ECONOMIA- Pagina 323

Conviene seguire i moniti di Diogene?

Diogene di Sinoppe fu un filosofo della corrente dei cinici, ben noto per il suo disprezzo verso il denaro. Viveva in una botte presso il tempio di Cibele e fu uno dei primi pensatori a lanciare l’idea di un mondo senza sfarzo ed opulenza. Il denaro per Diogene era un inutile strumento; l’uomo doveva vivere in semplicità assoluta, accontentandosi del minimo indispensabile perla sopravvivenza.

 

Probabilmente il pensiero di Diogene ha influenzato molto il nostro governo, che ha lanciato un’operazione gigantesca finalizzata a eliminare il denaro dalle nostre tasche e dalla nostra cultura: operazione denominata (con l’abituale abuso delle parole inglesi…) cashless”.

Secondo gli intendimenti di Conte e dei suoi esperti finanziari che ne sostengono l’operato, il denaro contante va eliminato, perché rappresenta uno strumento a dir poco demoniaco, fonte di ogni tipo di negatività: commercio in nero, riciclaggio, evasione fiscale, vendita di droga e così via.

E’ corretto tutto questo? L’abolizione del contante darà un colpo mortale a tutte queste nefandezze, introducendo nell’economia etica e purezza?

Sicuramente no, o per lo meno gli effetti positivi saranno talmente insignificanti da non meritare tutti gli sforzi in corso per portare gli italiani a buttar via le banconote, privilegiando l’uso delle cartedi credito e del bancomat.

Per stimolare gli italiani ad abbandonare l’aborrito contante, è stato lanciato il programma cashback”, che offre uno sconto a coloro che acquistano con carte di credito o simili.

Vediamone il funzionamento nei dettagli.

Nel mese di Dicembre tutti coloro che effettueranno acquisti pagando con una carta di credito avranno diritto ad un riaccredito del 10% sulla spesa, con un massimale di 150 euro;da gennaio il meccanismo continuerà con ritmi semestrali, consentendo di beneficiare di uno storno del 10% con un massimale di 1.500 euro per almeno 50 acquisti.

Per aver diritto al riaccredito occorre seguire una procedura complessa: scaricare unApp (denominata IO) sullo smartphoneper chiedere lo SPID (numero di codice per accedere ai servizi pubblici), oppure registrarsi presso enti convenzionati (tra i quali la Posta).

Occorre fornire il codice fiscale, gli estremi identificativi dello strumento di pagamento elettronico che sarà utilizzato, ed il codice IBAN del conto corrente bancario per l’erogazione dei rimborsi.

Attenzione al fatto che, affinché una spesa possa essere acquisita ai fini del programma, è necessario che l’esercente abbia accettato di partecipare al cashback.

Al termine di ciascun periodo si conteggiano gli acquisti che danno diritto al rimborso: non si ottiene nulla se il numero è inferiore al minimo stabilito. Attenzione al fatto che il conteggio riparte da zero all’avvio del periodo successivo.

Non è fissato un importo minimo per ogni operazione, mentre è fissato un importo massimo per il ristorno, pari a 15 euro per ogniacquisto. E così un pagamento di 1.000 euro per la parcella di un professionista non dà diritto ad un ristorno di 100 euro, ma solo di 15.

Inoltre il limite massimo semestrale di ristorno comporta il blocco del “cashback” sulle spese eccedenti: chi effettua acquisti per 20.000 euro in un semestre si vedrà accreditare al massimo 1.500 euro e non 2.000.

E’ previsto inoltre un altro elemento “premiante” riservato ai “grandi acquirenti” (misurati in termini di numero di acquisti, non in termini d’importo tortale speso): i primi 100.000 partecipanti che abbiano totalizzato il maggior numero di acquisti hanno diritto ad un rimborso speciale forfetario (chiamato “Super Cashback) pari a 1.500 euro. Chi utilizza tanto il bancomat deve anche farlovelocemente se vuole arrivare nel gruppo dei super beneficiari!

