CULTURA- Pagina 98

Roberto Calasso: più libri, meno bombe

« Leggere è un eternità all’indietro » affermò una volta Umberto Eco.

In questi giorni di fine estate è venuto a mancare Roberto Calasso,
fondatore insieme a Roberto Bazlen, della rinomata casa editrice
Adelphi. Leggendo i suoi scritti, quella sensazione evocata dal
semiologo alessandrino è percepita chiaramente. Soprattutto nel suo
ultimo saggio uscito in questi giorni luttuosi per la cultura italiana
(”Allucinazioni americane”, Piccola Biblioteca, Adelphi, pagg. 133,
euro 14) una breve raccolta di saggi sul cinema e dintorni. Lo conobbi
di persona molti anni fa al Salone del Libro di Torino, allo stand della
sua casa editrice. Mi colpì per la sua semplicità e disponibilità. Non è
esperienza frequente vedere un editore del suo calibro, incontrare il
grande pubblico, parlando come due persone al bar. Adelphi nacque con il
motto « pubblichiamo solo quello che ci piace » disse Bazlen, triestino,
amico di Calasso fin dagli anni giovanili. Religioni orientali, ”autori
minori” molto comprati in quegli anni, ma poco letti, ripresero ad
essere riediti con una nuova veste grafica, in brossure color pastello,
a prezzi per tutte le tasche. E Adelphi compì il miracolo: gli italiani
ripresero a leggere. Di destra e di sinistra. Calasso, fiorentino, con
in tasca una laurea in letteratura inglese, si trasferì a Milano e lì
diede vita al suo progetto culturale. Mettere in contatto la filosofia
orientale con l’occidente ”moralmente fiaccato” e riconoscere il
debito intellettuale che la tradizione ellenistica, classica e
ebraica-cristiana intrattiene con quella parte di mondo. Videro la luce
tra gli altri testi sui veda, sul sufismo islamico, sul buddismo zen,
sulle mitologie mesopotamiche, sulla gnosi.Gli studi e le conoscenze
esoteriche di Calasso, lo portarono a scrivere contributi sul rapporto
tra il mito e la società dei consumi, il mito come attualità nella
tradizione, la metempsicosi e il cinema di Hitchcock, l’esilio ebraico e
il nomadismo identitario. In questi anni di inizio secolo, le
drammatiche cronache di guerra di questi giorni lo stanno a
testimoniare, sono più che mai urgenti questi scambi di saperi.
Nonostante motivazioni economiche e geopolitiche siano sottese a ogni
conflitto della storia, sono sempre le civiltà e le culture che si
confrontano e si scontrano come sosteneva lo storico americano Samuel
Huntington. Diviene così di importanza vitale, diffondere una visione di
società aperta, per prevenire nuovi conflitti e lenire le tragedie in
corso. Forzando le nostre naturali difese psicologiche e culturali. Come
recita un proverbio afghano «voi avete gli orologi, noi abbiamo il
tempo». Non serve esportare la democrazia o fare intelligenza col
nemico. Roberto Calasso ci dice oggi, che l’Occidente è in decadenza
nichilista, come sostenevano Robert Musil, Ezra Pound, Martin Heidegger
o ai nostri giorni Oriana Fallaci e Michel Houellebecq. I taliban e la
loro visione del mondo censoria e violenta, maschilista e sessista è
filtrata da noi, negli Stati Uniti dalla east alla west coast degli
adepti ‘’anarchici e radical’’ della ‘’cancel culture”, che imbrattano
e distruggono monumenti dedicati a personaggi storici e scrittori, non
in linea con il loro modo di concepire il ”politicamente corretto”.
Ricordano da vicino la distruzione da parte dei guerriglieri sunniti dei
templi buddisti. Questa chiusura mentale che in qualche modo coinvolge i
due emisferi del pianeta è la vera insidia del terzo millennio.
Roberto Calasso l’aveva intuito da intellettuale illuminato e
lungimirante quale è stato. Dopo la diagnosi, aveva suggerito la cura:
più libri, meno bombe . Mancherà come un faro per la società italiana e
europea nel suo complesso e a ognuno di noi, con i nostri pregiudizi.

Aldo Colonna

Quaglieni presenta alle Vallere “La passione per la libertà”

Venerdì  10 settembre alle 17,30 al Parco delle Vallere (corso Trieste 98, Moncalieri), lo storico GIANNI OLIVA presenterà il nuovo libro di PIER FRANCO QUAGLIENI “ La passione per la libertà. Ricordi e riflessioni”, Buendia Books,un libro carico di reminiscenze pannunziane, di grandi figure storiche, di riflessioni su pagine cruciali delle vicende italiane

Chiude il volume una lucida analisi sul tema della laicità,del Cristianesimo e dell’ Islam con pagine che sembrano scritte dopo l’occupazione talebana di Kabul . Sarà anche un modo per rendere omaggio a tre anni dalla morte a Giovanni Ramella ,preside del Liceo “ d’Azeglio” a cui è dedicato un capitolo del libro. E’ stato scelto un parco attrezzato per grandi eventi alle porte di Torino, con il massimo distanziamento ed ampio parcheggio, messo a disposizione dall’Assessore alla Cultura di Moncalieri, LAURA POMPEO, che coordinerà l’Incontro. Sono obbligatori il green pass e la prenotazione ( prolocomoncalieri@gmail.com o 0116407428). Sarà a disposizione gratuita un bus con partenza da Torino (corso Stati Uniti 27) con il dovuto distanziamento di posti.  Per prenotazione obbligatoria tel. al 3488134847.

Il turismo e la montagna. Storia di un amore cresciuto nel tempo

Di Marco Travaglini

Fino a metà dell’800, le mete turistiche in quota furono quasi essenzialmente elvetiche. Le vette più ambite e ammirate erano quelle della patria di Guglielmo Tell, mentre le “altre Alpi”, dal Delfinato alle Dolomiti, a quel tempo erano pressoché sconosciute.

Era la Svizzera dall’immagine quasi mitica che venne descritta, nel 1781, da William Coxe nelle sue “Lettres sur l’état de la Suisse”. E l’élite europea corse a visitare la nazione delle alte cime, dei ghiacciai e delle cascate, dei laghi e della democrazia, degli alpeggi e delle “persone autentiche” che valeva la pena di conoscere e d’incontrare nei vari cantoni. Ci si trovava davanti ad uno dei segni più evidenti del tramonto dell’egemonia urbana e della ricerca, soprattutto attraverso la villeggiatura, di grandi spazi di libertà, del contatto con la natura “in presa diretta”. La sedentarietà veniva vista con diffidenza, era sinonimo di perdizione, corruzione mentre l’avventura del viaggio, della scoperta di un orizzonte più largo esercitava un fascino irresistibile. Fino alla grande depressione del 1929, il turismo fu in ogni caso un fenomeno per pochi. Erano gli aristocratici a conoscere e praticare l’arte del savoir-vivre e del saper viaggiare. Basta vedere il profilo del turista-tipo del 1800 per rendersene conto. Scorrendo i resoconti dei bollettini delle stazioni turistiche che, nella loro compilazione, riportavano l’elenco delle nazionalità e delle professioni si comprende come il fenomeno turistico era composto per un buon 80% da nobili ereditieri, da un 15% formato da rappresentanti del clero, ufficiali e uomini di legge e, in ultimo, da un restante e modesto 5% di commercianti e banchieri. A metà del XIX secolo fecero la loro comparsa le grandi collane di guide e i “tascabili” conquistarono il mercato. E, guarda caso, sia l’inglese “Murray” sia la tedesca “Baedeker” e la francese “Joanne” esordirono con un volume sulla Svizzera. La montagna “chiamava” i più arditi a praticare l’alpinismo, un fenomeno che appassiona e travolge. Nell’arco di una generazione, dopo la fondazione dell’Alpine Club nel 1857, gran parte delle vette delle Alpi furono conquistate. Due categorie di persone che amavano le “quote alte” s’incontrarono: gli alpinisti, una minoranza, e i villeggianti che, a valle, osservavano, commentando. Col passare degli anni ci si chiese se non potesse essere la montagna, d’estate, a surrogare la funzione del mare d’inverno, quella di “far prendere dell’aria buona”, contemplare i panorami e rimettersi in forma. A metà dell’800 una pattuglia di intraprendenti albergatori delle Alpi, soprattutto in Svizzera ed Austria, ma anche sul versante italiano, riuscì ad attirare una buona clientela promettendole la bellezza del soggiorno in montagna, godendo il sole e l’aria frizzante, senza rinunciare ai comfort. Nascono così le prime stazioni climatiche e, verso la fine del secolo, si sviluppa una nuova usanza: il breve soggiorno in montagna dopo la cura termale.

