ECONOMIA- Pagina 166

Tutte le difficoltà dell’agricoltura

Confagricoltura Piemonte, Allasia:

“Accendiamo le luci su un 2023 ancora incerto”

 

A pochi giorni dalla chiusura dell’anno, un’analisi di Confagricoltura Piemonte su ciò che ha caratterizzato il 2022 e sulle prospettive per il 2023

Dal dopoguerra, non si ricorda un anno così difficile per l’agricoltura come il 2022 e il 2023 si aprirà con molte incertezze, complice il delicato momento geopolitico ed economico che stiamo vivendo”. Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Piemonte Enrico Allasia esaminando le criticità che riguardano il settore in questo particolare momento storico: dai mutamenti climatici alla food security, dall’Europa alla Politica agricola comunitaria, dalla legge di bilancio al cuneo fiscale, dal caro energia e fertilizzanti alla proroga della moratoria dei prestiti per dare liquidità alle imprese.

Il settore primario può crescere ancora, ma se non mettiamo in campo alcune misure urgenti sull’esempio di quanto hanno fatto altri governi in Europa, noi Italiani rischiamo più degli altri” ha proseguito Allasia, auspicando una frenata della spirale inflazionistica che sta mettendo a dura prova l’agricoltura piemontese.

In Piemonte, infatti, prosegue il calo delle imprese agricole, che negli ultimi cinque anni ha fatto registrare una contrazione di circa il 13%, passando dalle 46.667 unità del 2018 alle 40.866 di quest’anno. Rimane purtroppo stabile il numero dei giovani agricoltori, titolari del 14% delle aziende (n 6.041) censite in Regione, sintomo che non è applicata una politica sufficientemente favorevole all’insediamento degli Under 40. Si palesa quindi il serio rischio di interrompere un ricambio generazionale in grado di far eccellere nei prossimi anni, con innovazioni e nuove mentalità, il settore.

Occorre tornare a pianificare e ripensare il modello agricolo alla luce di quanto sta accadendo, attuare un piano strategico per rafforzare le filiere italiane, considerando il fatto che l’Italia riveste e dovrà rivestire ruoli sempre più importanti nei rapporti con il Bacino del Mediterraneo” ha concluso il presidente di Confagricoltura Piemonte, imprenditore del cuneese impegnato nella promozione del territorio attraverso una campagna di informazione trasparente e coerente con la storia e le tradizioni della terra.

L’export complessivo della Regione è cresciuto del 18,1% (+14,5% l’agroalimentare) nei primi 9 mesi del 2022, per un valore di circa 49.9 miliardi di euro in più: dati che posizionano il Piemonte sul quarto gradino della classifica delle Regioni italiane esportatrici.

Continuare a sostenere l’eccellenza delle nostre produzioni è una priorità: internazionalizzazione, digitalizzazione e precision farming sono i segreti per un’economia competitiva e per far prosperare l’intero territorio” ha affermato il direttore di Confagricoltura Piemonte Lella Bassignana, ricordando che è necessaria una tutela delle produzioni del “#madeinpiemonte” e di tutti i settori.

In ultima battuta, l’Organizzazione degli imprenditori agricoli torna a ribadire l’importanza di riportare sotto controllo la popolazione dei cinghiali selvatici, primo vettore di trasmissione della PSA (Peste Suina Africana), per evitare di affossare ulteriormente la suinicoltura regionale, comparto caratterizzato da 1.400 aziende che allevano 1,4 milioni di capi. La diffusione del virus ha spinto vari Paesi a limitare, e in alcuni casi a vietare, spesso ai fini speculativi, l’import di prodotti italiani derivati da carni suine. Stante questa situazione, l’emendamento sulle misure di contenimento della comunità di cinghiali in Italia approvato dalla commissione Bilancio della Camera è stato accolto favorevolmente dalla Confederazione. Altresì, la decisione del governo di procedere con un programma di abbattimenti la cui realizzazione sarà competenza del Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare dei Carabinieri, risponde alle richieste avanzate da tempo.

Le vie del cibo: Global e local

Martedì 17 gennaio 2023, ore 18.00

Biblioteca civica Villa Amoretti – Corso Orbassano 200, Torino

I rapporti tra la globalizzazione e la sovranità alimentare

Il cibo è uno dei grandi temi di questi anni. Non solo per gli innumerevoli programmi di cucina che affollano gli schermi, ma anche per una rinnovata attenzione verso filiere corte, piccole produzioni, sostenibilità di ciò che mettiamo sulle nostre tavole, apertura della cucina tradizionale verso altre culture culinarie.

Alla base di tutto, forse, la globalizzazione, fenomeno iniziato a metà degli anni ’80, che a distanza di 40 anni si mostra ora in tutte le sue luci e ombre.

Dalle speranze di un mondo più equo alle multinazionali che si sono impossessate di terre e colture, imponendo omologazione di gusti, scelte e prodotti, qual è stato il percorso del cibo, industriale e artigianale, in questi anni? E come la globalizzazione ha influenzato, nel bene e nel male, le scelte e le tendenze nel mondo del food?