Qualche riflessione s’impone:

Il meccanismo di “iscrizione” è farraginoso, lungo, complesso: via Internet si sono creati blocchi al programma, e chi ha optato per il ricorso alla richiesta fisica ha dovutoaffrontare code lunghissime agli sportelli postali.
Il riaccredito è legato all’adesione del negoziante o del professionista al programma; quindi non tutti gli acquisti o i pagamento daranno diritto al rimborso.
Il programma può servire per “stanare” l’evasione dei piccoli negozi, ma potrà avere scarsi effetti nell’area grigia di professionisti e artigiani che, se non aderiscono al programma, potranno continuare a “fare il nero” con il tacito accordo del cliente.
Lo stimolo all’uso dei pagamenti elettronici è inversamente proporzionale all’importo della spesa: dal fruttivendolo o dal macellaio difficilmente si spende più di 150 euro per volta, ma dal commercialista o dall’avvocato le parcelle viaggiano su cifre ben superiori. E pagare 3.000 euro al professionista ottenendo 15 euro di bonus non dà grossi benefici (più facile accordarsi per uno sconto diretto di 100 euro contro pagamento in contanti…).
Il meccanismo comporta la rinuncia totale dei consumatori alla privacy, perché ogni acquisto, ogni operazione, ogni spostamento saranno registrati. Nulla di male per chi ha la coscienza pulita, ma allora perché tanta gente rifiuta l’AppImmuni proprio in nome della privacy violata?
Dal programma sono esclusi i pagamenti legati alla professione o all’attività commerciale: il negoziante nonbeneficia di cashback quando compra la frutta, mentreconcede il bonus quando la vende…

E terminiamo l’analisi con il punto più delicato.

La riduzione dell’uso del contante e l’aumento dell’uso dei pagamenti elettronici comporta un forte aumento degli utili delle banche, che percepiscono laute commissioni su ogni transazione.

Si possono identificare 4 voci di costo relative al POS:

Costo d’installazione: si tratta di un importo una tantum per l’uso dei terminali
Canone: è la somma fissa che l’esercente deve pagare mensilmente per il POS
Costo fisso per transazione: 10 centesimi per operazione
Costo percentuale per transazione: commissione sul valore dell’operazione. Dipende da vari fattori, quali il circuito e la tipologia di carta (carta business o consumer, carta di credito o di debito e così via); oscilla intorno al 2-4%.

Insomma, il consumatore è attratto con il classico “specchietto per le allodole” attraverso il “guadagno” del 10%, il negoziante o il professionista paga di tasca sua il meccanismo e le banche chiudono il cerchio intascando commissioni…

Tutto questo Diogene non lo aveva previsto; chissà se,rinascendo oggi, sarebbe ancora convinto della bontàdell’abolizione del denaro?

 

GIANLUIGI DE MARCHI

Consulente finanziario, giornalista e scrittore

 

Saldi al via il 7 gennaio

L’ASSESSORE AL COMMERCIO VITTORIA POGGIO: «SUPERATE LE DISPARITA’ CREATE DAL DECRETO NATALE»

 

I saldi di fine stagione, in Piemonte, inizieranno da giovedì 7 gennaio 2021.La Giunta regionale del Piemonte, su indicazione dell’assessore al Commercio Vittoria Poggio, predisporrà una delibera che prevede «una partenza uniforme delle vendite di fine stagione per tutte le attività».

«L’ultimo Decreto della Presidenza del Consiglio – ha sottolineato l’Assessore – consentiva al Commercio online di usufruire di due giorni di vantaggio sugli operatori in sede fissa per la chiusura di questi ultimi fino al 5 gennaio. Ma tutti devono essere messi sullo stesso piano. Ed è per questa ragione che per evitare di avvantaggiare alcuni a discapito di altri, abbiamo deciso di far partire le vendite per tutti nello stesso giorno».

Le Associazioni di categoria hanno accolto favorevolmente la decisione della Regione, in linea anche con quella intrapresa della Regione Lombardia.