 

Ma il turismo non poteva essere solo un’affare per i tre mesi estivi e così, nel Natale del 1864, Johannes Badrutt, il proprietario dell’Hotel Kulm di S. Moritz, inventò la villeggiatura invernale. Dunque, in origine, il turismo fu necessariamente d’élite. Il Verbano-Cusio-Ossola non faceva eccezione. Anzi, la collocazione geografica sul crocevia tra l’Europa centrosettentrionale e il bacino mediterraneo ne fece un  punto di passaggio obbligato per quell’aristocrazia nobiliare, intellettuale, borghese che contrassegnò l’epoca dei grandi viaggiatori. Direttrici privilegiate di questo flusso verso l’Italia erano il Lago Maggiore da un lato e il valico del Sempione dall’altro. Uno scrittore di fama, come Charles Dickens nel suo “Pitcures d’Italy”, edito negli anni ’50 del XIX secolo, raccontò il viaggio in carrozza che, nell’arco di una giornata e mezza, lo condusse da Milano a Briga con l’ascesa a tratti avventurosa del Sempione e la discesa in direzione della cittadina valle sana, compiute nottetempo. Gli stessi grandi alberghi affacciati sul Verbano sorsero per soddisfare quella ristretta aristocrazia internazionale che si ritrovava, in vari periodi dell’anno, in diverse località alla moda. Alla gente di montagna non restava che assecondare questa aristocrazia turistica accompagnandola alla conquista di qualche cima, come le guide che portarono Margherita di Savoia in vetta alla Gnifetti dove oggi si trova il rifugio intitolato alla memoria della sovrana, oppure occuparsi dell’alloggio e del vitto di quella clientela. I poveri, quando si mettevano in viaggio, lo facevano per necessità alla ricerca di un lavoro che non riuscivano a trovare in loco. Il vocabolo vacanza, semplicemente, non apparteneva al loro lessico. Né da un saggio efficace, in uno dei periodici “Racconti d’estate” pubblicati dal quotidiano “La Stampa”, Mario Rigoni Stern. Per lui e la sua generazione, bambini e adolescenti negli anni ’30 del ‘900, la vita trascorreva sui banchi tra l’autunno e la primavera e nei campi, coadiuvando gli adulti nei lavori agricoli, in estate. Il servizio militare, persino la partecipazione di Rigoni Stern al secondo conflitto mondiale, consentì allo scrittore di fruire di “licenze” trascorse non nell’ozio ma, ancora una volta, nei campi. Anche il periodo postbellico non mutò sostanzialmente questo tenore di vita spartano. Fino a quando, ormai passati i quarant’anni, per festeggiare il primo contratto firmato con una casa editrice si concesse alcuni giorni in un alpeggio poco sopra casa, sull’altipiano dei Sette Comuni. Ma anche in quel caso Rigoni Stern aiutava l’alpigiano con la mungitura, coadiuvandolo nella confezione del formaggio, cuocendo la polenta. La prima vera vacanza, al mare di Puglia ormai raggiunta una certa notorietà letteraria, nel Racconto d’estate di Rigoni Stern arriva praticamente alle porte della pensione. Ci fu invece chi, come il verbanese Nino Chiovini, partigiano e scrittore, che le vacanze scolastiche ebbe la fortuna di farle, già negli anni ’30, nel paese d’origine della famiglia a  Ungiasca, in valle Intrasca. Ecco l’affresco che, delle estati dell’infanzia e dell’adolescenza, tracciò in “Ungiasca perduta” (pubblicato nel fascicolo n. 9 di Verbanus, edito nel 1988). “Mi piacque – racconta – fin dal principio passare le vacanze estive a Ungiasca. In quanto ad amicizie, problema importante per un ragazzo fuori sede, le circostanze mi consentirono di tenere il piede in due staffe.

 

Al mattino mi accompagnavo con i figli dei milanesi d’origine e d’adozione, coloro i quali si esprimevano solo in italiano, esibivano buone maniere, trasudavano perfetta educazione (….) Ma per tutto il resto del tempo frequentavo i due unici autoctoni che avevano un’età prossima alla mia”. Chiovini, di passaggio, delineava l’evoluzione del turismo comune a gran parte del paese. Il progressivo allargarsi di un costume, la vacanza, a strati sempre più ampi della popolazione. Dai nobili, ai grandi borghesi, ai ceti urbani che in misura sempre maggiore si dedicavano alla villeggiatura. Del resto, al contrario di Rigoni Stern, Chiovini e i suoi amici milanesi vivevano in una realtà cittadina e industriale nella quale i figli non potevano coadiuvare in fabbrica, come i loro coetanei della campagna, i genitori. Almeno fino al termine degli studi. Ma, tornando allo sguardo più ampio, l’innovazione che rivoluzionerà la vacanza in quota è il soggiorno all’insegna degli sport invernali. Anche in questo caso gli “apripista” furono alcuni sudditi della corona britannica: sir Doyle, il dottor Lunn, Fox saranno i pionieri a Davos, Grindelwald, Chamonix. I turisti si appassionarono, sfoggiando sgargianti divise, alla slitta, l’hockey, il pattinaggio e lo sci alpino. L’invenzione era inglese, i materiali e gli istruttori venivano dalla patria dello sci, cioè la Norvegia. Era l’ebbrezza della discesa, del vento in faccia, inframmezzata dalle faticose salite e risalite con le pelli di foca. Il motto per questi turisti era “downhill only”, che sarebbe un po’ come dire “ giù a rotta di collo”. Prima adagio, con circospezione, e poi sempre più in fretta, le stazioni solo estive si convertirono alle discipline degli sport invernali e dello sci. A Megève nacque la prima stazione sciistica “ad hoc”, seguita da Meribel e dal Sestrières. Vennero lanciati stili nuovi nella pratica sciistica, come la curva con gli sci paralleli. In Italia, lo sci mosse i suoi primi passi nel novembre 1896, per merito dell’ingegnere Adolfo Kind, che risiedeva a Torino. Negli stessi anni, in Svizzera, Austria e Francia esistevano già club di sciatori. In Italia il primo sci club fu quello di Formazza nel 1912 mentre tre anni prima, nel 1909, si disputarono a Bardonecchia i primi campionati italiani di sci. Le specialità erano: fondo, salto, combinata fondo-salto, velocità in discesa e gare per pattuglie militari.

 

macugnaga montagnaL’avvenimento non sfuggì ai quotidiani nazionali, che ne diedero ampio risalto.Con la teleferica, dopo gli anni ’20, iniziò l’era degli impianti di risalita meccanica. Lo ski-lift sganciabile fu inventato nel 1935 da Pomagalski. Esplose la moda in un vero e proprio “boom” nelle regioni alpine: lo sci, a tutti i livelli, diventò il tratto di unione tra turismo e montagna.  Tra il Verbano e il Cusio il Mottarone venne preso d’assalto grazie alla sua collocazione geografica che consentirà di ribattezzarlo con il nomignolo di “montagna dei milanesi”. Macugnaga e Formazza diventarono le due perle della discesa e della disciplina nordica del fondo. In generale i centri che abbinavano vacanza e sport si moltiplicarono in ragione dei profondi cambiamenti per gli sciatori che erano sempre più attrezzati a percorrere piste veloci, grazie alle risalite più agevoli. Ci volle ancora un po di tempo per far diventare il turismo invernale un fenomeno di massa anche perché i costi non serano del tutto agevoli. Negli anni cinquanta il costo di una settimana bianca per quattro persone era pari a uno stipendio medio mensile ed erano ancora delle élite a praticare questo tipo di vacanza. Ma l’attrazione fu tale da rendere fragile anche questa barriera. Nacquero a quel tempo le stazioni in alta montagna, si costruirono strade e alloggi, si instaurò una forte competizione anche nei prezzi e nell’offerta ricettiva. E il turismo montano diventò una radicata – e praticata – realtà. Questo processo fu più lento e complicato in una realtà come quella del VCO, all’estremo nord del Piemonte. Per molto tempo il turismo si era sviluppato attorno ai grandi alberghi del lago, alle ville patrizie, a villeggiature più modeste. E anche dopo il secondo conflitto mondiale resistette  per anni un turismo povero, spesso di giornata con l’utilizzo generalizzato di mezzi pubblici. Ad esempio le ferrovie Nord di Milano, il traghetto Laveno-Verbania Intra, la ferrovia Intra-Premeno.Oppure la strada ferrata del Sempione sulla tratta tra Milano e Stresa, il trenino a cremagliera che saliva dalla “perla del lago Maggiore” fino alla vetta del Mottarone. O, ancora, in treno fino a Domodossola da lì con la ferrovia Vigezzina fino alle Centovalli e Locarno in Svizzera.

 

Per non parlare poi delle linee d’autobus per le vallate ossolane con le gite parrocchiali, le colonie estive, le escursioni di sezioni del CAI. Lo sviluppo del turismo residenziale, sulle colline del Vergante piuttosto che nell’entroterra verbanese, a Macugnaga piuttosto che a Santa Maria Maggiore e in tutta la Val Vigezzo sarebbe venuto più tardi. Con un impatto forse eccessivo nelle zone più a ridosso dell’area metropolitana milanese, forzatamente ridotto nelle arcigne valli dell’Ossola. Lo sviluppo dell’edilizia residenziale, la presenza di un sistema di sfruttamento idroelettrico dei fiumi, un’attività per certi versi depauperante come quella delle cave consentirono, pagando gli inevitabili prezzi ambientali che ciò comportava, un certo presidio del territorio. Si pensi, ad esempio, al sistema di rifugi attorno ai bacini artificiali dell’alta Val Formazza o altre realtà simili nelle restanti valli. Dove, invece – il caso più rilevante è quello della Val Grande – al tramonto della vecchia società rurale-alpina, integrata da quell’attività economica per decenni fiorente come il commercio del legname, non s’è sostituita nessun altra forma di presidio del territorio, il disastro è stato completo. Almeno fino alla nascita del parco nazionale che ne ha valorizzato  sotto il profilo turistico-escursionistico il territorio, rilanciando le tradizioni enogastronomica, la riscoperta del patrimonio artistico-architettonico, una rinnovata sensibilità ambientalista che porta un numero crescente di persone a ripercorrere quei sentieri abbandonati dopo la morte, o la collocazione a riposo, dei vecchi alpigiani “cancellati” dalle leggi del mercato. Ma questa è una storia che guarda al futuro, in gran parte ancora da scrivere.