La globalizzazione del cibo sarà protagonista di un incontropromosso dalla collana editoriale OGzero, in collaborazione con il Consorzio della Robiola di Roccaverano e Biblioteche civiche torinesi:

 

LE VIE DEL CIBO
martedì 17 gennaio 2023, ore 18.00
Biblioteca civica Villa Amoretti, Corso Orbassano 200, Torino

Alfredo Somoza, giornalista e scrittore, animatore dei Movimenti di Porto Alegre del 1985, primo tentativo di comprendere e governare il fenomeno, allora all’inizio, della globalizzazione e Fabrizio Garbarino, Presidente del Consorzio della Robiola di Roccaverano, moderati da Paola Uberti, comunicatrice enogastronomica ed esperta di cibo e sostenibilità, racconteranno cosa si nasconde tra le pieghe del mondo globale.

Domande, tendenze, reazioni. La globalizzazione ha avuto e ancora ha un impatto sulle vite di tutti, dal ricco Occidente ai Paesi più poveri: esplorarne cause ed effetti può essere un modo per inquadrare, oltre il tema del food, il mondo in cui stiamo vivendo e le sue dinamiche.

La partecipazione a Le vie del cibo, il 17 gennaio 2023 alle ore 18.00, è gratuita.

Alfredo Somoza:

Storico e giornalista, è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e Direttore della rivista onlinedialoghi.info. Collabora con Radio Vaticana, Radio Inblu, Radio Capodistria, Popolare Network, Radio Svizzera Italiana. Cura un blog sull’“Huffington Post” ed è collaboratore di “East West–Rivista di Geopolitica”. È docente dell’Ispi (Milano) e di diversi Master universitari. I suoi ultimi libri sono Il viaggio e l’incontro: che cos’è il turismo responsabile (Altreconomia) e Un continente da favola (Rosenberg&Sellier).

Fabrizio Garbarino:

Presidente e amministratore delegato della cooperativa agricola La Masca di Roccaverano, dal 2025 è Presidente del Consorzio per la Tutela del Formaggio Robiola di Roccaverano DOP. In ARI Associazione Rurale Italiana e Via Campesina per l’Agricoltura Contadina Agroecologica Solidale. Laureato in Scienze Forestali ed Ambientali all’Università di Torino, si definisce “allevatore, contadino, casaro cooperativo”.

Paola Uberti:

Torinese, classe 1975, una laurea all’Accademia delle Belle Arti e un passato professionale nel settore delle energie rinnovabili, in campo enogastronomico ha iniziato come food blogger nel 2011. Nel 2016 ha fondato LIBRICETTE.eu, trasformando le esperienze maturate negli anni in un’attività imprenditoriale in crescita, che diffonde contenuti culturali legati all’enogastronomia e un core business dedicato alle aziende produttrici, alle Associazioni e i Consorzi di Tutela.

Oggi Paola è comunicatrice gastronomica, autrice di ricettari che fondono cultura e cucina, brand ambassador, social media creator e manager, creative & digital manager, creatrice di progetti di comunicazione e graphic designer per le aziende del settore cibo e bevande.

Peste suina africana Gli agricoltori lanciano l’allarme

IN LIGURIA PIEMONTE E VALLE D’AOSTA

7 gennaio 2022. Viene accertato il primo caso di peste suina africana (PSA) ad Ovada. “Un anno dopo – con 86 casi Liguria e 150 in Piemonte su un totale di 284 accertati in tutta Italia – siamo nel pantano.
Nessun abbattimento, nessuna risorsa. E soluzioni abbozzate e inconcludenti che fanno riferimento a dati indecifrabili se non contraddittori”, dicono gli agricoltori.
Nella stagione 2022/2023 i piani PRIU regionali prevedono che vengano abbattuti 50.000 cinghiali in Piemonte e 38.000 in Liguria.
“Ma rimaniamo sempre nel campo delle ipotesi irrealizzabili – chiarisce Stefano Roggerone, presidente Cia Liguria -. E’ un obiettivo impossibile da raggiungere visto che ad oggi nella zona rossa è stato abbattuto un numero di capi irrisorio rispetto agli obiettivi e NON sono state messe a punto neppure le battute di caccia. Le aziende vivono una situazione surreale: gli agricoltori continuano a subire danni dai cinghiali, gli allevatori hanno dovuto abbattere i suini (6499 maiali macellati in Piemonte, 286 in Liguria macellati: tutti sani) e ad oggi NON hanno visto un quattrino per il danno subito anche rispetto all’impossibilità di reintroduzione degli animali in allevamento, ancora bloccato visto il protrarsi dello stato di emergenza”.
I dati sono impietosi. E confusi.
Il numero totale (sottostimato) dei cinghiali è di 104.816 in Piemonte, in Liguria tra i 35.000 e i 56.000: due dati a dir poco sorprendenti per l’inusuale precisione da una parte e per la “forchetta” amplissima dall’altra.
“Si confida sull’attività venatoria, ma in Liguria i cacciatori attivi nella stagione 2011- 12 erano 20.524; dieci anni dopo sono 13.885. In Piemonte in vent’anni si sono dimezzati: oggi sono meno di 17.000. . Non è un caso che in questi anni l’obiettivo prefissato di capi da abbattere – a fronte oltretutto di una popolazione abbondantemente sottostimata – non sia mai stato raggiunto.
Nella Zona Rossa le regole che hanno imposto hanno portato ad uno “sciopero” dei cacciatori che NON hanno nessuna convenienza a fare le battute di caccia. Risultato: nella parte della Zona Rossa soggetta a maggiori restrizioni per le possibilità di infezioni, in Liguria sono stati abbattuti solo 98 capi, in Piemonte 346” aggiungono gli agricoltori.