«Dopo l’ultimo decreto legge del Governo – ha aggiunto Maria Luisa Coppa, Presidente diConfcommercio Piemonte – era importante posticipare l’avvio dei saldi invernali al 7 gennaio 2021 per evitare una partenza scaglionata tra commercio in sede fissa e commercio online, visto che quest’ultimo avrebbe potuto sfruttare la data del 5 gennaio per iniziare con due giorni di anticipo le vendite di fine stagione, in concomitanza con la chiusura obbligatoria dei negozi di abbigliamento, calzature ed accessori».

«I saldi sono stati spostati per le logiche ragioni che conosciamo vista l’obbligata chiusura delle attività commerciali – ha aggiunto il presidente di Confesercenti, Giancarlo Banchieri – speriamo che si possa riprendere con il 7 gennaio e che i saldi abbiano un impatto importante tanto per i consumatori quanto per le imprese».

Andrea Costa cell. 335 6380515

Gruppo Marazzato ringrazia i protagonisti della propria storia

Disponibili sull’omonimo canale Youtube le videotestimonianze di settant’anni di lavoro, coraggio e successo.

Si dice che la memoria sia la riconoscenza del cuore, come recita un antico adagio. Lo sa bene il ‘Gruppo Marazzato’, storica azienda ambientale vercellese dal 1952 a oggi leader nelle bonifiche industriali e soluzioni per il pianeta, altresì reduce dall’inaugurazione di un innovativo ‘Centro Ricerca e Sviluppo’ a Villastellone (nell’hinteland del capoluogo piemontese) frutto della recente partnership con il Politecnico di Torino.

In occasione del prossimo Natale, e specialmente in anno intenso nonché denso di eventi significativi per la storia dell’umanità, il ‘Gruppo Marazzato’ ha scelto di dar voce alle risorse umane che hanno contribuito a scrivere pagine importanti e preziose di una storia di lavoro, coraggio e successo che dura ininterrottamente da settant’anni a oggi.

Ed è così che sul proprio canale Youtube disponibili all’indirizzo web https://www.youtube.com/playlist?list=PL2R9hCnMR7pzMI7IzST1uZjbYAwYFe2K0 vanno in scena con tanto di nomi e cognomi le storie di ogni giorno, raccontate dalla viva voce di chi ha vissuto un’intera esistenza occupandosi giornalmente di ambiente, ecologia e automezzi operativi pesanti sia storici che non.
“Una carrellata emozionante di vere e proprie videotestimonianze per fissare indelebilmente nel tempo non solo il ricordo di chi è parte immortale dell’evoluzione dell’azienda, ma anche per documentare concretamente a chi verrà domani tutto il valore aggiunto e la ricchezza umana derivante dall’esperienza diretta acquisita sul campo dal nostro team di maestranze e professionisti”, spiegano in coro i Fratelli Alberto, Luca e Davide Marazzato, terza valente generazione di imprenditori alla guida dell’impresa che porta fieramente il loro cognome dopo il nonno Lucillo (il fondatore) e il padre Carlo, oggi apprezzato collezionista di autocarri d’epoca del Novecento.

“In un momento contingente in cui è di fatto negato il contatto interpersonale per via delle precauzioni legata al contenimento della pandemia in corso da Covid-19, il binomio tecnologia-memoria diventa anche per noi la strada maestra con cui ringraziare di vero cuore coloro che hanno fatto e fanno tuttora parte di noi, condividendo con l’intera collettività tutto quanto di buono ci hanno insegnato e lasciato in dote, nonché veicolando l’augurio sincero di tempi migliori per tutti”, conclude all’unisono il tris di Manager del ‘Gruppo Marazzato’.

Firmata la partnership tra CAAT e IFSE Culinary Istitute

Nei giorni scorsi  è stata firmata lapartnership tra il CAAT, Centro Agroalimentare  di Torino, e una primaria eccellenza del territorio piemontese, l’IFSE CulinaryIstitute, di importanza strategica nel campo della formazione gastronomica di migliaia di aspiranti cuochi e cuochi professionisti, provenienti da tutte le parti del mondo.

Questi futuri professionisti hanno la possibilità presso l’IFSE di apprendere l’eccellenza della cucina italiana.