La gentilezza nella letteratura per i bambini

BELLEZZA TRA LE RIGHE

Il futuro lo si costruisce nel presente: dialogo con Anna Peiretti

Una chiacchierata in giardino sulla letteratura per bambini, indagata dalla lente della gentilezza. Domenica 29 agosto alle 17 nel giardino di Casa Lajolo a Piossasco interviene Anna Peiretti, scrittrice, caporedattrice della rivista “La Giostra”, responsabile del progetto “Libri per tutti” della Fondazione Paideia, curatrice di progetti di promozione alla lettura e di educazione alla cittadinanza, formatrice sui temi del narrare.

Moderata da Sante Altizio, partirà da una provocazione: bambini gentili, adulti gentili. Di lì, una chiacchierata, nel fresco del giardino, sul futuro che non è ineluttabile, lo si costruisce nel presente. Se come genitori, insegnati, educatori sapremo vivere, coltivare e comunicare la gentilezza, costruiremo un futuro prossimo fatto di donne e uomini consapevoli del valore che ha una relazione gentile, rispettosa, serena.

L’incontro fa parte di “Bellezza tra le righe”, la rassegna firmata da Fondazione Casa Lajolo e Fondazione Cosso con il contributo della Regione Piemonte, nata per guardare al domani con uno spirito nuovo. La volontà è quella di condurre il pubblico in luoghi di rara bellezza, ovvero i giardini di due dimore storiche della provincia di Torino, Casa Lajolo, a Piossasco, e il Castello di Miradolo, a San Secondo di Pinerolo: qui, nella pace che si respira poco prima della sera, andranno in scena, fino al 17ottobre, conversazioni con alcuni protagonisti del presente.

Per chi vuole, a seguire (ore 18,30) aperitivo nel parco.

Ingresso alla dimora storica comprensivo di visita guidata 8 euro. Conversazioni e incontri comprese nel biglietto di ingresso. Biglietto ridotto 6 euro per under 25. Gratuito under 10 e Abbonamento Musei. Prenotazione a info@casalajolo.it o 333. 3270586.

Sandro Doglio a 90 anni dalla nascita. Giornalista, uomo libero e gastronomo fuori ordinanza

Di Pier Franco Quaglieni

Novant’ anni fa nasceva uno straordinario personaggio che il Piemonte dovrebbe onorare per la poliedricità dei suoi interessi che lo hanno portato a vivere esperienze professionali e di vita  diverse, sempre ricche di significato.

Forse di lui resta intatto il ricordo del gastronomo, ma sarebbe errato scrivere di Sandro Doglio ricordando solo i suoi interessi per quella che  Veronelli chiamava la «cultura del cibo» e il suo amore per la campagna e le cose naturali. Sì, è stato anche un eccellente  gastronomo, ma lo è stato come lo fu Mario Soldati che, in televisione, tra un film e un romanzo, andava alla ricerca dei «cibi genuini» nella Valle del Po. Infatti, se parliamo di Sandro Doglio (nato a Torino nel 1931), non possiamo dimenticare che fu un giornalista a tutto tondo. Aveva esordito giovanissimo sulla storica Gazzetta del Popolo, che fu una vera e propria scuola di giornalismo per intere generazioni, per poi passare undici anni dopo  alla Settimana Incom, un settimanale in cui si rispecchiava l’Italia degli anni ’60.

Dal 1962 al 1970 divenne corrispondente della Stampa da Bruxelles, chiamato al giornale da Giulio De Benedetti, un direttore-despota  che ha rappresentato una pagina eccezionale del giornalismo italiano. Doglio, anche per la sua preparazione nel campo dell’economia, era stato scelto come corrispondente da Bruxelles che, tra mille difficoltà e mille contraddizioni, stava diventando la capitale della nascente Europa. La scelta di De Benedetti venne confermata dal nuovo direttore Alberto Ronchey che tese subito a modificare, soprattutto a livello di corrispondenti esteri, lo staff creato dal suo predecessore. Resta degli otto anni trascorsi a Bruxelles la testimonianza di un libro (Europa senza domani,1968) che Doglio ebbe il coraggio di scrivere, dimostrando lungimiranza rispetto ad un europeismo di maniera, destinato a naufragare nell’utopia perché incapace di fare i conti con le difficoltà di conciliare un’Europa molto meno unita ed omogenea di quanto pensassero i Padri nobili dell’europeismo post –bellico. Doglio comprendeva le difficoltà di un’unità politica neppure oggi raggiunta . Ebbi spesso occasione di parlarne con lui  negli Anni 70 perché  fui per cinque anni vicepresidente del Consiglio italiano del Movimento Europeo e seguivo da vicino il dibattito europeista che aveva in Sergio Pistone ,mio maestro all’ Università e mio caro amico,un punto di riferimento molto importante.

Nel 1970 Doglio aderì’  all’invito di Umberto Agnelli che gli scrisse  testualmente: «La Fiat deve fornire l’immagine profonda di tutte le sue attività. Mi occorre non una, ma una serie di pubblicazioni specializzate, ben fatte, curate da giornalisti e coordinate da un ufficio che raccolga le informazioni dentro e fuori l’azienda. Lei è l’uomo adatto ad impostare e dirigere questo settore». Era finita l’era  di Valletta e con essa l’imperium della mitica signorina  Maria Rubiolo all’ufficio stampa della Fiat. Umberto Agnelli voleva qualcosa di più. A 39 anni Doglio si trova a capo della direzione stampa e relazioni esterne di corso Marconi. Ronchey l’avrebbe voluto corrispondente della Stampa da Mosca, ma l’invito di Agnelli ebbe prevalenza e Doglio rimase 6 anni in Fiat.

Furono anni di un’esperienza straordinaria , ma estremamente difficile perché essi coincisero con un clima arroventato in termini sindacali e politici, dentro e fuori la Fiat. Doglio non venne risparmiato e fu accusato di essere un giornalista prezzolato al soldo degli Agnelli: una definizione che avrebbe potuto portarlo davanti  al piombo del terrorismo eversivo nascente, come capitò, in fondo, per molto meno, a Carlo Casalegno. Ma Doglio non era certo uomo da arrendersi facilmente . Era un duro, un uomo capace di tenere salde le sue posizioni. Dal 1978 succedette a Ennio Caretto alla direzione di Stampa sera, il quotidiano del pomeriggio che stava affrontando la sfida per la sopravvivenza di fronte all’incalzare dell’informazione televisiva. Nel 1981 cedette la direzione a Michele Torre e Doglio si apprestò ad occuparsi, dopo tanti anni di giornalismo militante, di altre cose. La sua direzione del quotidiano rivelo ‘  anche qui la sua grinta e ricordo che non fu  sempre facile intrattenere rapporti con lui . Era un direttore che in tempi di prevaricazioni sindacali da parte dei giornalisti , sapeva farsi rispettare . E furono anni in cui  quel giornale divenne un covo di estremisti  simpatizzanti con le ali  politiche più estreme  , se non  con ambienti vicini al terrorismo , come denuncio ‘ con coraggio Vittorio Messori . Anche Doglio poteva essere un obiettivo dei terroristi .

Il suo ritiro a Montiglio d’Asti  gli consentì di dedicarsi ai piaceri semplici a cui aveva dovuto rinunciare .

Chi lo  ha conosciuto, sa che non si trattò di un’improvvisazione perché il culto della gastronomia, della vita agreste e ritirata era un qualcosa che lui sentiva profondamente e rappresentava quasi il contrappeso ad un impegno giornalistico  stressante che lo portava spesso a viaggiare lontano da casa . Quando poté ritirarsi a vivere nella sua casa  di campagna astigiana,  come è stato scritto, «tra i suoi cani, i suoi fiori, le piante da frutta, le uova d’anatra, l’acqua del pozzo, gli alambicchi stillanti, il pane del forno», Doglio visse in qualche modo una nuova giovinezza.