Se si prende il totale dei capi abbattuti tra Zona Rossa e zone libere il dato è altrettanto allarmante rispetto agli obiettivi prefissati: in Liguria 10648 capi abbattuti rispetto ai 38.000 previsti; in Piemonte 9004 capi abbattuti rispetto ai 50.000 ipotizzati.
Non esiste una “logistica” della gestione delle carcasse. Di fronte ad un obiettivo di depopolamento di quasi 90.000 capi, si sarebbe dovuto mettere in piedi un coordinamento stretto tra tutti i soggetti coinvolti, per realizzare un’organizzazione strutturata – con celle, luoghi di lavorazione e laboratori – per gestire il sistema di smaltimento e le diverse situazioni di carni infette o sane.
“La recinzione – sulla cui effettiva utilità abbiamo più di un dubbio – aggiungono –  va a rilento: ad oggi sono stati installati 105 Km sui 170 previsti. NON si hanno certezze di quando l’opera verrà completata in una fase di forte ripresa dei casi”.
«È un’emergenza nazionale e come tale va trattata – spiega Gabriele Carenini, presidente di Cia Piemonte -. Gli sforzi attuati finora NON sono stati sufficienti. Cia intende riportare la condizione naturale della fauna selvatica nel rispetto dell’attività degli imprenditori agricoli, che producono cibo e preservano il territorio. Insistiamo nel chiedere al nuovo Governo la revisione della legge in materia, 157/92, spostando l’attenzione dal concetto di “tutela” a quello di “gestione dei selvatici, anche per l’incolumità pubblica e la sicurezza stradale».
E a proposito di sicurezza stradale in Liguria negli ultimi 5 anni i daini hanno causato almeno un incidente alla settimana, i cinghiali anche qualcosa di più. E anche in questi casi sono dati sottostimati, visto che in tanti non denunciano il sinistro. In Piemonte solo che nel 2021 la media è di due incidenti al giorno.
“Un pantano dove non si capisce chi ha veri poteri di coordinamento e decisionali. Ministero Agricoltura, Ministero Sanità, Regioni, ATC, Comprensori alpini: tanti i soggetti in campo con competenze che rimangono spezzettate. E’ stato nominato un commissario ma di fatto senza il potere effettivo di operare. Se rimane così la figura del Commissario NON serve a nulla”.
«Si tratta di definire le priorità che per Cia sono la tutela del territorio e dell’impresa agricola – sottolinea Daniela Ferrando, presidente provinciale di Cia Alessandria -. Le strategie finora adottate hanno cercato di conciliare le diverse esigenze
(ambientali, agricole, faunistiche), senza dare reale supporto a nessuna. La gestione della PSA riguarda l’economia di un vasto indotto, che sta pagando le conseguenze di un anno di burocrazia e rimpalli di competenze. Troppi organi su tanti livelli stanno intervenendo, tutti si rimbalzano responsabilità, creando ritardo: NON
possiamo più aspettare».
Dal 2018 al 2021 le domande di rimborso sono aumentate del 40%. Ma le risorse disponibili sono rimaste le stesse. Risultato: la maggior parte degli agricoltori rinuncia a chiedere il rimborso dei danni che Cia Liguria stima intorno ai 5 milioni annui ( si pensi solo alla distruzione dei muretti a secco), Cia Piemonte stima intorno ai 10 milioni.

