ECONOMIA- Pagina 412

Inps, straordinari per la cassa e una app per prenotare consulenze telefoniche

“Sul numero unico dell’Inps in queste ultime settimane,caratterizzate dalla difficile e complessa emergenza epidemica, si sono riversate migliaia di chiamate giornaliere creando attese e congestionando, qualche volta, l’efficienza del servizio telefonico. Fortunatamente tutti hanno ricevuto una risposta”, racconta Gianni Firera, responsabile della comunicazione.

Non è stato semplice affrontare la situazione ma grazie al lavoro assiduo di molti impiegati e funzionari dell’Inps Piemonte, che hanno lavorato su base volontaria anche il 25 aprile e il primo maggio, alla Regione, all’ordine dei commercialisti e ai consulenti del lavoro, consapevoli della straordinarietà della circostanza, il lavoro legato alla cassa in deroga per cui è stato presentato il modello Sr41 è praticamente concluso. Se qualcuno ancora aspetta dipende dal fatto che alcuni modelli non sono stati spediti all’Inps.

“Per evitare file telefoniche è consigliato scaricare sul proprio smartphone la App Inps Mobile”, spiega Firera, “che permette di prenotare consulenze telefoniche in una fascia predeterminata. Saranno i nostri operatori, in questo caso, a ricontattare i cittadini e le aziende all’orario prestabilito”.

L’appuntamento telefonico potrà essere prenotato anche attraverso il portale www.inps.it, dalla sezione “Sportelli di sede” oppure tramite il contact center al numero 803.164, da telefono fisso, o 06.164.164, da cellulare. Per gli intermediari sarà possibileprenotare anche un contatto video da “Agenda Appuntamenti”tramite piattaforma Teams.

Dal 15 giugno 2020 inoltre sono state ulteriormente potenziate le modalità di funzionamento del servizio di informazione e consulenza di primo e secondo livello delle Direzioni Provinciali e delle Agenzie del Piemonte.

Maria La Barbera

Digitalizzazione, l’Italia arretra nella classifica europea

L’indice Desi 2020 (Digital Economy and Society Index) è la fotografia delle nostre potenzialità e lo specchio delle nostre difficoltà circa le competenze digitali del nostro Paese.

L’Italia ha perso due posizioni in classifica Desi della Commissione europea, siamo 25esimi in digitalizzazione in UE, contro la 23esima posizione del 2019.

Sostanzialmente ci meritiamo questa posizione a causa di competenze digitali basse e per l’esiguo numero di specialisti e laureati nel settore dell’innovazione. La Commissione rileva come queste carenze in termini di competenze digitali si riflettano sulla nostra burocrazia. Queste carenze si ripercuotono su un modesto utilizzo dei servizi online, compresi i servizi pubblici digitali. L’utilizzo dei servizi pubblici digitali risulta scarso perché solo il 74% degli italiani utilizza internet. Di pari passo le imprese italiane presentano ritardi nell’utilizzo di tecnologie con il cloud o il big data e non adottano il commercio elettronico…

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L’Italia arretra ancora (ed è quartultima) nella classifica della digitalizzazione europea

 

Ai confini della realtà

Ai confini della realtà. Il telefilm iniziò negli anni 60, con l’approvazione di Alfred Hitchcock, Maestro del brivido. Dario Argento spiega la differenza tra poliziesco e thriller. Lo scopo del secondo era produrre paura ed inquietudine negli spettatori. Oramai assistiamo quotidianamente a  film di paura e brividi.

Ringraziamo Colao che ci ha comunicato che bisogna riformare la pubblica amministrazione, pena il non decollo dell’economia. Sono 35 anni che se ne parla, anzi che ne parlano. Appunto, ne parlano e basta. Si gradirebbe sapere come si dovrebbe fare. Non è dato sapere. Ho finalmente capito il perché dei 10 giorni degli Stati generali. Tanti parlano e poco si capisce, in caso d’ insuccesso la colpa è dell’ altro, nelle migliori tradizioni italiche. Un piccolo dettaglio: lo Stato Italiano deve “solo” 70 miliardi alle imprese italiane di rimborsi fiscali. Alla faccia del mercato nero. In Piemonte l’Arpa poteva diventare sede di ricerca per un vaccino anti covid.

Bella idea, rinviata a settembre. Praticamente nulla faranno. Chiara Appendino (forse) farà la Ministra. Dopo aver fatto danni a Torino farà danni a Roma. Persino Anna Rossomando non ne può più di questi pentastellati, sarebbe una buona candidata del centrosinistra, ma sono troppi i pretendenti 7, 8 o forse di più, se il pd farà le primarie ci sarà da ridere. Il rettore Saracco ci ha messo il capello e decideranno altri con buona pace di Mimmo Caretta e Paolo Furia. Bravi compagni di un un PD che  oramai poco conta. Anche Zingaretti si è accorto che o fa il segretario o fa il governatore. Non si tira indietro il prof Andrea Giorgis che  probabilmente ha la strada sbarrata per diventare Sindaco di Torino. Ed allora perché non diventare segretario nazionale PD? E già ci sono le solite critiche: bravo è bravo, mediatore è mediatore , ma il suo stile è troppo britannico. Non alza mai la voce. Come torinesi, come piemontesi  avremmo bisogno di qualche politico che pensa anche a noi. Altri 20 mila posti di lavoro sono saltati con il coronavirus nella nostra regione. I no Tav, viceversa, esultano. La corte europea ha sentenziato che la Tav costa troppo ed è notevolmente in ritardo .Chiara Appendino ricambia idea ridiventando no Tav. Non si pone minimamente il problema di essere parte di questo ennesimo fallimento italico. Anche i tedeschi hanno i loro problemi. Bancarotta di grandi gruppi che hanno avuto i bilanci certificati da compiacenti società di revisione. Sulla Tyssen Krupp coprono i dirigenti che in Italia sono stati condannati. Anche la loro giustizia fa cilecca. Siamo indignati ma tragicamente impotenti.