Incominciò a scrivere una fortunata rubrica, Il gentiluomo di campagna, in cui poté esprimere questo aspetto inedito di sé. In essa dispensava apparentemente dei consigli per la campagna, gli animali da cortile, i cani, i fiori, i vigneti, i vini, i formaggi tipici, le piante da frutto e tanti altri aspetti dalla vita in campagna. Se però si sapeva leggere tra le righe, si capiva che la rubrica era un pretesto per poter parlare di un mondo contadino in cui Doglio aveva saputo ritrovare elementi autentici per cui valeva vivere. Nelle sue pagine si respirava la poesia della nebbia delle sue colline del Monferrato con un lirismo che sarebbe stato difficile intuire in un uomo con la sua esperienza e con un carattere piuttosto difficile. Solo Edoardo Ballone, anche lui legato al Monferrato, a Moncalvo per la precisione, ha saputo, come Doglio, far rivivere certe atmosfere contadine che fanno pensare ad alcune pagine del Carducci e del Pascoli, due poeti molto distanti tra loro, ma ambedue sensibili al mondo della natura.

È la civiltà contadina del vecchio Piemonte, quello eternato da certe pagine di Filippo Burzio e di Arrigo Cajumi, un Piemonte ormai definitivamente scomparso di cui Doglio è stato uno degli ultimi interpreti. Scrivere di tradizioni piemontesi e di cucina ha significato per Doglio recuperare quanto poteva ancora essere salvaguardato dal diluvio imminente della “globalizzazione” che avrebbe reso tutto scialbo e banale perché standardizzato, ripetitivo, industriale. Perdere le ragioni della civiltà contadina è stato un grave arretramento in termini di civiltà. Mario Soldati l’aveva già capito molti anni prima, mettendo in evidenza come ormai la qualità fosse rintracciabile solo in provincia, nelle zone rimaste vergini rispetto a un certo apparente progresso. Doglio, che vive in un’altra epoca, cerca disperatamente di salvare ciò che è salvabile di un mondo che tra gli anni ’80 e ’90 sta per essere travolto. Il tanto celebrato Carlin Petrini non ha inventato nulla perché si è messo sulla scia dei Soldati e dei Doglio con indubbie capacità organizzative e tantissimi consensi che gli hanno permesso persino di diventare professore universitario  per chiara fama  e di fondare una università a Pollenzo.

Il libro I buoni indirizzi – La guida di Sandro Doglio Piemonte, Liguria, Costa Azzurra, Valle d’Aosta, 1996 resta un piccolo classico di come si possa salvare un mondo che stava e sta definitivamente scomparendo sotto i colpi dei supermercati, delle pizzerie e delle tavole calde. Indirizzi di ristoranti e di trattorie ma anche enoteche, panetterie, negozi di alimentari, pasticcerie, macellerie ecc. che, come ha scritto Piero Bianucci, rappresenta «una carta geografica mirata esclusivamente  alla buona tavola e ai cibi genuini». Doglio nella sua guida rifiuta l’uso di stelle, cappelli, forchette e cuori. A lui non interessa attribuire dei voti, ma fornire una informazione il più oggettiva possibile: per i ristoranti segna prezzo medio, tipo di cucina, arredo, parcheggio, specialità, piatti particolari, indicazione sui vini. Se lo ritiene necessario, aggiunge qualche notazione storica e qualche cenno su chi gestisce il locale o sta in cucina. Ma non dà giudizi, perché è il lettore che deve scegliere e poi giudicare. Rispetto a tante altre guide, quelle di Doglio brillano per il rigore informativo e il rifiuto di scelte trancianti.

Quando scrisse una sorta di rassegna annuale delle principali guide (erano gli anni in cui, ad esempio, stava  affermandosi Vissani, il cuoco di d’Alema) tenne conto delle principali sei, ma senza ricalcarne i giudizi, anzi mantenendo una voluta neutralità. Il modello a cui si ispirava Doglio era quello di Ruth Rechi, critica–gastronoma del New York Time che «cerca sempre  di mantenere l’incognito, mascherandosi anche con parrucche di diverso colore» e che prima di dare un giudizio su un locale «ci deve aver mangiato almeno quattro volte». Doglio, senza fare polemiche con gli autori delle diverse guide, si limitò ironicamente a osservare che «l’America è lontana», anche se con quella frase diede un giudizio sferzante assai eloquente. Nel Dizionario della gastronomia piemontese fa un’opera quasi di ricostruzione filologica di un mondo sconosciuto ai più .

Doglio mori nel luglio 1998. Così in qualche modo si interruppe  il senso di un lavoro  importante per la tutela di una tradizione e di una cultura che costituiscono uno dei titoli di maggiore orgoglio della  erra piemontese. Ma certo egli è stato un antesignano di quel “gusto”, anzi di quel buongusto che faceva di lui, oltre che un giornalista cosmopolita, un gentiluomo di campagna. Oggi dimenticato e travolto dall’egemonia Slow Food e da Eataly, la gastronomia politicamente corretta che ha trionfato ed ha predominato all’Expo di Milano. A volte, durante la rassegna milanese, ho pensato cosa avrebbe potuto scrivere Doglio di tanti miti e di tante sciocchezze celebrate nel corso del 2015 e che si sono rivelati fuochi fatui.

L’altra sera pranzando amabilmente ad Albenga ,ospite di Silvio Fasano, con Edoardo Raspelli ,il più grande ,vero ed unico gastronomo italiano d’oggi , mi è tornata alla mente ( erano quasi le tre del mattino ) la figura di Doglio . Avrei voluto chiedere a Raspelli un suo ricordo di Sandro  ,mentre  invece abbiamo parlato  di un grande giornalista e  comune amico, Franco Pierini  , un altro grande dimenticato ,in primis da un giornalismo che ha perso la sua vera dimensione professionale e civile . Poi ci siamo scritti e Raspelli mi ha detto che fu un suo grande amico .

Chissà se qualcuno si ricorderà di  lui almeno a novant’anni dalla sua nascita? Molti ne hanno abbastanza delle prediche di Petrini e degli affari di Farinetti . Riandare a Doglio significa pensare alla semplicità di una vita che non c’è più . Una volta gli raccontai della mia “ infanzia dorata “ nel castello di Camerano Casasco a contatto con i cavalli ,i pulcini ,le anitre ,i conigli e mi disse che ero stato un privilegiato.E in effetti oggi che vivo prevalentemente “tra il cordame dei velieri” come diceva Gozzano, desidero con crescente nostalgia  quelle colline che  Doglio amava ed a cui ha dedicato pagine  cariche di una profonda evocazione, anche poetica, per il tempo che fu .E ‘ scandaloso che non sia stato possibile reperire neppure una sua fotografia almeno a Montiglio .

Asti, la Rotonda e i Cavalieri di Malta

Asti e il suo passato, dal Medioevo all’epico Cinquecento, dalle rovinose invasioni del Barbarossa ai pellegrini e ai crociati diretti in Terra Santa fino ai valorosi Cavalieri astigiani che combatterono con l’Ordine di Malta contro i turchi

Al fondo di corso Alfieri una “Rotonda” medioevale con pianta ottagonale ricorda la chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Fu costruita, nei primi decenni del 1100, a imitazione della celebre chiesa della Città Santa, sulla scia dell’entusiasmo e dell’esaltazione della conquista di Gerusalemme nella prima crociata. La “Rotonda” fa di Asti una piccola “Gerusalemme italiana”, una delle tante Gerusalemme d’Italia disseminate sul territorio della penisola. Gerusalemme è ovunque in Italia, si direbbe. La presenza musulmana nei luoghi santi e l’avanzata in Asia degli ottomani nel Quattrocento avevano reso più complicato e rischioso il tradizionale pellegrinaggio dei cristiani verso la città di Gesù. Per sostituire il cammino religioso in Terra Santa sorsero così i Sacri Monti, di cui il Piemonte è costellato, una serie di cappelle collocate sulle fiancate delle montagne per riprodurre i luoghi santi gerosolimitani oppure vennero edificate in varie città riproduzioni della Rotonda dell’Anastasis o dell’edicola del Santo Sepolcro.

 

La Rotonda astigiana, purtroppo oggi soffocata dal traffico della zona, fa parte del complesso del Battistero di San Pietro o Chiesa di San Pietro in Consavia, costituito in origine da quattro edifici eretti tra il XII e il XIV secolo nel borgo omonimo, che per molti secoli ospitò i Cavalieri gerosolimitani di San Giovanni. Asti stessa fu sede del Priorato Gerosolimitano di Lombardia (comprendeva Piemonte, Liguria, Lombardia, Parma e Piacenza) il cui Priore risiedeva nella chiesa di San Pietro in Consavia. La Rotonda vuole essere una copia del luogo santo, fatta costruire dal vescovo Landolfo quasi mille anni fa, per dare la possibilità a molte persone di seguire un pellegrinaggio nella propria regione, che era molto meno pericoloso, meno lungo e meno costoso di quello in Palestina. All’interno della Rotonda si trovano otto colonne collegate tra loro da archi circolari e un fonte battesimale marmoreo del Cinquecento. Nei secoli successivi il complesso fu utilizzato come Battistero e subì molte ristrutturazioni che alterarono la sua architettura caratteristica e solo negli anni Trenta un restauro conservativo riportò la chiesa alla sua antica struttura medievale.