“ In Liguria lo scorso autunno abbiamo raccolto oltre 6000 firme in strada per cambiare la legge regionale, garantendo rimborsi giusti e più tutele per il lavoro degli agricoltori – ricorda Federica Crotti, presidente provinciale Cia Liguria di Levante -. Ma NON sono stati fatti passi in avanti per dare soluzioni concrete e con la peste suina la situazione è ulteriormente precipitata. Nella Zona Rossa le aziende agricole e agrituristiche continuano da una parte a sopportare le conseguenze dei limiti imposti agli spostamenti anche turistici sul territorio, dall’altra vedono le proprie produzioni locali costantemente massacrate dai cinghiali che rimangono all’interno della recinzione ad oggi realizzata”.
Per “uscire dal pantano”, Cia Liguria e Cia Piemonte chiedono
– Rimborsi immediati per gli allevatori e certezza su quando si potranno riprendere le attività di allevamento sospese
– Nuove risorse per coprire i danni subiti dagli agricoltori e gli oneri per i piani di abbattimento
– Certezza su numero e tempistica degli abbattimenti dentro e fuori la Zona Rossa (compresi eventuali sistemi incentivanti)
– Chiarimento definitivo dei poteri del Commissario
– Revisione delle legge nazionale 157/92
– Adozione del “modello Umbria”
che ha liberalizzato l’utilizzo delle gabbie. Un
sistema che obbliga chi le adotta a segnalarne la presenza nonché la cattura
del cinghiale. E che ha dimostrato un’ottima percentuale di successo.

Criptovalute: rischio furti e truffe

L’ultimo crack riguardante le cosiddette criptovalute è il fallimento della “piattaforma” Ftx, che rischia di mandare in fumo oltre 30 miliardi di dollari versati fiduciosamente da oltre un milione di investitori che hanno acquistato il “token” FTT emesso dalla società.

 

La notizia riapre drammaticamente il tema dei rischi connessi alle criptovalute, un mondo parallelo in cui ormai pullulano oltre 9.500 diverse monete virtuali, alcune note in tutto il mondo (Bitcoin, Ethereum, Shiba, Dogecoin) altre assolutamente sconosciute alla disperata ricerca di un po’ di notorietà.
Elemento comune a tutte è il fatto di essere emesse e di circolare in assoluta libertà, senza alcun collegamento a Stati, ad economie nazionali, a valori reali: sono “progetti informatici” che promettono mirabilie, in certi casi hanno una (limitata) utilità ma generalmente rappresentano solo una flebile speranza di diventare ricchi in poco tempo grazie alla crescita del loro prezzo.
I sostenitori della “libertà di emissione” sbandierano i fantasmagorici risultati del bitcoin (il primo esempio al mondo di valuta decentrata), passato da 7 millesimi di dollaro del 2009 a 68.000 dollari del novembre 2021 (una performance impossibile da esprimere in percentuale).
Ma a fronte di queste mirabilie si contrrappongono numerosi episodi drammatici, non solo per i tracolli che già in tre/quattro occasioni hanno provocato perdite ingenti agli speculatori/investitori (negli ultimi dodici mesi Bitcoin ed Ethereum, i due giganti delle criptovalute, hanno generato perdite per oltre 700 miliardi di dollari!), ma anche per crack dovuti a vere e proprie truffe o malversazioni realizzate da operatori privi di scrupoli.
Facciamo una rapida carrellata degli avvenimenti più significativi.
I primi incidenti iniziarono già nel 2011: due fra le maggiori piattaforme operative dell’epoca, Bitcoinica e Tradehill, furono attaccate da un gruppo di hacker, che svuotarono molti conti depositi dei clienti.
Nello stesso anno fu attaccata Mt. Gox, (piattaforma di negoziazione giapponese, una delle più grandi del mondo, arrivata a gestire il 70% delle criptovalute in circolazione), che però riuscì in parte a respingere il tentativo di furti. Ma nel 2014 la piattaforma ebbe un tracollo irrefrenabile che portò al fallimento. Un gruppo criminale sottrasse 850.000 bitcoin (circa 480 milioni di dollari ai tempi).
Nel 2018 è stata la volta di Bitgrail, una società italiana che usava un sistema complicato per investire in bitcoin: obbligava i clienti a passare attraverso una criptovaluta creata appositamente, il Nano Xrb. La società ha denunciato ammanchi per 17 milioni di Nano (pari, in base ai versamenti ricevuti dalla società, a 120 milioni di euro, fiduciosamente investiti da 230.000 risparmiatori), ed è stata dichiarata fallita. E’ in corso un processo per frode informatica, auto-riciclaggio, bancarotta fraudolenta, esercizio abusivo dell’attività bancaria.
Nello stesso anno l’austriaca Cointed GmbH (specializzata in transazioni per centinaia di milioni di euro gestendo l’estrazione di criptovalute in Austria e nell’Europa orientale) è stata dichiarata fallita per frode. I clienti hanno perso tutto.
Altro caso recente è quello della turca Thodex, fondata nel 2017, che ha improvvisamente chiuso il sito. Il proprietario Faruk Fatih Ozer è sparito nel nulla provocando l’integrale perdita dei depositi dei 400.000 clienti (controvalore oltre 2 miliardi di dollari).
In Canada la Voyager ha provocato perdite ingenti ai suoi clienti-depositanti investendo in un hedge fund Three Arrows Capital, specializzato in speculazioni su criptovalute.
Segnaliamo anche la notizia dello scandalo Africrypt (piattaforma exchange) una truffa con furto di criptovalute di oltre 2 miliardi di dollari di bitcoin in Sudafrica. Due giovani proprietari di una piattaforma di trading hanno prima intascato “soldi veri” per vendere criptovalute e poi, procedendo mediante servizi di “bitcoin mixing” (piattaforme software borderline in termini di legalità) hanno vaporizzato le criptomonete detenute dagli stessi clienti sulla loro piattaforma facendolo sembrare un attacco hacker. Attualmente sono irreperibili e le indagini in corso.
Il caso Celsius è emblematico della varietà di rischi legati alle criptovalute. Si trattava di una piattaforma che raccoglieva valute legali ed erogava prestiti in criptovalute. All’improvviso ha “congelato” i prelievi degli investitori a giugno e poi ha presentato istanza di fallimento a luglio.
Il “buco” è di circa 4,7 miliardi di dollari. Cavallo di battaglia della società il “Celsius Custody Service”, un prodotto reso disponibile nell’aprile 2022, descritto come “l’hub centrale per le attività digitali”, una sorta di deposito di denaro parcheggiato in attesa di essere spostato su opportunità più interessanti – il programma “Earn” – che prometteva attraenti rendimenti.
Nessuno ha letto la clausola di utilizzo della piattaforma: “Una volta che le criptovalute vengono trasferite a Celsius, la società ha il titolo di proprietà e la completa autorità di utilizzare gli asset come ritiene opportuno”.
Segnaliamo anche l’ultimo (per ora) caso di truffa in Italia, quello esploso a Silea (provincia di Treviso), dove aveva sede la NFT (New Financial Technology, l’inglese attira sempre…), emanazione di una società con sede a Londra, i cui titolari sono spariti dopo aver raccolto centinaia di milioni di euro da oltre 6.000 risparmiatori. Possibilità di ricuperare i soldi: nessuna, meglio non farsi illusioni. La sede italiana è una semplice succursale, eventuali reclami vanno indirizzati a Londra, eventuali cause legali vanno avviate nel Regno Unito, impossibile anche ipotizzare una class action collettiva. E’ un caso da manuale per la commistione fra l’appeal delle criptovalute che la società sosteneva di negoziare con algoritmi particolarmente efficienti (che garantivano il 10% mensile di profitto!) ed il vecchio sistema piramidale “alla Ponzi”. Molti clienti, infatti erano remunerati per portare nuovi investitori, grazie ai quali potevano essere pagati i mirabolanti profitti; ovviamente, finché entravano dei nuovi, poi quando il flusso è diminuito è scattato, come sempre, il meccanismo della sospensione dei pagamenti e della chiusura del sito.
Emblematico il caso Terra/Luna, un progetto basato sulla commistione tra una criptovaluta “a cambio fisso” (una “stablecoin” che garantiva la parità con il dollaro) ed un’altra a quotazione fluttuante. Purtroppo chi ha fiduciosamente versato i suoi dollari per acquistare la “stablecoin” si è trovato all’improvviso invischiato nel tracollo della valuta fluttuante, azzeratasi di valore in pochi giorni.
Inseriamo il link a questa interessantissima documentazione internazionale sulle frodi in ambito criptocrimine.
https://go.chainalysis.com/rs/503-FAP-74/images/Chainalysis-Crypto-Crime-2021.pdf