Intanto i nostri Stati generali non hanno esordito l’ effetto desiderato. In Europa nessun accordo sui soldi. Angela Merkel conferma che l’accordo si farà. Molte cose a quelle latitudini non tornano. Ad esempio: la Bulgaria riceve contributi per il 12% del suo prodotto interno. Italia per il 5 % Spagna per il 7 % e Francia per il 2%. Siamo i figli della serva ? Altre cose non quadrano, come la voce grossa dell’ Austria, decisamente piccola per, appunto, fare la voce grossa. Mi sa proprio che c’è un gioco delle parti. Per mediare bisogna mandare avanti qualcuno che dice di voler rompere. Noi italiani, sempre nelle nostre migliori tradizioni, non siamo capaci nel fare le debite alleanze. Persino la Grecia gongola, ora tocca a voi essere nella graticola. Intanto a Torino, in Piemonte, e in tutto il centro nord le imprese chiudono. Molte attività riemergeranno rilanciando lavoro nero ed totale evasione. Non si vuole disturbare i manovratori della finanza e d ecco i risultati. Non sono un economista ma l’unico risultato pratico che vedo è stampare moneta, dunque rilanciare l’inflazione. Aumenteranno i prezzi con il popolo che non avrà soldi per fare la spesa. Questa oltre che inflazione si chiama recessione. Troppi gli interessi incrociati da salvaguardare. La povertà aumenterà.
Felicissimo di sbagliarmi. Su una cosa , comunque, credo proprio di non sbagliarmi : siamo ai confini della realtà. Cadere oltre è un attimo, cadere oltre vuol dire essere in un incubo.

Patrizio Tosetto

Il trasporto pubblico non sarà più come una volta

Aziende e scuole protagonisti della riorganizzazione del trasporto post emergenza. Sistemi tariffari e programmazioni ormai superati vengono ridisegnate partendo dal dialogo con il territorio. L’Assessore Gabusi: «Faremo tutto ciò che è nelle possibilità della Regione Piemonte per organizzare un trasporto pubblico realmente rispondente alle nuove necessità».

 

Cambia la società, cambia la mobilità, deve cambiare anche il trasporto pubblico. «Non vogliamo arrivare all’ultimo momento – spiega l’assessore ai Trasporti della Regione Piemonte Marco Gabusi – ma fare tutto ciò che è nelle possibilità della Regione Piemonte per organizzare un sistema di trasporto pubblico locale realmente rispondente alle nuove necessità dell’utenza. La domanda sta cambiando: la stiamo analizzando per ridisegnare l’offerta sulle necessità delle aziende, dei lavoratori e delle scuole. È importante chiarire che ciò stiamo facendo oggi non è solo una risposta alla situazione emergenziale, ma si tratta di interventi propedeutici al futuro con o senza emergenze sanitarie».

 

Il Trasporto Pubblico piemontese riparte dalla consapevolezza che difficilmente sarà come prima: un nuovo paradigma basato sul dialogo con il tessuto industriale e imprenditoriale e con il sistema scolastico per rispondere ai bisogni degli utenti. Il primo passo è stato l’istituzione, già durante l’emergenza, di un Gruppo Tecnico di Lavoro composto da Regione Piemonte, Agenzia della mobilità piemontese, Sindacati, Associazioni di categoria e le quasi cento aziende che erogano i servizi di trasporto pubblico locale, tra cui Trenitalia e GTT. Regione, Agenzia e la Fondazione Links della Compagnia di San Paolo hanno elaborato un questionario per le aziende per capire quali siano gli scenari organizzativi per i lavoratori, i termini di flessibilità degli orari e dei turni, le quote di smart working, il grado di collaborazione e di coinvolgimento delle organizzazioni aziendali. «Il questionario è già stato condiviso con le Associazioni di categoria – sottolinea l’Assessore Gabusi -, che stanno provvedendo a inviarlo direttamente alle aziende. Nell’arco di poche settimane Links raccoglierà le risposte e le analizzerà, per poi restituirci, nel mese di luglio, le indicazioni in base alle quali l’Agenzia della mobilità potrà ridisegnare l’offerta di treni e autobus. Lo stesso viene fatto con le scuole, con le quali martedì abbiamo già avviato il lavoro». «Crediamo – evidenzia la presidente dell’Agenzia della mobilità piemontese Licia Nigrogno – nel potere del dialogo con i protagonisti del cambiamento di paradigma che stiamo vivendo. Stiamo realizzando un’offerta ‘adattativa’, che andrà di pari passo con le variazioni delle abitudini lavorative e sociali che si verificheranno. Abbandoniamo un sistema calato dall’alto in favore di una programmazione aperta alle esigenze e alle suggestioni che arriveranno».