“Sono consapevole – afferma  il Presidente del CAAT Marco Lazzarino – dell’importanza rappresentata per il CAAT della firma di questa partnership con l’IFSE per l’avvio di attività comuni nel corso del 2021, in quanto si tratta di una scuola capace di valorizzare  uno degli asset fondamentali nel nostro Paese, l’eccellenza culinaria, sulla quale è imprescindibile puntare e che può costituire un prezioso volano per la ripresa post Covid.Soltanto creando sinergie e facendo sistema con i diversi attori impegnati sul campo, possiamo ottenere risultati di eccellenza. Ringrazio per il raggiungimento di questo scopo il Direttore dell’IFSE Culinary Institute Raffaele Trovato; il Direttore Generale del CAAT, l’avvocato Gianluca Cornelio Meglio, e l’Agrifood & Organic Specialist Simona Riccio, nostra Social Media Manager, che ha messo in contatto il CAAT con la realtà di eccellenza dell”IFSE”.

La Regione abolisce la tassa sulla benzina

Con il prossimo anno i cittadini piemontesi non pagheranno più l’imposta regionale sulla benzina per autotrazione. Lo ha deciso il Consiglio regionale approvando l’esercizio provvisorio del bilancio per il 2021. La decisione fa seguito a una norma nazionale prevista nella legge di bilancio in discussione in parlamento che abolisce l’imposta, la cosiddetta Irba, su cui era stata aperta dall’Unione europea una procedura di infrazione.

Questa abolizione non avrà però influenza sul bilancio regionale. L’assessore Andrea Tronzano ha spiegato che “lo stato provvederà al ristoro del mancato introito per le regioni in cui l’imposta è ancora vigente, anche grazie al nostro impegno in sede di conferenza Stato-Regioni. Per il Piemonte si tratta di circa 20 milioni all’anno”. L’imposta incide per 2,6 centesimi su un litro di benzina.

Presentando l’esercizio provvisorio che avrà validità fino all’approvazione del bilancio previsionale e comunque non oltre il 31 aprile, la relatrice di maggioranza Alessandra Biletta (Fi) ha ricordato che “serve a garantire il funzionamento dell’ente nei limiti di spesa previsti dal bilancio 2020-2022. Siamo in una situazione difficile, ma con delle potenzialità, rappresentate dal vaccino, dalla nuova programmazione europea e dal Recovery fund, su cui la discussione è ancora in divenire. Dovremo utilizzare le prossime settimane per varare un bilancio previsionale concreto, capace di dare risposte reali per far ripartire la nostra economia e sviluppare il tessuto socio-economico piemontese.”

Il relatore di minoranza Sean Sacco (M5s) si è augurato “di potere discutere al più presto il bilancio previsionale, con un confronto approfondito e costruttivo in Commissione. Questa pandemia ha allargato la forbice sociale, per questo occorre maggiore attenzione a quelle categorie che con il Covid hanno perso altri punti, penso alle fasce più deboli: a loro occorre dare in fretta una risposta”.

Per Diego Sarno (Pd) “l’esercizio provvisorio dimostra che questa maggioranza si trova a rincorrere le scadenze formali, senza una programmazione degli interventi strutturali di cui la Regione ha bisogno. Una maggioranza fino ad oggi inadeguata al compito di governo. Anche per questo occorre recuperare il ruolo del Consiglio e delle Commissioni, riconoscendo la funzione di stimolo e di controllo che l’opposizione deve avere sull’operato della maggioranza”.

In precedenza il Consiglio regionale aveva approvato il bilancio consolidato per l’esercizio finanziario 2019. Un atto che considera, oltre al consuntivo regionale 2019, anche i bilanci degli enti strumentali e delle società controllate e partecipate dalla Regione Piemonte. A concorrere al consolidato 2019 sono 5T, Aipo, Agenzia per la Mobilità, Agenzia Piemonte Lavoro, Arpea, Arpa, Atc di Piemonte Centrale, Piemonte Nord e Piemonte Sud, Ceipiemonte, Csi Piemonte, Dmo Turismo Piemonte, Edisu, Finpiemonte Partecipazioni, Finpiemonte Spa, Ipla, Ires, Rsa, Scr e Soris.
Le finalità del consolidato, la cui compilazione è prevista dal decreto legislativo 118, è rappresentare in modo più ampio la situazione della Regione, in modo da poter realizzare le proprie politiche anche attraverso la collaborazione degli enti strumentali e delle società partecipate e controllate.