Purtroppo il mondo cripto è fuori da ogni regolamentazione, da ogni controllo, da ogni garanzia. I sistemi di protezione dei portafogli in criptovalute depositati presso le piattaforme operative sono efficaci, ma non è possibile escludere a priori l’eventualità di un furto ad opera di hacker particolarmente attrezzati. E l’assenza di autorità di vigilanza (che i sostenitori delle criptovalute evidenziano come fattore positivo…) espone chi si avventura nelle monete virtuali a perdite irricuperabili.

Consiglio finale: prima di ipotizzare di comprare bitcoin e simili, cercate di capirne la natura vera, al di là di slogan e di rappresentazioni puramente grafiche. Chi vuole può leggere il mio libro PINOCCHIOCOIN, che illustra, in maniera semplice e chiara, il variegato mondo cripto, fornendo anche numerosi suggerimenti delle cautele da adottare per contenere i rischi.

 

 

GIANLUIGI DE MARCHI
demarketing2008@libero.it

 

Giachino riconfermato presidente di Saimare

Dopo l’ok dell’Autorità antitrust, negli Uffici dello Studio Gattai di Milano, il Closing dell’ingresso di Hapag-Lloyd nel Gruppo Spinelli.

La società tedesca si aggiudica così il 49% del capitale del gruppo italiano genovese, per un valore che non è stato reso noto, una importante operazione che rafforza il sistema logistico portuale del Paese.
A detenere il restante 51% sarà ancora la famiglia Spinelli, fondatrice della società nel 1963.

Dopo la firma dell’atto si sono tenute le Assemblee delle società partecipate dal Gruppo Spinelli. L’ex sottosegretario ai trasporti Mino Giachino è stato riconfermato presidente di Saimare, la storica azienda di spedizioni genovese presente ormai in tutti i porti italiani e che il 24 Gennaio 2024 festeggerà 100 anni dalla sua costituzione.