 

Tra gli elementi che saranno analizzati ci saranno le variazioni di utilizzo degli abbonamenti ai servizi. «Sappiamo – spiega l’Assessore Gabusi – che non tutti gli abbonamenti saranno rinnovati e che la domanda di trasporto pubblico diminuirà in funzione delle quote di smart working che saranno mantenute. Ci saranno meno passeggeri e in orari diversi. Chiaramente questo imporrà un cambiamento di orari e di mezzi: non potremo lasciare un autobus o un treno in orari a bassa frequentazione e dovremo rinforzare i servizi su orari nuovi, sapendo che le risorse economiche ci sono, ma sono limitate. Abbiamo chiesto a Roma l’anticipo dell’80% dei 500 milioni di euro del fondo nazionale per i trasporti di e stiamo aspettando la firma del decreto. Questo ci consentirà di pensare ad una ristrutturazione profonda, ma dovremo essere veloci e precisi per non sprecare nemmeno un euro».

 

I cambiamenti della mobilità legati all’emergenza COVID, la riduzione dei servizi e la successiva ripartenza, insieme alla flessione degli abbonamenti hanno consentito un’accelerazione imprevista alla progettazione regionale di un nuovo sistema di integrazione modale che prevede l’introduzione del Mobility as a Service (MaaS), un nuovo paradigma di mobilità il cui obiettivo è quello favorire l’utilizzo dei servizi di trasporto pubblici e privati, rendendoli accessibili e integrati attraverso un’unica piattaforma digitale e un unico sistema di pagamento ‘PayForUse’. Il Piemonte sarà la prima regione in Italia a realizzare un tale progetto di mobilità intelligente su scala regionale. Si tratta di un ecosistema che coinvolge gli enti locali, gli operatori di settore, i rappresentanti degli interessi e degli utenti per condividere un’unica strategia di innovazione e di miglioramento del sistema regionale dei trasporti.

 

«Siamo in un momento molto particolare – conclude l’Assessore Gabusi – in cui le forze sono concentrate sulla gestione di un presente ancora molto complesso e sono contemporaneamente impegnate a dare forma ad una visione importante per il futuro. Mentre cerchiamo di ampliare la capacità di carico dei mezzi insistendo sull’eliminazione del distanziamento a bordo e mantenendo solo l’obbligo di mascherine, abbiamo l’opportunità di disegnare, insieme con tutti gli attori di riferimento, il Piano decennale dei trasporti 2020-2030 e allo stesso tempo il Programma Triennale dei trasporti 2021 -2023. È un’opportunità proprio perché possiamo farlo in un momento di cambiamento storico importante. Ed è un’opportunità che non vogliamo perdere».

 

Autostrade per la Liguria, troppi cantieri frenano il turismo

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’Autostrada dei Fiori e l’Autostrada Savona – Torino e viceversa  sono difficilmente percorribili a causa dei continui cantieri che generano code. Da Albenga a Savona occorre circa un’ora 

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E’ evidente che le criticità di quei percorsi autostradali sono arrivate tutte insieme all’attenzione dei  concessionari che forse avevano sottovalutato la manutenzione. Certamente appare strano che non abbiano colto i tre mesi di pandemia per lavorare su autostrade deserte. In  in questo modo si intralcia il recupero del turismo. Solo il vice sindaco di Alassio si è mosso tempestivamente nella direzione di chiedere adeguati interventi. La Liguria e’ già stata penalizzata gravemente perché isolata dal Piemonte e dalla Lombardia  da  dove proviene  la maggioranza dei suoi turisti. In molte realtà liguri quasi a fine giugno non hanno ancora programmato iniziative turistico- culturali, se non escludendo i grandi eventi che  provocano assembramento. Un minimo di coraggio e di fantasia sarebbe necessario perché chi arriverà da luglio vorrebbe avere un calendario sia pure  minore  di manifestazioni. Bisogna che tutti si risveglino dal letargo del lockdown  che ci ha salvati ma ha distrutto l’economia. Appare più preparata la città di Loano e le realtà del Levante. Per avere turisti bisogna offrire calendari di incontri , sia pure ridotti ,ma ricchi di valore. L’idea che i ricchi vadano al ristorante e i poveri sulla passeggiata con un ghiacciolo ci fa tornare tristemente agli Anni Cinquanta dove brillava solo Bordighera con il Salone internazionale dell’umorismo, scomparso ormai da molti anni.
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scrivere a quaglieni@gmail.com

Nulla sarà più come prima. Speriamo

Fra le tante frasi fatte che ascoltiamo in questi mesi di pandemia e di riflessioni più o meno sincere sulla situazione in cui si trova il mondo, una ripete come un mantra: “Nulla sarà più come prima”. E si fa soprattutto riferimento ad una riscoperta di valori etici e morali che, grazie al virus, sarebbero emersi e potrebbero influenzare, in meglio, il mondo.