Disponibilità di spesa per acquistare la casa: a Torino non più di 120 mila euro

L’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa ha analizzato la disponibilità di spesa per l’acquisto della casa a Luglio 2020.

La maggiore concentrazione della disponibilità di spesa si rileva ancora nella fascia più bassa, fino a 119 mila € (26,0%). Segue con il 23,2% la fascia tra 120 e 169 mila € e con il 22,1% il range compreso tra 170 a 249 mila €.

Si registra un aumento della percentuale di chi desidera spendere più di 250 mila €.

Rispetto alla media delle grandi città si discostano:

Roma e Milano dove la maggioranza delle richieste riguarda immobili dal valore compreso tra 250 e 349 mila €: 24,4% per Roma e 25,2% per Milano. A Milano la percentuale di chi vuole spendere oltre i 250 mila € è del 56,7%.

Firenze e Bari con una maggiore concentrazione nella fascia compresa tra 170 e 249 mila € rispettivamente con 35,4% e 29,2%

Bologna e Verona dove incide maggiormente la fascia di spesa compresa tra 120 e 169 mila €, rispettivamente con il 29,3% e 30,9%.

Nelle altre grandi città, Genova, Napoli, Palermo e Torino la disponibilità di spesa resta concentrata nella fascia di spesa inferiore a 120 mila €.

Debito pubblico: Italia sotto la spada di Damocle

Damocle era un cortigiano che viveva alla corte di Dionigi I, tiranno di Siracusa. Un giorno affermò che Dionigi era fortunato, disponendo di un grande potere, e allora il tiranno gli propose di prendere il suo posto

Detto, fatto. Durante il banchetto, Damocle gustò cibi raffinati e si intrattenne con bellissime fanciulle, finché notò che, sopra la sua testa, era appesa una spada legata solo ad un esile crine di cavallo. Dionigi l’aveva fatta sospendere sul suo capo perché capisse che la sua posizione di tiranno lo esponeva continuamente a grandi pericoli . Immediatamente Damocle chiese al tiranno di poter terminare lo scambio.

Situazione scomoda, che oggi si adatta perfettamente alla crisi finanziaria che stiamo vivendo.

Dopo quasi un anno dall’esplosione della pandemia, l’economia annaspa, le imprese rischiano di chiudere, i lavoratori rischiano di perdere il posto, il debito rischia di soffocare le prossime generazioni.

Ecco la “spada di Damocle” appesa sopra la nostra testa: il debito pubblico!

Dall’inizio della pandemia lo Stato ha emesso oltre 140 miliardi di BTP di vario tipo (da quelli ordinari a quelli indicizzati all’inflazione fino alle serie “BTP Futura” con premio di fedeltà), in una fase di forte contrazione dell’economia (il PIL scenderà alla fine dell’anno del 10% circa…) e di contemporanea riduzione delle entrate fiscali (calate a causa della riduzione del PIL, ma anche per effetto dei provvedimenti di rinvio della riscossione delle imposte per agevolare le imprese in crisi di liquidità).

A fine settembre il debito pubblico italiano era arrivato all’astronomica cifra di 2.583 miliardi di euro (record storico assoluto!), contro i 2.410 di inizio anno, con un incremento di oltre il 7%, in un anno in cui l’inflazione è stata nulla. Nel frattempo il PIL è diminuito a poco più di 1.600 miliardi di euro, portando così il rapporto debito/PIL (uno dei più importanti nella valutazione della solidità di uno Stato) al 160%!

Le previsioni al momento non sono certo rosee: per quanto il governo si sforzi di delineare un 2021 in forte ripresa (con la crescita del PIL oltre il 5%) il gap rimarrà enorme e non basterà certo un anno per tornare ai livelli pre-pandemia. Se si pensa poi che in venti anni l’Italia è rimasta praticamente ferma in un mondo in cui anche gli zoppi corrono, si capisce immediatamente che bisogna fare qualcosa.