Decreto siccità, Confagricoltura: “Procedere con indennizzi e ristori in tempi brevi”

 

 

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 7 gennaio il Decreto che dichiara l’eccezionalità degli eventi calamitosi legati alla siccità 2022 per il Piemonte

 

Esprimiamo apprezzamento per il recente atto del Governo Meloni riguardante la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, avvenuta in questi giorni, del Decreto per l’avvio della procedura di risarcimento danni agli agricoltori” lo ha detto Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonte,apprendendo finalmente del varo del provvedimento, firmato il 23 dicembre 2022, che consentirà alle imprese agricole di richiedere fino al 21 febbraio prossimo gli indennizzi per gli eventi calamitosi legati alla siccità (periodo maggio – settembre 2022).

Sono ormai passati parecchi mesi dallo scorso maggio, che verrà ricordato per l’assenza totale di piogge e che ha dato il via al periodo più siccitoso degli ultimi 30 anni: perdite dei raccolti nel settore ortofrutticolo, diminuzione delle rese soprattutto di foraggio e cereali (mediamente il 15% in meno per il grano a livello nazionale, 10 mila ettari in meno di riso coltivato), aumento delle infestanti resistenti alle condizioni climatiche estreme e aumento delle zoonosi sono solo alcune delle conseguenze causate dalla mancanza di precipitazioni in tutto il Piemonte che ha caratterizzato la scorsa campagna e perdura tutt’oggi, tant’è che il Consiglio dei Ministri ha prorogato di 12 mesi lo stato di emergenza per carenza idrica.

 

Una stima di Confagricoltura, attesta un deficit superiore al 30% della produzione agricola nazionale, con conseguenze a cascata sull’allevamento e sull’export delle materie prime. “In considerazione degli aumenti sconsiderati, e talvolta ingiustificati, in ogni settore, dalle sementi ai carburanti, dalla gestione del personale al costo dei macchinari, compresa la relativa manutenzione, auspichiamo che i 200 milioni stanziati dal Decreto giungano nelle tasche degli imprenditori agricoli il più rapidamente possibile” prosegue Allasia, ricordando inoltre che il 28% del territorio italiano è a rischio desertificazione e che, per fronteggiare altre estati particolarmente calde, sarebbe necessario e urgente prevedere sin d’ora misure preventive, applicandole ove già se ne manifesti la necessità.

 

In ultima battuta, il presidente della Federazione degli Agricoltori del Piemonte, prendendo atto dell’esiguità delle somme stanziate tramite il Fondo di solidarietà nazionale, auspica che il nuovo tipo di intervento sulla gestione del rischio, previsto dalla programmazione Pac 2023 – 2027, possa concretamente rappresentare uno strumento efficace di supporto dello sviluppo del sistema assicurativo agevolato che potrà tutelare gli agricoltori contro le future avversità climatico – ambientali, sempre più probabili.

“Il Fondo di mutualizzazione nazionale per gli eventi catastrofali (Fondo AgriCat) – conclude Allasia –potrà contare su 1,8 miliardi di euro nell’arco di un quinquennio e si pone l’obiettivo di aumentare la platea dei soggetti che utilizzano la gestione del rischio, anche attraverso l’integrazione con il sistema assicurativo agevolato”.

Nemmeno le Feste natalizie hanno rilanciato il comparto della frutta piemontese

Confagricoltura: “Vendite giù di oltre il 10%. Servono aiuti alle aziende ma il comparto va ripensato”

 

Se le feste natalizie rappresentano storicamente un periodo ottimale per le vendite di prodotti agroalimentari, con l’ortofrutta pronta a imbandire le tavole degli italiani, le scorse settimane hanno tristemente smentito questa tradizione, con il comparto frutticolo che ha chiuso l’anno con numeri nettamente al ribasso, per quanto riguarda i consumi da parte delle famiglie. “Tra la crescita dell’inflazione e le tante difficoltà economiche che si stanno susseguendo nemmeno le Feste hanno rilanciato il comparto della frutta, già segnato dall’emergenza siccità e dal caro bollette e materiali – spiega Michele Ponso presidente della sezione Frutta di Confagricoltura Cuneo e della FNP frutticola di Confagricoltura -. Si parla di un crollo nelle vendite di oltre il 10% rispetto all’anno scorso, in un periodo in cui solitamente i consumi salgono: siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Per questo siamo in assiduo contatto con i vertici nazionali di Confagricoltura per ribadire al Ministero la drammatica situazione”.

 

Le vendite sono il riflesso del periodo che stiamo vivendo – aggiunge Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte. “A questo punto, dobbiamo necessariamente interrogarci su come ripensare l’intero comparto. Nel breve termine è indispensabile l’intervento dello Stato a favore delle aziende per integrare le perdite o perlomeno aiutarle a rientrare degli extra costi di produzione”.