A parte le considerazioni sulla fondatezza di tale auspicio, l’occasione è comunque utile per cercare di delineare che cosa andrebbe improntato a valori etici nel campo dell’economia e della finanza. La premessa è che è sicuramente urgente introdurre principi etici in un settore, come la finanza ed il maneggio del denaro, che non può sfuggire alle regole generali della correttezza anche morale.

L’obiettivo del profitto è legittimo nel mondo economico; ma non può giustificare qualunque tipo di comportamento, compresi quelli che vanno a ledere diritti di altri soggetti. E tale obiettivo, in un mondo che si è scoperto esposto a crisi imprevedibili di dimensioni planetarie, non può essere disgiunto da una maggior attenzione agli aspetti sociali che caratterizzano la vita dell’uomo.
Negli ultimi anni qualche voce si è levata per ricordare questi principi.

Ricordiamo ad esempio Benedetto XVI, che nel messaggio per la giornata mondiale della pace del 1 gennaio 2009 affermò, con riferimento alla crisi legata al fallimento Lehman “La crisi dimostra come l’attività finanziaria sia a volte guidata da logiche puramente autoreferenziali e prive di considerazione a lungo termine del bene comune. Ciò riduce la capacità della finanza di svolgere la funzione di ponte tra il presente ed il futuro, a sostegno della creazione di nuove opportunità di produzione e di lavoro nel lungo periodo”.
Vabbé, dirà qualcuno, è il Papa, facile dirlo.
Allora scendiamo un gradino; nello stesso mese dello stesso anno ecco un altro monito.
“Questa è la crisi di un sistema che ha spinto gli operatori finanziari a prendere rischi sempre più sconsiderati, che ha lasciato le banche speculare piuttosto che fare il proprio mestiere, che è quello di finanziare lo sviluppo dell’economia”. (Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica francese).
Ahimè, uno che predicava bene ma razzolava male; ma i concetti sono da sottoscrivere!

E per chiudere, una frase che ricorda molto un “umanesimo industriale”: «La funzione dell’industria non è solo e neanche principalmente quella del profitto. Lo scopo è migliorare la qualità della vita mettendo a disposizione prodotti e servizi.» (Giovanni Alberto Agnelli, Presidente Vespa, 1996. Purtroppo questo Agnelli, detto “Giovannino” è prematuramente scomparso).

Ciò premesso, cosa si potrebbe fare per passare dalle parole e dai principi aulici ai fatti concreti che consentano veramente di cambiare pagina in futuro?
Un primo, urgente intervento riguarda la netta separazione tra le banche “ordinarie” (quelle che erogano i crediti alle aziende) e banche “d’affari” (quelle che operano con obiettivi diversi, anche con strumenti speculativi). Le prime devono concentrarsi esclusivamente sul credito a breve termine, fornendo il cosiddetto “capitale circolante” indispensabile per una fluida gestione di crediti e debiti aziendali. Le banche “d’affari” devono invece operare a medio-lungo termine per finanziare costruzione di stabilimenti, costruzione di opere di pubblica utilità (autostrade, trafori, scuole, ospedali, ecc.), e così via. Qualcuno osserverà: “Ma è la legge del 1936!”. Ebbene sì, sostanzialmente è quella, basta con la “banca universale” che pretende di fare tutto, esponendo i clienti-depositanti al rischio di investitori-azionisti o peggio di investitori speculatori a loro insaputa! Un secondo intervento riguarda l’abolizione dio ogni tipo di bonus ai dirigenti delle banche.
Purtroppo la storia degli ultimi anni del sistema finanziario mondiale è caratterizzata in maniera evidente dal fenomeno dell’esasperata ricerca di profitto per le banche e di bonus per i loro manager. La cosa agghiacciante è che, anche nel caso di banche fallite, i responsabili hanno chiesto (e ottenuto!) la liquidazione dei bonus, come se nulla fosse accaduto. E’ come se un serial killer chiedesse un monumento in piazza anziché accettare l’ergastolo!

Un terzo intervento deve precedere l’abolizione delle cosiddette «scatole cinesi», cioè il sistema grazie al quale una piramide di società finanziarie riesce a controllare, con un modesto impegno di capitale, un impero finanziario. Meno “scatole cinesi”, più automobili, più elettrodomestici, più abiti confezionati, in una parola, meno “aria fritta” e più PIL!
Ed ancora, un punto delicatissimo: proibire l’uso dei derivati, quei mostruosi OGM finanziari creati per modificare la natura delle operazioni “tradizionali”: si pensi che nel mondo circolano attualmente, secondo le stime ufficiali, circa 3 milioni di miliardi di dollari di contratti derivati di varia natura, cioè TRENTATRE volte il PIL dell’intero pianeta. I derivati alimentano contrattazioni frenetiche (chiaramente di natura speculativa, non certo derivanti da investimento) che ricordano il pericoloso gioco del passaggio del cerino acceso da una mano all’altra; l’unica cosa certa è che ci si bruceranno le mani…