Il “qualcosa” deve necessariamente consistere in provvedimenti che non siano semplicemente un tampone (bonus a pioggia, ristori, rinvii di imposte e rate dei muti, ecc.), ma un concreto intervento in investimenti che ricreino le condizioni per avviare un circolo virtuoso dell’economia.

Finanziare gli investimenti (infrastrutture, istruzione, sanità, digitalizzazione, ecc.) necessita di centinaia di miliardi di euro che non possono continuare a provenire da debiti, ma devono provenire da “risorse proprie” o, usando un termine aziendalistico, patrimonio.

E allora le strade sono solo due, che cerchiamo di sintetizzare.

La prima è l’introduzione di un’imposta patrimoniale (vera e propria spada di Damocle” che pende sulla testa di tutti noi…), applicata con varie modalità secondo chi la propone e la sostiene. Potrebbe trattarsi di un’imposta a raffica su tutte le ricchezze dei risparmiatori italiani (titoli, case, aziende), oppure di un’imposta “a macchia di leopardo” su certe categorie di attività (solo i titoli, solo i depositi bancari, solo gli immobili). Potrebbe trattarsi di un’imposta “a strascico” (aliquota unica per tutti, fatta salva una franchigia minima per i patrimoni minori; si parla ad esempio di 500.000 euro) oppure di un’imposta “progressiva” all’insegna del motto che “Chi più ha più deve dare.

Beneficio palese per lo Stato: raccogliere cifre imponenti in un attimo (si pensi alla tosatura fatta dal governo Amato un venerdì notte, sottraendo il 6 per mille dalle giacenze sui conti correnti). Sacrificio palese per i cittadini: vedersi sottrarre parte dei risparmi accumulati nel tempo, per coprire il buco di bilancio. Una soluzione forzosa che sicuramente scatenerebbe tensioni di vario tipo e molto probabilmente, colpendo anche interessi stranieri investiti in Italia, genererebbe reazioni negative sui mercati con il possibile allontanamento degli investitori istituzionali (che attualmente assicurano il 70% della sottoscrizione dei BTP).

La seconda soluzione è il lancio di titoli irredimibili, cioè titoli privi di scadenza, che pagano ai sottoscrittori solo un interesseannuo per l’eternità. Chi lo acquista cede il proprio capitale in via definitiva allo Sato in cambio di una rendita per sé e per la sua discendenza. Per converso, lo Stato, in cambio dell’impegno a pagare la rendita, non assume alcun obbligo di rimborsare il capitale. Non essendoci un rimborso, il capitale raccolto èacquisito definitivamente dallo Stato e non costituisce debito.

Da notare che i risparmiatori possono comunque recuperare in ogni momento l’investimento vendendo i titoli in Borsa, che assicura la liquidità di ogni titolo quotato nel termine di soli due giorni.

I titoli irredimibili non sono certo una novità (sono stati emessi fin dal XVIII secolo da Stati Uniti, Inghilterra, società private e anche dall’Italia, con due serie denominate Rendita 3,5% e Rendita5%): la novità potrebbe essere costituita dall’utilizzo di diversi sistemi di calcolo della rendita. Oltre a quello tradizionale (tasso fisso), che espone il detentore al rischio d’inflazione nel tempo, sipotrebbero ipotizzare tranche a tasso variabile o anche a tasso indicizzato sul PIL (una modalità nuova, denominata TRILL, di cui ha recentemente parlato l’ex ministro Tria).

Beneficio palese per lo Stato: raccogliere cifre consistenti nel tempo (almeno 10 miliardi il mese) da destinare al sostegno a fondo perduto alle imprese o alla realizzazione di infrastrutture.

Beneficio palese per i risparmiatori: percepire una rendita infinitad’importo superiore a quello dei BTP ordinari (la durata infinita va “pagata” con un tasso un po’ superiore a quello corrente) e facoltà di ricuperare in ogni momento i soldi vendendo i titoli.

Insomma, volendo usare termini raffrontabili, la patrimoniale è un contributo forzoso, i titoli irredimibili sono un contributo volontario, una sorta di “patrimoniale temporanea” (dura finchénon si vende il titolo) e di “patrimoniale remunerata” (incasso delle cedole annuali).