 

Le soluzioni proposte da Confagricoltura sono concrete e diversificate per un comparto che impatta fortemente sull’economia piemontese con circa 8.000 aziende frutticole (la maggior parte situate nel distretto del Saluzzese), per una superficie coltivata di circa 18.500 ettari: “La filiera dell’ortofrutta è chiamata a valutare nuove varietà di prodotto, magari più ambite dal consumatore; ridurre i costi di manodopera, anche se difficile, essendo l’Italia uno dei Paesi con la maggior spesa per collaboratore in Europa; aumentare l’associazionismo per le vendite collettive, e molto altro – continua Allasia -. Nel frattempo, il Governo e l’Unione Europea devono rendersi conto delle difficoltà e agire in soccorso”.

 

Intanto Confagricoltura chiede al Governo di affrettare i tempi per costituire il catasto frutticolo oramai richiesto da anni; istituire un Tavolo frutticolo nazionale permanente per affrontare lo stato di crisi e puntare al rilancio del comparto; mirare a ottenere la moratoria sui mutui e la concessione di aiuti per l’espianto e il reimpianto; risolvere la problematica relativa alla sospensione dei contributi; indirizzare la ricerca e destinare i fondi regionali per la risoluzione delle problematiche più urgenti.

La lunga vita del vetro

Adattabile, naturale, amico dell’ambiente. Come riciclarlo e quali errori evitare.

Si differenzia sempre di più con la consapevolezza dei benefici che questa azione produce sul nostro ambiente, ma anche sull’economia circolare e sul giro virtuoso del riuso.

Il 2022, come ha comunicato l’Onu, è stato  l’anno del vetro, questa celebrazione servirà a far capire ancora di più quanto questo materiale, ottenuto attraverso la solidificazione di silice e sodio, sia prezioso ed ecosostenibile, sarà una occasione per approfondire temi che riguardano il suo utilizzo e i vantaggi della sua raccolta, ovviamente se fatta correttamente.

I numeri parlano chiaro, nel 2020 CoReVe, il consorzio del recupero del vetro, ha raccolto circa 390mila tonnellate di questo longevo materiale, la percentuale individuale della raccolta è del 40% mentre quella generale è del 78,6% con un aumento del 3,6 rispetto al 2019.

Come avviene la raccolta del vetro?

Come è noto, giornalmente oggetti di vetro di diverse tipologie vengono gettati nelle campane che troviamo in ogni parte delle nostre città oppure ritirati con il servizio porta a porta. Successivamente il materiale arriva ai centri di trattamento dove viene separato dalle parti non utilizzabili e inviato alle vetrerie che, attraverso la fusione, lo rimettono in vita dando forma a nuovi contenitori. Dopo rigidi controlli, i nuovi oggetti vengonoinviati alle ditte imbottigliatrici e riempiti con diversi prodotti.Grazie a questa importante ed efficiente attività CoReVe, nel 2020, ha potuto versare 86 milioni di euro di corrispettivi economici, derivati dalla racconta differenziata, ai comuni convenzionati.

Sono circa 10 miliardi i contenitori in vetro che ogni anno vengono prodotti in Italia e utilizzati per la conservazione di generi alimentari, cosmetici e farmaci; questi recipienti garantiscono il mantenimento di tutte le caratteristiche chimico-fisiche dei prodotti contenuti anche dopo il processo di riciclo.

Per migliorare ulteriormente questo attuale e soddisfacente risultato, ridimensionare le emissioni di biossido di carbonio (già al – 2,2% nel 2020) e risparmiare maggiori quantità di barili di petrolio, è necessario un impegno ancora più profondo e costante che deve mirare a ridurre lo scarto tra il vetro raccolto e quello riciclato.

Cosa di deve fare per assicurare una raccolta corretta del vetro?

Purtroppo ci sono ancora alcuni errori che molti di noi commettono come, per esempio, buttare i contenitori nelle campane apposite in buste di plastica e con i tappi di metallo e gettare, nelle stesse, materiali come pyrex o ceramica, che fondono a temperature diverse, o specchi e oggetti in cristallo che contengono piombo.

Il vetro, questo prezioso materiale che vanta 5000 anni di storia,  garantisce la conservazione di differenti prodotti, dei loro profumi e delle loro caratteristiche principali, può essere riciclato e riutilizzato all’infinito, è un materiale eterno che contribuisce al benessere ambientale e ad una economia che vuole autogenerarsi attraverso la riparazione, il riutilizzo e la condivisione . La comprensione delle sue potenzialità e una raccolta eseguita correttamente  sono presupposti determinanti per partecipare alla creazione di un pianeta più pulito e in salute.

Maria La Barbera 

Fonte dati CoReVE

www.coreve.it

Pnrr, infrastrutture, Metro 2 e Olimpiadi: Lo Russo e Cirio in missione a Roma

Per la Metro 2 chiesta la possibilità di un commissario straordinario come già autorizzato per il Parco della Salute

Missione congiunta ieri a Roma del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e del sindaco di Torino Stefano Lo Russo per fare il punto su alcuni dei dossier prioritari per il territorio.