 

Attualmente il complesso del Battistero di San Pietro è costituito da tre edifici: la chiesa quadrata di San Pietro del Quattrocento, la Rotonda, innalzata come chiesa del Santo Sepolcro, con la torre del XII secolo e il chiostro, una parte del quale era occupato dall’ospedale dei pellegrini, e una Casa Priorale, sede oggi del Museo archeologico e paleontologico. Furono numerosi i Cavalieri astigiani che combatterono in Oriente per l’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, fin dai tempi della sua nascita nel 1113, e tanti furono quelli che difesero l’isola di Malta dal Grande Assedio della flotta ottomana nel 1565, una delle pagine gloriose della storia militare dell’Ordine. Tra questi ultimi si ricordano in particolare Giovanni Francesco Pelletta, morto combattendo per difendere il forte di Sant’Elmo, Vasino Malabaila e Giorgio Cacherano che diede, tra l’altro, un ingente contributo per la costruzione della città della Valletta. Va ricordato anche Pietrino del Ponte, priore di Asti, che giunse a Rodi all’inizio del Cinquecento, partecipò alla trionfale battaglia navale di Alessandretta del 1509 e diventò Gran Maestro dell’Ordine di Malta dal 1534 al 1535, anno della sua morte, succedendo a Philippe Villiers de l’Isle Adam. È sepolto nella concattedrale di San Giovanni a Malta. Sir Steven Runciman, nella sua monumentale Storia delle Crociate, ci parla anche di un altro famoso astigiano vissuto nel Trecento. Si tratta di Enrico d’Asti, della nobile famiglia astese dei Comentina, patriarca latino di Costantinopoli. Al comando di una squadra navale cristiana Enrico d’Asti sconfisse l’emiro di Smirne che infestava le acque dell’Egeo con atti di pirateria. Dopo l’occupazione della città i cavalieri cristiani cercarono di invadere anche l’entroterra ma furono sconfitti. Enrico d’Asti morì da martire e fu beatificato dalla chiesa cattolica. Le sue spoglie si trovano nel Duomo di Asti.

Filippo Re

 

I segreti della Gran Madre

Torino, bellezza, magia e mistero

Torino città magica per definizione, malinconica e misteriosa, cosa nasconde dietro le fitte nebbie che si alzano dal fiume? Spiriti e fantasmi si aggirano per le vie, complici della notte e del plenilunio, malvagi satanassi si occultano sotto terra, là dove il rumore degli scarichi fognari può celare i fracassi degli inferi. Cara Torino, città di millimetrici equilibri, se si presta attenzione, si può udire il doppio battito dei tuoi due cuori.

Articolo1: Torino geograficamente magica
Articolo2: Le mitiche origini di Augusta Taurinorum
Articolo3: I segreti della Gran Madre
Articolo4: La meridiana che non segna l’ora
Articolo5: Alla ricerca delle Grotte Alchemiche
Articolo6: Dove si trova ël Barabiciu?
Articolo7: Chi vi sarebbe piaciuto incontrare a Torino?
Articolo8: Gli enigmi di Gustavo Roll
Articolo9: Osservati da più dimensioni: spiriti e guardiani di soglia
Articolo10: Torino dei miracoli

Articolo 3: I segreti della Gran Madre

La città di Torino è tutta magica, ma ci sono dei punti più straordinari di altri, uno di questi è la chiesa della Gran Madre di Dio, o per i Torinesi, ël gasometro. La particolarità del luogo è già nel nome, è, infatti, una delle poche chiese in Italia intitolate alla Grande Madre. L’edificio, proprietà comunale della città, venne eretto per volontà dei Decurioni a scopo di rendere onore al re Vittorio Emanuele I di Savoia che il 20 maggio 1814 rientrò in Torino dal ponte della Gran Madre (la chiesa sarebbe stata edificata proprio per celebrare l’evento), fra ali di folla festante. Massimo D’Azeglio assistette all’evento in Piazza Castello. Il dominio francese era finito e tornavano gli antichi sovrani. Il passaggio del Piemonte all’impero francese aveva implicato una profonda trasformazione di Torino: il Codice napoleonico trasformò il sistema giuridico, abolì ogni distinzione e i privilegi che in precedenza avevano avvantaggiato la nobiltà, la nuova legislazione napoleonica legalizzò il divorzio, abolì la primogenitura, introdusse norme commerciali moderne, cancellò i dazi doganali. La spinta modernizzatrice avviata da Napoleone con il Codice civile fu di grande impatto e le nuove norme commerciali furono fatte rispettare dalla polizia napoleonica con un controllo sociale nella nostra città senza precedenti. Tuttavia il carattere autoritario delle riforme napoleoniche relegava i Torinesi a semplici esecutori passivi di ordini imposti dall’alto e accrebbe il malcontento di una economia in difficoltà. Quando poi terminò la dominazione francese non vi fu grande entusiasmo, né vi fu esultanza per l’arrivo degli Austriaci. L’8 maggio 1814 le truppe austriache guidate dal generale Ferdinand von Bubna-Littitz entrarono in città, e prontamente rientrò dal suo esilio in Sardegna il re Vittorio Emanuele I, il 20 maggio dello stesso anno. Il re subito volle un immediato ritorno al passato, ossia all’epoca precedente il 1789, abrogando tutte le leggi e le norme introdotte dai Francesi. Il nuovo regime eliminò d’un tratto il principio di uguaglianza davanti alla legge, il matrimonio civile e il divorzio, e reintrodusse il sistema patriarcale della famiglia, le restrizioni civili riservate a ebrei e valdesi e restituì alla Chiesa cattolica il suo ruolo centrale nella società. Il 20 maggio 1814 fu recitato un Te Deum nel Duomo di Torino per celebrare il ritorno del re, che si fermò a venerare la Sacra Sindone. L’autorità municipale festeggiò il ritorno dei Savoia costruendo una chiesa dedicata alla Vergine Maria nel punto in cui il re aveva attraversato il Po al suo rientro in città. A riprova di ciò sul timpano del pronao si legge l’epigrafe “ORDO POPVLVSQVE TAVRINVS OB ADVENTVM REGIS”, (“L’autorità e il popolo di Torino per l’arrivo del re”) coniata dal latinista Michele Provana del Sabbione.

La chiesa, di evidente stampo neoclassico, venne edificata nella piazza dell’antico borgo Po su progetto dell’architetto torinese Ferdinando Bonsignore; iniziato nel 1818, il Pantheon subalpino venne ultimato solo nel 1831, sotto re Carlo Alberto. L’edificio ubbidiva all’idea di una lunga fuga prospettica che doveva collegare la piazza centrale della città, Piazza Castello, alla collina. La chiesa è posta in posizione rialzata rispetto al livello stradale, e una lunga scalinata porta all’ingresso principale. Al termine della scalinata vi è un grande pronao esastilo costituito da sei colonne frontali dotate di capitelli corinzi. All’interno del pronao vi sono ai lati altre colonne, affiancate da tre pilastri addossati alle pareti. Eretta su un asse ovest-est, con ingresso a occidente e altare a oriente, essa presenta orientazioni astronomiche non casuali: a mezzogiorno del solstizio d’inverno, il sole illumina perfettamente il vertice del timpano visibile dalla scalinata d’ingresso. Il timpano, sul frontone, è scolpito con un bassorilievo in marmo risalente al 1827, eseguito da Francesco Somaini di Maroggia, (1795-1855) e raffigura la Vergine con il Bambino omaggiata dai Decurioni torinesi. Ai lati del portale d’ingresso sono visibili due nicchie, all’interno delle quali si trovano i santi San Marco Evangelista, a destra, e San Carlo Borromeo, a sinistra. Fanno parte dell’edificio due imponenti gruppi statuari, allegorie della Fede e della Religione, entrambi eseguiti dallo scultore carrarese Carlo Chelli nel 1828. Sulla sinistra si erge la Fede, rappresentata da una donna seduta, in posizione austera, con il viso serio, sulle ginocchia poggia un libro aperto che tiene con la mano destra, con l’altra, invece, innalza un calice verso il cielo. Spunta in basso alla sua destra un putto alato, che sembra rivolgersi a lei con la mano sinistra, mentre nella destra tiene stretto un bastone. Dall’altro lato si trova la Religione, raffigurata come una matrona imperturbabile e regale: stringe con la mano destra una croce latina e sta seduta mentre guarda fissa l’orizzonte, incurante del giovane che la sta invocando porgendole due tavole di pietra bianca. I capelli sono ricci, e sulla fronte, lasciata scoperta dal manto, vi è una sorta di copricapo, come una corona, su cui compare un simbolo: un triangolo dal quale si dipartono raggi. Spesso, con un occhio al centro del triangolo, il simbolismo è usato in ambito cristiano per indicare l’occhio trinitario di Dio, il cui sguardo si dirama in ogni direzione, ma anche in massoneria è un importante distintivo iniziatico. Perfettamente centrale, ai piedi della scalinata, è l’imponente statua di quasi dieci metri raffigurante Vittorio Emanuele I di Savoia. La torre campanaria, munita di orologio, venne costruita sui tetti dell’edificio che si trova a destra della chiesa nel 1830, in stile neobarocco.