Qualcuno teme che non ci saranno sottoscrizioni? Rifletta sul fatto che in piene ferie nell’agosto 2020, Intesa San Paolo ha offerto 1,5 miliardi di titoli irredimibili ricevendo richieste per 6,5 miliardi!

Speriamo che alla fine la soluzione ”volontaria” prevalga su quella “forzosa”; ne va della credibilità dell’Italia.

 

GIANLUIGI DE MARCHI

Consulente finanziario, giornalista e scrittore

demarketing2008@libero.it

 

Fondi ai Comuni per le opere pubbliche

Buone notizie per 200 Comuni piemontesi che riceveranno 9 milioni di contributi regionali per la realizzazione di opere stradali, cimiteriali, municipali e di illuminazione. La Giunta regionale ha infatti deliberato il cofinanziamento del 50% ai Comuni per la realizzazione di tali opere in base alla legge regionale 18/84, che prevede contributi specifici per le amministrazioni locali.

In particolare, sono state deliberati 4,5 milioni di euro per i Comuni con popolazione inferiore o pari a 1000 abitanti, per i quali il contributo regionale arriva fino a 80.000 euro, e altri 4,5 milioni per i Comuni con più di 1000 abitanti, il cui contributo è previsto fino a euro 160.000 euro.

È stato inoltre approvato lo stanziamento di 2 milioni di euro a favore delle Province per interventi di pronto intervento e di mitigazione del rischio idrogeologico legati all’alluvione del 2 – 3 ottobre scorso.

A queste cifre si aggiunge un’integrazione di oltre 225 mila di disavanzo che saranno disponibili per finanziare ulteriori interventi ad oggi non ancora finanziati.

«Con questo ulteriore intervento – commenta il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – diamo un importante sostegno a 200 comuni del nostro territorio e allo stesso tempo aiutiamo il nostro mondo del lavoro attraverso le tante aziende piemontesi che saranno coinvolte nella realizzazione di questi interventi».

«Stiamo procedendo il più rapidamente possibile – ha sottolineato l’assessore alle Opere pubbliche della Regione Piemonte Marco Gabusi – affinché le amministrazioni locali possano avere i contributi velocemente. I tecnici regionali e comunali hanno lavorato fianco a fianco per accelerare quelle che un tempo erano tempistiche infinite e che oggi si stanno compattando notevolmente grazie ai meccanismi di sburocratizzazione che abbiamo introdotto».

Questo meccanismo è possibile grazie alla legge regionale 18/84, che prevede contributi alle amministrazioni comunali per la sistemazione ed il miglioramento di infrastrutture stradali, cimiteriali, municipali e reti di illuminazione pubblica. In particolare, per la viabilità comunale sono previsti lavori di manutenzione straordinaria, sistemazione e nuova costruzione di strade comunali o intercomunali, ponti, guadi, marciapiedi e parcheggi. Per l’edilizia municipale sono inclusi lavori di manutenzione straordinaria, sistemazione, adeguamento, ampliamento e nuova costruzione del luogo dove si svolgono le attività istituzionali del comune. Per l’edilizia cimiteriale sono finanziati lavori di manutenzione straordinaria, sistemazione, ampliamento e nuova costruzione dei cimiteri. Per l’illuminazione pubblica, infine, sono previsti lavori di adeguamento, rinnovo, ampliamento e nuova costruzione degli impianti.

Welfare di Comunità: il CAAT in prima linea

Al via la sigla dell’accordo a sostegno delle persone in difficoltà

“Welfare di Comunità” al CAAT per aiutare le persone in difficoltà è il nome del progetto di solidarietà a cui il Centro Agroalimentare di Torino aderisce, dimostrando ancora una volta l’importanza e la centralità che l’aiuto alle famiglie e alle persone più fragili da sempre assumono per il CAAT, e ancor più in quest’epoca di pandemia.