Naturalmente bisognerà anche bloccare i “paradisi fiscali”, impedendo di usare i paesi in cui non si pagano tasse o quasi ed in cui non si fanno controlli su chi possiede capitali, paesi in cui uno studio di avvocati o di notai ospita centinaia di società fantasma create solo per gestire soldi degli evasori di tutto il mondo. Bisogna bloccare questo meccanismo ad esempio impedendo ogni tipo di transazione finanziaria da e verso quei paesi. L’elenco potrebbe continuare ancora, toccando anche l’idea di un nuovo modello d’impresa (ne parlerò in un prossimo intervento) che non si limiti ad essere un “profittificio” ma tenda ad essere motore trainante di una collettività, con ricadute positive sia all’interno dell’azienda (non solo soci, ma anche dipendenti) sia all’esterno (il territorio in cui opera). Ma anche limitandosi a pochi, mirati interventi, si può sperare che veramente si possa un giorno dire: “Nulla è più come prima!”
Ed aggiungere, ovviamente: “Ora è molto meglio…”.

Gianluigi De Marchi 
demarketing2008@libero.it

Piemonte, produzione economica al 100 per cento. Cresce il ricorso al fondo di garanzia

Rapporto Ires / Ha raggiunto il 100% la produzione economica del Piemonte, misurata con l’indicatore grezzo della quota di personale in attività e non sottoposto all’emergenza sanitaria, con 1.370.759 addetti potenzialmente al lavoro, come prima della crisi. Il dato non tiene conto delle imprese che non hanno riaperto, ma solo di quelle che potenzialmente potrebbero farlo in base alle norme. Sale anche la mobilità dei piemontesi, misurata come numero di spostamenti rispetto a gennaio 2020, che raggiunge l’84,8%. Quanto allo smartworking, rimane stabile al 60% nella pubblica amministrazione, ma si registra anche un 23,2% nel privato.

È quanto emerge dal nuovo rapporto settimanale che Ires Piemonte ha presentato  al Gruppo di monitoraggio istituzionale della Fase 2, coordinato dal vicepresidente della Regione, Fabio Carosso, e al quale partecipano i presidenti di Provincia, i sindaci delle città capoluogo, l’Unità di Crisi, le associazioni degli enti locali, con il coordinamento delle Prefetture ed i capigruppo consiliari, e che ha il compito di verificare l’andamento della situazione socio-economica in relazione alle misure assunte per contrastare l’epidemia e alla loro graduale rimozione.

Ringrazio l’Ires per l’importante lavoro svolto – ha dichiarato Carosso aprendo la riunione – perché ci fornisce elementi molto importanti per comprendere cosa sia successo in termini socio-economici nella nostra regione durante il lockdown e ci consente di capire su quali fronti intervenire più incisivamente. L’epidemia ha cambiato lo stile di vita dei piemontesi e questo impone una diversa impostazione delle politiche pubbliche. Per questo stiamo lavorando ad un adeguamento dell’offerta di servizi in base alle mutate esigenze del nostro territorio”.

Per quanto riguarda, in particolare, il ricorso al Fondo di Garanzia, si segnala nell’ultimo periodo un significativo aumento. Rispetto al dato iniziale del 5 maggio, in Italia lo stock di operazioni sotto i 25 mila euro è diventato 7,3 maggiore, il volume dei finanziamenti 6,9 più grande e l’importo medio è diminuito solo del 5%. Il Piemonte si attesta su valori di poco inferiori, con 43 mila operazioni, per un totale di 853 milioni di euro di finanziamento e un importo medio di 20 mila euro. Si stimano 93 operazioni al giorno, per un finanziamento medio quotidiano di 1,8 milioni di euro e un importo medio di 19 mila euro. Per quanto riguarda le richieste superiori ai 25 mila euro, rispetto al 5 maggio, lo stock di operazioni è diventato nel Paese 3 volte più grande, il volume di finanziamenti 5,3 volte maggiore e l’importo medio è aumentato del 78%. Il Piemonte presenta valori simili o di poco superiori con 4.700 operazioni, per un totale di 1,5 miliardi di euro di finanziamento e un importo medio di 321 mila euro. Si stimano circa 21 operazioni al giorno, per un finanziamento quotidiano di 8,6 milioni di euro e un importo medio giornalieri di 420 mila euro.

Dal report si evince che i lavoratori in cassa integrazione in deroga, sul totale degli addetti, sono così suddivisi per provincia: 6,7% Torino, 6,8% Cuneo, 6,5 Biellese, 7% Vco, 5,3% Novara, 4,9% Vercelli, 6% Asti, 6,4% Alessandria. Quanto alle tipologie di lavoratori coinvolti, sul totale degli addetti per settore, il 9,3% sono “addetti ai servizi”, l’8,7% “altri servizi”, 11,1% “commercio”, 0,8% “industria (totale)”, 1,9% “edilizia e impiantistica”, 0,7% “industria in senso stretto”, 12,6% “agricoltura”.

Un dato importante raccolto da Ires per l’economia della nostra regione è quello relativo alla vendita di automobili. Nei primi 5 mesi del 2020, in Italia si è registrato un calo del 50% rispetto allo stesso periodo del 2019, con poche differenze tra regioni. In Piemonte il calo è stato del 46,5%, seconda migliore dopo la Toscana. Da inizio anno, il mercato piemontese ha venduto 30.000 auto in meno, 27.000 delle quali nel periodo del lockdown.