Entrando nella chiesa ci si ritrova in un ampio spazio tondeggiante e sobrio, c’è un’unica navata a pianta circolare, l’altare maggiore, come già indicato, è posto a oriente, all’interno di un’abside semicircolare provvista di colonne in porfido rosso. Numerose sono le statue che qui si possono ammirare, ma su tutte spicca la figura marmorea della Gran Madre di Dio con Bambino, posta dietro l’altare maggiore, il cui misticismo è incrementato dalla presenza di raggi dorati che tutta la circondano. Nelle nicchie ai lati, in basso, vi sono alcune statue simboliche per la città e per i committenti della chiesa, cioè i Savoia. Oltre a San Giovanni Battista, il patrono della città, anch’egli con una grande croce nella mano sinistra, S. Maurizio, il santo prediletto dei Savoia, Beata Margherita di Savoia e il Beato Amedeo di Savoia. La cupola, considerata un capolavoro neoclassico piemontese, sovrasta l’edificio ed è costituita da cinque ordini di lacunari ottagonali di misura decrescente. La struttura è in calcestruzzo e termina con un oculo rotondo, da cui entra la luce, del diametro di circa tre metri. Sotto la chiesa si trova il sacrario dei Caduti della Grande Guerra, inaugurato il 25 ottobre 1932 alla presenza di Benito Mussolini. La bellezza architettonica dell’edificio nasconde dei segreti tra i suoi marmi. Secondo gli occultisti, la Gran Madre è un luogo di grande forza ancestrale, anche perché pare sorgere sulle fondamenta di un antico tempio dedicato alla dea Iside, divinità egizia legata alla fertilità, anche conosciuta con l’appellativo “Grande Madre”. Iside è l’archetipo della compagna devota, per sempre fedele a Osiride, simbolo della consapevolezza del potere femminile e del misticismo, il suo ventre veniva simboleggiato dalle campane, lo stesso simbolo di Sant’Agata. Si è detto che Torino è città magica e complessa, metà positiva e metà maligna, tutta giocata su delicati equilibri di opposti che sanno bilanciarsi, tra cui anche il binomio maschio-femmina. Questo aspetto è evidenziato anche dalla contrapposizione tra il Po e la Dora che, visti in chiave esoterica, rappresentano rispettivamente il Sole, componente maschile, e la Luna, componente femminile. I due fiumi, incrociandosi, generano uno sprigionamento di forte energia. Altri luoghi prettamente maschili sono il Valentino e il Borgo Medievale, che sorgono lungo il Po e sono anche simboli di forza; ad essi si contrappone la zona del cimitero monumentale, in prossimità della Dora, legata alla sfera notturna e femminile. L’importanza esoterica dell’edificio non termina qui, ci sono alcuni che sostengono ci sia un richiamo alle tradizioni celtiche con evidente allusione a un ordine taurino nascosto tra le parole della dedica: se leggiamo l’iscrizione a parole alterne resta infatti la dicitura: Ordo Taurinus. Ma il più grande mistero che in questa chiesa si cela è tutto contenuto nella statua della Fede. Secondo gli esoteristi, la donna scolpita in realtà sorreggerebbe non un calice qualunque ma il Santo Graal, la reliquia più ricercata della Cristianità, e con il suo sguardo indicherebbe il luogo preciso in cui esso è nascosto. Allora basta capire dove guarda la marmorea giovane -secondo alcuni la stessa Madonna – e il gioco è fatto! Sì, peccato che chi ha scolpito il viso si sia “dimenticato” di incidervi le pupille, così da rendere l’espressione della figura imperscrutabile, e il Graal introvabile. Se non per chi sa già dove si trovi.

Alessia Cagnotto

Ferragosto al museo, migliaia di torinesi e turisti in visita

Weekend di Ferragosto, 2 mila ingressi ai Musei Reali

 

Torino, 15 agosto 2021. Anche durante il weekend di Ferragosto è continuato l’afflusso di pubblico ai Musei Reali di Torino: il complesso museale, che propone un affascinante e ricco itinerario tra storia, arte, natura e architettura, tra venerdì 13 e domenica 15 agosto ha accolto 1.823 visitatori. Sono stati invece 172 gli ingressi alla mostra Cipro. Crocevia delle civiltà, esposta nelle Sale Chiablese fino al 9 gennaio 2022, che racconta il fascino millenario dell’isola, cuore del Mediterraneo e ponte tra Oriente e Occidente. Tutto esaurito, inoltre, al Concerto di Ferragosto, quinto appuntamento della serie Torino. Crocevia di sonorità in collaborazione con il Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Verdi” di Torino, che sabato 14 agosto ha proposto la performance del pianista Matteo Borsarelli.
In occasione della festività, infine, lunedì 16 agosto i Musei Reali saranno aperti in via straordinaria dalle 9 alle 19 (ultimo ingresso alle 18) con tariffa ordinaria.

 

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MUSEI REALI TORINO
www.museireali.beniculturali.it

 

Orari
I Musei Reali sono aperti dal martedì alla domenica, dalle ore 9 alle 19 (ultimo ingresso alle ore 18).
I Giardini Reali sono aperti con ingresso gratuito dal martedì alla domenica, dalle ore 8.45 alle 18.45.
Le Sale Chiablese, che ospitano la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà, sono aperte dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 19 (ultimo ingresso alle ore 18).
La Biblioteca Reale è aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 13 e dalle 14 alle 18; il sabato dalle 9 alle 13.

Accesso con Certificazione verde Covid-19
In ottemperanza alle disposizioni governative previste per tutti i luoghi di cultura italiani (D.L. 23 luglio 2021 n. 105), dal 6 agosto 2021 è richiesta la Certificazione Verde (Green Pass) per accedere al complesso dei Musei Reali, corredata da un documento di identità valido. Le disposizioni non si applicano ai bambini di età inferiore ai 12 anni e ai soggetti con una certificazione medica specifica. In mancanza di Green Pass e di un documento valido non sarà possibile accedere ai Musei e il biglietto acquistato non sarà rimborsato. Per maggiori informazioni sulla Certificazione verde COVID-19 – EU digital COVID consultare il sito www.dgc.gov.it.
Il Green pass non è necessario per l’ingresso ai Giardini Reali e alla Corte d’Onore, salvo che in occasione di eventi in cui siano previsti accredito e prenotazione obbligatoria (concerti, serate musicali).
Rimangono in vigore le prescrizioni di sicurezza anti-Covid: è obbligatorio indossare la mascherina; lungo il percorso sono disponibili dispenser di gel igienizzante, mentre le sale hanno una capienza contingentata nel rispetto della distanza fisica prevista per la sicurezza dei visitatori.

 

Biglietti
Intero: 15 euro
Ridotto visitatori da 18 a 25 anni: 2 euro
Gratuito: minori di 18 anni; persone con disabilità e un loro accompagnatore; insegnanti con scolaresche e guide turistiche con gruppi; personale del Ministero della Cultura; possessori di Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card, tessera ICOM.
L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.

 

Mostra Cipro. Crocevia delle civiltà
Intero (Cipro + Musei Reali): 25 euro
Ridotto (Gruppi con prenotazioni, insegnanti, convenzioni): 13 euro
Ridotto visitatori da 11 a 25 anni: 7 euro
Ridotto visitatori da 11 a 25 anni (Cipro + Musei Reali): 7 euro
Gratuito per i minori 11 anni, insegnanti con scolaresche, guide turistiche, personale del Ministero della cultura, membri ICOM, disabili e accompagnatori, possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino + Piemonte Card e della Royal Card.
L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.
Visite guidate disponibili in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo. Info e prenotazioni alla mail info.torino@coopculture.it o al numero 011 19560449.

 

I biglietti possono essere acquistati su www.museireali.beniculturali.it o su www.coopculture.it.

 

Quasi 5.000 visitatori dal 13 al 15 agosto nei musei della Fondazione Torino Musei

Sono 4.885 le persone che hanno visitato, tra il 13 e il 15 agosto 2021, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e il MAO Museo d’Arte Orientale, trascorrendo il periodo di Ferragosto all’insegna dell’arte e della cultura.

In particolare, 2.127 persone hanno visitato Palazzo Madama, 1.194 la GAM e 1.564 il MAO.

Il picco di ingressi si è registrato il giorno di Ferragosto, giornata di apertura con tariffa speciale di 1 €. In 997 hanno infatti visitato Palazzo Madama, in 623 la GAM e in 1286 il MAO, per un totale di 2.906 persone che hanno scelto di passare la giornata di festa nei musei della Fondazione, con una crescita percentuale del 9% rispetto al 15 agosto del 2020.

 

Successo di pubblico al Museo Nazionale del Cinema nel weekend di Ferragosto

Ottima affluenza di pubblico al Museo Nazionale del Cinema nel weekend di Ferragosto dove, tra venerdì e oggi, circa 4.000 persone hanno varcato la soglia della Mole Antonelliana per visitare l’edificio simbolo della città, il suo straordinario museo e le mostra Photocall. Attrici e attori del cinema italiano.

“Siamo molto contenti di questo risultato – sottolinea Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema – che segna un +30% rispetto alle affluenze degli stessi giorni dell’anno scorso. Ci sono numerosi turisti, sia italiani che stranieri, che, nonostante il caldo, restano in coda per entrare e vistare il museo dove è particolarmente apprezzata la mostra Photocall, dedicata alle attrici e agli attori del cinema italiano. È un bel segnale per tutti, non solo per il mondo della cultura”.