Lunedì 21 dicembre prossimo alle ore 11, presso il mercato coperto del CAAT (Centro agroalimentare di Torino), in strada del Portone 10, si svolgerà la conferenza stampa di presentazione del progetto denominato “Welfare di Comunità “, che prevede il recupero da parte dei grossisti del CAAT delle eccedenze alimentari ancora consumabili e la loro distribuzione mirata a soggetti in difficoltà. Verranno così soddisfatti i bisogni primari di oltre duecento nuclei familiari in condizioni di momentanea necessità, raddoppiati rispetto al numero presente nello stesso periodo del 2019.

Alla conferenza stampa parteciperanno il Presidente del CAAT Marco Lazzarino e il Direttore generale del CAAT Gianluca Cornelio Meglio; il presidente di APGO Federagromercati di Torino (Associazione Piemontese Grossisti Ortoflorofrutticoli) Stefano Cavaglia’; Marisa Bugnone, Presidente del Consorzio CISAP; Marco Formato, Direttore generale CISAP, e Alberto Claudio Saluzzo, Presidente dell’Associazione Solidarietà Alimentare. Alla presenza del sindaco di Grugliasco Roberto Monta’ e dell’Assessore al Welfare di Grugliasco Elisa Martino, verrà siglato l’accordo tra la Città di Grugliasco, il CAAT, i Grossisti di APGO Federagromercati, CISAP e Associazione Solidarietà Alimentare.

Granado, dal Brasile a Torino

Sono torinesi i primi distributori italiani di Granado, marchio nato nell’Ottocento a Rio de Janeiro

Granado. Un nome che evoca culture lontane che si perdono nelle straordinarie terre brasiliane.

“Granado – spiega il torinese Carlo Patetta Rotta, che ha ottenuto in Italia l’esclusiva per la distribuzione del marchio – è presente nei settori dei prodotti terapeutici, della cura del corpo e della casa e, più recentemente, della profumeria. Nata nel 1870 a Rio de Janeiro con il nome di “Granado Pharmacias” in quanto all’epoca ci si focalizzava sui prodotti terapeutici, quali il borotalco e le creme curative, in seguito è diventata azienda leader nella produzione di prodotti per la cura del corpo, le cui formule includono ingredienti botanici tropicali. Ai Tropici il marchio è, infatti, assolutamente richiesto e i suoi negozi frequentati da intere generazioni di fedeli clienti.

In Europa il marchio è sbarcato nel 2017 a Parigi, dove è stato aperto il primo negozio monomarca Granado, che in seguito è stato affiancato da altri due, mentre i prodotti non sono ancora distribuiti negli altri Paesi europei”. “In Italia – prosegue Carlo Patetta Rotta – abbiamo già iniziato a riscuotere successo con il marchio Granado presso negozi di design e profumerie. Granado presenta una ricca varietà di prodotti che sono orientati alla cura del corpo e del viso. Molto apprezzati sono le saponette, il sapone liquido, il burro e l’esfoliante per il corpo. Tutti sono arricchiti con estratti di origine vegetale dalle proprietà benefiche e profumazioni particolari, quali ad esempio la noce brasiliana, la calendula, la lavanda, l’eucalipto, il thè bianco e lo zenzero. Sono numerose inoltre le profumazioni Granado, presentate tutte in eleganti confezioni floreali e in boccette dallo stile vagamente vintage. Tra queste, il sandalo, l’ambra, le fave di tonka, il vetiver, l’eucalipto.

Seppure l’intero catalogo Granado preveda più di 400 prodotti, tra quelli più richiesti vale la pena menzionare anche la linea ‘barberia’, che include diversi prodotti per la cura della barba e dei baffi e le profumazioni per la casa, quali i diffusori di fragranza e le candele”. “I prodotti Granado – aggiunge Carlo Patetta Rotta – sono presentati anche in bellissime confezioni laccate, che richiamano, nelle figure femminili presenti, i colori tipici della solarità della terra brasiliana e possono diventare un omaggio gradito per un Natale in cui il clima, nel nostro emisfero, è lontano dai colori dei tramonti di quelle terre”. I prodotti Granado possono anche essere acquistati online sul sito www.incube.letsell.com e possono anche essere di interesse per negozi di profumeria e design desiderosi di offrire alla propria clientela questi prodotti esclusivi.

Mara Martellotta