di "Tecnologie per la Disabilità”

Dagli studenti del Poli oggetti per bambini con disabilità

Per il secondo anno alcuni studenti del Politecnico di Torino iscritti al corso di “Tecnologie per la Disabilità”, partecipando ad Hackability@TecDi al posto del tradizionale esame, hanno lavorato insieme a maker, designer e famiglie seguite dalla Fondazione Paideia per provare a rispondere alla richiesta di presidi e oggetti progettati o adattati in base alle esigenze delle persone con disabilità.


Hackability è un format nato a Torino nel 2015 e adottato dal corso di “Tecnologie per la Disabilità” nel 2016, con l’obiettivo di usare la co-progettazione come occasione di empowerment e inclusione e costruire un ambiente dove maker, designer e persone con disabilità possano arrivare alla prototipazione e alla realizzazione personalizzata e in piccoli numeri di presidi e oggetti a basso costo in grado di supportare le persone con disabilità nella vita quotidiana.

Hackability@TecDi è stato realizzato dal Team Studentesco Hackability@Polito, nato dagli studenti che l’anno scorso hanno partecipato all’iniziativa, grazie al supporto del Politecnico di Torino, di Hackability, del Laboratorio Nazionale AsTech del Consorzio CINI e di Fondazione Paideia.

Lorenzo, uno dei genitori che ha partecipato al progetto, ha raccontato così la sua esperienza: “Per progettare un triciclo in grado di garantire più sicurezza e stabilità rispetto alle normali biciclette con le rotelle per mio figlio Simone abbiamo pensato insieme agli studenti a un sistema simile a quello degli scooter a tre ruote, con il corpo pedali con catena rimovibile che diventa un triciclo a spinta e a sua volta si trasforma praticamente in un passeggino e grazie al supporto per iPad gli permette di stare comodamente seduto a guardare i cartoni animati”.

Giuseppe Airò, che per conto di Hackability ha seguito il progetto, ha aggiunto: “Per il secondo anno, grazie a Fondazione Paideia e al lavoro del Team Studentesco riusciamo a calare gli studenti in un’esperienza che permetta loro di co-progettare, lavorare in team, sviluppare competenze trasversali partendo da bisogni concreti, un’esperienza non solo di studio e di lavoro, ma anche umana”.