Il focus dedicato anche questa settimana alla questione della povertà, si è soffermato sulla situazione di Cuneo, utilizzando come fonte l’Osservatorio della povertà della Delegazione Caritas regionali. L’analisi dei dati relativi agli aiuti e agli accompagnamenti messi in atto nel periodo dell’emergenza e quelli registrati nelle fasi di ritorno alla normalità sono parziali, in fase di registrazione sul sistema informativo, ma non per questo meno indicativo del sostegno fornito.

Nella provincia di Cuneo, nel complesso:

– sono state incontrate 2.078 persone, 299 delle quali si sono rivolte per la prima volta alla Caritas;

– 766 sono stati gli italiani, i restanti stranieri, di cui 627 provenienti dal Nord Africa;

– 967 sono stati i coniugati, 633 gli individui soli e 746 le famiglie con più di 3 componenti;

– il 71,35% ha dichiarato problemi legati alla povertà ed economici; il 48,81% problemi legati al lavoro; il 26,67% problemi abitativi.

L’incremento degli aiuti nella diverse Diocesi è stato il seguente: Cuneo +40% (dall’8 marzo al 15 giugno); Fossano +10% (rispetto al pre-Covid); Mondovi +20% (dato quotidiano alla fase attuale); Bra + 96% (dall’8 marzo al 15 giugno); Savigliano +62% (dall’8 marzo al 15 giugno).

Ulaop-Crt, parla la presidente Giovando

Fondazione Ulaop-Crt, intervista alla presidente Giovando. Da 10 anni Al fianco delle famiglie e delle mamme di Torino

In 10 anni ha dato aiuto a 3 mila famiglie , ha coinvolto 20 mila bambini , ha distribuito 360 mila cambi di pannolini in collaborazione con 63 enti benefici convenzionati. E’ la Fondazione Ulaop, una costola della più nota Fondazione CRT, un altro ingranaggio della grande rete della solidarietà torinese.

Una fondazione nata specificatamente per rispondere ai bisogni delle famiglie torinesi.
Una attività unica è anche la formazione di ben 245 Baby Sitter, mestiere troppo spesso lasciato alla buona alla volontà e alla improvvisazione.
Insomma ,  un laboratorio di idee e di progetti diretti a promuovere una cultura condivisa della genitorialità, dell’educazione e della cura della prima infanzia.
Ma cerchiamo di capire di più di come opera Ulaop-Crt con la Presidente Cristina Giovando

Come vengono scelte le famiglie che aiutate?
Non è ULAOP a scegliere le famiglie destinatarie, sono le famiglie a scegliere ULAOP . Mi spiego, attraverso i progetti rivolti ai bambini abbiamo modo di conoscere le famiglie ed intercettarne i bisogni, piuttosto che coinvolgere altre famiglie per aiutarci a realizzare i progetti stessi. La Fondazione offre sostegno a nuclei famigliari con diverse fragilità: famiglie con necessità primarie che si affidano alla rete solidale costruita con il “Banco del Sorriso”, famiglie con bisogni di socialità/educazione che ricorrono al “Centro Bambini e Genitori” e al “Doposcuola a Sharing”.
A chi si devono rivolgere se hanno bisogno?

A Ulaop o ai 62 enti che attraverso il progetto “Banco del sorriso” distribuiscono direttamente alle famiglie in difficoltà i beni per l’infanzia donati dalla rete dei privati. La Fondazione raggiunge oggi circa 2.300 famiglie all’anno attraverso la rete solidale costruita negli anni.

I numeri dell’assistenza fornita sono importanti, che tipo di famiglie ne hanno finora usufruito? Separati, disoccupati, cassa integrati, immigrati?
Hanno usufruito dei servizi, del “Centro” e della “Biblioteca” nuclei familiari eterogenei, con situazioni lavorative diverse, famiglie con bambini disabili e mamme provenienti dalle comunità madre/bimbo.Il doposcuola ha come utenza molti nuclei familiari di immigrati anche di seconda generazione e famiglie in stato abitativo di emergenza.
Il “Banco del Sorriso” si rivolge a famiglie in stato di bisogno materiale, mentre le attività di insegnamento dell’inglese – che arricchiscono gratuitamente l’offerta formativa delle scuole dell’infanzia comunali – hanno raggiunto ogni anno circa 2.000 famiglie con difficoltà diverse.

Operate solo su Torino?
Prevalentemente si, il “Banco del Sorriso” ha però una rete di enti benefici anche in altre zone della Regione

Come funziona il Centro Bambini e Genitori? 
È un servizio integrativo alla prima infanzia che accoglie famiglie con bambini da 0 a 3 anni che non frequentano il nido d’infanzia. Il Centro offre, attraverso i suoi educatori, attività educative e di socialità ai bambini ed uno spazio di confronto e di relazione agli adulti che li accompagnano.

Come si può donare al Banco del Sorriso? 
I nostri contatti sono disponibili sul sito www.fondazioneulaopcrt.it,: è sufficiente scrivere una mail o telefonare per ottenere un appuntamento, conoscere la nostra realtà e donare il superfluo che ingombra i nostri armadi.

