Il 2020 è stato difficilissimo e il 2021 ha rappresentato l’anno della ripresa: ora l’industria piemontese guarda al 2022 con ottimismo e si registra il consolidamento della fiducia del territorio.
Lo scenario emerge dall’indagine congiunturale trimestrale realizzata da Unione Industriali di Torino e Confindustria Piemonte.
A dicembre è stato esaminato un campione di 1.200 imprese e pur registrando un lieve raffreddamento delle attese, si conferma per il primo trimestre 2022 la buona tenuta degli indicatori strutturali. Stabili gli investimenti, diminuisce di due punti il ricorso alla Cig, aumenta l’utilizzo di impianti e risorse, buoni i tempi e le condizioni di pagamento. In crescita le attese sull’occupazione: il saldo ottimisti pessimisti sfiora il 15%.
Il 26% delle aziende prevede all’inizio 2022 un aumento della produzione, mentre cala l’export, con un saldo ottimisti-pessimisti dell’1,2%, che risente delle nuove restrizioni anti Covid. Positivo l’andamento per gli investimenti, grazie alle risorse del Pnrr. Si registra quasi il 30% delle aziende con programmi di spesa di un certo impegno. Sul territorio le previsioni si mantengono positive in tutte le aree, e per quanto riguarda i settori, nel manifatturiero le attese per il primo trimestre sono più prudenti rispetto al terziario, con indicatori positivi ma in assestamento rispetto a settembre. Per le 800 aziende del campione di questo comparto, le previsioni su produzione, ordini, export e occupazione sono ancora positive, ma si assestano su un livello di maggiore prudenza.
Con l’arrivo dell’inverno
Nel corso dell’ultima riunione di giunta è stato approvato un Accordo di Sviluppo con Mise, l’Agenzia Nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa e la società Ponti Spa quale soggetto proponente. L’accordo è riferito a un cofinanziamento legato ai contratti di sviluppo che prevedono sia uno sviluppo della stessa impresa che un aumento degli occupati.
Anche quest’anno cresceremo meno della media nazionale ( 6,1 rispetto a 6,3 ) perché Torino negli anni 90 ha dato troppo presto per esaurita la fase industriale e il sistema piemontese non ha saputo difendere il settore Automotive col Governo e col Parlamento perché siamo in ritardo nella costruzione della TAV e della linea 2 della Metro e perche’ non abbiamo fatto ancora le cose che servono per prenderci le ricadute logistiche del porto di Genova-Savona. La logistica che vale il 9% del PIL nazionale da noi in Piemonte vale appena il 6%
determinazione, tipica della nostra terra, a generare un forte cambio di passo nella economia regionale usando al meglio i fondi PNRR e i fondi europei perché non mi pare che la nuova Amministrazione cittadina abbia le Idee forti e le competenze per il rilancio della economia e del lavoro. Quando Lo Russo dice che Torino ha grandi problemi ma anche grandi eccellenze ( Politecnico ,Università , Centri di ricerche e alcune belle aziende nel settore ICT, del settore aerospazio ) non capisce che le eccellenze che ci sono rimaste non riescono a rimpiazzare tutto ciò che abbiamo perso negli anni scorsi e ciò che perderemo se non riusciremo a difendere le fabbriche FIAT e dell’indotto .