La passione per la libertà, il libro di Quaglieni a Sestriere

La passione per la libertà. Ricordi e riflessioni, il nuovo libro del Prof. Pier Franco Quaglieni (con la copertina del Maestro Ugo Nespolo), Sabato 21 agosto alle ore 20.30  sarà presentato a Sestriere (TO), presso la Sala Pro Loco. L’evento rientra nella rassegna “160 anni d’Italia. E gli italiani?”, promossa dal Centro Pannunzio.

Interverrà: Francesca Mogavero
Modererà il coordinatore Thomas Martin
Ingresso libero sino a esaurimento posti e in ottemperanza delle norme vigenti in tema di sicurezza anti Covid

 

La passione per la libertà. Ricordi e riflessioni
di Pier Franco Quaglieni
Buendia Books
euro 15,00
distribuzione nazionale (directbook, Fastbook, Centro Libri, IBS, Mondadori, Feltrinelli, Amazon e librerie indipendenti)

Il libro, con il rigore storico e la chiarezza che sono propri di Pier Franco Quaglieni, ci ricorda alcune figure tra ’800 e ’900 e della contemporaneità più recente: tra gli altri, Alfredo Frassati, Federico Chabod, Guido Ceronetti, Philippe Daverio, Vittorio Mathieu, Ottavio Missoni, Massimo Mila, Piero Ostellino, Giampaolo Pansa, ma affronta anche temi controversi della storia italiana, aiutandoci a liberarci dalle semplificazioni ideologiche manichee, da certi nuovi revisionismi che stanno emergendo e che soffocano la ricerca storica.
Intende affermare il diritto alla piena libertà di opinione ai sensi dell’articolo 21 della Costituzione, che non appare oggi così scontato.
Le vulgate vecchie e nuove, figlie di un’ignoranza generalizzata, sono sempre in agguato.
La passione per la libertà, che riecheggia un titolo pannunziano su Tocqueville, è un invito al rispetto di tutte le idee, uno dei cardini della civiltà liberale, oggi da troppi calpestata in nome di fanatismi politici che pensavamo appannaggio di un passato sepolto.
Si aggiungono pagine autobiografiche che ripercorrono la storia liberale della famiglia dell’autore che contribuiscono a far conoscere da vicino la sua storia.

Lo storico torinese Pier Franco Quaglieni si è soprattutto occupato di storia risorgimentale e contemporanea. Nel 1968 ha fondato, insieme ad Arrigo Olivetti e Mario Soldati, il Centro “Pannunzio”, schierandosi contro la contestazione, la violenza e la lotta armata degli Anni Settanta, rischiando di persona. Ha insegnato per molti anni a Torino e in altre città, è iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1968, anche se ne vorrebbe da sempre l’abolizione. A 47 anni è stato insignito dal Presidente della Repubblica della Medaglia d’oro di Benemerito della scuola, della cultura e dell’arte e ha vinto molti premi a livello nazionale e internazionale. Nel 1999 ha ottenuto la nomina a cavaliere di Gran Croce dell’ordine al merito della Repubblica, la massima onorificenza dello Stato. È stato, tra l’altro, Vice Presidente del Consiglio italiano del Movimento europeo. È apprezzato conferenziere in Italia e all’estero, anche se durante il lockdown è ricorso agli incontri da remoto dove ha ottenuto decine di migliaia di ascoltatori. Ha un sito personale, www.quaglienipierfranco.it, che raccoglie decine di testimonianze su di lui.

Ferragosto al museo

Anche quest’anno per la giornata di Ferragosto Fondazione Torino Musei propone ai suoi visitatori l’ingresso ridotto a 1€ a GAM, MAO e Palazzo Madama: per chi rimane in città, la visita ai Musei Civici sarà un’occasione piacevole per immergersi nella cultura e nella bellezza del nostro patrimonio artistico.

 

ORARI E TARIFFE

I musei saranno aperti dalle 10 alle 18.

Le mostre in corso nei tre musei di FTM saranno comprese nella tariffa speciale, con le sole eccezioni di Viaggio controcorrente alla GAM e World Press Photo a Palazzo Madama, che saranno invece a tariffa ordinaria, secondo regolamento. Durante la giornata sarà inoltre proposto un ricco programma di visite guidate.

La tariffa di 1€ sarà applicata anche ai possessori di Abbonamento Musei.

Le modalità di accesso al museo sono regolamentate secondo le disposizioni normative vigenti. Tutte le info: www.fondazionetorinomusei.it

 

COSA SI POTRÀ VISITARE

Alla GAM | Oltre alle collezioni permanenti del Novecento, saranno accessibili con ilbiglietto unico a 1€ le mostre Natura e verità. Il paesaggio come scelta 1861-1871 che pone l’accento sulle ricerche più audaci condotte sul fronte del paesaggio tra Piemonte e Liguria, Sul principio di contraddizione, una riflessione sulle opere di Francesco Barocco, Riccardo Baruzzi, Luca Bertolo, Flavio Favelli e Diego Perrone, Ancora Luce. Luigi Nervo, dedicata alla figura e all’opera dell’artista torinese nel suo ultimo giorno di apertura, e Alighiero Boetti in VideotecaGAM.

Biglietto a tariffa ordinaria per la mostra Viaggio controcorrente. Arte italiana 1920-1945dalle collezioni di Giuseppe Iannaccone, della GAM e dei Musei Reali di Torino.

 

Al MAO | Accesso con biglietto unico a 1€ alle cinque gallerie delle collezioni permanenti e alle esposizioni temporanee Krishna, il divino amante, una raffinata selezione di dipinti religiosi indiani esposti per la prima volta al pubblico, e TOAsean Design, progetto realizzato in collaborazione con IED Torino e CNA. Aggiungendo 1€ si potrà visitare anche la mostraChina goes Urban, che racconta il fenomeno dell’urbanizzazione cinese e su scala globale,

 

A PALAZZO MADAMA | Con il biglietto unico a 1€ il pubblico potrà accedere alle collezioni permanenti e alle mostre temporanee inserite nel percorso: Ritratti d’oro e d’argento, che propone una importante selezione di reliquiari medievali proveniente da Piemonte, Valle d’Aosta, Svizzera e Savoia, e La Madonna delle Partorienti dalle Grotte Vaticane, l’affresco di Antoniazzo Romano esposto in anteprima assoluta al pubblico dopo un lungo e complesso restauro.

Biglietto a tariffa ordinaria per la mostra World Press Photo 2021.

 

LE VISITE GUIDATE:

 

GAM | ore 15: visita guidata alle collezioni del Novecento

ore 16.30: Controcorrente. L’arte tra le due Guerre – visita guidata alla mostra Viaggio controcorrente.

 

MAO | ore 15: visita guidata alle gallerie dedicate all’Asia Meridionale e Sud-est asiatico, Regione Himalayana e Paesi Islamici dell’Asia

ore 16.30: Viaggio nelle new town cinesi – visita guidata alla mostra China goes Urban

 

PALAZZO MADAMA | ore 15: L’architettura del tempo – visita guidata al Palazzo

ore 16.30: World Press Photo Exhibition 2021 – visita guidata alla mostra

 

Costo della visita guidata: 6€ a partecipante (10€ collezioni+mostra). Prenotazione obbligatoria.

Informazioni e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Un ricco calendario di appuntamenti per trascorrere il week-end di Ferragosto ai Musei Reali

 

Anche nella settimana di Ferragosto continua la ricca proposta di attività dei Musei Reali, che aprono le porte a torinesi e turisti con diverse iniziative volte a far scoprire l’affascinante itinerario di storia, arte e natura del complesso museale.

 

Venerdì 13 agosto, dalle 19.30 alle 23.30 (ultimo ingresso 22.30), i Giardini Reali, il Museo di Antichità e il Teatro Romano saranno aperti in via straordinaria alla tariffa speciale di 2 euro. Dalle 20.30 alle 22.30, nell’area esterna, si potrà anche assistere alla rievocazione storica “Metti una sera al Teatro Romano”, in collaborazione con l’Associazione Okelum, che trasporterà i visitatori nell’antica Augusta Taurinorum, in compagnia di alcuni personaggi del tempo – il magistrato organizzatore dei giochi, due gladiatori e una matrona con il vivace figlioletto – che racconteranno la città al tempo di Augusto.

 

Sabato 14 agosto dalle 19.30 alle 23.30 sarà possibile visitare la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà alle ore 21 partecipare al Concerto di Ferragosto, quinto appuntamento della serie Torino. Crocevia di sonorità. Matteo Borsarelli eseguirà al pianoforte musiche di Schubert, Chopin, Debussy e Rachmaninov. Realizzato in collaborazione con il Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Verdi” di Torino, a cura della prof.ssa Valeria De Bernardi, il ciclo di concerti condurrà il pubblico ogni venerdì attraverso un viaggio musicale dalle sonorità del Mediterraneo al jazz americano, sulle tracce di Palma di Cesnola, scopritore delle antichità cipriote e primo direttore del Metropolitan Museum of Art di New York. Il costo della visita guidata serale è di € 20 con concerto gratuito. In caso di maltempo l’evento si svolgerà nel Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale. Dalle 20.40 ingresso libero al concerto fino a esaurimento posti. Info e prenotazioni: info.torino@coopculture.it.