Per il futuro? 
Nel futuro intendiamo rimodulare i progetti in base alle necessità del territorio e sviluppare azioni ad impatto sistemico sui temi della genitorialità. Il Banco del Sorriso sta lavorando all’avvio del “Progetto Corredino” a sostegno delle neo-mamme in stato di fragilità intercettate nei reparti maternità degli ospedali della Città.
In autunno si avvierà inoltre la formazione sulla lingua inglese degli insegnanti delle scuole dell’infanzia così da renderli autonomi rispetto all’insegnamento della lingua straniera.
La Fondazione sta occupandosi del tema welfare aziendale a sostegno della genitorialità, in collaborazione con la Regione Piemonte e le reti istituzionali territoriali con l’auspicio di formulare progettualità in tale ambito.

Ecco alcune indicazioni pratiche dei principali progetti

Banco del sorriso
È un progetto che prevede la raccolta di beni usati per la cura della prima infanzia e la distribuzione a famiglie in difficoltà attraverso una filiera solidale di enti benefici convenzionati con la Fondazione ULAOP-CRT. È possibile donare abiti e attrezzature per bambini dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 14.00 presso la sede della Fondazione ULAOP-CRT Onlus, previo accordo con la struttura organizzativa.
Referente progettuale e relativi contatti
Stefania Carrà
stefania.carra@fondazioneulaopcrt.it
320/7734528
Centro Bambini e Genitori ULAOP
E’ un servizio per bambini da 0 a 3 anni che offre la possibilità di condividere esperienze di gioco e di apprendimento insieme ad una figura educativa di riferimento (mamma, papà, nonni, tate, ecc.) che compartecipa attivamente alle attività proposte da un’educatrice qualificata.
Il servizio è aperto dal martedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00 presso la sede ULAOP in Corso Unione Sovietica 220/D a Torino. L’iscrizione al servizio è mensile, si può effettuare direttamente in sede e prevede una quota di partecipazione di 40,00 euro. Dal momento che la frequenza non è obbligatoria, le famiglie possono organizzare la partecipazione al servizio in base alle proprie necessità.
Referente progettuale e relativi contatti
Cooperativa Frassati
l.calderoni@coopfrassati.com
334/6082563
Doposcuola a Sharing
E’ un servizio di assistenza nello svolgimento dei compiti scolastici rivolto ai bambini di età compresa tra 6-12 anni ospiti della struttura di social housing SHARING o abitanti del quartiere di Pietra Alta nella periferia nord di Torino. IL servizio offre anche sostegno nell’apprendimento linguistico per minori stranieri . Il doposcuola si svolge due pomeriggi alla settimana in orario post-scolastico presso la struttura di social housing SHARING in via Ivrea 24 a Torino.
Referente progettuale e relativi contatti
Eleonora Cardillo
eleonora.cardillo@fondazioneulaopcrt.it
342/6590223

Nell’ex sede storica della Stampa un nuovo polo per tremila studenti di UniTo

Un’ampia area per la didattica rivolta a oltre 3 mila studenti e  un Museo della scienza e della tecnologia

 

L’Università di Torino presenta il nuovo Polo universitario che sorgerà nella ex sede del quotidiano La Stampa, tra via Marenco e via Correggio a Torino. Si tratta di un progetto di recupero funzionale dell’edificio che ha ospitato dal 1968 al 2012 la redazione e gli uffici dello storico quotidiano torinese.

 

Il Polo nascente ospiterà aule per la didattica per una capienza totale di 3.185 studenti e l’area espositiva e i laboratori dell’ASTUT, l’Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino, parte integrante del Sistema Museale di Ateneo, che trasferirà qui la sua sede, attualmente situata presso l’ex Manifattura Tabacchi in corso Regio Parco.

 

Il nuovo Polo universitario di UniTo è un ulteriore tassello in un’area già ad alta densità universitaria con i dipartimenti di Chimica, Fisica, Farmacia e Scienze della Terra, quello di Medicina-Città della Salute e, poco più distante, quello di Biotecnologie in via Nizza.

 

In una superficie di 3.255 metri quadrati, al piano terra si troveranno cinque aule con una capienza complessiva di 1.250 posti e un punto ristoro. Al primo piano, in una superficie di 3.175 metri quadrati, saranno ospitate altre 4 aule per una capienza di 1.120 posti. Al secondo piano, in una superficie di 2.787 metri quadrati, ci saranno cinque aule per una capienza di 815 posti, oltre a un’ampia area studio. Nei due piani interrati avrà, invece, sede l’ASTUT con i laboratori di grandi e piccole apparecchiature e un’ampia area espositiva.

 

Il cronoprogramma prevede la consegna dei diversi lotti da ottobre 2020 a luglio 2021. Il piano terra a fine ottobre 2020, il piano primo a fine gennaio 2021, il secondo piano a marzo 2021, l’area ASTUT (interrati) a luglio 2021.