Con il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto è stato affrontato lo stato di attuazione del Pnrr, che porterà in Piemonte almeno 6 miliardi di euro, 4,6 dei quali destinati a Regione, Comune di Torino ed altri Enti locali (il resto arriverà attraverso i bandi a cui si sono candidati in modo diretto gli atenei, le aziende e i soggetti privati). È stata concordata per metà marzo una visita a Torino del Ministro, che ha anche espresso il proprio apprezzamento per la scelta di Regione e Comune di istituire una cabina di regia, una esperienza unica in Italia che verrà portata a esempio nazionale come modello virtuoso di coordinamento.

Incontro anche con il ministro per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati per un confronto in particolare sul nuovo Codice degli appalti, che sarà approvato entro fine marzo e sul quale Presidente e Sindaco hanno ribadito la necessità di procedure veloci e il più possibile semplificate per alleggerire il carico burocratico di aziende e istituzioni, ancor più in questa fase di attuazione delle progettualità del Pnrr.

Terzo importante incontro della giornata romana quello con il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Sul tavolo in particolare la richiesta da parte di Comune e Regione di prevedere per la realizzazione della Metro 2 una figura commissariale con poteri straordinari, in maniera analoga a quanto già autorizzato dal Governo per il Parco della Salute. 

«Questo ci permetterebbe di avere garanzie su procedure e tempi della gara e del cantiere per un’altra delle opere strategiche e urgenti che il nostro territorio aspetta da anni – spiegano il presidente Cirio e il sindaco Lo Russo -. Il ministro Salvini si è mostrato disponibile a farsi portavoce della nostra richiesta. Abbiamo anche affrontato il tema dell’avanzamento dei lavori per la Tav, che vede nel 2023 un anno decisivo con l’affidamento dei lavori per la tratta italiana del tunnel di base, un cantiere che il Ministro tornerà presto a visitare di persona».

È stato fatto il punto anche sull’Asti-Cuneo: dopo lo sblocco proprio nei giorni scorsi del via libera all’ultimo lotto 2.6/A da parte del Ministero dell’Ambiente, è stata garantita da parte del Ministero delle Infrastrutture la massima attenzione affinché si proceda rapidamente con l’ultima definitiva autorizzazione in capo al Ministero dei Beni Culturali.

L’incontro con il ministro Salvini è stato, infine, l’occasione per ribadire la disponibilità di Torino e del Piemonte a mettere a disposizione delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 il proprio patrimonio di impianti olimpici.

Sport, arte e cultura nella trasmissione “Parla Con Me”

La prima puntata del 2023

“Parla Con Me”, il format dedicato al settore agroalimentare, all’innovazione, alla tecnologia e al territorio, condotto e ideato da Simona Riccio, Social Media Marketing Manager e Digital Strategist in questo settore, riprende con il palinsesto del nuovo anno con una puntata prevista giovedì 12 gennaio prossimo alle ore 18:00, in cui si parlerà di produzione, retail, storia, arte, cultura e sport. Si tratta di un insieme di argomenti che saranno trattati da Alberto Samonà, giornalista e scrittore, già Assessore ai Beni Culturali e all’Identità siciliana della Regione Sicilia;Dominga Fragassi, Responsabile Corporate Pam Panorama; Nuccia Alboni, Responsabile Amministrazione e Marketing presso Melanzì e Fabio Alessandrello, Presidente ASD Team Melanzì Vittoria e Direttore Commerciale di Melanzì.

Il sottile fil rouge che unisce questi ospiti è presente nel fatto che l’azienda agricola Melanzì non ha concentrato la sua attenzione solo sulla commercializzazione dei prodotti, ma l’ha spostata anche sullo sport e il ciclismo, attraverso il quale conduce a scoprire il territorio, generando cultura e sensibilizzando il turismo.

Dominga Fragassi parlerà di come la storica insegna della grande distribuzione possa sostenere la cultura, come nel caso del contributo alla ristrutturazione del pianterreno dello storico palazzo veneziano “Museo di Palazzo Fortuny”. Si tratta di una storia interessante da raccontare, che fa emergere l’importanza di essere presenti sul territorio per contribuire alla crescita e renderlo più attrattivo agli occhi dei turisti.

Alberto Samonà spiegherà l’importanza di dare valore al territorio italiano, che ci viene invidiato da tutto il mondo, per generare valore, cultura, turismo e impatto economico.

Da quest’anno le trasmissioni saranno live sulla pagina Linkedin e sul canale YouTube di “Parla Con Me”, sul profilo Linkedin Top Voice e Facebook di Simona Riccio.

La trasmissione ha anche aperto il canale Telegram.

Per riascoltare tutte le edizioni precedenti si può visitare il sito: www.parlaconmeofficial.it

MARA MARTELLOTTA