 

In occasione della festività di Ferragosto, inoltre, lunedì 16 agosto il complesso dei Musei Reali sarà aperto in via straordinaria dalle 9 alle 19 (ultimo ingresso alle 18) con tariffa ordinaria.

 

Visite speciali

Martedì 10 agosto alle ore 16 si terrà la visita Sulle tracce di Emanuele Filiberto, rivolta ai soli possessori dell’Abbonamento Musei. Emanuele Filiberto è stato uno dei personaggi chiave della storia sabauda come di quella della nostra città: fu lui, infatti, a portare la capitale del ducato a Torino e a eleggere il palazzo di San Giovanni a residenza ufficiale della sua famiglia. Attraverso le sale di Palazzo Reale risuonano gli echi della sua presenza. Lo si ritrova raffigurato in dipinti e sculture, è possibile ammirare le sue armature e ricostruire la sua storia. L’itinerario si snoda tra il Salone delle Guardie Svizzere, la Cappella della Sindone, l’Armeria e i Giardini Reali alla ricerca di tracce e storie che permetteranno ai partecipanti di approfondire la conoscenza a tutto tondo della sua immagine attraverso i secoli. Il costo della visita è di 7 € oltre alla lettura della tessera Abbonamento Musei; il gruppo sarà da massimo 10 persone. Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it.

 

Venerdì 13 agosto alle ore 17, sabato 14 agosto alle 10 e alle 17 e domenica 15 agosto alle 10 e alle 15, CoopCulture propone anche la visita alle Cucine, collocate negli ambienti sotterranei del Palazzo Reale, e all’Appartamento della Regina Elena, situato nell’ala nord costruita dal 1684 e completato alla fine del Seicento. In questo tour d’eccezione si potranno ammirare soffitti affrescati, stucchi, servizi di porcellane ma anche le sale di dispensa, le stanze dell’impiattamento e del lavaggio, il corridoio del pane, la sommelleria (ove si conservavano i vini) e le grandi ghiacciaie in un susseguirsi di ambienti fastosi o di servizio, ciascuno intriso di storia e fascino. Il costo dell’attività è di € 20, €13 ridotto. Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it.

 

Sabato 14 agosto alle ore 11 domenica 15 agosto alle ore 15.30 le guide di CoopCulture accompagneranno il pubblico alla scoperta della mostra Cipro. Crocevia delle civiltà. Un percorso emozionante alla scoperta del fascino millenario dell’isola, raccontato attraverso le collezioni del Museo di Antichità, che costituiscono un nucleo pressoché unico nel panorama dei grandi musei europei, arricchito da prestiti provenienti da illustri istituzioni straniere tra cui il British Museum di Londra e il Metropolitan Museum of Art di New York. Il costo dell’attività è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto in mostra. Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it.

 

Sabato 14 agosto alle ore 15.30 e domenica 15 agosto alle 11 le guide e gli storici dell’arte di CoopCulture condurranno inoltre la visita Benvenuto a Palazzo lungo le sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, un percorso per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza della prima reggia d’Italia. Il costo della visita è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 13 ordinario, € 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18). Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it.

 

Le mostre in corso

Il fascino millenario di Cipro, cuore del Mediterraneo e ponte tra Oriente e Occidente, è protagonista della mostra internazionale Cipro. Crocevia delle civiltà, che si terrà fino al 9 gennaio 2022 nelle Sale Chiablese, realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e curata da Luca Bombardieri, docente di Archeologia cipriota, ed Elisa Panero, curatrice delle collezioni archeologiche dei Musei Reali. Si tratta di un’occasione unica per lasciarsi conquistare da una delle isole mediterranee più misteriose, il cui incanto è a tutt’oggi immutato: mitica culla di Afrodite, che nasce dalla spuma del mare cipriota, l’isola è crocevia di scambi commerciali e approdo di culture differenti in cui si forma la moderna concezione del mondo mediterraneo. La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18). I biglietti possono essere acquistati su www.museireali.beniculturali.it o su www.coopculture.it.

 

Allestita nello Spazio Scoperte al secondo piano della Galleria Sabaudafino al 7 novembre il pubblico può ammirare la mostra dossier Come parla un ritratto. Dipinti poco noti delle collezioni reali. L’esposizione presenta opere poco note della Pinacoteca e di Palazzo Reale che permettono di seguire l’evoluzione della ritrattistica di corte dal tardo Cinquecento alla metà del Settecento. Alcuni dipinti sono esposti per la prima volta dopo interventi conservativi eseguiti dalle restauratrici dei Musei Reali. Studi e ricerche sono stati condotti in collaborazione con il Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino. La visita alla mostra è compresa nel biglietto di ingresso dei Musei Reali.

 

Nel Medagliere Reale è prorogato fino al 5 settembre il percorso Il Volto delle Donne. L’altra faccia della storia. Nato da un progetto di ricerca avviato nel 2019 con il sostegno di Soroptimist Torino, questa prima tappa della ricerca mira a studiare il ruolo dei personaggi femminili attraverso la lente delle collezioni numismatiche dei Musei Reali. Si propone quindi di ritrovare e rinnovare nella memoria del pubblico l’immagine di una selezione di figure femminili, talora donne importanti nella storia antica e moderna, più spesso emblema di come la figura della donna, pur frequentemente esaltata e immortalata, sia stata molte volte un semplice simbolo ideale e immateriale che travalica la donna reale.

Il percorso è fruibile anche online sul sito dei Musei Reali: un percorso virtuale per conoscere alcune figure femminili che hanno contribuito a fare la Storia http://www.museireali.beniculturali.it

 

La Biblioteca Reale

Fino al 21 agosto la Biblioteca Reale osserverà l’orario ridotto: dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 14.30 e il sabato dalle 9 alle 13. Le consultazioni dovranno essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it, indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta. Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina www.museireali.beniculturali.it/events/biblioteca-reale-riapertura.

 

Caffè Reale

Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una ambientazione unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.

 

 

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MUSEI REALI TORINO
www.museireali.beniculturali.it

 

Orari
I Musei Reali sono aperti dal martedì alla domenica, dalle ore 9 alle 19 (ultimo ingresso alle ore 18).
I Giardini Reali sono aperti con ingresso gratuito dal martedì alla domenica, dalle ore 8.45 alle 18.45.
Le Sale Chiablese, che ospitano la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà, sono aperte dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle 19 (ultimo ingresso alle ore 18).
La Biblioteca Reale è aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle 14.30; il sabato dalle 9 alle 13.

Accesso con Certificazione verde Covid-19
In ottemperanza alle disposizioni governative previste per tutti i luoghi di cultura italiani (D.L. 23 luglio 2021 n. 105), dal 6 agosto 2021 è richiesta la Certificazione Verde (Green Pass) per accedere al complesso dei Musei Reali, corredata da un documento di identità valido. Le disposizioni non si applicano ai bambini di età inferiore ai 12 anni e ai soggetti con una certificazione medica specifica. In mancanza di Green Pass e di un documento valido non sarà possibile accedere ai Musei e il biglietto acquistato non sarà rimborsato. Per maggiori informazioni sulla Certificazione verde COVID-19 – EU digital COVID consultare il sito www.dgc.gov.it.
Il Green pass non è necessario per l’ingresso ai Giardini Reali e alla Corte d’Onore, salvo che in occasione di eventi in cui siano previsti accredito e prenotazione obbligatoria (concerti, serate musicali).
Rimangono in vigore le prescrizioni di sicurezza anti-Covid: è obbligatorio indossare la mascherina; lungo il percorso sono disponibili dispenser di gel igienizzante, mentre le sale hanno una capienza contingentata nel rispetto della distanza fisica prevista per la sicurezza dei visitatori.

 

Biglietti
Intero: 15 euro
Ridotto visitatori da 18 a 25 anni: 2 euro
Gratuito: minori di 18 anni; persone con disabilità e un loro accompagnatore; insegnanti con scolaresche e guide turistiche con gruppi; personale del Ministero della Cultura; possessori di Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card, tessera ICOM.
L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.

 

Mostra Cipro. Crocevia delle civiltà
Intero (Cipro + Musei Reali): 25 euro
Ridotto (Gruppi con prenotazioni, insegnanti, convenzioni): 13 euro
Ridotto visitatori da 11 a 25 anni: 7 euro
Ridotto visitatori da 11 a 25 anni (Cipro + Musei Reali): 7 euro
Gratuito per i minori 11 anni, insegnanti con scolaresche, guide turistiche, personale del Ministero della cultura, membri ICOM, disabili e accompagnatori, possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino + Piemonte Card e della Royal Card.
L’ingresso per i visitatori over 65 è previsto secondo le tariffe ordinarie.
Visite guidate disponibili in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo. Info e prenotazioni alla mail info.torino@coopculture.it o al numero 011 19560449.

 

I biglietti possono essere acquistati su www.museireali.beniculturali.it o su www.coopculture.it.