 

«La nascita di un nuovo Polo universitario a Torino è una buona notizia da tanti punti di vista», dichiara il Rettore di UniTo Stefano Geuna. «Il Campus di via Marenco rafforzerà il radicamento dell’Università nel tessuto urbano complessivo della città. In questo senso, il Polo nascente negli ex spazi de “La Stampa” sarà complementare a quello costituito dal complesso “Aldo Moro” e dal Campus “Luigi Einaudi”. Via Marenco risolverà, principalmente, le complessità dei corsi di laurea scientifici: Medicina, Scienze della Natura, ma anche Scienze Motorie. Per una didattica di qualità occorrono spazi adeguati, nei quali la formazione non sia soltanto occasione per il trasferimento di conoscenze e competenze, ma anche una completa esperienza da vivere. Le sedi che abbiamo in mente per UniTo non sono semplicemente aule, ma spazi di socialità, luoghi di scambio culturale e di relazione, zone per la condivisione e l’immaginazione.  

Questo nuovo spazio rappresenta un passo avanti concreto verso il progetto di Torino Città Universitaria. Trovare finalmente una collocazione di prestigio alla straordinaria collezione dell’Archivio Scientifico e Tecnologico dell’Università di Torino (ASTUT) significa restituire alla collettività un inestimabile capitale culturale, aprendo le porte di un nuovo Museo che racconti quanto l’Ateneo torinese sia stato importante per la storia della scienza e della tecnologia del nostro Paese».

 

«Il continuo aumento del numero degli studenti, 10 mila in più negli ultimi 5 anni, ha comportato la necessità reperire sul territorio nuovi spazi didattici»aggiunge Sandro Petruzzi, Direttore per l’edilizia e la logistica dell’Università di Torino. «Per far fronte a questa crescita negli ultimi anni l’Ateneo ha ampliato il proprio patrimonio edilizio avviando la creazione di nuovi poli didattici al passo con i tempi e adeguati non solo allo studio ma anche allo sviluppo delle relazioni sociali. In questa ottica il centro “Aldo Moro” (il cui progetto originario non prevedeva spazi didattici) è stato riconvertito prevalentemente all’uso universitario insediando spazi didattici, aule studio, lunch rooms e servizi agli studenti. In attesa della realizzazione del campus scientifico di Grugliasco, per ovviare alle criticità per i corsi di laurea scientifici dell’asse di via Pietro Giuria e di Medicina, dove si riscontra una frammentazione eccessiva degli spazi, nasce il progetto del Campus di via Marenco, all’interno di un edificio le cui caratteristiche architettoniche si coniugano perfettamente con le esigenze della didattica, in considerazione dei grandi spazi interni originariamente destinati ad ospitare le attività della redazione giornalistica. Il campus sarà dotato di ambienti dove alla tradizionale didattica frontale si affiancano spazi per valorizzare le competenze relazionali dello studente e stimolare la sua socializzazione. Nel campus saranno presenti aule studio, lunch rooms, luoghi informali di incontro e socializzazione. La localizzazione del campus risulta, inoltre, strategica sotto il profilo della mobilità sostenibile, in quanto baricentrica rispetto alle sedi dei Dipartimenti scientifici dell’Ateneo, facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e dalla metropolitana e con i collegamenti ciclopedonali dell’asse del Po».

La fondazione CRT regge nella tempesta grazie a un 2019 da record

Patrimonio netto superiore a 2,25 miliardi di euro, avanzo di esercizio di 86 milioni di euro, posizione finanziaria netta pari a 417 milioni (+ 65% sul 2018): sono i dati più significativi del Bilancio consuntivo 2019 della Fondazione CRT, approvato oggi in via definitiva e all’unanimità dal Consiglio di Indirizzo.

 Nel corso del 2019 la Fondazione CRT ha attivato risorse a favore dell’attività istituzionale per circa 67 milioni di euro. Alle tradizionali modalità di intervento – welfare e salute pubblica, ricerca e istruzione, arte e beni culturali – la Fondazione ha continuato ad affiancare ulteriori iniziative nella logica dei mission related investments (cioè investimenti che supportano la missione della fondazione generando un impatto sociale o ambientale positivo) mettendo complessivamente a disposizione del territorio 73 milioni di euro.

Con una disponibilità superiore ai 140 milioni di euro, il fondo di stabilizzazione delle erogazioni, irrobustito con lungimiranza già negli anni scorsi, garantisce continuità e forza all’attività istituzionale futura della Fondazione.

SI guarda al presente con il realismo necessario a calcolare che il 2020 vedrà minori risorse generate dagli investimenti, ma anche con la certezza, dice il presidente Quaglia , che “ la virtuosa gestione patrimoniale e finanziaria, aumenta la capacità di resilienza della Fondazione CRT, che è riuscita a reggere alla ‘tempesta’ che ha investito nei mesi scorsi i mercati” . nella difficile congiuntura Quaglia si impegna e impegna la Fondazione a “ contribuire adesso alla ricostruzione del tessuto socio-economico del territorio, guardando a modelli di sviluppo più sostenibili dopo la più grave crisi degli ultimi decenni”,

“ Gli importanti risultati ottenuti dall’attività di investimento, tra i migliori degli ultimi anni, hanno consentito alla Fondazione di registrare un’elevata performance di gestione” sottolinea il Segretario Generale Massimo Lapucci.